Si continua a dire che per vedere il miglior Bernal bisognerà attendere il prossimo anno, che questa stagione è fondamentale per il recupero. L’incidente che ha messo fuorigioco il colombiano, all’inizio del 2022, ha conseguenze che si protraggono ancora oggi. Bernal è tornato a correre un grande Giro solamente nel 2023, con il Tour de France (nella foto di apertura alla presentazione della 20ª tappa). A poche settimane di distanza è stata annunciata la sua partecipazione alla Vuelta, altro gradino importante verso la scalata alla sua miglior condizione.
Dopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della volata) Cipollini recuperò in tempi recordDopo la caduta alla Vuelta del 1994 (a destra nel fermo immagine della voltata) Cipollini recuperò in tempi record
Il punto di vista medico
Carlo Guardascione, medico del team Jayco-AlUla, è uno dei nomi più noti ed importanti del gruppo. Abbiamo deciso di chiedere a lui un parere su quelle che sono le tempistiche di recupero. Ora i tempi sembrano allungarsi e non poco, si parla sempre più di “stagione di recupero”. Anche in passato era così oppure si tratta di un cambiamento portato dal ciclismo moderno?
«Bisogna fare delle distinzioni – spiega Guardascione – tra traumi singoli e politraumi. Dal punto di vista medico è meglio rompersi il femore in tre punti diversi e sottoporsi ad un’operazione, piuttosto che subire un politrauma come quello di Bernal. Un incidente come il suo allunga notevolmente i tempi di recupero, perché si subiscono diversi scompensi che poi l’atleta si porta dietro una volta tornato in bici».
Nonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincereNonostante il grave infortunio, Jakobsen (che vola oltre la transenna) in meno di un anno torna a correre e a vincere
Jakobsen ed Evenepoel
Uno degli incidenti più recenti, accaduti in corsa, che è rimasto maggiormente nella memoria dei tifosi, è quello di Jakobsen al Tour de Pologne del 2020. L’altro è la caduta di Evenepoel al Giro di Lombardia dello stesso anno.
«Jakobsen – dice Guardascione – ha subito un trauma facciale spaventoso, ma una volta sistemato è riuscito a tornare in sella in tempi davvero brevi. Per quanto brutto e doloroso possa essere un trauma come quello di Jakobsen o dello stesso Evenepoel sono più “semplici” da far rientrare. Tant’è che entrambi, nel giro di un anno, anche qualcosa meno, sono tornati alle corse e a vincere. Nel subire un trauma come la frattura del bacino (nel caso di Evenepoel, ndr) entra in campo anche l’aspetto psicologico. Sai che per guarire da una frattura del genere hai bisogno di 5 mesi e ti dai un obiettivo in termini di tempo.
«In un caso come quello di Bernal – riprende – l’obiettivo principale era rimettere in piedi la persona prima del corridore. Non ci si è dati dei tempi di recupero, perché i traumi erano talmente tanti che non si potevano ipotizzare delle tempistiche».
Evenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021, quasi un anno dopoEvenepoel, dopo la frattura del bacino al Lombardia, tornerà in gruppo direttamente al Giro del 2021
Tutto estremizzato
Nel ciclismo moderno, però, è tutto estremizzato, nel bene e nel male. Le terapie di guarigione e recupero permettono di riprendersi in maniera completa. Tuttavia le prestazioni, in gara, sono talmente elevate che bisogna essere al top per pensare di essere competitivi.
«Un conto è voler tornare competitivo – ci dice nuovamente Guardascione – un conto è tornare a pedalare in gruppo. Se si vuole vincere non basta essere al 95 o al 99 per cento. Nel ciclismo moderno devi essere perfetto se vuoi provare a vincere, dieci anni fa non era così. Non c’era questa estremizzazione della performance, siamo come in Formula 1. E per raggiungere la perfezione ci vuole tempo, quindi non si allungano i periodi di recupero, ma quelli per tornare competitivi. Una frattura si cura sempre in 2 mesi, ma per tornare in gruppo con l’ambizione di vincere si deve lavorare tanto. Lo si vede da anni, in gara vai solo se sei perfetto, con i numeri giusti. Non esiste che si vada alle corse con la gamba da “costruire”. Soprattutto dopo un infortunio».
Con Tosatto si ragiona di Thomas che punta alla Vuelta. Ma intanto ecco le immagini del Tour. E allora parliamo di Pogacar, ma anche di Rodriguez e Bernal
ROMA – Il Giro d’Italia si è concluso e la quasi totalità dei corridori lo ha portato a termine con le energie al lumicino. Tanta stanchezza e tanto affaticamento… E’ stata un’edizione davvero dispendiosa nella quale ha inciso anche il maltempo. Carlo Guardascione, medico della Jayco-AlUla, ci porta nei meandri di questo aspetto non secondario in una grande corsa a tappe.
Marco Frigo, per esempio, ci aveva detto che al primo giorno di riposo avrebbe tirato dritto, ma che al secondo era già più stanco. E domenica scorsa, al netto delle belle sensazioni ed emozioni, non vedeva l’ora di riposarsi.
Il dottor Carlo Guardascione, medico del Team Jayco-AlUlaIl dottor Carlo Guardascione, medico del Team Jayco-AlUla
Dottor Guardascione, partiamo proprio da questo aspetto. C’è differenza, ed eventualmente quanta, tra il primo e il secondo giorno di riposo?
Molta differenza, perché il secondo giorno di riposo è graditissimo ai corridori. Arriva dopo circa due settimane in cui si è fuori (le squadre si ritrovano dal mercoledì, giovedì prima della grande partenza, ndr) e circa 9-10 di giorni di corsa. E’ un giorno di riposo completo o poco più. I ragazzi vanno in bicicletta un’ora e mezza per fare un giretto. In gergo la chiamano “pausa caffè”, giusto per tenere la muscolatura in movimento. Si riposano davvero tanto perché ne hanno bisogno. Ma c’è anche un problema: per qualcuno che è abituato alla quotidianità di quei ritmi gara, quel giorno può essere “difficile”.
E cosa significa difficile?
