Alte temperature e sudorazione. L’estate presenta il conto ogni volta che si prende la bici per allenarsi o gareggiare. Castelli ha nella sua ricca e completa gamma la soluzione a queste condizioni stressanti per il ciclista. La Climber’s 3.0 SL Jersey è un capo ad alte prestazioni in grado di consentire un ampio passaggio dell’aria, una rapida asciugatura e una solida protezione dai raggi UV sulla schiena.
Una maglia che si adatta rapidamente alle temperature circostanti lavorando in sinergia con il fisico del ciclista, come una seconda pelle. L’asciugatura veloce permette infatti una termoregolazione immediata ed efficace favorendo il comfort in sella. E’ la compagna ideale per sfidare le salite più famose al mondo che siano Alpi, Pirenei o qualsiasi altra sfida.
Il suo taglio aero dona al capo un look filante Il suo taglio aero dona al capo un look filante
Come l’aria
Con soli 161 grammi la Climber’s 3.0 SL Jersey si posiziona nell’alta gamma delle maglie estive. Castelli con questo prodotto ha voluto creare un compagno di viaggio affidabile e determinante per le prestazioni del ciclista. Sviluppata insieme al team World Tour Quick-Step Alpha Vinylè ideale per essere utilizzata nei mesi più caldi oppure se abbinata con un intimo traspirante anche nei mesi con temperature più miti.
Grazie alla costruzione derivata dalle maglie Aero Race, la Climber’s 3.0 SL vanta oltre al peso piuma un ottimo comportamento aerodinamico. La trama retata semi trasparente del filato permette una veloce regolazione della temperatura corporea. L’abbassamento e la gestione dei gradi centigradi tra fisico e ambiente circostante è efficace e migliora le prestazioni di rendimento dell’atleta sotto stress.
Le maniche a taglio vivo permettono alla maglia di adattarsi al fisico come una seconda pelleLe maniche a taglio vivo permettono alla maglia di adattarsi al fisico come una seconda pelle
Tessuti e taglio
Il posizionamento dei tagli e delle cuciture sono basati su studi di ingegneria effettuati attraverso simulazioni al computer. La Climber’s 3.0 SL Jersey è stata sviluppata per essere leggera e aerodinamica.
Per questo il tessuto scelto nella parte anteriore e nei pannelli laterali è il Flusso 3D, in grado di mantenere la maglia leggera e asciutta. Mentre nella parte posteriore è stato implementato il Tessuto Strada Pro 3D per una maggior traspirabilità.
Le maniche invece sono in tessuto Air Mesh con fondo manica tagliato al vivo per creare un capo che sia tutt’uno con il ciclista. La cerniera è la YKK Vislon per una chiusura totale e senza impedimenti durante le uscite più impegnative o per le gare. Infine sono presenti tre tasche posteriori con anche porta numero integrato che elimina la necessità delle spille e migliora l’aerodinamica nella parte bassa della schiena.
Ideale anche per le corse grazie alla tasca porta numero sulla schienaIdeale anche per le corse grazie alla tasca porta numero sulla schiena
Taglie e prezzo
La Climber’s 3.0 SL Jersey è un concentrato di performance e abilità ingegneristiche impresse su tessuto. E’ disponibile in sette taglie da XS a 3XL. I colori selezionabili sono quattro: electric lime/blue, savile blue/red, bordeaux/red e silver gray/dark gray.
A qualcuno, la vittoria finale di Mauro Schmid al Belgium Tour non è andata giù facilmente. Le polemiche innescate dalle spallate fra Lampaert e Wellens nei tre sprint intermedi, fondamentali per l’attribuzione del successo finale hanno un po’ inquinato l’immagine di quel successo. Le cose però cambiano sempre a seconda della prospettiva da cui le si guardano. In fin dei conti e fino a prova contraria lo svizzero non è stato coinvolto, per cui la sua vittoria è più che legittima.
