Il Tour di Miguel Soro, l’artista che reinterpreta i campioni

03.07.2024
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RICCIONE – Spesso scriviamo delle pennellate che i campioni lasciano sulle strade del ciclismo. C’è chi però questa missione l’ha presa sul serio e, dopo aver svestito i panni di corridore professionista, il pennello l’ha impugnato per davvero e ha cominciato a mettere quelle emozioni su tela. Tra i tanti personaggi che la storica Grand Depart italiana ci sta dando l’opportunità di incontrare, oggi vi presentiamo Miguel Soro Garcia. Spagnolo, classe 1976, tre anni da pro’ tra il 2001 e il 2003, anticamera dell’incredibile carriera artistica attuale.

«Ho corso per due anni in una squadra portoghese, la Matesica e poi ho finito nella toscana Miche, per cui a Firenze mi sento a casa», comincia a raccontare in un ottimo italiano, accompagnato dalla moglie Patricia e dalla curiosissima figlia Alejandra. «Ero un velocista, ogni tanto riuscivo a vincere qualche volata e ricordo che sprintavo con rivali come il vostro Traversoni o il portoghese Candido Barbosa».

Poi, scava ancora nel cassetto dei ricordi e aggiunge: «In pratica, ho fatto il corridore dal 1985 al 2003. I momenti più belli, che porto nel cuore, sono quelli nelle categorie giovanili. Nel 1994, ho corso i mondiali in Ecuador con la maglia della Nazionale e quello è stato il primo titolo juniores della storia spagnola grazie al successo del mio compagno Miguel Morras».

Dalle biciclette ai dipinti

Dalle biciclette ai dipinti, il passaggio è stato davvero poetico: «C’è un momento in cui ti accorgi che devi cambiare vita e a me è successo così quando mi sono accorto che stava finendo la carriera ciclistica. La pittura, in realtà, era un qualcosa di innato perché a Xàtiva (piccola località della Comunità Valenciana, ndr) è tradizione. Correre è quasi sempre stato un hobby, perché quando potevo scappavo a dipingere all’aperto. Ho cominciato coi paesaggi poi, subito dopo che ho smesso, sono passato ai ritratti dei ciclisti».

La Grand Depart è stato un bel tour de force per l’artista spagnolo, che giovedì mattina era a Ponte a Ema, al Museo Bartali (dove è possibile vedere 8 opere dedicate al mito toscano fino a fine agosto). Nel pomeriggio invece si è spostato nel cuore di Firenze, in piazza Santa Croce, dipingendo ancora Ginettaccio.

«I primi ritratti sono stati ispirati dal ciclismo classico, quello in bianco e nero, dove fatica ed eroicità erano all’ordine del giorno. Io provo a trasmetterla con le mie opere e, con il tempo, mi sono dedicato anche ai campioni del presente».

Il dipinto raffigurante Tadej Pogacar, completato a Bassano del Grappa durante la penultima tappa
Il dipinto raffigurante Tadej Pogacar, completato a Bassano del Grappa durante la penultima tappa

Il gusto dei dettagli

Come all’ultimo Giro d’Italia quando, durante la penultima tappa, aveva celebrato con un quadro Tadej Pogacar e la sua apoteosi rosa.

«Avevamo allestito una mostra temporanea al Garage Nardini – spiega – una distilleria storica di fine Settecento, che si trovava a pochi metri dal traguardo. Ho fatto uno studio precedente e ho recuperato un po’ di immagini del passato di quando il Giro era passato a Bassano. Compresa la vittoria di Merckx da quelle parti, oppure il ponte in rosa che era stato illuminato 100 giorni prima del via della Corsa Rosa. Oltre a dipingere il protagonista, mi diverto a fare un collage di immagini, come ritagli di giornale. In quel caso ho anche omaggiato il posto in cui ero, ovvero il Garage Nardini. Ad esempio, ho fatto finta che nella sua borraccia ci fosse il Mezzo e Mezzo, un loro liquore. E’ un po’ un gioco, chi vede la mia opera da lontano nota solo il corridore raffigurato ma poi, avvicinandosi, si perde negli svariati dettagli».

I fratelli Fausto e Serse Coppi esposti all’Hotel Gambrinus

L’autografo di Milan

Venerdì sera, l’ufficio itinerante di Soro si è spostato al Trek Store, non lontano dal Parco delle Cascine. In quest’occasione, oltre a omaggiare la Lidl-Trek con opere raffiguranti ad esempio una Elisa Longo Borghini nel velodromo di Roubaix, ha ricevuto un autografo speciale come quello dell’olimpionico Jonathan Milan, che ha firmato l’opera che raffigurava uno dei suoi trionfi al Giro d’Italia in maglia ciclamino.

«E’ stato un incontro davvero emozionante e intenso. Jonathan mi ha stupito perché ha detto che mi conosceva già – racconta Soro – dato che sei anni fa aveva ricevuto una litografia di un mio dipinto come premio durante la Vuelta Valenciana. Mi ha fatto un regalo splendido con la sua firma ed è stato bello riceverlo da uno sprinter molto più vincente di me».

Sorride Miguel, prima di chiedere una foto ricordo anche a un altro ospite speciale della serata: il Pallone d’Oro Fabio Cannavaro, grande amante della bicicletta.

Da Ganna a Pantani

Dalla Toscana alla Romagna, nella serata di sabato Miguel ci ha portato a scoprire la sua collezione permanente, custodita gelosamente nei corridoi dell’Hotel Gambrinus di Riccione. I ritratti di Fausto e Serse Coppi, il Pirata Marco Pantani e Filippo Ganna che sfreccia sul suo Bolide d’iride vestito. Quest’ultima opera non sfugge allo sguardo di alcuni ospiti speciali dell’albergo di Maria Grazia Nicoletti, ovvero i componenti delle famiglie Ganna e Sobrero, venuti a fare il tifo per il giovane talento cuneese della Red Bull-Bora-Hansgrohe: Matteo Sobrero. Una foto di gruppo e poi tutti a riposare in vista della prossima avventura.  

Il Tour d’Italia di Miguel Soro non poteva non concludersi con la partenza da Cesenatico, il paese natale del compianto Pirata. Pantani è uno dei soggetti che il pittore valenciano raffigura più spesso, trasmettendo quelle emozioni che Marco sapeva infonderci nell’animo. Il suo ritratto grintoso e arrembante in giallo resta sempre scolpito nei nostri cuori e, ora, anche su tela.

