Gli esseri umani di solito ottengono il meglio di se stessi nelle situazioni più estreme. Ed Egan Bernal non è stato solo un’eccezione. E’ anche la testimonianza che puoi essere un campione sotto tutti gli aspetti, senza che questo dipenda dal palmares o dai traguardi raggiunti in una carriera sportiva. Egan, che per camminare ancora si appoggia a un bastone e nonostante ciò ha iniziato a fare lavori di fondo sulla bicicletta, racconta con lucidità la creazione del suo EB Project (anche in un video), le finalità e perché è nato.
Un’opera sociale e sportiva
L’opera socio-sportiva è venuta alla luce nel mezzo del suo ricovero in terapia intensiva. La sua mente ha iniziato a vagare tra la voglia di lasciare l’ospedale e, a sua volta, iniziare a fare qualcosa di importante per trasferire le sue esperienze in altre persone e cambiare le loro vite. L’idea c’era sempre stata, ma a causa dei suoi innumerevoli impegni non era stato in grado di realizzarla. Finalmente il momento è arrivato e, grazie alla pianificazione del suo gruppo di lavoro, è ora una realtà con 18 tesserati delle categorie allievi, juniores e U23.
«In terapia intensiva – ha detto – pensavo che a volte rinunciamo a fare le cose pensando che le faremo dopo. Volevo fare qualcosa, un progetto, ma volevo farlo dopo… Una Gran Fondo, un marchio di abbigliamento o qualcosa del genere. E dicevo sempre: “Lo farò più avanti”. Invece era quasi troppo tardi, stavo per morire senza aver combinato niente», ha detto Egan riflettendo sulle conseguenze che il tragico incidente dello scorso 24 gennaio avrebbe potuto avere.
Bernal e la maglia del suo team che unisce il giallo del Tour e il rosa del Giro
Egan è un simbolo per la Colombia e per Ineos: questa la maglia rosa 2021
La maglia gialla del 2019, finora il suo trofeo più prestigioso
Appuntamento a Bogotà
«Quando mi sono sentito così fragile in quel reparto di ospedale, mi sono detto: “Voglio che il mio primo progetto sia qualcosa in cui contribuisco in un certo modo alla società. Deve essere qualcosa di sociale e sportivo, che aiuti a cambiare la vita delle persone“», racconta l’ultimo vincitore del Giro d’Italia. Così, accompagnato dai suoi genitori, Flor e Germán, dalla sua fidanzata María Fernanda, dal suo entourage più stretto e da un grande conglomerato di uomini d’affari e dirigenti, ha presentato sua iniziativa nel Capitale della Colombia. Prima di tornare in Europa per un ritiro e continuare la sua ripresa nelle mani degli specialisti della Ineos Grenadiers.
EB Project nasce per cambiare la vita dei ragazzi che vi saranno coinvolti
Le squadre saranno affidate a Sergio Avellaneda, suo allenatore in MTB. Coinvolta anche Xiomara, la sua prima fidanzata
EB Project nasce per cambiare la vita dei ragazzi che vi saranno coinvolti
Le squadre saranno affidate a Sergio Avellaneda, suo allenatore in MTB. Coinvolta anche Xiomara, la sua prima fidanzata
Ritorno in Europa
«Stavo aspettando questo progetto. Ho detto loro (i suoi direttori, ndr) che non volevo andarmene senza fare prima la presentazione. Così – prosegue Egan sorridente – mi hanno dato il permesso, hanno avuto pazienza. Quindi penso che la prossima settimana tornerò in Europa per riprendere gli allenamenti e continuare con il recupero». Ancora non ha una data precisa per riattaccare il numero, ma nel pieno di uno dei momenti più difficili della sua vita, non ha mai dubitato per un solo momento di tornare a competere contro i migliori del mondo.
Una Colombia migliore
Di fatto, la giornata di sabato è stata, a causa dei suoi molteplici impegni legati al lancio di EB Project, l’unica senza bicicletta dal 27 marzo, quando rese pubblico il suo primo contatto con la strada. Ora la data sottolineata sarà quella del 23 aprile, il giorno in cui ha finalmente potuto dare il via alla sua opera socio-sportiva. Sarà diretta da Jhon Sergio Avellaneda (l’allenatore con cui ha vinto le sue due medaglie ai mondiali di MTB) e destinata a cambiare vita di coloro che ne fanno parte. «Voglio un Paese migliore», ha detto Bernal, che ha già chiari i suoi prossimi obiettivi prima di rientrare nel mondo delle gare.
