Search

Barbieri, compleanno sul pavè preparando la Roubaix

05.03.2023
5 min
Salva

Rachele Barbieri finora aveva corso a Roubaix solo nel 2021 quando disputò i mondiali in pista. Poche settimane fa invece ha festeggiato il suo 26esimo compleanno con una ricognizione sul pavè, chiudendola dentro al vecchio e mitico velodromo André Pétrieux, a pochi metri dall’anello iridato, intitolato invece a Jean Stablinski.

Per una “monumento” come la Parigi-Roubaix non si lascia nulla al caso, figuriamoci se è la prima che correrai. La velocista modenese della Liv Racing TeqFind conosce già le pietre fiamminghe, ma doveva prendere coscienza di quelle francesi. Barbieri ha così scoperto cosa la attende malgrado il suo passato da ciclocrossista. Da qui all’8 aprile avrà un avvicinamento piuttosto specifico, sia in gara che in allenamento. Anzi, non è escluso un secondo sopralluogo ancor più approfondito.

La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
Rachele quando ritorni al Nord?

Riprenderò l’11 marzo alla Ronde van Drenthe, poi mi aspetta un bel blocco di gare. In sequenza farò la Nokere il 15, la De Panne il 23, la Gand-Wevelgem il 26, la Dwars door Vlaanderen il 29, la Scheldeprijs il 5 aprile ed infine la Roubaix. Dopo di che ho dato la disponibilità per tornare in pista alla Nations Cup a Milton in Canada (dal 20 al 23 aprile, ndr). Al rientro inizierò a lavorare per la seconda parte di stagione.

Intanto le prime pietre le hai assaggiate con la Het Nieuwsblad. Com’è andata?

Poteva andare meglio. Nel finale ho scollinato il Kapelmuur (o muro di Grammont, ndr) assieme a Bastianelli, Gasparrini, alcune mie compagne e altre ragazze. Eravamo un bel gruppetto. Ma ero morta, infatti il Bosberg, l’ultimo muro, l’ho fatto praticamente all’indietro (sorride, ndr) e ho perso le ruote. Peccato perché vedendo la volata per il secondo posto mi è mancato poco. Il lato positivo è che rispetto al 2022 ho fatto grandi miglioramenti e questo mi ha dato morale. Avrei voluto rifarmi a Le Samyn.

Che non hai corso però…

Esatto. Purtroppo la nostra squadra non è stata invitata. Mi è spiaciuto fermarmi subito e tornare a casa. Anche in questo caso, vedendo com’è finita, con la tripletta Bastianelli, Confalonieri e Guazzini, mi sarebbe piaciuto giocarmi le mie carte. In ogni caso “viva l’Italia” e complimenti alle ragazze. Io avrò altre occasione per recuperare.

Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Ti stai allenando su quel “poco” che ti è mancato e di cui parlavi prima?

Alle prossime gare voglio arrivarci pronta. La differenza la fai non solo tenendo sui muri, ma dando il cambio di ritmo nel tratto di pianura appena scollini. Li ho sofferti infatti. Per questo mi sono allenata su tratti di 4/5 minuti molto forte, compresi 30/40 secondi finali in cui vai a tutta. In sostanza ho anche allenato il recupero per andare oltre il limite dopo. Devo ringraziare il mio preparatore Stefano Nicoletti che mi è sempre molto vicino e capisce subito le mie richieste. Anzi, spesso mi accompagna fuori in allenamento tirandomi il collo (sorride, ndr). E questo è uno stimolo per me a fare di più.

La recon della Roubaix com’è stata?

Vi racconto questo aneddoto. Ero particolarmente entusiasta di farla, visto che era il giorno del mio compleanno (21 febbraio, ndr). A metà dell’allenamento Wim (il diesse Stroetinga, ndr) mi affianca con l’ammiraglia e mi chiede sorridendo: «Ti piace ancora questa ricognizione?». Io lo guardo e facendo il gesto con la mano, gli rispondo che ero meno convinta. Battute a parte, è stato un test molto probante, tant’è che vorrei rifarne un altro. Se ci sarà il tempo, tra Dwars e Scheldeprijs, potremmo magari provare i materiali che useremo in gara.

Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Che impressioni hai avuto?

E’ stato un allenamento intenso. Abbiamo simulato un ritmo gara nei vari settori di pavè, prendendoli forte e accelerando in uscita. E’ vero che è una classica senza dislivello, ma ho sofferto e ho davvero capito che è una gara molto dura. Tuttavia col passare del tempo stavo meglio e ho notato la differenza dal primo all’ultimo tratto di pavè. Bisognerà tenere conto di tante cose, molto più di altre corse.

Quali sono quelle che ti hanno colpito di più?

Ci sono tanti aspetti che possono condizionare la Roubaix. Penso al meteo naturalmente. Noi l’abbiamo provata in una giornata grigia ed un po’ di fango lo abbiamo raccolto. Ma se pioverà o se ci sarà bel tempo, quindi con tantissima polvere, sarà tutta un’altra gara. Ecco il motivo della seconda recon più sotto data. Poi c’è la questione della pressione dei copertoncini. Quello sarà un bell’enigma. Io che sono abituata a gonfiarli abbastanza alti, appena siamo partiti mi sono sentita lenta, incollata al terreno, ma sul pavè viaggiavo bene. Proprio come aveva raccontato Colbrelli quando la vinse. Infine, tra i tanti aspetti, ci sono quelli legati alle posizioni da tenere, ai rapporti o agli accorgimenti da usare col vestiario.

A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri. Ci sta lavorando (foto Stephan De Goede)
A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri (foto Stephan De Goede)
A Rachele Barbieri la Roubaix fa più paura o è più uno stimolo?

Bella domanda. Senza dubbio mi stimola correrla perché è una gara che ho sempre sognato di fare, ma non vi nascondo che mi impensierisca. Ho chiesto consigli alle compagne che l’hanno già corsa, così come ai miei tecnici. Qualcuno mi ha detto che si partirà subito a tutta. Ci sarà grande stress per stare nella prima parte del gruppo. Dovrò prestare attenzione a tutto ma sono tutti discorsi che faranno anche le altre atlete. Insomma, diciamo che potremmo riassumere il tutto in due condizioni necessarie. Una grande condizione e molta fortuna.

Villa e il gruppo femminile. Un anno di lavoro e di risultati

04.02.2023
5 min
Salva

Nel parterre del velodromo di Montichiari c’è tanta gente che opera scrupolosamente per il primo appuntamento del 2023 della nazionale della pista. Il cittì Marco Villa si consulta con tutti i tecnici dello staff. Appare sereno anche se ha ancora con qualche dubbio che riguarda il quartetto femminile. Se il rientro dalla Vuelta a San Juan gli ha consegnato buone indicazioni per gli uomini, per le donne può solo beneficiare dei riscontri avuti nei vari ritiri.

Come abbiamo detto ieri, gli europei di Grenchen saranno la prima prova di qualificazione olimpica. Rispetto al passato ci si giocherà tutto in 5 appuntamenti anziché 10 e quindi la rassegna continentale svizzera diventa ancor più importante. Sentiamo quindi cosa ci ha detto Villa nello specifico sul gruppo femminile.

Il cittì Villa deve scegliere chi schierare nel quartetto
Il cittì Villa deve scegliere chi schierare nel quartetto
Marco come sta procedendo l’avvicinamento?

In generale è un po’ anomalo perché sarà la prima gara dell’anno. Le ragazze hanno lavorato bene. Siamo partiti a novembre con i ritiri in Sicilia, poi due a Calpe più i ritiri che hanno fatto con le rispettive squadre. Abbiamo fatto volumi importanti su strada e la specializzazione l’abbiamo svolta qui a Montichiari.

Sono stati consegnati i body iridati alle ragazze del quartetto (in apertura Alzini, Fidanza e Balsamo). Chi lo comporrà?

