Riscaldamento: gli azzurri del cross alla ricerca di un protocollo

13.11.2023
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Nel ciclocross il riscaldamento conta tantissimo. E’ uno sforzo particolare: è esplosivo, ma al tempo stesso di endurance. Le fasi del via sono quasi sempre le più importanti e decisive, specie sul fronte fisiologico. Spesso è da come si digeriscono queste sgasate “a freddo” che la propria corsa prende una piega anziché un’altra.

Marco Decet è un giovane preparatore da poco entrato nel giro del gruppo performance della nazionale. Decet è stato uno stradista prima e un endurista poi, il cittì Daniele Pontoni l’ha voluto nella sua squadra. E al tecnico veneto ha affidato uno scopo preciso: quello di standardizzare il riscaldamento. Si vuol creare un protocollo per i ragazzi, ciascuno chiaramente con i suoi piccoli adattamenti.

Marco Decet è un preparatore della Fci e ha anche un suo centro: Fuori di Soglia, a Feltre (Bl)
Marco Decet è un preparatore della Fci e ha anche un suo centro: Fuori di Soglia, a Feltre (Bl)
Marco, come sei arrivato a Pontoni?

Il mio è stato un avvicinamento universitario, più che sportivo. Terminata la mia attività, mi sono reso conto quanto per un ragazzo fosse importante avere un riferimento che lo indirizzasse. E così ho fatto della mia passione la mia professione. Finiti gli studi (che in realtà non sono finiti in quanto procedono con dei dottorati, ndr) ho partecipato al bando della Fci per entrare a far parte del team performance. L’ho vinto e Pontoni, sapendo del mio passato da biker e vedendo il mio approccio scientifico che all’inizio avevo avuto con i ragazzi della Bmx, mi ha voluto con sé.

E avete iniziato a lavorare sul riscaldamento…

Esatto. L’idea è quella di standardizzare i protocolli del warm up per i ragazzi, in particolare per coloro che sono impegnati nel team relay, visto che si tratta di sessi ed età differenti, che per di più vengono chiamati in causa in momenti diversi. In questo caso si tratta soprattutto di individuare le tempistiche migliori per il riscaldamento. E questo, agli ultimi europei in Francia, è servito molto ai più giovani. Ma devo dire che anche i più esperti hanno apprezzato e ritoccato qualcosa.

In cosa consiste il tuo lavoro con il riscaldamento?

E’ un approccio totale alla gara. E quindi va dal riscaldamento vero e proprio all’ingresso in griglia. Mi sono concentrato soprattutto sul tema della temperatura corporea ideale da raggiungere. E come raggiungerla, chiaramente. Abbiamo visto che non è necessario un lungo tempo sui rulli, per portare i muscoli al di sopra dei 37 gradi, la temperatura ideale per il lavoro delle fibre e l’apporto di ossigeno al sangue.

Questo protocollo dà molta importanza anche all’abbigliamento: va gestito al meglio nei minuti tra riscaldamento e start
Questo protocollo dà molta importanza anche all’abbigliamento: va gestito al meglio nei minuti tra riscaldamento e start
Perché è importante standardizzare il riscaldamento?

Perché è una fase delicata in vista della gara e va fatta bene. In più avere un protocollo, delle certezze, apporta anche un beneficio mentale all’atleta che va sul sicuro. Per esempio abbiamo dato anche molta importanza all’abbigliamento.

Hai parlato di tempi non troppi lunghi: cosa intendi?

Che bastano anche 20 minuti, non serve consumarsi più a lungo. In questa fase c’è un po’ di tutto, anche del Vo2 Max, ma senza accumulo. Variazioni con cadenze che simulano il percorso…

Proviamo a vedere come potrebbe essere un riscaldamento standard?

