Madouas non ha rimpianti, quell’argento è storia…

22.08.2024
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Se la vittoria di Evenepoel a Parigi 2024 poteva anche essere messa in preventivo, considerando le caratteristiche del tracciato, la straordinaria prestazione di Valentin Madouas è stata una vera sorpresa decisamente lieta per i padroni di casa. Uno di quegli argenti dolci a differenza di tanti altri, in un’Olimpiade fortunata come numero di medaglie, ma meno ricca di oro di quanto ci si potesse attendere. Tanto è vero che il quinto posto nel medagliere ha lasciato ai francesi l’amaro in bocca.

Il francese a ruota di Evenepoel. In salita il belga farà la differenza, ma l’argento non sfuggirà
Il francese a ruota di Evenepoel. In salita il belga farà la differenza, ma l’argento non sfuggirà

Madouas non può davvero rimproverarsi nulla, ha tenuto l’attacco del più accreditato rivale e poi, quando sulla salita finale di Montmartre l’ha visto andar via, nulla ha potuto, ma è stato capace di tenere lontani gli avversari. Ora però il portacolori della Groupama guarda già oltre.

«Sono davvero molto contento della mia prestazione – dice – ma è vero che ci sono gare importanti in arrivo e non posso negarlo. Anche se ovviamente ho cercato di assorbire il più possibile tutte le energie della gente, il loro entusiasmo destato da questo argento».

Madouas al Tour du Limousin ha potuto tastare con mano l’affetto dei tifosi
Madouas al Tour du Limousin ha potuto tastare con mano l’affetto dei tifosi
Come giudichi nel complesso tutta l’Olimpiade vissuta in casa?

Qualcosa di magico, siamo usciti da due settimane di festa, con un’ottima organizzazione. Quando i Giochi sono finiti era palpabile nell’aria un sentimento misto di malinconia e di stordimento, quando torni a casa ti sembra strano. Riprendi la solita vita e ti sembra quasi inconsueto ciò che prima era normale. Ogni cosa d’altronde ha una fine. E’ anche per questo che sono andato subito al Tour du Limousin. Si trattava di mettere un punto e ripartire, andare avanti, ricominciare sì da quella performance che è stata bellissima, ma non dimenticando che c’è tanto altro.

Come hai festeggiato?

Abbiamo trascorso una settimana incredibile, lì e anche qualche altro giorno dopo. E’ tutto questo ambiente che rende il tempo il migliore che ho potuto trascorrere in bicicletta. Abbiamo festeggiato fino all’una di notte con gli altri ragazzi che quel giorno avevano vinto medaglie, c’era un entusiasmo enorme. Poi abbiamo continuato con i miei amici che erano presenti al Club France (il corrispettivo di Casa Italia, ndr). Siamo usciti a bere qualcosa insieme. Ma quell’entusiasmo è andato avanti il giorno dopo e quello dopo ancora. Per questo dopo la fine dei Giochi avevo bisogno di normalità.

La grande festa dei francesi, con Madouas (di spalle), Laporte e Alaphilippe
La grande festa dei francesi, con Madouas (di spalle), Laporte e Alaphilippe
In televisione si è vista la paura di Evenepoel non sapendo il suo vantaggio quando ha forato: voi come avete vissuto l’inseguimento, avevate notizie sul distacco dal belga e il vantaggio sugli inseguitori?

No, non sapevo nulla. Del fatto che ha avuto problemi meccanici sono venuto a conoscenza dopo l’arrivo. Non avrebbe fatto molta differenza per me se lo avessi saputo perché ero concentrato sulla mia gara. Era già abbastanza davanti a me, non sarebbe cambiato nulla e penso che avrei ottenuto lo stesso risultato. Il fatto di non avere le radio e quindi non sapere cosa succede davanti e dietro è una sorta di vantaggio e allo stesso tempo uno svantaggio. E’ solo un modo di correre diverso, ma poi quel che conta davvero è il rendimento che hai, le tue gambe. I valori vengono comunque fuori.

Che cosa significa per il ciclismo francese avere ben due medagliati nella prova olimpica?