Fra i progetti immediati di Egan c’è anche camminare senza bastoneFra i progetti immediati di Egan c’è anche camminare senza bastone
Senza bastone
«Vorrei camminare senza bastone, anche se mi piace e sembra quasi elegante (sorride, ndr), ma sarebbe bello camminare senza. E poter stare sui pedali senza alcun disagio. Penso che queste due cose sarebbero molto buone», conclude il campione di Cundinamarca, che probabilmente avrà la città di Monaco come quartier generale per i suoi allenamenti.
Attendevamo attacchi al Santuario di Castelmonte, ma fra i primi tre si è visto il solito livellamento. Si gioca tutto sulla Marmolada? Carapaz sorride
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Ci sarà davvero da stupirsi del ritorno di Bernal in bicicletta? Non sarà che il sensazionalismo a mezzo social rende tutto eccessivo, per cui il fatto che Egan abbia rischiato la vita rende miracoloso un ritorno che in realtà di miracoloso non ha niente? Alla fine di questo articolo sarà evidente la differenza nell’approccio tra chi legge le notizie, noi compresi, con quel pizzico di dovuta paura e compassione e chi sugli atleti infortunati e apparentemente spacciati opera da anni.
Ne abbiamo parlato con Fabrizio Borra, uno che nel 1995 rifiutò si parlasse di miracolo quando rimise in bici Marco Pantani e che da allora ha lavorato con decine di corridori, piloti di Formula Uno, quelli della Moto Gp e da stasera, per non farsi mancare nulla, è con Fiorello per un concerto a Padova. Del siciliano e di Jovanotti è amico e ne segue spesso le performance.
Sin da subito, Egan ha iniziato a lavorare sugli arti inferiori, per evitare l’atrofia
Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali
Sin da subito, Egan ha iniziato a lavorare sugli arti inferiori, per evitare l’atrofia
Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali
Fabrizio, il ritorno di Bernal in bici è così sorprendente?
Se non sbaglio dall’incidente sono passati due mesi e rotti, no? Quindi siamo nei tempi giusti. Se guardiamo alla guarigione ossea, la forchetta è di 6-8 settimane. Quelli sono i tempi standard, che tu abbia una frattura oppure 20. Per cui in bicicletta vai a metterlo anche prima. Non aspetti le 8 settimane, addirittura lo metti in 5-6. Se guardo tutte le mie casistiche, una volta che l’osso ha fatto il primo strato di callo, la bicicletta aiuta a vascolarizzare meglio, per cui diventa una parte rieducativa. Per questo aspetto è nei tempi.
C’è un però?
Se oltre a quelle fratture ha avuto anche delle problematiche su qualche articolazione, questo chiaramente non lo sappiamo. Però se va in bicicletta, credo che il problema non ci sia. Ho visto un paio di immagini su internet, lui ha il vantaggio che la sua struttura è molto snella, non ha un fisico tanto importante muscolarmente. Questo sicuramente è a suo favore. Il punto non è tanto rimetterlo in bicicletta…
E qual è?
Ce lo puoi mettere anche dopo 30 giorni, l’accortezza è che sia dritto. Quando hai tante fratture e così tanti traumi di quel tipo, che coinvolgono anche gli organi interni, bisogna guardare l’equilibrio muscolo-funzionale. Non so come stiano lavorando in Colombia, mi auguro che non abbiano guardato solamente l’aspetto osseo o l’aspetto della medicina interna, ma che abbiano misurato e valutato gli equilibri muscolo-funzionali. Cioè che la muscolatura abbia ripreso a lavorare in modo corretto. Penso che la Ineos Grenadiers, avendo creato un nuovo modello del ciclismo, sia attenta a questo aspetto.
Le foto di Bernal di nuovo in bici sono spuntate sul suo profilo TwitterLe foto di Bernal di nuovo in bici sono spuntate sul suo profilo Twitter
Che impressioni hai?