Non lo so ancora, valuterò in questi giorni. Avrò a disposizione sette ragazze (Alzini, Balsamo, Barbieri, Fidanza, Guazzini, Paternoster e Zanardi, ndr) che faranno tutte le specialità in programma. Ognuna di loro può essere inserita nel quartetto. Giovedì hanno fatto delle prove e un’idea me la sono fatta.

Per quanto riguarda le altre discipline sai già chi schierare?

Sì, in questo caso sono un po’ più sicuro. Zanardi farà la corsa a punti. L’omnium vorrei farlo fare a Barbieri. Questa decisione perché non lo ha fatto al mondiale. Fidanza farà lo scratch. L’eliminazione dovrebbe correrla Paternoster. Per quanto riguarda la madison cambierò. Ai mondiali l’avevano fatta Barbieri e Consonni, mentre in questo caso sceglierò altre due ragazze. Sto pensando a Balsamo, Fidanza o Guazzini per formare la coppia dell’americana. Come ho sempre detto a loro, saranno decisioni basate non solo sullo stato di forma, ma anche su una sorta di turnover rispetto alle gare disputate negli eventi precedenti.

Martina Fidanza con i rilevamenti dell’aerodinamica curata da Luca Oggiano
Martina Fidanza con i rilevamenti dell’aerodinamica curata da Luca Oggiano
Queste rotazioni sono fatte anche in ottica Parigi 2024?

Sì, perché voglio continuare a conoscerle, cercando di rispettare gare e titoli. E’ un anno che ho in mano anche il gruppo femminile. Le ho sempre viste correre, ma le guardavo con un altro occhio e chi le sceglieva usava chiaramente altri occhi. Ora che devo selezionarle io, voglio vederle correre su più specialità. Le occasioni non sono tante e devo sfruttare queste corse.

Come stanno prendendo le ragazze questo turnover?

Forse questo dovreste chiederlo a loro (dice sorridendo, ndr). Io lavoro così, questo è il mio metodo. I maschi li ho conosciuti così, facendoli ruotare e prendendomi le mie responsabilità. E farò altrettanto con le donne, sempre senza mancare di rispetto all’atleta. Questi tipi di test sono comunque basilari per ottenere delle indicazioni.

Fabio Masotti con alcune ragazze del quartetto
Fabio Masotti con alcune ragazze del quartetto
Com’è lavorare così staccati, senza avere mai il gruppo al completo?

Non è facile. Avrei preferito averle tutte assieme, ma non posso. Né con i maschi né con le donne. Consonni era qui a Montichiari giovedì, ma è dovuta andare con la sua formazione per correre il UAE Tour, visto che per loro è la gara di casa. Zanardi verrà a Montichiari per allenarsi con Masotti e mercoledì ci raggiungerà a Grenchen visto che correrà sabato. La nazionale ha una certa priorità, ma le squadre di club ne hanno una maggiore. Da parte mia c’è massimo rispetto per le società. Come ho fatto per i maschi, anche con le donne vorrei far vedere che si possono fare bene strada e pista.

Con i team maschili ti va riconosciuto che sei sempre stato bravo a tenere i rapporti. Con quelli femminili come sta andando?

Non è tutto merito mio, direi che è più un dato di fatto per come vanno le cose. Lo sapete anche voi che non posso avere gli atleti per quindici giorni prima di un europeo o mondiale. In questi anni ho dovuto attivare un sistema e una metodologia che fossero compatibili con il calendario della strada, in modo da averli a disposizione quel paio di giorni prima per perfezionare i lavori. Con le formazioni femminili mi sto trovando bene, è solo una questione di abitudine. I maschi ormai mi chiedono in anticipo quando potersi trovare tutti assieme, per poi impostare il proprio calendario. Spero che possa succedere altrettanto con le donne. Anzi…

L’argento europeo 2022 del quartetto con Fidanza, Zanardi, Barbieri, Paternoster e Guazzini
L’argento europeo 2022 del quartetto con Fidanza, Zanardi, Barbieri, Paternoster e Guazzini
Cosa?

Le ragazze dall’anno scorso mi hanno chiesto più programmazione di date certe e noi gliela stiamo dando. Però pur avendo date certe, avete visto che Guazzini è dovuta andare alla presentazione del suo team, Consonni e Zanardi sono a correre. Quindi come vedete, non è un problema di Villa o delle ragazze: è un problema di accavallamento di date. E con questo dobbiamo conviverci.

Ci riesci bene?

Dobbiamo imparare a conviverci tutti, soprattutto quando farò delle scelte. Perché tutti si farebbero la prima domanda giustificata. Come ha fatto Villa a fare le scelte se un giorno eravamo in quattro e il giorno dopo c’erano due ragazze diverse dal giorno prima? E’ vero, ma come faccio a scegliere se non ho sempre tutte le ragazze a disposizione?

Villa con le ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini, Barbieri, Guazzini, Consonni e Balsamo
Villa con alcune ragazze del quartetto: Fidanza, Alzini e Barbieri
Vista la domanda che ti fanno, qual è il criterio che il cittì Marco Villa utilizza?

Più che la mia esperienza, è la fiducia che ho nei miei collaboratori, che mi aiutano a fare questo tipo di scelte. Tant’è che se io devo fidarmi delle atlete, loro devono fidarsi di me. I dubbi poi ce li ho sempre. Li sciolgo sommando diversi parametri. Vado col cronometro, che è sempre una cosa certa. Vado a sensazione. Vado con gli allenamenti di mesi fa. Vado con le gare già fatte l’anno scorso. Poi mi facilitano il compito le ragazze stesse, come quando Barbieri al mondiale si è chiamata fuori dal quartetto perché ha visto che non era all’altezza dopo l’europeo. In ogni caso, essendo il cittì, le decisioni alla fine toccano a me.

Giri femminili da tre settimane? Le azzurre dicono di no

31.01.2023
7 min
Salva

Tre settimane di gare a tappe nel ciclismo femminile? Se ne può fare a meno sia ora che in futuro. Questo è il verdetto espresso da diverse atlete, prendendo spunto da quello che ci aveva detto Van Vleuten. Per l’olandese campionessa del mondo si arriverà certamente a disputare Tour Femmes, Giro Donne o Vuelta su venti giorni come per i maschi, mentre stando alla voce del gruppo al momento il format da dieci giorni sarebbe la soluzione ideale.

A margine dell’argomento c’è anche il tema legato alla crescente lunghezza delle tappe (al Tour ce ne sarà una da 177 chilometri), di alcune classiche o del mondiale. Un conto è l’eccezione, un altro invece sarebbe la regola perché cambierebbero tanti contesti. Andiamo a vedere quindi le motivazioni che hanno addotto Bertizzolo, Cecchini, Longo Borghini, Alzini, Barbieri e Cavalli. Noterete come le sei azzurre si trovino sulla stessa lunghezza d’onda.

Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)
Sofia Bertizzolo l’anno scorso ha disputato 58 giorni di gare (foto Heres)

Dieci giorni per Bertizzolo

«Penso che 10 tappe come succede al Giro – spiega la 25enne vicentina della UAE Team ADQ sia un bel blocco per sviluppare le varie classifiche. Penso alle maglie che possono passare da un’atleta all’altra con un po’ di battaglia. Correre su due weekend, dal venerdì alla domenica della settimana successiva, con in mezzo il giorno di riposo, per me è la formula migliore.

«Bisogna considerare poi che noi ragazze corriamo in 6 mentre gli uomini in 8, quindi sarebbe più difficile gestire tutto. Nel 2018 avevo corso il Giro con quattro persone dello staff, l’anno scorso ce ne erano dodici. Per dire come fisiologicamente sia cambiato tutto in poco tempo».

«Sono d’accordo col concetto di Marta (Cavalli, ndr) – termina Bertizzolo – che ha detto di non copiare gli uomini. Non credo che il nostro movimento ci arriverà o che ne abbia bisogno. C’è anche l’aspetto televisivo.