Allora, dal punto di vista nutrizionale mangiano meno. E’ tutto stabilito dalla nostra nutrizionista (Laura Martinelli, ndr): hanno un introito calorico inferiore. Fanno un massaggio più prolungato, perché come ben sapete arriviamo spesso tardi in albergo e i massaggi non sono lunghissimi, così in quel giorno di riposo si riesce a fare qualcosa di più approfondito. In questo modo anche dal punto di vista del recupero muscolare i ragazzi sono agevolati. Il secondo giorno di riposo, se posso definirlo con un aggettivo, è benedetto.
Durante il giorno di riposo è fondamentale fare una sgambataDurante il giorno di riposo è fondamentale fare una sgambata
Ma se hanno così bisogno di riposo perché escono in bici, seppur piano, anziché fare un recupero totale?
Uno, per mantenere l’aspetto motorio degli arti inferiori. Due, perché è “il loro lavoro”. Tre, forse il motivo più importante, perché si mantengono alcuni equilibri metabolici in atto. Restano completamente fermi coloro che magari hanno avuto un infortunio o sono malati, altrimenti un minimo di attività ci deve essere.
Perché il terzo motivo, quello degli aspetti metabolici è il più importante?
Perché gli serve per tenere in equilibrio il cortisolo e alcuni ormoni legati alla prestazione che se non si andasse in bicicletta potrebbero vedere delle alterazioni ancora maggiori. Poi, si sa, oggi non si lascia nulla al caso.
Quali sono i parametri che valutate di più per stabilire se un atleta è più stanco di un’altro?
Usiamo una particolare App che monitora il battito cardiaco dei ragazzi e altri parametri che fanno capire agli atleti, ai loro coach e anche a noi medici in che fase sono. Riguardo ai parametri, la cosa più importante è che ci sia una grande differenza tra pressione massima e pressione minima: più questo differenziale è alto e meglio è.
Nei giorni di riposo il massaggio è più intenso e prolungato (foto Instagram)Nei giorni di riposo il massaggio è più intenso e prolungato (foto Instagram)
Solo la pressione?
Anche i battiti al mattino, soprattutto al risveglio, devono essere sempre in un determinato range. I ragazzi sono tutti brachicardici, cioè che hanno i battiti molto bassi, e in genere al mattino difficilmente superano le 50-52 pulsazioni. Pertanto se un corridore si svegliasse la mattina e a riposo sul letto avesse 70 battiti farebbe scattare qualche campanello d’allarme. Vuol dire che qualche sistema metabolico di recupero non è ottimale e questo può essere un chiaro segno di affaticamento.
Vi ringrazio per questa domanda, in quanto mi dà l’opportunità di parlare di un progetto che attraverso il nostro patron, Gerry Ryan, stiamo portando avanti con un’università australiana. Stiamo studiando il miglior adattamento del sonno e le sue correlazioni con la miglior performance, attraverso un sistema che comprende anche sedute con degli psicologi e il training autogeno per indurre il sonno in maniera autonoma.
Avere un sonno regolare è molto più complicato nella terza settimana che ad inizio GiroAvere un sonno regolare è molto più complicato nella terza settimana che ad inizio Giro
Interessante…
E’ un progetto importante e di lungo termine. Per rispondere alla domanda: il sonno è importantissimo. Noi stiamo studiando questa App e probabilmente cominceremo ad applicarla a pieno regime dall’anno prossimo.
Si può dare una percentuale di quanto si stanchino i corridori nel corso di un grande Giro. Per esempio quanta differenza di stanchezza c’è tra il primo e il secondo giorno di riposo? Insomma, quanto varia il livello di stanchezza?
E’ molto individuale. Ovvio che i corridori che fanno classifica sono meglio dotati da questo punto di vista. Recuperano di più, dormono di più e hanno parametri più stabili e tutto ciò si evince di più nella terza settimana. E’ questo che rende questi atleti tanto performanti in questo tipo di gare.
E facendo un paragone tra un uomo da corse a tappe è un uomo da classiche, che differenze possono esserci mediamente?
Anche in questo caso è impossibile dare una percentuale. L’uomo che non è da corse a tappe è un accumulatore di fatica. La sua capacità di recupero è molto più bassa. Ha percentuali di recupero inferiori. Dare dei numeri è impossibile, direi delle fandonie.
Grazie all’intervista con la massaggiatrice basca del team Trek-Segafredo, Irati Otxoteko, abbiamo sbirciato nel “breakfast box” del team, per scoprire le preferenze dei corridori a colazione e il rifornimento scelto per la gara e il recupero. Irati, principalmente occupata nel calendario femminile, ha il prezioso compito di preparare il cibo per gli atleti. Così si assicura che ognuno di loro abbia tutto il nutrimento e l’idratazione consigliata dalla nutrizionista del team (in apertura, Elisa Longo Borghini prima del via del Fiandre, foto Dan King).
Irati Otxoteko è massaggiatrice alla Trek-Segafredo, ma è stata a sua volta un’atleta (foto Sean Hardy)Irati Otxoteko è massaggiatrice alla Trek-Segafredo, ma è stata a sua volta un’atleta (foto Sean Hardy)
Iniziamo con la colazione, cosa preferiscono mangiare le atlete?
Non devono mai mancare banane e porridge di avena che prepariamo in anticipo con del latte di mandorla. Ognuna ha la sua colazione, c’è chi preferisce il salato, però principalmente se il via è in tarda mattinata, il porridge va per la maggiore.
Dalla colazione al via, mangiano altro?
Nelle fasi prima della gara noto molto la differenza tra atlete. Alcune sono molto attente alle grammature e quindi alla quantità di carboidrati, preferendo avere tutto sotto controllo con la bilancia. Altre, direi principalmente le atlete del nord Europa, si permettono magari qualcosa in più, come i waffle con caramello o le ricecake che prepariamo noi massaggiatori.
Le ricette per le rice cake vengono fornite dai nutrizionisti del team in base al periodo della stagioneLe ricette per le rice cake vengono fornite dai nutrizionisti del team in base al periodo della stagione
Rice cake di stagione
In Trek però nulla è improvvisato: le ricette di ricecake e crostatine sono calibrate dalla nutrizionista per apportare ciascuna 25 grammi di carboidrati e a seconda della stagione anche più o meno grassi e proteine
«La nutrizionista – spiega Irati – ci ha dato 5 ricette per le ricecake: tre per le stagioni più calde, più leggere e con sapori più freschi e fruttati, e due che sfruttiamo soprattutto nelle prime gare di stagione che sono più grasse, ma hanno sempre gli stessi carboidrati. Per la versione “da freddo” usiamo gusti come speculoos o cioccolato. Invece per le crostatine, collaboriamo in Belgio con una pasticceria che le prepara seguendo la ricetta che gli ha dato la nutrizionista. Quindi anche in questo caso è tutto sotto controllo».