La prima fase è quella dell’innalzamento della temperatura e della mobilità articolare, la seconda quella dell’intensità, c’è poi una terza fase che va dalla fine dell’intensità all’ingresso in griglia. La prima dura una decina di minuti: 5′ molto tranquilli, poi 3′ in una fase più intensa e 2′ a soglia, una “Z5” per intenderci. Successivamente inizia la seconda fase. Di base ci si mette a Z2 e si fanno delle variazioni: 2′ a soglia, poi 3×30”-30” sempre in Z5 e infine 2-3 progressioni da 15” che vanno dalle basse alle alte cadenze con un rapporto importante: quindi dalla forza massima alla forza dinamica. Tutta  questa seconda fase dura altri 10′, massimo 15’, a seconda dei soggetti.

Però hai detto senza accumulo, come fanno i ragazzi a capire che hanno recuperato tra una progressione e l’altra?

Da quando ritornano in Z2, quella è la base. Nel cross pochissimi hanno il potenziometro e quindi si regolano con i battiti, ma il concetto è quello.

Partenze violente ed esigenze di guida invitano a mantenere calde anche le articolazioni (in foto, Agostinacchio)
Partenze violente ed esigenze di guida invitano a mantenere calde anche le articolazioni (in foto, Agostinacchio)
E poi?

Poi, conclusa l’ultima progressione, il riscaldamento vero e proprio finisce. Si fanno ancora un paio di minuti in Z2, per non scendere col fiatone, e ci si va a cambiare. Da qui inizia per me la fase chiave, la più delicata. E’ molto importante in questo intermezzo prima della partenza, 10 minuti o poco più, mantenere la temperatura che si è raggiunta sui rulli. Bisogna sapere che già dopo 15 minuti si perde oltre il 70 per cento dell’efficienza del riscaldamento. Per questo consiglio ai ragazzi di coprirsi bene. Anche collo e viso, dove vi sono molti recettori della temperatura che, in caso di freddo, potrebbero inviare segnali non ottimali al cervello in vista della gara. Altra cosa da osservare: la mobilità articolare.

Spiegaci meglio, visto che anche prima l’hai citata in fase di riscaldamento…

In bici, e nelle discipline offroad soprattutto, non si deve solo pedalare, ma si deve anche guidare. E’ bene tenere al caldo polsi, anche, caviglie… sono aspetti che possono fare la differenza. Se non hai una buona “stiffness”, che si fa a monte anche con la palestra chiaramente, paghi un prezzo salato. Se scendi di sella e devi correre non puoi metterci tre passi per spingere bene. O magari ad ogni curva non sei sciolto a dovere. Potresti andare un pelo più più forte e sei costretto a recuperare facendo quel paio di pedalate in più nel tratto di transizione sprecando più watt. Moltiplichiamo questi watt per ogni curva, per un’ora… Va da sé quanto sia importante scaldare bene tutto il corpo.

Quel gran via vai di rulli nei giorni del Giro

19.05.2023
6 min
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CESENA – Rulli di qua e rulli di là. Davanti al bus, negli hotel, all’arrivo e prima della partenza di una crono. Alla fine lo strumento che dovrebbe rendere immobile la bici è quello più ballerino! Scherzi a parte, durante un Giro d’Italia o comunque nelle corse più importanti, i rulli vengono usati parecchio e in più situazioni.

E visto quel che ci ha detto Ronny Baron (nella foto di apertura), probabilmente li vedremo anche dietro al palco di Crans Montana questo pomeriggio.

Ed è proprio il meccanico della Bahrain-Victorious che ci racconta di questo via vai dei rulli. Abbiamo scoperto che c’è un approccio spesso soggettivo da parte degli atleti nei confronti di questo strumento. C’è chi ama farli e chi invece cerca di limitarne l’uso allo stretto necessario. Nel giorno di riposo, per esempio, Intermarché-Wanty Gobert e Soudal-Quick Step erano nello stesso hotel. Nel piazzale, quando tutti i corridori delle due squadre stavano partendo, Niccolò Bonifazio sgambettava sui rulli. E Davide Ballerini gli diceva: «Ma come è l’unico giorno di sole e stai lì sopra?!».

