Nonostante questa stagione non sia ancora finita, anzi non se ne veda nemmeno l’orizzonte, c’è chi lavora in vista del 2024. Una delle squadre che ha già lanciato lo sguardo al breve futuro è la Green Project-Bardiani-CSF-Faizanè. I ragazzi di Bruno e Roberto Reverberi vedranno presto un nuovo compagno: Mattia Pinazzi(nella foto di apertura insieme a Bruno Reverberi). Parmense, classe 2001, che nelle ultime tre stagioni ha vestito la maglia dell’Arvedi.
Nel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San JuanNel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San Juan
Continua il progetto giovani
Pinazzi è un altro giovane che arriva alla Green Project: una linea, quella dei Reverberi, che ha portato tanti ragazzi a vestire questa maglia.
«E’ un ragazzo veloce – esordisce – in salita fa leggermente fatica, ma può migliorare tanto. Abbiamo dei corridori buoni tra i nostri, ma raccogliamo soltanto piazzamenti. Pinazzi è uno che può vincere, in questa stagione ha vinto due corsette di 110 chilometri. Alle quali ha poi aggiunto due bei successi (Vicenza-Bionde e Porto, ndr), gare lunghe insomma. Con i dilettanti che ci sono, abbiamo deciso di puntare su di lui, offrendogli un contratto di quattro anni. Vogliamo programmare le prossime stagioni con dei corridori che possono crescere e fare bene. Siamo da sempre legati ai giovani, da noi sono passati tanti corridori che si sono poi affermati: Ciccone, Battaglin, Modolo e Colbrelli».
Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)
Pistard e sprinter
Pinazzi, nel corso della stagione, ha colto quattro vittorie: le ultime due sono state la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Gare dedicate alle ruote veloci. Non solo strada, anzi, Pinazzi è uno dei volti che costantemente vediamo sfrecciare sul parquet. Infatti nel suo palmares si contano anche molti successi su pista. All’ultimo anno da under 23 è arrivata la chiamata di Bruno Reverberi e proprio con lui parliamo dell’arrivo di Pinazzi.
«Abbiamo visto – riprende Bruno Reverberi – che il binomio pista e strada funziona bene. Soprattutto per i velocisti. Si è avuto conferma di ciò dal grande Giro d’Italia fatto da Milan, e prima di lui dalla carriera di Viviani. Il problema sarà abbinare strada e pista al meglio, trovare il giusto equilibrio. Pinazzi è un nostro corridore, quindi prima andrà curata la strada. Su pista potrà correre, ma gli appuntamenti più importanti: mondiali, europei e corse internazionali. Il calendario lo decideremo noi, questo Pinazzi lo sa e ne abbiamo parlato: sì la pista, ma non sarà un pistard. L’attività al velodromo è importante, non va trascurata, insegna a guidare la bici e a lanciarsi nelle volate».
Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)
Futuro incerto
La sensazione è quella che l’equilibrio tra strada e pista sarà difficile da trovare. Va bene partecipare alle competizioni più importanti sul parquet, ma la qualificazione passa anche dalle gare minori. Pinazzi in questi anni ha avuto molto spazio per mettersi in gioco, con meno frecce al suo arco riuscirà a mantenere il posto all’interno di un movimento in crescita? Nell’ultimo europeo su pista, chiuso due giorni fa ad Anadia, l’Italia ha portato a casa 22 medaglie, di cui 14 d’oro.
«Fin dall’inizio di quest’anno – dice Pinazzi – volevo far bene su strada per passare professionista. Nel 2022 ho avuto anche la possibilità di entrare in un corpo militare, occasione non concretizzata per problemi esterni. Dopo la prima prova di Coppa del mondo ho vinto la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Da lì sono arrivate le prime offerte, quella della Green Project è stata la più concreta. E’ una squadra forte ed attrezzata che mi potrà dare molto. Sarà diverso rispetto all’Arvedi, qui ogni volta che la pista chiamava andavo a correre. L’anno prossimo sarà più difficile, ma lo stesso Villa è favorevole. Ci ha sempre detto che fare bene su strada torna buono anche in pista, si vede da Ganna, Milan, Consonni e Viviani. Correre su strada dà un bel fondo, per questo fin dall’inizio del 2023 ho aumentato i chilometri, partendo da San Juan».
Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)
Calendario più semplice
Il tema principale sarà coordinare al meglio le due attività, tenere un piede in due scarpe non sarà semplice. Le esigenze sono alte da entrambe le parti, ma Pinazzi sembra fiducioso.
«Secondo me sarà più semplice – dice – il calendario under 23 non aiuta a coordinare le due attività. Ogni settimana c’è una gara, quindi non hai un vero momento di “riposo”. Tra i professionisti è diverso, ci sono più corse a tappe, quindi si può programmare al meglio il tutto. La pista è un’attività che dà tanto, ma allo stesso tempo va curata, soprattutto un’attività importante come il quartetto. Da gennaio avrò il calendario per le corse su strada e da lì programmerò anche la stagione su pista».
Battaglin si converte in gregario e intanto ragiona sulla Lotto Jumbo in cui correva e che ha dominato il Tour. Punto sulla carriera del talento vicentino
Quando qualcosa finisce, lascia un senso di vuoto dentro di noi. Ci si ritrova un po’ spaesati davanti a situazioni che prima non avremmo immaginato. Se la tua vita è sempre ruotata intorno alla bici e due pedali, quando te li tolgono fai fatica a ricalibrare il tempo. Sacha Modolo si è trovato in questa situazione: l’ultima gara è stato il Giro del Veneto e poi da lì è iniziata una nuova vita.
«Devo ancora abituarmi ai nuovi ritmi – ci racconta – sono cambiati e parecchio. La vita dello sportivo aveva un obiettivo, ti alzavi per allenarti e tutte le mattine andavi a guardare il meteo fuori dalla finestra per capire se potevi uscire in bici o meno. Avevo una spinta motivazionale, ora ne sto cercando una nuova. La mattina non ho più la bici, ma porto la bambina all’asilo. Poi torno e do una mano a mia moglie in casa».
Il trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionistiIl trevigiano ha chiuso la sua carriera a fine 2022 in maglia Bardiani dopo 13 stagioni tra i professionisti
Hobby e passioni
In questi primi giorni di febbraio, dove la primavera ha fatto incursione riscaldando le giornate, si respira un clima diverso, quasi investiti da un’inaspettata vitalità. Nel frattempoModolo cerca di ritagliarsi il suo spazio in questo mondo senza bici.
«Ho un piccolo garage, dove tengo delle Lambrette e delle Vespe d’epoca – mentre Modolo parla sua figlia sotto si fa sentire – ogni tanto mi metto al lavoro su qualche motore. Il mio migliore amico, che è anche il mio testimone di nozze, ha già un’attività avviata e pensavamo di fare qualcosa insieme con le moto e le auto d’epoca. E’ un mercato che ha tanta richiesta, soprattutto all’estero. Per il momento, però, collaboro con Marco Piccioli e Massimiliano Mori, i miei due procuratori. Mi hanno fatto una proposta e ho deciso di provare. Mi sono dato un anno di tempo per capire se questo mondo mi interessa, anche se, devo ammettere che mi piacerebbe fare qualcosa legato ai giovani ciclisti della mia zona (Conegliano, ndr).
«Nel ciclismo moderno ci sono poche squadre italiane e i giovani fanno fatica a entrare nel mondo dei professionisti. Le WorldTour sono tutte straniere e tendono a premiare i corridori locali, come da noi ai tempi facevano Lampre e Liquigas. Pensate che nel 2010 nella sola zona di Treviso eravamo 15 professionisti, tra i quali Ballan, ultimo campione del mondo. Ora sono tre: Vendrame, Cimolai e Gandin, arrivato quest’anno in Corratec».
Ora il tempo libero preferisce passarlo in sella alla sua moto da enduro, tanto sterrato ed altrettanto divertimentoModolo ha una grande passione anche per le moto d’epoca (foto Instagram)Ora il tempo libero preferisce passarlo in sella alla sua moto da enduro, tanto sterrato ed altrettanto divertimentoModolo ha una grande passione anche per le moto d’epoca (foto Instagram)
Nuova vita
Il ciclismo per Modolo ha rappresentato gran parte della sua vita e ora che non c’è più il trevigiano ha più tempo per dedicarsi ad altro. La passione per le due ruote rimane, anche se motorizzate.