Per gli allenamenti come pure al via delle corse gli atleti hanno libertà di scelta, ma resta il filo diretto con i nutrizionistiPer gli allenamenti come pure al via delle corse gli atleti hanno libertà di scelta, ma resta il filo diretto con i nutrizionisti
La gara
Ogni gara ha delle particolarità: il percorso, il meteo e l’approccio e l’obiettivo dell’atleta cambiano la quantità e la tipologia di rifornimento necessario. Come cambia l’alimentazione in gara degli atleti?
«Noi massaggiatori – spiega – prepariamo sempre un po’ di tutto, attenendoci alle indicazioni della nutrizionista per le ricecake e per l’idratazione, sfruttando anche la specifica gamma di prodotti che ci fornisce la Enervit».
I corridori hanno preferenze per il rifornimento da terra rispetto a quello che portano con sé dalla partenza?
E’ molto soggettivo e dipende dalla gara e tanto dal clima. Se fa freddo, le ragazze tendono a preferire i gel, soprattutto nelle classiche, dove hanno meno occasioni per mangiare. Dalla parte opposta invece, nei giri a tappe lunghi può capitare anche che i corridori chiedano dei paninetti dolci o salati, per variare un po’, ma quelli sono un “fuori programma”. In generale – conclude Irati – prima barrette e ricecake, verso il finale invece i gel, meglio se con caffeina.
Nella borraccia all’arrivo si sciolgono le Whey Protein. Se il giorno dopo si corre, un mix di carboidrati, vitamine e proteineNella borraccia all’arrivo si sciolgono le Whey Protein. Se il giorno dopo si corre, un mix di carboidrati, vitamine e proteine
L’alimentazione dopo gara
Il lavoro dei massaggiatori prosegue anche dopo la gara, all’arrivo aspettano i corridori con un drink per il recupero con latte, acqua o bevanda alle mandorle o all’avena a seconda dei gusti e delle esigenze di ciascuno, soprattutto se nei giorni successivi sono in calendario altre gare importanti o tappe.
«Solitamente nella borraccia all’arrivo mettiamo le Whey Protein – prosegue Irati – ma se il giorno successivo c’è una tappa impegnativa, a volte prepariamo anche un mix speciale che Enervit ha fatto per noi con sia carboidrati che proteine e vitamine».
Recupero sul pullman
Presa la borraccia con il recovery e fatta una doccia in pullman, i corridori devono poi rifocillarsi il prima possibile per favorire un recupero più rapido, così i massaggiatori si premurano anche di preparare una sorta di pranzo al sacco completo.
«Nei giri a tappe la nutrizionista ci dice esattamente cosa preparare – continua Irati – diversamente alterniamo un po’ tra le varie soluzioni possibili: dal riso freddo con tonno o salmone, alla pasta col pesto, che piace sempre molto, con un po’ di proteine oppure il couscous con le verdure e uova o pollo o Grana Padano».
Nell’alimentazione dopo tappa, il riso col tonno è molto apprezzato dagli atleti (foto Giallo Zafferano)Stesso discorso per la pasta al pesto, che incontra il gusto di molti (foto Giallo Zafferano)Il cous cous con le verdure viene abbinato a volte col pollo (foto Giallo Zafferano)Le scaglie di Grana Padano si consumano anche in abbinamento ai piatti per il dopo garaNell’alimentazione dopo tappa, il riso col tonno è molto apprezzato dagli atleti (foto Giallo Zafferano)Stesso discorso per la pasta al pesto, che incontra il gusto di molti (foto Giallo Zafferano)Il cous cous con le verdure viene abbinato a volte col pollo (foto Giallo Zafferano)Le scaglie di Grana Padano si consumano anche in abbinamento ai piatti per il dopo gara
L’alimentazione degli atleti in gara è uguale a quella in allenamento o hanno preferenze differenti?
Tendono a usare più o meno gli stessi prodotti, forse meno gel e più barrette. Le ragazze soprattutto sono più attente alla scelta di barrette naturali, bio e talvolta le sostituiscono con frutta, tipo banane o frutta disidratata. I ragazzi invece vedono il cibo più come benzina. E’ una cosa che ho notato anche nel dopo gara: a loro non importa il sapore, il cibo è puro nutrimento. Inoltre tendono a mangiare qualsiasi cosa gli tiro fuori, senza mostrare particolari preferenze.
I dettagli che fanno la differenza: ancora una volta l’attenzione ricade sull’alimentazione, sul calcolo esatto dei carboidrati e degli zuccheri a seconda dell’atleta, della gara, del meteo. Tante variabili che ogni team di livello cerca di gestire al meglio con un lavoro di squadra puntiglioso e formidabile, lasciando comunque la possibilità ai corridori di scegliere tra diversi rifornimenti possibili, per appagare anche il gusto e la mente, garantendo così le condizioni migliori per il benessere generale e la performance atletica.
Ciccone riparte dal ritiro spagnolo della Trek-Segafredo. Programma ricchissimo per lui. Il Giro. Poi la Vuelta da capitano. Si comincia a fare sul serio
Il recupero post allenamento è una parte fondamentale della preparazione. Integrare al più presto le energie spese aiuta a migliorare la performance e permette di farsi trovare pronti al più presto. EthicSport sa quanto è importante questa fase e grazie al Recupero Extreme vi aiuta a farlo fin da subito.
EthicSport ha supportato l’Androni per tutta la stagione 2022EthicSport ha supportato l’Androni per tutta la stagione 2022
Post allenamento
Quando si termina un’attività fisica intensa, come un allenamento o una gara, il nostro corpo è in una fase di stress. Di conseguenza l’ipotalamo inizia una reazione che parte dal cervello e rilascia ormoni come il cortisolo. Lo stress legato alla produzione di cortisolo lo fa diventare sistemico e cronico, di conseguenza il nostro organismo fatica a recuperare.
EthicSport, nel suo reparto di ricerca e sviluppo ha studiato una formula moderna e finalizzata ad ottimizzare il recupero del nostro organismo.