«E’ vero che ora nel ciclismo maschile fenomeni assoluti come Pogacar, Van Aert o Van der Poel possono attaccare molto lontano dal traguardo, però lo spettatore medio guarda il ciclismo solo nel finale. E comunque il nostro è un modo di correre diverso dal loro. Teniamoci quindi le nostre gare come sono ora e la qualità che sappiamo esprimere in quei 130/150 chilometri».

Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)
Elena Cecchini è alla terza stagione con la SD-Worx con cui finora ha disputato 101 gare (foto Getty Sport)

Calendario fitto per Cecchini

«Il nostro calendario – commenta Elena Cecchini, classe ’92 della SD Worx dopo un lungo allenamento nei dintorni di Montecarlo – sta diventando sempre più fitto e sarebbe complicato gestire gare con una durata maggiore di quelle attuali. Penso alle atlete che dovrebbero raddoppiare. Uguale lo staff in ogni figura con, chiaramente, un impegno maggiore a livello economico da parte della squadra.

«Penso alla preparazione che già adesso è estremizzata. Agli organizzatori che andrebbero ulteriormente in difficoltà. Su VeloViewer, la piattaforma di Strava su cui noi guardiamo i dettagli come direzione del vento, curve, fondo stradale e altro, spesso non troviamo caricate in tempo utile le tracce gpx delle gare. Figurarsi con altre tappe in più».

«Magari – finisce Cecchini – avremo una gara a tappe da tre settimane, ma dovrebbero cambiare tante cose. Anch’io penso all’aspetto mediatico. Con noi appena ti colleghi sai che vedrai una bella gara. Ecco, magari mi piacerebbe vedere una Milano-Sanremo per donne. Non lunga come gli uomini, ma di 200 chilometri. Una gara che restasse unica nel calendario. Per il resto penso che corse di massimo quattro ore siano già più che sufficienti».

Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale
Elisa Longo Borghini nel 2022 ha corso Giro Donne, Tour, Vuelta e mondiale

Le nuove classiche di Longo Borghini

«Personalmente penso che a livello fisico – ci dice la trentunenne scalatrice della Trek-Segafredo dal ritiro in altura sul Teide – saremmo in grado di sopportare tre settimane di gara, ma il nostro movimento non è ancora pronto. Adesso il ciclismo femminile è in una fase in cui le ragazze giovani stanno crescendo e gli investimenti stanno dando i loro frutti. Non dobbiamo bruciare le tappe di questo processo.

«La peculiarità del ciclismo femminile è essere scoppiettante. Avere una media di 120 chilometri sarebbe il massimo per vedere dello spettacolo. Aumentare la distanza e i giorni significherebbe sostenere allenamenti adeguati. Far incastrare tutto sarebbe assai complicato».

«Anche se non tocca a me dirlo – conclude Longo Borghini – andrebbe fatta un’analisi strategica di mercato e capire se ne valga la pena avere gare da tre settimane o corse con chilometraggi maggiori. Magari l’interesse potrebbe calare. Piuttosto proverei ad organizzare quelle classiche che mancano al nostro programma. Sapete il mio desiderio di vedere il Giro di Lombardia femminile. Sarebbe la gara dei miei sogni. E anch’io vedrei bene la Sanremo per noi, con tutte le proporzioni del caso».

Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe
Martina Alzini nel 2022 ha disputato sia Giro Donne che Tour Femmes ed altre gare a tappe

Alzini e la spettacolarità

«Forse – racconta la 25enne della Cofidispotrebbe essere un discorso generazionale considerando il pensiero di Van Vleuten e il parere di Luperini che propone gare a tappe di due settimane come ai suoi tempi. Io sono d’accordo con Marta quando dice di non scimmiottare gli uomini. Il ciclismo femminile è esaltante così com’è al giorno d’oggi. Anzi, mi sento di dire che la lunghezza di certe corse del WorldTour sia già al limite perché si rischierebbe di cadere nel noioso.

«Ritengo – chiude Alzini – che il pensiero generale sia questo. Se negli ultimi anni è aumentato il numero degli appassionati alle nostre gare è perché le abbiamo rese più spettacolari con azioni e tattiche ben definite. Oppure come i treni ben organizzati nelle volate. Noi ragazze ci stiamo impegnando tanto affinché il ciclismo femminile risulti interessante con il livello che c’è adesso. Che è alto e già particolarmente faticoso per mantenerlo tale».

Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour
Prime volte. Rachele Barbieri nel 2022 ha fatto il suo primo Giro Donne, poi ha corso anche il Tour

Nessun cambiamento per Barbieri

«Forse sarò di parte – risponde al telefono dalla Catalogna la velocista della Liv Racing TeqFind – ma non amo fare troppi chilometri in bicicletta (sorride, ndr). Penso che dieci giorni o al massimo due settimane siano già un buon periodo per le gare a tappe. Andare oltre sarebbe esagerato. Così come penso che 130-140 chilometri siano già abbastanza per noi, visto che ci guardiamo poco in faccia».

«La gente – completa il suo pensiero Barbieri – si sta appassionando alle nostre gare e non dobbiamo stravolgere ancora. Credo che il pensiero di Annemiek sia molto singolare. Lei ha dimostrato che può fare la differenza in gare più corte e con pochissime tappe. E’ vero quello che dicono le mie colleghe. Il calendario è pieno, si allungherebbero alcuni momenti delicati come i massaggi. Servirebbero tante atlete in più. A livello economico non lo vedo sostenibile. Il nostro ciclismo ha fatto enormi progressi in poco tempo. Non dobbiamo farlo implodere su se stesso».

Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)
Marta Cavalli predilige le gare a tappe. Nel 2022 è arrivata seconda al Giro Donne (foto Aymeric Lassak)

Più tappe per Cavalli

«Secondo me – spiega la 24enne cremonese in ritiro a Calpe con la sua Fdj-Suezsi arriverà ad aumentare il numero delle tappe perché il livello del ciclismo femminile si alzerà sempre di più. Pertanto sarà sempre più necessario avere più gare ed una preparazione sempre più importante per permettere alle atlete di emergere. Tuttavia non penso che avremo gare a tappe da tre settimane, che sarebbero troppe».

«Anche le tappe che hanno allungato il proprio chilometraggio – conclude il concetto Cavalli – sono cadute nell’immobilismo iniziale. Succede come negli uomini dove si fa una fase di studio molto più prolungata e poi la corsa esplode sempre più vicino al traguardo. Da una parte è un bene perché permette alle atlete più resistenti di emergere, ma contemporaneamente chi non ha queste doti è portata a risparmiare più energie possibili. Quindi la gara si ovatta senza nulla di eclatante. Quando più atlete saranno allo stesso livello su percorsi brevi, si andrà per forza su tracciati più lunghi».

Covili, tutto quello che serve per sognare il WorldTour

07.12.2022
6 min
Salva

Gli interminabili scaffali pieni zeppi di libri della Biblioteca Comunale “Lea Garofalo” di Castelfranco Emilia fanno da cornice all’incontro con i giovani campioni del ciclismo modenese voluto dal comitato provinciale. Fuori piove, fa freddo. Le parole di Luca Covili (foto Demetra Photography) e Rachele Barbieri, gli attori protagonisti dell’evento, scaldano l’animo della platea.

La premiazione diventa un pretesto per sentire le parole di due ragazzi coetanei cresciuti sul loro Appennino a venti chilometri di distanza l’uno dall’altra. All’appello mancano Giovanni Aleotti, Luca Paletti e Gaia Masetti – trattenuti da impegni di squadra – però ci sono Stefano Masoni, Matteo Pongiluppi e Francesco Calì, le nuove leve che militano in continental italiane.

Nono posto: in Repubblica Ceca Covili ha disputato un buon Sazka Tour, vinto da Rota
Nono posto: in Repubblica Ceca Covili ha disputato un buon Sazka Tour, vinto da Rota

Loro tre, assieme ad altri giovanissimi corridori, ascoltano attenti quello che dicono Covili e Barbieri. E se Rachele ormai è diventata una nostra fedelissima, a fine serata ci prendiamo invece qualche minuto per una chiacchierata con il 25enne scalatore della Bardiani-Csf-Faizanè, alla vigilia del loro training a Massa Marittima (fino al 20 dicembre). Approfondiamo qualche spunto e buttiamo uno sguardo alle prossime stagioni di Luca.