«L’ultima uscita in bici – ci confida – l’ho fatta alla vigilia di Natale, dopo un mese che non la toccavo. E’ stata dura mentalmente, dopo una vita dedicata al professionismo mi mancava la motivazione. Si è trattata di una passeggiata praticamente. Sono uscito anche sabato scorso, ma ho fatto due orette con dei amici amatori. Siamo andati a prendere un caffè al bar. Continuo a coltivare, anche con maggiore impegno, la passione per le moto. Se ho qualche ora libera preferisco passarla così, questa passione mi ha aiutato a staccare la spina appena smesso con il ciclismo.
«Avevo una mia visione del ciclismo, quasi non vedevo l’ora di smettere, ma quando arriva il momento pensi che uno o due anni in più li avresti fatti volentieri. Sono parte di un gruppo di enduristi e mi diverto molto, dopo una vita a spingere due ruote ora sono loro che spingono me. Abbiamo in mente anche qualche gita, magari in Umbria, vedremo. L’enduro è bello, mi ritrovo a percorrere parte dei sentieri che facevo in mtb, fare qualche salita sterrata senza fars è divertente».
Il podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra GattoIl podio della Coppa Agostoni del 2011: al centro Modolo, a sinistra Ponzi e a destra Gatto
Un viaggio nei ricordi
Sacha ultimamente sta rivivendo tramite foto alcune delle sue vittorie, il trevigiano è passato professionista nel 2010. Di acqua sotto i ponti ne è passata ed in tredici anni di carriera di cose ne sono successe, così Modolo ci guida nei suoi ricordi.
«La prima vittoria me la ricordo benissimo – dice – ero in Cina, è quella che mi ha sbloccato ed è arrivata al secondo anno di professionismo. Da lì in poi in quella stagione ho vinto altre nove corse. Nel mio primo anno da corridore ero arrivato quarto alla Milano-Sanremo ed ero finito sotto i riflettori. Non ero abituato ed ho fatto un anno senza vincere, quel successo in Cina è stato davvero molto importante.
«In quella stagione (2011, ndr) ho vinto la Coppa Agostoni – continua – forse la corsa più importante che ho portato a casa quell’anno. Il percorso era molto duro con il Ghisallo e tenere su quelle rampe è stato difficile. La volata nel gruppetto me la ricordo bene: non riuscivo a trovare spazio così mi sono appoggiato ad Oscar Gatto. Secondo arrivò Simone Ponzi con il quale ho corso due anni alla Zalf. E’ bello quando cresci insieme tra i dilettanti e poi ti ritrovi a battagliare in una corsa professionistica».
Nel 2013 al Tour de San Luis la vittoria davanti a Cavendish, uno dei velocisti migliori all’epocaL’anno dopo al Giro di Svizzera Modolo vince davanti a Sagan la quinta tappaNel 2013 al Tour de San Luis la vittoria davanti a Cavendish, uno dei velocisti migliori all’epocaL’anno dopo al Giro di Svizzera Modolo vince davanti a Sagan la quinta tappa
Le battaglie con i big
Sacha Modolo ha avuto tra i suoi rivali grandi corridori del calibro di Cavendish e Sagan e qualche volta è riuscito a mettergli le ruote davanti. Un motivo di grande orgoglio e soddisfazione per lui che è sempre rimasto con i piedi per terra.
«La corsa era il Tour de San Luis – ricorda Sacha – e la prima tappa arrivai secondo alle spalle di Cavendish, alla seconda volata sono riuscito ad impormi. Era uno dei primi anni che lavoravo con Rossato, mi sono trovato subito bene con lui. Quell’inverno, ricordo che andavamo due volte a settimana in pista e avevo sentito subito la differenza. La vittoria in Argentina ne è una grande testimonianza, perché mettersi dietro Cavendish ai quei tempi era difficile. Lui a fine anno era sempre in doppia cifra abbondante con le vittorie.