Guardando quelle immagini, sembra messo abbastanza bene. Bisognerà però vederela risposta quando comincerà ad aumentare i carichi e l’intensità. Ho un po’ seguito il suo percorso attraverso i social. Ho visto che lo hanno messo sul cicloergometro e poi subito in acqua. Da quello che ho potuto vedere, mi è sembrato un percorso moderno, idoneo. Insomma, mi stupirei se non andasse già in bici. Resto un po’ stupito dalle reazioni, la gente si fa dei viaggi sulle tempistiche.
L’impatto emotivo è stato forte…
Se le fratture vertebrali avessero compresso o creato qualche sofferenza a livello nervoso, quindi qualche area muscolare fosse limitata, allora i tempi sarebbero più lunghi. Il recupero del nervo è lento e soggettivo, ma da quello che ho percepito Egan non ha avuto delle sofferenze del genere. L’esempio più elementare è quando ha avuto una frattura al braccio Marc Marquez, quello della Moto GP. Il suo problema è che ha avuto una sofferenza al nervo radiale del braccio: con quel problema, la moto non la guidi. Ma se non hai questa problematica, una volta recuperate le fratture, poi si tratta di rimettere la muscolatura in assetto e ritrovare una condizione atletica decente. Abituare il corpo a certe sollecitazioni. Diciamo altri 2-3 mesi? Vuol dire che in 6 mesi sei di nuovo in gruppo.
La testa conta tanto?
La testa come sempre incide almeno per il 70 per cento. E’ lei che decide tutto, a patto di avere anche l’equipe giusta che ti segue e la fortuna che il trauma vada nella direzione giusta. A queste condizioni, la testa fa la differenza, allo stesso modo in cui potrebbe crearti dei problemi se non ha le giuste motivazioni. Poi è chiaro che a lui è andata bene. Se avesse impattato in modo leggermente diverso, se la frattura spinale si fosse portata dietro un pezzo di midollo, adesso sarebbe sulla sedia a rotelle. Però una volta che non è successo e la vertebra si è saldata, tu sei come prima.
Egan Bernal sui rulli, marzo 2022: si parlava già di miracolo (foto Twitter)Egan Bernal sui rulli, marzo 2022: si parlava già di miracolo (foto Twitter)
La schiena sarà ugualmente elastica?
Il livello di elasticità della colonna lo vedi con la prova dei fatti. Ci sarà tutta una seria di adattamenti e di normalizzazioni, ma oggi su questi aspetti si lavora bene. Quando hai dei bravi terapisti, anche l’articolazione bloccata si riesce a gestire. Guardate la bruttissima frattura che ha avuto Matteo Moschetti al bacino. Non è che quel trauma non sia stato bruttissimo e non abbia coinvolto la colonna. Però è stato operato bene da un chirurgo bravo, che l’ha mosso il giorno stesso. E lui dopo 40 giorni era già sui rulli. Non è stato un miracolo, ha fatto le cose giuste.
Parve un miracolo quello con Pantani, ma perché in anticipo sui tempi…
Anche lì si trattò di fare la cosa giusta, che per i tempi sembrò abbastanza miracolosa. Era un percorso nuovo per l’Italia, ma già in uso negli Stati Uniti. Questo fa parte della medicina, che va sempre verso nuove frontiere. Io semplicemente, avendo girato, ebbi la capacità di venire a conoscenza di certe metodiche che stavano arrivando nel mondo rieducativo. Quindi in Italia su Marco sono stato forse il primo, ma non mi prendo il merito. Ho solo capito che quella strada fosse un grande step di sviluppo, come poi è stato. C’è continua evoluzione oggi nella rieducazione. Quello che abbiamo fatto su Moschetti due anni fa è stato reso possibile dalle conoscenze attuali e da una struttura con le tecnologie necessarie. Vedi il caso della Goggia…
Prima delle Olimpiadi invernali?
Esatto. La sua ripresa non è stata un miracolo. Tecnicamente è stato bravo il suo staff a fare le cose giuste nel momento giusto. Si è rotta il perone, che non è un osso portante. E ha avuto una piccola distrazione di un legamento del crociato già operato, quindi che non era il suo legamento naturale. L’entità del trauma non era così importante. Ma resta il grande lavoro che hanno fatto su di lei, perché in quei casi è più facile peggiorare la situazione. E poi è stata grande la sua testa, avendo accanto due o tre figure brave e intelligenti, che l’hanno fatta muovere subito evitando che il sistema neuromuscolare si… addormentasse. Oggi c’è un bel gruppo di rieducatori italiani, che nella medicina sportiva ha tanto da dire. Ai congressi ci sono tanti colleghi bravi.