Che effetto fa presenziare a manifestazioni del genere insieme ad altri colleghi?

Sono momenti che risvegliano l’orgoglio modenese che c’è in ognuno di noi. Come c’è scritto sulla pergamena di Rachele e sul riconoscimento che ho ricevuto io, siamo degli ambasciatori di valori e della nostra terra attraverso il nostro sport. Ma serate come queste sono importanti per i più piccoli. Lavoriamo per essere degli esempi per loro. Non sono un campione ma sono sempre onorato quando qualche giovanissimo mi dice che vorrebbe diventare come me. E’ una cosa che stimola.

Che 2022 è stato per te?

E’ stata un’annata divisa in due. Così così fino ai primi 5 giorni del Giro d’Italia. Molto buona dalla quinta tappa sino a fine stagione. Senz’altro è stata la mia migliore stagione da quando sono pro’. Sono cresciuto in tutto. Più esperienza, resistenza, forza, tenuta sulle salite lunghe e recupero. Quello ce l’ho sempre avuto buono fin da giovane, ma adesso è migliorato.

Come mai queste differenze?

A febbraio avevo iniziato bene sia in Oman che al UAE Tour, poi alla Milano-Sanremo sono caduto battendo la coscia sinistra. Ero arrivato lo stesso al traguardo, ma qualche giorno dopo alla Coppi&Bartali non riuscivo a spingere e mi sono dovuto ritirare. Ho recuperato, però venti giorni dopo al Giro di Sicilia sono caduto nuovamente andando contro un guardrail, colpendolo col ginocchio e facendomi pure un occhio nero. Peccato perché mi sentivo bene in salita. Non nascondo che mi sono spaventato e preoccupato. Pensavo di aver perso il treno per andare al Giro. Ho corso il Tour of the Alps praticamente con una gamba ed anche un po’ demoralizzato. Invece è arrivata la convocazione per partire per l’Ungheria.

Nel 2022 Covili ha disputato 72 giorni di gara con nove giri a tappe
Nel 2022 Covili ha disputato 72 giorni di gara con nove giri a tappe
Alla fine è stato un bene la chiamata per il Giro…

Sì, assolutamente. In realtà fino alla tappa dell’Etna ho sofferto. Quel giorno ho preso venti minuti. Ma da lì in avanti sono stato sempre meglio. Ho iniziato a recuperare posizioni e condizione. Il sesto posto a Cogne è stato forse il momento migliore dell’anno. Sono andato in fuga, eravamo in tanti e molti erano forti. In vista del traguardo sono riuscito a staccare uno tosto come Mollema. Moralmente mi ha caricato nei giorni successivi. La buona forma del Giro l’ho poi sfruttata alla Adriatica Ionica Race in cui stavo veramente bene. Sul Grappa ho tirato quasi sempre io visto che avevamo Zana che poteva prendere la maglia da leader. Infatti lui ha vinto la generale ed io ho chiuso quarto assoluto. Sono andato forte anche al Sazka Tour e mi sono stupito…

La crono è il vero tallone d’Achille di Covili. Lui vorrebbe lavorare di più su posizione e materiali
La crono è il vero tallone d’Achille di Covili. Lui vorrebbe lavorare di più su posizione e materiali
Come mai?

Perché da quando sono pro’ era la prima volta che dopo un lungo periodo lontano dalle corse sono rientrato competitivo. La AIR l’abbiamo finita ai primi di giugno, mentre in Repubblica Ceca abbiamo corso due mesi dopo precisi. Nel mezzo mi sono riposato e allenato, però non credevo di essere a quel livello. Lassù c’era della qualità. Alla fine ho fatto nono lavorando per Zana che ha concluso quarto ad otto secondi da Rota. Anche questo significa che sono cresciuto e che ho lavorato bene.

Visto che proprio Zana è andato via, sarà Luca Covili quello deputato a prendere il suo posto? Roberto Reverberi cosa dice?

Filippo è un talento e mi piacerebbe ripetere anche solo una parte del suo percorso o dei suoi risultati. Sicuramente voglio alzare l’asticella, cercando di prendermi uno spazio maggiore. Roberto sa quali sono i miei obiettivi e i miei margini. Credo sia anche per quello che mi ha fatto firmare anche per il 2024. Penso di essere all’80 per cento del mio processo di crescita. Vorrei colmare parte del restante gap nei prossimi tre anni. L’intenzione è andare in un team WorldTour o in una professional estera più quotata. Prima però devo sistemare un po’ di cose.

Covili Cogne
Luca soddisfatto (e sesto) al traguardo di Cogne al Giro. Spera di fare altrettanto anche al Lombardia
Covili Cogne
Luca soddisfatto (e sesto) al traguardo di Cogne al Giro. Spera di fare altrettanto anche al Lombardia
Quali sono? In cosa devi migliorare per vederti davanti nel 2023?

Innanzitutto la differenza la fanno i dettagli e dovrò continuare a curarli. Devo limitare le giornate storte. Devo capire se sono un uomo-classifica per grandi o piccoli giri a tappe. A crono soffro tanto. Al momento non ci sto lavorando molto. Mi piacerebbe lavorare un po’ di più sulla posizione per capire quanto posso contenere i distacchi. E poi vorrei migliorare nelle gare di un giorno siccome sono sempre stato uno che andava bene dal secondo o terzo giorno di corsa in poi. Ad esempio, quest’anno sono stato a lungo in fuga al Lombardia. Nel 2023 un obiettivo sarà provare a stare con i migliori il più possibile. Quella è una classica che mi piace tanto.

Vuelta a maggio e mondiali ad agosto. Parla Bronzini…

18.11.2022
6 min
Salva

Tra le tante risposte che ci ha dato Marta Cavalli nei giorni scorsi, ce n’è stata una che ci ha fornito un assist troppo invitante per non andare a canestro insieme ad un tecnico. Nel 2023 la Vuelta Feminina verrà anticipata da settembre a inizio maggio, riprendendo in pratica le date delle edizioni maschili tra gli anni ’50 e ’90. Ma è un bene o un male? Come cambia la preparazione in quel periodo che solitamente è transitorio per il movimento femminile, tra la fine delle classiche e il cammino verso i grandi giri estivi?

Abbiamo approfondito questo spunto di discussione con Giorgia Bronzini, diesse della Liv Cycling Xstra. Come sempre la piacentina non si è fatta trovare impreparata e nemmeno si è tirata indietro quando si è trattato di ampliare il discorso al resto del calendario agonistico. Lei ha già fatto una bozza di programmazione per le sue ragazze, ma è ancora incompleta. E non per colpa sua…

Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Van Vleuten a settembre ha vinto la Vuelta mantenendo la condizione per poi vincere il mondiale. Nel 2023 sarà possibile?
Giorgia cosa ne pensi dello spostamento della Vuelta in primavera?

Non so chi lo abbia deciso veramente, ma per me non l’hanno studiata bene. Spezza i piani perché maggio in genere è il momento in cui si va a fare altura. I team e i loro corridori top dovranno fare delle scelte ben precise. Si potrebbero sacrificare delle gare, partecipandovi ma senza reali obiettivi di risultati. Noi siamo alle prese con un puzzle organizzativo. Stiamo facendo tante riunioni cercando di dare forma a tutto. La Vuelta a maggio comporta che ci saranno tante corse WT ravvicinate. A parte la Van Vleuten, che per me può fare tutto quello che vuole ed essere sempre al picco della forma, le altre prime punte sanno già che non potranno essere molto competitive tra classiche e grandi giri a tappe. A luglio ci saranno Giro Donne e Tour Femmes e si rischia, ad esempio, di correre il secondo in preparazione di qualche altra corsa. Perché non è finita qua…

Cosa intendi?

