RIMINI – La guerra dei nervi è già cominciata, lo avevamo già notato nelle conferenze stampa della vigilia. Dopo la prima tappa, è evidente che Pogacar e Vingegaard giochino di fino, lanciando messaggi apparentemente casuali che però accendono già la sfida con un pizzico di pepe in più.
La tappa di Bologna sembra fatta apposta per far esplodere la corsa e qualcosa certamente accadrà, sperando che il pubblico sappia stare al suo posto, come purtroppo non è successo ieri in partenza.
L’assalto di Firenze
In barba a chi sostiene che a Firenze ce ne fosse poca, al via dal Parco delle Cascine la gente ha pensato bene di aprire le transenne e accedere direttamente alla zona dei pullman, senza lasciare spazio ai team, ai corridori e a chi aveva la pretesa di lavorare alla partenza della prima tappa del Tour. E così è successo che Jan Hirt, corridore della Soudal-Quick Step, è finito a terra spezzandosi tre denti. Pare che sia stato galeotto l’aggancio con lo zaino di un tifoso che non sarebbe dovuto essere lì.
Hirt ha corso la prima tappa con il labbro gonfio e giustamente la cosa è stata sottolineata da Patrick Lefevere: «Ci sono 100 regole per la squadra – ha scritto su X – ma qualcuno con uno zaino ha fatto cadere Jan Hirt tra le firme e l’autobus».
«E’ stato un caos completo – ha dichiarato invece il compagno Lampaert alla televisione belga – l’organizzazione non ha avuto alcun controllo. La gente camminava ovunque. Jan ha continuato a vacillare ed è caduto. Come corridori riceviamo continuamente multe per piccole cose, l’organizzazione dovrebbe guardarsi allo specchio. E’ inaccettabile».
La guerra dei nervi
Per il resto, sulla strada di Rimini ci si aspettava una giornata di inferno da parte del UAE Team Emirates, più che mai intenzionato ad approfittare del previsto ritardo di condizione di Vingegaard. La cronaca dice che la squadra ha sì forzato il ritmo sul Barbotto, ma che poi non abbia voluto o potuto affondare il colpo. Vingegaard ha accusato il forcing?
«Sono molto contento di come è andata la giornata – ha detto il vincitore uscente del Tour – ma naturalmente siamo un po’ delusi di non aver ripreso i due fuggitivi. Van Aert era molto forte e ha vinto lo sprint per il terzo posto, che poteva essere una vittoria. Ci siamo sentiti entrambi bene, quindi possiamo essere contenti della prestazione. Sono contento delle mie sensazioni, posso guardare con ottimismo alle prossime tre settimane. Ho le gambe per lottare per la classifica generale, ma lottare per la vittoria è un’altra cosa.
«La tappa di Bologna sarà più dura e più esplosiva – ha ragionato Vingegaard – con una salita breve da fare per due volte (il San Luca: 1,9 km al 10,6 di pendenza) e meno salite in totale. Sarà diverso. Ho acquisito molta fiducia nella prima tappa. Vedremo come mi sentirò, farò del mio meglio e poi vedremo».
Tutti in attesa di San Luca
Anche Pogacar è consapevole che oggi a Bologna sarà un altro andare, se non altro perché il doppio San Luca potrebbe restare nelle gambe a chi già ieri fosse arrivato al traguardo con le energie al lumicino. Come è andata davvero fra Pogacar e il grande caldo della prima tappa, che ha raggiunto i 37 gradi?
«E’ andata davvero bene – ha detto Pogacar – il ritmo era buono e nonostante il caldo mi sono sentito benissimo. Per me questo è un vero vantaggio. Nello sprint ho visto un varco, così mi sono buttato in mezzo ed è arrivato il quarto posto. Ho quasi battuto due degli uomini più veloci del gruppo con Van Aert e Pedersen, ma non ce l’ho fatta.
«Però sulla salita di San Luca ci saranno tattiche più aperte e assisteremo ad una battaglia più grande. Le differenze stanno già aumentando. Ho potuto testare le mie gambe sulle salite ed ero in buona forma nonostante il caldo…».
RIMINI – Quando arriva al bus Mark Cavendish ha lo sguardo perso nel vuoto. E’ un automa. Gli fanno spazio tra i tifosi e i giornalisti che lo attendono. Ad aspettarlo c’è anche il team manager, Vinokourov, il quale gli dà un buffetto d’incoraggiamento e gli apre la tenda del bus. Cav vi s’infila dentro silenzioso.
La sua giornata di debutto al Tour de France è stata molto, molto più dura di come si sarebbe aspettato. Okay, che la Firenze-Rimini non era per lui, ma così… Penultimo a 39’12” da Romain Bardet.
Allarme rosso
Che i velocisti come lui verso Rimini avrebbero potuto fare fatica era cosa risaputa. E di fatto così è stato. Anche Fabio Jakobsen, per esempio, non è andato bene. Lui addirittura ha chiuso ultimo, proprio alle spalle di Cav, e non ha avuto i problemi dell’inglese.
Qualcosa deve essere successo in fase di avvio in casa Astana. Il caldo? Una bevanda troppo fresca o qualcosa di solido prima del via? Di certo qualcosa ha inceppato gli intestini dei turchesi. Di colpo hanno ceduto “Cav” e Gazzoli. Michele addirittura è stato costretto al ritiro.
Entrambi hanno vomitato (c’è persino un video dell’inglese). Mark era in discesa quando è successo. Pensate che grinta, che determinazione: vomita, ma tira dritto. Non perde la concentrazione, continua a guidare. In quel momento era già era staccato di oltre 8′ dalla testa della corsa.
L’Astana-Qazaqstan che è tutta per lui gli fa quadrato. Al primo scricchiolio vengono fermati Gazzoli, Bol, Morkov e Ballerini, in pratica coloro che compongono il suo treno per gli sprint. Qualche chilometro dopo, quando il distacco inizia a diventare preoccupante e Gazzoli ha alzato bandiera bianca, viene richiamato anche Fedorov.
Le parole di Zazà
Un vero peccato, perché tutto sommato Cav sembrava stare bene. Alla presentazione dei team era davvero raggiante. E giusto pochi giorni prima Stefano Zanini, il diesse, ci aveva detto che tutto sommato Cav arrivava a questo Tour in condizioni più che buone.
«L’ho visto in gara allo Svizzera – ci aveva detto Zanini – e anche se il percorso non era propriamente per velocisti si era ben comportato. In salita, quando si staccava, già era rimasta indietro parecchia gente. Mi sentirei di dire che il Giro di Svizzera se proprio non è stato un banco di prova è stato il completamento di un bel blocco di lavoro per Mark».
Cav preparato
Queste parole del direttore sportivo lombardo sono state un tuono quando oggi il primo a staccarsi e con largo anticipo è stato proprio Cavendish.
«Il programma di avvicinamento di Mark – aveva detto Zazà – è stato buono. Nell’ultima corsa era motivato e come lui anche la squadra che aveva intorno, la stessa del Tour de France. Dopo lo Svizzera Mark è stato qualche giorno a casa e poi di nuovo in Grecia dal coach Vasilis Anastopoulos. Anche se lì fa caldo, si trova bene. Ha svolto un altro blocco di lavoro. Era nei programmi che andasse laggiù. E anche questo ha contribuito a renderlo tranquillo».
