Il sistema Retul dei pro’: lo abbiamo provato anche noi

26.02.2024
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Il sistema Retul è alla base del posizionamento in bici adottato dai team, dai tecnici e dai corridori che usano le bici Specialized. Siamo stati a Milano, nelle sede di Specialized Italia per toccare con mano.

Grazie a Silvio Coatto, docente della Specialized University, siamo entrati nel cuore del sistema, con qualche curiosità e sovrapposizione di fitting tra professionisti ed amatori.

Silvio Coatto ci illustra il sistema Retul
Silvio Coatto ci illustra il sistema Retul
Definiamo il sistema Retul in poche parole!

Retul è un software+hardware di acquisizione dati del movimento 3D in bicicletta. E’ un tracciamento ottico basato su 8 marker e si basa sulla luce ad infrarossi emessa dai diodi, che sono gli emettitori di luce. I 4 filtri di vetro sulla parte anteriore della telecamera, chiamati Tracker, triangolano la posizione dei LED tridimensionalmente. Riassumendo, Retul è un sistema tecnologico che traccia e registra il movimento di un ciclista sulla bici. Questo software ci permette di valutare in diretta i cambiamenti e ci aiuta a migliorare performance e comfort in sella.

L’abbiamo definito un sistema “dinamico ed interattivo”
L’abbiamo definito un sistema “dinamico ed interattivo”
Quanto tempo è necessario per un posizionamento Retul?

Normalmente si parla di un paio d’ore, poi si consiglia sempre di fare un check di almeno mezz’ora dopo qualche uscita.

Si parla anche di plantari. Quanto influiscono nell’efficienza del gesto?

Molto, anche se è difficile fornire una percentuale riferita ad un giro in bici o ad un allenamento. Possiamo ragionare sul numero di pedalate moltiplicate per il tempo di un’uscita. Ad esempio, ad una media di 80 rpm e 3 ore di in bici, siamo a 14.400 spinte sui pedali. I piedi rischiano di essere molto stressati, per via anche di suole super rigide che hanno oggi le scarpe.

Quindi?

Quindi riuscire a distribuire il carico sul 100% della superficie del piede stesso aiuta a limitare al minimo questo stress, diminuendo la stanchezza e lasciando un po’ di energia da spendere in altre situazioni.

Ogni quanto si dovrebbe fare una valutazione biomeccanica complessiva?

Se non ci sono infortuni o problematiche recenti, la cosa migliore sarebbe farlo una volta all’anno.

Con il passare degli anni, cambia la nostra posizione sulla bicicletta?

Direi di sì, non viene stravolta chiaramente, ma la vita di tutti i giorni e la possibilità di potersi allenare di più o di meno possono portare a delle variazioni. Ad esempio, chi ha la possibilità di fare stretching in modo adeguato riesce ad allungarsi in modo maggiore. Chi ha sempre pedalato col tempo potrebbe procedere verso una posizione più comoda, mentre chi è meno esperto potrebbe andare verso una posizione più aggressiva perché migliora le sue doti di guida e magari ha ancora delle ottime doti muscolari/flessibilità.

In base alle tua esperienza e all’infinità di dati che hai a disposizione, quali sono le problematiche più comuni in fatto di posizionamento sulla bici?

Dando per scontato la taglia corretta della bicicletta, la sella è la base di tutto il lavoro che facciamo. Alcuni ciclisti la scelgono per estetica o non capiscono quanto incida sul loro modo di pedalare, andando ad influire negativamente sui movimenti. Altro problema, sempre legato all’estetica, è il fatto di non voler alzare il manubrio. In molti hanno la convinzione che il manubrio completamente ribassato sia sinonimo di aerodinamica ed efficienza

Invece?

Talvolta si estremizza e si ottiene il risultato opposto. Diverse persone pedalano in posizioni troppo vicine al loro limite di mobilità sul bacino, mettendo in crisi ginocchia, schiena, spalle e collo. Uno dei problemi più grandi da affrontare è l’emulazione al pari dell’estetica. Dal lato pratico e funzionale è meglio pensare ad essere ben posizionati in sella, il che significa anche meno problemi fisici.

