Davide Donati: il mondo Red Bull-BORA e l’amicizia con Finn

09.07.2025
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DARFO BOARIO TERME – Davide Donati è il secondo volto italiano che corre in casa Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies. Il bresciano, che lo scorso anno ha esordito nella categoria under 23 con la Biesse Carrera, è entrato nel panorama del team di sviluppo del colosso austriaco. Correre in un devo team è un grande traguardo per un ragazzo giovane, che però lo porta spesso a gareggiare fuori dall’Italia. Un bel modo per crescere e fare esperienza, ma diventa difficile trovare momenti in cui incontrarli. 

Così quando ce lo troviamo davanti al campionato italiano la curiosità di sapere come stanno andando questi primi mesi insieme alla Red Bull-BORA è tanta. Donati ci accoglie e seduti all’ombra di un cortile racconta tutto. 

«Entrare in un mondo enorme come questo – dice – è spiazzante per certi versi. Ti trovi proiettato in qualcosa più grande di quel che ti potresti mai aspettare. All’inizio ti senti quasi fuori luogo perché a cena sei accanto a Roglic, Hindley e tanti altri campioni. Rispetto a una continetal il budget è enorme e tutto diventa gigantesco. Senti la pressione di avere un grande sponsor sulla maglia e di essere in un team forte e strutturato. Loro non ci parlano di risultati o di vincere a tutti i costi anche se poi quando sei in certe squadre l’obiettivo è di provarci».

Davide Donati e Lorenzo Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies e nel tempo sono diventati ottimi amici
Donati e Finn sono i due volti italiani del team Red Bull-BORA-hansegrohe Rookies, nel tempo sono diventati ottimi amici
Com’è stato avere un riferimento come Lorenzo Finn, che conosceva già l’ambiente?

E’ quello con cui ho legato di più, ci chiamiamo spesso e ci sosteniamo molto. Da parte mia cerco di sfruttare l’esperienza maturata in un anno nella categoria under 23 per sostenerlo e non fargli sentire la pressione. Ne ha davvero tanta addosso, già ora. Credo sia prematuro. Lui sarà sicuramente un grande corridore ma è difficile sostenere tutta la pressione che arriva dall’esterno. Per questo lo ammiro molto. 

Come cerchi di sostenerlo?

In corsa cerco di essere un po’ il suo “angelo custode”, lo porto avanti quando serve, vado all’ammiraglia a prendere le borracce. Mi piace come ruolo, da un lato mi sento un po’ privilegiato nell’essere in squadra con il corridore che sarà il nostro futuro. Dal canto suo Lorenzo (Finn, ndr) mi insegna molte cose. La caratteristica che più mi trasmette è la tranquillità, lui è davvero uno sereno nel fare quello che deve. 

Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
Davide Donati ha disputato un calendario di primo livello con ottime esperienze anche nelle Classiche, terreno dove vuole migliorare (foto Flavio Moretti)
C’è qualcosa che ti dice o anche semplicemente il suo atteggiamento?

Solo il suo atteggiamento, il suo modo spensierato di vivere questo mondo e di correre con gli occhi puntati addosso. 

Ti è dispiaciuto dover saltare il Giro Next Gen che avresti corso al suo fianco?

Moltissimo. Il mio obiettivo era quello di esserci ma un problema al ginocchio mi ha costretto a stare fermo nel momento decisivo. La squadra ha corso benissimo, li ho seguiti dalla televisione e mi hanno impressionato per la capacità di gestire i momenti cruciali. Erano sempre al posto giusto nel momento giusto. Essere parte di un team forte come il nostro vuol dire anche essere sicuri che chiunque va a una gara sa cosa fare e come farlo. 

Come ti trovi nell’essere parte di un team con tanti ragazzi di diverse nazionalità e culture?

E’ bello, riusciamo a fare gruppo ed essere coesi. Un’esperienza di otto giorni come il Giro Next Gen permette di rafforzare ancora di più certi legami. Sono convinto che anche le squadre italiane siano valide e forti, non sono uno di quelli che è andato all’estero con la teoria che da noi non ci sia nulla. Credo che vivere un’esperienza del genere avrà un impatto positivo sulla mia vita, sia che continuerò nella carriera ciclistica o meno. Sto imparando molto bene l’inglese ed è bello relazionarsi con tutte le persone che incontri senza l’ostacolo della lingua, penso sia la cosa più bella che mi sta dando questa esperienza.

Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
Le prime esperienze con i professionisti (qui alla Settimana Coppi e Bartali) hanno dato buoni riscontri
A livello tecnico come ti trovi?

In Red Bull-BORA tutto è curato alla perfezione, fin dagli juniores: copertoni, rapporti, aerodinamica, vestiti ecc. Personalmente ho investito tanto negli studi e nel migliorare a cronometro, è una disciplina che mi piace e sulla quale voglio puntare molto. 

La vittoria del campionato italiano è stata un bel traguardo…

Ho iniziato a credere nella cronometro da quando ho vinto la Crono des Nations nel 2023. E’ un rapporto di amore e odio perché è una disciplina che richiede tanta cura e molto lavoro. Però poi quando arrivano certi risultati la voglia di migliorare è sempre maggiore delle “sofferenze”. 

In quali altri aspetti pensi di poter migliorare ancora?

In generale penso di avere un bel margine nelle Classiche e su sforzi da cinque minuti. In una squadra così c’è modo di curare tutto e questo aspetto è importante perché senti di avere alle spalle una struttura solida. Anche quando avevo male al ginocchio ho girato per diversi centri al fine di capire e risolvere il problema. Sono stato a Girona due settimane da uno specialista e poi nel centro Red Bull a Salisburgo. Tutto si è risolto con dei ritocchi alla posizione in bici e delle sedute di fisioterapia per rafforzare la parte alta (il core, ndr). 

Obiettivi da qui a fine stagione?

Mi piacerebbe andare agli europei e conquistare un posto per il Tour de l’Avenir per correre con Lorenzo (Finn, ndr) e dargli una mano. Poi vedremo con la squadra quali saranno i programmi da qui a fine stagione e capirò come muovermi. 

Il modello Red Bull Rookies nel ciclismo: parla coach Wakefield

04.07.2025
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PINEROLO – Quello del team Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies è un progetto nato da pochi mesi con lo scopo di raccogliere quanto prodotto dalla squadra juniores, la Grenke Auto Eder. Il progetto del team under 23 si è concretizzato con l’arrivo del colosso Red Bull come sponsor principale della squadra WorldTour. Un passo importante ma per un certo senso quasi obbligato al fine di non perdere il lavoro di crescita fatto con i ragazzi, ma a anche per proporre loro un cammino pronto da percorrere. John Wakefield è responsabile della parte di sviluppo della squadra Rookies, nato solamente sei mesi fa e capace di sfiorare la maglia rosa al Giro Next Gen (in apertura foto Maximilian Fries).

«Personalmente – ci dice al termine della corsa rosa under 23 – siamo a buon punto, anzi forse anche in anticipo rispetto alle nostre aspettative e agli obiettivi del primo anno di questo progetto. A livello di performance ci siamo mossi bene arrivando pronti alle corse che avevamo in programma, in particolare al Giro Next Gen». 

Lo staff del team U23 è numeroso e ogni componente ha il suo compito e ruolo (foto Maximilian Fries)

Un cammino da “sogno”

Avere la possibilità di entrare in una realtà come quella del mondo Red Bull-BORA-hansgrohe è un sogno per molti ragazzi. L’obiettivo per il team, come lo è stato in passato quando esisteva solamente la Greke Auto Eder come squadra giovanile, è di trovare i migliori ragazzi al mondo. Lorenzo Mark Finn, insieme a Theodor August Clemmens e Paul Fietzke sono i corridori che hanno avuto modo di proseguire il loro cammino dopo la categoria juniores.

«Questo è il nostro “mondo perfetto” – prosegue Wakefield – perché con il nostro processo di scouting e di sviluppo vogliamo che un ragazzo passi dal team Grenke Auto Eder alla formazione Rookies, poi al WorldTour e infine a vincere. Invece di ingaggiare o comprare gli atleti solo perché sono bravi, noi abbiamo come scopo lo sviluppo e la crescita. Nel momento in cui facciamo scouting guardiamo a quello che il corridore ha fatto in passato, a quello che sta facendo oggi e a ciò che pensiamo di ottenere da lui domani».

Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Durante il Giro Next Gen la squadra è parsa subito affiatata e con un’ottima intesa
Il progetto Rookies è partito quest’anno quindi sono stati inseriti dei ragazzi che non erano con voi prima…

Lo scouting è importante anche tra gli under 23, così come tra gli juniores (e gli allievi, ndr). Davide Donati è un esempio di quanto detto, lui arriva da una formazione italiana dove aveva già corso un anno da (under 23, ndr). Ci sono dei posti limitati all’interno della Grenke, quindi se all’epoca certi atleti non sono stati identificati o non hanno avuto modo di correre con noi, li porteremo nella formazione Rookies. 