Momenti di relax forzati e necessari per dare al corpo il tempo di riequilibrarsi
Sogno una società, scrive Bernal su Twitter, in cui agli anziani venga riconosciuto il giusto rispetto
Momenti di relax forzati e necessari per dare al corpo il tempo di riequilibrarsi
Sogno una società, scrive Bernal su Twitter, in cui agli anziani venga riconosciuto il giusto rispetto
Anche per Bernal si parlava del rischio di atrofizzazione.
Quando parliamo di inibizione neuromuscolare, intendiamo questo. Quando hai un trauma, cosa fa il corpo? Tende a proteggere quella zona e lo fa togliendo… corrente. In questo modo, usando meno la parte dolorante, la proteggi. Il muscolo però si atrofizza, per cui alla fine il segreto è di lavorare aggirando il trauma, affinché il corpo non crei queste difese e mantenga la muscolatura efficiente.
La testa, dicevi…
La Goggia è stata brava a rimettersi gli sci e tornare a fare quella curva, come in Formula Uno o Moto Gp la prima cosa che fanno è ripetere la curva in cui sono usciti. L’incidente di Bernal non dipende da una curva sbagliata o da un cedimento mentre era sotto sforzo. Lui aveva la testa bassa e ha preso un pullman, avrà meno condizionamenti mentali al momento di ripartire. Bernal non ha la memoria del trauma.
Però il suo rientro andrà seguito bene…
Guardo anche il percorso di Remco Evenepoel. Anche lui è rientrato bene, ho seguito su Instagram tutto il lavoro che hanno fatto in Belgio nel centro che lo ha rieducato. Però uno dei limiti del ciclismo è che quando torni in bicicletta, poi hai finito. Si mette in secondo piano il lavoro di riatletizzazione. Esci dal centro educativo e vai su strada, stop. Nel calcio e nel basket si fanno invece congressi su come creare questa fase di riatletizzazione e dentro c’è anche il supporto psicologico. Nel ciclismo invece il rieducatore smette di seguirti, vai in ritiro solo col massaggiatore e ricominci a inseguire la prestazione. Poi però succede che, come Remco e Froome, capiti di dover interrompere la bici e tornare in palestra.
Allenamenti con gli amici e passeggiate con la compagna Maria Fernanda MotasAllenamenti con gli amici e passeggiate con la compagna Maria Fernanda Motas
Cosa diresti a Bernal?
A Bernal direi di non voler per forza bruciare le tappe e di tornare quando è sicuro di essere a posto, ma non in termini di watt, quanto piuttosto della vera efficienza fisica, curandosi che il corpo non metta in atto delle compensazioni che poi incideranno sulla performance.
Seconda parte del viaggio a casa di Tosatto. Dalla fine del Giro alla nuova filosofia che cercherà di portare in squadra. E la sfida di rilanciare Moscon
In una lunga dichiarazione piena di tristezza dopo il ritiro dalla Gand-Wevelgem, Philippe Gilbert ha annunciato che si sarebbe preso un periodo di stacco per analizzare la situazione e capire per quale motivo fosse già sfinito e la sua condizione non crescesse.
«Penso che il recupero dall’infortunio al ginocchio – ha detto – mi abbia tolto un’enorme quantità di energia. Il fatto che il corpo dovesse guarire da solo ha richiesto molta più energia di quanto avremmo potuto immaginare. Ho lavorato duramente per provare a tornare e ho fatto grandi progressi dopo il ritiro di gennaio, ma forse è stato un po’ troppo veloce. Ora sto pagando per questo».
Philippe si era fratturato la rotula al Tour del 2018, volando giù da una curva nella discesa del Portet d’Aspet. Lo scorso anno, ugualmente in Francia, si è rotto lo stesso ginocchio nella maxi caduta del primo giorno a Nizza. Era il 30 agosto.