L’analisi di un lato del corpo e poi del successivo
L’analisi di un lato del corpo e poi del successivo
Durante una valutazione Retul, c’è un passaggio tanto fondamentale, quanto più complicato rispetto agli altri?

Il sistema Retul rileva costantemente 38 dati, distanze e angoli. Tutti vanno sempre interpretati. Ci sono chiaramente dei range e si cerca di rimanere all’interno di essi. Direi che il passaggio fondamentale per il fitter è collegare la valutazione fisica fatta in precedenza con i valori visualizzati a video. E’ fondamentale capire “la causa” di un determinato valore in modo da trovare la soluzione.

Ci fai qualche esempio?

Un ginocchio può muoversi troppo lateralmente per colpa di una sella sbagliata, sella troppo alta, collasso piede e dell’avampiede, una differenza di lunghezza delle gambe, oppure delle tacchette posizionate male. Se non abbiamo fatto una buona valutazione fisica andiamo avanti a tentativi e rischiamo di amplificare il problema o di crearne uno nuovo. Il feedback del ciclista è molto importante ma, durante il fit, è abbastanza raro che sia preciso e sicuro, sempre meglio aspettare quello delle successive uscite su strada.

L’esperienza del fitter va di pari passo alla tecnologia fornita dal Retul
L’esperienza del fitter va di pari passo alla tecnologia fornita dal Retul
Nel post valutazione è necessario prendersi del tempo per capire la nuova posizione in bici ed eventualmente metabolizzarla?

Sì, soprattutto se i cambiamenti sono importanti ed eventualmente si può ragionare su due step. E’ fondamentale uscire limitando i carichi e dando al proprio corpo il tempo di adattarsi alla nuova posizione a al nuovo materiale. C’è anche chi parte a 1000 senza problemi e chi ha bisogno di un mese per adeguarsi.

Quindi Retul è un sistema che lascia spazio alla valutazione e all’esperienza del bike fitter?

Certo, moltissimo spazio al fitter. Retul è un attrezzo, tecnologico e molto preciso, ma sempre un attrezzo e non può valutare la condizione fisica del rider. La valutazione fisica è importante, ma il fitter deve anche ragionare su cosa andrà a fare il ciclista con quella bici e cosa fa nella vita di tutti i giorni, informazioni che può elaborare solo una persona.

Remco Evenepoel è uno degli atleti di punta di casa Specialized
Remco Evenepoel è uno degli atleti di punta di casa Specialized
Un argomento sempre attuale, posizione in bici di un pro’ vs amatore, cosa cambia?

Cambia solo ed esclusivamente la posizione del manubrio, lato sella direi niente. Anche se la tendenza è cambiata negli ultimi anni, vedi le posizioni crono molto più alte, i pro’ sono sempre più distesi e lunghi, più bassi, pur utilizzando anche degli spessori sopra la serie sterzo. Lasciando stare che sono più giovani e più performanti fisicamente, metterei in primo piano solo la qualità della loro vita. Hanno dei preparatori, disponibilità di materiali e conta anche la dieta che seguono. Mediamente beneficiano di una quantità maggiore di ore di sonno, fanno costantemente stretching e massaggi. Direi che sono aspetti che gli permettono di essere più aggressivi nella posizione in bici rispetto all’amatore medio che lavora 8 ore al giorno.

Calpe, un occhio indiscreto nel lavoro di Retul

10.01.2023
9 min
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Le cose che si fanno a porte chiuse nel primo ritiro. A dicembre l’hotel della futura Soudal-Quick Step è rimasto chiuso ai giornalisti. Corridori nuovi, materiali nuovi. Troppe cose tutte insieme per rischiare che uscisse qualche foto non autorizzata. Negli stessi giorni, nei saloni al pianterreno del Suitopia Hotel di Calpe, gli uomini di Retul hanno messo mano a svariate solette su misura e controllato la posizione dei nuovi e degli altri che lo hanno chiesto. La squadra correrà anche nel 2023 con la Tarmac SL7 di Specialized. E dato che non si sa ancora quando sarà lanciata la SL8, non ci sono state grandi variazioni biomeccaniche.