«La stagione successiva (il 2014, ndr) iniziai di nuovo forte con due primi posti in Spagna e una tappa alla Volta Ao Algarve. Uno dei successi più belli della stagione è arrivato alla Tre Giorni di De Panne, alla seconda tappa riuscì a battere in volata Demare e Kristoff. Mentre la vittoria più bella di quell’anno è arrivata al Giro di Svizzera, nella quinta tappa, che finiva in cima ad uno strappetto, ad esterno curva ho passato Sagan. Mi sentivo molto bene e uno degli obiettivi della stagione era provare a prendere la maglia gialla al Tour. La prima tappa, ad Harrogate, era prevista una volata. Purtroppo arrivai in Inghilterra, si partiva da lì quell’anno, con la febbre. Feci di tutto per recuperare ma al secondo giorno dovetti andare a casa».
Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017Tra i risultati di rilievo anche un sesto posto al Giro delle Fiandre del 2017
La vittoria di “casa”
Nel palmares di Modolo si contano anche due tappe al Giro d’Italia, entrambe raccolte nel 2015. La prima al Lido di Jesolo e la seconda a Lugano.
«L’emozione più bella – dice con una lieve flessione della voce – è quella del Lido di Jesolo (in foto di apertura, ndr). Correvo in casa e volevo fare bene, solo che la mattina mi sveglio e piove, per di più le temperature non erano nemmeno troppo bonarie. Mi ricordo che ero parecchio infastidito, io con freddo e pioggia facevo prima a rimanere in pullman – ride – però quel giorno pescai una grande prestazione. Avevo la fortuna di trovarmi nel treno due uomini come Ferrari e Richeze che mi hanno pilotato benissimo. E’ la vittoria che tutti da queste parti si ricordano. Ogni tanto quando sono in giro, qualcuno la menziona ancora».
Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin Il cambio di mentalità e di lavoro nel mondo del ciclismo lo ha percepito nei due anni in Alpecin
Il grande cambiamento
Non è un caso che le vittorie raccontate dallo stesso Modolo siano arrivate tutte nello stesso periodo. Il ciclismo era molto diverso, nelle ultime stagioni c’è stato un bel cambiamento ed anche il trevigiano dice la sua.
«Era un ciclismo più abbordabile – replica – avevamo molto meno stress, lo ha detto anche lo stesso Sagan pochi giorni fa quando ha annunciato il ritiro. La stagione finiva ad ottobre e per un paio di mesi potevi rimanere tranquillo. Quando sentivamo che alcune squadre facevano già i ritiri a dicembre si rimaneva un po’ perplessi. Ora è la normalità. Ricordo che nell’inverno nel quale sono passato professionista era caduta una grande nevicata e per una settimana non ero riuscito ad allenarmi. Andavo a passeggiare lungo il Piave con altri corridori, ma vivevamo la cosa senza tensione. Adesso appena fa due giorni di pioggia, i corridori prenotano per le Canarie e ci rimangono due mesi tra ritiri individuali e di squadra. Il ciclismo è cambiato, ma è anche giusto che sia così. Solo che è successo tutto quando ero già over 30 ed è difficile poi adattarsi. Noi della generazione nata tra il 1987 e il 1990 abbiamo subito tanto questa cosa.
«Personalmente mi sono accorto di questo cambiamento quando ero in Alpecin, non ero abituato ad essere monitorato tutto il giorno. I risultati arrivano perché è un metodo più efficace, ma anche molto stressante. Non mi va di fare la parte del vecchio – ride – ma qualche anno fa se ti ritiravi in corsa non lo veniva a sapere nessuno. Adesso si ha una lente puntata addosso, costantemente, e i social non aiutano. I giovani sono abituati e, a mio modo di vedere, anche per questo sono avvantaggiati. E’ un ciclismo più veloce».
Certi capitoli quando si chiudono fanno male, non si è pronti ad affrontare la fine, soprattutto se non lo si era preventivato. Per Canola questo inverno ha il sapore di qualcosa che è terminato e non si sa bene il perché. Anzi, il motivo è presto detto, la Gazprom non c’è più ed il veneto non ha trovato una sistemazione consona al suo livello.
Le motivazioni che hanno portato a questo momento della carriera di Canola sono l’insegnamento che nella vita, purtroppo, non è possibile controllare tutto quello che ci circonda.