Un “castello” costruito bene insomma, ma che è crollato dopo 45 chilometri di Tour de France. Deve per forza esserci qualcosa.
Cav è esperto. Ne ha passate tante e ha tanta grinta. Adesso l’obiettivo è riprendersi al più presto e non sarà facile visto il livello e il percorso che propone questo Tour de France.
La Piacenza-Torino è la terza tappa del Tour e misura 230,8 km per un dislivello pari a 1.190 metriIl finale di Torino. Fondo su asfalto e grandi rettilinei, almeno fino ai mille metri dove c’è la doppia curva verso sinistra
Non si molla
Dopo l’arrivo Cavendish ha provato a smorzare i toni dicendo che voleva correre così, al risparmio. Magari avrebbe preferito staccarsi nella salita successiva. E in parte poteva essere una disamina corretta, ma tra le immagini che lo inchiodano, il ritiro di Gazzoli e un ritardo mega è chiaro che non poteva essere solo una scelta tattica.
Una scelta tattica, ripetiamo, condivisibile e che tutto sommato forse covavano anche in casa Astana.
«Più che la distanza della frazione di Torino in sé, ben 230 chilometri, in ottica della prima volata potrebbe fare la differenza lo sforzo che si accumula nelle prime due tappe – ci aveva detto sempre Zanini – Sono due frazioni dure: si affrontano 3.700 metri di dislivello nella prima e oltre 2.000 nella seconda».
Come a dire che l’idea di correre a risparmio era effettiva, concreta.
Un fotomontaggio con Cavendish e Merckx. I due vantano 34 vittorie al Tour. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”Un fotomontaggio con Cavendish e Merckx. I due vantano 34 vittorie al Tour. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”
Progetto 35
L’inglese punta deciso al record assoluto delle 35 vittorie per staccare Eddy Merckx e appunto nella Piacenza-Torino avrà questa prima grande possibilità. Qualcuno ha ribattezzato la sfida dell’inglese “Progetto 35”. Non si molla niente. E la voglia con cui ieri Cav ha voluto raggiungere il traguardo è proverbiale.
«La terza è una tappa per velocisti – ha detto Zanini – Verso Torino ci sono giusto delle salitelle di quarta categoria, una delle quali a 50 chilometri dall’arrivo. Dal vivo l’ha visionata Mark Renshaw. E’ una tappa piatta che ci darà la prima volata del Tour e speriamo che vada subito bene. Tolto il dente, tolto il dolore!».
«Il finale è abbastanza lineare negli ultimi chilometri. Ci sono dei bei rettilinei, ma anche parecchie rotonde e spartitraffico e spesso ormai questi ostacoli sono decisivi (almeno ai fini delle posizioni e di conseguenza del resto della volata, ndr). Ci sono due curve nel chilometro finale, due “sinistra-sinistra”, l’ultima delle quali termina a 750 metri dal traguardo. Ma per il resto, come detto, è un arrivo filante. L’ho visto su VeloViewer. E’ tutto asfalto e sembra anche buono».
RIMINI – C’è un sacco di gente che aspetta i corridori, come ce n’era tantissima a Firenze in questa partenza toscana del Tour de France che resta come uno stupore sul volto di Bettiol. Eppure quando Alberto è arrivato al pullman, aveva lo sguardo torvo e i nervi a fior di pelle. Ha lasciato giù la bici, non ha risposto ad alcun saluto e poi è sparito per i tre gradini, cercando un luogo riparato in cui sbollire la rabbia. Poco dopo Ben Healy ne è sceso e si è messo a girare le gambe sui rulli, unico della squadra. Il suo attacco, mentre dietro i compagni tiravano, ha suscitato più di un interrogativo.
Ai piedi del pullman rosa della EF Education-Easy Post c’è un gruppetto di tifose di Carapaz che inneggiano al loro campione. Fanno notare quanto sia stato brutto farlo fuori dalla selezione olimpica. Proprio lui che è il vincitore uscente, ma che forse dopo Tokyo parlò troppo duramente contro il suo comitato olimpico. Giusto accanto c’è Lisa, la compagna bionda di Bettiol, che quel malumore l’ha capito benissimo e fa un sorriso a suggerire che passerà. E infatti dopo una decina di minuti, Bettiol scende dal pullman. Indossa un completo nero e il sorriso di chi ha cominciato a fare pace col mondo.
«Sono contento per come mi sono sentito – dice – soprattutto per il calore che ho ricevuto e questa è la cosa più importante. Poi in corsa è così, a volte basta poco. Sono stati bravi i due ragazzi (Bardet che ha vinto e Van den Broeck che lo ha aiutato a farlo, ndr) al momento di attaccare. Noi forse abbiamo sbagliato a far muovere Ben Healy e invece dovevamo fare un po’ più di forcing. Però va bene così, il ciclismo è questo. Comunque dai se la gamba è così, ci sono tre settimane per divertirsi».
La corsa è prima passata attraverso Piazza Duomo, veramente stracolma di tifosiPoi il gruppo è salito a Piazzale Michelangelo e da qui ha preso la via del MugelloI tifosi di Pantani hanno accolto da re anche Tadej PogacarLa corsa è prima passata attraverso Piazza Duomo, veramente stracolma di tifosiPoi il gruppo è salito a Piazzale Michelangelo e da qui ha preso la via del MugelloI tifosi di Pantani hanno accolto da re anche Tadej Pogacar
La gialla a pochi metri
La volata del gruppo l’ha vinta Wout Van Aert davanti a Pogacar, Alberto è arrivato decimo. Difficile dire se in caso di tappa ancora in gioco, se la sarebbe giocata diversamente. Ma intanto, mentre dai bar del lungomare arrivano le prime voci della partita dell’Italia contro la Svizzera, il discorso va avanti.
«Volevamo fare la corsa più dura – prosegue Bettiol, parlando dell’attacco del compagno – e pensavamo di muoverci per costringere gli altri a collaborare. La Visma era compatta, ha fatto un ritmo forte, ma non eccessivamente forte. Anche la Lidl di Ciccone tirava. E alla fine non li abbiamo presi per pochi metri. Forse, per come mi sono sentito, per come ha lavorato la squadra, ci meritavamo di più.
«Comunque è una giornata che sicuramente mi ricorderò finché vivrò. E’ stata quasi irripetibile, ho cercato di godermi ogni centimetro di strada. Porterò questa bellissima maglia in giro per la Francia. Ma prima c’è domani che arriviamo a Bologna, poi a Torino, poi si riparte da Pinerolo. La squadra ha fatto una buona gara, ci sentiamo bene. Peccato perché alla fine, per pochi metri, non ci siamo giocati una maglia gialla…».
La EF Education-Easypost voleva rendere la corsa dura, ma non è bastatoLa partenza da Firenze è stata un’esperienza che Bettiol ricorderà a lungoLa EF Education-Easypost voleva rendere la corsa dura, ma non è bastatoLa partenza da Firenze è stata un’esperienza che Bettiol ricorderà a lungo
Una promessa ai tifosi
Forse perché c’eravamo quando quel tricolore l’ha conquistato e ha parlato del via da Firenze come di una favola, ci assale la voglia di farci raccontare la partenza. Sin dalla discesa dal pullman è stato un bagno di folla, in una folla che raramente abbiamo visto così numerosa, ancorché un po’ indisciplinata.