Tantissimo, se si pensa che erano oltre 70 anni che la Francia non portava a casa una medaglia su strada, dall’oro di Beyaert a Londra 1948. E’ stato qualcosa di molto grande per il ciclismo francese, ne sono arrivate addirittura due. E ne sentiremo parlare qualche anno dopo la nostra carriera, sia per me che per Laporte.

Il 28enne di Brest è una colonna della Groupama che gli ha permesso di crescere con calma
Il 28enne di Brest è una colonna della Groupama che gli ha permesso di crescere con calma
Dal 2017 sei alla Groupama: quanto è importante per il ciclismo francese avere team nel WorldTour che hanno anche settori giovanili di alto livello?

Per noi è fondamentale perché attraverso la grande vetrina che è il Tour de France si muove tutto il ciclismo nostrano e avere gruppi come il nostro che agiscono al massimo livello è essenziale per il movimento. E’ vero che gli sponsor francesi vogliono alzare il loro livello e vincere le grandi gare, per le ripercussioni che possono avere, basti pensare a quel che significherebbe un francese vincitore della Grande Boucle. Per questo si investe tanto sulle squadre giovanili.

E’ un vantaggio?

Permette loro di allenarsi e raggiungere un livello molto alto il più rapidamente possibile. Le squadre straniere sicuramente hanno più soldi e più budget di noi, quindi dobbiamo riuscire a trovare qualcosa di diverso per poter attrarre i giovani. Il fatto di avere dei settori giovanili forti come il nostro ci permette di avere un piccolo vantaggio sulle grandi squadre.

Lo scorso anno Madouas aveva vinto il titolo francese. Ormai oltralpe è un riferimento assoluto
Lo scorso anno Madouas aveva vinto il titolo francese. Ormai oltralpe è un riferimento assoluto
Ora che sono passati giorni, per un ciclista professionista l’Olimpiade è qualcosa di speciale o vale quanto un mondiale o una classica monumento?

Difficile dirlo, è però vero che è qualcosa di profondamente diverso. Negli ultimi anni abbiamo visto che i Giochi Olimpici hanno un posto sempre più importante. Prima c’erano grandi campioni che correvano questa corsa quasi con fastidio. Ora i corridori vogliono vincerla. Non è una Monumento, non è un campionato del mondo perché lì hai la possibilità ogni anno. E’ una gara che si svolge ogni 4 anni e che è davvero a sé stante.

Il mondiale di Zurigo può essere adatto a te?

Beh, lo spero. E’ un percorso che mi piace. Può essere un obiettivo. Guarderò al più presto le strade, ma in ogni caso dipenderà molto da come ci arriverò, da quante energie avrò a disposizione perché sono tracciati che non perdonano. Somiglia un po’ al GP di Montreal dove sono stato quarto lo scorso anno e ricordo bene la fatica fatta… Potrebbe essere un grande obiettivo per la fine della stagione? Io dico di sì…

Dal Tour a Parigi senza la radio: il nervosismo di Remco

10.08.2024
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Ultime battute della corsa in linea maschile alle Olimpiadi di Parigi 2024. Sulla salita di Montmartre Remco Evenepoel ha piazzato la sua stoccata decisiva. E’ in fuga solitaria, il vantaggio è subito lievitato nei confronti di Madouas. Ma lui non lo sa: la moto con la lavagna è dietro, le radio non si possono usare. Il belga parla concitatamente con la moto del cameraman televisivo indicando nervosamente il polso: «Quanto ho di vantaggio?» chiede senza risposta. Prima c’era stata la foratura. La grande paura. Che non avrebbe provato, sapendo il baratro che aveva scavato…

Evenepoel chiede notizie alla moto, indicando il polso. Ma Madouas era lontano (immagine tv)
Evenepoel chiede notizie alla moto, indicando il polso. Ma Madouas era lontano (immagine tv)

Radio, sì o no?

La gara olimpica ha riproposto la vecchia questione del correre con o senza le radio di collegamento con l’ammiraglia. Diciamoci la verità: la polemica legata a questo aspetto, venata di nostalgia per il bel tempo che fu, risulta un po’ stantia. E’ vero però che una gara vissuta senza questo ausilio tecnologico è molto diversa da quelle a cui siamo abituati.

Davide Bramati, che di Remco è il diesse e condivide con lui gran parte della stagione, ha vissuto con grande interesse, anche se da spettatore, la gara a cinque cerchi e anche lui è rimasto colpito da questo aspetto passato da molte parti in second’ordine.