Il Recupero Extreme è disponibile nella confezione da 24 bustineIl Recupero Extreme è disponibile nella confezione da 24 bustine
Recupero e nutrienti
Nel Recupero Extreme sono contenuti molti ingredienti che aiutano la fase di recupero. Si parte dalla presenza di vitamine del gruppo B: B1, B6 e B12. A queste si aggiungono gli elettroliti, la combinazione di questi ingredienti riduce stanchezza ed affaticamento. La presenza di calcio, potassio e magnesio stabilizza il metabolismo energetico delle proteine e del glicogeno. Il prodotto non contiene glutine, pertanto è indicato anche per soggetti celiaci o con intolleranza al glutine.
Il metodo di utilizzo è estremamente semplice: bisogna sciogliere il contenuto di una busta in 250 ml di acqua. Il periodo consigliato per assumere il Recupero Extreme è tra i 15 ed i 30 minuti dopo un impegno sportivo intenso. Nel caso si prenda il barattolo si devono sciogliere due misurini (circa 50 grammi) nella stessa quantità di acqua.
Recupero più rapido e addio a crampi e indolenzimenti post allenamento. L’obiettivo di ogni sportivo sta in questi semplici ma importanti passaggi. Per questa ragione i ricercatori Compex hanno sviluppato le calze Recovery Socks. Un indumento sportivo che unisce al principio compressivo tutti i benefici della fibra Ekatom dell’azienda Bionox Group, garantendo una ripresa da record.
Compex da anni offre una collezione di prodotti che aiutano a potenziare le prestazioni sportive dell’atleta. Dedicandosi al miglioraramento del recupero, delle energie e al benessere delle persone tramite soluzioni basate su compressione, lieve sostegno e massaggio muscolare.
Le calze vantano un’alternanza di compressioni rivolte a favorire la circolazione Le calze vantano un’alternanza di compressioni rivolte a favorire la circolazione
Fase più importante
Ogni atleta sa che la fase di recupero costituisce un momento fondamentale dell’allenamento. Una fase che permette di rigenerare l’organismo, riparare i tessuti e preparare il fisico all’impegno successivo, rendendolo così meno soggetto a possibili infortuni. E’ per questo che Compex, marchio di riferimento nell’ambito della tecnologia applicata allo sport, da oltre trent’anni dedica grande attenzione a questa area della preparazione.
In questi frangenti ogni accorgimento per l’atleta diventa determinante per il risultato finale. Che sia una tappa di un grande Giro, il giorno prima di una maratona o di qualsiasi altro evento sportivo importante, il riposo e i mezzi per agevolarlo sono fondamentali.
La forza della compressione è decrescente dalla caviglia al polpaccioLa forza della compressione è decrescente dalla caviglia al polpaccio
Funzionamento
I tecnici Compex hanno ingegnerizzato i concetti su cui l’azienda fonda le basi del mestiere e le ha introdotte in un capo comodo e facile da portare ovunque e in qualsiasi situazione. L’efficacia della compressione nell’accelerazione del tempo di recupero è ormai comprovata, e si fonda su un principio molto semplice. Sostenendo il polpaccio, la calza migliora la circolazione locale, aumentando così la velocità del flusso di sangue e, di conseguenza, aiutando a eliminare le tossine in modo più rapido.
Le calze Compex Recovery Socks esercitano una compressione di 18-21 MMHG con forza decrescente dalla caviglia al polpaccio, in modo da favorire il ritorno venoso dal basso verso l’alto. Il gioco è fatto e il suo utilizzo e quindi beneficio può essere sfruttato quotidianamente.
Sono adatte a tutti gli sport e possono anche essere utilizzate quotidianamenteSono adatte a tutti gli sport e possono anche essere utilizzate quotidianamente
Fotobiostimolazione
Al principio compressivo, Compex Recovery Socks unisce tutta l’innovazione della fibra Ekatom di ultima generazione, in grado di agire sul tessuto cellulare tramite una tecnologia di fotobiostimolazione. Per sperimentare i benefici di questo innovativo tessuto sul recupero muscolare è sufficiente indossare le calze entro tre ore dalla fine dell’allenamento.
Fin dal primo utilizzo, il recupero muscolare si farà più rapido ed efficace, i crampi e i dolori saranno ridotti e l’ossigenazione nettamente migliorata, a tutto vantaggio della performance muscolare successiva. Il prezzo consigliato al pubblico è di 29,99 euro.
Siamo arrivati all’ultima fase: il recupero, per il quale DINAMO prevede degli integratori particolari. Non si tratta dei soliti shake di proteine o mix di amminoacidi ramificati e carboidrati in polvere a cui siamo abituati.
Una fase delicata
La fase post allenamento richiede delle attenzioni speciali, che neanche il ciclista della domenica può sottovalutare. L’attività fisica non garantisce l’incolumità al consumo di cibo spazzatura (fritto, burger industriali, patatine, alcool…), né ci autorizza a grosse abbuffate per compensare le calorie bruciate. Bisogna mangiare, ma non qualsiasi cosa. Altrimenti si rischia di gravare ulteriormente sul fisico che già deve smaltire le tossine prodotte durante lo sforzo.
La dotazione Dinamo per il dopo attività consta di due prodotti: Post Activity e LapachoLa dotazione Dinamo per il dopo attività consta quindi di due prodotti: Post Activity e Lapacho
Nonostante ognuno abbia le proprie esigenze, per il recupero sono generalmente consigliabili carboidrati a diverso indice glicemico. Poi verdure e pasta, insieme ad un’adeguata quantità di proteine, magari di origine vegetale. Infine l’immancabile olio extra vergine di oliva come condimento.
Un concetto diverso
Nell’intervista, il dottor Alessandro Bonetti, nutrizionista del team Eolo-Kometa, ci ha spiegato che usando gli integratori Dinamo, il concetto di recupero è leggermente diverso.
«Con la corretta alternanza degli integratori Dinamo nelle fasi precedenti – dice – il recupero sarà in parte già iniziato nel momento in cui termineremo l’attività fisica. Abbinata ad un’alimentazione adeguata, l’integrazione con POST-ACTIVITY è sufficiente per garantire un ottimo recupero. Esso sfrutta le proprietà che derivano dalla sinergia delle componenti vegetali combinate secondo l’ayurvedica. Bisognerebbe assumere da 2 al massimo 8 compresse di POST-ACTIVITY subito dopo la gara o l’allenamento, da sole o contestualmente al pasto».