«Passare con il Tour de France sopra Ponte Vecchio – sorride – è stato un sogno. Mi sono divertito, è stato qualcosa di unico. E’ stato bello, mi sono divertito e mi sono emozionato: è stato bello far parte di questo spettacolo, peccato per il finale. Se quando sono arrivato qui era rabbia o rammarico? Un po’ di rabbia, ma una rabbia sana. Siamo qui per fare bene.
«Ero sicuro che la tappa veniva così. Dura, ragazzi, ma non eccessivamente, perché siamo al Tour. Questa tappa al Coppi e Bartali, con tutto il rispetto, arriva un corridore per angolo. Al Tour ne arrivano quasi 50 in volata. E’ normale, il livello è altissimo. E allora io rilancio e prometto di provarci ogni giorno. Come ho fatto oggi, come ci abbiamo provato come squadra. Lo prometto a me stesso, prima di tutto. E penso che gli italiani si divertiranno con me e spero di dedicargli una vittoria. Non domani però, domani sarà molto dura. Domani vince Pogacar».
«E' tutta una questione di testa - dice Bettiol - nella terza settimana siamo tutti distrutti». Il toscano vince a Stradella. Le sue parole sono splendide
La EF Education-Nippo unisce varie anime. Quella dei grandi Girio con Rigoberto Uran e quella della classiche con il nostro Bettiol. Da seguire anche Carthy
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I grandi eventi sportivi come “motore” di una crescita dei flussi turistici. Un collegamento importante che, se ben sfruttato, è in grado di generare risultati davvero molto, molto interessanti. Come succede in Emilia Romagna.
Sono stati presentati ufficialmente al Grand Hotel di Rimini i risultati di una ricerca sugli effetti economici e reputazionali generati dai grandi eventi sportivi. L’analisi è stata condotta dal Centro studi SG Plus, in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma e su iniziativa della stessa Regione Emilia-Romagna. Il coordinamento èstatodel capo segreteria politica della Presidenza Giammaria Manghi. I risultati sono stati illustrati alla presenza del Ministro per lo Sport Andrea Abodi, del Governatore Stefano Bonaccini e dell’Assessore regionale al Turismo Andrea Corsini.
Fra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionaleFra i protagonisti non poteva mancare Davide Cassani, motore del turismo regionale
Sport Valley: sport e territorio
La ricerca ha preso in esame ben 81 eventi in grado di generare un indotto pari a 150 milioni di euro, a fronte di un investimento della Regione di 8,3 milioni. Ciascun euro investito è stato dunque in grado di produrne ben 18. Le presenze complessive sono state oltre un milione. Si sono considerate le giornate di permanenza sul territorio di atleti, spettatori, staff, giudici di gara e giornalisti moltiplicandole per la durata del soggiorno. Gli effetti da un punto di vista prettamente “reputazionale” della promozione sono stati invece valutati in oltre 31 milioni di euro.
Lo sport fa bene dunque anche al territorio: e questa ricerca è stata in grado di confermarlo in maniera molto puntuale. Forte di questi numeri, l’Emilia-Romagna qualifica il proprio territorio – da Piacenza a Rimini – come Sport Valley italiana.
Lo sport traina il turismo
«I grandi avvenimenti sportivi – ha dichiarato il Ministro Abodi – sono un’opportunità, di carattere sociale ed economica, per le città e le regioni che li ospitano e per l’intera Nazione. Se ben gestiti, come testimoniano la Ryder Cup di golf a Roma e le Finali Atp di tennis a Torino, rappresentano uno straordinario volano per lo sviluppo dei territori. Essi contribuiscono inoltre alla crescita del PIL locale ma non solo. Aiutano difatti anche a destagionalizzare e a diversificare il turismo. Favoriscono il miglioramento dei luoghi di sport nei quali avviene la competizione, promuovendone anche le bellezze e le piacevolezze. Lo vediamo dai numeri delle necessarie valutazioni d’impatto, che valgono molto di più di tante parole. E testimoniano per giunta il valore aggiunto generato dagli eventi sportivi, grandi o piccoli che siano.
«Fondamentali sono anche la programmazione e la collaborazione, tanto più si sale di livello negli eventi, tra organizzatori, enti locali e territoriali e Governo nazionale. Solo così si può garantire una regia, nel rispetto delle autonomie. E si può centrare l’obiettivo di ottimizzare i risultati e dare un senso alle risorse finanziarie pubbliche che contribuiscono alla loro realizzazione».
Alla luce dei numeri di questo studio, l’Emilia Romagna, da PIacenza a Rimini, è la Sport Valley italianaGiammaria Manghi è il Capo della Segreteria Politica della Presidenza della Regione Emilia-RomagnaAlla luce dei numeri di questo studio, l’Emilia Romagna, da PIacenza a Rimini, è la Sport Valley italianaGiammaria Manghi è il Capo della Segreteria Politica della Presidenza della Regione Emilia-Romagna
Arriva il Tour
Come precedentemente anticipato, all’incontro ha partecipato anche il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini.
«Abbiamo la conferma – ha commentato il Governatore – che lo sport può essere anche uno straordinario strumento per promuovere il territorio. Il ritorno sarà altrettanto importante sul piano economico, turistico e della reputazione. La scelta fatta da questa Regione di investire sui grandi eventi è stata lungimirante e ne siamo davvero molto orgogliosi. Una scelta che intendiamo confermare, rafforzando la collaborazione già oggi molto positiva con gli Enti locali, le Federazioni e l’associazionismo sportivo, il CONI, il Ministero. Lo sport come opportunità per dare visibilità a un territorio, dunque. Oggi più che mai, pensando anche alla Romagna così duramente colpita dall’alluvione che il prossimo anno ospiterà alcuni appuntamenti di assoluto rilievo. La Grande partenza del Tour de France e l’Open d’Italia di golf a Cervia. Oltre naturalmente ad appuntamenti consolidati come la Formula 1 a Imola, la MotoGp a Misano, la Coppa Davis a Casalecchio di Reno. Il prossimo 2024 sarà davvero un anno che ricorderemo per la nostra Sport Valley».
«Lo sporta – ha aggiunto l’assessore Corsini – è sempre più un fondamentale strumento di attrattività turistica. La nostra regione si conferma una meta privilegiata, dalla Riviera all’Appennino, con numeri in costante crescita. E questo anche grazie ad un’offerta diversificata. Pensiamo ad esempio ai bike hotel e ad una macchina dell’accoglienza in grado di intercettare e rispondere a davvero tutte le esigenze. Sport e turismo sono legati in un binomio oramai indissolubile su cui vogliamo continuare a investire».
