Le porte della Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè hanno girato come se fossero quelle di un saloon del Far West americano. Tanti sono i corridori che sono usciti dal team dei Reverberi, ben sei sui ventitré. Nella prossima stagione il numero totale dei ragazzi sarà sempre ventitré, ma tante cose sono cambiate all’interno della professional italiana. Intanto l’età media si è abbassata drasticamente, passando a 21,9 anni: un dato che la fa diventare la squadra più giovane del panorama professionistico. Questo perché i Reverberi salutano gli esperti Pozzovivo, Zoccarato e Tonelli. Arrivano invece tanti giovani dalla categoria juniores: ben sei.
«Visto l’addio di tre corridori esperti come quelli elencati prima – dice Roberto Reverberi – abbiamo capito che forse era arrivato il momento di voltare pagina e seguire il filone dei giovani. Il fatto di aver abbassato di molto l’età media è anche dovuto al ciclismo moderno che ti obbliga a puntare subito sui giovani. Anche se, per loro, forse sarebbe meglio fare due o tre anni da under 23 puri e poi vedere. Però l’avvento dei devo team ci ha costretto a forzare la mano».
La Vf Group-Bardiani perde i due corridori più prolifici, Pellizzari nel 2024 ha conquistato ben 804 puntiIl secondo è Domenico Pozzovivo, con 328 punti
Spazi maggiori
Arriva il momento, voluto o meno, di puntare sui giovani e su un primo bilancio del progetto U23. I primi atleti arrivati direttamente dal mondo degli juniores furono Pellizzari e Pinarello. Il marchigiano approderà nel WorldTour, mentre Pinarello è chiamato a fare il passo di crescita definitivo (in apertura al Giro del Veneto 2024).
«Il nostro progetto giovani – continua Reverberi – ci permette di portare i ragazzi alle corse internazionali under 23 e poi chi merita corre tra i professionisti. Pellizzari è l’esempio più lampante da questo punto di vista. Poi noi comunque cerchiamo di premiare e far crescere i giovani italiani, andare in un devo team straniero può portare a scelte difficili. Una squadra olandese vorrà far emergere i ragazzi del suo Paese. Anche gli under 23 italiani vengono fuori, chi prima o chi dopo. Piano piano i nostri ragazzi si fanno vedere: Pinarello, Martinelli, Scalco e Tolio. Ma anche gli altri capiscono che qui c’è lo spazio per emergere e diventare grandi».
Scalco dopo due stagioni con buoni risultati tra gli U23 sarà chiamato a crescere ancoraLa Vf Group-Bardiani punta molto anche sulle qualità di Biagini (foto Vf Group-Bardiani)Scalco dopo due stagioni con buoni risultati tra gli U23 sarà chiamato a crescere ancoraLa Vf Group-Bardiani punta molto anche sulle qualità di Biagini (foto Vf Group-Bardiani)
Il problema del ranking
La Vf Group-Bardiani CSF-Faizanè nel 2024 è rientrata tranquillamente tra le prime quaranta squadre al mondo, occupando la 27ª posizione. Risultato che le permette di essere invitata alle corse WorldTour e ai Grandi Giri. Alla fine del 2025 sarà importante però rientrare tra le prime 30 squadre del ranking UCI. Il problema sorge nel momento in cui la formazione professional perde i due atleti più prolifici: Pellizzari e Pozzovivo, i quali nel 2024 hanno apportato un totale di 1.132 punti.
«E’ vero che perdiamo due corridori importanti – ammette Reverberi – anche se va detto che il nostro distacco nei confronti della 31ª posizione è di quasi 1.600 punti. Tra l’altro la squadra in questione è il devo team della Lidl-Trek. Uscire dalle prime 30 squadre vorrebbe dire fare una stagione priva di acuti. In squadra c’è fiducia, parlando con i ragazzi è emerso che tutti credono nel progetto».
Filippo Fiorelli diventerà uno dei corridori più esperti della Vf Group-BardianiRoberto Reverberi si aspetta tanto anche da Marcellusi, chiamato a riscattare un 2024 complicatoFilippo Fiorelli diventerà uno dei corridori più esperti della Vf Group-BardianiRoberto Reverberi si aspetta tanto anche da Marcellusi, chiamato a riscattare un 2024 complicato
Maggiori responsabilità
Chiaramente perdere corridori di esperienza e di qualità richiede una crescita da parte di tutto il team per non far sentire la loro assenza. Coloro che rimangono avranno maggiori carichi di responsabilità, com’è giusto che sia.
«L’idea è di cambiare un po’ le cose a livello di calendario – spiega Roberto Reverberi – passando a disputare più corse di un giorno (anche perché l’uscita di Pellizzari e Pozzovivo non è facile da rimpiazzare, ndr). La classifica generale di una gara a tappe offre gli stessi punti di una corsa in linea. Naturalmente ci aspettiamo un salto di qualità da parte dei ragazzi più grandi, come Fiorelli o Marcellusi, ma anche dai giovani che sono con noi da qualche anno: Pinarello e Conforti, ad esempio. Sono convinto che qualcuno della nostra “linea verde” verrà fuori nel 2025, non ai livelli di Pellizzari, ma siamo fiduciosi».
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Come è arrivato. E come se ne è andato. Con Roberto Reverberi, team manager e direttore sportivo della VF Group-Bardiani, parliamo di Giulio Pellizzari, splendida rivelazione italiana della stagione. Il marchigiano è approdato nel suo team nel 2022 e se ne è andato in questo autunno 2024. Arrivò che era un ragazzo junior con la faccia ancora da ragazzino con i brufoli ed è partito da corridore… con la stessa faccia da ragazzino!
Una bella storia, anche dal punto di vista tecnico. Nonché un viaggio per capire come questa professional italiana abbia valorizzato l’atleta. Come ci ha lavorato. Qualche numero? Nel 2022 per Pellizzari 42 giorni di corsa pari a 5.761 chilometri di gara. Nel 2023: 58 giorni e 7.936 chilometri di gara. E nel 2024: 71 giorni di corsa e 10.610 chilometri di gara (in apertura foto di Filippo Mazzullo).
Giro della Valle d’Aosta. Estate 2022, il primo incontro con Giulio PellizzariGiro della Valle d’Aosta. Estate 2022, il primo incontro con Giulio Pellizzari
Roberto, qual è il primo ricordo che hai di Pellizzari?
Giro della Valle d’Aosta 2022. Io di solito non seguo il gruppo dei giovani, lo fa Rossato. Ma Mirko non c’era e così per qualche giorno andai io al seguito di quella corsa. Lo vidi dal vivo e quando tornai ne parlai con mio padre e gli altri. Dissi loro: «Sapete che questo ragazzo diventerà un corridore buono?». Anche perché Giulio aveva appena fatto gli esami, non era preparato benissimo per quel livello di corse e di avversari. Invece si comportò benone: andò in fuga, tenne la maglia dei Gpm per più di qualche giorno e in salita, quando restavano in 10-12, lui c’era. E di quel drappello faceva parte gente come Martinez e Gregoire che stanno facendo bene tra i professionisti.
In effetti, lo ricordiamo anche noi: un ragazzo giovanissimo, ma anche spigliato ed educato…
Anche gli altri ragazzi che abbiamo preso adesso sono ragazzini. Li vedi proprio che sono immaturi, che sono acerbi. Ma è normale. Li andiamo a prendere tra gli juniores. Dobbiamo muoverci così, altrimenti i devo team te li portano via.
Se ti volti indietro, Roberto, cosa vedi di quel che gli avete lasciato?
Gli abbiamo trasmesso la nostra esperienza. E’ anche vero che i ragazzi come Pellizzari sono talmente giovani che è tantissimo quello che devono imparare. Per loro è tutto nuovo. E cose che noi diamo per scontate, scontate non sono.