Club del Sole, alla scoperta di Riccione e Comacchio 

16.05.2024
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Abbiamo scoperto insieme a Club del Sole che i loro Villaggi sono pronti per ospitare famiglie e appassionati che vogliono vivere una vacanza all’insegna del relax e delle due ruote. Immergersi nella natura e vivere il territorio al ritmo lento della bici fa parte dell’ABC di questo tipo di villeggiatura. Grazie alla possibilità del noleggio e ai tour guidati, basterà decidere dove e quando e al resto ci pensa Club del Sole. 

Oggi andiamo alla scoperta della Romagna da pedalare, in particolare Riccione e i suoi magnifici panorami a picco sul mare e Comacchio con il suo fascino artistico senza età. Una proposta cicloturistica per chi ama la vacanza a contatto con la natura assaporando il senso di libertà che la bicicletta regala.

Itinerari adatti a grandi e piccini
Itinerari adatti a grandi e piccini

Riccione e la bici

La bici a Riccione ha una doppia valenza. Può essere uno strumento di sport e passione agonistica, ma anche una modalità di esperienza attiva per la scoperta del territorio all’insegna del relax e del benessere. Riccione offre due spot di grande rilievo, il Parco Naturale del San Bartolo e la Valconca con i suoi boschi planiziali e l’Oasi faunistica.

Partenza e arrivo degli itinerari sono collocati nella struttura Romagna Family Village a Riccione, affacciata sul mare, vicina al centro cittadino e dotata di servizi e attività per una vacanza in bici tra mare ed entroterra romagnolo. In Reception si possono trovare tutte le informazioni sull’utilizzo dei servizi connessi alla bicicletta e sulle attività cicloturistiche del Villaggio. A disposizione anche la Colonnina Bike Station, dotata di pompa per il gonfiaggio delle ruote e di utensili per le piccole riparazioni e il ripristino degli inconvenienti tecnici. Ovviamente è previsto il noleggio di bici muscolari ed e-bike. 

Sono inoltre disponibili un’area dedicata per lavare da sé la bici in qualsiasi momento, tour con guide locali per un’esperienza immersiva e un’area “en plen air” attrezzata per ottimizzare il recupero post escursione e mantenere la migliore forma fisica, con un trainer che guiderà attività e sessioni specifiche. Infine all’interno del Market si può trovare un corner dove acquistare prodotti BRN: ricambi per la bici ed equipaggiamenti basici per gli amanti delle due ruote.

Pedalare sulla Riviera romagnola in sicurezza e compagnia
Pedalare sulla Riviera romagnola in sicurezza e compagnia

La Panoramica e Gradara

Il biglietto da visita di questo territorio a pochi passi dal mare? Il Parco Naturale del San Bartolo che si trova a pochi chilometri da Riccione sulla scogliera più a nord dell’Adriatico, quest’ultima solcata da un saliscendi di stradine sinuose con panorami spettacolari a picco sul mare. La Panoramica è sicuramente un wow-spot che colpirà qualsiasi viaggiatore. L’ideale è affrontarla la domenica mattina quando è chiusa al traffico. Un paradiso sia per i ciclisti da strada che per i mountainbikers, che troveranno qui sia un piacere per gli occhi che per la destrezza nella guida. 

Dalla spiaggia e dai porticcioli costieri ci si addentra nel Parco del Monte San Bartolo, l’unico promontorio roccioso a picco sul mare dell’Alto Adriatico. Il rientro avviene tra paesaggi collinari e campestri con passaggio di sapore storico e artistico presso il Castello di Gradara. Un tuffo nel medioevo con il suo fascino in grado di ammaliare grandi e piccini. L’itinerario di 40,3 km e 600 m di dislivello è facile da seguire anche grazie al supporto virtuale (GPX e roadbook) che Club del Sole ha creato sul portale Komoot. Basterà scaricare la traccia e importarla sul proprio dispositivo e percorrere le strade in sella alla propria bici da strada o gravel o in scia alla propria guida. 

A pochi passi dal mare, la Romagna è pronta ad accogliere i ciclisti con panorami unici
A pochi passi dal mare, la Romagna è pronta ad accogliere i ciclisti con panorami unici

Comacchio da pedalare

La bici qui trova il suo habitat naturale, lontana dalle auto, con l’obiettivo di scoprire cosa ci sia alla fine dell’orizzonte. Ambienti unici e incontaminati che si dispiegano attorno a Lido di Spina, Comacchio e il mare. Qui la terra e le acque sembrano giocare a rincorrersi generando argini, sentieri e piccole stradine incastonate tra macchie boschive, canali e valli. I compagni di viaggio delle pedalate sono i fenicotteri rosa e gli aironi che popolano le valli e hanno reso questa località una capitale del birdwatching in Europa. 

Itinerari facili e alla portata di tutte le gambe e dell’intera famiglia, grazie alla prossimità del Villaggio Spina Family Camping Village a Lido di Spina e soprattutto grazie all’assenza di salite e difficoltà tecniche. Anche qui i servizi per le bici non mancano. Nello spazio dedicato alle biciclette si può incontrare un bike expert e una mini officina attrezzata per regolazioni, riparazioni, vendita ricambi essenziali. Nel Bike Point di Club del Sole si può anche noleggiare biciclette muscolari o a pedalata assistita, scegliendo in un’ampia flotta di mezzi per grandi e bambini.

Accanto al Bike Point, presso la Google Home, si trovano tutte le informazioni sulle esperienze bike del territorio e i servizi del villaggio dedicati alle bici. Immancabile il bike wash e il BRN Point. Un valore aggiunto è sicuramente la possibilità di pedalare in libertà e senza l’assillo dell’orologio. Anche se si rientra tardi dalla propria escursione, si avrà comunque un pasto genuino e gustoso da consumare. Basterà prenotare il Lunch Box in reception

Le guide sono pronte a rendere ogni escursione ancora più speciale
Le guide sono pronte a rendere ogni escursione ancora più speciale

Bici e arte

Comacchio, detta anche la “piccola Venezia”, è una città lagunare che incanta: è garbata e genuina, dotata di una vitalità che trova linfa nel rispetto della propria storia e dell’ambiente che la circonda. Considerata la capitale del Parco del Delta del Po, è un piccolo centro che nasce e vive tra terra e acqua. Da qui passa un itinerario incantevole tra mare e laguna.