A 22 anni quella in Belgio è stata la prima vittoria dell’elvetico di Bulach nella classifica finale di una corsa a tappe e per lui ha un valore speciale. Intendiamoci, Schmid è uno di poche parole, ma quel successo ha un sapore unico, per questo non doveva essere contagiato da polemiche o altro.
«E’ un passo importante per la mia carriera – aveva dichiarato subito dopo il trionfo – la squadra ha fatto un ottimo lavoro. Soprattutto Michael (Morkov, ndr) è stato importante nel gestire la situazione, perché sentivo su di me tanta pressione, non mi ero mai trovato in questa situazione. Vincere una corsa a tappe è qualcosa di speciale».
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La paura di restare a piedi
Lo è tanto più venendo dalla situazione, o per meglio dire dalle paure scaturite dalla stagione precedente. Bisogna mettersi nei panni di un ragazzo che era appena passato professionista nelle file del Team Qhubeka. Che aveva fatto più che bene, conquistando anche una tappa al Giro d’Italia e guadagnandosi la selezione per il quartetto indirizzato ai Giochi Olimpici di Tokyo. Ma che, settimana dopo settimana, sentiva il terreno sbriciolarsi sotto i piedi…
«Quella squadra era un bel gruppo, si lavorava bene e i risultati erano una conseguenza – racconta l’elvetico a mente fredda e dalla sicurezza del nuovo approdo – ma già in estate ci dissero che non c’erano più fondi e che dovevamo trovarci un nuovo team. Non lo nascondo, quando mi sono incontrato con il mio management ero nervoso, pensavo che nessuno si fosse presentato alla porta, invece la realtà era ben diversa».
A Schmid offrirono un ventaglio di possibilità. Almeno 5 team si erano fatti avanti, impressionati non solo dai risultati, ma anche dal piglio che lo svizzero metteva in ogni gara e che lo aveva portato a tutta una serie di prestazioni, anche se poche volte gli ordini d’arrivo riportavano il suo nome. Quando gli vennero presentate le possibilità, Mauro ebbe un tuffo al cuore sapendo che fra queste c’era anche l’effettivo interesse della Quick Step-Alpha Vynil.
Mauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° postoMauro dietro l’enorme Bissegger nella staffetta mondiale di Leuven, chiusa al 4° posto
La sua storia in un sito
«Era un sogno che si avverava, la squadra che seguivo già da ragazzino. Il Wolfpack che sempre mi aveva impressionato per la capacità di vincere sempre aveva scelto me. Non potevo crederci: è vero, venivo da una bella stagione, ma quando sei senza squadra è una bella incognita. Hanno fatto una scommessa su di me e sta a me ripagarla come si deve».
Intendiamoci: non stiamo parlando di un ragazzino sprovveduto, anzi. Mauro Schmid è profondamente convinto di quel che fa e delle sue possibilità. Quanti alla sua età hanno addirittura un sito personale che riassume tutta la sua carriera? E’ lì che Mauro racconta i suoi inizi, quando a 7 anni veniva coinvolto dalle gite in bici della sua famiglia in Engadina. Oppure le prime gare, rigorosamente in mtb d’estate e ciclocross in inverno, imparando così a maneggiare la bici con maestria. Il suo obiettivo però era la strada e a 19 anni ha deciso di seguirlo in maniera fedele, utilizzando l’offroad solo per allenamento.
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Le garette del martedì
Nei suoi ricordi un posto speciale lo hanno però le piccole corse regionali del martedì. Nel weekend era spesso impegnato per l’Europa, ma non rinunciava mai alla corsa del martedì sera, lontano dai clamori, in mezzo a semplici appassionati. E’ lì che ha affinato la tecnica. Su di lui ha posato gli occhi anche Daniel Gisiger, indimenticato cronoman di spicco del finale dello scorso secolo, che cura il settore per la Federazione rossocrociata ed ecco che la sua prima avventura olimpica si è concretizzata.
