EDITORIALE / Vuelta pericolosa o regole inesistenti?

28.08.2023
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Probabilmente Adam Hansen avrà capito (ormai a sue spese) quanto sia ingrato il compito di presidente del CPA su temi come la sicurezza in corsa e le avverse condizioni meteo. Quello che è successo alla Vuelta e in parte anche in Belgio al Renewi Tour (dove i corridori hanno messo piede a terra a 100 chilometri dall’arrivo, in protesta per il finale tortuoso) è la perfetta dimostrazione di come non sia possibile pretendere comportamenti coerenti senza la base di regole condivise e definitive.

La cronosquadre di apertura della Vuelta a Barcellona, che sarebbe dovuta essere una colossale festa di sport, si è trasformata in un bel disastro a causa della pioggia, delle curve e dell’oscurità della partenza serale (foto di apertura).

Laurens De Plus è finito in ospedale con una frattura dell’anca. «Due minuti di spettacolo – ha dichiarato – dopo mesi di duro lavoro in montagna. Non vedevo l’ora di iniziare queste tre settimane di battaglia con tutte quelle superstar. Ma la vita non è sempre giusta e la corsa va sempre avanti».

Adam Hansen, 41 anni, è da quest’anno il nuovo presidente del CPA
Adam Hansen, 41 anni, è da quest’anno il nuovo presidente del CPA

Evenepoel e Vingegaard

Quando si è accorto che anche la seconda tappa sarebbe stata bagnata e nel finale avrebbe avuto curve in abbondanza, anche Evenepoel ha detto la sua.

«Dopo ieri – così ha parlato il belga dopo che una consultazione con la direzione di gara non aveva tolto tutti i dubbi – penso che meritiamo un po’ più di rispetto da parte dell’organizzazione».

Lo stesso vincitore del Tour, Jonas Vingegaard, è stato ripreso mentre entrava sul pullman della Movistar per concordare una linea comune, dopodiché i corridori hanno trovato un accordo con la direzione.

Jonas Vingegaard si è fatto interprete dei malumori del gruppo, cercando condivisione fra i vari team
Jonas Vingegaard si è fatto interprete dei malumori del gruppo, cercando condivisione fra i vari team

Il diritto all’opinione

L’iniziativa è stata efficace. L’organizzazione ha spostato la registrazione del tempo ufficiale a 9 chilometri dall’arrivo e a quel punto la maggior parte dei corridori si è rialzata in modo plateale, con Evenepoel di nuovo in testa. Sono passati sul traguardo più di 6 minuti dopo il vincitore della tappa, con un chiaro messaggio agli organizzatori.

«Le gare sono diventate molto più difficili – ha commentato Marc Sergeant su Het Nieuwsblad – oppure i corridori si fanno sentire di più. I social media hanno anche reso più semplice esprimere la propria opinione, senza rivolgersi direttamente all’organizzatore. Penso che la voglia di dare la propria opinione sia una buona cosa. Ho rispetto per i corridori che fanno così, perché senza protagonisti non c’è gara».

Per Laurens De Plus una Vuelta durata pochi chilometri e conclusa in ospedale
Per Laurens De Plus una Vuelta durata pochi chilometri e conclusa in ospedale

Lezione per il futuro

Contro il meteo si può poco, ma contro i percorsi si può studiare e agire d’anticipo. Ci si è tanto lamentati per il tracciato della cronosquadre ai mondiali di Glasgow, ma ci sono stati sei mesi senza che nessuno abbia provato a metterci mano. Quali sono, tuttavia, i criteri e le regole per cui un percorso è non sicuro, in assenza di un disciplinare cui tutti siano costretti ad attenersi?