Universalmente conosciuta come patria dell’anguilla, Comacchio è meta capace di offrire una varietà di suggestioni che vanno ben oltre l’enogastronomia. Il ponte dei Trepponti, unico nel suo genere è situato vicino al Museo del Delta Antico, un’altra perla di storia e cultura che racconta le radici di quel territorio affascinante e misterioso che è il Delta del Po. Da non perdere i sorprendenti murales che circondano lo Stadio di Comacchio, realizzati da più famosi street artist italiani.

Il percorso (leggibile su Komoot) è adatto a tutti. Misura infatti 29,5 chilometri, tutti pianeggianti. Il terreno è principalmente off-road, pertanto MTB e gravel si trovano a loro agio. Da queste parti la bici è una cosa seria in grado di regalare storie di vita vissuta, come quella di Valerio, guida turistica e figlio di un pescatore, che conosce a menadito ogni centimetro di questo territorio. Con lui ogni filo d’erba, sentiero o canale che sia, acquista un sentimento di magia. 

ClubdelSole

Carboni e l’agonia della Gazprom, mentre l’UCI fa spallucce

24.03.2022
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Le sette e mezza di una sera ancora fresca sulla costa romagnola. Nello stesso hotel Sarti di Riccione alloggiano la nazionale italiana, la Trek-Segafredo e il team Ineos Grenadiers. Giusto accanto, al civico successivo, riconosciamo il Baltic in cui al Giro d’Italia del 2019 soggiornava la Bardiani nel giorno della crono di San Marino. La coincidenza è singolare. Quel giorno in maglia bianca di miglior giovane partì Giovanni Carboni, in quel momento terzo in classifica dietro Valerio Conti e Rojas, dopo la fuga di San Giovanni Rotondo che valse il primato al romano e la tappa a Masnada.

Siamo qui nuovamente per lui (che in apertura è con i suoi tifosi alla partenza di stamattina), in un momento della carriera che nessuno avrebbe potuto immaginare. In questo contesto storico che suggerisce di stare lontani dal vittimismo, la situazione dei corridori della Gazprom rimane paradossale. Fortunatamente la Federazione si è schierata dalla loro parte e li sta facendo correre con la maglia azzurra, ma a breve anche questo finirà.

Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili
Giro 2019, Carboni in maglia bianca e Conti in rosa: per entrambi giorni memorabili

«Per noi corridori – dice Carboni – essere qua dà una sensazione di sostegno. In queste tre settimane ho abbandonato i social, non sapevo cosa fare. Delusione. Morale basso. Siamo finiti in una questione molto più grande di noi, che non riguarda solo l’Italia. Stiamo parlando di una guerra in Europa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Sarebbe banale piangersi addosso e gettare all’aria parole sulla nostra condizione, vista la gente che muore e ha perso tutto. Il 27 marzo, fra tre giorni, scade il tempo che ci ha chiesto la squadra. E a quel punto vedremo cosa fare. Ormai è successo, quello che posso fare è correre e riprendermi del tutto, sperando poi di fare il Giro di Sicilia. Serve un colpo di fortuna. Devo fare il mio, devo lavorare sodo. Per fortuna ho la vicinanza di amici e familiari».

L’UCI non ascolta

L’UCI se ne infischia. La squadra, affiliata in Svizzera, aveva sponsor russo ed è stata privata del titolo sportivo. Non esiste più. In Gran Bretagna, il Chelsea di Abramovich, lui sì squalificato, continua a giocare grazie a una deroga, che a lungo termine porterà alla vendita del club e permette ancora il pagamento degli stipendi.

In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom
In nazionale anche Canola e Fedeli, Scaroni e Conci: tutti atleti Gazprom

Nei giorni della Sanremo, Bugno ci ha raccontato dei tentativi del CPA di ragionare con l’UCI che ha sempre mantenuto chiusa la porta. L’unica concessione è legata all’arrivo di un nuovo sponsor. In caso contrario, per Aigle il discorso sarebbe chiuso. La Trek-Segafredo, con cui ha già un contratto firmato per il 2023, sarebbe pronta a prendere subito Vacek, ma così facendo supererebbe il tetto dei 31 corridori. E di deroghe non si sente parlare.

E così tutti i corridori che alla Gazprom-RusVelo avevano trovato occasione di rilancio, ora sono in attesa di conoscere il proprio destino, mentre i procuratori lavorano sotto traccia per cercare di sistemarli.

Quando hai capito che stava succedendo qualcosa di grosso?

La sera prima di Laigueglia. Fino a quel momento, avevo fatto un inverno davvero buono. In due mesi ho passato a casa solo due settimane, per il resto, ritiro, Valenciana e Teide. Si respirava la bella aria di un team quasi WorldTour. Abbiamo anticipato di due giorni il rientro dal Teide per correre a Laigueglia. Dai cellulari, vedevamo quel che stava succedendo in Ucraina, ma non ci aspettavamo di essere coinvolti. Con noi c’era anche Zakarin, che non sapeva cosa dire. Ci sembrava una cosa folle..

Fino alla vigilia di Laigueglia.

La mattina ci hanno detto che avremmo corso con maglie bianche e le bici con le scritte coperte, perché nello stesso giorno Look e Corima hanno ritirato la sponsorizzazione. Poi si è tirata indietro anche Northwave e lì ho capito che si stava mettendo male. Alle 19,30 ci hanno comunicato che non avremmo corso. Quando ho visto che l’UCI aveva sospeso la squadra, ho capito che sarebbe stata lunga.

Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Carboni è alla quinta stagione da pro’. Fino al 2021 era alla Bardiani
Il team manager Renat Khamidulin non si arrende.

Renat si sta rivelando una grande persona e un ottimo professionista. La prima cosa che ha fatto è stato fissare una data limite per recuperare la situazione e anche per questo abbiamo deciso tutti di dargli fiducia.

Il resto della squadra come sta vivendo la situazione?