Avere uno sponsor così grande alle spalle aiuta molto?

Senza alcun dubbio. La storia sportiva che c’è alle spalle del brand è sempre un vantaggio. Anche il loro modo di approcciarsi allo sport, in generale, è un biglietto da visita non indifferente. Se si guarda al lato delle gare automobilistiche il progetto Rookies funziona, tanti piloti che ora corrono in Formula 1 sono cresciuti in questo modo. 

Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Lorenzo Mark Finn era partito con i gradi di capitano ma si è trovato poi a lavorare per il compagno Tuckwell (foto La Presse)
Quanto è importante per voi vincere?

Niente è più attraente per un corridore di una squadra che vince. Se la tua squadra ottiene poche vittorie è difficile attrarre i migliori atleti, ma quello che conta non è il successo quanto piuttosto imparare. Non dobbiamo andare a vincere ogni singola gara, ma in tutte le corse partiamo con quell’obiettivo. Perdere fa parte del gioco e insegna tanto. Non vogliamo che i nostri atleti arrivino al picco prestazionale troppo presto. Si deve massimizzare il processo di crescita quando si arriva tra i professionisti

In che modo si gestiscono tanti ragazzi forti che hanno voglia di emergere?

Creando la squadra e il clima di collaborazione. Lorenzo Finn era partito per il Giro Next Gen con il ruolo di capitano ma quando Luke Tuckwell ha preso la maglia lui si è messo a disposizione. Non importa chi hai in squadra, nemmeno l’A-Team vincerebbe se non avesse il senso del gruppo. Nessun atleta è più grande del team. Non è possibile che un corridore sia sempre il numero uno. 

Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Aver perso la maglia rosa all’ultima tappa ha fatto male ma il processo di crescita passa anche da questi momenti (foto Maximilian Fries)
Non tutti però vogliono fare squadra o sono disposti a mettersi in secondo piano. 

Vero lo si vede spesso in ogni sport. Qui entra in gioco il modo in cui educhiamo i corridori e cerchiamo di far capire loro che il ciclismo cambia continuamente, e se non lo comprendono avranno grandi difficoltà nella loro carriera. 

E’ difficile pensare che tutti i corridori che passano dai vostri team di sviluppo poi andranno nel WorldTour, i posti sono comunque limitati…

Vero. Il nostro sogno è che tutti i ragazzi riescano poi a correre con la formazione principale ma se vediamo che un corridore è pronto e vuole andare via perché pensa di non avere spazio a noi va bene. Abbiamo comunque fatto il nostro lavoro.

La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
La forza del team Rookies è legata al nome Red Bull e al metodo che l’azienda ha ormai instaurato in ogni sport nel quale opera (foto Twila Federica Muzzi)
Ufficialmente solo un atleta del team Rookies ha già un contratto con la squadra WorldTour per i prossimi anni, come mai?

Perché non crediamo sia un successo per l’atleta avere un programma definito. Sono ragazzi giovani che hanno tanto da imparare. Rimanere un anno in più nella squadra di sviluppo è normale e può succedere. Come può accadere di correre solo una stagione tra gli under 23. Però questo non lo si decide a tavolino. Altrimenti sarebbe come gettare qualcuno in pasto ai lupi. Con noi sai di avere l’occasione di correre nel WorldTour, poi se uno ritiene di essere pronto prima o ha idee diverse e trova un’altra squadra va bene comunque. Ripeto, noi vogliamo creare un percorso di crescita. 

Widar-Finn: grande duello sul Maniva, la spunta il belga

17.06.2025
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PASSO DEL MANIVA – Lorenzo Finn e Jarno Widar in un duello testa a testa sulle montagne bresciane, guardandosi negli occhi, studiandosi a vicenda e in una sfida a colpi di pedali (in apertura foto La Presse). Vince il belga della Lotto Development Team, che ritrova la maglia rosa del Giro Next Gen dopo un anno. Sette secondi dividono i due contendenti sulla linea del traguardo, quando Widar esulta alzando un dito al cielo Lorenzo Finn sbuca dall’ultima curva ai cento metri dall’arrivo. Si stringono la mano e corrono a coprirsi dall’aria fredda. Una giacca e l’asciugamano intorno al collo per l’italiano della Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies, solo una maglia primaverile a maniche lunghe per il belga. 