Il marchigiano (classe 2003) è amatissimo dal pubblico… anche quello più giovaneIl marchigiano (classe 2003) è amatissimo dal pubblico… anche quello più giovane
Quanto è cresciuto Giulio in questo triennio?
Tanto. Tanto e in poco tempo. Quest’anno aveva fatto un gran bel salto prima del Giro d’Italia e un altro ne ha fatto dopo. Aver finito la corsa rosa in quel modo, cioè andando forte nella terza settimana, è molto importante. Tanto più che lui era stato male. Era stato ad un passo dal ritiro. Poi invece nel finale è stato in fuga, ha ottenuto due piazzamenti e quelli sono stati giorni duri. Il recupero dopo la malattia e la terza settimana corsa in quel modo sono stati due segnali davvero positivi per il resto della sua carriera.
E dopo il Giro?
Il Giro gli ha dato una marcia in più e si è visto subito allo Slovenia. Un altro corridore, un’altra gamba, un’altra personalità. Poi in estate ha recuperato bene e si è visto un cambiamento esagerato. E ha ancora margine. Certo, a volte corre male. Corre d’istinto, va frenato. Anche al Lombardia in qualche frangente si è fatto vedere troppo. Nelle interviste dopo gara ha detto: «Oggi ho corso per il piazzamento e non per lo spettacolo». Fermo lì: «Per lo spettacolo ci corre Pogacar, tu pensa a stare buono e davanti finché puoi». Ma alla fine è andato bene. Se non avesse avuto i crampi sarebbe entrato nei primi dieci e in una corsa di 260 chilometri a fine stagione. E a 21 anni appena fatti, non è cosa da poco.
C’è qualche volta in cui ti ha fatto arrabbiare?
Eccome… tutte le volte che non ascoltava, quando correva in modo azzardato, senza pensare. Poi mi rendo conto che questi ragazzi sono talmente giovani, che è anche giusto che sbaglino. L’importante è che capiscano perché hanno sbagliato e non lo facciano la volta successiva. L’ultima volta che Pellizzari si è preso delle “belle” parole è stato al Giro dell’Emilia. Gli avevo detto di stare fermo fino alla fine e invece si è mosso al penultimo passaggio sul San Luca. A quel livello, con quei corridori hai una cartuccia sola. E lui se l’era già giocata. E’ arrivato terzo Piganzoli, poteva riuscirci anche Giulio.
E invece quando ti ha colpito in positivo?
Nei primi 10 chilometri del secondo passaggio sul Grappa – dice secco Reverberi – io ne ho avuti di corridori forti in salita, ma a fare quei numeri ne ho visti pochi. Giulio andava forte davvero ed era in fuga da tanto. E la conferma il giorno dopo me l’ha data Baldato (diesse della UAE Emirates di Pogacar, ndr): «Il vantaggio non scendeva, abbiamo dovuto mettere davanti Majka per far calare il distacco». Se fosse arrivato ai tre chilometri dalla vetta con quei 2’30” neanche Pogacar lo avrebbe ripreso. E poi, ripeto, mi è piaciuto il suo Lombardia: guardate che non è stato banale fare quella prestazione.
Giro d’Italia 2024, sul Monte Grappa Giulio Pellizzari fa segnare una prestazione eccelsaGiro d’Italia 2024, sul Monte Grappa Giulio Pellizzari fa segnare una prestazione eccelsa
Secondo te ha dei margini?
Certo che ha margini.E non pochi. Anche fisicamente deve formarsi del tutto, per questo dico che ne ha. Può correre meglio e immagino che adesso investirà del tempo anche a crono. Noi non avendone la necessità, non lo abbiamo mai fatto lavorare troppo in questa specialità. Aveva la bici a casa, ma è chiaro che ora ci lavorerà diversamente. Invece un’aspetto su cui deve migliorare un po’ è l’approccio alle salite lunghe. Se ci fate caso lui paga un po’ il primo cambio di ritmo. Ci mette un po’ a carburare. Si sfila. Poi risale e magari ti stacca anche. Ma credo che questa cosa sia fisiologica e migliorerà con il tempo.
Roberto, hai parlato della sua crescita in generale. Ma in cosa secondo te è cresciuto di più?
In tutto, anche in discesa. Dico la discesa perché ripenso al Tour of the Alps dell’anno scorso, quando di fatto fu recuperato in discesa. Fu messo un po’ sotto torchio sotto questo aspetto. Lo criticarono. Adesso invece va forte anche lì. Giulio in discesa ci sa andare e se piove è ancora meglio. Mi ha detto: «Quando piove mi sento più sicuro perché gli altri vanno più piano». Merito, lasciatemelo dire, anche dei nostri buoni materiali. Ma davvero è migliorato sotto ogni aspetto.
In questi tre anni, come avete accompagnato la sua crescita. Cosa ci avete messo del vostro?
Io credo la gestione delle corse che gli abbiamo fatto fare. Al primo anno Giulio ha fatto quasi solo gare under 23. Se poi vediamo qualcuno come lui che è già più pronto lo buttiamo anche tra i pro’. Con Giulio abbiamo fatto un primo vero salto l’anno scorso, quando lo portammo al Tour of the Alps. Nonostante andò bene poi lo abbiamo fatto correre di nuovo tra gli under 23. Certe esperienze fanno bene, ti danno consapevolezza, gamba, ma al tempo stesso servono anche a farti “abbassare le orecchie” per capire quanto ti manca per stare a certi livelli.
Veneto Classic: ultima gara di Pellizzari con la VF Group-BardianiVeneto Classic: ultima gara di Pellizzari con la VF Group-Bardiani
Pellizzari passerà alla Red Bull-Bora Hansgrohe: se tu fossi il suo diesse il prossimo anno…
Gli darei campo libero – ci anticipa Reverberi – spero che non gli facciano fare solo il gregario. Lo porterei al Giro e appunto gli lascerei il suo spazio. Non lo metterei solo a tirare. Ma credo che ce lo portino. Ho chiesto a Giulio se sapesse già qualcosa dei suoi programmi 2025, ma mi ha detto che ancora dovevano farli.
Pellizzari ti ricorda qualche corridore che hai avuto?
Un po’ Ciccone, ma Pellizzari almeno in salita è più forte. E poi ha più margini rispetto al Ciccone che andò da noi via all’epoca. Credetemi, Giulio migliora di mese in mese!
Cosa gli hai detto al termine della Veneto Classic, l’ultima corsa con la VF Group-Bardiani?
Gli ho detto in bocca al lupo per il resto della carriera. Lui mi ha abbracciato, si è un po’ commosso… e anche io. Alla fine è stata una bella storia e fa piacere vederli poi raggiungere certi risultati. Vedere Ciccone in maglia gialla o Colbrelli vincere la Roubaix. Così come fa piacere vedere che alle corse i corridori che sono stati da noi vengono a prendersi il caffè al nostro bus. Vuol dire che sono stati bene.
La settimana scorsa, tagliando il traguardo di Como al Lombardia, Domenico Pozzovivo ha chiuso la sua carriera. Dopo 20 stagioni da professionista lo scalatore lucano ha detto basta. Tredici vittorie, 42 anni, tante cadute, mille problemi, ma una grinta e un cuore grosso così lo hanno reso uno dei corridori più amati in assoluto. Splendido (e doveroso) l’omaggio che il gruppo gli ha riservato a Roma nel finale del Giro d’Italia.
Pozzovivo è da tutti giudicato come un esempio. Un esempio di abnegazione, perseveranza, educazione. E fino alla fine è rimasto a livelli altissimi, proprio per questa sua devozione verso la vita da corridore.
Riallacciandoci a quell’omaggio del Giro, vi proponiamo cinque saluti di cinque personaggi che “Pozzo” ha incrociato lungo la sua carriera.