Ciò che è successo in quelle stanze ce lo siamo fatto raccontare da Giampaolo Mondini, che è la porta di accesso dei corridori all’assistenza di massimo livello quanto a posizionamento in bici e solette su misura e nelle tre settimane prima di Natale ha girato per questo fra gli hotel delle squadre sponsorizzate.

Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Mondini è il responsabile Specialized dei rapporti con i team: qui alla presentazione della Soudal-Quick Step
Avete lavorato solo con i nuovi corridori o anche con gli altri?

«E’ un servizio che offriamo a tutte le nostre squadre. Con i nuovi si cerca di far capire i vantaggi della posizione migliore. Quando si va in una nuova squadra, cambiano la bici, la sella, il manubrio, i pedali. Cambia tutto, per cui la certezza che gli angoli siano stati rispettati è un vantaggio. Per questo di solito si comincia a ottobre».

Con la stagione ancora in corso?

Esatto. Serve per avere gli atleti ancora in forma e non fermi da tre settimane. Serve che siano presentabili. Sia per la posizione in sella, perché magari dopo tre settimane di stop non hanno la stessa elasticità. Sia per la possibilità di fare l’abbigliamento su misura, quando sono ancora tirati.

Con i vecchi corridori invece cosa si fa?

A volte sono loro che chiedono di essere inquadrati. Magari sono caduti, oppure hanno cambiato la sella, hanno male a un ginocchio o ancora vogliono la soletta personalizzata. A Calpe questa volta non c’è stato tantissimo da fare per la biomeccanica.

Masnada ha raccontato di aver dovuto rivedere la posizione per scongiurare l’infiammazione che lo ha fatto soffrire alla Vuelta.

Masnada ha una conformazione così stretta delle ossa del bacino, che qualsiasi sella avesse usato finora, gli causava delle lacerazioni. Alla Vuelta era così rovinato, che l’ha conclusa per aiutare Remco, però ha finito lì la stagione.

Come l’avete risolta?

La soluzione è stata provare una sella da crono, la Sitero. Abbiamo selle larghe da 130 millimetri fino a oltre i 160. E’ rarissimo che i corridori usino selle così strette, ma Fausto potrebbe aver risolto il problema. La Sitero ha anche il naso più corto e così è riuscito a tenere sotto controllo la situazione. Ma dovremo continuare a seguirlo, per vedere se va bene. A volte si cambiano le selle, quando le selle non c’entrano.

Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Una volta individuali gli angoli, si passa alle regolazioni per ottenere la posizione indicata (foto Specialized)
Cosa vuoi dire?

Tanti oramai si fanno fare il fondello su misura, anche Nibali lo faceva. Non è una cosa tanto banale, negli ultimi anni sono attenzioni sempre più frequenti. E si sta iniziando a notare che i problemi attribuiti alle selle derivano dal fondello, se non addirittura dalla crema che si usa per le parti intime.

Alle creme?

Avevamo un problema con una squadra. Solo quella. E alla fine abbiamo scoperto che usavano una crema che ungeva così tanto la sella, da danneggiarne la copertura. Per il fondello, così come per le scarpe andrebbe concessa libertà, anche se lo dico contro il mio interesse. Noi stessi, se il corridore non si trova con i nostri prodotti, lo lasciamo libero di cercare di meglio. Quello che non mi va giù è che, pur in assenza di sponsorizzazioni, ci siano squadre che vietano ai corridori di usare certe marche.

I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
I sensori LED vengono collocati sulle sporgenze ossee, come ad esempio la caviglia (foto Specialized)
Come funziona il sistema Retul?

Si parte dalla posizione di base, dando per scontato che siano già messi bene sulla bici. I cambiamenti vanno valutati attentamente. Le fibre muscolari si adattano, ma lavorano in una precisa direzione. Nel cambiare, bisogna stare attenti perché ogni variazione può avere conseguenze. Al di là delle lunghezze, il valore importante è quello dell’angolo fra i vari segmenti del corpo. Per cui si parte dalla posizione base, poi l’algoritmo Retul mette in relazione la posizione del corridore con quelle di tutti gli altri testati finora, fornendo indicazioni sugli angoli migliori.