Gli altri contendenti alla vittoria sono saltati quando Widar e Finn hanno alzato il ritmo nell’ultima parte di salita. E’ bastato poco per mettere un distacco non tanto ampio ma significativo. Quando a Lorenzo Finn domandano se si aspettasse di essere il più forte insieme a Widar risponde con un secco: «Sì»

Visma frettolosa

Finita la prima salita di giornata, il Passo dei Tre Termini, la testa del gruppo si è tinta di giallo. I corridori della Visma Lease a Bike Development si sono messi a fare il ritmo nella vallata che ha portato il gruppo all’inizio del Passo del Maniva. Probabilmente guidati da Nordhagen che pensava di poter fare la differenza, ma quando il norvegese è rimasto da solo mancava ancora tanto alla fine. 

«Oggi mi sentivo benissimo – afferma Widar mentre con un filo di voce racconta la giornata – e ho detto ai miei compagni di fare un buon passo fin dalla prima salita. Aldo (Taillieu, ndr) ha controllato bene il gap con la fuga. Nel momento in cui la Visma si è messa a fare il ritmo noi ne abbiamo approfittato. Il piano era di andare tutti insieme ma non ha funzionato. Non volevo attaccare troppo presto e ho aspettato gli ultimi trecento metri. Quando sono rimasto da solo con Finn lui ha rallentato un po’ il passo, ho pensato stesse giocando con me e non ci sono cascato rispettando il piano di attaccare nel finale». 

La rosa (di nuovo)

Jarno Widar torna sul podio del Giro Next Gen con lo stesso timido sorriso che aveva un anno fa. E’ un corridore più forte e solido, ci dice, ha la consapevolezza nei suoi mezzi che solo i campioni possono avere. Riuscire a mantenere il simbolo del primato fino a Pinerolo sarebbe una conferma della crescita fatta e del suo talento

«Quest’anno la maglia è un po’ diversa – dice rigirandola tra le mani – ha il logo differente rispetto allo scorso anno (nel 2025 anche la maglia rosa del Giro Next Gen è realizzata da Castelli, ndr). Ero abbastanza sicuro di poter vincere ma riuscire a farlo è un bel segnale. Sono più veloce di Lorenzo Finn. Lo avevo già incontrato al Giro della Lunigiana nel 2023 ma non lo conoscevo, posso dire che rispetto a due anni fa è migliorato tanto».

Le consapevolezze di Finn

Lorenzo Finn ha la calma dei corridori forti e lo sguardo sicuro di chi sa che può scrivere il proprio futuro in questa corsa con la forza delle gambe e della mente. Ce n’è voluta di freddezza per ripartire dopo la caduta, i segni all’arrivo sono evidenti

«La caduta sulla prima salita – spiega dopo le medicazioni – mi ha un po’ destabilizzato. I miei compagni sono stati bravi a tranquilizzarmi, abbiamo cambiato bici prima dell’ultima salita e siamo rientrati. Durante lo sforzo non l’ho sentita troppo, ora un po’ mi fa male ma vediamo. A Widar devo fare i complimenti per la vittoria, ha fatto un suo solito scatto negli ultimi metri e non sono riuscito a seguirlo. Conoscevo il suo spunto e ho provato ad attaccare prima ma ha resistito bene

La Red Bull-BORA-hansgrohe Rookies ha piazzato tre dei suoi uomini tra i primi dieci in questo arrivo in salita. Una conferma della forza dei suoi componenti, cosa che Finn ha già accennato nei giorni scorsi

«Credo siamo la squadra organizzata meglio sia tatticamente che a livello di forze (prosegue il ligure, ndr). Quando è partito Nordhagen non ci siamo scomposti, accanto a me avevo ancora il mio compagno Luke (Tuckwell, ndr). Lo ha tenuto lì e ci ha riportato sotto con un lavoro perfetto. Quando lui ha finito il suo lavoro ho attaccato e siamo andati fino alla fine. Battere Widar sarà difficile, ma ci proveremo e abbiamo le nostre armi».