Quest’anno a Glasgow ci sarà pure il mondiale ad agosto (dal 3 al 13, ndr). Pista e strada tutto in dieci giorni. Anche in quel caso, penso alle nostre italiane, si dovrà capire come impostare la rassegna iridata. La prova su strada che ci sarà l’ultimo giorno, pare che misurerà addirittura 180 chilometri. E se è vero come dicono che il percorso avrà un tratto in linea, togliendo quindi giri al circuito che affrontammo all’europeo 2018 quando vinse Marta (Bastianelli, ndr), sarà ancor più adatto alle ruote veloci. Quindi la nazionale azzurra, che ha tante velociste che sono anche forti in pista, come si comporteranno? Immagino che Paolo e Marco (rispettivamente il cittì della strada Sangalli e il cittì della pista Villa, ndr) dovranno parlare tanto fra loro e con le società per avere atlete al top.

In questo caso il riferimento che ti riguarda da vicino è per Rachele Barbieri. Tu cosa vorresti che facesse?

Personalmente, essendo io diesse di un team che fa strada, avrei piacere che Rachele venisse convocata per la strada. Però non posso nascondere, visto che in passato ho fatto entrambe le discipline, che vorrei che corresse anche in pista. Un po’ come è stato quest’anno all’europeo, con qualche differenza o difficoltà in più. Sì, si può fare benissimo e lei lo ha dimostrato, però bisogna tenere conto dei rischi che ci sono in pista, dove magari con un contatto o caduta puoi comprometterti la strada. In ogni caso, io sono per la meritocrazia. Se Rachele, nel nostro caso, ripeterà il 2022, allora credo che si meriterà di correre da una parte che dall’altra.

La Bronzini come preparerebbe una stagione come il 2023?

Devo ragionare da atleta o da allenatore (sorride, ndr)? Dipenderebbe dagli obiettivi. Se io puntassi al mondiale, lo preparerei correndo il Tour con cognizione e parsimonia. Se in più avessi anche la pista, cercherei di inserirci ripetute al velodromo. In ogni caso non sarebbero, e non saranno, allenamenti facili per trovare il giusto equilibrio tra distanza e ritmo. Se fossi in Villa, probabilmente non vorrei ritrovarmi con gente spremuta sul piano psicofisico. Perché le stagioni sono sempre più stressanti mentalmente. Ecco, diciamo che questo discorso vale per chi punta alle vittorie finali o le capitane. Chi invece andrà a caccia di tappe o dovrà lavorare per le compagne potrà permettersi anche di fare programmi diversi o meno intensi.

Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Mavi Garcia guiderà la Liv Racing nelle classiche delle Ardenne e nei giorni successivi forse anche alla Vuelta
Ritornando invece al discorso delle gare a tappe, voi avrete Mavi Garcia diretta interessata. Che piani hai per lei?

A dicembre quando ci troveremo ne parleremo. Adesso la stiamo lasciando piuttosto tranquilla a casa sua, dove comunque sta già lavorando sodo. Farà le Ardenne e poi credo che ci terrà a correre la Vuelta. Una come lei potrebbe essere presente anche a Giro, Tour e tutte le altre gare ma non sempre al massimo della condizione, anche se poi Mavi è una che ti salva sempre la giornata con un risultato. Come dicevo prima, potrebbe fare corse per prepararne altre. Certo però che diventa difficile fare dei programmi se ancora non sai quando ci sarà una gara e come sarà strutturata…

Ti riferisci al Giro Donne?

Sì, esatto. Da italiana mi fa male vedere che il Tour è già stato presentato e noi ancora non sappiamo nulla. Anche questo sarebbe un gap da colmare in futuro. Si dice che il ciclismo femminile è cresciuto, che ha un alto livello però poi in queste cose non veniamo considerate alla pari dei maschi. Non possiamo sapere il tracciato solo a stagione inoltrata. Tutte le squadre vorrebbero sapere se le massime salite che affronteranno saranno lunghe come il San Luca o come lo Zoncolan o lo Stelvio. Non è semplice organizzare tutto. Ci sono preparazioni, ricognizioni, viaggi, roster ed eventuali piani di riserva. Se ad esempio vai a dire a Roglic o campioni del genere le salite del Giro solo due mesi prima, loro ti salutano e non vengono a correrlo.

Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Van Vleuten tra Cavalli (a sx) e Mavi Garcia. Podio di qualità al Giro Donne 2022. Per l’anno prossimo ancora nessuna notizia sul percorso
Cosa ti senti di dire a tal proposito?

Non voglio che venga inteso come un attacco agli organizzatori. Sono certa che loro siano al lavoro. Anzi, ho avuto modo di vedere che in Starlight (i detentori dei diritti del Giro Donne, ndr) sono tutte persone in gamba e volenterose. Quest’anno poi è stata un’edizione qualitativamente molto buona, con un gran parterre. Proprio per questo motivo, per la crescita e considerazione che ha avuto la corsa negli ultimi due anni, ci terremmo a sapere come sarà il percorso prima dei prossimi nostri raduni. Basterebbe avere indicativamente un’idea. Speriamo si possa sapere qualcosa presto.

Serata magica a Parigi: il quartetto delle donne è d’oro

14.10.2022
7 min
Salva

Mentre i maschi masticano a fatica la vendetta di Bigham e dei suoi compagni, il quartetto delle donne scintilla dalla vetta del podio ai mondiali di Saint Quentin en Yvelines. Alzini non ce la fa a smettere di piangere. Balsamo ha i brividi e trema. Martina Fidanza canta l’inno a meno di 24 ore dalla vittoria nello scratch. Guazzini ha preso il tricolore e Chiara Consonni fa la linguaccia a suo fratello che al collo ha invece l’argento. Dopo due false partenze per la stessa giudice incapace del tempo giusto con le atlete allineate, il trenino azzurro ha stritolato le rivali britanniche.

Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!
Elisa Balsamo tira il quartetto, dietro Guazzini, Fidanza e Consonni: si va per l’oro!

Buona la prima

Le ragazze del quartetto sono entrate nella storia della pista, conquistando l’oro che hanno costruito negli ultimi anni: chiusura del cammino iniziato con Salvoldi (cui tanto si deve in questo momento) e punto d’inizio della rincorsa verso Parigi 2024 nel gruppo di Villa.

«Abbiamo lavorato tanto in questi in questi mesi – dice Marco – e alla prima esperienza col quartetto donne… Buona la prima! Dispiace per gli uomini. Abbiamo lasciato qualcosina durante questi 4.000 metri, ma dall’altra parte abbiamo trovato un quartetto regolarissimo e fortissimo, che non c’ha permesso di fare quel solito recupero. L’importante sarà analizzare e capire».

Due false partenze

La notte di Saint Quentin ha qualcosa di magico. Mentre ad Apeldoorn (la stessa città in cui ai mondiali del 2018 i quartetti azzurri conquistarono il bronzo) le azzurre del volley vengono respinte dal Brasile, in Francia si fa festa per l’oro delle ragazze e ci si scopre incontentabili davanti all’argento dei maschi.

«Siamo partite molto forte – racconta Vittoria Guazzini, al secondo iride di stagione – sapevamo che le inglesi erano difficili da battere, però io non sono mai stata molto preoccupata. Ho cercato di guardare solo il tablet e andare a tutta senza preoccuparmi di loro e alla fine è arrivata la vittoria. Avevamo una tattica ben precisa, ovvero di stare sui tempi di tabella e magari aprire alla fine, se ce ne fosse stato bisogno. Abbiamo corso una prova lineare, più che altro eravamo nervose per le due false partenze con i giudici che ci tenevano. Siamo tutte molto unite, quindi speriamo di continuare così per i prossimi anni. La concorrenza è altissima, dobbiamo solo rimboccarci le maniche e continuare così, ma è un punto di partenza».

Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule
Subito dopo la vittoria, Balsamo, Fidanza, Consonni, Alzini e Guazzini erano ancora incredule

Tanti anni da regine

Prendono Villa, lo sollevano e lo fanno volare. Da quando corrono tutti in un solo squadrone, il senso di far parte della stessa famiglia ha compattato il gruppo azzurro e quel colore squillante ed elegante è diventato nuovamente il segno distintivo dei dominatori.