In che modo?

Viene creata una mappa in 3D del corridore che pedala, una volta si faceva il confronto fra le fotografie. I marcatori a LED vengono messi su 8 punti fissi, di solito sporgenze ossee, rilevando un minimo di 17 angoli fino a un massimo di 45, con cui ricavi l’esatta prospettiva della posizione. Se il sistema dice che la posizione è giusta, non facciamo niente. Se invece vediamo che qualche angolo è migliorabile, in accordo con il corridore e il fisioterapista della squadra, si decide se intervenire e in che modo.

Intervenire su cosa?

Il sistema ti dice che un angolo è migliorabile, sta all’esperienza del biomeccanico trovare il modo per correggerlo. Se abbassando la sella, allungando l’attacco manubrio o altro. Si fanno variazioni di pochi millimetri, si arriva a una posizione condivisa e poi si lasciano al corridore circa venti giorni per allenarsi ore e ore, sperimentando la nuova posizione. Se si fa la posizione a dicembre, si fa una verifica a gennaio e poi non si tocca più.

L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
L’algoritmo indica gli angoli su cui intervenire: i biomeccanici osservano e intervengono (foto Specialized)
Quanto conta il biomeccanico?

Il nostro obiettivo è togliere di mezzo la soggettività del biomeccanico. Serve che sia esperto nell’usare lo strumento. A volte si può raggiungere la stessa posizione finale partendo da punti diversi, l’importante però è che il risultato sia identico. Non è possibile che due biomeccanici diversi portino a due posizioni diverse.

Da dove arrivano i biomeccanici Retul?

Quando Specialized ha rilevato il marchio, c’erano 5 “professor” che ancora oggi fanno scuola e insegnano il metodo Retul. Quelli che seguono le squadre sono gli stessi che sviluppano l’algoritmo e si servono dei feedback dei corridori per migliorarlo. In generale, tutti quelli che usano il sistema Retul nei negozi e nei centri di biomeccanica, vengono formati perché siano in grado. Il responsabile per l’Italia si chiama Silvio Coatto.

Capita che il corridore voglia cambiare senza una reale esigenza?

E’ una cosa che capita. Il nostro obiettivo a livello mentale è isolare dalla nostra valutazione le sensazioni del corridore. A volte durante la preparazione capita che qualcosa non vada come crede e la prima cosa che fa, se non trova una spiegazione, è mettere mano alla bicicletta. Senza rendersi conto che spesso questo genera problemi più seri.

A crono stessa storia?

A crono è diverso. Si danno alla squadra tutti i dati della posizione più affidabile e da lì si comincia a lavorare. In galleria del vento si parte dalla posizione base e poi si porta verso l’estremo, per trovare la più aerodinamica e insieme la più efficiente. A quel punto si prende la bici Retul che si chiama Muve, su cui si può cambiare la posizione senza che il corridore debba scendere.

Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Il lavoro sulla bici da crono è reso necessario dalle nuove regole UCI sull’inclinazione delle protesi (foto Specialized)
Che cosa si fa?

Lo si fa pedalare alla soglia, con una maschera facciale, in modo da fare un test metabolico per il VO2Max. A questo modo si raggiunge un punto limite e a quel punto si può andare a fare i test in pista, cercando la posizione più applicabile alla realtà. Adesso che hanno cambiato le regole e le inclinazioni delle appendici, c’è tanto lavoro da fare.

Che tipo di lavoro avete fatto su Evenepoel?

Remco ha voluto controllare la posizione. E visto che già sulla bici da crono aveva messo le pedivelle da 165, voleva vedere se adottarle anche su strada, ma alla fine ha scelto di restare con le 170, come pure Alaphilippe. Ormai le pedivelle lunghe sono sempre meno diffuse.

La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
La realizzazione d solette su misura è una delle richieste più frequenti (foto Specialized)
Si lavora anche sulle asimmetrie dei corridori?

I difetti macroscopici si vedono a occhio nudo. In ogni caso la pedana Retul ruota e permette di valutare il corridore su entrambi i lati.