Lo stop di Remco per la foratura, attimi concitati non conoscendo il vantaggio (immagine tv)
Lo stop di Remco per la foratura, attimi concitati non conoscendo il vantaggio (immagine tv)

«Si vedeva – dice – che i corridori erano un po’ spaesati. Noi siamo abituati a correre in una certa maniera, quando poi ti trovi nelle gare titolate con una situazione diversa, è tutto più difficile. Sicuramente, avesse saputo il vantaggio, Remco avrebbe vissuto la foratura con meno stress, ma bisogna comprenderlo, rischiava di vedere vanificato il sogno di una vita».

Quel che è avvenuto ha riaperto il dibattito e tu che hai esperienza anche del “ciclismo precedente”, che cosa ne pensi?

Ogni corridore disputa 70-80 corse l’anno, quasi nella totalità con le radio, trovo un controsenso che poi ci siano questi eventi che si effettuino senza. O sempre, o mai. Il ciclismo è uno, le regole devono essere sempre le stesse. Non averle cambia molto soprattutto a livello tattico. Un aspetto che pochi hanno considerato: a Parigi le squadre che avevano il contingente di 3 o 4 corridori, avevano bisogno di riferimenti, uno dei corridori si rivolgeva all’ammiraglia chiamata davanti. Moltiplicate ciò per più squadre e più casi. Io dico che a livello di sicurezza è stato un pericolo non di poco conto…

Bramati con Evenepoel in una foto di inizio 2023, con la maglia iridata di Wollongong 2022
Bramati con Evenepoel in una foto di inizio 2023, con la maglia iridata di Wollongong 2022
Molti rimpiangono il passato…

E’ pleonastico, è come dire che si stava meglio quando non c’erano i telefonini. Ma ci sono, fanno parte della nostra vita di adesso. E’ chiaro che tutto cambia, fa parte del gioco. Le radio hanno una grande utilità in termini di sicurezza, hai subito la percezione di quel che avviene con una caduta, una foratura. La loro funzione primaria è questa. Mettiamola così: un diesse senza radio è come avere un allenatore di calcio a bordo campo che non può dare alcuna indicazione ai suoi. Ha senso?

Tu però conosci e hai vissuto il “prima”…

Se parliamo dal punto di vista tattico, non è che poi abbiano avuto questa grande innovazione. Semplicemente studiavi il percorso con grande attenzione e davi prima le indicazioni, poi si comunicava in corsa tramite i compagni che venivano all’ammiraglia o ai rifornimenti. E’ indubbiamente meglio adesso, c’è meno confusione in corsa e i corridori sono messi in condizione di dare il 100 per cento. Ma io porrei l’accento sull’aspetto sicurezza, anche perché rispetto a prima le strade sono cambiate. Pensate solo che nel Bergamasco quando correvo io le rotonde si contavano sulle dita di una mano, ora ce ne saranno 300… E poi dossi, spartitraffico… I corridori vanno messi in condizione di pedalare in sicurezza. All’ultimo Tour è vero che c’è stata la caduta costata la corsa a Roglic, ma il numero di incidenti si è molto ridotto rispetto al passato.

La volata valsa il bronzo a Laporte. Ma il francese non conosceva la situazione di classifica
La volata valsa il bronzo a Laporte. Ma il francese non conosceva la situazione di classifica
C’è anche un’altra differenza rispetto al passato: oggi le tv trasmettono le corse nella loro integralità e chi è in ammiraglia ha un occhio in più a disposizione…

E’ vero fino a un certo punto. Sicuramente in passato, quando si era fortunati si aveva la diretta dell’ultima ora/ora e mezza, oggi le corse vengono proposte nella loro integralità. Ma se per chi è a casa è un vantaggio, per noi in ammiraglia cambia poco anche perché pochi si accorgono che non c’è una percezione immediata, ogni accadimento lo cogli sempre con un po’ di secondi di ritardo. Avere la voce diretta dal gruppo, per ogni singolo evento, è per noi responsabili del team molto importante. Anche il web aiuta sì, ma non dà l’istantaneità di quanto avviene e a noi serve sapere tutto subito, per il bene dei ragazzi.