Post Activity sfrutta la sinergia delle componenti vegetali combinate secondo l’ayurvedica
Gli ingredienti mirano alla riduzione dello stress, alla ricostruzione del glicogeno e al recupero dei tessuti
Post Activity sfrutta la sinergia delle componenti vegetali combinate secondo l’ayurvedica
Gli ingredienti mirano alla riduzione dello stress, alla ricostruzione del glicogeno e al recupero dei tessuti
Ingredienti interessanti
Tra gli ingredienti più interessanti contenuti in questo integratore, c’è l’ashwagandha, capace di ridurre lo stress psico-fisico. Ci sono anche il bacopa, l’amla e il fillanto per la depurazione epatica e per favorire un rapido e completo stoccaggio di glicogeno, il carburante per i muscoli. Infine il trifoglio rosso e il bambù capaci di migliorare l’efficienza polmonare, l’elasticità dei vasi sanguigni e l’integrità delle cartilagini articolari.
La posologia corretta prevede l’uso di 2, massimo 8 compresse di Post Activity dopo la garaLa posologia corretta prevede l’uso di 2, massimo 8 compresse di Post Activity dopo la gara
Idratazione continua
Ultimo ma sicuramente non per importanza è il tema dell’idratazione. «Possiamo parlare di tutto – prosegue Bonetti – ma il primo integratore è l’acqua. Bisognerebbe bere con frequenza e nella giusta quantità, circa 150 ml d’acqua ogni 20 minuti, anche nei giorni successivi. La corretta idratazione dell’organismo è il risultato di un processo. Non si può pretendere di ottenere lo stesso risultato bevendo una grande quantità d’acqua tutta di un colpo».
Ecco il Lapacho
Per l’idratazione e il recupero, Dinamo offre l’inedita e rivoluzionaria soluzione di LAPACHO, una corteccia con cui preparare un decotto, dalle proprietà regolatrici, depuratrici e rilassanti.
Il Lapacho deriva da una corteccia dalle proprietà regolatrici, depuratrici e rilassanti
Lapacho è ricavato da corteccia, con cui preparare un decotto che agevola il recupero
Il Lapacho deriva da una corteccia dalle proprietà regolatrici, depuratrici e rilassanti
Lapacho è ricavato da corteccia, con cui preparare un decotto che agevola il recupero
«La rigenerazione – spiega Bonetti – avviene principalmente nelle ore notturne di riposo. LAPACHO, contribuisce al rilascio di serotonina e melatonina, che favoriscono il sonno. Perciò è consigliabile bere il decotto preparato poco prima di coricarsi. La sua funzione però non è soltanto rilassante. Quindi, se di gradimento, si può bere durante il giorno, anche dai non atleti, sfruttando tutte le altre proprietà benefiche per l’organismo».
Con questa serie di articoli sull’integrazione abbiamo cercato di svelare i piccoli trucchi per supportare la performance con l’alimentazione e l’integrazione completamente naturale offerta da Dinamo. Non ci resta che applicare i suggerimenti del dottor Bonetti, che ringraziamo, e di metterci alla prova, sfidando, così come vuole Dinamo, i nostri limiti.
Ve ne abbiamo raccontati parecchi. Da quando si alzano a quando vanno a dormire. Colazione. Stretching. Allenamento. Rifornimento. Pranzo. Recupero. Massaggio. Cena. Dopo cena. E poi ci siamo fermati, tralasciando la notte: l’altra metà delle 24 ore di cui si compone un giorno. Che cosa succede durante il sonno? Sarebbe corretto per un atleta approfondire questo tema?
Pensiamoci bene. Un professionista trascorre a letto una porzione di tempo superiore a quella dell’allenamento o della corsa. Eppure non se ne parla mai.
Noi ci abbiamo provato con il dottor Jacopo Vitale, ricercatore presso l’Istituto Galeazzi di Milano e responsabile del Laboratory of Movement and Sport Science, in cui vengono seguiti gli atleti delle Federazioni di atletica e di badminton, oltre a fare ricerca e divulgazione su varie tematiche: da quelle ortopediche fino al sonno. Jacopo è infatti il responsabile di Dorelan Research e ha seguito gli studi condotti sugli atleti della Trek-Segafredo.
La corretta gestione del sonno inizia dopo la tappa, andando verso la cenaLa corretta gestione del sonno inizia dopo la tappa, andando verso la cena
Quando la scienza incontra la curiosità… di strada, spesso si creano dialoghi fra il colorito e l’avvincente. Per cui venite con noi, alla scoperta di quello che per primi abbiamo a nostra volta imparato. Jacopo Vitale ha 34 anni e una notevole capacità di rendere comprensibili concetti complessi.
Il sonno viene spesso dato per scontato…
Purtroppo è vero, mentre noi lo studiamo, perché durante il sonno si mettono in atto dei processi biologici, ciascuno con la sua funzione e con finalità ultime che intervengono sullo stato di salute. Dormire poco e male crea problemi non banali.
Che cosa succede mentre dormiamo?
C’è una parte fisiologica, con l’abbattimento del livello di cortisolo, un ormone associato direttamente allo stress. Si innalza la produzione di GH e di testosterone, che chi dorme poco e male non produce come dovrebbe, con la conseguenza che il muscolo si rigenera meno in termini di massa. Durante il sonno si regola la frequenza cardiaca e si limita il senso di appetito. Poco da dire: l’atleta deve dormire bene. E poi c’è la sfera centrale, quella nervosa ed emotiva…
Il sonno per il ciclista è importante quanto l’allenamento: un aspetto finora sottovalutato (foto Dorelan Reactive)Il sonno per il ciclista è importante quanto l’allenamento: un aspetto finora sottovalutato (foto Dorelan Reactive)
Cioè?
Se dormi poco e male, sei nervoso. Chiunque di noi può rendersene conto. Entri in un circolo vizioso. Al contrario, se dormi bene, avviene il consolidamento della memoria che agisce sulla percezione dello sforzo. Uno dei fattori più determinanti nella vita di un atleta.
Quindi il sonno incide sulla prestazione?
