Un Masnada sorridente è pronto a ritornare alle corse

22.08.2023
6 min
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Cinquanta giorni lontano dalla bicicletta e questa è solo l’ultima delle maledette soste forzate. Se si parte dal 2022, Masnada ha dovuto fare i conti con Covid, mononucleosi, cisti e un’infezione prima del Giro. In molti se lo sono domandati quest’estate, ma Fausto dov’è? 

Lo abbiamo ritrovato in altura, sorridente dopo aver concluso un training camp con la Soudal-Quick Step e aver messo alle spalle un’operazione tutt’altro che semplice, nella zona delicata del soprasella. Il giorno del rientro alle corse da maggio si avvicina e le sensazioni sono sempre più buone. 

Per Masnada un ritorno in bici e in squadra
Per Masnada un ritorno in bici e in squadra
Dove ti trovi in questo momento?

Allora ho terminato il training camp con la squadra al Passo San Pellegrino. Ora invece sono sul passo Pordoi, all’Hotel Pordoi dove rimarrò fino al 25 agosto. Ho deciso di fare una settimana in più rispetto al camp della squadra, dato che sono in zona e ne ho approfittato.

Fai un po’ di altura e riprendi allenamenti più specifici?

Sì, esatto. Diciamo che ho fatto un bel blocco d’altura perché prima ancora di andare al training camp sul San Pellegrino ero stato in Svizzera a St. Moritz, poi avevo fatto qualche giorno a Livigno e poi sono andato al San Pellegrino. Questo per arrivare con una condizione ottimale per affrontare l’allenamento con la squadra e con i corridori che poi saranno gli stessi che andranno alla Vuelta, per cui non volevo essere indietro.

A livello emotivo come stai?

Diciamo che adesso è la parte più facile. Ho ripreso a pedalare il 9 luglio, quindi un mese e due settimane fa. Quando ricominci a pedalare stai bene, comunque capisci che le sensazioni sono buone e già il primo step c’è. Ho già raggiunto l’obiettivo che mi ero posto nel momento nel quale ho effettuato l’intervento, dato che comunque l’operazione non è stata una semplice incisione, come tutti dicono, ma è stato qualcosa di più profondo. 

Il training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazione
Il training camp è stato per Masnada un test per vedere il proprio livello di preparazione
A che intervento ti sei sottoposto?

Un’operazione per asportare un’insieme di cisti che si erano raggruppate e avevano formato una sacca nella zona che va a contatto con la sella. Dove in precedenza c’era stata anche un’infezione abbastanza importante, che aveva formato una sorta di ascesso che era andato all’interno della pelle. Quando dall’ecografia o visivamente all’esterno sembrava migliorare, in realtà la parte veramente infiammata era quella che c’era all’interno di questo deposito di tessuto extracellulare. Il chirurgo ha dovuto mettere 15 punti di sutura, in quanto la parte esportata era veramente grossa. Essendo una zona delicata abbiamo dovuto aspettare che la cicatrice si rimarginasse nel modo migliore per poi procedere ad allenarmi e ricominciare gradualmente con le ore in sella.

I medici cosa ti hanno detto sul dopo intervento? Che percentuali di ripresa ci sono?

Quando abbiamo deciso di fare l’intervento, ovviamente la decisione che ho dovuto prendere è stata quella di scegliere il miglior chirurgo che c’è in Italia per fare queste tipologie di intervento. Mi sono rivolto al chirurgo maxillo facciale Antonio Cassisi di Bergamo. Lui era abbastanza tranquillo, sicuro di quello che andava a fare e della riuscita. Dall’altra parte i medici della squadra ovviamente sapevano che sarebbe stato lo step definitivo. O l’intervento andava bene e risolveva il problema definitivamente, oppure, se ad esempio la cicatrice fosse stata troppo grande o se lo spessore della cicatrice nel riassorbirsi sarebbe rimasto troppo largo andando a formare un cheloide, ci sarebbero stati dei problemi e probabilmente non avrei più potuto continuare ad andare in bicicletta.

E adesso?