«Siamo arrivati ai giorni più difficili – ha detto a Het Nieuwsblad Il direttore del Renewi Tour, Christophe Impens di Golazo – dopo una catena di eventi, in cui i corridori potrebbero non essersi sentiti ascoltati. C’è stato il caos per le moto al Tour, la morte di De Decker e poi quello che è successo sabato alla Vuelta. Non sono arrabbiato, penso solo sia un peccato che questo sia successo durante la gara. I corridori e i team manager possono studiare il percorso con settimane di anticipo tramite un software speciale. Ne possiamo parlare quando vogliono, se necessario, ma non durante la corsa. E’ una lezione per il futuro».

La prima tappa della Vuelta, una cronosquadre a Barcellona, ha destato molte polemiche
La prima tappa della Vuelta, una cronosquadre a Barcellona, ha destato molte polemiche

Siamo sul filo

A volte bisognerebbe ascoltare i corridori, più che chi li guida e che è spinto da interessi che magari con lo sport non c’entrano molto. Lo ha detto chiaramente l’altro giorno Salvatore Puccio: servono regole chiare da applicare senza doverne parlare. In modo che sia chiaro per tutti che certi percorsi non possono essere disegnati. Che serve un percorso alternativo per i tapponi, evitando le scene ridicole dell’ultimo Giro d’Italia. Ma i corridori devono sapere che questo potere non è illimitato. Il ciclismo non è la Formula Uno e non lo sarà mai. Per questo serve un tavolo condiviso per stabilire regole certe: affinché nessuna componente prevalga sull’altra. Siamo sul filo: è un attimo cadere da una parte o l’altra.

Riviste le regole UCI: cosa convince e cosa no…

19.04.2021
5 min
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Con le prime classiche delle Ardenne non solo si sono visti (e rivisti) i duelli tra i campioni, ma sono anche entrate in vigore le nuove regole Uci. O meglio, la revisione di queste regole. Ne avevamo parlato anche con Matteo Trentin, referente del CPA per i corridori. E lui stesso ci disse delle grandi perplessità su alcuni punti e della presa di posizione quasi unilaterale dell’Uci.

Le green zone, furono introdotte già nel 2014
Le green zone, furono introdotte già nel 2014

Rivoluzione Uci

Come è noto lo scorso 1° aprile sono entrate in vigore le nuove normative: è stata bandita la “tuck position” (quella a “uovo” in discesa), è stata bandita anche quella “tipo crono” con le mani che non toccano il manubrio ed è stata sancita la regola della borraccia: squalifica per chi viene sorpreso a lanciare a terra la borraccia al di fuori di una green zone, vale a dire quelle “aree rifiuti” che si trovano di tanto in tanto nella corsa. Si tratta di spazi nei quali il corridore può liberarsi di borracce appunto, ma anche di cartacce, involucri e sacchetti per il rifornimento. Aree che chi ha preso parte alle granfondo ha già visto.

La grande protesta ha riguardato soprattutto il dopo-Fiandre, quando lo svizzero Michael Schar si era liberato di una borraccia gettandola in direzione di alcuni tifosi a bordo strada. Il fatto avvenne in diretta tv e sui social ci fu un vero sollevamento globale a sostegno del corridore della Ag2r-Citroen. Perché se ci sono le regole Uci, è anche vero che ci sono le regole della tradizione, quelle non scritte. Tra l’altro un gesto bellissimo. Schar non solo fu squalificato, ma prese anche una multa e perse dei punti Uci.

I corridori, e forse anche i tifosi, con la loro pressione all’Uci sono riusciti a far modificare la regola del “rosso diretto”. Adesso, la prima volta che il corridore viene pizzicato riceve una multa in franchi svizzeri, la seconda viene squalificato. Questo in una corsa di un giorno. Se invece il fatto avviene in una corsa a tappe: alla prima viene multato, alla seconda incappa in un minuto di penalità, alla terza viene squalificato.

L’entità di multa e penalizzazione dei punti variano rispettivamente da 100 a 500 franchi svizzeri e da 5 a 25 punti a seconda della classe della competizione.