Giro del 2013, Pozzovivo trionfa a Lago Laceno. È la sua vittoria più importante e l’ha ottenuta con la maglia di ReverberiGiro del 2013, Pozzovivo trionfa a Lago Laceno. È la sua vittoria più importante e l’ha ottenuta con la maglia di Reverberi
Dall’inizio alla fine
Non possiamo non partire da Roberto Reverberi. Il manager e direttore sportivo della VF Group-Bardiani si ritrovò Domenico già nel 2005 quando iniziò la sua avventura tra i professionisti. All’epoca la sua squadra si chiamava Ceramica Panaria. Domenico vi restò otto anni e dopo 11 ci è ritornato per chiudere.
«Un ricordo del Pozzo? Tutti i rimproveri che si è preso in questi anni! All’inizio, quando era giovane, andava un po’ guidato, però professionalmente è stato il numero uno e potrebbe correre altri due anni, proprio perché si sa gestire benissimo. Vi dico questa: dopo l’ultimo Memorial Pantani è partito immediatamente per l’Etna. Voleva fare un po’ di altura per il Lombardia. Pensate che concentrazione fino alla fine».
Una volta noi stessi assistemmo ad un siparietto tra Reverberi e Pozzovivo. Si era al Cicalino, la tenuta toscana dove la squadra di Reverberi va abitualmente in ritiro. Nel pomeriggio, al termine di un allenamento, Roberto aprì il frigo e prese uno yogurt. Poco dopo arrivò Domenico. Andò al frigo e non trovò il suo yogurt. «Chi lo ha preso?». Nessuno rispondeva. Roberto rideva sotto i baffi. «Ma non fu l’unico caso. Una volta gli presi dei fiocchi di riso. Fiocchi particolari».
«La prima volta che incontrai Pozzovivo fu al Giro d’Abruzzo. Lui non era in gara. Aveva 18 anni e l’anno dopo sarebbe passato under 23. Era nella mitica Volvo di Olivano Locatelli. Pensavo fosse suo figlio. Invece Olivano mi disse: “Vedi questo ragazzino? Un giorno vincerà il Giro d’Italia”. Mi voltai ed era davvero un bambino. Sembrava avesse 13 anni. Qualche anno dopo me lo ritrovai in squadra».
Al Lombardia l’organizzazione ha regalato a Domenico e sua moglie Valentina un body-ricordo per il nascituro di casa PozzovivoAl Lombardia l’organizzazione ha regalato a Domenico e sua moglie Valentina un body-ricordo per il nascituro di casa Pozzovivo
Lo scalatore e il velocista
Un po’ come il diavolo e l’acqua santa. Uno alto e sprinter, l’altro basso e scalatore. Cosa c’entra Alessandro Petacchicon Domenico Pozzovivo? Probabilmente nulla, se non che spesso sono stati agli antipodi e protagonisti, in modo diverso, di molti Giri d’Italia e Tirreno-Adriatico.
«In effetti siamo stati due corridori completamente diversi, agli opposti direi: lui un piccolo scalatore, io un velocista alto. Però Pozzo mi è sempre piaciuto, spesso lo andavo a cercare e adesso mi è capitato di commentare le sue gare.
«Credo che Pozzovivo sia un esempio di grande professionalità e un ragazzo educatissimo. Ha dimostrato sempre di rialzarsi ad ogni difficoltà, non ha mai mollato… e ne ha avute di occasioni per dire basta. Negli ultimi anni l’abbiamo visto correre con un gomito in condizioni pessime, ma questo non lo ha scalfito. Me lo ricordo in una gara a tappe che non poteva alzarsi sui pedali proprio per il problema al gomito. Domenico è stato la personificazione della sofferenza del ciclista, di cosa vuol dire correre in bici. Credo non abbia mai avuto bisogno di un preparatore o di un nutrizionista, tanto era preparato e informato.
«Domenico deve essere l’esempio per i giovani. Magari per Pellizzari che si è ritrovato un compagno come lui: spero che Giulio ne faccia tesoro».
Gasparotto e Pozzovivo nell’arrivo della Liegi 2018. Il lucano precedette il compagno di squadra. Tra i due c’è grande rispettoGasparotto e Pozzovivo nell’arrivo della Liegi 2018. Il lucano precedette il compagno di squadra. Tra i due c’è grande rispetto
Rivale e compagno
C’è poi Enrico Gasparotto, oggi diesse della Red Bull-Bora Hansgrohe. I due sono stati compagni prima alla Bahrain e poi alla NTT. Si conoscevano da anni, da quando battagliavano tra gli under 23.
«Cosa dire su Pozzo? Siamo stati compagni di squadra, abbiamo condiviso allenamenti, camere e qualche volta i barbecue al lago a casa mia. All’inizio abbiamo avuto un rapporto di amicizia vera e profonda, poi un po’ questa si è incrinata per la storia del piazzamento alla Liegi del 2018. Lui fece quinto, io sesto passandomi sulla linea d’arrivo. Però c’è sempre stato mutuo rispetto e gli ho sempre voluto bene».
Gasparotto è stato anche un amico e confidente in qualche modo. Essendo entrambi di stanza a Lugano, Enrico è stato parecchio vicino a Domenico dopo l’ultimo grave incidente.
«Quando ha avuto l’incidente si stava allenando dalle sue parti. Lo abbiamo aiutato per farlo rientrare in Svizzera con l’eliambulanza. Passò diverse giornate in ospedale a Lugano, dove fu operato. Andavo a trovarlo e qualche volta, quando era solo, lo imboccavo in quanto non poteva muovere le braccia.
«Gli ho consigliato di non rischiare dopo il grave infortunio che ha avuto al braccio, di cercare di inventarsi qualcos’altro nella vita e di non insistere troppo col ciclismo, perché poteva essere pericoloso per lui in quelle condizioni. Magari queste cose dette in maniera brutale gli hanno fatto un po’ male, ma gliele ho dette perché non avrei mai voluto vivere un altro momento simile. Volevo fargli capire quanto era importante la vita anche dopo il ciclismo».
Il vecchio e il giovane: Fortunato Baliani ha accolto con amicizia Pozzovivo ai tempi della PanariaIl vecchio e il giovane: Fortunato Baliani ha accolto con amicizia Pozzovivo ai tempi della Panaria
Il testimone di nozze
Ricordate Fortunato Baliani? Un “gregarione”, un attaccante che non mollava la presa. Lui ha qualche anno in più di Pozzovivo, ma tra i due ci fu subito un bel feeling. Oggi Baliani gestisce una pizzeria nei pressi di Spoleto e di “Pozzo” è ancora molto amico, tanto che è stato il suo testimone di nozze.
«Conoscendolo bene, per lui questo addio è una mezza morte. So quanto ama il ciclismo e il suo mestiere. Spero possa restare nell’ambiente a differenza di me. So che lui ci tiene. Come è nata la nostra amicizia? Io l’ho accolto quando arrivò in Panaria. Facemmo un primo ritiro insieme a Fuerteventura, poi un altro e un altro ancora. Eravamo sempre in stanza insieme. E anche quando ci ritrovammo in team diversi continuammo a sentirci e a prenderci in giro.
«Gli ricordo spesso quando lo battei sul Maniva al Brixia Tour… E sì che lui in salita era molto più forte di me! Io feci primo e lui secondo. Ma gli andò bene perché vinse la generale».
Una domenica, noi stessi, incontrammo Pozzovivo in una granfondo a Rieti, non lontano da Spoleto. Gli chiedemmo cosa ci facesse da quelle parti e ci disse che ne aveva approfittato in quanto era a casa di Baliani.
«Domenico veniva spesso da me anche d’estate. Io avevo una casa a Castelluccio di Norcia e andavamo in ritiro lassù. La prima volta era il 2008. Gli piacque talmente tanto che ci tornò anche negli anni successivi».
Giro 2023: un selfie tra lucani. Verre con il suo mito…Giro 2023: un selfie tra lucani. Verre con il suo mito…
L’erede
Chiudiamo con un saluto particolare, quello di Alessandro Verre. Il corridore dell’Arkea-B&B Hotelsha tanti punti in comune con Pozzovivo a partire dalla terra di provenienza e dall’essere scalatore. In qualche modo Alessandro è cresciuto nel mito di Pozzo.
