Il nuovo Roglic? Più calcolatore e meno spavaldo

28.05.2023
7 min
Salva

L’occhio dell’ex corridore in gruppo. Massimo Ghirotto ci porta nel cuore della corsa rosa che ieri ha incoronato Primoz Roglic. Il veneto, da oltre dieci anni commenta il Giro d’Italia per Rai Radio 1 Sport, e ha un posto da privilegiato in corsa. 

Con lui abbiamo fatto il punto su quanto accaduto in questo Giro e più precisamente in gruppo. Tattiche, corridori, squadre… e i grandi temi che ha proposto questa edizione, la numero 106 della corsa.

Da oltre dieci anni Massimo Ghirotto segue il Giro d’Italia per Radio Rai1. Da ex corridore sapeva come muoversi in gruppo
Da oltre dieci anni Massimo Ghirotto segue il Giro d’Italia per Radio Rai1

Massimo, si è parlato spesso di noia, di pochi attacchi, almeno nella prima fase del Giro. Tu  hai vissuto un’epoca in cui tante volte si partiva piano e poi vi accendevate quando vedevate l’elicottero…

La corsa ai miei tempi cominciava quando sentivamo gli elicotteri, è vero. Te lo dicevano i direttori sportivi stessi alla riunione: «Ragazzi, state attenti, se c’è qualche fuga buttatevi dentro soprattutto quando c’è la telecamera». Tante volte capitava che si andava anche troppo piano e venivamo richiamati dagli organizzatori. Ci dicevano che saremmo andati fuori dalle dirette tv e in qualche modo ci obbligavano ad andare più veloci per stare nei tempi.

Quel modo di correre è paragonabile con le tappe meno combattute di quest’anno?

No, non si possono paragonare le due cose. Poi c’erano anche delle gerarchie. Ho corso con gente come Hinault, Moser, Saronni, Baronchelli… campioni che davvero comandavano. E se loro dicevano di stare fermi si stava fermi. Quindi escludo ogni similitudine. Adesso non dico che non ci siano certi leader, ma ci sono altri metodi, altre strategie, altri strumenti… Bisogna capire che questi ragazzi dal primo all’ultimo giorno della stagione vanno sempre a tutta: corse, allenamenti, ritiri.

Spesso il gruppo è avanzato lentamente, specie nelle prime tappe. La prima battaglia fra Roglic e gli altri c’è stata all’8ª tappa
Spesso il gruppo è avanzato lentamente, specie nelle prime tappe. La prima battaglia fra Roglic e gli altri c’è stata all’8ª tappa
Perché secondo te?

Perché il ciclismo è cambiato… e in bene dico io. Allenamenti, alimentazione, strumenti, materiali… Io resto meravigliato della continuità dell’aumento della tecnologia e di tutto lo studio che c’è a monte in ogni cosa. Mi sarebbe piaciuto correre in questo ciclismo.

Che movimenti hai visto in gruppo? Per esempio, Marco Frigo qualche giorno fa ci ha detto che già dalle prime tappe vedeva la Ienos-Grenadiers muoversi compatta…

Anche la mia Carrera era una squadra compatta… a parte il “caso Sappada”! Ma c’è una differenza. Noi correvamo e andavamo a casa quasi per riposare. Adesso, invece, gli atleti hanno i propri obiettivi: chi per le grandi corse, chi per le classiche e quando non corrono o sono in altura, o in ritiro… e la squadra diventa quasi una seconda famiglia. Poi nel caso specifico della Ineos-Grenadiers, mettiamoci che corrono compatti già quando erano Sky e hanno corso in modo perfetto questo Giro.

Ti piace Thomas?

Ha 11 anni in meno rispetto ad un Almeida vuol dire che non è una meteora. Ha vinto un Tour ed è un corridore che sta andando forte, lo ha dimostrato sul campo. L’unico dubbio che avevo su Thomas erano le pendenze, che sono più dure qui al Giro rispetto al Tour.