Ci sono disfattisti e ottimisti, ma è da capire davanti a una situazione che nessuno si sarebbe mai sognato di affrontare. Non c’è mai stato un problema di soldi. Sono passato dalle stelle alle stalle. Avevano appena speso 25 mila euro per mandarci sul Teide e a breve sarebbe arrivato materiale più leggero da Look e Corima. Invece si è fermato tutto.

Con quale testa ti sei allenato in questo periodo?

Psicologicamente è stato devastante. Meglio correre. Ho sempre cercato compagnia, spesso con Malucelli. Lui non è qui perché la Coppi e Bartali è troppo dura. Il pensiero però andava sempre alla situazione.

Cosa si fa da lunedì?

Aspetto domenica prima di pensarci. Voglio credere che sia possibile trovare una via d’uscita. Altrimenti parlerò col mio procuratore e vedremo se sarà possibile ricorrere a una sistemazione alternativa. E sarebbe comunque una situazione molto triste…

Resta un istante in silenzio. L’espressione malinconica. La felpa della nazionale e i jeans. Ricordiamo i buoni propositi di ripartire da quel Giro del 2019 e come adesso sembra tutto lontano. Poi Carboni si alza e va verso la cena. Vivere alla giornata probabilmente è il modo migliore per non diventare matti.

Da Froome a Bernal, il consiglio è non avere fretta

24.03.2022
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Froome scende dal pullman dieci minuti prima della firma di partenza. L’addetto stampa gli ha detto che abbiamo qualche domanda e nella mattina che annuncia l’arrivo di Longiano della Settimana Coppi e Bartali, ieri, Chris sembra di buon umore. Solo che con il casco, gli occhiali e la mascherina fin sotto gli occhi, si fa fatica a riconoscerlo.

Tour Colombia 2019, prima dell’incidente di Froome, prima del Tour di Bernal
Tour Colombia 2019, prima dell’incidente di Froome, prima del Tour di Bernal

Si parla di Bernal

Se vuoi chiedergli una previsione sulla stagione – dice l’addetto stampa – non se ne fa nulla. Per fortuna non siamo qui per questo. L’incidente di Bernal ci ha fatto pensare a lui. Chris sa esattamente quello che sta vivendo Egan, perché lo sta ancora scontando sulla pelle. Sei un gigante del tuo sport. Hai vinto il Tour. Hai vinto il Giro. La squadra, l’enorme Sky poi diventata Ineos, conta su di te. E un incidente ti spazza via mentre ti stai allenando sulla bici da crono. Troppe coincidenze per non pensarci.

«Ci ho pensato anche io – dice – abbiamo capito subito che era incidente molto serio, molto grave. C’era qualche cosa di simile al mio. La bici da crono, la velocità molto alta. Lui contro un bus, io conto un muro…».

C’è dell’amaro sarcasmo nel sorriso che affiora attraverso il tono di voce. Mentre parla, Chris aggancia il computerino sul manubrio, ma di tanto in tanto solleva lo sguardo e ci fissa.

Un giorno per volta

Il 12 giugno del 2019 era di mercoledì. Al Delfinato era il giorno della crono, Froome era staccato di 24 secondi da Dylan Teuns e avrebbe potuto conquistare la maglia di leader. Chris aveva vinto il Giro dell’anno precedente e si era poi piazzato terzo nel Tour vinto da Thomas. Nello stesso Tour debuttò Bernal, da poco passato dalla Androni al Team Sky.

Egan al Delfinato non c’era, la squadra lo aveva mandato al Giro di Svizzera. Per cui non fu testimone del tremendo incidente del suo capitano. Durante la ricognizione sul percorso della crono, Froome fu investito da una raffica di vento e finì contro un muro. La diagnosi fu impietosa e in qualche modo pose fine alla sua carriera. Fratture al femore, al gomito, a diverse costole, all’anca e al collo.

Froome ha fatto il suo debutto 2022 alla Coppi e Bartali, per cui tanta fatica e fiato grosso
Froome ha fatto il suo debutto 2022 alla Coppi e Bartali, per cui tanta fatica e fiato grosso

Da allora Chris non ha più vinto una corsa e non è più stato il corridore che era. Eppure sta affrontando la seconda parte della sua carriera con grande dignità.

«Un consiglio che posso dare a Egan – dice – è di vivere settimana per settimana, di non pensare troppo avanti. Dovrà fare il massimo in ogni momento per tornare. Non bisogna avere fretta, si rischia di commettere qualche errore. Poi bisogna fermarsi e ripartire da capo. Comunque mi sono reso conto che è stato una fortuna essere ancora professionista dopo un incidente così brutto. L’alternativa era fermarsi e restare a casa».

La fortuna di tornare

Lo sollecitano. La sensazione è che lui resterebbe a parlare, ma lo tirano per la manica e serve mettersi di traverso per avere un’altra risposta.

Alla firma del foglio firma a Riccione, al via della seconda tappa, super mascherato
Alla firma del foglio firma a Riccione, al via della seconda tappa, super mascherato

«Mi sento molto fortunato ad aver avuto l’opportunità di tornare – dice – e credo che alla fine sarà così anche per Egan. Quando ho visto le foto, ho capito subito che le gambe erano rotte, un po’ come me, però c’erano anche aspetti differenti fra i due incidenti. Ho pensato subito che era serio e da quel momento ho iniziato a pensare alla pericolosità delle bici da crono negli allenamenti di tutti i giorni. Quando sei lì sopra, non hai le mani sui freni. E devi stare seduto in una posizione che non è molto sicura. La crono fa parte del ciclismo, ma a qualche punto dovremo chiederci dove sia la linea che separa la prestazione dalla sicurezza».

Tre giorni di Garofoli alla scuola di Nibali. E Maini dice che…

23.03.2022
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A Gianmarco Garofoli la faccia tosta non manca. Eppure quando ha scoperto che avrebbe vissuto la Coppi e Bartali in camera con Vincenzo Nibali, per un po’ anche lui ha vacillato.

«L’altro giorno – racconta col sorriso – gli ho ricordato di quando avevo 13 anni ed ero andato a vedere la partenza di una Sanremo. Ero sotto al bus, di là dalla transenna e gridavo con tutti gli altri “Vi-nce-nzo, Vi-nce-nzo”. Ero in mezzo a tutto questo pubblico che lo acclamava, quando la porta si è aperta ed è uscito Michele Scarponi. “Eccomi!”, ha detto. E giù tutti a ridere».