Tutto ha riflesso sulla parte prestativa. Se avviene una restrizione cronica del sonno, c’è anche un riflesso sulla performance.
Una delle lamentele dei corridori durante i grandi Giri è che si va a letto con la cena ancora non digerita…
Bisogna fare attenzione all’igiene del sonno, per cui la qualità del riposo notturno si gioca nel periodo fra la cena e il momento di andare a letto. Più si spinge avanti l’orario di gara, più aumenta anche la fatica ad addormentarsi. La produzione di cortisolo infatti resta alta e sale anche la temperatura corporea. Ci sono strategie per addormentarsi bene, che vanno dalla gestione della stanza agli orari dei pasti, passando per l’uso di device elettronici. Tanti aspetti che combinati fra loro incidono in maniera importante.
Il sonno notturno è composto dalla fase REM e dalla NON REM, distinta in 3 gradazioni (foto Neuromed)Il sonno notturno è composto dalla fase REM e dalla NON REM, distinta in 3 gradazioni (foto Neuromed)
Cosa succede durante il sonno?
Ci sono dei cicli di circa 90 minuti che si ripetono per 4-5 volte. Nella notte sperimentiamo 4 diverse fasi. Il sonno REM e il sonno NON REM che a sua volta si divide in 3 gradazioni, da 1 a 3. Si svolgono in ordine cronologico e la terza è quella del sonno più profondo. Il cervello è al minimo consumo, il sonno è profondo e c’è una grande risposta ormonale. La fase REM invece avviene dopo ogni ciclo ed è quella in cui l’attività cerebrale è pari a quando siamo svegli. E’ la fase in cui si sogna e si allunga in prossimità della sveglia per prepararci al risveglio. Un po’ come far entrare lentamente la luce, piuttosto che aprire di colpo gli scuri.
Stando così le cose, si può fare uno studio del sonno dell’atleta?
Si può, ma è complicato perché ci sono in ballo tante funzioni ed è difficile stabilire effettivamente se l’atleta dorma bene. Noi ricorriamo all’actigrafo, un accelerometro da polso, più preciso di altri strumenti che magari si basano solo sul battito cardiaco.
L’actigrafo è un accelerometro da polso che permette il monitoraggio di varie funzioni del corpo durante il sonnoL’actigrafo è un accelerometro da polso che permette il monitoraggio di varie funzioni del corpo durante il sonno
E’ corretto prendere la melatonina per addormentarsi meglio?
E’ un integratore, un cronobiotico che si usa per combattere il jetlag e favorisce l’addormentamento. E’ efficace se il soggetto non ha disturbi d’ansia e perde efficacia se si usa cronicamente. Come il caffè. Se non l’hai mai preso, il primo ti tiene sveglio, ma alla lunga ti abitui.
Stando così le cose e non potendo monitorare il sonno più di tanto, quanto è importante avere il giusto supporto?
E’ uno degli aspetti meno studiati, ma tanto. Ci sono atleti che ci chiedono dove dormire e in quale posizione. Il materasso deve essere comodo, di media rigidità. Se troppo morbido, il comfort sparisce. Quanto alla posizione, è difficile dare indicazioni perché è soggettiva e non controllabile.
La melatonina agevola l’addormentamento, ma alla lunga perde efficaciaLa melatonina agevola l’addormentamento, ma alla lunga perde efficacia
Lo scorso anno gli atleti della Trek dormirono per tutto il Giro con lo stesso materasso che veniva trasportato da un hotel all’altro.
Lo studio porta a dire che nell’arco di tre settimane si risente del continuo cambio di materasso. Non abbiamo dati scientifici, ma l’osservazione dice che è così. Offrendo sempre lo stesso materasso, il sonno viene più protetto ed è mediamente più rigenerante.
E il cuscino? Tanti corridori lo portano da casa.
Ci sono meno studi che sui materassi. Il cuscino riguarda il posizionamento ed è sicuramente utile per agevolare l’addormentamento. E poi consideriamo che la posizione del collo in bici è già di per sé innaturale, far dormire un atleta con il cuscino sbagliato significa aggravare il carico del collo.
Non esiste una letteratura sul cuscino migliore, ma è sicuramente un bel tema (foto Dorelan Reactive)Non esiste una letteratura sul cuscino migliore, ma è sicuramente un bel tema (foto Dorelan Reactive)
Quante ore si deve dormire per notte?
Il minimo è 6 ore, sbagliato scendere sotto. L’ideale sarebbe stare fra le 7 e le 8. Superare le 9 ore potrebbe essere invece spia di altri problemi.
Che cosa deve fare il corridore che ha disturbi del sonno?
Chiaramente non deve sospendere l’attività agonistica, ma deve lavorare in parallelo sul sonno. E’ una sorta di allenamento silenzioso, perché di fatto sono atleti 24 ore al giorno, non solo quando sono in bici.
Corridori come piccioni viaggiatori: vengono e vanno. Qualche giorno a casa e poi via di nuovo su qualche aereo, per qualche corsa. E’ una giostra con la quale bisogna assolutamente prendere il ritmo. E con la qualeMartin Marcellusi sta prendendo le misure.
Lo stesso Alessandro Verre ieri aveva accennato a questa difficoltà di adattarsi. E due anni fa Lonardi fu tra i corridori in assoluto che gareggiò di più. Fece 60 giorni di gara nel “mutilato” 2020 del Covid e gli capitò di restare a casa per ore, più che giorni. Giusto il tempo di cambiare la valigia. E’ un dazio che spesso pagano a più caro prezzo i giovani.
Come detto, abbiamo bussato alla porta di Martin Marcellusi, neopro’ della Bardiani-Csf-Faizané. Il laziale proprio in questi giorni è a cavallo fra due gare: il Tour of Antalya alle spalle e il Gran Camino in vista. Almeno così dovrebbe essere, visto che non è uscito benissimo dalla gara turca e potrebbe alzare bandiera bianca. Tuttavia il concetto non cambia. Anche perché Marcellusi ha già assaggiato in passato questo viavai.
Al Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomacoAl Tour of Antalya il romano (classe 2000) ha lavorato per la squadra. Non è uscito benissimo per problemi di stomaco
Martin sei tornato il 14 febbraio dalla Turchia e il 22 dovresti ripartire per la Spagna, come gestisci questi giorni?
