AREMOGNA – C’è da scommettere che ce lo saremmo trovato accanto sotto la tenda riservata ai giornalisti e ai massaggiatori in cima a questo arrivo d’Abruzzo flagellato dalla pioggia che in certi momenti è diventata neve. Quando c’era un suo corridore in fuga, Gianni Savio non stava mai in mezzo agli invitati dell’hospitality, preferiva stare sulla strada con chi va alle corse per lavorare. Ha sempre fatto così.
Dedica alla nonna scomparsa
Il Giro d’Abruzzo ha appena vissuto la tappa regina, con il traguardo sopra Roccaraso e la vittoria di Alejandro Edison Callejas, che già sentiamo nelle orecchie la voce di Gianni scandirne il nome. Con l’accento sulla jota a renderlo ancora più sudamericano. E ora che Gianni non c’è più, rivedere l’arrivo del ragazzo con il pugno al cielo, potrebbe far pensare che il colombiano abbia appena dedicato a lui la vittoria. Ci piacerebbe pensarlo, non è così, ma tutto nella sua storia parla del manager piemontese. E allora la vittoria gliela dedichiamo noi con questo scritto fradicio e gelato.
«Negli ultimi 50 metri – dice Callejas con le labbra che gli tremano – ho pensato soprattutto alla mia famiglia e alle persone che mi hanno aiutato ad arrivare fin qui. Sono loro ad essere presenti nei momenti difficili, per questo gli dedico la vittoria. E alla mia nonna, scomparsa un mese fa. Tutto questo oggi è stata un’ulteriore motivazione per essere qui e vincere».
La giacca di Valerio
Sulla cima non c’è nessuno. I ragazzi arrivano fradici e gelati, perché nessuno si aspettava di trovare 3 gradi a metà aprile, ma il meteo racconta delle inondazioni in Piemonte e di una Pasqua che si annuncia flagellata dal maltempo. Fiorelli, che ha appena perso la maglia, dice che lui di solito con il cattivo tempo si trova bene, ma anche che non riesce a smettere di tremare. Una giacca per alleviare la sua sofferenza gliel’ha passata Valerio Bianco, che lavora per RCS Sport, ma ricorda bene gli anni accanto a questi ragazzi nei panni di addetto stampa.
Sotto la tenda dei massaggiatori, quando mancavano due chilometri all’arrivo ed era ormai chiaro che Callejas avrebbe vinto, Luigino Zanin che fa l’autista del bus e oggi è in alto per aiutare il massaggiatore, ha gli occhi lucidi per l’emozione, mentre intorno lo prendono in giro come fanno tra loro quando uno è vicino alla vittoria.
Il colombiano più piccolo
Callejas si racconta. Le labbra battono, gli occhi sono lucidi. Per la Petrolike di Marco Bellini si tratta di una vittoria importante, in questo percorso che dal prossimo anno dovrebbe vedere il team salire al rango di professional per la spinta dello sponsor Hector Guajardo, che ne ha certo le possibilità e anche l’estro.
«E’ la mia prima vittoria da pro’ – dice Callejas incredulo – spero sia l’inizio di grandi cose e spero che sarà la prima di molte vittorie con questa squadra. Questo gruppo ha una storia molto lunga, ha fatto sempre passare grandi corridori e porta avanti l’eredità di Gianni Savio. E’ una vittoria per tutti loro, che hanno sempre creduto nelle mie possibilità e anche per me. Sono nato a Bogotà, in Colombia, ma credo di essere il colombiano più piccolo, per quello che ho fatto finora in bicicletta. Però il mio sogno è arrivare a correre i tre Grandi Giri, come Nairo Quintana, Rigoberto Uran e ovviamente Egan Bernal. E spero di riuscire a realizzarlo».
L’albergo ristorante Tina
Lo ritroviamo dopo mezz’ora, mentre aspetta il pulmino che venga a prenderlo. Sulla montagna c’è davvero poca gente, visti il giorno feriale e il tempo da lupi. Però non mancano qualche bambino e qualche tifoso che si avvicinano e gli chiedono timidamente una foto.
«All’inizio della salita – aggiunge – avevo gambe molto buone. Ho visto che gli altri erano quasi tutti al limite e mi sono detto che poteva essere il momento buono. Ho voluto provare ed è andata bene. Il freddo non mi piace, ma viviamo a Cossato, nello stesso albergo da Tina, dove ha vissuto per qualche tempo anche Egan Bernal. E’ la nostra casa e lì siamo molto vicini alle montagne. Conosco la neve e quando ho visto che iniziava a piovere, ho pensato solo a pedalare ed è andata bene. La squadra continuerà a correre in Europa e Gran Bretagna, anche nelle gare più importanti per under 23. Io invece torno in Colombia per ricaricare le batterie con la mia famiglia. Mio padre è un grande appassionato di ciclismo, ho un fratello che mi ha sempre supportato in ogni momento, soprattutto quelli difficili. Voglio tornare per condividere con loro questo momento».
Fra i lupi d’Abruzzo
Ha vinto una tappa al Giro d’Abruzzo, sappiamo bene che il ciclismo dei giganti solca altre strade e scala altre montagne. Eppure in questo tempo da lupi, Callejas coltiva il suo sogno di diventare grande e per qualche ora si sentirà grande per davvero. Forse l’eredità di Gianni Savio sta proprio in questa capacità di pescarli, condividere il loro sogno e convincerli che è possibile raggiungerlo.
Bellini ne ha raccolto l’eredità, dopo vent’anni al suo fianco. Hanno sempre diviso gli ambiti e per questo sono andati avanti. C’è da scommettere che anche Marco avrà brindato per questa vittoria, tracciando il cammino per far crescere la squadra, fra l’estro del suo sponsor e il solco di quell’eredità così speciale.