PORTOFINO – La mattinata ligure del Giro della Lunigiana inizia con nubi grigie che minacciano tempesta, tanto da portare alla cancellazione della seconda tappa. Alla fine, la pioggia tanto temuta non è arrivata, ma la decisione del Prefetto ormai è presa e bisogna farsene una ragione. Tra i tanti che scrutano l’orizzonte alla ricerca di una risposta sul meteo c’è anche Dino Salvoldi, cittì della nazionale juniores (in apertura foto FCI). Qui al Lunigiana è alla ricerca delle ultime risposte prima di diramare le convocazioni per europei e mondiali.
Pista e record
Ma l’appuntamento che ci interessava affrontare con lui questa mattina era collocato indietro nel tempo. I mondiali juniores su pista hanno portato diverse medaglie, ben 11, e il record del mondo nell’inseguimento a squadre. Risultati che fanno ben sperare per il futuro del movimento legato alla pista.
«Come si suol dire – esordisce Salvoldi – ripetersi è difficile e confermarsi su certi livelli cronometrici lo è ancora di più. Però devo dire che abbiamo fatto tutti insieme un bel percorso di avvicinamento. Ho avuto appoggio e fiducia dai ragazzi, dalle famiglie e dalla Federazione stessa. Quest’ultima mi ha permesso di svolgere appieno il mio lavoro e il programma che è partito da lontano. Era da dicembre che i ragazzi venivano una volta a settimana ad allenarsi, intensificando l’impegno in vista di europei e mondiali.
«Partendo dal quartetto, quest’anno siamo riusciti a trovare per ogni posizione l’interprete migliore, a partire da Costa che è stato l’interprete perfetto per il ruolo di primo uomo. Poi Magagnotti in seconda, Stella in terza e poi la doppia scelta per il quarto posto tra Sporzon e Fantini. La prestazione cronometrica fatta è stata propiziata dalle condizioni ambientali favorevoli, però già prima di partire avevamo avuto riscontri concreti a Montichiari. Pensavamo di essere competitivi, a livello dell’anno precedente. Gli avversari sono migliorati, ma non sono arrivati ancora al nostro pari. Sono tre anni che vinciamo la specialità più complessa e lo facciamo abbassando il record del mondo, è una conferma importante».
Stella è stato il protagonista di questa spedizione azzurra vincendo tre medaglie…
L’obiettivo è dare continuità di lavoro a questi ragazzi, l’impegno non finisce con il record del mondo. La pista è prima di tutto una scelta, non forzata. E’ bene chiarire che la pista sia un bel mezzo di allenamento per tutti. Essere competitivo e correre in certe manifestazioni non è per tutti, ci vogliono delle qualità. Come le ha Davide Stella, che di questo gruppo è il corridore più duttile.
Lui ha corso in tante discipline diverse, il rischio è di tirarlo da tutte le parti o si riuscirà a lavorare in maniera ottimale?
Sicuramente è adatto anche alle altre discipline, lo ha dimostrato vincendo altre due medaglie oltre a quella del quartetto. Dove correrà dipenderà anche dal calendario perché non puoi far tutto, il livello è alto. Servono i corretti tempi di recupero e la possibilità di esprimersi al meglio dove verrà schierato. In fase di preparazione è chiaro che il quartetto sia la disciplina cardine per la ricerca della condizione, viste le modalità e il coinvolgimento di più soggetti. Un’attività che viene utile anche per le altre specialità.
Per l’aspetto tecnico?
Deve essere curato in modo continuativo, chiaro che però è una cosa che viene fatta a ridosso delle manifestazioni. Partecipare ad alcune gare durante l’anno aiuta a tenere alta la confidenza con la disciplina.
Vedere Stella confrontarsi a livelli internazionali su strada è una bella soddisfazione?
Ci sono un paio di ragazzi del gruppo pista: Stella e Magagnotti, che sono coinvolti nel programma per l’europeo su strada. Durante la stagione ci sono delle priorità e oltre alle qualità atletiche hanno una testa attaccata al corpo alla quale va dato il giusto riposo. Abbiamo aspettato gli ultimi giorni di ritorno dalla Cina per capire quale fosse il percorso migliore per ognuno in vista del campionato europeo. Nelle prossime tappe qui al Lunigiana capiremo bene cosa fare.
Vedere che riescono a fare bene anche su strada però fa capire che il programma sta andando bene…
Certo. La strada rimane l’attività primaria, per scelta stessa dei ragazzi. A questo punto della loro carriera ci sono atleti, i due che abbiamo citato prima, che hanno spiccate doti per entrambe le discipline. Vanno messi nelle condizioni di potersi esprimere al meglio.
Sarà importante mantenere questo equilibrio anche nel cambio di categoria.
Il messaggio che noi cerchiamo di portare avanti è che con il giusto equilibrio si possono fare entrambe le attività. Chiaro che con il cambio di categoria trovano i campioni del mondo dello scorso anno; quindi, il numero di pretendenti alla vittoria aumenta. So per certo che la volontà dei ragazzi è di mantenere strada e pista, dovranno essere bravi a farsi sentire quando servirà.