Per il momento siamo soddisfatti, mi sto allenando a regime, sto facendo tantissime ore in bicicletta. Sento un po’ ovviamente il fastidio della cicatrice, ma questo è normale e previsto. Ci vorranno due o tre mesi per ricostruire i tessuti interni e per far sì che il corpo accetti che tutto venga rigenerato nuovamente al meglio. 

Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8
Masnada ha avuto l’occasione di provare la nuova Tarmac Sl8
L’ultima volta prima del Giro nel momento peggiore ti abbiamo sentito con il morale a terra. Adesso ti troviamo entusiasta e pronto. Tra il 2022 e il 2023 ti è capitato varie volte di fermarti e riprendere. Come gestisci questi momenti?

Ci sono stati anche nel passato momenti in cui ho dovuto interrompere il percorso agonistico a seguito di infortuni. Questa fase è stata la più lunga rispetto alle altre, per cui ho fatto un po’ di fatica nel ricostruire da zero quella che può essere una condizione ottimale per arrivare alle corse. Questa è infatti la ragione per cui ho fatto circa un mese di altura, per andare appunto a lavorare sull’endurance, sulle lunghe salite e sulle tante ore in bicicletta. Settimana dopo settimana, ovviamente faticando parecchio, però la condizione è cresciuta e ho fatto un test l’altro giorno quando eravamo sul San Pellegrino con la squadra e i valori non erano per niente male. Sono numeri che mi potrebbero permettere di rientrare alle corse, ovviamente non per ottenere risultati inizialmente, ma comunque per essere competitivo.

Ti sei fatto un’idea di quando tu possa tornare a un regime di prestazioni sportive ottimale?

Basterà confrontarsi già alle prime corse per capire quali sono le lacune e in quale parte del gruppo mi troverò. Ogni ritorno ha la sua storia, solitamente quando rientro anche dopo infortunio ho sempre una buona resa, per cui dipenderà ovviamente dalle gare che la squadra deciderà di farmi fare, ma non penso e non credo di essere troppo lontano da quello che è il mio standard. 

Le voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadra
Le voci di mercato sono nell’aria ma non disturbano lo spirito di squadra
Per quanto riguarda le voci di mercato che orbitano intorno a Remco. Ne avete parlato in ritiro? 

In ritiro non c’erano i miei compagni che hanno fatto il mondiale. Però le voci di mercato vanno e vengono. Per quanto mi riguarda sono tranquillo perché ho ancora un anno di contratto con questa squadra, quindi posso rimanere concentrato e fare del mio meglio. Ho ascoltato quello che dicono i compagni, letto i quotidiani e ovviamente a tavola ne parlavamo. Che Remco se ne vada in questo momento è molto, molto difficile. Per una serie di fattori, il primo è che lui stesso si trova molto bene qui. Viene considerato il vero e unico capitano della squadra, com’è giusto che sia. Poi ovviamente tutti gli altri litigi e battibecchi fanno parte un po’ del mercato, no? Come ci sono nel calcio, ci sono anche del ciclismo, però alla fine bisogna vedere le cose concrete. Lui ha un contratto fino al 2026. Rescindere non è così facile, non è che con i soldi si può sempre comprare tutto. Tutto possibile ma in questo caso è difficile. Ci sono delle clausole e delle regole da rispettare. Se cambiasse, sarebbe una cosa che stravolgerebbe il team e nessuno se lo aspetterebbe. Se si guardano anche i movimenti di mercato, come l’acquisto di Landa e il rinnovo di Van Wilder e di Vervaeke, indicano che di base Lefevere è convinto del suo futuro e di quello che sarà la squadra per i prossimi almeno due anni.

Vedrai questa Vuelta da casa tifando Remco e la squadra. Ti pesa?

Se i tempi di recupero fossero stati minori e se l’intervento fosse stato fatto precedentemente, cosa matematicamente impossibile, sarei stato il primo a voler combattere per guadagnarmi un posto alla Vuelta. Però, dato che ho ripreso in bici da un mese sono realista ed è improponibile affrontare un grande giro soprattutto sapendo che il capitano va per vincerlo. Per un Giro d’Italia si inizia a marzo a prepararlo con alture e tutto. Per cui sono stato io il primo a dire che non avrebbe avuto senso la mia presenza soprattuto perché c’è Remco da supportare al 100%. Lui vuole riprovare a vincerla. Io ripartirò a settembre con corse di un giorno e successivamente farò probabilmente una corsa a tappe. Poi ci saranno le corse di fine stagione in Italia.