Devo fare due giorni di scarico, uno di riposo totale e poi riprendere con un’uscita di 3 ore con qualche lavoretto sulla forza, visto che in Turchia tra gare e sgambate non è stato possibile farne. Quindi devo fare una distanza il quinto giorno: 4 ore, 120-130 chilometri. Quindi un’uscita blanda e via.
E a livello di testa, si stacca?
Nei primi due giorni “ho spento” tutto! E mi sono concesso anche qualche “sgarro” nei pasti, ma poi mi sono rimesso subito sotto al 100 per cento, come richiede il mondo dei pro’.
Quando dici che sgarri cosa intendi?
Sono sgarri relativi. Nel senso che anziché mangiare la pasta in bianco o con il pomodoro semplice, mangio una carbonara. E se si fa una passeggiata magari ci si ferma al McDonalds. Ma ripeto si fa al massimo nei primi due giorni e quando si pedala.
Cosa fai in quei due giorni scarico?
Esco con degli amici cicloamatori che magari non vedo da 20 giorni. Si va a prendere un caffè. E’ quasi più il tempo che si passa al bar che in bici! E’ un’uscita goliardica, diciamo così.
Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)Marcellusi si gode il sole dei borghi sulle colline ad Est di Roma in questi frangenti a casa (foto Instagram)
E poi c’è la valigia, da fare e disfare. In Turchia quante divise hai portato?
Essendo una corsa a tappe e valutando il clima, ho portato due completini estivi e due body. L’hotel ci lava i sacchetti e la sera stessa li riprendiamo, però se questo non dovesse accadere tu devi comunque essere pronto. Il body invece sapendo che c’erano delle tappe non lunghe e abbastanza piatte, l’ho utilizzato… ma più per una questione estetica.
E quando sei tornato a casa? Hai dato tutto a mamma!
Eh sì! Io vivo con i miei e ci ha pensato mia madre. Avevo preparato una sacca con i panni sporchi. Poi per allenarmi chiaramente uso altri completi. La Bardiani-Csf-Faizanè ci ha dato un bel po’ di materiale.
Definiamo un bel po’…
Ohi, faccio due conti al volo. Una ventina di divise fra estive ed invernali, più manicotti, gambali e “tre quarti” in quantità. Credo una decina di pezzi ciascuno. Poi tutta roba top, di Alé!
Cosa ti colpisce di questi giorni a casa? E’ più il godersi il riposo o il pensiero di ripartire?
La vita è più o meno sempre la stessa, ma il mio pensiero più grande è sul come si viaggia. Spesso sono viaggi strazianti. Per esempio proprio per tornare dalla Turchia, abbiamo lasciato l’hotel alle 9 turche (il fuso è di due ore, ndr), siamo arrivati ad Istanbul con un volo interno e lì abbiamo fatto tre ore di scalo. Poi abbiamo ripreso l’aereo e siamo atterrati a Roma. Alla fine tra una cosa e l’altra sono arrivato a casa alle 20… italiane, vale a dire alle 22 turche. In questi viaggi cerchi di non mangiare troppo. Qualche complesso, qualche pensiero c’è sempre: un po’ perché bisogna limitarsi e un po’ per una questione d’igiene. Se ci mettiamo che neanche stavo benissimo di stomaco…
Ecco, con il fuso come ci si regola?
Nel caso della Turchia che era solo due ore avanti, all’andata non ci sono stati grandi problemi. Anziché andare a letto alle 23 ci andavo verso mezzanotte e mezzo, approfittando anche del fatto che al mattino la sveglia non era prestissimo. Al ritorno invece è stata più complicata. Faccio fatica ad arrivare alle 22. In ogni caso cerco sempre di “prendere l’orario” il prima possibile. In più non prendo pastiglie per il sonno, meglio evitare.
E per il resto a casa cosa fai?
La mia fidanzata, Cristina, è siciliana e in questi momenti cerco di passare del tempo con lei. O vado io in Sicilia, o viene lei nel Lazio. Ci piace fare delle passeggiate. Questo è il mio vero stacco.
Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)Non solo uscite blande nei giorni a casa tra una gara e l’altra. I richiami sono indispensabili (foto Instagram)
Invece per il viaggio come ti organizzi? Libri, film…
Ah, ah, ah, rido perché proprio in quest’ultima trasferta ho perso le cuffie. E io principalmente sento la musica su Spotify, anche se ho notato che concentrandomi sui testi mi sembra che il tempo scorra più lentamente. L’alternativa alla musica è vedere i film su Netflix.
Che genere di film?
Non vorrei sembrare una femminuccia, ma mi piacciono quelli d’amore strappalacrime o il genere opposto: film d’azione, con sparatorie. Dipende dal “mood” del momento.
Riguardo ai materiali: caschi, bici… come ci si organizza?
Il casco lo portiamo noi. Come la maggior parte dei corridori, anche io lo attacco alla maniglia del bagaglio a mano (come nella foto di apertura, ndr), tanto non ci sono problemi per portarlo nella cabina dell’aereo. Per la bici ci pensa la squadra, ma a volte per questioni logistiche può capitare che una viaggi con te.
«Ho bisogno di tre settimane di stacco».Wout Van Aert ha apertamente reclamato il suo riposo al termine della classica delle pietre. L’asso belga tra il mondiale e la Roubaix è sembrato stanco. O quantomeno non brillantissimo.
Anche un fenomeno quindi ha bisogno di riposo? E cosa succede a non fermarsi mai e a tirare costantemente la carretta? E con il ciclocross che lo aspetta come farà? Quanto è importante riposarsi? Tutte queste domande le abbiamo poste a quattro preparatori, anche di generazioni differenti, del panorama italiano ma dal richiamo internazionale: Paolo Slongo,Michele Bartoli, Pino Toni e Paolo Artuso.
Secondo Slongo, Van Aert ha toccato l’ultimo picco di forma durante la crono iridataSecondo Slongo, Van Aert ha toccato l’ultimo picco di forma durante la crono iridata
Slongo: il picco contro Ganna
«E’ fondamentale staccare e recuperare – dice il preparatore della Trek Segafredo – Van Aert, per parlare del caso specifico, era uscito dal Tour, ha puntato poi alle Olimpiadi e al mondiale… quindi dopo questo lungo tour de force è giusto che stacchi tre settimane. Ma anche quattro direi. Ci stanno tutte.