Borra ha seguito anche una bella fetta della carriera di Fernando Alonso in Formula UnoBorra ha seguito anche una bella fetta della carriera di Alonso
Come Remco
Lo stop di Gilbert ci ha fatto pensare a quello di Remco Evenepoel. Ricordate quanta voglia di rientrare dopo la frattura del bacino? I tempi bruciati. Il ritiro di dicembre in Spagna tirato come per correre. Poi invece un altro stop, così lungo da fargli saltare l’intera primavera. E così ci siamo chiesti se sia possibile che a certi livelli non si riescano a gestire l’infortunio e la rieducazione con tempi certi. Lungi da noi prendere a esempio il mondo del calcio, ma certi campioni sono seguiti come meritano?
Per chiarirci le idee ci siamo rivolti a Fabrizio Borra: un vecchio amico e soprattutto un grande rieducatore di scuola americana, al cui fianco seguimmo passo dopo passo la rieducazione e la ripresa di Marco Pantani. Dato che il romagnolo lavora anche nel basket, nella Formula Uno e in parecchi altri sport, avremo l’occasione di valutare alcune abitudini del ciclismo.
La prima frattura della rotula Gilbert la subì al Tour del 2018La prima frattura della rotula Gilbert la subì al Tour del 2018
Come si gestiscono la convalescenza e il recupero di un atleta infortunato come Gilbert?
Si fa fatica ovviamente a trovare delle regole generali. Ci sono tre punti. Il primo è stabilire cosa si possa fare durante la rieducazione. Quindi valutare la fase di riatletizzazione, cioè il passaggio dalla riabilitazione allo sport. Infine la ripresa della preparazione. Sono fasi di cui nel ciclismo si tiene poco conto. Mentre ad esempio nel calcio, sono codificate perché oltre alla capacità di correre, ad esempio, c’è da curare la rieducazione al gesto tecnico. Chi rieduca nel ciclismo dà per scontato che da un certo punto in poi sia sufficiente risalire in bicicletta. Come è successo probabilmente con Evenepoel.
Che cosa si dovrebbe fare invece?
Bisogna capire le caratteristiche specifiche dell’atleta e dello sport. Durante la rieducazione va preparata la base perché si possa tornare al gesto motorio corretto, affinché quando un giorno l’atleta tornerà in bici, possa pedalare correttamente. Ma se lo rimetto in sella e per vari motivi usa una gamba più dell’altra, si creano dei compensi che non ti puoi permettere.
Approfondiamo il gesto motorio corretto?
Il corpo ha memoria del trauma e magari anche dopo la rieducazione, qualche muscolo continua a lavorare in modo improprio. Per ricreare lo schema motorio corretto si comincia dalla rieducazione, poi c’è la delicata fase della riatletizzazione, che deve essere graduale. E nel frattempo cerco di capire dai numeri se il corpo mi sta seguendo nel percorso che ho disegnato per lui.
Nella caduta al Lombardia, Evenepoel ha riportato la frattura del bacinoNella caduta al Lombardia, Evenepoel ha riportato la frattura del bacino
Quali numeri?
Si fanno valutazioni giù dalla bici, valutando la qualità del reclutamento neuro-muscolare e se ci sono inibizioni neuro-muscolari. Partendo da questa base, la ripresa del lavoro atletico deve essere bilanciata ed efficiente. E’ la fase in cui il rieducatore parla con il preparatore. Rialzarsi e montare in bici è nella natura del ciclista, ma c’è una finestra temporale, che nel ciclismo è il mondo di nessuno, in cui si deve fare il raccordo fra rieducazione e preparazione. Anche in bici ci sarebbe da curare il gesto tecnico, invece si fanno bastare i dati del potenziometro per valutare la spinta delle gambe e ad esempio smettono di osservare la risposta della parte superiore del corpo.
Per questo con Pantani si ricominciò a pedalare in acqua?
Esattamente ed è quello che nel nostro centro si fa ancora. Ti metto in acqua, elimino la forza di gravità e impedisco che ci creino dei compensi. Se invece riparti senza essere a posto e magari vai anche a correre, perdi ogni equilibrio. I compensi vengono portati all’estremo e anche se l’ortopedico ha fatto il miglior lavoro possibile, rischi che non sia servito a niente. Con Marco non fu possibile tornare alla perfezione solo perché la gamba era rimasta più corta di un centimetro e dovemmo studiare soluzioni alla luce di questo.