Il resto rientra fra le cose che si sanno, ma non si dicono. Si parla dei corridori sponsorizzati da altri che chiedono di avere le solette su misura e allora è meglio non fare nomi. Ci sono quelli infatti che hanno il veto espresso di servirsi di materiali Specialized e quelli che, per aggirarlo, producono addirittura un certificato medico. C’è sempre stata una sorta di complicità fra addetti ai lavori, con il benessere degli atleti sopra di tutto. Va bene lo sponsor e va bene il contratto, ma quando sei per cinque ore al giorno sulla bicicletta, bisogna che tu sia soprattutto comodo.

I plantari personalizzati influiscono sulla performance?

03.11.2022
4 min
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Quello dei plantari personalizzati è un argomento più che mai attuale. Lo è perché fa parte di quel pacchetto di biomeccanica e dei check-up di fine stagione, lo è perché i diversi studi e sviluppi hanno cambiato questa categoria nel corso delle stagioni. Essere performanti in bici passa anche dai piedi? Sì.

Il nostro approfondimento si concentra sul concetto Body Geometry di Specialized e Retul, di sicuro uno dei più completi. E’ un protocollo molto utilizzato in ambito pro’ e non solo dai corridori che orbitano all’interno dei team supportati tecnicamente. Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, che è a diretto contatto con gli atleti e Silvio Coatto di Specialized Italia, figura di primo piano nell’evoluzione del protocollo Body Geometry.

Un plantare custom di Specialized, si vede la forma dell’arco plantare
Un plantare custom di Specialized, si vede la forma dell’arco plantare

Percentuale in aumento

«Abbiamo da poco terminato le sessioni di valutazione biomeccanica con gli atleti pro’ – ci dice Mondini – passaggi che comprendono anche le analisi per i plantari personalizzati. Li utilizza il 50% dei corridori che orbitano nelle squadre con materiale Specialized e Body Geometry. Una percentuale che è in aumento ed è cresciuta di molto nelle ultime stagioni. I test effettuati con i ragazzi hanno evidenziato una grande differenza tra i plantari personalizzati che si usano normalmente per camminare e quelli specifici per pedalare.

«Questi ultimi, non di rado, necessitano di uno riempimento maggiore nella zona dell’arco plantare. L’obiettivo è quello di non far collassare il ginocchio verso l’interno, allineando articolazione e arto inferiore, minimizzando la dispersione di energia. Inoltre è da considerare anche il perfetto abbinamento tra scarpa a plantare, in modo da evitare scivolamenti e frizioni del plantare all’interno della calzatura e riempire quegli spazi vuoti che talvolta ci sono, soprattutto nella zona mediana/interna del piede».

Il macchinario Retul per la termoformatura
Il macchinario Retul per la termoformatura

La parola passa ora a Silvio Coatto, per individuare i criteri di scelta dei plantari quanto a forma e materiali impiegati, per trarne di conseguenza il maggior beneficio.

Quali sono i canoni da considerare quando viene customizzato un plantare?

Si cerca prima di tutto di capire se servono i plantari personalizzati o basta uno dei tre (rosso/blu/verde) offerti da Specialized. Può essere utile avere un plantare custom per 2 ragioni. La prima è quella che nessuna delle tre opzioni offerte copia perfettamente il profilo del piede. La seconda è quella che, i due piedi non sono identici, o per lunghezza o per posizione della prima testa metatarsale e conseguente lunghezza dell’arco longitudinale. Quindi utilizzare le nostre solette standard potrebbe fornire troppo supporto, oppure poco supporto ad uno dei due piedi.

L’utilizzo dei plantari personalizzati porta ad un ulteriore irrigidimento della calzatura?

Non per forza. Normalmente la sensazione è di “riempire maggiormente” la scarpa. In realtà cerchiamo di dare il 100% di appoggio sotto il piede in modo da distribuire al meglio il carico in spinta e alleggerire le zone più a rischio, che sono l’avampiede e l’esterno, visto che le scarpe sono già estremamente rigide.

Quali sono i materiali che compongono i plantari custom?

Materiali termoformabili che partono dal tallone fino alla zona della prima testa metatarsale.

Si cambia la misura della scarpa?

In linea di massima no.