L’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of OmanL’ultima uscita del veneto con la maglia Gazprom RusVelo, al Tour of Oman
La fine
«Si tratta di un periodo particolare – racconta Canola dalla sua macchina – non è una mia abitudine non avere squadra. Ma alla fine, ero stanco di aspettare una situazione che a fatica mi avrebbe soddisfatto. Non avevo voglia di svalutare la mia carriera, ero fiducioso di trovare un progetto valido al quale portare la mia esperienza. Mi ero dato una scadenza e questa è poi arrivata. Ora mi guardo intorno e cerco di capire quale strada potrò percorrere in futuro. Ho parlato con delle aziende per eventuali idee da sviluppare nel mio post carriera».
Canola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsiCanola (a destra) ha speso tutto se stesso per questa battaglia, non avendo mai paura di esporsi
Nel tuo futuro vedi ancora la bici?
Mi piacerebbe, nonostante tutto, rimanere in questo mondo. Non so se dal punto di vista amatoriale o cicloturistico. Siamo in un momento nel quale la bici è di tendenza ed il movimento degli amatori è in continua crescita. Quest’ultimi hanno voglia di fare esperienze sempre più simili a quelle dei professionisti e io potrei fornire loro la mia esperienza, i miei insegnamenti.
Questa esperienza avresti potuto metterla anche al servizio di un team…
Certamente, ma non c’è stata occasione. Nella mia carriera ho sempre cercato di imparare dai più grandi, apprendendo tante piccole sfumature che fanno parte di questo mondo. Nel tempo la situazione si è capovolta, sono diventato io quello che dava consigli, l’esperto.
Con una voce forte, come quella usata contro l’ingiustizia che vi ha colpito.
La situazione Gazprom è stata anomala. Ci siamo trovati in mezzo ad un discorso politico. Mi sono battuto tanto, l’ho fatto per un interesse comune. Il mio può essere l’esempio che se si sta in silenzio si possono ottenere compromessi, ma io di stare zitto non ne avevo voglia.
David Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciatiDavid Lappartient, presidente dell’UCI non ha mai risposto agli appelli lanciati
Il silenzio è arrivato da parte di chi avrebbe dovuto sostenervi: l’UCI in primis.
L’UCI ha preso una linea sbagliata e senza pensare alle conseguenze, la loro preoccupazione principale è stata chiudere la squadra. Sarebbe bastato incontrarsi e parlare, un’idea sarebbe venuta fuori. Io ne ho avute alcune, ma non ho mai avuto modo di discuterle con chi di dovere. Il presidente Lappartient non l’ho mai incontrato, abbiamo avuto qualche scambio di mail, ma appena domandavo di vederci spariva.
Del tipo?
Per salvare la squadra sarebbe bastato cercare un nuovo sponsor o portarne di privati. Anche correre in maglia neutra sarebbe bastato, insomma, farci correre era doveroso. Hanno lasciato a casa e senza tutela delle persone e delle famiglie. Ho scoperto anche una cosa che mi ha fatto poco piacere.
Quale?
Sono venuto a sapere che l’UCI negli anni passati ha messo mano al fondo per gli ex professionisti, usando quei soldi per una causa contro un diverso esponente. Hanno usato i soldi per gli atleti per motivi differenti, avrebbero potuto usarli per noi, per non farci sparire.
Nel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tuttoNel dicembre 2021 Canola era in ritiro con la Gazprom pronto a rilanciarsi, un anno dopo è finito tutto
La bici la stai usando ancora?
Faccio qualche giretto, mi serve per sbloccare la mente, per pensare.
Cosa pensi?
E’ difficile – la voce di Canola si fa sempre più pesante – molte volte ho pensato “perché doveva capitarmi”. Mi sono trovato a prendere decisioni difficili che mi hanno complicato la vita, ma dai momenti duri impari sempre qualcosa. Un giorno, voltandomi, spero di poter dire che tutto questo è servito a qualcosa.
Abbiamo saputo che stai facendo il corso da diesse, magari questa esperienza potrà esserti utile in questo campo…
Il diesse è una figura che deve dare serenità e carica, deve portare coesione all’interno del team. Nel ciclismo moderno al corridore si chiede sempre di più, ma bisogna ricordare che dietro i numeri ci sono le persone. L’aspetto umano è un aspetto di cui ci si sta dimenticando sempre di più. Mi piacerebbe riportarlo al centro di questo mondo.
Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)Il veneto ha provato altre discipline: eccolo in una gara di mtb a Recoaro Terme (foto organizzatori)
Ne sei stata una prova, visto quanto hai speso per questa battaglia.