«Se stacchi in stagione, può andare bene anche una settimana, ma d’inverno no. Poi lui ha il cross. Riprenderà soffrendo nelle prime corse e visto che il mondiale sarà a fine gennaio, sarà pronto per quel periodo, quindi se si ferma subito è in tabella per farsi trovare pronto. E poi bisogna vedere come stacchi. Stare fermo, fermo è una cosa, se invece si va a camminare, nuotare o in Mtb… è tutt’altra.
«Van Aert non si ferma mai? Ma alla lunga tutto ciò logora. Logora chiunque, anche un campione come lui. Se tu programmi bene i tuoi impegni puoi fare tutto, ma se non stacchi mai e sei sempre sul pezzo alla fine salti. E soprattutto ti accorci la vita come atleta. Non credo che lui sia andato in overtraining, ma che sia in calando di forma sì. Per me il picco lo ha raggiunto nella crono iridata. Per stare a pochissimi secondi da Ganna ha sviluppato wattaggi enormi. Ha provato a dare il tutto e per tutto, ma da lì in poi il calo è stato evidente».
Durante la Roubaix Van Aert si è fatto trovare spesso dietro: un chiaro segno di scarsa lucidità per un atleta del suo calibroDurante la Roubaix Van Aert si è fatto trovare spesso dietro: un chiaro segno di scarsa lucidità per un atleta del suo calibro
Toni: staccherà di meno
«Stacco tre settimane: queste parole dette dopo una Roubaix ci stanno – dice Toni – Una gara del genere ti resta addosso per giorni. Pensiamo solo alle mani. Per un po’ neanche riesci ad appoggiarti al manubrio. Io per esempio temevo per le donne, invece la Bastianelli ne è uscita alla grande.
«L’entità dello stacco dipende anche da che atleta si ha di fronte. C’è chi corre e chi rincorre (o deve lavorare per altri) e non tutti fanno la stessa fatica. Quindi si arriva in certi momenti della stagione con un livello di fatica differente. Poi un campione come lui in teoria ha un’altra capacità di recupero ed ha necessità di staccare meno».
«Lo stacco è importantissimo, ma sinceramente tre settimane mi sembrano tante. Con dieci giorni un atleta del genere torna come nuovo. Se pensiamo che dopo un Tour con 5-6 giorni di riposo vanno fortissimo e vincono le Olimpiadi… Bisognerebbe avere il calendario alla mano per sapere le sue gare. Ci sono due tipi di stop: quello nel bel mezzo della stagione e quello alla fine, in cui è importante staccare anche di testa. Anche perché, non dimentichiamolo, lui ogni volta ha corso per vincere e questo conta tanto».
Al Tour de France il belga ha spinto forte: ha vinto in salita, in volata e a cronoAl Tour de France il belga ha spinto forte: ha vinto in salita, in volata e a crono
Artuso: tanti “sforzoni” al Tour
«Una gara come la Roubaix la senti anche per dieci giorni a livello muscolare – spiega Artuso – magari sul piano metabolico la smaltisci in un giorno o due come un tappone, ma su quello fisico i piccoli danni muscolari che vai a creare non sono pochi, quindi ci sta che fosse molto stanco in quel momento.
«Per dire se 3-4 settimane sia tanto o poco bisognerebbe conoscere i suoi impegni a venire. Di certo lui è a tutta da tanto tempo: la primavera, il Tour, le Olimpiadi, il mondiale… e non ha mai corso al risparmio. Anche al Tour, dopo il ritiro di Roglic soprattutto, la squadra ha corso in modo diverso ed è stato chiamato a dei super “sforzoni”. La fatica si è accumulata nei mesi e la Roubaix è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non so che carichi di lavoro abbia fatto: sarebbe interessante per capire.
«Ci sono due tipi di stacco: quello nella stagione, che serve per assimilare il lavoro fatto (over reaching). E poi c’è quello più profondo, in cui devi perdere la condizione per ritrovare poi altri picchi. E quest’ultimo è importante per ristabilirsi anche a livello ematico e mentale».
Van Aert (27 anni) da sempre alterna il ciclocross e la stradaVan Aert (27 anni) da sempre alterna il ciclocross e la strada
Bartoli: deve scegliere
E partendo da quest’ultima frase ci si può collegare a Michele Bartoli, per il quale ripristinare le scorte è fondamentale.
«Vero, Van Aert era stanco e secondo me anno dopo anno si troverà sempre più in difficoltà – dice secco l’ex grande corridore toscano – e come lui anche Van der Poel. Sono due campioni, ma sono due umani, non due macchine e le energie fisiche non sono infinite. Se pensate che io dico ai miei atleti, che non fanno il cross, di staccare 3-4 settimane, figuriamoci lui. Dico ai miei ragazzi di non pensare di essere ciclisti in quel periodo. Certo, un po’ di vita la devono fare, ma devono staccare soprattutto a livello mentale. Se ne dovrebbero andare ai tropici!
«Per Van Aert che ha il cross, staccare è più difficile. Io non credo che lui starà tre settimane senza bici, altrimenti comprometterebbe la sua stagione del ciclocross. Potrebbe aver detto quella frase sulla base di uno sconforto momentaneo».
«Avesse 34 anni okay: fai 2-3 anni a tutta, cross e strada, e via… ma è ancora giovane. Cosa succede a non staccare? Che non reintegri mai le riserve della stagione precedente. Chi non riposa bene recupera al 99%. Se ogni anno togli l’1% al tuo motore dopo dieci anni hai perso il 10%. E per ripristinare le scorte e azzerare le fatiche fisiche e mentali c’è solo una cosa: il riposo. Altro che corsa, Mtb, piscina… a cosa serve fare queste cose ai fini della prestazione di tanti mesi più in là per atleti di questo livello? Non si riposano bene e basta. Se Wout dovrà scegliere? Glielo auguro presto. Ho sempre detto che mi piace più di tutti e non vorrei perdesse la sua supremazia».
Le Cervélo a disposizione di Wout Van Aert sono come i petali di una rosa, ognuna specifica e capace di rispondere alle esigenze di campione. Vediamo le sue scelte per le gare di questa primavera.
Si chiama Settimana ed è la nostra speciale selezione di contenuti editoriali pubblicati su bici.PRO negli ultimi sette giorni.
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