Lo strumento di misura del piede e del punto metatarsale
Lo strumento di misura del piede e del punto metatarsale
Quali sono i vantaggi immediatamente percepibili quando si passa dalle solette standard ai plantari personalizzati?

Migliore appoggio. Il piede è più rilassato in spinta e si hanno meno fastidi lateralmente, sull’avampiede e si sfrutta una fase migliore nella combinazione spinta/performance, intesa come risultato finale. E’ necessaria comunque una precisazione: creare un plantare personalizzato che crei beneficio alla prestazione quando si è in bicicletta nella sua totalità, non è un’azione singola, ma prevede un fit completo sull’atleta. Quest’ultima è la soluzione consigliabile.

Specialized, i numeri e le curiosità oltre la sponsorizzazione

22.01.2022
8 min
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Due WorldTour (Bora-Hansgrohe e Quick Step-Alpha Vinyl), una professional (la TotalEnergies di Sagan) e la compagine femminile SDWorks. Queste squadre hanno una cosa in comune e non è un semplice dettaglio: le bici Specialized S-Works.

Abbiamo chiesto a Giampaolo Mondini, ex corridore che ora occupa il delicato ruolo di collegare le squadre sponsorizzate all’azienda di Morgan Hill dell’impegno che comporta il supportare diversi team professionistici nel ciclismo moderno.

La Tarmac SL7 con la livrea dedicata a Peter Sagan (foto Specialized)
La Tarmac SL7 con la livrea dedicata a Peter Sagan (foto Specialized)
Quali sono i fattori principali che spingono un’azienda come Specialized ad avere tre team maschili di questa caratura? E poi c’è anche SDWorks femminile!

Già in passato abbiamo avuto tre team maschili, era l’epoca dell’Astana, della HTC-Highroad e Saxo. Il ragionamento però, parte dal fatto che non c’è mai stata la volontà di fare un team factory. Lavorare con diverse squadre in contemporanea è impegnativo, certo, ma ti permette di avere costantemente un numero maggiore di possibilità di creare interesse intorno al brand e di farlo costantemente. Poi ci sono realtà come la Quick Step-Alpha Vinyl che sono al vertice per organizzazione. Con loro abbiamo un contratto di 6 anni».

Si, ma tre team maschili nel ciclismo attuale sono un impegno enorme!

La volontà di fare una terza squadra non c’era. L’ammirazione che ha Mike Sinyard (fondatore della casa) nei confronti di Peter Sagan è stata fondamentale e la terza sponsorizzazione maschile ha preso forma.

Tecnicamente siamo portati a pensare che avete anche maggiori possibilità di sviluppare i prodotti con l’aiuto di diversi team e tanti atleti. E’ così?

E’ assolutamente così. Tante possibilità e molti feedback. Un esempio è lo sviluppo della nuova categoria di pneumatici, dove la Quick Step ha giocato un ruolo fondamentale. Oppure lo sviluppo di una bicicletta, volendo fare un altro esempio. Vengono utilizzati dai 2 ai 4 mesi di test sul campo con staff e corridori, talvolta anche di più.

L’utilizzo dei copertoncini e dei tubeless, sviluppato con i pro e soluzioni destinate a cambiare la categoria (foto Specialized)
L’utilizzo dei copertoncini e dei tubeless, sviluppato con i pro e soluzioni destinate a cambiare la categoria (foto Specialized)
E’ possibile avere un’idea di quante biciclette vengono fornite ad ogni corridore?

Possiamo fare una media considerando le tre squadre uomini. Per ogni corridore vengono calcolati: 5 frame-kit S-Works Tarmac SL7 e 2 modelli Shiv da crono. A queste si aggiunge una S-Works Roubaix. Quest’ultimo modello non viene fornito a tutti, dipende anche dagli obiettivi del corridore».

E la S-Works Aethos?

Non è contemplata nella fornitura iniziale, ma è disponibile per quei corridori che la vogliono provare. Alaphilippe l’ha utilizzata e gli è piaciuta parecchio, così come Asgreen che l’ha usata al Tour. Oppure le bici gravel, non inserite nel magazzino iniziale e poi fornite in base alle necessità».