Ho parlato con estrema sincerità, lo si deve fare sempre, non bisogna aver paura di dire la verità. Il ciclismo ha avuto la possibilità di dimostrarsi famiglia e così non è stato, anzi, alcuni ci hanno voltato le spalle. Sono stati pochi a combattere questa battaglia con noi e quando sei solo in un mare grande trovi sempre un pesce più grosso di te.
Dieci anni nel professionismo non si cancellano così facilmente.
Pensate, dieci anni e sono stato trattato così. Nel mio piccolo mi sono battuto per rendere questo sport migliore. Ho contribuito a mandare avanti il circo del ciclismo per anni e poi appena ha potuto mi ha voltato le spalle.
Qui vi parliamo di Scaroni, ex enfant prodige del nostro ciclismo. Per un po' ha corso in Francia. Poi è andato alla Gazprom. E ora vuole tornare a vincere
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
NASCE BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute
Ogni anno, a inizio stagione, arrivano in gruppo i neopro’. C’è chi passa calcando il “red carpet” iniziando la propria avventura nelle squadre WorldTour, gli altri invece iniziano dalle squadre professional. C’è chi lo ritiene il modo migliore di approcciarsi a questo mondo, i team hanno (o dovrebbero avere) più pazienza ed i corridori più chance per mettersi in mostra.
I ragazzi italiani che nel 2022 entreranno nel mondo del professionismo sono 15: tre lo faranno in squadre WorldTour, gli altri con le professional. Si tratta di ragazzi che sono passati sotto la lente di Marino Amadori, per questo ce li facciamo descrivere direttamente da lui.
Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione Baroncini ed Hellenmose, i due correranno insieme con la Trek nella prossima stagione
Parola al cittì
Filippo Baroncini (Trek Segafredo, 2000): «Colui che avrà tutti gli occhi puntati addosso, vista la vittoria al mondiale di Leuven. Anche uno dei tre a passare in una squadra WorldTour. Le aspettative saranno alte, è un ragazzo molto determinato e sicuro di sé. Sarebbe potuto passare pro’ lo scorso anno in una professional, ma ha aspettato la grande chiamata».
Gabriele Benedetti (Drone Hopper, 2000): «Altra maglia importante che però non potrà sfoggiare, quella di campione italiano. Come ha dimostrato nella vittoria al campionato italiano è un attaccante nato, non si tira mai indietro. E’ un po’ discontinuo. Con Savio può lavorare bene e mettersi in mostra in qualche fuga».
Gazzoli si è messo in mostra con ottimi risultati nel 2021, tra cui la vittoria al GP LiberazioneGazzoli si è conquistato la maglia dell’Astana grazie ad buon 2021
Luca Colnaghi (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un vincente nato ed una ruota veloce che tiene bene anche in salita, le caratteristiche giuste per un corridore moderno. Ha ottenuto degli ottimi risultati negli under 23 con delle belle vittorie internazionali».
Omar El Gouzi: (Bardiani CSf Faizanè, 1999): «Mi sarebbe piaciuto portarlo con me al Tour de l’Avenir ma una caduta glielo ha impedito. Non è riuscito ad esprimersi sempre ad alti livelli, è uno dei ragazzi che ha bisogno di maturare. Le somme dovremo farle tra un paio d’anni».
Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani Alex Tolio è uno dei nove corridori ingaggiati dal team Bardiani
Michele Gazzoli: (Astana Pro Team, 1999): «Il secondo a passare in una squadra World Tour. E’ un predestinato, negli juniores ha fatto molto bene, negli under 23 un po’ meno. L’ho portato al campionato del mondo perché era un percorso adatto a lui, infatti è arrivato quarto. L’Astana è una squadra ambiziosa ma con gente con le sue caratteristiche dai quali imparare».
MartinMarcellusi (Bardiani CSF Faizanè, 2000): «Un finisseur, è un terzo anno, molto talentuoso. Anche lui per varie vicissitudini non è riuscito ad esprimersi al cento per cento. E’ un corridore da côte, da semiclassiche. Con me ha corso il Piccolo Lombardia, dove ha fatto abbastanza bene (undicesimo all’arrivo, ndr)».