«Le ragazze hanno raggiunto un primo sogno importante – dice Villa – sono contento per loro e anche per il lavoro mio del mio staff. Era la prima esperienza, non era facile. Abituati a lavorare coi maschi, abbiamo dovuto imparare tutto sui diversi rapporti e i diversi carichi di allenamento, però siamo riusciti a trovare la quadra, soprattutto negli ultimi mesi. Il quartetto ha fatto un tempo eccellente e importante per il morale. L’ho sempre detto che questo è un gruppo vincente e può aspirare a fare molto bene da qui ai prossimi due anni».

Chapeau agli inglesi

Sul fronte degli uomini, lo spauracchio britannico è stato più forte del quartetto iridato uscente. Prima della finale, Villa ha anche provato quella che, a detta di molti, potrebbe essere la configurazione per le prossime Olimpiadi. Con Milan in partenza, Consonni, Moro e Ganna.

«E’ stata come al solito una bella finale – commenta Simone Consonniormai da un paio d’anni i quartetti si decidono sul filo dei centesimi. Siamo arrivati in finale anche quest’anno, siamo sempre lì e sicuramente dispiace perché volevamo portare a casa anche questa. Chapeau agli inglesi, che oggi sono stati superiori. Questo era il primo dei grandi obiettivi, ma si lavora in vista di altri anche superiori. Non so se ci siano stati errori, analizzeremo dopo. Sicuramente sia io, sia Ganna e Milan veniamo da una stagione impegnativa su strada. Non ho corso i primi due quartetti perché ho fatto la Parigi-Tours, quindi non sapevo a che livello sarei stato». 

La rimonta sfumata

E proprio il tema della stanchezza potrebbe essere il passaggio da valutare in vista delle prossime due stagioni. Abituati all’accelerazione finale che ci consegnò le Olimpiadi, abbiamo toccato con mano che il cambio di ritmo non c’è stato. Al confronto con le analisi di Tokyo si nota che ieri l’abbassamento dei tempi non si è verificato: allora i nostri chiusero il giro dei 3.000 metri in 13.747 per poi scendere a 13.180 nell’ultimo giro (girando nel mezzo a 13.746 – 13.356 – 13.224). Le analisi di ieri a Parigi dicono che il giro a chiusura del terzo chilometro è stato percorso in 13.940 con l’ultimo in 14.198 (passaggi parziali di 13.962 – 13.869 – 13.770).

«Purtroppo questa volta – ammette Milan – la rimonta non è riuscita. Abbiamo dato tutti noi stessi per cercare di tenere a bada l’Inghilterra, però sono stati più forti loro. Peccato perché ci tenevamo davvero molto. Non si vince sempre, capita di arrivare secondi. Ho anche provato a fare la partenza, sono contento di questa nuova posizione. Devo ringraziare i ragazzi e anche Lamon che mi ha dato tanti consigli su come partire, fare i primi giri e come gestirmi. Nel finale ne avevo ancora un po’. Credevo di arrivare dopo la seconda tirata con un po’ meno energie, invece quando mi sono accodato e mancava un giro e mezzo ne avevo ancora. Forse è stato un mio errore non tirare un po’ più lungo. Invece di fare due giri e mezzo, potevo farne tre, lanciando meglio i ragazzi. Nel finale di stagione ognuno ha avuto i suoi impegni con la squadra. Magari non abbiamo avuto grandi occasioni di stare insieme in pista, però allenamenti ne abbiamo fatti. Gli altri avranno fatto qualche ritiro in più, ma eravamo arrivati pronti anche noi».

Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky
Per Rachele Barbieri l’argento nell’eliminazione, alle spalle di Lotte Kopecky

Argento Barbieri

La serata era già stata arricchita dall’argento di Rachele Barbieri nell’eliminazione. Il secondo posto brucia, ma Lotte Kopecky è stata più forte.

«Ho provato ad attaccare a quattro giri dalla fine – spiega la modenese – per non rischiare di rimanere chiusa in volata. Mi dicono sempre di correre d’istinto, provare a vincere rischiando di perdere e così ho fatto. Tornassi indietro forse non lo rifare o forse sì. Sono contenta che sia andata così, altrimenti avrei rischiato di arrivare quarta. Non ho corso il quartetto e un po’ mi dispiace. Ma è un obiettivo che abbiamo preparato insieme, faccio parte della squadra. Ho tifato tanto per loro, la maglia la meritavamo».

Anche Rachele era visibilmente commossa in tribuna quando le quattro ragazze del quartetto hanno aggiunto alla vittoria i meritati giri in trionfo. I mondiali non sono finiti. Oggi si corrono gli inseguimenti individuali, in cui anche Ganna ha scelto infine di avventurarsi. Abbiamo due ori e due argenti. Eppure la sensazione è che il meglio debba o possa ancora venire.

Ragusa, nel 2023 sarà un’altra scommessa da vincere per la Liv

17.09.2022
5 min
Salva

Sul 2022 che sta per andare in archivio Katia Ragusa vuole tirarci sopra una bella riga ed impostare la prossima stagione con rinnovati propositi senza alcuna particolare aspettativa. La 25enne della Liv Racing Xstra ha vissuto una annata complicata ma non tutto il male viene per nuocere. Perché c’è sempre qualcosa da cui trarre una lezione. E poi sul suo rilancio, come ci ha detto qualche giorno fa, punta forte la sua diesse Giorgia Bronzini.

«Dopo un buon ritiro invernale in cui mi sentivo bene – racconta la vicentina di San Giorgio di Perlena riavvolgendo il nastro del suo anno – ho dovuto scontrarmi presto con la dura realtà. Già dalla Valenciana ho capito che non ero ai livelli in cui speravo di essere. Pensavo fosse solo perché era l’inizio di stagione e mi mancasse il ritmo. Non era così purtroppo.»

Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga
Nonostante una condizione altalenante, Ragusa ha sempre rispettato gli ordini tattici andando spesso in fuga

La telefonata con Ragusa diventa subito una chiacchierata per esorcizzare i mesi appena trascorsi. Lei, ci confida, è quasi sempre stata dell’idea di parlare solo davanti ai risultati. Facile ma a noi piace ascoltare tutti, compresi specialmente gli atleti che hanno faticato nel loro rendimento. Katia riteneva di non avere nulla da dire invece qualcosa di interessante ce lo aveva.

Partiamo diretti. Che stagione è stata?

Piena di alti e bassi. Sono partita che volevo far vedere che ero all’altezza del mio primo anno in un team World Tour. Anzi, avevo molta carica per questa cosa. La preparazione è andata bene infatti. Ero entusiasta e forse questo mix è stato controproducente per me. Mi ero creata inconsciamente troppe aspettative.

E poi cosa è successo?

Che mi sono ritrovata ad inseguire sempre la giusta condizione. E non riuscendola mai a raggiungere veramente mi sono un po’ demoralizzata. Dopo la Liegi, ad esempio volevo riprendermi ma c’era da preparare il campionato italiano e il Giro Donne. E’ iniziato un circolo vizioso che mi ha alimentato molti dubbi. Avevo disputato un 2020 ai massimi livelli con il secondo posto al tricolore e la convocazione ai mondiali di Imola ma sembrava lontano anni luce. Vi devo dire che più di una volta mi è passata per la testa la voglia di smettere. Alla fine però ha prevalso la passione per il ciclismo e per il mio lavoro. Non mi è mai pesato uscire in allenamento. Perché credo che quella sia la spia della riserva per tanti, se non per tutti. Se ti si accende troppe volte, significa che ti sta passando la voglia.

Questo aspetto psicologico lo hai gestito in qualche maniera?

Sì, mi sono affidata ad un mental coach. Ne ho discusso con Giorgia (Bronzini, ndr) e da metà estate ho iniziato un percorso con questa figura professionale. Anche in passato capitava di scoraggiarmi se non andavo. La mancanza di risultati l’ho sempre vissuta male. La testa è una componente importante. Ora però con questo mental coach ci siamo posti degli obiettivi nel breve, medio e lungo termine.