Protagonisti a crono 

I rulli diventano protagonisti nel giorno della crono. Sono fondamentali per il riscaldamento.
«Certamente in quel caso – spiega Baron – recitano un ruolo importante. In base alle posizioni in classifica, quindi degli orari di partenza dei nostri atleti, cerco di capire quanti ne devo preparare. Non ne tiro fuori otto, come i componenti del team, ma solo quelli che servono affinché i corridori non si accavallino. Nella crono di Cesena per esempio ne ho preparati solo tre. Va tutto in base alle tempistiche».

Quando si deve preparare un rullo, almeno per la crono, non ci si limita a mettere lo strumento a terra. Si tratta di preparare il tappetino, il ventilatore, un appoggio per asciugamano e borraccia, integratori… In qualche caso, come alla Bahrain, si usa un leggìo sul quale viene posta la tabella del riscaldamento.
«Se i ragazzi partono troppo ravvicinati tra loro – aggiunge Baron – devi tirarne fuori di più. Il riscaldamento gli porta via minimo 30′-40′ e quindi devi fare un po di calcoli».

Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)
Nel riscaldamento prima delle tappe, l’allestimento dei rulli è molto più scarno rispetto a quello di una crono (in foto, Luca Covili ieri a Bra)

Per il riscaldamento

Mentre un tempo prima del via di una tappa particolarmente insidiosa ci si scaldava su strada, oggi sempre più spesso si tende a fare i rulli: pratica messa in atto soprattutto da chi deve andare in fuga (come Covili ieri a Bra) o se c’è una partenza complicata, magari con degli strappi o una salita. E’ necessario essere caldi, almeno quel tanto, per non accumulare una grande dose di acido lattico che poi sarebbe difficile da smaltire. Le “botte” di acido al via e “a freddo” sono quelle che presentano il conto più salato.

«In questo caso – riprende Baron – la procedura è un po’ più snella rispetto alla crono. Basta mettere il rullo a terra e il corridore inizia a scaldarsi».

Ma chi decide se fare i rulli o meno? E’ una scelta a totale discrezione dell’atleta? Replica Baron: «E’ una scelta tra direttore sportivo e corridore. Solitamente ce li chiedono in caso di una partenza in salita o comunque condizioni difficili o semplicemente se fa freddo. In questo caso il riscaldamento è più breve rispetto alla crono. Dura 15′-20′ e i ragazzi pedalano abbastanza tranquillamente».

«Ma non sempre è il capitano a farli. Anzi… Di solito tocca a qualche corridore che deve fare un lavoro per il leader, come tenere chiusa la corsa o, al contrario, che deve prendere la fuga. Comunque non li preparo tutti a prescindere, ma in base a ciò che mi dicono i diesse».

E per il defaticamento

Se i gregari usano i rulli spesso alla partenza, il capitano invece entra in scena nel dopogara. Soprattutto oggi si fanno (quasi) sempre. Le tappe finiscono a pomeriggio inoltrato, ci sono poi i trasferimenti e si arriva in hotel piuttosto tardi. Passa un bel po’ prima del massaggio. Si è visto che una blanda attività di scarico, il defaticamento, in tempi ristretti agevola il recupero.

«In questo caso – riprende Baron – dobbiamo portare i rulli in zona premiazione se il capitano è chiamato per esempio a indossare una maglia o comunque a salire sul palco, oppure glieli prepariamo al bus.

«Solitamente, sia per il riscaldamento che per il defaticamento dopo le tappe in linea, mi viene detto un’oretta prima quanti ne devo preparare. Li fanno soprattutto se hanno terminato la tappa facendo un grande sforzo. Questo defaticamento consiste nel pedalare quasi “a vuoto” per creare un rilassamento muscolare alle gambe, togliere un po’ di tensione senza dover spegnere immediatamente il motore dopo il massimo sforzo».

E lo sforzo massimo nel finale è una discriminante non da poco. Dopo la frazione di San Salvo, per esempio, il cui arrivo era in volata e dopo tanta pianura, nessuno, neanche gli uomini di classica, è salito sui rulli.

