Posizioni avanzate: si spinge di più. Ma va sempre bene?

03.08.2021
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Le posizioni dei professionisti (ma anche di coloro che gareggiano nelle categorie inferiori) sono sempre più avanzate: perché? Spostandosi più avanti si spinge di più, è vero, ma siamo sicuri che non ci siano controindicazioni? C’è un limite oltre il quale si creano danni muscolari? Ne abbiamo parlato con Andrea Fusaz, preparatore ma anche esperto biomeccanico del CTF lab. E anche con Giuseppe Archetti, meccanico della Uae.

Tutti avanti

Il tecnico friulano è tra i più preparati in materia. Conosce i corridori sia da un punto di vista atletico che “meccanico”, per così dire.

«Le posizioni sono più avanzate perché sostanzialmente si hanno due vantaggi: si è più aerodinamici e migliora l’efficienza meccanica. Portandomi avanti con la sella rispetto al movimento centrale porto il ginocchio a restare “più basso” rispetto al corpo. Immaginiamo il corridore come fosse in una “foto” frontale. Se sta 10 centimetri indietro rispetto al movimento centrale sarà sì più allungato, ma il suo ginocchio gli arriverà “in gola”. Stando più in avanti, il ginocchio rimarrà più basso rispetto al tronco. E questo consente una migliore efficienza muscolare e meccanica, un miglior utilizzo della catena muscolare posteriore e una migliore ossigenazione sanguigna delle gambe visto che gli angoli sono meno chiusi.

«E infatti se si nota bene sono tornati gli attacchi più lunghi. Tutti sono buttati in avanti. Una volta si diceva che con la pedivella in orizzontale in avanti, la perpendicolare del ginocchio doveva passare sull’asse del pedale stesso. In realtà poi non era così. Perché quelle erano posizioni che venivano prese da fermi. Con i nuovi strumenti si è visto come, spingendo poi si vada all’indietro. E si perdeva la massima forza che si poteva esprimere». 

Le nuove tendenze

Fusaz parla del loro metodo di fare test, il Retul. Un metodo dinamico, cioè con il corridore che pedala. E per di più anche a wattaggi differenti: 3, 4 e 5 watt/chilo. A volte anche con una diversa altezza della ruota anteriore per simulare la pendenza, la salita. L’obiettivo è quello di riuscire a sfruttare la forza di gravità nell’arco della pedalata.

Ma siamo sicuri però che la nuova letteratura non abbia dei contro? Per esempio se si pedala troppo in avanti si spinge di più, ma si consuma anche di più. E posizioni estreme potrebbero creare degli stress muscolari che magari in un grande Giro, alla lunga, si pagano.

«Premesso – riprende Fusaz – che le posizioni sono anche personali può starci che in una corsa di un giorno questa possa essere più spinta, ma non credo che i pro’ cambino posizione tanto facilmente. Poi il corridore che preferisce una posizione più comoda anche se è meno redditizia ancora lo devo conoscere».

I limiti Uci

Ma troppo avanti non si può stare. A crono, per esempio, l’Uci impone un arretramento (proiezione punta sella-movimento centrale) minimo di 5 centimetri. Questo sfavorisce soprattutto i corridori meno alti.

«E questo è il motivo – riprende Fusaz – per cui oggi sono molto in voga le selle corte. Riesci a spostarti più avanti. Si è passati dai classici 27 centimetri ai 24. In questo modo si resta nelle regole. Poi è anche vero che se misurassero tutte le bici prima di una gara su strada credo che non tutte sarebbero in regola, come invece avviene per le gare in pista».

A crono tutti pedalano molto avanzati. Da notare il ginocchio di Roglic (gamba sinistra) più avanti del pedale
A crono tutti pedalano molto avanzati. Da notare il ginocchio di Roglic (gamba sinistra) più avanti del pedale

Parla Archetti

Infine non potevamo ascoltare il parere del meccanico, colui che “fa i fatti” in termini di posizioni e quote delle bici. Abbiamo coinvolto Giuseppe Archetti della Uae, proprio perché abbiamo visto un “suo” corridore, McNulty, pedalare con un reggisella dritto, stile Mtb.

«Oggi le richieste che mi vengono fatte dai corridori (e dai biomeccanici) vanno in tal senso: cioè tutti in avanti. Tuttavia io sono del parere che siano tutte un po’ estreme. Stando per 5-6 ore così avanzati, braccia, schiena e collo si affaticano molto. Un vecchio meccanico mi disse: più stai avanti e più sei su una sedia, più stai dietro e più sei su una poltrona. Dove stai più comodo? Io non credo che queste posizioni incidano sullo sforzo che si può fare in volata o al momento di un attacco, ma sono idee mie… che non sono un biomeccanico».

Infine Archetti fa un chiarimento: su strada la differenza punta sella-movimento centrale può anche essere inferiore ai 5 centimetri.