Quindi lo sfinimento di Gilbert?
Potrebbe essere dovuto al fatto che a un certo punto sia tornato in bici senza essere del tutto a posto. Il suo corpo ha attivato compensi che lo hanno portato a spendere troppo. Si è trasformato in una macchina che lavorava con troppi attriti. Mentre la vera cosa da fare era resettare completamente il corpo.
In California, presso il centro high-Performance di Reb Bull, Froome ha resettato il suo corpoPer Froome in California un supplemento di rieducazione
E come si fa?
L’atleta va valutato giù dalla bici per capire se ci siano situazioni migliorabili e poi si passa a determinare la posizione più efficiente in bici. Se invece riparti, poi sposti le tacchette, aggiungi il plantare, alzi il manubrio e sposti la sella, stai sicuro che entri in un incubo. Sapete quanti corridori mi sono arrivati al termine di questo calvario?
Perché succede?
La mia percezione è che quella finestra di passaggio di cui abbiamo parlato venga sottovalutata. Gli schemi motori sono dei file preorganizzati e quando ho un infortunio, gli equilibri cambiano. Se monto in bici, sapendo che la bici ha 5 punti fissi (la sella, i 2 pedali, le due mani), costringo il corpo a raggiungerli. Ma se si lavora con un rieducatore che conosce il ciclismo, si evita di creare le memorie che provocano conseguenze difficili da superare.
In parte è successo anche a Froome, che è rimontato subito in bici, invece in California durante l’inverno alla Red Bull lo hanno resettato…
Era la cosa da fare subito. L’atleta giovane risponde più in fretta di quello meno giovane, ma il risultato si raggiunge lo stesso. E pensate che adesso la ricerca lavora sulla plasticità cerebrale proprio per valutare anche i tempi di risposta.
Quante pressioni su Remco Evenepoel. Con la vittoria della Vuelta per il giovane belga si apre un capitolo molto delicato. Ne parliamo con Parsani e Bortolami che di pressioni e di Belgio ne sanno qualcosa...
Masnada doveva essere l'angelo custode di Remco al Giro. Ma si è ammalato, ha lasciato il Romandia e la Soudal l'ha fermato. Dolore e voglia di rivincita
La frattura del bacino è diventata attuale quando Remco Evenepoel è stato estratto ancora vivo dall’orrendo volo nella discesa dal Muro di Sormano. Era il 15 agosto. La diagnosi per il giovane belga fu proprio questa. Frattura del bacino e forte contusione del polmone destro. Considerato che aveva rischiato di morire, Remco tirò un sospiro di sollievo e tornò in Belgio ad aspettare, poi lavorare. Quando meno di un mese dopo, il 13 settembre, lo vedemmo di nuovo su una bicicletta, si capì che il ragazzo ha numeri da fuoriclasse e che quel tipo di frattura, se ben seguito, non è poi un monte insormontabile.
Per saperne di più, abbiamo tuttavia fatto qualche domanda a Marco Filippini, fisioterapista del Centro Fisioradi di Pesaro ed esperto di Rieducazione Posturale Globale.
Il tremendo volo del Lombardia ha provocato la frattura del bacino a Remco EvenepoelPer Evenepoel al Lombardia, frattura del bacino
Dottor Filippini, di che guaio parliamo?
Le fratture del bacino sono il tipico infortunio da trauma. Sono caratterizzate dalla rottura di uno o più ossa (in apertura l’anatomia della zona nell’illustrazione FisioterapiaItalia, ndr). In base al numero dei punti di rottura vengono classificate in Fratture Stabili o Instabili. Tutte le fratture composte o minimamente scomposte, contraddistinte da un unico punto di rottura, sono stabili. Mentre se sono presenti più punti di frattura, scomposti, la frattura è instabile. Talvolta le fratture instabili possono essere di tipo aperto, ovvero quei casi dove un frammento dell’osso fratturato protrude la pelle.
Hanno sempre origine traumatica?
Negli sportivi o nei soggetti con osteoporosi, si può verificare anche una frattura da avulsione, cioè una lesione in prossimità dei tendini e dei legamenti dove questi si inseriscono. Queste non sono facili da diagnosticare perché avvengono senza trauma diretto nella zona.
Il solo rimedio è l’immobilità?