«A volte, soprattutto in fase di arrivo – conclude Baron – è veramente complicato sistemarli. Magari devo portare i rulli su un arrivo in cima, sistemarli in pendenza.

«Ma anche al via di una crono non sempre è facile. A Fossacesia, per esempio, tra i bus e la partenza c’erano un paio di chilometri. In quel caso sono serviti un doppio rullo e una doppia bici. Una al bus e una a ridosso del via. I ragazzi pedalavano fino a pochi istanti prima di salire sulla rampa. Insomma, una bella logistica».

Sportbike: gel e creme al servizio del ciclista

19.04.2022
3 min
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Sportbike è nata con l’intento di creare una linea di prodotti di alta qualità per la cura ed il benessere del ciclista. In particolare i prodotti di Sportbike sono creme e gel che hanno la funzione di curare muscoli ed articolazioni migliorando la mobilità e l’efficienza in bici.

Prodotto a base di gel arnica ad azione defaticante
Prodotto a base di gel arnica ad azione defaticante

Gel defaticante

Da utilizzare post allenamento o gara è un prodotto a base di arnica ed artiglio del diavolo a coltura biologica. Questo gel ha un’azione rapida e rilassante su muscoli ed articolazioni favorendo il recupero post sforzo. Le proprietà del gel defaticante sono da abbinare ad un massaggio circolare fino al completo assorbimento da parte della pelle.

Questo è il gel riscaldante di Sportbike
Questo è il gel riscaldante di Sportbike

Gel riscaldante

Anche questo gel è a base di arnica e artiglio del diavolo a cultura biologica. E’ un prodotto da utilizzare nelle fase pre-gara e di riscaldamento, la sua applicazione permette a muscoli ed articolazioni di attivarsi più rapidamente. Il prodotto è da applicare durante i massaggi per l’attivazione muscolare, ha il vantaggio di stimolare le sensazioni benefiche del massaggio stesso.

Sportbike fornisce anche creme, qui il prodotto defaticante consigliato per gambe e piedi
Sportbike fornisce anche creme, qui il prodotto defaticante consigliato per gambe e piedi

Crema gambe e piedi

Un prodotto che aiuta a combattere stanchezza ed appesantimento post sforzo. La crema va applicata sulle parti interessate con un vigoroso massaggio per aumentarne gli effetti positivi. Ha una particolare azione rinfrescante che dona una piacevole sensazione di leggerezza e stimola la mobilità per un migliore recupero e combattere la stanchezza.

Infine, c’è anche la crema per idratare i tessuti soggetti ad attrito
Infine, c’è anche la crema per idratare i tessuti soggetti ad attrito

Crema sottosella

Una delle parti più delicate quando si pedala, deve essere sempre soggetta ad una particolare attenzione. Questa crema è studiata per alleviare i dolori della pedalata e per idratare i tessuti nelle zone sottoposte ad attrito. Agisce con un rapido sollievo ed è indicata anche per essere utilizzata in molteplici situazioni.

Per info: info.lcservizi@gmail.com

Riscaldamento Dorelan

Il riscaldamento pre gara? Non è sempre utile

15.05.2021
2 min
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Come per il defaticamento, anche il riscaldamento è un concetto che nel ciclismo contemporaneo sta prendendo sempre più piede. E come per il defaticamento, anche in questo caso non tutte le tappe necessitano di un lavoro preventivo, come spiega il preparatore della Trek-Segafredo Paolo Slongo: «Nelle tappe di pianura, quelle che hanno una prima parte filante e senza difficoltà non c’è riscaldamento perché sono gli stessi chilometri iniziali che servono a sciogliere le gambe».

L’andatura per così dire turistica ha un senso in questa veste?

Sì, anzi dirò di più: normalmente gli organizzatori predispongono i primi chilometri ad andatura controllata, per passare nel centro città e già quel tratto serve al bisogno dei corridori, che sono così pronti quando viene dato il via effettivo. Nelle tappe più complicate la situazione è naturalmente diversa.

Come si agisce in quei casi?