Giorgia ci aveva parlato di conseguenze per un overtraining. C’era anche qualcosa di fisico?

Anche il 2021 non è stata una stagione buona. Però uno dei problemi di quest’anno è legato anche alla mononucleosi. A marzo dopo Cittiglio, dove mi sono ritirata, mi sono preoccupata. E’ vero che non ero in condizione ma dovermi addirittura fermare mi sembrava eccessivo per come stavo. Così abbiamo fatto degli approfondimenti e abbiamo scoperto che l’avevo passata in inverno. Probabilmente ne stavo ancora pagando le conseguenze. E nel ciclismo femminile attuale fai tanta fatica per finire una gara se non sei al top.

Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Nel 2020 Ragusa ha partecipato ai mondiali di Imola, lavorando per Longo Borghini
Tra l’altro in squadra praticamente eravate sempre le solite a correre…

Esattamente. Abbiamo avuto tantissimi casi di covid, quindi molte di noi hanno fatto gli straordinari. Il mio dottore, una volta visti gli esiti degli esami, mi ha chiamato per dirmi che dovevo stare ferma 15/20 giorni per recuperare a dovere. Io gli ho risposto dal Belgio dicendogli che stavo per correre perché altrimenti non avevamo il numero minimo per partire. Devo dire poi che ho avuto anche parecchia sfortuna in alcune circostanze. All’ultima tappa del Tour of Scandinavia ero in fuga ma ho bucato. Il cambio ruote ci ha messo un po’ a intervenire e poi non mi ha aiutata a riportarmi dentro come capita quasi sempre. Il gruppo ci avrebbe ripreso però magari poteva succedere di tutto. Insomma, anche quelli sono segnali di una annata negativa.

Nel 2023 sarai la scommessa di Bronzini come è stato per Barbieri. Ti crea pressioni?

No tutt’altro. Ho letto cosa vi ha detto Giorgia e mi onorano tanto le sue parole. E mi stimolano tanto, naturalmente. Ha creduto in me ingaggiandomi e voglio ripagarla. Giorgia è una persona molto umana. Non ha peli sulla lingua quando deve parlarti, sia sotto il punto di vista tattico che morale. Magari potrei confrontarmi con Rachele su questa situazione piuttosto simile. Tanto di cappello ai risultati che ha fatto lei, specie all’europeo. Cercherò, e spero, di rilanciarmi come ha fatto Rachele.

Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Nel 2023 Ragusa sarà la scommessa di Bronzini, replicando quella vincente con Barbieri di quest’anno
Cosa ha insegnato questa annata a Katia Ragusa?

Guardo il bicchiere mezzo pieno. Tengo buone le tante fughe che ho fatto. Per andarci, considerando il nostro livello alto, ci vogliono gambe e visione di corsa. Poi ho imparato che le situazioni vanno valutate a mente fredda. Ragionarci sopra con calma e trovare la soluzione anziché farsi prendere troppo dal momento o dalla agitazione. Per il 2023 non voglio farmi aspettative, ho imparato anche questo. Mi porrò degli obiettivi incentrati più sulle prestazioni, sulla mia crescita che sulla ricerca dei risultati.

Con Rachele da LIV, un viaggio sul treno di Monaco

10.09.2022
5 min
Salva

Rachele Barbieri si muove attraverso lo stand LIV all’Italian Bike Festival con i passi timidi dell’ospite e gli occhi puntati addosso (in apertura è con Marta Villa di LIV). Per la campionessa europea dell’omnium è la meritata accoglienza, strappata fra un allenamento e l’altro a Montichiari, sulla strada dei campionati italiani su pista, la Tre Giorni di Aigle e dulcis in fundo i mondiali di Parigi.

Il passaggio alla LIV Racing Xstra è stato un cambio di vita e di prospettive. E così ora, raccontandosi ai giornalisti presenti, le parole che più ricorrono sono onore, responsabilità e organizzazione. E pur avendo ammesso che all’inizio dell’anno avrebbe firmato per una stagione come questa, che le ha portato anche il bronzo nella gara europea su strada, capisci che in fondo agli occhi c’è la sana insoddisfazione degli atleti di rango. La molla che li spinge a pretendere sempre più da se stessi.

Nella volata degli europei, il colpo di reni di Barbieri le ha permesso di conquistare il bronzo
Nella volata degli europei, il colpo di reni di Barbieri le ha permesso di conquistare il bronzo

E così, a margine della passerella e del racconto delle cinque bici a sua disposizione, torniamo a quattr’occhi con Rachele proprio al giorno di Monaco. Quando il treno azzurro ha preso in mano la corsa e ha disfatto quello delle olandesi e ha lanciato Elisa Balsamo nella volata contro Lorena Wiebes. Non abbiamo vinto, ma il modo in cui le azzurre hanno gestito il finale è stato notato e apprezzato da tutti. Il racconto di Giorgia Bronzini al riguardo è il motivo per cui chiediamo a Rachele di raccontarci quel finale.

Comè è andata?

E’ stato un finale molto bello, diciamo che è stato studiato da lontano. Già prima di partire, l’idea di arrivare in volata era l’ultima opzione. Volevamo provare ad attaccare per non portare Lorena in volata, ma allo stesso tempo sapevamo che Elisa poteva giocarsela e quindi anche in volata non ci sentivamo sconfitte.

Dopo l’arrivo degli europei, le azzurre hanno rivisto il video della volata nel telefono di Elisabetta Borgia
Dopo l’arrivo degli europei, le azzurre hanno rivisto il video della volata nel telefono di Elisabetta Borgia
Per attaccare, avete attaccato…

La gara è stata abbastanza tirata, abbiamo provato appunto a portare via qualche fuga, ma non è andata. Per cui a quel punto ci siamo metallizzate 100 per cento sulla volata di Elisa. Ed è stato bellissimo rivederla.

Da dentro non si vede molto…

Viverla è stato bello, ma naturalmente quando sei in gara capisci un po’ meno. Rivederla dopo è stato emozionante. Anche le mie compagne mi hanno detto che abbiamo fatto un treno proprio bello. C’era a sinistra quello dell’Olanda e a destra il nostro. Temevamo che con le atlete che avevano in partenza fosse difficile fare un treno al loro livello, invece abbiamo dimostrato che il nostro è stato addirittura meglio.

E’ venuto come lo avevate pensato? 

E’ stato questione di attimi. Abbiamo lanciato benissimo il treno con Arianna Fidanza ed Elena Cecchini che hanno fatto un bellissimo lavoro prima di entrare nella curva finale, dove ha preso la testa Maria Giulia (Confalonieri, ndr).

Confalonieri, Balsamo, Fidanza, Barbieri, Guarischi, Sanguineti: le azzurre di Monaco
Confalonieri, Balsamo, Fidanza, Barbieri, Guarischi, Sanguineti: le azzurre di Monaco
Poi?

Ha proseguito Barbara (Guarischi, ndr), che ha fatto un lavoro eccezionale, perché ha cercato di tenere il più a lungo possibile. E a quel punto è partita Yaya (Sanguineti, ndr) e dopo spettava a me fare il lavoro finale.

Cosa dovevi fare?

Mi era stato detto di tirare dritto fino all’arrivo, per cercare di fare una volata esplosiva e lanciare Elisa alla migliore velocità e nella migliore condizione. E’ quello che ho fatto, poi onestamente per un attimo mi sono rialzata. Perché un po’ la stanchezza un po’ tutto… Poi ho visto che ero lì e mi sono detta: «Perché no?». E ho provato a dare il colpo di reni, che mi ha permesso fare il terzo posto.

Inatteso o ci poteva stare?

Sono molto contenta, anche se come ho detto e come ho dichiarato in tutte le interviste, non era quello il mio obiettivo. Volevo solo lasciare Elisa nelle migliori le condizioni. E’ stata una bella volata, soprattutto è stato bello viversela, perché sin da dopo l’arrivo non si capiva chi avesse vinto. Elisa guardava Lorena, Lorena guarda Elisa.