Il Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in ItaliaIl Presidente Bonaccini ha rivendicato la bontà dell’intuizione del Tour in Italia
I numeri dell’indagine
Su oltre 100 eventi sportivi promossi e organizzati dall’Emilia-Romagna nel 2022, l’indagine ne ha presi in esame 81. Manifestazioni nazionali, internazionali e a larga partecipazione, che si sono svolte su tutto il territorio e lungo l’intero arco dell’anno. Atleti e squadre, spettatori e accompagnatori, staff, giudici di gara, media. Per ciascuna di queste voci è stato valutato l’impatto economico diretto sul territorio, considerando le spese sostenute per il pernottamento e per il soggiorno. La voce più significativa è stata quella relativa agli spettatori, con oltre 620.000 mila presenze ed una ricaduta di quasi 66,5 milioni di euro. Al secondo posto gli atleti (100.000 quelli arrivati da tutto il mondo) in grado di “lasciare” sul territorio ben 33,7 milioni di euro.
Oltre 4.100 sono stati i membri degli staff per 4,2 notti di soggiorno medio ed una spesa di oltre 1,2 milioni di euro. A questi vanno affiancati i quasi 2.000 giudici di gara che si sono fermati per 3,9 notti garantendo al territorio oltre 900 mila euro. E poi i media, con oltre 1.400 le presenze di giornalisti e operatori accreditati. La spesa è stata di quasi 700.000 euro (2,8 notti il loro soggiorno medio).
Riolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sportRiolo Terme è stata ferita dall’alluvione, ma si sta risollevando anche grazie allo sport
L’effetto dei media
L’indagine ha calcolato anche la ricaduta sul territorio, in termini promozionali e reputazionali, dell’attività di comunicazione che ha accompagnato gli eventi sportivi. Essa è stata valutata in oltre 32,7 milioni di euro, considerando articoli su stampa, web, servizi e trasmissioni televisive, attività sui social network.
Infine, le spese per l’organizzazione delle manifestazioni: a partire da quelle per l’adeguamento di impianti e attrezzature. I benefici per il territorio, quelli per la gestione degli impianti, il personale e i servizi assommano a un totale di 14,3 milioni di euro.
Comanda il ciclismo
Gli eventi considerati hanno interessato tutto il territorio regionale lungo quasi l’intero arco dell’anno (oltre il 90%), ovviamente con una maggiore concentrazione nel periodo estivo.
Caratteristica comune è stata la “multidisciplinarietà”, considerando le oltre 24 discipline sportive diverse analizzate. La più presente è stata il ciclismo, protagonista di ben 17 eventi, mentre sono 66 quelli che hanno interessato le discipline olimpiche. Da un punto di vista organizzativo, 21 sono stati gli appuntamenti organizzati da Federazioni e Leghe, 12 da Enti di promozione sportiva, 22 da associazioni sportive e 26 da organizzazioni private.
Diversificata è stata anche la provenienza di atleti e spettatori. Nel primo caso il 31,8 per cento dei partecipanti è arrivato dall’estero, il 58,8 è stato nazionale e il 9,4 per cento è stato regionale. Nel secondo caso invece le percentuali sono state rispettivamente del 9,9 per cento, del 37,7 e del 52,4.
La vittoria alla penultima tappa di Pogacar al Tour de France ha costretto gli uomini di Deda Elementi a partire alla volta di Parigi con alcuni manubri dal colore speciale
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La prima vittoria in maglia Green Project Bardiani CSF Faizanè di Matteo Scalco è arrivata il 4 giugno alla Coppa della Pace-Fratelli Anelli di Sant’Ermete (in apertura, il podio con Alvaro Anelli, foto Simona Bernardini), pochi giorni dopo l’alluvione della Romagna e alla vigilia, per lui, di tanti appuntamenti importanti. Subito dopo infatti è finita la scuola, domani il giovane di Thiene sarà al via del Giro Next Gen e al suo ritorno affronterà l’esame di maturità dell’indirizzo tecnico-economico.
«La prima prova dell’esame di maturità – racconta appena rientrato da scuola – sarà il 21 giugno. Il giorno dopo c’è la seconda, mentre l’orale è previsto verso inizio luglio. Lo studio quest’anno è andato bene, inizia ora la parte più importante, ma sono riuscito a bilanciare tutto. Ho sfruttato al meglio i mesi invernali dove mi allenavo meno in bici».
Già dalle prime battute della Coppa della Pace, Scalco si è sempre trovato a correre nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)Coppa della Pace, già dalle prime battute Scalco si è trovato nelle posizioni di testa (foto Simona Bernardini)
La prima vittoria
Proprio nei giorni scorsi parlavamo con i diesse di alcuni team su come si insegna a vincere ai giovani. Scalco ha colto da poco il primo successo tra gli under 23, la voce allegra ne fa trasparire tutta la gioia. E gli insegnamenti di Rossato sono serviti.
«L’emozione è stata enorme – racconta – davvero inaspettata, la stagione sta andando in crescendo. Sono passato dalle difficoltà delle prime gare, ma ora mi sento meglio. A Sant’Ermete sapevo di poter fare una buona gara, ma non mi sarei mai aspettato di vincere. Il livello è sempre alto, ora però si vede che inizio a pedalare bene.
«La partenza – riprende subito Scalco – è stata molto veloce, il gruppo si è rotto subito, davanti ci saranno stati 35 corridori ed io ero tra quelli. Da dietro hanno inseguito per un po’ e ci hanno ripresi prima di entrare nel circuito finale. Al quarto degli otto giri previsti si è formato un drappello di venti dove c’eravamo io e Pinarello. Lui era uno dei più marcati così mi ha detto di anticipare sull’ultima salita e sono partito, mi sono fatto gli ultimi 10 chilometri da solo».
Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)Dopo l’arrivo sprofonda nell’abbraccio di un felicissimo Pinarello (foto Simona Bernardini)
Che cosa hai provato mentre eri da solo in testa alla corsa?
Ho pensato di spingere il più possibile, mi mancavano ancora un paio di chilometri di salita, poi mi sono buttato in discesa, senza prendere eccessivi rischi. Nell’ultima parte in pianura ho trovato il mio allenatore che mi ha urlato di spingere a tutta, l’ho ascoltato ed è andata bene.
Una volta tagliato il traguardo?
Non sono sicuro nemmeno io di aver realizzato di aver vinto. Mi sembrava, e mi sembra ancora, tutto così surreale. “Pina” (Alessandro Pinarello, ndr) era contentissimo ed il massaggiatore mi ha sommerso in un abbraccio infinito. Anche i miei genitori erano felicissimi, volevano venire in Romagna, ma la trasferta era un po’ lunga. Mi seguono spesso, questa volta però dalla diretta sui social. Ma quando sono tornato a casa erano davvero contenti.
Ora come ti senti?
Vincere è importante, dà morale. Credo di più nelle mie qualità ed in quello che posso fare. Questo successo mi ha spalancato le porte del Giro Next Gen, infatti la squadra mi ha comunicato la convocazione la sera stessa.
Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)Il successo alla Coppa della Pace è valso a Scalco la convocazione al Giro Next Gen (foto Simona Bernardini)
Hai già fatto tre corse a tappe quest’anno.
Di meno giorni, al massimo cinque come Carpathian e Alpes Isère Tour, ho scoperto di avere un buon recupero, anche negli ultimi giorni di corsa mi sento bene. Chiaramente gli otto giorni del Giro sono molti, un pochino mi spaventano, il livello sarà estremamente alto. Ma anche questo fa parte del mio processo di crescita.