Quando è prevista una cronometro, oppure c’è una salita già nelle primissime fasi, i corridori arrivano prima alla partenza e fanno 15-20 minuti di riscaldamento sui rulli o ciclomulini. Se si tratta di salita, sarà un allenamento blando, solo per sciogliere i muscoli, per le cronometro si lavora 25 minuti con ripetute fino alla soglia o anche oltre, con volatine di 5-10 secondi. In quel caso controlliamo anche la frequenza cardiaca e il wattaggio, che ci dice quanto il corridore ha un residuo di stanchezza dei giorni precedenti.

Slongo Nibali Dorelan
Slongo e Nibali in un’immagine di Archivio: il siciliano ha sempre avuto bisogno di un riscaldamento breve
Slongo Nibali Dorelan
Foto di archivio, Slongo e Nibali: il siciliano non fa mai grandi riscaldamenti
Gli allenamenti sono uguali per tutti?

Di massima sì, ma a decidere sono gli allenatori personali. Le variazioni sono minime, possono cambiare qualcosa anche in base all’età dei corridori, a sue abitudini acquisite nel corso degli anni.

Il riscaldamento in altre specialità di resistenza come ad esempio l’atletica è acquisito da sempre, come mai nel ciclismo se ne parla sono in epoca recente?

Il riscaldamento si è sempre fatto, come detto sfruttando le parti iniziali di gara. Il parallelismo con atletica vale soprattutto per le cronometro, dove lo sforzo è massimale sin dall’inizio e comporta anche un innalzamento della temperatura, che per il corridore alla partenza raggiunge anche i 37,5°.

Nibali ad esempio come si regola?

Solitamente non si è mai scaldato tantissimo, quel che bastava per essere pronto al via delle crono. Altri facevano molto più lavoro sui rulli, Vincenzo ha sempre avuto bisogno solo di qualche minuto per sciogliere la muscolatura.

Tranquillità e i feedback di Ganna. Velo vota Tao

25.10.2020
4 min
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Poche ore al via della cronometro thrilling che deciderà il Giro d’Italia. Jai Hindley e Tao Geoghegan Hart partono alla pari. Appena 86 centesimi li dividono. Un nulla. L’approccio può essere decisivo. E ne parliamo con Marco Velo, che alle 9 stamattina era già sul percorso di gara per verificarne la sicurezza e che tutto fosse a posto.

Marco, ci siamo…

Alle 10:45 è scattata la prova percorso che durerà fino alle 12:30. Pertanto bisognava controllare tutti i 15,7 chilometri da Cernusco a Piazza Duomo, Milano.

Che percorso sarà?

Sarà molto veloce. Ci sono poche curve e solo negli ultimissimi metri, 200 non di più, ci sarà un tratto di lastricato. E’ una crono da Filippo Ganna. A parte il fatto che di questi tempi sono tutte crono da Ganna! Immagino una media tra i 55 e i 57 orari. Si potranno spingere rapporti lunghi.

La planimetria della crono finale del Giro 2020
La planimetria della crono Cernusco sul Naviglio – Milano, di 15,7 chilometri
Come vive un corridori questi momenti?

Ci sono due modi: chi punta alla tappa e chi alla generale. L’approccio è lo stesso: spingere al massimo. Semmai cambia la pressione. Per chi punta ad andare forte lo schema è questo. Ricognizione, pranzo, riscaldamento e gara. Il pranzo avviene tre ore e mezza, forse anche quattro, prima del via. Oggi è fondamentale partire con lo stomaco completamente sgombro. Con uno sforzo così intenso e violento dei essere pronto. Durerà circa 17′: deve essere tutto subito al massimo. Per questo ritengo che la fase più importante sia il riscaldamento.

Cosa succede in quella fase?