Jonathan Milan: per Ghirotto il friulano è uno dei più carismatici. Può, e potrà, essere un senatore del gruppo
Jonathan Milan: per Ghirotto il friulano è uno dei più carismatici. Può, e potrà, essere un senatore del gruppo
Con De Marchi parlavamo dei “senatori”, Thomas è un senatore, ma chi altri hai visto con una certa personalità in gruppo, pur non essendo un corridore più anziano?

Jonathan Milan. Nella sua gioventù, nella sua inesperienza, vedo che è molto seguito.  I corridori capiscono quando c’è un talento di questo taglio. Tra l’altro è anche campione olimpico su pista… Ma su strada è quasi “sconosciuto”. Tornando alla mia epoca, alla sua età quando vedevi i Moser o gli Hinault avevi quasi paura di avvicinarli. Invece Jonathan li avvicina e si fa avvicinare da tutti e ci parla.

Tecnicamente c’è qualcosa che ti ha colpito?

Mi hanno incuriosito i rapporti. Noi avevamo il 53-39 e dietro il 23, al massimo il 25 per le tappe più dure. Ora montano ogni tipo di rapporto, anche il 34 dietro. Anche i manubri mi hanno colpito. Sono diventati più stretti. A noi dicevano che il manubrio doveva essere largo quanto le spalle, perché dovevi tenere aperta la cassa toracica, ma mi pare di capire che così non era. Così come l’essere buttati tutti in avanti. Per noi era l’opposto. Ma non era buona la nostra posizione, questa è quella buona. Questa è scientifica. L’unica cosa che dico: queste bici super tecnologiche e con queste posizioni, poi bisogna saperle guidare.

Hai toccato un un discorso affatto banale. Oggi passano presto, spesso da juniores, ma forse poi gli manca qualche fondamentale… posto che le velocità sono più alte.

E’ difficile rispondere a questa domanda. Una cosa è certa: quando esasperi qualcosa, vai sempre più al limite e aumentano i rischi. Questi nuovi materiali, queste nuove bici hanno gomme più larghe, pressioni più basse… Noi quando facevamo una discesa lunga a forza di frenare scaldavamo il cerchio e il tubolare scoppiava. Quindi avevamo anche questo pensiero, per dire. Oggi non hanno limiti. La domanda è: dove potremmo arrivare? Questa maggior efficienza, queste maggiori velocità non dico che ti mettono in difficoltà ma ti obbligano ad essere più bravo a guidare.

Bici sempre più veloci ed efficienti, ma i corridori sono al passo con la guida? Qui il gruppo giù dal Giau
Bici sempre più veloci ed efficienti, ma i corridori sono al passo con la guida?
Sembra lontanissimo, ma in gruppo hai visto anche Evenepoel: cosa ci dici di lui?

Indubbiamente è un corridore di grande carisma e di grande classe, perché uno non vince una Vuelta, un mondiale e due Liegi per caso. Quando resta da solo, poi non lo prendono più… Allora facciamoci questa domanda: possibile che gli altri che sono dietro siano così carenti? No, è lui che è un fenomeno. Quello che mi ha colpito di Remco è che abbia già vinto una Vuelta. Non credevo fosse già pronto per un grande Giro.

E dietro, tra le ammiraglie, hai visto qualche movimento particolare?

A volte avvicino i diesse e gli faccio qualche domanda e noto che le loro auto sono delle centrali. Televisore, radio per parlare con i corridoi, radio per parlare con lo staff, i Gps, radiocorsa, i frigo, le ruote di scorta… Alla mia epoca avevi l’elenco dei partenti sul manubrio e quando dovevi parlare con il tuo diesse alzavi la mano, ti sfilavi, ti infilavi tra le auto – con il rischio di rimanere al vento – per poi rientrare e dire al tuo capitano cosa bisognava fare. In termini tattici e di sicurezza oggi non c’è paragone.