Quale pensi possa essere la parte più difficile?
I trasferimenti, soprattutto se sono lunghi. Al Carpathian ci è capitato spesso di fare tanti chilometri prima o dopo la gara.
Puoi portarti i libri, per studiare.
Lo farò davvero – dice con una risata – anche perché torniamo il 18 giugno e pochi giorni dopo ho la prima prova della maturità. Sfrutterò la maggior parte del tempo libero per ripassare.
Martedì prossimo restituiremo le chiavi dell’auto su cui abbiamo viaggiato lungo l’Italia e a quel punto il Giro potrà dirsi definitivamente concluso. Poco da dire: quando viaggi per tre settimane al volante di un’auto, questa si trasforma nella tua casa e hai la sensazione che, lasciandola, alcuni di quei ricordi finiranno fra le mani di chi te l’ha affidata. In questo caso, Marco Ciavatta: titolare del Gruppo Marcar a Rimini.
E’ cominciato tutto così, con la consegna dell’auto presso Marcar Rimini da Marco Ciavatta a Enzo VicennatiE’ cominciato tutto così, con la consegna dell’auto presso Marcar Rimini da Marco Ciavatta a Enzo Vicennati
Gimondi, Moser e Pantani
Non è la prima volta che bici.PRO collabora con Marcar. E’ successo anche nel 2020 e 2021, grazie alla passione dello stesso Ciavatta per il ciclismo.
«Seguo questo sport da quando ero proprio un bambino piccolo – racconta – quando vidi Felice Gimondi. Una passione che mi ha trasmesso mio zio Mario Cerri, che allora era il presidente della Società Ciclistica Perla Verde di Riccione, che è andato in bici fino a ottant’anni. A quell’età fu ancora capace di salire da Riccione alle Balze di Verghereto. Fu lui che mi portò a vedere una gara dopo il Giro d’Italia allo stadio di Riccione, sulla pista di terra battuta. Era una kermesse, cui i corridori partecipavano per tirar su due soldi. Da lì diventai grandissimo appassionato. Ho vissuto tutta l’epopea del duello Merckx-Gimondi, di Moser e Pantani. Sono questi i tre riferimenti della mia storia ciclistica. Poi sono stato “nibaliano” e continuo a seguire il ciclismo ancora adesso, perché mi emoziona tantissimo, come succede a tanta gente dalla nostra zona».
Il 12 maggio si va da Capua a Campo Imperatore, in cima ci sarà rischio neveIl 12 maggio si va da Capua a Campo Imperatore, in cima ci sarà rischio neve
Elettrica e a benzina
Martedì la “nostra” Opel Grandland GSE 4×4 plug-in hybrid tornerà nella sua casa. Approfittando del caldo, oggi abbiamo staccato gli adesivi del Giro con la scritta STAMPA. Abbiamo lasciato solo il bollo tondo per l’accesso alle Tre Cime di Lavaredo: quello, se vorrà, lo staccherà Marco Ciavatta.
Come sia stato fare il Giro con un’auto plug-in merita un piccolo racconto, perché dà l’idea da una parte dei vantaggi e dall’altra di come in Italia la svolta verde sia ancora embrionale.
Durante le tappe, sul percorso o in autostrada, siamo sempre andati a benzina. Nei tratti urbani o per spostarsi dal PPO alla partenza e il Quartier Tappa, si è fatto ricorso ai due motori elettrici (anteriore e posteriore). L’auto ha quattro mappature: elettrica, ibrida, sport e 4 ruote motrici. Ammettiamo di aver sperato di trovare un po’ di neve alle quote più alte per sperimentare la trazione integrale: in realtà l’unica occasione in cui la trazione integrale è stata divertente e utile c’è stata nel raggiungere il parcheggio delle Tre Cime di Lavaredo, dove fango e pendenza ci hanno permesso di… giocare un po’.
Giorni di riposo, tempo di fare una bella doccia anche per la Grandland GSe 4×4 plug-inGiorni di riposo, tempo di fare una bella doccia anche per la Grandland GSe 4×4 plug-in
E a proposito di giochi, è stato un’interessante sfida ricaricare le batterie sfruttando le discese e il freno motore: il rientro dopo l’arrivo del Bondone e le stesse Tre Cime ci ha permesso di caricare la batteria fino al 50 per cento, completando l’operazione con le colonnine.
Diverso stile di guida
Qui però è saltato all’occhio il vero problema: non tutte le colonnine sono uguali, ciascuna ha il suo gestore e le tessere attraverso cui funzionano non sono universali. Noi avevamo acquistato una tessera Plenitude, le colonnine dedicate erano pochissime.
«La sensibilità sta crescendo – spiega Ciavatta – e gli ultimi eventi legati alla Romagna ci fanno capire quanto sia importante che tutti quanti noi prestiamo attenzione al clima e all’utilizzo delle risorse. Anche l’automobile può essere un piccolo segnale di questo cambio di mentalità. L’auto che avete usato va bene per chi ha una percorrenza quotidiana di 40-50 chilometri e in quel caso può girare solo l’elettrico. Tutte le volte in cui invece deve affrontare un viaggio come nel vostro caso, potrà andare a benzina utilizzando la modalità ibrida.
Nei tratti cittadini, qui al Quartier Tappa di Bergamo, si andava solo in elettricoNei tratti cittadini, qui al Quartier Tappa di Bergamo, si andava solo in elettrico
«Noi che abbiamo superato i trent’anni da un po’ – sorride Ciavatta, titolare di Marcar Rimini – siamo abituati a sentire il rumore del motore e a viaggiare abbattendo i tempi. ll criterio oggi è quasi una sfida con se stessi, cercando di capire quanti chilometri si possono fare in elettrico o consumando di meno. Sicuramente però c’è ancora un po’ di incertezza, legata al fatto che la rete di impianti di ricarica in Italia è ancora estremamente limitata. Questo è sicuramente un freno importante alla diffusione della macchina elettrica. Ci si aspetta molto dalla costruzione di una fabbrica di batterie a Parigi, da parte di Opel, Stellantis, Peugeot e Mercedes, per produrne a costi più contenuti e superiore autonomia».
La piazza dei social
E poi c’è il racconto dell’auto al Giro. Averla ci ha permesso di viaggiare in comodità, fornirla ha dato a Marcar Rimini la visibilità derivante dall’operazione stessa. Quando conta per un grande concessionario di auto essere presente sui social di un web magazine come bici.PRO?
Solo poche auto ammesse al traguardo delle Tre Cime di Lavaredo: la sala stampa era infatti a MisurinaSolo poche auto ammesse al traguardo delle Tre Cime di Lavaredo: la sala stampa era infatti a Misurina
«Come persone – sorride Ciavatta – siamo tutti abituati a informarci: sui giornali, in televisione, ma anche sui social media. Quello che ci insegnano è essere presenti dovunque ci sia gente. Se c’è una festa popolare, noi dobbiamo portarci le macchine. Se c’è una manifestazione e abbiamo le macchine lì, la gente ci vede. E se la gente oggi frequenta le piazze virtuali, è bene che siamo anche lì. Chiaramente non si può essere dappertutto, bisogna scegliere i luoghi frequentati dal nostro target di clientela. In questo caso, l’operazione fatta con bici.PRO è stata un’azione di branding. Affinché il popolo del Giro dicesse: “Guarda questi qui di Rimini, che si sono abbinati al Giro d’Italia con bici.PRO”. Non è servito per vendere la macchina, ma per farla vedere e far conoscere noi. E il Giro d’Italia resta un’ottima vetrina…».