Finn verso il Giro Next Gen: la crescita e la voglia di imparare

12.06.2025
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Una videocamera nella hall dell’hotel ad Andorra, posto scelto per i ragazzi del team Red Bull-BORA-Hansgrohe Rookies per il ritiro in preparazione al Giro Next Gen (in apertura foto Twila Federica Muzzi). Al centro Lorenzo Finn che con questi colori lo abbiamo visto correre lo scorso anno e vincere il mondiale juniores a Zurigo. A sinistra John Wakefield responsabile della parte di sviluppo della squadra, a destra Werner Muller-Schell responsabile della comunicazione e addetto stampa. Nonostante la presenza di cinque giornalisti italiani, compreso chi scrive, le domande vengono poste in inglese. E’ il ciclismo dei devo team e che piaccia o meno la piega è internazionale. 

Intorno al campione iridato juniores del 2024 c’è tanta curiosità. Le sue qualità alzano le aspettative ma la giovane età invita a restare calmi e avere pazienza. Quando si ha tra le mani un talento come quello di Lorenzo Finn serve programmare tutto con i giusti passi. Il lavoro dei tecnici Red Bull-BORA-Hansgrohe è volto a questo anche se l’inizio del Giro Next Gen porterà sicuramente un primo banco di prova. 

Pressioni? Poche

Il ragazzo nato e cresciuto in Liguria sfoggia la sua solita calma e risponde alle domande. Ogni tanto si lascia andare a qualche battuta ma la concertazione verso questo primo grande obiettivo di stagione è massima. 

«Non vedevo l’ora che arrivasse questa gara – racconta subito – sarebbe stato bello conoscere il percorso un po’ prima. Correrò vicino a casa (le ultime tre tappe non saranno lontane dalla sua Genova, ndr) e verranno parenti e amici a vedermi. Il Giro Next Gen è un grande obiettivo fin dall’inizio della stagione.  Sono al primo anno da under 23 e accanto a me avrò compagni più esperti. Mi limiterò a fare del mio meglio senza troppa pressione».

Arrivare alla gara di casa forte del titolo di campione del mondo juniores come ti fa sentire?

Sereno. Si tratta di un bellissimo risultato ma ottenuto in un’altra categoria. Sono molto orgoglioso di quanto fatto ma si parla dello scorso anno, ora sto lavorando per fare altri step. Il Giro Next Gen sarà la corsa a tappe a cui ho preso parte, saranno otto tappe impegnative. 

Come avete lavorato in questi giorni di ritiro ad Andorra?

Siamo stati qui per tre settimane (il team è tornato a casa domenica 8 giugno, ndr). All’inizio abbiamo lavorato in maniera tranquilla per abituarci alla quota perché ci trovavamo a 2.400 metri. Per il resto, una volta trovato il ritmo giusto, ci siamo concentrati su blocchi di due giorni con sforzi sulla media distanza e uno incentrato sulla resistenza. 

Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Durante le otto tappe del Giro Next Gen Finn si metterà alla prova e avrà il supporto di tutta la squadra (foto Flavio Moretti)
Quanto ti sei concentrato nel curare la cronometro? Visto che il Giro Next Gen partirà con una prova contro il tempo?

Ci siamo concentrati abbastanza su questo aspetto, in primavera una caduta mi ha causato la frattura della clavicola e non è stato facile allenarsi sulla bici da cronometro. Fino ad ora non abbiamo mai fatto gare contro il tempo ma non credo sia un problema, alla fine la cronometro di Rho misura otto chilometri. Non credo risulterà decisiva per la vittoria finale. 

Guardando il percorso che idea ti sei fatto?

Penso che la terza tappa sia più una scalata sola e darà già delle buone indicazioni. Ai fini della classifica finale le ultime due frazioni, quella di Prato Nevoso e di Pinerolo, saranno realmente decisive. La settima è un continuo sali e scendi con degli strappi che possono fare male. Personalmente credo di preferire un percorso del genere piuttosto che avere una sola salita nel finale. 

Hai detto che questo è il tuo primo obiettivo di stagione, come mai?

Perché da bambino ho iniziato a guardare il ciclismo con il Tour de France, quindi il sogno che ho coltivato è quello delle corse a tappe. Crescendo però ho scoperto che mi piacciono molto anche le corse di un giorno, la squadra sta lavorando molto per farmi diventare un corridore da corse a tappe viste le mie qualità però vedremo. Sto crescendo e vedremo cosa ci riserverà il futuro. 

Ultima domanda: sarai contento se a fine Giro?

Penso che sarò felice comunque perché la mia ragazza verrà a vedermi. A essere totalmente onesti mi piacerebbe vincere una tappa, sarebbe bello ma ci sono tanti corridori forti. Però direi che voglio dare il meglio senza subire infortuni e lavorando bene con la squadra.