Alessio Martinelli (Bardiani CSF Faizanè, 2001): «E’ un secondo anno, come sappiamo la giovane età può essere un’arma a doppio taglio. Ha fatto un bellissimo Giro d’Italia U23 in appoggio ad Ayuso. Nonostante sia un 2001 è molto intelligente tatticamente».
Alessio Nieri (Bardinai CSF Faizanè, 2001): «Uno scalatore nel vero senso della parola, leggero ed agile. Al Giro d’Italia U23 è arrivato settimo nella tappa Aprica-Andalo, rimanendo con i migliori. Ci vuole pazienza nel far crescere ragazzi così giovani, data l’età farà qualche gara internazionale under 23 con la Bardiani».
Luca Rastelli (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Ha fatto una buona stagione, con la nazionale ha corso alla Coppa delle Nazioni. Ha già fatto qualche gara con i pro’ ma senza grandi acuti, ha fatto il passaggio nel momento giusto essendo un quarto anno».
Edoardo Zambanini al suo primo anno da under 23 ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia 2020 Zambanini nel 2020 ha conquistato la maglia bianca al Giro U23
Filippo Ridolfo (Team Novo Disk, 2001): «L’unico che non ho avuto il piacere di vedere da vicino. Corre nel team giusto per lui, quello riservato ad atleti diabetici. Un 2001 anche lui, sarà tutto da scoprire».
Alessandro Santaromita Villa (Bardiani CSF Faizanè, 1999): «Un fondista nel vero senso della parola, le gare under forse per lui erano addirittura troppo corte. Sono curioso di vederlo sulle distanze che gli appartengono».
Manuele Tarozzi (Bardiani CSF Faizanè, 1998): «E’ cresciuto anno dopo anno. E’ molto discontinuo, bisognerà lavorare su questo. Ha dimostrato di essere un’attaccante nato, una dote molto apprezzata nelle squadre professional».
Alessandro Verre, uno dei migliori scalatori, passerà all’Arkea Samsic, dove potrà correre con atleti del calibro di Nairo QuintanaAlessandro Verre, classe 2001 correrà con la maglia dell’Arkea la prossima stagione
Alex Tolio (Bardiani CSF Faizanè, 2000): L’anno prossimo sarà ancora under quindi vale il discorso di Nieri e Martinelli. Ha già fatto delle bellissime gare ed altrettante vittorie. Con la nazionale lo avevo portato alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, stava andando bene ma poi è caduto, è molto determinato e può fare davvero bene».
Alessandro Verre (Arkea Samsic, 2001): «Miglior scalatore under 23 che abbiamo in Italia. Ha fatto un discreto Tour de l’Avenir, è passato nella miglior squadra professional che c’è. Con la possibilità di correre accanto ad uno scalatore vero come Quintana dal quale può imparare tanto. Mi auguro di lavorarci ancora insieme, magari al prossimo Tour de l’Avenir».
Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious, 2001): «Terzo corridore a passare in una squadra WorldTour. Negli under 23 ha fatto grandi cose, al primo Giro d’Italia U23, nel 2020 è arrivato decimo nella classifica generale. Quest’anno si è ripetuto, è un atleta che appare sempre nell’ordine d’arrivo e questa cosa le World Tour la notano subito».
L’alimentazione è fondamentale per gli atleti, l’abbiamo analizzata in diversi modi e sfumature per quanto riguarda i pro’. Ora tocca agli juniores, continua il nostro viaggio in questa categoria, che come disse Malori, è quella della scoperta e dell’apprendimento. Con Erica Lombardi, dietista tra i tanti team dell’Astana Premier Tech, che ci guida come Virgilio con Dante nella selva dell’alimentazione negli Juniores. Scopriamo cosa devono sapere i ragazzi e quale percorso si fa con loro, nessuna dieta: come dice Erica, ormai di casa qui a Bici.PRO.
«La grande differenza tra juniores e professionisti è che tra i ragazzi c’è di mezzo la scuola. Diventa quindi fondamentale educare i ragazzi ad una corretta alimentazione. Non parlo di una dieta, ma di un’educazione alimentare, in cui si vanno a correggere gli errori che i ragazzi fanno».
Uno degli errori più comuni nei ragazzi è bere bibite gassate già di prima mattina, diventa un problema soprattutto se fatto a stomaco vuoto Uno degli errori più comuni nei ragazzi è bere bibite gassate già di prima mattina
Quali sono gli errori di cui parli?