«Ho conosciuto Domenico di persona abbastanza tardi, al Laigueglia del 2022 al mio primo anno da pro’. Eravamo appena partiti e mi sentii gridare: “Uè giovane”. Iniziammo a parlare. Siamo entrambi lucani, ma non abbiamo mai avuto tante occasioni per stare assieme».
I due si sono allenati insieme per la prima volta solo lo scorso gennaio: «Era maltempo a casa mia, in Val d’Agri. Così ho deciso di andare verso il mare con la macchina per poi partire in bici da Montalbano Ionico, il suo paese di origine. Domenico era in Calabria dalla moglie e mi ha raggiunto. Quel giorno abbiamo fatto 4 ore. Nonostante non sia più un neoprofessionista ammetto che ho ancora quell’emozione nel vederlo e nello stare con lui. Il rammarico di quel giorno è che non feci nemmeno una foto ricordo.
«Un’altra cosa che mi ha colpito riguarda la sua professionalità: un fatto avvenuto durante il Giro di quest’anno. La tappa arrivava a Napoli, dove il giorno dopo avremmo fatto il riposo.In gruppo, tutti desideravano mangiare la pizza quella sera, ma quando andai da Domenico per scambiare due chiacchiere mi disse che avrebbe digiunato fino al giorno successivo, che era una sua abitudine per “pulirsi” durante i grandi Giri».
«Ammetto che in tutti questi anni da quando sono pro’ ed ho corso contro di lui, ho sempre avuto quello spirito di competizione di dover fare meglio. In fondo è stato il punto di riferimento che cercavo di copiare. In pochi hanno la sua esperienza e la sua preparazione. Quest’anno ci siamo ritrovati in ritiro sullo Stelvio. Quando ci siamo allenati insieme ho cercato di fargli più domande possibili.
«Quella che vedete sopra, è l’unica volta che gli ho chiesto di fare una foto: eravamo alla presentazione del Giro 2023. Ora che realizzo davvero, penso proprio che mi mancherà il prossimo anno».
MONTE PANA – Non è bastata la notte a mandare via dalla testa le immagini di Giulio Pellizzari che sul Monte Pana sfiora la vittoria al Giro d’Italia. L’attacco, il recupero di Pogacar, lo sprint su Martinez. Il bimbo del Giro, il più giovane al via, che lotta coi grandi sulle grandi montagne: sogno o realta?
E la gioia era anche quella che veleggiava in casa VF Group-Bardiani. Da Roberto Reverberi agli altri ragazzi del team, anche quelli che erano a casa. E persino qualche rivale sorrideva. Pensate che mentre stavamo parlando con il manager e direttore sportivo emiliano, passavano altri diesse e si complimentavano con lui. Pellizzari ha saputo entusiasmare anche loro. Insomma, ci è voluto Pogacar per ripigliarlo!
Con Roberto Reverberi partiamo proprio dalle emozioni.
Anche grazie ai suggerimenti dell’ammiraglia, Pellizzari si è mosso bene con gli avversari. Qui era con CostiouAnche grazie ai suggerimenti dell’ammiraglia, Pellizzari si è mosso bene con gli avversari. Qui era con Costiou
Roberto, ma che emozione è stata vederlo lottare quassù?
Bellissimo, davvero. Ed è stato bellissimo anche perché Giulio si è mosso bene. Con i tempi giusti.
Il suo attacco quindi era programmato?
Sì, abbiamo cercato di anticipare perché chiaramente con Pogacar c’è poco da fare. L’idea era di fargli prendere il tratto duro, quello finale del Monte Pana, il più adatto a lui, con più margine possibile. Nella fuga a quattro abbiamo cercato di farlo lavorare il giusto. Che fossero un po’ più gli altri a muoversi. Poi sul tratto duro li ha staccati. Sapevamo che poteva farlo. Ma poi è arrivato il fenomeno e… c’è stato poco da fare a quel punto.
Quando hai visto Pogacar che prendeva Pellizzari, un po’ ci hai pensato che gliela lasciasse?
Ci ho sperato a dire la verità, però erano ancora un po’ lontani dal traguardo. Magari se l’avesse preso a 200 metri dall’arrivo o anche ai 300 metri, forse gli avrebbe lasciato la vittoria. Forse. Tadej non aveva bisogno di guadagnare ancora terreno rispetto agli altri uomini di classifica – breve pausa – Sì, ci ho sperato. Però devo dire che è stata bellissima anche la scena.
Giulio Pellizzari (classe 2000) è il più giovane del GiroGiulio Pellizzari (classe 2000) è il più giovane del Giro
A quale delle tante ti riferisci?
Ho visto dalla tv che si sono abbracciati. Pogacar gli ha regalato gli occhiali e anche la maglia rosa. Insomma, Giulio è un giovane di 20 anni, un corridore di belle speranze. E’ un ragazzo che ha grossi margini di miglioramento e queste tappe, queste prestazioni, non fanno altro che confermarlo e dargli fiducia.
Roberto, il Monte Pana veniva dopo il giorno di recupero, magari i corridori più esperti lo pagano di più dei più giovani, almeno così si dice. Questa è stata un’arma in più per Pellizzari?
Noi con il nostro staff medico (il dottor Maurizio Viciniche è seduto al suo fianco, ndr) cerchiamo di gestire i ragazzi al meglio anche nel giorno di riposo. Ci sono degli accorgimenti particolari per quanto riguarda la dieta, il riposo e l’integrazione affinché il giorno successivo possano avere le batterie cariche sin da subito. E hanno funzionato.
Pellizzari è stato molto brillante all’inizio del Giro, poi c’è stato un momento di flessione, avete mai preso in considerazione l’idea di fermarlo? Magari proprio ieri, secondo giorno di risposo… In fin dei conti è giovanissimo e nessuno si sarebbe scandalizzato.
Giulio ha passato un brutto momento soprattutto nella tappa nelle Marche. Un momento difficile io credo più di testa che di gambe (quello fisico c’è stato qualche giorno prima, ndr), perché era stato caricato di grosse aspettative. Era un po’ deluso, un po’ amareggiato perché pensava di fare chissà cosa e lì c’erano molte attese su di lui. Però poi quella sera abbiamo fatto una bella chiacchierata e piano piano si è ripreso. Gli servivano i giusti tempi di recupero. E questo è il risultato.
Smaltiti i postumi dell’antibiotico, il marchigiano ha ritrovato le forzeSmaltiti i postumi dell’antibiotico, il marchigiano ha ritrovato le forze
Qual è stato l’oggetto di questa chiacchierata?
Una chiacchierata semplice, la stessa che potrei fare con mio figlio che è poco più grande di lui. Ho pensato soprattutto a tranquillizzarlo. Il linguaggio, diciamo così, è quello più o meno.
Domanda opposta a quando ti abbiamo chiesto se avevate pensato al ritiro. Cosa significa invece fare queste prestazioni alla terza settimana? Perché è giusto andare avanti?
E’ un segnale molto importante. Pellizzari si sta, e lo stiamo, ben gestendo. Dopo la tappa dell’altro ieri, il Mottolino, durissima, Giulio ha recuperato bene. E anche quel giorno aveva attaccato da lontano. Il gruppo della fuga si era sfaldato presto, per cui Pellizzari e gli altri erano rimasti scoperti per troppo tempo. Anche per questo non abbiamo ottenuto quello che volevamo. Che poi sarebbe cambiato poco, perché con un Pogacar così c’è poco da fare. Però, una volta che è stato ripreso, Giulio ha continuato piano, piano.