Tutto ciò, in casa Quick Step non è sfuggito. Uno come Lefevere ha mille occhi e mille antenne e sa bene dove andare a pescare, soprattutto quando si tratta di un “diamante grezzo”.
«Sto scoprendo giorno dopo giorno – ha dichiarato Schmid all’indomani del trionfo belga – dove posso eccellere. Voglio diventare sempre più forte partendo dall’aiuto degli altri e alla Quick Step ho trovato l’ambiente giusto. Ho fatto un sacco di cose in questi pochi anni. Alcune le ho lasciate andare, altre come la pista continuerò a portarle avanti perché mi aiutano tanto».
Che in squadra credano in lui è evidente. Il vero prototipo del passista attuale (1,87 per 70 chili), veloce e che tiene bene in salita. Al Giro era pronto a fare il bis, a ripetersi quest’anno, ma la surreale volata di Castelmonte, che ha mandato Vendrame dritto per la tangente all’ultima curva, ha penalizzato anche lui. La sensazione però è che di occasioni ne avrà altre, tante altre…
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Il Wolfpack, ovvero il Team Quick Step-Alpha Vinyl festeggia i 20 anni di attività e Castelli celebra questo importante compleanno con una collezione dedicata. Castelli Wolfpack 20 Years Anniversary è disponibile in tre diverse combinazioni cromatiche.
Il designer Lender WynantsIl designer Lender Wynants
Castelli da quest’anno con Quick Step
E’ stata una delle grandi novità di fine 2021, ovvero l’ufficializzazione delle sponsorizzazione tecnica che lega lo squadrone belga all’azienda italiana. Questa partnership arriva proprio nell’anno del ventennale del team Quick Step-Alpha Vinyl, un gruppo che ha “tatuato” il ciclismo dei tempi moderni. Per la collezione celebrativa sono stati selezionati dei designer di fama internazionale, che hanno dato forma alla storia dei corridori, delle vittorie e sfruttando le ultime tecnologie disponibili per quanto concerne i tessuti.
Wolfpack Winning MachineWolfpack Winning Machine
Collezione Winning Machine
Le grafiche che caratterizzano questa collezione sono state disegnate da Lender Wynants, grafico e direttore artistico in ambito televisivo. Questo pool di capi tecnici trova forma grazie ai colori e alle trame dei capi originali visti in questi 20 anni di attività, sapientemente mescolati dal designer quarantenne che è anche appassionato di bici.
Castelli Wolfpack De MuurCastelli Wolfpack De Muur
I capi Wolfpack De Muur
Identifica una delle corse più importanti del panorama internazionale, ovvero il Giro delle Fiandre. L’università del ciclismo, la corsa che ti cambia non solo la carriera, ma anche la vita. E’ stata disegnata da Joost Jansen e vede un impatto visivo molto espressivo. La schiena ha l’immagine di un ciclista con un lupo, una sorta di abbinamento tipico degli atleti Wolfpack. Davanti ci sono entrambi, con la folla che incita e De Muur.
La collezione Wolves in HellLa collezione Wolves in Hell
Eltipo disegna la Wolves in Hell
La terza si chiama Wolves in Hell, disegnata dal Eltipo, grafico di Anversa. Richiama la classica del pavè, la Parigi-Roubaix che ha visto da sempre i corridori Wolfpack protagonisti. La pioggia, la polvere e il pavè, le ferite dei ciclisti dopo questa gara che da molti è conosciuta come l’inferno del nord. C’è una lettera O, con le lettere che passano a traverso e che rappresentano il traguardo della competizione.
Andiamo a vedere la Specialized S-Works Tarmac SL7 di Kasper Asgreen, la bicicletta che utilizzerà per le corse di primavera. Rispetto a quella del 2021 ci sono tante similitudini e anche novità interessanti, come ad esempio i tubeless
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