Saltare la colazione, bere bibite gasate già di prima mattina, oppure mangiare merendine all’intervallo sono i più comuni.
Quale di questi è il più grave?
Saltare la colazione, sicuramente, è il pasto più importante della giornata. Spesso i ragazzi per pigrizia non lafanno. Il rischio è di arrivare digiuni a metà mattina, orario dell’intervallo o ancora peggio a pranzo e poi prendere la bici con i livelli glicemici al minimo. Così non rendono in allenamento ma soprattutto lavorano al di sotto dell’integrazione minima che il nostro corpo richiede.
Qual è la parte più complicata?
La cosa più difficile è organizzare logisticamente la giornata, un ragazzo passa molte ore a scuola, dalle 5 alle 6 ore al giorno. Spesso durante la lezione non possono bere o mangiare, invece per un corridore è fondamentale integrare costantemente cibo e liquidi. Rispetto ad un professionista i tempi sono più brevi nell’organizzazione alimentare della giornata.
Dal punto di vista dei pasti?
Dal punto di vista dei pasti quello più importanti è il pranzo. Appena tornano da scuola mangiano e dopo mezz’ora sono già in bici, di conseguenza devono mangiare cibi altamente digeribili per non appesantirsi. Bisogna mangiare alimenti con un basso contenuto di fibre e grassi, se si impegna troppo la digestione rischiano di stare male.
Come si lavora con le squadre?
Con i team juniores, prima del Covid, si organizzavano laboratori nutrizionali in cui si faceva apprendere ai ragazzi come abbinare i cibi o come un alimento va dal supermercato alla tavola. E’ un’attività fondamentale che spero torneremo a fare già dalla prossima stagione. Un’altra attività importantissima, che si faceva anche questa pre Covid, era l’allestimento di un buffet ed i ragazzi dovevano prendere il cibo autonomamente. Questa attività aveva lo scopo di far capire come abbinare il cibo e come suddividere le macro-categorie di alimenti.
I genitori vengono coinvolti?
Assolutamente, i genitori devono essere informati anche perché poi sono parte attivanell’alimentazione dei ragazzi. Questi laboratori prevedono la partecipazione di tutti: corridori, team tecnico, genitori e soprattutto il medico sociale. Quest’ultimo è davvero importante perché i ragazzi devono essere seguiti e tutelati da una figura di riferimento.
Le zuppe di legumi e cereali vengono utilizzate come alternative a pasta e riso nel periodo invernale Le zuppe di legumi e cereali vengono utilizzate come alternative a pasta e riso nel periodo invernale
Quali sono i rischi più grandi per un ragazzo?
Dal punto di vista dell’alimentazione il rischio di prendere integratori non adatti a loro o che possono fargli male o ancora peggio vietati, ricordiamo che anche loro hanno delle regole da seguire.
«Nell’alimentazione si ragiona per macro-obiettivi, per esempio: in inverno fa un’alimentazione che coadiuvi la difesa del sistema immunitario e muscolare. Si va a lavorare sulla parte proteica come zuppe e cereali alternativi alla pasta o riso come farro e legumi. Anche per diversificare i cibi che si ingeriscono. All’interno dei macro-obiettivi si ragiona per micro, ovvero se faccio un allenamento dedicato alla forza integrerò con il giusto carico di proteine. La cosa fondamentale che i ragazzi devono capire è che devono nutrirsi e non mangiare, le differenze sono enormi, soprattutto ne risente il metabolismo
In età adolescenziale quanto è delicato il metabolismo?
Molto delicato, i ragazzi hanno dei fabbisogni energetici differenti, cosa che abbiamo già detto, a questa età si forma l’imprinting metabolico. Se un ragazzo tende ad essere in sovrappeso da adulto sarà più facilmente soggetto a problemi legati al peso.
Succede fra gli uomini e fra le donne. L'ossessione del peso forma rischia di diventare il solo obiettivo, prima della vittoria. E' un problema di cultura
Tanti carboidrati liquidi in forme differenti, nella borraccia e in gel. L'integrazione cambia profondamente, permette di stare meglio e di spingere di più sull'acceleratore. Trattiamo l'argomento con Umberto Marengo, atleta Drone Hopper-Androni.