Stavamo mangiando la pizza con Vallanzasca nella fioreria di Antonella, la compagna che di lì a poco ne sarebbe diventata moglie. L’idea era venuta a Tonina, nell’estenuante ricerca di verità per suo figlio Marco Pantani, morto ammazzato nel residence di Rimini. Eravamo in giro per la presentazione del libro e il passaggio milanese fu l’occasione perfetta.
Il discorso approdò finalmente alla soffiata in carcere, affinché scommettesse che Pantani non avrebbe vinto il Giro del 1999. C’era il dubbio che fosse una boutade, inserita da Vallanzasca nel suo libro per fare cassetta. Tuttavia, quando ci puntò gli occhi gelidi negli occhi e aprì bocca, i dubbi se ne andarono.
«Se sapeste com’è la vita nelle carceri – disse Vallanzasca a bassa voce, con tono fermissimo – sapreste anche che là dentro a uno come me non si raccontano bugie. E se qualcuno mi disse di fare quella scommessa, che poi non feci, era certo che fosse una buona scommessa. Pantani il Giro non lo avrebbe finito».
Nel giro di pochi mesi, i titoli osannanti virarono verso il linciaggio senza la minima concessione del dubbioNel giro di pochi mesi, i titoli osannanti virarono verso il linciaggio senza la minima concessione del dubbio
“Violazioni diverse e gravi”
Fu una conferma. A Campiglio era successo qualcosa di poco chiaro, ma nessuno in quei giorni ritenne di ascoltare Pantani e di dargli fiducia dopo il tanto di bello che aveva donato loro. Nessuno. Zero. Decisero che fosse colpevole. Condannato a mezzo stampa sulla base di un controllo inaffidabile ed eseguito in modo improprio. Perché?
«Grazie all’attività istruttoria compiuta dalla Commissione antimafia ed in particolare dal Comitato coordinato dal Senatore Endrizzi, è stato accertato che numerose anomalie contrassegnarono la vicenda che portò all’esclusione dell’atleta Marco Pantani dal Giro d’Italia a Madonna di Campiglio, il 5 giugno 1999: diverse e gravi furono le violazioni alle regole stabilite affinché i controlli eseguiti sui corridori fossero genuini e il più possibile esenti dal rischio di alterazioni», lo afferma in una nota il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra nel presentare il nuovo lavoro appena pubblicato.
Nicola Morra è il Presidente della Commissione antimafia (foto Fanpage)Nicola Morra è il Presidente della Commissione antimafia (foto Fanpage)
Quel filo rosso
A forza di insistere, Tonina c’è arrivata. La sua voce è stata affiancata da quella dei media più potenti che hanno sempre creduto in Marco, con Davide De Zan in testa e Le Iene come sponda. La commissione Antimafia non ha fatto altro che mettere in fila tutti gli elementi che a più riprese avevamo già raccontato. E il quadro di colpo si è fatto chiaro anche agli occhi di chi aveva abboccato alle tesi opposte.
La relazione è composta da 48 pagine, prive di elementi di novità. Solo che vedere tutto insieme fa un certo effetto. Vi si parla di Campiglio e di Rimini e, come detto centomila volte, non si esclude più a priori che i due luoghi siano in qualche modo uniti. Quando con Tonina si girava per l’Italia raccontando la storia di Marco, non essendo uomo di spettacolo, ricorrevo sempre allo stesso incipit. Chi c’è capitato magari lo ricorda. «C’è una sottile linea rossa – dicevo – che unisce Rimini a Madonna di Campiglio…».
A Madonna di Campiglio l’ultima vittoria di Pantani nel Giro del 1999A Madonna di Campiglio l’ultima vittoria di Pantani nel Giro del 1999
Gli orari corretti
La relazione, stampata su carta intestata del Senato, quella linea rossa la mostra. E anche se è tardi per ridarci Marco e sarà impossibile rendergli quel Giro – semplicemente perché lui quel Giro non l’ha concluso – è il modo per aprire gli occhi e rendersi conto che il suo annaspare per tornare a galla era dettato non già da un delirio, ma dall’impotenza del condannato a morte per un fatto che non ha commesso.
«Nell’effettuare i controlli sugli atleti a Madonna di Campiglio – si legge – non venne rispettato il Protocollo siglato dall’UCI con l’ospedale incaricato di eseguirli. In particolare, dal lavoro della Commissione, è emerso che nell’apporre l’etichetta sulla provetta che conteneva il campione ematico di Marco Pantani non vennero seguite le regole imposte per garantirne l’anonimato, essendo presenti altri soggetti, diversi dall’ispettore dell’UCI che avrebbe dovuto essere l’unico a conoscere il numero che contrassegnava la provetta.
«Contrariamente a quanto affermato in sede giudiziaria, l’ipotesi della manomissione del campione ematico, oltre che fornire una valida spiegazione scientifica agli esiti degli esami ematologici, risulta compatibile con il dato temporale accertato dall’inchiesta della Commissione: collocando correttamente l’orario del prelievo a Marco Pantani alle ore 7,46, quindi più di un’ora prima rispetto a quanto sino ad oggi ritenuto, risulta possibile un intervento di manipolazione della provetta.
«Tale ipotesi – prosegue Morra – è inoltre ancor più plausibile alla luce delle informazioni fornite da Renato Vallanzasca – confermate dagli altri elementi acquisiti dall’organismo di inchiesta parlamentare – che rivelano i forti interessi della camorra sull’evento sportivo, oggetto di scommesse clandestine, e l’intervento della stessa per ribaltarne il risultato tramite l’esclusione di Marco Pantani, del quale era ormai pressoché certa la vittoria».
Ai funerali di Marco a Cesenatico, la grande prova dell’amore dei suoi tifosiAi funerali di Marco a Cesenatico, la grande prova dell’amore dei suoi tifosi
Superficiali e frettolosi
Dissero che non ci sarebbe stato il tempo per manomettere la provetta, invece il tempo c’era, eccome. E allo stesso modo in cui non rispettarono i protocolli a Madonna di Campiglio, l’operato degli investigatori a Rimini risultò altrettanto superficiale e inspiegabilmente frettoloso. Lo scrivemmo. Lo dicemmo. Ma se ne fecero ugualmente un baffo.
«Diverse – dice la relazione – sono le scelte e i comportamenti posti in essere dagli inquirenti che appaiono discutibili. Innanzitutto, la frettolosa conclusione che la morte di Marco Pantani fosse accidentale o addirittura conseguenza di un suicidio, cui si pervenne anche sul presupposto che egli fosse rimasto isolato per diversi giorni fino a quello della sua morte, con la conseguente esclusione di responsabilità di terzi».