Alla Coppi e Bartali, Garofoli ha diviso la stanza con Nibali
Alla Coppi e Bartali, Garofoli ha diviso la stanza con Nibali

Tre tappe e stop

Il marchigiano ha gli occhi che ridono, tutto intorno si parcheggiano le ammiraglie e i pullman per la prima tappa alla Coppi e Bartali, con un venticello gelido dal mare che suggerisce di non aprire troppo la giacca.

«Ero dall’altra parte delle transenne – dice – e l’anno prima lo avevo visto vincere il Tour in televisione. Avevo 12 anni nel 2014. E adesso è fantastico ritrovarmi a correre insieme a lui. Quando Martinelli mi ha detto che c’era questa possibilità, sono stato contentissimo. Spero solo di riuscire ad aiutarlo al meglio in queste prime tappe. Non credo che finirò la corsa. Domenica c’è San Vendemiano, per cui mi fermerò un paio di giorni prima della fine».

Gianmarco ha trascorso il primo anno da U23 nella DSM Development (foto Team Dsm)
Gianmarco ha trascorso il primo anno da U23 nella DSM Development (foto Team Dsm)

Un anno in Olanda

La storia è nota. Dopo i primi mesi al Team DSM, Gianmarco aveva già deciso di lasciare l’Olanda. Poi a onor del vero le cose hanno cominciato a girare meglio e la stagione scorsa si è conclusa con una serie di ottimi piazzamenti. Però ormai il dado era tratto e il marchigiano si è accasato alla Astana Development Team.

«Ho visto subito che è tutto un altro ambiente – spiega – un po’ per la lingua e anche per il clima. Mi sento quasi a casa. Vorrei dire che mi sento coccolato, ma poi si potrebbe pensare che non si lavori in modo professionale, invece il livello è molto alto. Come direttore sportivo di riferimento mi è stato assegnato Maini, con la supervisione di Martinelli. Con Orlando si è creato subito un ottimo rapporto».

Garofoli correrà tre tappe alla Coppi e Bartali, poi farà rotta su San Vendemiano
Garofoli correrà tre tappe alla Coppi e Bartali, poi farà rotta su San Vendemiano

Scoperto da “Martino”

Maini ne parla con entusiasmo e già questo vuol dire tanto: Orlando coi giovani ci sa fare. Anche se, con grande correttezza, riconosce a Martinelli il merito di averlo seguito sin dai primi tempi.

«L’ha tirato su lui da bambino – dice – lo ha visto crescere. Gianmarco ha una motivazione fortissima, vuole diventare grande, è un vero professionista. Questo per lui sarà un anno importante e il fatto che sia già competitivo, nonostante abbia perso del tempo per il Covid, dimostra che le qualità ci sono. Siamo stati insieme a fare le internazionali in Croazia, l’ho visto molto determinato e propositivo e con un cuore grande verso gli amici. Uno dei migliori è Gidas Umbri, della Colpack. Si farebbe in cinque per lui».

Al Val d’Aosta del 2021, Garofoli ha vinto la seconda tappa a Cervinia
Al Val d’Aosta del 2021, Garofoli ha vinto la seconda tappa a Cervinia

Obiettivo Giro d’Italia

L’ambiente giusto e gli obiettivi giusti. Lo scorso anno non doveva fare il Giro d’Italia U23, ma lo infilarono all’ultimo per sostituire un compagno ammalato. A 18 anni, centrò il settimo posto a San Pellegrino Terme e per il resto strinse i denti. Al Val d’Aosta, classifica dei giovani, tappa vinta a Cervinia e secondo posto finale dietro Thompson. E poi il Tour de l’Avenir con due piazzamenti nei dieci.

«Il primo obiettivo di quest’anno – dice – sarà il Giro d’Italia con la squadra. Poi il Tour de l’Avenir con la nazionale e altre corse come mondiale oppure gli europei, dipenderà dai programmi. Dopo Coppi e Bartali e San Vendemiano, andrò al Giro della Sicilia, ancora con Nibali…».

Tiene sui percorsi duri e non va male a crono: un bel talento su cui lavorare
Tiene sui percorsi duri e non va male a crono: un bel talento su cui lavorare

Le cose per gradi

Quando si parla di programmi, Maini ha le idee chiarissime. Perciò quando Gianmarco gli ha chiesto di finire la Coppi e Bartali, il bolognese l’ha subito fermato.

«Gli ho detto chiaramente – spiega – che è un bimbo e non deve perdere la misura. Se sta bene, in salita non lo staccano e a crono se la cava, è un bel ragazzino con cui lavorare. Deve avere un preciso programma di crescita e noi dobbiamo essere bravi da un lato a stimolarlo e dall’altro a frenarlo. Ad ora sta facendo una scuola bellissima, stando in camera con Nibali. Come fai a non imparare semplicemente standogli accanto? E’ tutto anticipato. A 19 anni sta correndo accanto a Vincenzo e Van der Poel. Magari è vero che non vedremo un altro Valverde di 40 anni in gruppo, ma sia pure nell’ambito di carriere più brevi, c’è bisogno comunque di fare le cose per gradi».

Consorzio Bike Hotel: Riccione una terra legata alle due ruote

22.03.2022
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Colline dietro l’angolo, mare e una gastronomia conosciuta in tutto il mondo. Riccione rappresenta questo e non solo. Il Consorzio Bike Hotel racchiude i valori più genuini della Romagna e del turismo ciclistico dalla sua nascita ad oggi.

Da oltre 20 anni gli Hotel della riviera hanno avuto una visione unitaria volta ad ospitare gli appassionati delle due ruote per fargli conoscere un contesto che nel tempo si è rivelato essere a misura delle due ruote. Oggi è presente una rete di itinerari e servizi in grado di accogliere qualunque pratica ciclistica e qualunque praticante. Dall’agonista al cicloturista che vuole godersi il soggiorno sorseggiando un calice di vino davanti un bel paesaggio.

Un legame indissolubile quello tra Riccione e la bicicletta, che lo vede protagonista ogni anno di competizioni dei professionisti, come Giro d’Italia, passaggi di Tirreno-Adriatico, Coppi e Bartali e tantissime Gran Fondo. Il Consorzio è presieduto da Claudio Righetti che ci ha accompagnato con le parole in questo viaggio tra le colline e i valori di questa terra. 