GSG Reborn: l’estate dinamica ed elegante

24.06.2023
4 min
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GSG si lancia verso l’estate con la sua collezione Reborn, una serie di capi, sia per uomo che per donna, tecnici ed eleganti. Con il sole ed il caldo le nostre pedalate si allungano, ed è bene avere i prodotti corretti per affrontarle al meglio. 

La collezione Reborn non è pensata solamente per la strada
La collezione Reborn non è pensata solamente per la strada

Transfer a caldo

Riccardo Cremasco, marketing manager di GSG, ci aiuta a capire gli obiettivi della collezione Reborn

«L’obiettivo – racconta – è favorire il ciclista con un fitting anatomico, attraverso tessuti altamente traspiranti, poliestere strutturato, elastico siliconato. Una delle caratteristiche dei nostri tessuti è che nasce da materiale riciclato bio-sostenibile. Questo per fornire un prodotto che coniughi performance, comfort e durevolezza. Una delle caratteristiche fondamentali è che questi capi siano in grado di resistere agli stress il più lungo possibile. 

«Alcuni tessuti – riprende – li abbiamo rivisti: il tinto pezza abbinato a tessuti stampati è una scelta che conferisce un tocco di eleganza e autenticità alla collezione. Tra le novità maggiori c’è l’uso del transfer a caldo per i dettagli e i loghi delle singole maglie e dei pantaloni. Una tecnica che permette di impreziosire il prodotto, rendendolo ancora più fine».

Il tessuto utilizzato per realizzare la maglia Future è il Re-yarn, si tratta di un filato bio sostenibile
Il tessuto utilizzato per realizzare la maglia Future è il Re-yarn, si tratta di un filato bio sostenibile

Maglia Future

Questo nuovo capo, realizzato in tessuto riciclato Re-yarn, si adatta sia all’uso su strada che off-road. La vestibilità è regolare, unita ad una grande traspirabilità, dettaglio utile nel periodo estivo. Davanti il fine maglia ha un risvolto, mentre in vita è posizionato un elastico siliconato, per mantenere la vestibilità in ogni momento. 

Nel retro ci sono le tre tasche portaoggetti, alla quale se ne aggiunge una quarta con cerniera invisibile e fodera antiacqua. La zip anteriore è lunga ed autobloccante. La sicurezza è fondamentale, così GSG ha aggiunto un inserto rifrangente nella parte posteriore. 

I pantaloncini Pordoi si adattano sia alla strada che al fuori strada
I pantaloncini Pordoi si adattano sia alla strada che al fuori strada

Pantaloncini Pordoi

Anche questo capo è utilizzabile dal ciclista sia su strada sia che si diverta nell’off-road. Le sue caratteristiche tecniche lo rendono ottimo quando si pedala su lunghe distanze. I pantaloncini Pordoi sono cuciti con tessuto in lycra comprimente. Ha una vestibilità slim ed un taglio anatomico. 

Le bretelle, realizzate in rete elastica, si adattano molto bene all’altezza del ciclista ed alla sua fisionomia. In più, sono estremamente traspiranti, per dissipare il calore in eccesso ed evitare l’accumulo di sudore. Il grip a fine gamba è di 65 millimetri, molto alto ma mantiene bene la posizione. Il fondello è lo Zenith 3X, con poco spessore, la spugna densa attutisce efficacemente le vibrazioni.

Reborn è una collezione che guarda anche al mondo del ciclismo femminile, questa la maglia Excellence
Reborn è una collezione che guarda anche al mondo del ciclismo femminile, questa la maglia Excellence

Maglia Excellence

Non solo capi da uomo, come dicevamo all’inizio la collezione Reborn di GSG offre prodotti di ottima qualità anche da donna. Tra questi c’è la maglia Excellence, vestibilità race e tessuto fantastique che dona morbidezza e leggerezza. Insomma: comfort e prestazione in primo piano. Il fine manica è a taglio vivo. Anche il colletto, dal design basso, è a taglio vivo, la zip si nasconde nel garage posto sia sopra che sotto. 