«Resta aperto l’interrogativo – si legge – che da anni la famiglia del corridore pone: è davvero certo che Marco Pantani sia morto per assunzione volontaria o accidentale di dosi letali di cocaina, connessa all’assunzione anche di psicofarmaci?
«Gli elementi emersi dall’istruttoria svolta da questa Commissione parlamentare consentono di affermare che una diversa ricostruzione delle cause della morte dell’atleta non costituisca una “mera possibilità astratta che possa essere ipotizzata in letteratura e in articoli di cronaca giornalistica” e devono indurre chi indaga a scrutare ogni aspetto della vicenda senza tralasciare l’eventualità che non tutto sia stato doverosamente approfondito, ricercandone, eventualmente le ragioni».
A Marco, scrivemmo anni fa, negarono la fiducia anche nel momento della morte. Le intercettazioni telefoniche fra i pentiti di camorra aggiungono elementi a un quadro già chiaro. Ogni tentativo di deviare, insabbiare, raccontare il falso come fosse vero fu l’ennesima coltellata.
Marco riposa nella tomba di famiglia, meta di tifosi che in lui hanno sempre credutoMarco riposa nella tomba di famiglia, meta di tifosi che in lui hanno sempre creduto
La dea bendata
Lo stesso schema, a Campiglio come a Rimini: la stessa vittima, un quadro probatorio confuso e reso ancor più illegibile dalla negligenza o dalla complicità di chi avrebbe dovuto fare chiarezza, il sostegno a senso unico di certa stampa e la condanna popolare dettata dalla disinformazione.
La storia di Marco Pantani dal 5 giugno 1999 al 14 febbraio del 2004 fu soprattutto questo, in un Paese popolato da ombre e fantasmi, che dopo 40 ann riapre il caso di Emanuela Orlandi. Anche nel suo caso domina la sensazione che ci sia in giro chi conosce la verità e finora è rimasto accucciato all’ombra di chi ha avuto convenienza nel proteggerlo.
Per chi ci ha sempre creduto, questa storia sarà per sempre causa di una rabbia che non passa. Ci consola il fatto che in un modo o nell’altro, tutto questo sarà servito per restituire a Marco la sua dignità e a Tonina un po’ di pace.
«La Procura di Rimini – conclude la relazione – ha riaperto le indagini; auspichiamo che anche per quanto riguarda i fatti di Madonna di Campiglio si voglia e si possa andare in fondo, qualunque sia lo scenario che verrà a dipanarsi e chiunque sia coinvolto. Perché la Giustizia sia, come nelle immagini che la rappresentano, una dea bendata capace di assolvere al suo compito, chiunque abbia di fronte».
A Rimini si lavora per Italian Bike Festival. Un evento a metà fra l'esposizione e l'esibizione dal 10 al 12 settembre. Parla Francesco Ferrario, il capo dell'evento
L’edizione 2021 di Italian Bike Festival ha sancito il successo dell’evento riminese che si è confermato l’appuntamento di riferimento per il settore ciclo. Lo scorso mese di settembre si sono date appuntamento a Rimini ben 230 aziende in rappresentanza di oltre 400 brand. Al termine della tre giorni di fiera sono stati registrati 30.000 visitatori che hanno affollato gli stand presenti. Il tutto a conferma di un appuntamento ormai considerato imperdibile da tutti gli appassionati.
I numeri dell’Italian Bike Festival del 2021 sono stati incredibili: 230 aziende per oltre 400 brand con ben 30 mila visitatori I numeri dell’Italian Bike Festival del 2021 sono stati incredibili
Sguardo al 2022
Taking Off, la società che organizza Italian Bike Festival, è già al lavoro per l’edizione 2022 con il preciso obiettivo di aumentare la visibilità dell’evento al di fuori dei confini italiani. Per farlo ha deciso di affidarsi a LDL COMeta, agenzia di media relation specializzata nel mondo degli sport endurance e nel turismo.
Francesco Ferrario, direttore commerciale di Taking Off, spiega così le motivazioni alla base della scelta di affidarsi alla nuova agenzia.
«Giunti alla quarta edizione – dice – abbiamo registrato un ulteriore incremento sia di area espositiva che di partecipazione del pubblico, a dimostrazione del valore della nostra manifestazione che di anno in anno si riempie di contenuti attrattivi. Per posizionare l’evento come momento topico della stagione e dell’utilizzo della bicicletta in tutte le sue forme – continua Ferrario – riteniamo importante in questo momento di crescita potenziare la comunicazione, non solo in Italia ma anche verso nuovi mercati».
Un partner esperto
LDL COMeta è un’agenzia con una consolidata esperienza nel ruolo ufficio stampa di brand di riferimento nel mondo dello sport. Nel suo portfolio clienti troviamo anche eventi agonistici di prestigio. Si affidano alla sua professionalità anche enti di promozione turistica. Alla guida dell’agenzia troviamo Carlo Brena, giornalista e grande appassionato di sport.
«Siamo particolarmente felici di questa nuova partnership, perché IBF rappresenta l’evento catalizzatore di tutto il movimento ciclistico italiano e saremo in grado di realizzare delle sinergie con le esperienze derivanti dal nostro portfolio – sottolinea lo stesso Brena – anche alla luce delle recenti novità che riguarderanno la location e il programma di Italian Bike Festival 2022».
Carlo Brena guida dell’agenzia LDL COMeta, giornalista e grande appassionato di sport qui all’Ironman di Copenaghen nel 2019 Carlo Brena guida dell’agenzia LDL COMeta, giornalista e appassionato di sport
Tante novità per il 2022
Sono tante le novità che caratterizzeranno l’edizione 2022 di Italia Bike Festival che si svolgerà dal 9 all’11 settembre. Nel programma, in piena fase di allestimento, entra la Granfondo Misano Bike a cui seguiranno altre manifestazioni. L’obiettivo degli organizzatori è quello di creare una agenda di appuntamenti agonistici o amatoriali, in grado di attirare visitatori anche al di fuori dell’Italia.
Misano e il suo circuito saranno il contesto unico che ospiterà l'IBF, Mauro Sanchini ci racconta il territorio e il rapporto tra bici e motoMisano e il suo circuito saranno il contesto unico che ospiterà l'IBF, Mauro Sanchini ci racconta il territorio e il rapporto tra bici e moto
Presentati al Grand Hotel di Rimini i risultati di uno studio sui grandi eventi sportivi come traino per il turismo. Noi c'eravamo. E ve lo raccontiamo
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
NASCE BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Questa è la storia di un viaggio iniziato un anno fa. Il Giro d’Italia 2020 entrava nel vivo. Filippo Ganna aveva appena vinto la crono di Valdobbiadene, Almeida era ancora in rosa e l’indomani Tao Geoghegan Hart avrebbe posto a Piancavallo la prima pietra per la vittoria. Nell’hotel La Rosina di Marostica con un clic e un brindisi allo scoccare della mezzanotte, con questa stessa foto di apertura che ritrae il gruppo in partenza da Cesenatico, venne alla luce bici.PRO
bici.PRO è andato online nella notte della crono di Valdobbiadene del Giro d’Italia 2020bici.PRO è andato online nella notte della crono di Valdobbiadene del Giro 2020
La nostra casa
E’ passato un anno. Siamo nati durante il Covid, quando il mondo era chiuso e le prime riaperture stavano appena riportando il ciclismo sulle strade. Folle intraprendere una nuova iniziativa in quei giorni o la mossa migliore? Forse all’inizio avremmo impiegato qualche minuto per rispondere, oggi indichiamo senza dubbio la seconda opzione: è stata la mossa migliore. Si poteva scegliere di rannicchiarsi nell’attesa, invece siamo andati in fuga. Come tutte le aziende del settore che durante la chiusura hanno investito e acquistato e ora sono in vantaggio su chi si è lasciato intimidire.