Chissà se con le nuove norme rivedremo gilet portaborracce tipo utilizzati qualche anno fa
Chissà se con le nuove norme rivedremo gilet portaborracce tipo utilizzati qualche anno fa

Borraccia in mano

Certamente è un passo in avanti, ma le distanze tra corridori e Uci sono ancora marcate. Ovviamente non per il fatto di gettare o meno le borracce (sul tema dell’inquinamento sono tutti d’accordo), ma sul fatto che le borracce non possano essere lanciate ai tifosi. La regola dice che semmai il corridore la deve passare in mano al tifoso. Lanciare la borraccia infatti potrebbe indurre il fan a bordo strada, specie se bambino, a spostarsi al centro della carreggiata per riprenderla (riferendosi al fatto che spesso la borraccia sbatte sul ciglio del marciapiede e rimbalza verso il centro strada). Un caso verosimile, ma mai verificatosi, almeno a nostra memoria.

Pertanto il corridore si può liberare delle borracce nelle green zone, passarle in mano al tifoso, darle ai veicoli che seguono la corsa o alla propria ammiraglia. Solo così non viene sanzionato.

Richardson beccato. I mignoli non garantiscono una presa sicura (da Twitter)
Richardson beccato. I mignoli non garantiscono una presa sicura (da Twitter)

Mignolino galeotto

Ma a tenere banco non c’è solo il “BottleGate”, scimmiottando i grandi processi statunitensi. Si discute, anche se in maniera meno forte, sulle posizioni adottate in corsa.

Contrariamente a quanto si potesse pensare, i corridori che hanno dovuto accettare queste norme, sono stati più infastiditi dal dover dire addio alla posizione aerodinamica in discesa che non a quella delle braccia appoggiate sul manubrio “tipo crono” con i gomiti sulla piega e le mani libere “a picco” sulla ruota anteriore.

«Non si sono mai verificati incidenti con la posizione tuck», hanno detto più o meno in coro gli atleti. Mentre sono stati più propensi ad accettare lo stop sulla presa del manubrio. «A volte ha causato delle cadute», questa la loro sintesi. Ma anche in questo caso, se si va a vedere, è stata una negligenza di pochi che si sono messi con i soli gomiti sulla piega anche in gruppo. In questo modo, in effetti, non si ha la possibilità di frenare in caso di necessità improvvisa, né di poter scartare un eventuale ostacolo. Cosa ben diversa invece se si è in fuga da soli o in testa al plotone. Comunque sia adesso non si può più fare.

Ma come si dice, “fatta la grazia gabbato lo santo”. O almeno così pensava Alexander Richardson. Giocando come un abile avvocato tra le parole della norma stessa, la quale dice che il manubrio non può essere libero da una presa delle dita, senza specificare quante, il corridore della Alpecin Fenix ha messo i gomiti sulla piega e con i mignoli è andato a cercare la leva. La giuria però non si è fatta sorprendere e qualche ora dopo l’arrivo lo ha squalificato.

Nella 4ª tappa del Turchia maxi caduta e corridori sotto alle transenne vecchio stile
Nella 4ª tappa del Turchia maxi caduta e corridori sotto alle transenne vecchio stile

Coerenza e buonsenso

Chissà se anche in tal senso a breve ci sarà un’altra revisione dell’Uci. Di base, quando si parla di sicurezza si può anche essere d’accordo, per esempio va bene la figura la figura dell’Event Safety Manager, ma sulle regole della tradizione, come la borraccia al pubblico, serve del buonsenso. Asgreen nel finale del Fiandre ha gettato la sua borraccia, ma per fortuna sua (o forse perché aveva studiato le regole) era all’interno dei tre chilometri dall’arrivo che sono ritenuti green zone e se l’è cavata.

Anche perché poi non si comprende tanta rigidità su questo aspetto e si consente ad altre gare, si veda il Tour of Turkey, di utilizzare ancora certe transenne negli arrivi. Che sia un fatto di soldi che le gare versano all’Unione Internazionale? Come dire: a pensar male si sbaglia ma…