Rachele Barbieri ha risposto alle domande della stampa prima di tornare alla preparazione in pista
Rachele Barbieri ha risposto alle domande della stampa prima di tornare alla preparazione in pista
E voi?

C’era lì Elisabetta (Borgia, mental coach della nazionale, ndr) che ci ha fatto vedere il video e stavamo veramente tutte insieme aspettando l’esito finale. E’ stata molto bella anche la sincerità e l’onestà di Elisa che ci ha ringraziato tutte. «Comunque sia – ha detto – vi ringrazio tanto per quello che avete fatto». E’ sempre un piacere, quando lavori per qualcuno, che ti venga riconosciuto così tanto. E’ stato una bellissimo europeo e una bella esperienza per me. Era la prima esperienza nella categoria elite.

Possibile che in quel treno ci fosse anche l’affiatamento di anni insieme nei quartetti?

Di sicuro io non avevo mai corso con loro su strada, in una gara così importante. Però abbiamo mostrato molto affiatamento e questo secondo me sta nella professionalità di noi ragazze. Quando siamo avversarie, ci scanniamo all’impossibile. Ma quando siamo in una squadra insieme, siamo in grado sempre di mettere da parte tutte le rivalità e sappiamo farne una forza.

Dagli ori azzurri alla prima da junior. Ecco l’esplosione di Zanzi

30.08.2022
7 min
Salva

Portogallo, Israele e Formigine. Tre tappe per cambiare la propria dimensione nello spazio di cinquanta giorni. Dall’8 luglio a domenica 28 agosto, Valentina Zanzi è diventata il nome nuovo del panorama azzurro, grazie ad una serie di sigilli messi a segno con la nazionale ed il suo club.

La classe 2005 di Faenza – che corre per la Vo2 Team Pink di Piacenza – due giorni fa ha colto la prima affermazione tra le junior vincendo la 51a Coppa Città di Formigine con un poderoso sprint, senza sentire le fatiche del volo internazionale di 48 ore prima.

Da Tel Aviv all’Emilia

Zanzi infatti era di rientro dalla rassegna iridata di categoria su pista a Tel Aviv dove mercoledì 24 agosto aveva conquistato l’argento col quartetto. Ma il suo personale medagliere si era aperto agli europei di Anadia con due ori. La gara emiliana è stata la perfetta occasione per conoscere meglio questa ragazza romagnola che appena dopo la sua vittoria si è fermata a parlare con una sua collega più grande di lei, anch’essa pratica di freschi allori continentali.

Valentina siamo curiosi. Cosa ti ha detto Rachele Barbieri dopo la tua gara?

Mi ha fatto i complimenti sia per la vittoria che per gli europei e i mondiali. Mi ha chiesto come mi sono trovata in nazionale e quali altre gare avevo prima della fine della stagione. E’ stata molto gentile. Se poi penso che nel 2020 qui a Formigine lei ha conquistato la sua prima gara da elite ed io la prima da junior… è davvero impressionante. Speriamo sia di buon auspicio.

Ci racconti la volata?

Sapevo che chi prendeva in testa la corsia centrale in cemento era favorita rispetto alle parti esterne che sono in acciottolato, perché ovviamente era più scorrevole. Questo era un circuito veloce nel quale era difficile portare fuori una fuga, ma ho sentito di stare bene fin da subito e già al primo giro ho tentato di andare via. Ci ho riprovato nel finale accodandomi a due ragazze, ma il gruppo ci ha riprese. E’ stato un bello sprint. La Pellegrini è un’atleta che sa uscire bene da dietro e rimontare forte. Così ho preso il rettilineo del traguardo in testa e sono riuscita a non farmi passare da nessuna. Sono felice perché questa vittoria significa che la condizione c’è.

Ti portano bene queste strade, giusto?

Sì, è vero. La mia ultima vittoria da allieva l’avevo conquistata a Castelfranco Emilia, sempre in una gara organizzata dalla Formiginese. E’ stata una doppia emozione, visto che questi successi sono arrivati in terre non lontano da casa mia.

Prima di questi ultimi due mesi, come stava andando la tua prima annata da junior?

Ho iniziato così così. In inverno ho avuto problemi alla schiena, dovendo quindi frenare la preparazione. La prima gara a Gossolengo, organizzata dalla mia società, l’ho fatta senza nessuna aspettativa ed è arrivato un secondo posto. Dopo il campionato italiano a crono, in cui ho fatto seconda (a San Giovanni al Natisone il 21 giugno, ndr), ho ricevuto la convocazione in nazionale per gli europei in Portogallo.

Ad Anadia hai corso e vinto su strada e in pista.

Sì, ho fatto due prove, il Team Mixed Relay e l’inseguimento a squadre. La prima è una specialità piuttosto nuova. Abbiamo fatto quello che potevamo e che sapevamo fare. E lo abbiamo fatto proprio bene perché siamo riusciti a vincere anche se di soli tre secondi. La settimana successiva invece siamo scesi in pista col quartetto. In questo caso eravamo un po’ più convinti dei nostri mezzi perché i tempi c’erano. In prova e nelle qualificazioni giravamo sempre in tabella. Alla fine abbiamo conquistato anche questo oro, sempre battendo la Germania come su strada.

Dopo gli europei come hai proseguito?

Ho fatto una piccola pausa per recuperare. Tuttavia ho continuato a correre in strada con la mia squadra e ad allenarmi a Montichiari con la nazionale. Dovevo prepararmi per il mondiale su pista a Tel Aviv. Sono partita per questa trasferta con qualche acciacco, però con le mie compagne abbiamo fatto quel che potevamo. Abbiamo ottenuto la medaglia d’argento dietro la Francia. Eravamo le stesse del Portogallo (Pellegrini, Venturelli, Sanfilippo e Grassi, ndr) e per essere il primo anno siamo molto soddisfatte.

Nella tua mente ti immaginavi un primo anno da junior così?

No, assolutamente. Sono ben oltre le mie più rosee aspettative. Non pensavo proprio di fare risultati del genere all’esordio nella nuova categoria. Però cercando di usare sempre la testa (sorride, ndr) mi sono impegnata e ho lavorato bene, anche grazie ai miei tecnici e alla mia società. Rispetto all’anno scorso e anche inizio anno, sento di aver fatto un salto di qualità, sia fisico che mentale. Mi sento maturata anche se devo continuare a crescere. Sono soddisfatta della mia stagione ed oggi ho messo la ciliegina sulla torta con questa vittoria.

Prossimi obiettivi?

Sicuramente il campionato italiano a squadre. Ci tengo molto visto che a crono vado bene. Vedremo poi man mano nelle altre gare cosa fare. Mi sento bene e guardo fiduciosa all’immediato futuro.

Ti abbiamo sempre vista primeggiare allo sprint ma che tipo di corridore sei realmente?

Passista veloce direi. Mi difendo bene sulle salite medio-lunghe dove patisco meno che sugli strappetti. La gara che abbiamo organizzato a Gossolengo, dove c’era una parte centrale con un paio di salite lunghe e discretamente impegnative, aveva uno dei percorsi che più mi si addicono alle mie caratteristiche. I tracciati misti ed ondulati mi favoriscono.

A chi ti ispiri?

Per le crono Pippo Ganna è il mio riferimento. Per il resto invece Elisa Balsamo è quella che seguo più di tutte. E’ una ragazza completa. Qualcuno dice che in molte caratteristiche ci sia somiglianza fra noi. Magari…

Dopo questi risultati, in vista dell’anno prossimo avverti che potresti avere più pressione?

No, sono sempre piuttosto tranquilla. So che sotto pressione non si riesce ad ottenere tanto. Adesso procediamo con calma poi si vedrà. In ogni caso sono in una società che è abituata a queste cose. Prima di me hanno avuto atlete come ad esempio Barale, Gasparrini, Collinelli e Zanardi. Quindi sanno come gestire al meglio queste situazioni, senza strafare troppo.