Pellizzari è passato con Roberto Reverberi direttamente dagli juniores nel 2022, a 19 anni (foto VF Group-Bardiani)Pellizzari è passato con Roberto Reverberi direttamente dagli juniores nel 2022, a 19 anni (foto VF Group-Bardiani)
In effetti ha perso moltissimo, in pratica un minuto a chilometro, giustamente…
Esatto. Si è gestito bene. Come ho già detto: secondo me ha grossi margini di miglioramento, è ancora un ragazzino.
Cosa gli dicevi e cosa vi chiedeva per radio verso il Monte Pana?
Lui non chiedeva niente, siamo stati noi che lo incitavamo tutto il tempo. Gli abbiamo consigliato cosa fare con gli avversari… Poi gli ho detto: “Arriva Pogacar. Arriva, cerca di tenerlo il più possibile”. Se non altro perché gli altri non lo avrebbero più preso… mica perché doveva stare con lui! E poi devo dire che ha fatto anche una bella volata contro Martinez. Insomma, è un bel viatico per un ragazzo così. E stasera (ieri, ndr) siamo tutti contenti.
PESCARA – Il colpo di reni con cui Zanoncello ha infilato Malucelli sul traguardo è stato a dir poco chirurgico. Fino a un metro dalla riga, il romagnolo era davanti e poi di colpo si è ritrovato incredulo a chiedersi se fosse tutto vero. Il Giro d’Abruzzo si è aperto nel segno della VF Group-Bardiani e del velocista veneto, che ha così consacrato la sua presenza al prossimo Giro d’Italia. Anche se lì ci saranno altri clienti con cui fare i conti, la condizione è quella giusta. Anche per questo il veronese di 26 anni ieri sorrideva soddisfatto. Quella di Pescara è stata anche la prima vittoria in Italia da quando è professionista: l’ultima risaliva all’agosto del 2020 quando vestiva ancora la maglia della Zalf. Accanto a lui, dopo l’arrivo, anche Domenico Pozzovivo tirava il fiato e anche lui ormai ha gli occhi e i denti sulla corsa rosa.
Il Giro d’Abruzzo si era corso l’ultima volta nel 2007: torna quest’anno su iniziativa di RCS SportIl Giro d’Abruzzo si era corso l’ultima volta nel 2007: torna quest’anno su iniziativa di RCS Sport
Percorsi diversi
L’avvicinamento dei ragazzi di Reverberi al Giro prosegue seguendo binari diversi. E se ad esempio l’esperto lucano ha chiesto di non correre il Tour of the Alps, preferendo spostarsi sull’Etna subito dopo l’Abruzzo, c’è chi come Giulio Pellizzari non corre fra i professionisti dalla Coppi e Bartali e nel frattempo si è visto soltanto al Giro del Belvedere e al Palio del Recioto. Per fare il punto della situazione, abbiamo intercettato Roberto Reverberi, che dopo la tappa è partito alla volta dell’hotel con Pozzovivo accanto.
«Al momento – ha detto – ci sono cinque-sei corridori in procinto di andare in altura perché sono pressoché sicuri del Giro. Dobbiamo ancora trovarne altri due o tre per completare la rosa. Ne abbiamo diversi fra cui scegliere, osservando le varie corse che faremo: qui al Giro d’Abruzzo, come pure al Tour of the Alps che inizia la prossima settimana. Faremo anche tre corse impegnative in Francia nello Jura, mentre sarà difficile vedere al Giro i ragazzi che correranno al Turchia, perché tornerebbero a casa solo otto giorni prima. Zanoncello però era già in predicato di venire come velocista, perché dall’inizio dell’anno è sempre stato fra i primi. Chiaramente al Giro dovrà vedersela con altri avversari, però è comunque uno che l’anno scorso ha vinto le sue quattro corse. E’ un ragazzo serio e ha delle doti, non va piano neanche in salita: su quelle medie tiene bene. Non è il classico velocista che si stacca: alla Guardini, per capirci».
La tappa di ieri da Vasto a Pescara è stata il 13° giorno di gara di Pozzovivo nel 2024La tappa di ieri da Vasto a Pescara è stata il 13° giorno di gara di Pozzovivo nel 2024
Per la volata di Pescara ha ringraziato Fiorelli: potrebbe essere il suo ultimo uomo al Giro?
Potrebbe, anche perché Fiorelli al Giro ha ottenuto qualche piazzamento, ma le volate di gruppo non le vince. Potrebbe dargli una mano a patto che anche lui trovi la condizione, perché ha avuto un po’ di problemi in avvicinamento a queste corse e non è proprio al 100 per cento. Speriamo che migliori, anche perché abbiamo bisogno di qualcun altro, magari uno Zoccarato o anche Tarozzi, che entrino in fuga nei giorni in cui gli attaccanti possono arrivare.
Quali sono i corridori sicuri del Giro che andranno sull’Etna?
Non sono sicuri al 100 per cento, tranne un paio. Però parliamo di Martinelli, Pozzovivo, Pellizzari, Covili e Marcellusi.
E qui veniamo ai vari avvicinamenti: in che modo avete differenziato l’attività dei singoli? Perché Pozzovivo è qui in Abruzzo, mentre ad esempio Pellizzari farà il Tour of the Alps?
Abbiamo concordato questo percorso con il dottor Giorgi e il suo staff. Come squadra, abbiamo dato indicazioni sugli appuntamenti in cui vorremmo avere i corridori pronti. Pozzovivo ha scelto da solo: ci ha chiesto di non fare il Tour of the Alps, ma di venire in Abruzzo e poi andare direttamente in altura. Pellizzari invece sarà in Trentino in funzione del Giro, poi andrà anche lui sull’Etna. In base a queste nostre esigenze, i preparatori hanno disegnato il calendario.
Dopo l’arrivo, scortato da Gianluca Mirenda, Zanoncello (26 anni, 1,70 per 64 chili) va verso il podioDopo l’arrivo, scortato da Gianluca Mirenda, Zanoncello (26 anni, 1,70 per 64 chili) va verso il podio
Uno come Pellizzari non avrebbe avuto più bisogno di correre fra i professionisti anziché andare alle corse under 23?
Abbiamo pensato che gli basti fare il Tour of the Alps. Al Giro tutti si aspettano chissà cosa, ma bisognerà partire senza stress. Nei primi giorni magari si vedrà dove può arrivare e se non dovesse essere impegnato nella classifica, potrà provare a far bene una tappa. Quando abbiamo avuto dei giovani che andavano in salita, abbiamo sempre fatto così. Ma non è detto che abbia le gambe per tenere duro, per cui vediamo…
Immagini di metterlo in camera assieme a Pozzovivo?
Potrebbe essere proprio così, in effetti. Non so ancora chi ci sarà al Giro, ma di solito mettiamo in stanza il più giovane con il più vecchio e probabilmente Giulio e “Pozzo” finiranno insieme. Sarà un bell’esempio cui guardare.
In effetti sul più anziano non dovrebbero esserci dubbi…
Aspettate che glielo dico, è qui accanto. Anche “Pozzo” dice di non avere dubbi, a meno che al Giro non venga Sevilla (ride, ndr). Ma non credo che verrà e poi comunque non nella nostra squadra…
La risata sommessa di Pozzovivo e poi i saluti. Mancano tre settimane e mezzo all’inizio del Giro. Zanoncello ha fatto la sua parte, oggi a Luco dei Marsi e più ancora domani a Prati di Tivo potrebbe esserci spazio per Domenico. Il mosaico si va componendo, a metà fra la voglia di conferme immediate e quel sogno rosa che si sveglia con i primi raggi della primavera.
«Immaginavo l’argomento – ride Roberto Reverberi – non ci voleva molto, no? Come è andata per Pozzovivo… Scimone, il suo procuratore ha voluto combinare un incontro fra lui e noi, almeno per parlare. Io di Domenico ho sempre detto bene. Il discorso era solo che un corridore di 40 anni non ci stava dentro a un gruppo di ragazzi così giovani. Però l’incontro lo abbiamo fatto volentieri, una decina di giorni fa. Poteva essere il modo di finire da dove aveva cominciato, potrebbe essere una bella storia. E poi lui non è mica finito, va più forte di tanti altri. Abbiamo guardato dei test, ha ancora 7 watt per chilo…».