Ci sono delle differenze tra le bici di un team ed un altro? Oppure tutte si basano sulla stessa piattaforma S-Works?

«Tutte le biciclette sono S-Works e le forniture sono uguali per tutti, uomini e donne».

Il pacchetto Specialized è completo, telai, ruote ed equipaggiamento in genere. Ci puoi dare un’idea anche in merito a questi numeri?

Indicativamente forniamo 2 set di ruote training ad ogni corridore, 3 set di ruote leggere e 3 set di aerodinamiche. Poi ovviamente è da considerare l’organizzazione di ogni singolo team. Sulla fornitura dei materiali c’è sempre da considerare se la collaborazione è attiva da più stagioni. In un certo senso la storicità del rapporto ha un peso in fatto di numeri e fornitura e ci sono più variabili da considerare.

Quali sono i modelli di sella che utilizzano i corridori?

Potrei dirti che oggi si dividono nel 50% che usa la sella corta Power e l’altro 50% che utilizza la sella standard, ovvero la Romin. In entrambi i casi i corridori apprezzano le versioni Mirror in 3D.

Quali ruote? Invece per quello che concerne il cockpit?

Roval non ha più in gamma le ruote con cerchio da tubolare, questo anche per i pro’, ai quali forniamo le Alpinist e le Rapide per gareggiare. Tutti i team adottano i copertoncini ed i tubeless. Le Rapide Tubeless sono state fornite per la stagione entrante. Per il manubrio e per il cockpit in generale: noi forniamo il nostro kit e si dà merito anche alle eventuali sponsorizzazioni. Vedi ad esempio la Quick Step con Pro Bike Gear.

Come avviene la fornitura dei materiali?

Abbiamo una base in Olanda, un vero Service Course pronto a tutto. Qui ci sono dei telai grezzi pronti ad ogni evenienza, volendo fare un esempio legato alle biciclette. Questo ci permette di preparare delle colorazioni particolari in tempi ridotti. Buona parte dei telai S-Works sono verniciati in Italia. Di solito siamo in grado di consegnare con tempistiche molto ridotte. Talvolta bastano due giorni.

Un’altro bel dettaglio della livrea pensata per Sagan (foto Specialized)
Un’altro bel dettaglio della livrea pensata per Sagan (foto Specialized)
Ci sono dei componenti che sono prodotti su richiesta specifica del team oppure del corridore, oppure vengono forniti i normali componenti standard?

Si ci sono delle richieste e rispetto al passato posso dire che sono un numero sempre inferiore. Ultimamente le particolarità si sbilanciano verso i manubri da crono.

Specialized fornisce delle indicazioni particolari, oppure il corridore è libero di usare i materiali con i quali si trova a suo agio?

L’atleta è libero di usare quello con cui si trova meglio, all’interno della fornitura. Vengono date delle indicazioni, ma l’ultima parola è sempre del corridore.

Ti riferisci alle bici da crono, alle ruote lenticolari, oppure altro?

Il pacchetto crono è un valido esempio. Con il tempo abbiamo sviluppato un sistema che affianca i team e gli atleti, una sorta di piattaforma di simulazioni che fornisce quanti più dati possibili, che vanno dal meteo alla morfologia del territorio, vento e molto altro.

In merito al montaggio. Affiancate i meccanici dei team, magari nelle prime fasi di una sponsorizzazione, ad esempio nel caso della TotalEnergies?

Sì, facciamo dei corsi di formazione per i meccanici».

Nell’ambito del posizionamento in bici. Tutti i team supportati utilizzano la piattaforma biomeccanica Retul?

Sì e non solo quello, perché dietro c’è un lavoro enorme che coinvolge anche la galleria del vento. Retul e test, ai quali si aggiungono delle prove metaboliche. Questo ci porta a lavorare a stretto contatto con i fisioterapisti e ci serve per immagazzinare dati che vengono utilizzati per lo sviluppo dei prodotti. Ci permette di capire le risposte fisiche di un corridore che è stato vittima di un incidente. L’esempio di Jakobsen, che è tornato a pedalare alla grandissima, con una posizione in sella che è paragonabile a quella pre incidente»!