Proprio perché bisogna essere super pronti, sarà più lungo e intenso rispetto ad una cronometro lunga. Quindi faranno 30-40 minuti con delle puntate alla soglia. I battiti non saliranno molto, perché a fine Giro si hanno 10-15 pulsazioni in meno a parità di sforzo. Faranno affidamento ai wattaggi. Tra il riscaldamento e il via assumeranno degli zuccheri, un gel, e non credo portino la borraccia. Semmai solo un po’ d’acqua. Ma in 17′ di sforzo e con temperature buone non hanno bisogno di acqua, né andranno incontro a rischio disidratazione.

Sfida tesissima tra Hindley e Geoghegan Hart: chi vince?

Chi ha più condizione. L’essere portati a questa specialità conta fino ad un certo punto. Spesso a fine Giro ci sono state crono a sorpresa. Guardiamo quello che è successo al Tour. Doveva vincere Roglic eppure Pogacar ha fatto l’impresa. Su carta Tao è favorito. Ma questa incertezza è il bello del ciclismo e di questo Giro.

Marco Velo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Stefano Allocchio
Velo (a destra) membro della direzione corsa. A sinistra, Allocchio
La sulla rampa di lancio la pressione sarà altissima: è la chiave di questa crono?

Conta moltissimo. E questi ragazzi oggi, rispetto a molti anni fa, con i social che amplificano tutto, rischiano di avere molta pressione. Devono essere bravi loro a restare tranquilli e concentrati, ma anche chi li gestisce deve aiutarli.

Beh detta così Tao ha già vinto. La Ineos è una corazzata su tutto ed è abituata a queste situazioni. Tu che li hai visti dalla moto per 20 tappe che giudizio dai di loro due?

Mi sembrano equivalenti. Hindley, soprattutto dopo ieri, mi sembra meno sicuro di Tao. Ieri per esempio io ci avrei provato con più convinzione. Tao invece mi sembra più deciso, forse è merito della sua squadra e anche della presenza di Dennis. Entrambi se ci si pensa, hanno una storia simile in questo Giro. Tao era per qui per Thomas e se ci fosse stato lui non sarebbe stato a giocarsi la maglia rosa, né avrebbe vinto due tappe. E lo stesso vale per Jai con il suo capitano Kelderman che si è “perso”. Non dico che si giocano la carriera ma una bella fetta sì.

Tao potrà avere dei feedback importanti da specialisti come Ganna e Dennis: saranno utili o possono essere fuorvianti proprio perché sono “troppo” cronoman?

No, no… I feedback di Gente come Ganna saranno importantissimi. Se non fondamentali. Pippo dovrebbe attestarsi sui 490 watt di crociera, me lo ha detto ieri sera Cioni. Quando hai uno che fa la crono così, che affronta le curve e i vari segmenti con quelle velocità può aiutarti tantissimo. Senza contare che i direttori sportivi che li seguiranno in ammiraglia saranno gli stessi che saranno con Tao. Ogni loro errore o imprecisione magari amplificato, fatte le debite proporzioni, può aiutare Geoghegan Hart. Anche io ai tempi della Mercatone davo delle dritte a Pantani.

Malori

Preparare una crono, Malori insegna

04.10.2020
4 min
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Cronometro individuale: una corsa contro il tempo, una corsa contro se stessi, era il regno di Malori. Adrenalina, potenza, intelligenza. Tutto si fonde in questa speciale disciplina del ciclismo. L’emiliano, un grande ex della specialità, ci spiega alcune cose, partendo da quanto visto nella crono di Monreale.

Adriano smise di correre nel maggio del 2017 in seguito alla bruttissima caduta in Argentina al Tour de San Luis un anno prima. Finì in terapia intensiva con frattura della clavicola e trauma cranico e facciale. TOrnò in bici, ma scoprì che nulla era come prima. Cadde ancora. E alla fine la piantò lì. Oggi gestisce un centro di preparazione al ciclismo, che segue i clienti a 360 gradi, dal posizionamento in bici ai comportamenti da tenere in gara. E di “consigli” noi glieli chiediamo per capire come si approccia una crono.