Però non sempre è tutto rosa e fiori, anche Sagan ha detto che a volte ci sono troppe informazioni, che quasi si perde la concentrazione…

In effetti a volte sono un po’ troppo guidati. L’altro giorno ero in un albergo e c’era un direttore che stava preparando la tappa del giorno successivo: ho notato slide, video, registrazioni… In corsa li vedo sempre con la radio alla bocca. Gimondi, parlando delle radioline, mi disse: “Io una radio fissa nelle orecchie con un direttore sportivo che mi parla continuamente non l’avrei mai voluta”.

Infine un giudizio sui tre mattatori del Giro e padroni del podio: Roglic, Almeida e Thomas…
Infine un giudizio sui tre mattatori del Giro e padroni del podio: Roglic, Almeida e Thomas…
Un giudizio telegrafico sui tre ragazzi saliti sul podio di questo Giro… Partiamo da Thomas.

Non era la prima volta che Thomas veniva in Italia, ma per un verso o per l’altro era sempre andato a casa. Si è preparato bene. E’ andato in crescendo… fino a ieri. Nulla da dire: a 37 anni ha lottato come un gladiatore ma è arrivato secondo dietro un grande Roglic. Credo che non si possa far altro che ammirare un corridore di questa generosità.

Almeida…

E’ un Joao Almeida nuovo. L’averlo visto all’attacco sul Bondone in salita, che non è il suo terreno, mi ha un po’ sorpreso. In positivo ovviamente. Ripeto, abbiamo conosciuto un Almeida nuovo. Sicuramente ha qualità, ha dalla sua parte l’età e ne sentiremo parlare in futuro.

E poi c’è Roglic.

Ha vissuto un Giro senza pressione. Non ha mai fatto un protocollo di cerimonia, non si è mai dovuto dilungare in interviste varie ed ha sempre recuperato più energie degli altri arrivando prima in hotel. Che dire: Roglic non è più il corridore spavaldo che abbiamo conosciuto fino all’anno scorso. E’ diventato un calcolatore. Programma gli eventi e li vince tutti… esattamente come ha fatto in questo Giro. Ha sprecato il meno possibile puntando tutto su quella che era la tappa veramente a lui più congeniale, quella di ieri sul Lussari chiaramente.

Verso il 2024: date un Morkov al soldato Jonathan

18.05.2023
5 min
Salva

Avevamo parlato con Martinello a proposito di Milan dopo la vittoria di San Salvo, prima che di volate ce ne fossero altre e avessimo la possibilità di osservare più da vicino come si muove Johnny nelle mischie del Giro. Dal suo stile, i rapporti, le distanze e le traiettorie, è evidente che il friulano stia scoprendo se stesso. Così siamo tornati da Silvio per riprendere il discorso. Nel commento alla tappa di ieri, nel Giro che sta seguendo ancora per Radio Uno, è venuto fuori che Jonathan deve tanto alla pista, ma non ha fatto le varie specialità di situazione, quindi è inesperto nel prendere posizione e trovare la linea.

«L’inesperienza a questi livelli certamente c’è – spiega Martinello – ma ha tutto il tempo per farsela. E’ vero anche che il suo bagaglio, per quanto riguarda la pista, non includa specialità di situazione, che diventano fondamentali quando non hai un compagno che ti supporti. Ieri da quella curva ai 450 metri è uscito dodicesimo e in frenata, perché si vede dell’elicottero che qualcuno gli è passato all’interno, lui si è impaurito e lo ha lasciato passare. Può capitare anche al più esperto di ritrovarsi chiuso, ma sono convinto che se Milan avesse a disposizione un treno, ne perderebbe poche. Tra quelli che vediamo qui al Giro, non ce ne sono in grado di rimontarlo…».

Il problema forse è proprio il treno?

Ora è difficile trovare formazioni che investano sul velocista, come tanti anni fa ha fatto la Saeco con Cipollini e la Fassa Bortolo con Petacchi. Nei Giri si corre con meno uomini e poi i percorsi sono sempre più duri, quindi diventa complicato portare il velocista se hai uno di classifica.