Le tasche sono 3, alle quali si aggiunge la zip antiacqua, in più è presente un foro per passaggio cuffiette e dettagli rifrangenti sul retro.

GSG

Alta Badia, Maratona delle Dolomiti e il grande ciclismo

21.06.2022
3 min
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L’epoca Covid-19 ci lascia anche qualcosa di buono, pensando al futuro e alla connessione tra ambiente, sport e ciclismo. Quando il 30 settembre scorso, la Maratona dles Dolomites ha comunicato il tetto massimo dei partecipanti (fissato a 8000 presenze) per l’edizione 2022, un sussulto generale ha animato il mondo delle due ruote amatoriali. Le motivazioni sono diverse e tutte ampiamente argomentabili, sta di fatto che ci troviamo al cospetto di una comunità che ha insegnato a molti a fare turismo sportivo, a mettere al centro della promozione il territorio e a far diventare una gran fondo, una vetrina mondiale nella quale tutti vogliono essere protagonisti.

Unica nel suo genere, perché per la Maratona lavorano 4 persone tutto l’anno, che aumentano esponenzialmente di numero man mano che l’evento si avvicina. E’ uno strumento di lavoro per il turismo: si parla di oltre 16.000 presenze con un periodo di soggiorno medio tra le 2/3 notti, solo per citare alcuni numeri. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Michil Costa, presidente del comitato MdD e titolare di un Leading Hotel – La Perla – in Corvara.

La partenza della Maratona Dles Dolomites (foto Freddy Planinschek MdD)
La partenza della Maratona Dles Dolomites (foto Freddy Planinschek MdD)
Perché avete ridotto il numero massimo dei possibili partecipanti?

Per dare maggiore qualità alla manifestazione, perché nonostante tutto l’edizione del 2021, ancora in epoca Covid, ci ha insegnato qualcosa. Ci sono stati meno partecipanti, rispetto alle edizioni pre-pandemia, ma questo ci ha fatto notare che ha dato una maggiore qualità del prodotto offerto. La Maratona delle Dolomiti e l’Alta Badia, sono alla costante ricerca di qualcosa di nuovo da proporre e, oltre ai vari temi di attualità, la volontà era quella di dare ancor più qualità. La soluzione è stata quella di ridurre il tetto massimo delle iscrizioni. Mi rendo conto che per qualcuno possa essere una decisione impopolare e questo mi spiace, ma era necessario prendere una decisione, una posizione e fare una scelta. Così è stato fatto.

Professionisti o amatori, il ciclismo è parte dell’Alta Badia (foto Manuel Glira MdD)
Professionisti o amatori, il ciclismo è parte dell’Alta Badia (foto Manuel Glira MdD)
Con la riduzione dei partecipanti è auspicabile un ritorno al passato, per quello che riguarda il percorso?

E’ un’ipotesi, ma è difficile dire oggi, se ci sarà un ritorno sul Passo Fedaia. Di sicuro sarebbe molto interessante ed epico tornare alle origini, ma è necessario considerare le tante variabili che comporta la variazione e allungamento del percorso. Un tracciato più duro, il passaggio a Canazei con il blocco di una valle. I tasselli da mettere insieme sono diversi. Di certo il punto fermo, delle strade chiuse e dei passi alpini, aperti solo ai ciclisti in quella giornata è un fattore dal quale non si può prescindere. E’ una caratteristica della Maratona dles Dolomites. Comunque si, è lecito pensare al percorso di una volta.

Il Pordoi in più di un’occasione ha scritto pagine epiche al Giro
Il Pordoi in più di un’occasione ha scritto pagine epiche al Giro
Possiamo immaginare a un domani, dove la manifestazione amatoriale possa far da traino ad una dedicata ai professionisti?

Anche in questo caso affrontiamo un argomento attuale, dibattuto nel comitato e anche in tutta la nostra comunità. Non lo nego, ci stiamo pensando, magari anticipando con una sorta di parallelo con gli U23, forse nel 2023. Potrebbe essere una prova, come un test, che potrebbe anticipare l’evento dedicato ai professionisti. Un intero fine settimana di bicicletta, tra pro’ ed amatori. E’ da organizzare, ma si può fare.