Andrea Vendrame se ne è andato dal Giro d’Italia con il quinto posto nella tappa di Sestriere, che nell’ambito dei piazzamenti più belli, si è aggiunto al quarto di Villafranca Tirrena e il sesto di Matera. Ma il veneto della Ag2R La Mondiale si è lasciato andare anche a dichiarazioni piuttosto pessimistiche sulla sicurezza del Giro d’Italia. Perciò parlarci per raccontare la corsa e la sua sicurezza ci è sembrato un passaggio necessario. Soprattutto per come lo conosciamo da anni. E la voglia di chiarire tutto, scopriremo alla fine, era anche la sua.
Che Giro è stato? Che anno è stato?
Stavo contando proprio poco fa. Siamo quasi a novembre e ho fatto 55 giorni di corsa, con tre mesi di chiusura. L’anno scorso ne ho fatti una ventina in più, al primo anno da pro’ ero arrivato a 64. Ma parliamo di stagioni piene.
Tanti piazzamenti in questo Giro, soddisfatto?
Ho provato in diverse occasioni e la più limpida è stata quella di San Daniele, dove abbiamo sbagliato come squadra essendo in quattro nella fuga che è arrivata. A Sestriere l’Astana ha tirato per vincere la tappa e non abbiamo avuto tropo margine, ma stavo bene. Anche se sullo Stelvio ho pensato di mollare.
Perché?
Dopo San Daniele sono stato poco bene, non riuscivo a mangiare e sulla seconda salita, il Castrin, mi sono ritrovato fra le ammiraglie e fuori dal gruppetto. Ho voluto finirla perché è il mio lavoro, ma rientrare è stato duro.
Nelle prime tappe sei stato protagonista delle volate.
Lo voleva la squadra, pur sapendo che contro Demare, Sagan e gli altri non avrei mai vinto. Volevano i piazzamenti, ma intanto la condizione è cresciuta e ho provato nelle tappe più nervose.
La mattina di Rivolto, hai sganciato la bomba: secondo te il Giro non era al sicuro dal Covid. Confermi?
Ho detto la verità, per come la stavo vivendo. Si parlava di bolla, ma lungo le strade c’era gente senza mascherina che ci urlava i suoi incitamenti. Se erano positivi, ci contagiavano. Negli hotel c’era altra gente, anche negli ascensori. Poi ho capito che Rcs su queste cose non poteva avere controllo e a questo punto della storia dobbiamo tutti dargli atto, io per primo, che sono stati bravi a organizzare e portare a casa un Giro in questo anno. Complimenti a Vegni e Papini, di cuore.
A Monselice, nel tratto dall’arrivo ai pullman, abbiamo visto corridori fermarsi a parlare con mogli, genitori e amici. Cosa poteva farci Rcs?
Hai ragione, per questo ho cambiato subito registro. Dopo tanto tempo fuori casa e magari avendo fatto anche il Tour, qualcuno non ha resistito. E ha sbagliato mettendo a rischio tutti gli altri. So bene che non era sempre possibile parcheggiare i pullman attaccati agli arrivi, stava anche a noi avere i comportamenti giusti.
Stare in una squadra francese può aver influito?
Siamo arrivati a Milano e sono contento, ma tanti dalla seconda settimana hanno cominciato a dire che ci saremmo fermati. Per questo abbiamo preferito vivere alla giornata, come se ogni giorno fosse l’ultimo.
Che voto dai alla tua stagione?
Non ho vinto, ma ho fatto 17-18 piazzamenti nei dieci, per cui mi do un 8. Ho fatto vedere di essere migliorato e di avere margini. Per questo alla vigilia del Giro abbiamo rinnovato in contratto fino al 2023.
Quindi non sei stato tu l’anima della rivolta di Morbegno?
Vorrei davvero stringere la mano a Mauro Vegni. Quel giorno ero alla partenza con i ragazzi della Androni e della Bardiani. Stavo mangiando un panino in attesa di partire e a un certo punto ho chiesto a quelli con me dove fossero gli altri. Solo dopo un po’ è arrivata via radio notizia di quel che stava succedendo. Mi hanno messo nella chat del Cpa a mezzogiorno di quello stesso giorno, mentre eravamo nei pullman. Perciò, per favore, che su questo si sappia la verità.