Gli itinerari registrati sono 21 e si districano da Riccione e dintorni
Gli itinerari registrati sono 21 e si districano da Riccione e dintorni

Le radici

La riviera ha da sempre rappresentato una meta per il turismo italiano e internazionale fin dalla sua nascita. Le due ruote rappresentano un volano che ne valorizza ancora di più il territorio.

«Il Consorzio Bike Hotel nasce nel 1998 – racconta Righetti – da un gruppo di alberghi che si sono messi insieme con unica passione. La bicicletta. L’obbiettivo era quello di portare gli appassionati a Riccione. Ci siamo dati degli standard da cui partire, come il deposito bici, le guide per fare scoprire il territorio e il ristoro al ritorno. Dopodiché abbiamo approfondito con il noleggio bici, l’assistenza tecnica quindi officina e l’alimentazione su misura».

Un punto di partenza poi cresciuto con il continuo rinnovamento e l’adattamento alle esigenze dei cicloturisti. «L’aspetto più importante – continua – a nostro favore è il territorio. La terra del riccionese, è qualcosa di stupendo. In 10 minuti si è fuori dal centro e ci si ritrova con tutto il territorio romagnolo e non solo alla portata delle due ruote. Con salite come Carpegna, Urbino, San Leo e molte altre. Per il ciclista non dover fare molti chilometri per trovare le salite e tratti panoramici è fondamentale».

Il turismo delle due ruote non è solo agonistico ma passa anche per la gastronomia
Il turismo delle due ruote non è solo agonistico ma passa anche per la gastronomia

Riccione nel mondo

Per la clientela italiana la visione della Romagna è sempre stata quella di una zona volta all’ospitalità e al benessere. Uno degli obbiettivi del Consorzio è sempre stato quello di esportare questi aspetti e farli conoscere al mondo.

«Ci siamo iniziati a far conoscere – spiega Righetti – attraverso le fiere. Prima in Italia e poi all’estero, dove abbiamo iniziato a proporre la nostra realtà e servizi. Tutt’ora facciamo fiere mirate. Il mercato canadese negli ultimi anni sta diventando forte. L’Europa ancora oggi la giriamo per la promozione. Noi li abbiamo intercettati fin da subito. Vedevamo girare qualche straniero e ciclista ospite della nostra riviera. Così abbiamo mappato i percorsi principali e fatto una segnaletica precisa per il ciclista arrivando a 21 itinerari che oggi vengono utilizzati e promossi anche dalla provincia. Ci siamo preoccupati nel predisporre un territorio che fosse Bike Friendly per garantirne la sicurezza oltre che alla bellezza».

Questa è la divisa celebrativa del Consorzio Bike Hotel di Riccione
Questa è la divisa celebrativa del Consorzio Bike Hotel di Riccione

Esperienze su misura

Il focus del Consorzio e quindi dei Bike Hotel che ne fanno parte è quello di creare un’esperienza su misura per il ciclista che arriva presso le strutture. Una sorta di abito che viene cucito sul cliente e alla sua bici per tutta la durata del soggiorno.

«I ciclisti – dice Righetti – non si possono rinchiudere in un target preciso. Ci sono gli agonisti e chi invece viene per godersi il mare e conoscere la cultura e la gastronomia. Da noi vengono perché si trovano a loro agio e siamo molto ospitali. In Romagna si sta bene per tantissimi motivi. Siamo fortunati e cerchiamo di sfruttalo al meglio».

«Ci sono gruppi – continua – che vengono per fare 150 km al giorno e chi invece per rilassarsi e conoscere le nostre tradizioni. Abbiamo molti agriturismi convenzionati per approfittare di esperienze gastronomiche e culturali. Noi lo diamo per scontato ma per un nord europeo è come essere in un parco giochi. La primavera con 18-19 gradi è una cosa che abbiamo forte ed è facile promuovere. Sono esperienze. Siamo partiti con un ciclismo più agonistico. Oggi abbiamo approfondito con un soggiorno ideato e creato su misura. Seguendo le discipline praticate, dal gravel, Mtb, e-bike e altre a cui non interessano la performance».

Eventi e imprese come quelle compiute da Pogacar sui territori limitrofi sono un volano per il turismo
Eventi e imprese come quelle compiute da Pogacar sui territori limitrofi sono un volano per il turismo

Pro’ e Gran Fondo

Empatia ed emulazione sono due aspetti che uno sport come il ciclismo riesce a tramettere quando viene visto attraverso lo schermo della tv. Riccione è spesso teatro di passaggi professionisti e Gran Fondo conosciute in tutto il mondo. Questo aspetto infatti, rappresenta un volano per l’economia turistica che se sfruttato porta a grandi benefici.

«La Nove Colli è un esempio di gara – conclude Righetti – che porta un grosso bacino per fare arrivare appassionati. Gran Fondo degli Squali, Gran Fondo Marco Pantani, Via del Sale e molte altre. Per questi eventi ci occupiamo dell’iscrizione e dell’accompagnamento. Il passaggio del Giro d’Italia è molto importante. Fa conoscere ed è molto appetibile come palcoscenico per far vedere salite e paesaggi in tv. Un esempio molto recente è la fortuna di vedere Pogacar che fa un piccola impresa sul Carpegna legata a Marco Pantani. E’ un’aspetto emozionale che attraversa lo schermo e colpisce empiricamente chi guarda queste imprese».

RiccioneBikeHotel

Hayter sta male: «Garofoli, prepara la valigia. Vai al Giro…»

04.06.2021
3 min
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Due settimane fa ci aveva messo una pietra sopra. Il malumore per l’esclusione dal Giro d’Italia U23 si era posato e Gianmarco Garofoli aveva cominciato a concentrarsi sulle gare in nazionale: la Orlen Nations Cup in Polonia di fine maggio e la Corsa della Pace in Repubblica Ceca. Poi, come spesso accade, un compagno (Leo Hayter, fratello di Ethan che corre nella Ineos Grenadiers) è stato poco bene e il marchigiano del Team Dsm, originariamente prima riserva, ha preparato la valigia e in tutta fretta ha preso la via di Riccione. Dove ieri, mantenendo le faticose previsioni del cittì Amadori, ha tirato per 40 chilometri, cercando di rintuzzare la fuga partita da lontano che ha reso a Cantoni la tappa e la maglia di leader.