Nelle prime settimane dopo il trauma è consigliato rimanere sdraiati a letto, in quanto l’immobilità facilita la formazione del callo osseo. Ma dopo questo periodo è fondamentale intraprendere un percorso riabilitativo.
Ecco l’anatomia del bacino. La frattura si classifica in base al numero di ossa coinvolteLa frattura del bacino si classifica in base alle ossa rotte
E’ una frattura che può prevedere un intervento chirurgico?
Molto raramente e quando necessario serve per ridurre la frattura stessa.
La saldatura è sempre precisa?
Se la frattura è scomposta, ma non è necessario l’intervento chirurgico, può accadere che la saldatura della frattura non sia perfettamente precisa. Tuttavia questo non preclude la possibilità di tornare a svolgere le attività della propria quotidianità in modo normale.
Quali sono i passaggi della guarigione?
I passaggi della guarigione partono, come già detto, da un periodo di immobilità. Segue un percorso che prevede all’inizio esercizi in scarico da svolgere sia letto che in una piscina riabilitativa, per poi proseguire in palestra. L’obiettivo è di recuperare le attività della vita quotidiana e il ripristino di un corretto schema motorio del passo. Se risulta necessario l’intervento chirurgico, il tutto sarà ovviamente anticipato dall’operazione che riallineerà i vari segmenti di frattura.
Durante la rieducazione si va incontro a rischi di compensazione che possono compromettere la simmetria fra gli arti inferiori?
Più è grave la frattura, più è probabile l’insorgenza di un’asimmetria degli arti inferiori. Se durante la rieducazione il paziente non viene stimolato nel modo corretto, il rischio che la simmetria degli arti inferiori venga compromessa è concreto.
Che tipo di riabilitazione si consiglia?
Nella fase di immobilità potrebbe essere molto utile un ciclo di magnetoterapia per velocizzare la calcificazione. Superato questo periodo, il paziente inizierà un percorso riabilitativo. Esso comprende l’utilizzo di tecniche di terapia manuale da parte del fisioterapista per migliorare le disfunzioni del movimento. Poi sedute di massoterapia per trattare tutta la parte muscolare che sarà sicuramente contratta. Spesso, in queste settimane, si effettuano anche trattamenti di Tecarterapia e laserterapia ad alta frequenza. Questi mirano alla biostimolazione e alla riduzione del dolore e dell’infiammazione dei tessuti molli colpiti dal trauma.
La rieducazione in acqua è un passaggio fondamentale (foto Poliambulatorio Fisio)La ginnastica in acqua riduce la gravità (foto Poliambulatorio Fisio)
Quale ginnastica si fa durante la riabilitazione?
In un primo momento l’idrokinesiterapia, in acqua, che permette di lavorare anche in assenza di carico per recuperare più velocemente lo schema motorio e il tono muscolare. Questo aspetto velocizza anche la successiva fase riabilitativa, da svolgere in palestra con il fisioterapista, per il completo recupero del tono muscolare dei muscoli del tronco, del bacino e degli arti inferiori. Sono molto importanti gli esercizi propriocettivi che stimolano il recupero della coordinazione e della capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio. Durante la fase in palestra, si consiglia anche un ciclo di rieducazione posturale per combattere tutti i compensi che l’infortunio e l’immobilità hanno creato.
Quali sono i passaggi prima di poter tornare in bicicletta?
Terminare il periodo di immobilità. Ottenere l’okay del medico per tornare a caricare dopo il consolidamento della frattura. Aver recuperato il ROM dell’articolazione dell’anca (Range of Motion, la flessibilità articolare, ndr). A quel punto si può ricominciare a pedalare. Nel caso in cui il paziente abbia timore di una nuova caduta si consiglia di riprendere con cyclette, spin bike o rulli. Per chi pratica ciclismo, sarà fondamentale un riposizionamento in sella da parte del biomeccanico. Il trauma infatti potrebbe aver variato alcuni parametri.
Si torna prima a pedalare o a camminare bene?
Sicuramente a pedalare, basti solo pensare che già in fase riabilitativa la cyclette è un “esercizio” per il paziente.
La frattura dello scafoide è una delle più ricorrenti in caso di caduta. Si tratta di un piccolo osso del polso. Per riprendere prima, di solito si opera