Questa caduta di Alaphilippe ha deciso il Fiandre 2020? C’era da parlarne, non ci sono episodi che non meritino approfondimentiQuesta caduta di Alaphilippe ha deciso il Fiandre 2020? C’era da parlarne, non ci sono episodi che non meritino approfondimenti
Chilometro 162, la società editrice alle spalle del magazine nacque il 6 agosto2020, fra la Strade Bianche e la Sanremo. Giorni di grande fervore. Per le corse da un lato e per l’amico Francesco Pelosi dall’altro, che con la sua Suntimes disegnava la struttura della nuova… casa seguendo le indicazioni ricevute.
Volevamo un magazine di fruibilità immediata. Elegante. Che permettesse di pubblicare foto grandi anche su dispositivi mobile. Che ci permettesse l’approfondimento del mensile per più volte al giorno. E ci consentisse di giocare anche in modo interattivo con le piattaforme social più diffuse. Caratteri. Grafica. Tipografia. Plugin. Template. Seo. Lo sguardo severo e insieme bonario di Lucia. La disponibilità di Emilio. In breve il mondo intorno a noi cambiò e ci imbarcammo nella più bella avventura professionale dopo anni di anni sempre uguali.
Con Alberto Dolfin da Tokyo abbiamo raccontato il fantastico oro degli azzurri del quartettoCon Alberto Dolfin da Tokyo abbiamo raccontato il fantastico oro degli azzurri del quartetto
Il nostro stile
Una volta disegnata la struttura, la palla è passata alla redazione. Nessuna porta chiusa. Il ciclismo è un mondo vastissimo. Dalle parole di qualsiasi corridore nascono spunti per approfondimenti su temi tecnici, di alimentazione, salute, allenamento. Ogni attore sulla scena è portatore di storie e idee, ogni atleta è un gigante.
Volevamo passare dalla dimensione dei soliti nomi alla pluralità del gruppo, sfuggendo alla logica dei comunicati copiati e incollati, rifiutando la copertura frenetica di ogni notizia che altri fanno meglio di noi.
Non siamo nati per distruggere altri siti o per sotterrarli, come invece qualcuno si vanta di aver fatto. La terra è sotto piedi ben saldi che anche oggi, come ogni giorno da un anno a questa parte, sono già in cammino dalle prime luci dell’alba.
La Roubaix di Colbrelli, dopo l’europeo e l’italiano… Spunti a non finire in un anno di strepitoso ciclismo italianoLa Roubaix di Colbrelli, dopo l’europeo e l’italiano… Spunti a non finire in un anno di strepitoso ciclismo italiano
La nostra squadra
La squadra si è andata formando e ancora cambierà forma. Al fianco dei tre fondatori – Emiliano Neri, Luciano Crestani ed Enzo Vicennati – lavorano ogni giorno con passione Filippo Lorenzon dal suo borgo in Sabina. Gabriele Gentili e Giada Gambino dalla Sicilia. Umberto Toscanelli dalla Val d’Aosta. Simone Carpanini dall’Emilia e Gabriele Bonetti e Dalia Muccioli dalla Romagna. Stefano Masi dalla Lombardia e Alberto Dolfin dal Piemonte. Matteo Capobianchi da Roma e Carlo Alberto Melis dalla Sardegna.
La prima intervista con Elisa Balsamo proprio sul nascere di bici.PRO e poi fino a Leuven. Vittoria doppia…La prima intervista con Elisa Balsamo proprio sul nascere di bici.PRO e poi fino a Leuven. Vittoria doppia…
Da pochissimo si sta sperimentando con noi anche Rossella Ratto, atleta azzurra laureata in Scienza dell’Alimentazione, che al momento di appendere la bici al chiodo, disse proprio al nostro Carpanini di volersi provare come giornalista. Era il 16 settembre, dieci giorni dopo abbiamo pubblicato il suo primo articolo, il terzo è andato online giusto ieri. Probabilmente questa scheggia di vita vissuta è l’esempio di come la voglia di fare, la capacità di farlo e di imparare siano la chiave d’accesso a un mestiere bellissimo ma per niente facile.
Con noi sin dal primo giorno, Roberto e Luca Bettini e tutti i fotografi della loro bettiniphoto.net, da Ilario Biondi a Dario Belingheri e Tommaso Pelagalli, ci hanno permesso di avere una copertura straordinaria dalle strade di tutto il mondo.
Qualcuno si è fermato lungo il cammino, davanti a difficoltà nel sostenere una vita ad alta velocità e i ritmi, la preparazione e le esigenze di un lavoro che non fa sconti. A loro va comunque il nostro abbraccio e la gratitudine per aver camminato al nostro fianco.
E a Leuven con la vittoria di Ganna nella crono si è come chiuso un cerchio: con lui abbiamo iniziato, da lui si riparte alla grandeE a Leuven con la vittoria di Ganna nella crono si è come chiuso un cerchio
Il vostro mondo
Punto Pro (.PRO) più che il nome di un dominio è uno stile di vitae un modo di lavorare che domani si estenderà anche agli altri ambiti che affronteremo. Storie. Tecnica. Approfondimenti. Corse. Viaggi. Incontri. Tutto ciò che è agonismo abita in queste pagine, qualsiasi sia la specialità, qualsiasi l’ispirazione.
Vi abbiamo raccontato i grandi nomi e anche i più piccoli. Abbiamo aperto le porte del ciclismo femminile, della pista e del cross senza la pretesa di essere i primi o i migliori. Altri c’erano prima di noi, altri verranno dopo.
Abbiamo però il nostro stile e il nostro rigore che rivendichiamo con orgoglio. Tutto questo ci ha portato a pubblicare finora 3.151 articoli. Ogni giorno a partire dalle 8,30, poi ogni due ore. E nel mezzo quel curiosare imperterrito fra le novità del mercato, componendo e scomponendo vetrine mai uguali a se stesse.
Il ciclismo è il posto più bello in cui essere giornalisti, con incontri indimenticabili fra leggende. Qui Merckx e PogacarIl ciclismo è il posto più bello in cui essere giornalisti, con incontri indimenticabili fra leggende. Qui Merckx e Pogacar
E’ il nostro mondo ed è anche il vostro. Nello spegnere la prima candelina ci stringiamo forte alla comunità che si è formata e si sta consolidando con numeri sempre crescenti. E con una stretta di mano alle aziende che prima per la fiducia e l’amicizia e ora per quegli stessi numeri hanno scelto di camminare con noi sulle infinite e bellissime strade del grande ciclismo.
Buon compleanno a bici.PRO. E buona settimana a tutti voi.