E’ possibile che gli errori nel calcolare le distanze o scegliere il rapporto dipendano dal fatto che a sua volta si sta scoprendo?

Sta prendendo le misure, certo. Sta cercando di capirsi e di conoscersi. E’ molto giovane, in certe situazioni sembra ingenuo. Nella volata di Napoli aveva il 54×13, ma ragazzi… Sei al Giro d’Italia, non è una corsetta. Ed era là che ballava su quel rapportino, invece di spingere. Quella tappa poteva vincerla tranquillamente. Per cui, nel momento in cui avrà inquadrato se stesso, un po’ alla volta limerà questi limiti e diventerà più performante.

Milan fa tutte le volate in piedi, ci sta che arrivi stanco agli ultimi 50 metri?

No, a maggior ragione quando hai certi rapporti. Spingere il 55 non è una passeggiata, quindi devi alzarti sui pedali. Può anche capitare di scomporsi, perché in certi momenti spingi con parti muscolari che normalmente non utilizzeresti. Quello che conta è il risultato, non i fattori con cui ci arrivi. E quando si conoscerà meglio, sarà anche in grado di ricercare la posizione più redditizia.

A Napoli, Jonathan ha sprintato con il 54×13, girando le gambe a una cadenza pazzesca e poco produttiva
A Napoli, Jonathan ha sprintato con il 54×13, girando le gambe a una cadenza pazzesca e poco produttiva
Roberto Bressan, che l’ha lanciato al CT Friuli, dice che certe cose avrebbe potuto impararle restando fra gli U23 anche nel 2021…

A Roberto la cosa non è andata mai giù, ma comunque mi sembra abbastanza obiettivo e anche io credo che un anno in più certamente gli sarebbe servito. Però ormai è qua in mezzo a velocisti fortissimi, quella è una pagina chiusa e l’esperienza se la farà tra i professionisti.

L’anno prossimo cambierà squadra.

E io mi auguro, visto che è diventato un pezzo pregiato del mercato, che si facciano per lui le scelte più giuste. Alla sua età guardare il soldo è importante, perché è un professionista, ma sarà importante anche valutare l’ambiente e che abbia a disposizione tutto quello di cui ha bisogno per crescere e vincere.

Quindi inizieresti sin d’ora a cercare il suo ultimo uomo?

L’ultimo uomo e anche il penultimo. Se deve lottare per la posizione, a parte l’episodio di ieri che può capitare a chiunque, spreca energie nervose e fisiche. Insomma, se io gestissi un corridore come Milan e puntassi a fargli avere un discreto ingaggio, lavorerei anche per garantirgli almeno due uomini di una certa levatura. Chiaramente anche quello è un investimento, però magari rinuncio a qualcosa di tasca mia affinché siano contenti loro.

Morkov è l’ultimo uomo di Jakobsen (nella foto) e Merlier: il suo contratto è in scadenza
Morkov è l’ultimo uomo di Jakobsen (nella foto) e Merlier: il suo contratto è in scadenza
Un nome?

Ne butto là uno: Morkov. Se Milan avesse uno come Morkov di volate ne perderebbe poche. Questi sono i ragionamenti che lui magari ancora non può fare e toccano a chi lo gestisce, a Quinziato che mi sembra tutt’altro che sprovveduto. La carriera dura il giusto, gli anni buoni vanno sfruttati a dovere.

Cosa ti pare del Giro finora?

Purtroppo sta pagando le varie infezioni. E’ chiaro che senza Evenepoel e Geoghegan Hart che era in forma strepitosa e molto motivato, perde molto. Vediamo se quelli che sono rimasti possono arrivare integri sino alla fine. Se così sarà, avremo una corsa interessante, perché sia Thomas che Roglic, Almeida e anche il nostro Caruso hanno la possibilità di rendere la corsa interessante e spettacolare