«C’è chi mi arriva a 2,8-3 centimetri, ma solo i meno alti. Anche perché con le inclinazioni dei nuovi telai non è così facile andarci. Mentre a crono, puoi anche andare sotto la soglia dei 5 centimetri, ma a quel punto la distanza sulla perpendicolare del movimento centrale e la punta delle appendici non è più di 80 centimetri, ma scende a 75».

Angelo Furlan posizionamento

Bici e nuovi materiali: come cambia lo stile di guida?

30.12.2020
4 min
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L’evoluzione tecnica delle biciclette e dei materiali ha portato ad un cambiamento del modo di lavorare dei meccanici, come ci ha raccontato Enrico Pengo in una nostra intervista recente. Ci siamo chiesti se questo cambio di materiali abbia influito anche sullo stile di guida della bicicletta, soprattutto fra i professionisti. Per capire se e come ciò sia accaduto, abbiamo parlato con Angelo Furlan, ex professionista di alto livello che oggi si occupa di biomeccanica attraverso la sua associazione AF360 Bike Academy

C’era una volta il su misura

L’introduzione dei freni a disco, i cerchi con i canali e con i pneumatici sempre più larghi, l’introduzione del tubeless e soprattutto i telai in carbonio con i manubri integrati hanno cambiato totalmente l’aspetto delle biciclette. Ma forse non è solo l’aspetto ad essere cambiato.
«Negli anni 70-80-90 doveva ancora arrivare l’avvento del bike fitting – inizia così Angelo Furlan – i telai erano costruiti in maniera artigianale, spesso erano su misura e si utilizzava l’acciaio oppure il titanio che davano delle risposte diverse rispetto al carbonio».

Questa situazione è andata avanti fino ai primi 2000 poi ci sono state situazioni miste con telai in acciaio o in alluminio con parti in carbonio.

«Da dieci anni a questa parte si è passati tutti al carbonio – prosegue Angelo Furlan – allo stesso tempo è successa anche un’altra cosa. Una volta il corridore aveva delle biciclette su misura con delle soluzioni tecniche che non erano presenti sul mercato. Ad un certo punto per andare incontro alle esigenze proprio del mercato questa cosa è sparita».

La conseguenza è stata che «il professionista si deve adeguare a misure di telai che sono state pensate per gli amatori».

Angelo Furlan in azione quando era professionista con la Lampre
Angelo Furlan in azione quando era professionista con la Lampre

L’esempio di Van Aert

Furlan ci porta un esempio di questo cambiamento con un atleta di primissimo piano: «Un po’ di tempo fa sulla mia pagina Facebook ho lanciato la domanda, sapete perché Van Aert ha un attacco manubrio da 14 centimetri? Le risposte sono state molte e diverse, ma la verità è che lui ha una grande flessibilità muscolare, vuole pedalare in una posizione bassa, ma la misura del telaio che andrebbe bene per lui non gli permette di avere l’assetto che desidera. La soluzione è utilizzare una misura più piccola e compensare con un attacco molto lungo».

Come cambia la guida

Il tipo di scelta che ha dovuto fare Van Aert non è isolata, ormai è molto diffusa fra i professionisti ed è dovuta alla mancanza del telaio su misura e a geometrie standard. Ma questo porta anche a conseguenze in fase di guida della bicicletta.
«Stare più bassi per i professionisti – continua Furlan –porta vantaggi aerodinamici e una migliore spinta sui pedali. Però avere un attacco manubrio così lungo può causare del leggero sottosterzo in alcune fasi di guida. Guidare una bici di oggi è più difficile, perché la grande evoluzione e il miglioramento dei materiali ti portano ad andare sempre più veloce, ma hai meno margini di errore rispetto ad una volta».

Angelo Furlan Spinning
Le sedute di spinning online sono state un successo
Angelo Furlan spinning
Un’attività che ha avuto molto successo sono le sedute di spinning online fatte da Furlan

Evoluzione ed Involuzione

In sostanza oggi si hanno materiali migliori. Il carbonio permette di avere telai più reattivi e anche più comodi rispetto a 10 o 20 anni fa, però c’è stata una sorta di involuzione nel posizionamento in sella, che porta qualche problema in più in fase di guida.
«Con i telai standard – dice Furlan – mi capita spesso di mettere in posizione dei dilettanti e dovergli montare attacchi manubri con inclinazione negativa. Oppure impostare dei fuori sella al limite del possibile. Poi alla fine le soluzioni per fare andare bene quel telaio su quell’atleta le trovi sempre, però non arrivi a raggiungere l’ottimo del telaio su misura».

Lo stile perfetto non c’è più

Infine, un’ultima osservazione di Furlan è sulla posizione in bicicletta dei professionisti attuali.
«In gruppo non si trova più un corridore che eccelle per lo stile, questo perché è cambiato l’approccio generale sulla posizione in bici con tanti vantaggi ma anche svantaggi».