«Abbiamo dormito un po’ tutti – dice – siamo arrivati a 40 secondi dai primi e dispiace perché non siamo riusciti a fare lo sprint. Però per la classifica non abbiamo perso tanto, visto che davanti non c’erano grossi nomi».

Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio
Nella gara di Extra Giro a Meldola, Garofoli secondo dietro Verre e prima di Puppio

Lavoro duro

Il Giro d’Italia non si improvvisa, ma il cambio di programma ha raddrizzato la stagione condizionata da tante corse cancellate e da un avvio in sordina fra Le Samyn, Piva e Belvedere. Quando si è capito che la mancanza di corse rendeva necessario aumentare i carichi di lavoro, Garofoli si è rimboccato le maniche e fra Giro di Romagna e le stesse Strade Bianche ha tirato fuori prestazioni all’altezza delle sue aspettative.

«Qua ci sono arrivato bene – dice – ma non come altri che hanno lavorato in altura. La settimana passata ho corso in Belgio, alla Ronde Van Limburg dove ha vinto Merlier. Mi sono staccato negli ultimi 7 chilometri su un tratto di pavé, ma ho lavorato tutto il giorno per il nostro velocista. Al Giro siamo venuti con Henri Vandenabeele, che l’anno scorso è arrivato secondo. Voglio stargli accanto per imparare qualcosa, dato che essendo stato a lungo riserva, le aspettative sono quelle che sono».

Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack
Al Giro di Romagna ha iniziato a conoscere Juan Ayuso, portento della Colpack

La scuola del Giro

Il ragazzo è ambizioso e non nasconde che l’esclusione iniziale dal Giro avesse lasciato una punta di delusione, in un anno lontano da casa in cui la semplice gestione della vita quotidiana, dalla cucina all’amministrazione della casa, si sta rivelando una grande scuola di vita.

«Purtroppo in Olanda e Belgio – dice – le corse continuano a saltare. Avrei dovuto fare la Fleche Ardennaise e il Circuit de Wallonie, ma era stato previsto che ci andassero gli uomini del Giro e io non ero stato ancora ripescato. Perciò cercherò di sfruttare il Giro al meglio possibile. Mi piacerebbe fare classifica, ma a un certo punto diventerà impossibile, perché dovrò lavorare lontano dall’arrivo. Ieri l’ho fatto dai meno 60 ai meno 20 e poi sono arrivato sesto nella volata di gruppo. Il finale era veloce e rischioso e il nostro velocista non ha voluto rischiare per il settimo posto, dato che davanti erano rimasti comunque in sei. Perciò tirerò. Cercherò di aiutare il capitano e di imparare da lui. E soprattutto voglio mettermi in mostra, anche agli occhi della squadra. A prescindere dal risultato, è ora che si veda quanto valgo».

Vansevenant, lo scalatore venuto dalle Fiandre

27.03.2021
4 min
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Mauri Vansevenant sembra un ragazzo quasi timido, semplice, educato… salvo che poi sotto al “cofano” nasconde uno di quei motori che fanno paura, che mordono per davvero. Il corridore della Deceuninck-Quick Step lo avevamo già “conosciuto” quando vinse il Giro della Val d’Aosta 2019, salvo poi ritrovarlo qualche giorno fa a Laigueglia, terzo, e a Larciano, primo.

E finalmente siamo riusciti a parlarci durante la Coppi e Bartali. Capello biondo, fisico longilineo, 22 anni da compiere e le salite nel Dna. E un nome non certo fiammingo che deriva da Melchior Mauri, corridore spagnolo re della Vuelta 1991.

E’ con la squadra di Lefevere dalla scorsa estate, prima doveva finire la scuola, un istituto elettromeccanico.

Vansevenant alla Coppi e Bartali. Il belga ha un contratto con la Deceuninck fino al 2023
Vansevenant alla Coppi e Bartali. Il belga ha un contratto con la Deceuninck fino al 2023
Mauri, partiamo dalla tua prima vittoria da professionista, Larciano, te l’aspettavi o è stata una sorpresa?

La prima corsa conquistata tra i pro’ è sempre una sorpresa perché vincere non è mai facile e perché quel giorno a Larciano c’erano dei grandi corridori forti. Quindi sono molto felice – sorride Vansevenant – Ho vinto abbastanza presto, ad inizio stagione, e questo è un qualcosa di speciale, perché ti rende più tranquillo.

Nella Deceuninck-Quick Step ci sono tanti giovani molto forti: è un punto di forza per te o è una competizione che porta stress? 

Noi lavoriamo ogni giorno e ogni anno per fare meglio e non vedo i miei compagni come dei rivali. E comunque questa situazione non c’è solo alla Deceuninck, ma anche in altre squadre. Penso alla Lotto Soudal, alla Ef Procyling… anche da loro ci sono tanti corridori forti.

Sono iniziate le corse nel suo Paese, il Belgio. Ci saranno tantissime classiche dalle Fiandre alle Ardenne. Quale preferisci?

Preferisco le Ardenne.

Vansevenant vince il Gp Industria & Artigianato di Larciano
Vansevenant vince il Gp Industria & Artigianato di Larciano
Ma sei fiammingo!

Eh, ma io preferisco le salite più lunghe, sono decisamente migliori per me. Io – e lo sottolinea con il tono della voce – sono un grimpeur.

E cosa significa per te andare forte in salita?

Per tutti è la cosa più dura e affascinante. Tutti vorrebbero andare forte in salita. Il corpo fa una fatica enorme, ma per il mio fisico, abbastanza piccolo (in realtà Vansevenant non è basso, è 175 centimetri, ndr) è meno dura. E cerco di sfruttarlo.

E qual è stata la salita più tosta che hai mai fatto?

Il Col de la Loze, dove è arrivato anche il Tour l’anno scorso. L’ho scalata nel Tour de l’Avenir due anni fa. E’ stata un qualcosa di terribile. Anche perché arrivava a 2.300 metri e io non sono abituato a quelle quote.

Dove vivi?

Nel Nord del Belgio, vicino Bruges, verso il mare. Una zona molto piatta!

E come fai allenarti in salita?