Malori
Malori in riscaldamento per la crono iridata di Richmond 2015 che concluse secondo
Malori
In riscaldamento ai mondiali di Richmond 2015
Adriano, come ci si prepara a gestisce uno sforzo così intenso? Serve pelo sullo stomaco per mettere le mani sulle protesi a 100 all’ora come a Palermo…

Paradossalmente una prova come quella di Monreale è più facile di quel che sembra. C’è infatti molta adrenalina che fa spingere e travolge tutto. Era una di quelle crono che quando arrivi non ti ricordi i primi 5 chilometri. 

A Monreale però si partiva in salita…

Bisognava partire forte, sapendo che nel tratto in salita non si doveva perdere più 5 secondi. Avrei dato tutto. Avrei rifiatato nel pezzo in discesa. E nel finale sarei andato al massimo.

Il tratto in discesa non era così decisivo nonostante quei rapporti lunghi?

In ogni caso la forza che si imprimeva sui pedali era meno che quella in salita o nel finale. Chi andava piano lì andava, che so, a 80 all’ora; chi andava forte a 85. In salita chi spingeva andava a 40, chi andava piano andava a 30, forse. Se si guarda a Ganna, nello specifico, lui aveva dalla sua una posizione perfetta e un peso che lo ha aiutato soprattutto nella stabilità.

L’approccio. Come vanno gestite la vigilia e il pregara?

Ha molta, moltissima importanza la ricognizione. Per una crono di quella lunghezza, io avrei visto il percorso non meno di 4-5 volte. Avrei studiato le curve, soprattutto per uno che come me in discesa non era un drago. Si fa una cena leggera e una colazione normale. Un giro in bici di nuovo sul percorso e se possibile per tornare in albergo avrei cercato di fare una mezz’ora dietro macchina. A pranzo, solo del riso. Circa un etto e mezzo. Solo riso perché non dà il picco glicemico e riempie con poco. Niente verdure. E’ una tecnica che provammo in Movistar e ci trovammo bene.

E il riscaldamento?

Una fase determinante. Varia in base alla lunghezza della crono e anche dalle condizioni del corridore. In generale oscilla tra i 30 e i 45 minuti. Se le sensazioni sono buone, se senti la gamba pronta subito si fa un po’ meno. Si fanno delle progressioni fino alla soglia molto lentamente. Io ne facevo sei e l’ultima finiva a 8′ dal via. Gli ultimi 5′ in scioltezza mettevo guanti e casco da crono.

Quindi ci si scalda col body da crono?

I primi tempi lasciavo la parte superiore del body penzolante. Poi da quando ero alla Movistar e i body erano molto più aderenti direttamente col body. Infilarlo da sudati era impossibile.

Il riso, fonte di carboidrati ideali prima della crono
Il riso è ideale prima della crono
E la gara quindi come si gestisce?

Una crono come quella di Monreale non si gestisce. Si va a tutta. In una più lineare invece nei primi chilometri si guarda ai watt perché tra adrenalina e gamba fresca se ci si affida alle sensazioni si spende troppo anche se non sembra. Dopo i primi 5 chilometri si aumenta.

Parli spesso di adrenalina, perché?

Perché in una crono è tanta. Soprattutto per gli specialisti. L’adrenalina può far bene, ma anche mandarti fuorigiri. Io avevo una tecnica. All’inizio mi affidavo al computerino, poi aumentavo e nel finale quando le gambe iniziavano a cedere pensavo alle cose che mi avevano fatto girare le scatole. In questo modo riprendevo quei 2-3 watt che magari mi facevano guadagnare un paio di secondi.

Quanto sono importanti i feedback dei compagni, mentre magari tu sei ancora in fase di riscaldamento?

Tanto. Di solito se si hanno specialisti o uomini di classifica si chiede a un compagno di fare questo o quel tratto a tutta. Serve per valutare i tempi di percorrenza, i reali approcci alle curve, per conoscere il vento. In una crono del 2015 in Algarve, che persi per due decimi da Tony Martin, fu importante ricevere le “dritte” di Amador. In un tratto sapevamo esattamente quanto stavamo andando forte rispetto agli altri.