Remco Evenepoel Specialized

Leve freni “chiuse”, cosa dice Specialized?

12.12.2020
3 min
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Specialized ancora sugli scudi. Nel corso di questa stagione abbiamo visto che ci sono delle nuove tendenze tecniche che si stanno facendo strada fra i professionisti, dai pneumatici tubeless, alle pedivelle più corte fino alla posizione diversa delle leve dei freni. Proprio su quest’ultimo aspetto sono venuti fuori dei risultati interessanti fatti dai tecnici di Specialized.

Stile “gravel” per Nizzolo

In occasione della vittoria di Giacomo Nizzolo al campionato italiano, avevamo avuto modo di notare, e di chiedere direttamente al corridore, che anche lui usasse chiudere gli appoggi delle leve dei freni verso l’interno. Nizzolo ci rispose che aveva un manubrio con la parte inferiore più larga e la parte superiore più stretta, stile “gravel”. Per rimanere più aerodinamico quando era in posizione con le mani sugli appoggi e allo stesso tempo il manubrio più largo in presa bassa gli permetteva di avere più leva in volata o nei rilanci.

Giacomo Nizzolo con il manubrio stile “gravel”
Giacomo Nizzolo usa un manubrio che potremo definire stile “gravel”

Specialized ha fatto dei test

In occasione del primo raduno della Bora-Hansgrohe abbiamo notato che un corridore ha montato le leve dei freni allo stesso modo. Si tratta del giovane Jardi Meeus campione belga under 23, che quest’anno sarà compagno di squadra di Sagan. Al primo raduno in cui si prova il nuovo materiale e si fanno le posizioni sulle nuove bici, ha chiesto ai tecnici di Specialized se questa posizione delle leve porta a dei vantaggi effettivi. Ricordiamo che Specialized è proprietaria di Retul, azienda specializzata nella biomeccanica per il ciclismo e che vanta fra le tecnologie più avanzate in questo ambito.

I vantaggi ci sono

Ritornando alle leve di Jordi Meeus, sono stati fatti tutti i test necessari. Il risultato è stato che questa soluzione porta diversi vantaggi. Il primo è aerodinamico, nel senso che gli appoggi per le mani diventano come due mini appendici. Per estremizzare potremo dire che funzionerebbero un po’ come gli Spinaci di Cinelli. Inoltre, avere gli appoggi chiusi permette di montare un manubrio più largo che porta altri vantaggi in termini di migliore respirazione e di migliore effetto leva in presa bassa nei rilanci o nelle volate.

L’appoggio della leva del freno di Jordi Meeus
L’appoggio della leva del freno di Jordi Meeus , corridore belga della Bora Hansgrohe

Cosa farebbe Boonen?

I tecnici Specialized ci fanno l’esempio di un grande campione del ciclismo: Tom Boonen, che aveva un manubrio largo 40 centimetri, che per lui era stretto. Lo faceva per avere il migliore impatto aerodinamico. Oggi se adottasse questa soluzione delle leve chiuse potrebbe montare un manubrio da 42 centimetri e respirare meglio, soprattutto in salita, avere più leva in volata ed essere ugualmente aerodinamico in pianura.

Jan Willem van-Ship con le sue leve freno molto chiuse
Jan Willem van-Ship in azione con gli appoggi delle leve dei freni molto chiusi

Ma chi è stato il primo?

A molti leggendo l’articolo sarà venuto in mente che c’è un altro fenomeno che usa questa posizione delle leve: Remco Evenepoel, anche lui corridore che pedala su bici Specialized. Per molti è lui il primo ad aver usato questa soluzione. Ma indagando un po’, siamo risaliti ai corridori della Roompot-Charles una professional olandese, che purtroppo ha chiuso, ed in particolare a Jan Williem van-Ship. Questo ragazzone olandese che è stato anche campione del mondo della corsa a punti in pista, è stato forse il primo ad usare le leve freno chiuse. Evidentemente la sua attitudine alla pista lo porta a ricercare la migliore posizione aerodinamica in senso assoluto. Vedremo se questa soluzione diventerà la normalità fra qualche stagione.