Un mese dopo l’annuncio delle wild card del Giro e aver escluso la possibilità di ingaggiare lo scalatore lucano nella loro squadra, i Reverberi sono tornati sui loro passi. Niente di scandaloso, ci mancherebbe: Pozzovivo ha scritto alcune delle pagine più belle della loro squadra (in apertura la fuga vincente di Lago Laceno al Giro 2012). Tuttavia siamo da Roberto per sostenere quello che è stato scritto nell’Editoriale di ieri: un atleta con la storia di Pozzovivo avrebbe meritato più rispetto, senza aspettare i saldi di inizio stagione. Tanto più che l’UCI sta facendo storie perché non capisce, con la tipica rigidità svizzera, come mai si sia arrivati a un contratto a questo punto della stagione.
Domenico Pozzovivo è sul Teide: con questa foto ha annunciato la nuova squadra (foto VF Group-Bardiani)Domenico Pozzovivo è sul Teide: con questa foto ha annunciato la nuova squadra (foto VF Group-Bardiani)
Da quello che si è capito, avete raggiunto un accordo che potrebbe andare oltre la stagione 2024.
Oltre l’aspetto sportivo, esattamente. Conosciamo l’uomo e il professionista e Domenico ha giurato che questo sarà comunque l’ultimo anno. E allora si è parlato anche di un eventuale progetto futuro, per quando avrà smesso. Uno così esperto potrebbe andar bene anche come collaboratore della squadra, come preparatore. Ha studiato, è preparato su moltissimi aspetti, è scrupoloso. Così abbiamo concordato di fare quest’anno insieme e alla fine non c’è stato nemmeno bisogno di convincerci troppo. Abbiamo aggiunto anche il fatto che potrebbe insegnare qualcosa ai giovani e abbiamo preso la decisione. Dopo tutto, si può anche cambiare idea, no?
La foto sul Teide con la maglia e la bici fa pensare che l’accordo sia stato raggiunto prima dell’annuncio…
E’ stata una cosa abbastanza rapida. Si sentivano voci che fosse nell’orbita di una squadra italiana, penso la Corratec che però non è stata invitata al Giro (la trattativa è stata fatta anche con il Team Polti, ndr). Gli abbiamo consegnato la bici il giorno prima che partisse per andare sul Teide. Non si era ancora definito proprio tutto, però avevamo qui la bici di scorta di un corridore con le sue stesse misure e gliel’abbiamo data. Così, casomai si fosse finalizzato, avrebbe potuto fare la foto che avete visto. E adesso stiamo lavorando dall’ufficio per vedere se si riesce a farlo correre dalla Tirreno.
La VF Group-Bardiani-Faizané ha aperto la stagione a Mallorca: qui ReverberiLa VF Group-Bardiani-Faizané ha aperto la stagione a Mallorca: qui Reverberi
Stesso problema che Pozzovivo ebbe lo scorso anno con la Israel…
E finì che saltò la Tirreno per le lungaggini. I trasferimenti si aprono il primo agosto e sono chiusi da un pezzo, ma il suo non è un trasferimento bensì un nuovo contratto. E loro non capiscono, per cui siamo qui in ufficio a premere perché chiudano la pratica entro fine settimana.
Ai corridori lo avete detto prima del suo arrivo?
No, niente. Forse avevano capito qualcosa, perché qualcuno mi ha sentito parlare al telefono: era lì vicino e io non me ne sono accorto. La squadra l’ha saputo dai giornali come tutti gli altri, anche se la mattina stessa l’ho fatto inserire nel gruppo Whatsapp, perciò lo hanno saputo così.
Hai parlato di insegnare ai giovani, forse per questo sarebbe stato meglio prenderlo prima, no?
Sì, ormai si corre e per certe cose è tardi. Però qualcosa può insegnare, magari non a stare in gruppo, perché su quello ha sempre tribolato un po’, in discesa, nelle fasi concitate. Era spesso in terra. Insomma, se lo assiste la fortuna, secondo me ha i mezzi per arrivare nei primi 10 in classifica, ma senza stress. Vediamo come viene, non gli metto tutti i giovani a disposizione. Magari uno o due compagni più maturi, Tonelli ad esempio, per cercare di fargli prendere le salite davanti. Ma i giovani abbiamo intenzione di lasciarli liberi e anzi lui potrebbe essere loro di supporto. Potremmo metterlo in camera con Pellizzari perché è uno che ha tanto da insegnare. Come si mangia, come si ci si allena, tutte le cose che lui sa bene e loro devono ancora imparare.
Reverberi racconta che nel ritiro alla Tenuta Il Cicalino, la squadra ha fatto delle simulazioni di gara (foto VF Group-Bardiani)Nel ritiro alla Tenuta Il Cicalino, la squadra ha fatto delle simulazioni di gara (foto VF Group-Bardiani)
Sperando che accettino i consigli.
Altro aspetto delicato. Tendenzialmente adesso i giovani faticano a fare domande, nel senso che sanno tutto. Si appoggiano ai loro preparatori e in ritiro certi giorni era da mal di testa, con le cose che devono fare giorno dopo giorno. Anche quando abbiamo simulato una gara, erano tutti lì a dire cose. Ma quando si corre, cosa fate? Correte, basta parlare…. Avendo fatto poche gare, in ritiro abbiamo fatto dei lavori di intensità per arrivare bene a Laigueglia. Anche sull’Etna hanno lavorato tantissimo, ma se non fai così, se non arrivi già pronto, non è che puoi aspettare che la condizione arrivi. Bisogna ragionare come fanno i campioni, sia pure con le dovute proporzioni, che si allenano e sono già pronti per vincere. Oggi se non arrivi già pronto, non stai nemmeno a ruota.
Domenico, che i ritiri se li è sempre fatti da solo, ad aprile sarà inserito nel gruppo dell’Etna o farà vita a sé?
Anche lui prima del Giro è sempre andato sull’Etna e non sapeva che l’avessimo prenotato anche noi. Ci sono due gruppi da cinque. Uno corre in Turchia e uno al Tour of the Alps. E ciascun blocco, prima uno e poi l’altro, andrà in altura. Immagino che Pozzo sarà aggregato a uno dei due gruppi. Penso a quello che fa il Tour of the Alps e poi va sull’Etna.
Passo Maniva al Brixia Tour 2011: dopo il Giro Pozzovivo si è allenato da solo ed è rientrato già vincentePasso Maniva al Brixia Tour 2011: dopo il Giro Pozzovivo si è allenato da solo ed è rientrato già vincente
Che cosa effettivamente ha convinto la famiglia Reverberi?
La serietà e la professionalità. Sappiamo che non è il vecchio corridore che guarda all’ultimo stipendio. I nostri preparatori mi hanno chiesto se devono guardare i suoi allenamenti su Training Peaks, gli ho risposto di sì. Non perché tema che non lavori, ma perché così impariamo qualcosa da lui. Mi ricordo quando correva con noi, anche l’ultimo anno, dopo il Giro stava a casa un mese e mezzo, veniva a correre e vinceva il Brixia Tour, nonostante si allenasse sempre da solo.
La sensazione è che non sia venuto per i soldi.
Come potete immaginare, non si parla di grosse cifre, ma quasi non ha fatto richieste. Vuole terminare bene e penso comunque che nella sua carriera abbia guadagnato bene. Speriamo solo che lo assista la fortuna e poi credo che una bella storia da raccontare la tiriamo fuori davvero.