Eh, non è facile. Ci sono i muri delle Classiche oppure qualche volta prendo la macchina e vado verso le Ardenne, è un’ora e mezza di strada almeno.

E pensi di cambiare residenza in futuro?

No, no… – dice secco Vansevenant – per ora proprio non ci penso. Mi piace dove abito, è parte della mia vita, ho i miei percorsi, la mia famiglia. Non saprei vedermi lontano da casa.

Nel 2019 il belga è stato primo al Val d’Aosta (in foto) e sesto al Tour de l’Avenir
Nel 2019 il belga è stato primo al Val d’Aosta (in foto) e sesto al Tour de l’Avenir
Tu sei figlio d’arte, tuo padre Wim correva: è stato lui che ti ha messo in bici, che ti ha spinto al ciclismo?

Mio padre ha corso fino al 2008 e io ho iniziato nel 2011, semplicemente volevo fare sport e ho scelto la bici. Poi volevo sempre fare un po’ di più ed eccomi qui.

In Deceuninck hai un corridore di riferimento?

Ah tutti! Sono tutti forti, quasi tutti più grandi di me e grandi corridori. C’è solo da imparare. Farne parte è un sogno.

Oggi termina la Coppi e Bartali, si può ancora vincere o Vingegaard è più forte?

Beh, noi faremo di tutto per provarci. Di sicuro lui e la sua squadra sono molto forti, ma io non ho nulla da perdere.

Ti vedremo al Giro?

No, forse farò la Vuelta.

Sentiamo Colnaghi, l’U23 più costante d’inizio stagione

26.03.2021
4 min
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Un mese di gare tra gli under 23 e il più regolare è Luca Colnaghi. Una regolarità premiata con la convocazione in nazionale per disputare la Settimana Internazionale Coppi e Bartali.

Noi eravamo sul traguardo di Riccione ad aspettarlo, ma nella sfilata dei corridori dopo la linea del traguardo lui non c’è. C’è però il cittì Davide Cassani che sconsolato allarga le braccia: «I nostri in pratica sono caduti tutti».

La vittoria di Colnaghi ad inizio marzo nel Trofeo Pizzeria “One Penny” a Lucca
La vittoria di Colnaghi ad inizio marzo nel Trofeo Pizzeria “One Penny”

Inizio stagione da urlo

E infatti il corridore lecchese ha dovuto alzare bandiera bianca, proprio nella Riccione-Riccione.

«Purtroppo – racconta Colnaghi – sono caduto il giorno iniziale nella prima semitappa. Eravamo agli 800 metri, pronti per fare la volata. Si andava forte e ho battuto violentemente il fianco, da lì mi sono portato dietro un po’ di mal di schiena e ieri dopo 60 chilometri mi sono fermato, non riuscivo più a pedalare».

In casa Italia non regna ottimismo. Gli azzurri in pratica, a turno, sono caduti tutti e ieri oltre a Colnaghi si è fermato anche Nencini, anche lui U23. Cassani e Amadori non sorridono.

Ma, Coppi e Bartali a parte, come nasce questo buon inizio di stagione (una vittoria e diversi piazzamenti nei primi cinque) del corridore della Trevigiani Campana Imballaggi? E’ frutto di un buon inverno?

«No, quale buon inverno, anzi… – racconta Colnaghi – In un incidente domestico mi sono “rotto” un piede, ho preso una storta grandissima e sono stato fermo parecchio tempo. Infatti non mi aspettavo di andare così forte. Ero indietro con la condizione».

Una storia complicata

Colnaghi era coinvolto nel progetto del Team Monti, che sarebbe stata una continental della Deceuninck-Quick Step, ma di fatto il tutto è naufragato sul nascere e alla fine, a una settimana dall’inizio della stagione 2020, è approdato alla Zalf.

In estate ha avuto anche un problema di positività (ad andarina e ostarina) risultata nei controlli dopo il campionato italiano di Zola Predosa. A quel punto la sua carriera ha vacillato. Colnaghi però non si è perso d’animo e ha lottato sin da subito. Fin quando, a febbraio, è arrivata la sentenza: una piccola multa (350 euro) per negligenza e tre mesi di squalifica (già scontata).

«Dopo quel giorno ho passato due settimane a dir poco difficili. Ero lì a metabolizzare la notizia, a cercare di capire. Ne sono uscito grazie a poche persone: la mia famiglia, gli avvocati e soprattutto i periti chimici, grazie ai quali ho potuto dimostrare la mia innocenza e che io con il doping non c’entravo nulla.

«Questo mi ha comunque creato un danno concreto e d’immagine. Ne sono uscito male, soprattutto in quei giorni, e poi dovevo passare con la Wanty Gobert e non è stato possibile. Devo ringraziare la Trevigiani Campana che mi ha dato fiducia, i diesse che credono in me e mi vogliono bene, e la mia testardaggine».

Luca Colnaghi tra i suoi fratelli, Andrea (sinistra) e Davide (destra) anche loro corridori
Luca Colnaghi tra i suoi fratelli, Andrea (sinistra) e Davide (destra) anche loro corridori

Pregi, difetti e amici

Testardaggine: questa rientra tra quelli che Colnaghi stesso definisce uno dei suoi pregi.

«Sono anche uno schietto, ma questo non sempre è un pregio. Un difetto? Che certe volte mi arrabbio facilmente quando vedo che le cose non vanno nel verso giusto».

Luca si allena sulle sponde del lago di Como. I suoi compagni di uscite sono Simone Petilli e Filippo Conca. I giri con loro prevedono anche le salite di zona che Colnaghi non disprezza nonostante non sia di certo uno scalatore. Giusto domenica scorsa è stato quinto alla Per Sempre Alfredo tra i professionisti.

«Mi ritengo un corridore abbastanza completo – dice Colnaghi – non sono uno scalatore quello è certo, ma neanche un velocista puro. Tuttavia se mi trovo in buona posizione mi butto anche nelle volate di gruppo.

Certo Luca, che comunque con i suoi 22 anni è giovanissimo, è al quarto anno tra under 23 e, visti i tempi attuali, rischia di essere etichettato per “vecchio”. Si sente il fiato sul collo?

«No, io penso a fare il mio, a dare il massimo e poi i risultati che verranno… verranno. Adesso vediamo di rimetterci “in bolla” dopo questa caduta e poi pensiamo al resto della stagione».