Domenico Pozzovivo torna con la famiglia Reverberi per chiudere la carriera. Sembrava già da mesi la scelta più logica o comunque la più bella da raccontare, se qualcuno non riuscisse a vedere logica nel ritorno di un atleta che purtroppo negli ultimi anni non ha fatto passare occasione per finire in ospedale. Il fatto è che anche ai più scettici Domenico oppone test che parlano di 7 watt/kg davanti ai quali non ce la fa ad arrendersi.
Siamo felici per lui, che conosciamo da quando nel 2001 indossò la maglia della Zoccorinese iniziando a respirare il ciclismo dei piani alti. Il suo tecnico di allora, stupito per i numeri in salita, disse che il ragazzino della Basilicata fosse piuttosto indietro nello sviluppo e che lo avremmo visto davvero forte con qualche anno di ritardo rispetto ai coetanei. La sua longevità atletica si spiega anche così e con il duro lavoro cui Pozzovivo non si è mai sottratto. Forse per questo, pur felici, pensiamo che un uomo con la sua storia meritasse più rispetto.
Pozzovivo ha corso con Reverberi dal 2005 al 2012 (nella foto) quando vinse una tappa al GiroPozzovivo ha corso con Reverberi dal 2005 al 2012 (nella foto) quando vinse una tappa al Giro
Un posto in meno
Pozzovivo ha firmato il contratto pochi giorni fa e potrebbe debuttare alla Tirreno-Adriatico, inserendosi nella VF Group-Bardiani-CSF-Faizanè di giovani che la famiglia Reverberi cresce da qualche anno fra alti e bassi. Facile immaginare, mettendosi nei loro panni, che uno di quei ragazzi sarà lasciato a casa per far correre l’esperto lucano con cui non ha condiviso neppure una colazione e un allenamento. Stesso discorso per il Giro d’Italia, che per molti costituisce il sogno di una vita.
Intendiamoci: in tutte le squadre il posto per le grandi corse va meritato e questo prevede anche togliersi il cappello davanti all’atleta più esperto che ti insegna il mestiere e va più forte di te. Ebbene, a Pozzovivo e ai suoi giovani compagni di classe il confronto è stato negato, in nome di una visione troppo rigida o forse persino avara.
Di questo tema abbiamo parlato più volte. Prima con Raimondo Scimone, che cura gli interessi del corridore. Poi con Roberto Reverberi, che prima o poi raccoglierà il testimone da suo padre Bruno. Inserire Pozzovivo in squadra da novembre avrebbe significato permettergli di conoscere i compagni e avrebbe offerto ai ragazzi più giovani il punto di vista sulla sua professionalità senza pari. Invece si è preferito tirarla per le lunghe, regalando a Pozzovivo l’ennesima partenza ad handicap della carriera. L’uomo è camaleontico e starà già messaggiando con i nuovi compagni, ma ancora una volta per cavarsela in una situazione di rincorsa.
Il contratto è dignitoso. I soldi non sono tanti, ma neppure pochi per una squadra che, malgrado le premesse, ha vissuto l’infelice sponsorizzazione con Green Project. E poi i soldi non sono tutto davanti a una sfida come quella di Domenico. Il rispetto però è un’altra cosa.
Al Giro del 2022, l’ultimo concluso e corso con la Intermarché, Pozzovivo si piazzò all’ottavo postoAl Giro del 2022, l’ultimo concluso e corso con la Intermarché, Pozzovivo si piazzò all’ottavo posto
L’occasione sprecata
A Pellizzari e Pinarello avrebbe fatto un gran bene sentirlo parlare, osservarlo, allenarsi con lui in Spagna, anche se Pozzovivo non è il più grande dei chiacchieroni e nella sua carriera recente ha sempre preferito la vita dell’asceta a quella di gruppo. Coinvolgendolo per tempo, lo si sarebbe potuto investire della responsabilità di stare vicino ai più giovani e offrire loro un esempio. Con tutto il rispetto per i corridori coinvolti, la sua motivazione è ben superiore a quella di Modolo e Battaglin che negli ultimi tre anni sono rientrati nella squadra con esiti diversi da quelli sperati.
«Per una squadra come la nostra – ci rispose un mese fa Roberto Reverberi – averlo potrebbe essere utile. Potrebbe curare la classifica e permetterci di avere l’ammiraglia più avanti. Però con la politica dei giovani che ci siamo dati, non avrebbe senso prenderlo, anche se è un grande professionista e va ancora forte. Preferiamo dare spazio a un giovane, che magari trova il giorno giusto, si fa vedere e fa parlare di sé e della squadra».
La sensazione è che qualcuno in squadra ci credesse e qualcun altro no. Nel tira e molla è finito il corridore, che al momento di dare l’annuncio si trovava sul Teide senza alcuna certezza di avere ancora una maglia per il 2024 (in apertura, foto VF Group-Bardiani). La sua unica certezza era ed è sempre stata quella di essere ancora un corridore.
Lo Squalo Tv è l'ultima trovata di Lello Ferrara. Ieri sera, nello studio virtuale con Nibali e Pozzovivo c'è stato Bernal. Una storia di vera amicizia
Forse la partecipazione della VF Group-Bardiani al Giro d’Italia non è mai stata in discussione. Nonostante ciò, vedere il proprio nome fra quelli che il 4 maggio prenderanno il via da Torino ha portato in casa Reverberi la serenità per continuare sulla strada intrapresa a dicembre nel primo ritiro.
«Per una squadra italiana – spiega Roberto Reverberi – l’ufficialità del Giro è questione di vita o di morte. L’80 per cento della pubblicità di uno sponsor è legata a questo. E’ vero che non è un diritto, a meno che non arrivi fra le prime due professional. Ma noi l’anno scorso siamo arrivati sesti nella classifica europea, ci ha passato la Q36.5 per una multa presa da Henok e i punti che gli hanno tolto. Per cui certi commenti sul nostro organico e sul fatto che non meriteremmo il Giro li rimando al mittente. Siamo stati la prima squadra italiana, da qualche parte quei punti li avremo pur fatti…».
Roberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group BardianiRoberto Reverberi, durante le prima corse 2024 a Mallorca, con la testa già sul Giro. In apertura, una foto VF Group Bardiani
Avevate già pronto il piano B?
No, zero. Abbiamo programmato tutta la stagione in previsione del Giro. Facciamo sempre doppia e anche tripla attività, il piano B sarebbe stato fare richiesta per qualche gara a maggio. Ma onestamente non abbiamo mai pensato al rischio di non esserci. Insomma, avevamo già prenotato due ritiri in altura con le date per il Giro.
Esiste anche una lunga lista di nomi?
Proprio per un fatto di programmazione, abbiamo un gruppo di 10 corridori ai quali però si potrebbe unire qualcun altro, se durante l’anno dovesse andare bene. A quel punto si potrebbe inserirlo nel secondo ritiro, come pure non è da escludere il coinvolgimento di qualche giovane all’ultimo momento, come già capitato in passato.
Pellizzari fa parte di quella lista. Quale potrebbe essere un suo obiettivo realistico al Giro?
Finirlo sarebbe già una cosa importante. Il massimo con un giovane così, visto che qualcosina l’ha già dimostrata, sarebbe provare a vincere una tappa. Non avrà l’assillo della classifica e allora potremmo puntare sulle 2-3 giornate importanti, con percorsi adatti e dove magari c’è meno controllo. Potenzialmente una potrebbe anche giocarsela: vincere è difficile, fare un bel piazzamento è alla sua portata. Lo ha dimostrato l’anno scorso al Tour of the Alps. Poi conoscendolo, quando si trova là davanti, gli viene anche più grinta. Credo sia presto pensare alla classifica, visto anche il livello dei partecipanti.
Chi altri, oltre a Pellizzari?
Uno potrebbe essere Martinelli che finora non è stato troppo costante per problemi di salute, tra cui il Covid. Finalmente ha risolto un problema al ginocchio e se trova la sua dimensione, può mettersi in luce. Di solito programmiamo tutto, ma se venti giorni prima uno di quelli prescelti non va e c’è un giovane che ha dimostrato qualcosa, lo mettiamo dentro. E a volte succede come con Ciccone, che prima del Giro 2016 aveva fatto vedere qualcosa e ha vinto la tappa di Sestola da neoprofessionista.
Martinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul GiroMartinelli sta risolvendo i suoi acciacchi e potrebbe essere uno dei giovani in rotta sul Giro
Come capisci se un giovane è pronto per debuttare al Giro?
Lo vedi dalle prime corse. Li vedi fare certi numeri che ad altri non riescono. Li riconosciamo noi dall’ammiraglia, ma se ne accorgono anche i corridori più grandi. Tonelli è uno dei più esperti, quello su cui si fa un po’ più affidamento. Penso a Modolo, brillante dall’inizio. Di Ciccone abbiamo detto. Colbrelli che per poco vinceva il Giro del Piemonte da stagista. Oppure Battaglin. Si vedono subito, non c’è bisogno di aspettare tanto.
Avere un corridore esperto e forte con cui misurarsi e confrontarsi fa crescere prima: perché non avete mai valutato di riprendere Pozzovivo?
Per una squadra come la nostra, al limite potrebbe essere utile. Potrebbe curare la classifica e permetterci di avere l’ammiraglia più avanti. Però con la politica dei giovani che ci siamo dati, non avrebbe senso prenderlo, anche se è un grande professionista e va ancora forte. Preferiamo dare spazio a un giovane, che magari trova il giorno giusto, si fa vedere e fa parlare di sé e della squadra.
Non è un fatto di stima.
Per lui ho tanto rispetto e ammirazione, è il corridore più serio che abbia mai visto. Domenico è stato anche sfortunato. Nell’ultimo anno con noi vinse cinque corse, compresa la tappa di Lago Laceno al Giro, l’ultima che ha portato a casa. Capisco che non sia facile smettere quando hai passato tutta la vita a fare questo lavoro, specialmente quando sai di essere ancora competitivo. Magari non è proprio un vincente, però capisco la voglia di chiudere la carriera in modo dignitoso e non perché qualcuno ti dice che devi smettere perché sei vecchio.
Tonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttoriTonelli è il corridore più esperto della squadra, il riferimento per i direttori
Facciamo un passo indietro, dove farete i due ritiri in altura?
Entrambi sull’Etna. Bisogna stare dietro a quello che fanno anche gli altri. Il gap rispetto agli squadroni è già abbastanza grande: se non fai le cose nel modo giusto, la differenza aumenta e fare risultato è impossibile.
Senza dimenticare che avendo messo in piedi una struttura di preparatori, anche loro spingeranno in questa direzione, no?
Hanno messo tutto nero su bianco. Il dottor Vicini, che rappresenta lo staff tecnico, ha preteso una serie di cose ben precise. E noi a quel punto gli abbiamo dato carta bianca. Almeno arriveremo al Giro senza rimpianti per quello che si sarebbe potuto eventualmente fare.
I corridori sembrano soddisfatti del lavoro fatto in ritiro a gennaio.
Abbiamo lavorato bene. Borja, il nostro allenatore spagnolo, è veramente bravo. Segue anche gli allenamenti delle squadre WorldTour, così abbiamo dei parametri di riferimento che vengono condivisi anche con i corridori. E proprio per questo i ragazzi hanno capito che devono lavorare il doppio rispetto a quanto facevano prima. Borja è un vero ricercatore. Dopo ogni corsa ha già in mano i dati dei protagonisti e li confronta con quelli dei nostri. L’altra mattina Zoccarato gli diceva di avere mal di gambe. E lui gli ha risposto che va bene, significa che ha lavorato come doveva. Se ti alleni forte, il mal di gambe fa parte del pacchetto…
Cetilar Nutrition, sinonimo di linea completa di integratori alimentari per lo sport e brand di proprietà della strutturata casa farmaceutica PharmaNutra, è il nuovo partner nutrizionale del team VF Group-Bardiani CSF-Faizanè.
Gli integratori proposti da Cetilar Nutrition sono specificamente studiati per supportare le prestazioni sportive e favorire l’apporto di nutrienti essenziali, fornendo a chi li assume una fonte molto affidabile di energia da poter consumare durante l’attività fisica. A seconda del prodotto Cetilar Nutrition utilizzato, sarà possibile sia fornire un rilascio controllato delle proprie energie quanto mantenere o ripristinare un’idratazione adeguata, oltre a contrastare lo stress ossidativo e rinforzare le difese immunitarie.
Le barrette proteico-energetiche Cetilar Nutrition, grazie alla loro formulazione bilanciata nei macro-nutrienti, e all’aggiunta di Ferro Sucrosomiale e Magnesio Sucrosomiale, forniscono un apporto adeguato di nutrienti essenziali in grado di ben supportare le prestazioni. Gli integratori di carboidrati consentono un rilascio adeguato e duraturo di energia durante l’attività fisica, aiutando a ridurre la percezione dello sforzo e il senso di stanchezza fisico e mentale. Gli integratori alimentari di sali minerali possono invece rivelarsi molto utili durante oppure immediatamente dopo l’esercizio fisico al fine di mantenere un’adeguata idratazione dei tessuti.
I corridori della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè potranno contare sul supporto di Cetilar in corsa I corridori della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè potranno contare sul supporto di Cetilar in corsa
L’esperienza PharmaNutra
Gli integratori Cetilar Nutrition, frutto dell’importante know-how di PharmaNutra nell’ambito della nutraceutica, rappresentano la diretta conseguenza di studi scientifici e ricerche approfondite nel mondo dello sport professionistico. Come nel caso delle Race Bar, le barrette bilanciate arricchite con Ferro Sucrosomiale e Magnesio Sucrosomiale, sono disponibili nei gusti mirtillo rosso e arachidi salate, brownie al cioccolato e formaggio e pere. La gamma Nutrition comprende anche Cetilar Recover: un integratore alimentare di proteine, carboidrati, leucina, idrossimetilbutirrato e minerali con edulcorante, ideale per assecondare il recupero muscolare post gara dell’atleta.
Da segnalare anche i prodotti Endurance Carb, un integratore alimentare di carboidrati in polvere con caffeina a rilascio controllato di energia, disponibile anche in bustina col pratico gel, e Race Gel Caf: un gel di carboidrati con caffeina, disponibile nella versione in polvere. Chiudono la gamma Cetilar Nutrition le referenze Hydral, un integratore alimentare di minerali con edulcoranti per le giornate più calde, Rest, un “supplement” di magnesio e Lactium dedicato al riposo notturno dell’atleta, e Shield, un integratore di vitamine, minerali, licopene e coenzima Q10 con edulcorante indicato per la protezione completa dell’organismo.
Cetilar accompagnerà gli atleti in ogni fase della corsa, a partire dal recuperoTanti prodotti pensati per fornire il miglior supporto in ogni situazioneCetilar accompagnerà gli atleti in ogni fase della corsa, a partire dal recuperoTanti prodotti pensati per fornire il miglior supporto in ogni situazione
L’accordo è biennale
«Il nostro obiettivo – ha dichiarato il team manager della VF Group Bardiani CSF Faizanè Roberto Reverberi – è esattamente quello di fornire a tutti i nostri atleti il massimo in termini di qualità e di disponibilità per quanto riguarda i prodotti destinati all’integrazione alimentare. E questo sia per i giorni di competizione quanto nei preziosi periodi di stacco dedicati all’allenamento. Il 2024 per noi si rivelerà una stagione molto importante e con Cetilar siamo sicuri di aver trovato una sinergia ottimale con un partner italiano di primissimo livello. Una realtà davvero molto attenta sia alla qualità quanto alla analisi scientifica alla base della validità dei prodotti che propone ed offre sul mercato».
Roberto Reverberi ha capito bene quali siano ora le difficoltà tattiche di Ciccone. «Fatica più a ruota che ad attaccare». Ma il podio è alla sua portata