Recupero e alta intensità: le due settimane post Giro di Tonelli

23.06.2025
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Rispetto a qualche anno fa, dopo il Giro d’Italia abbiamo visto moltissimi corridori continuare a correre. C’è persino chi è andato in Slovenia, in pratica una consecutio della corsa, e chi è rientrato solo qualche giorno fa. E’ questo il caso, per esempio, di Alessandro Tonelli.

L’atleta della Polti–Kometa infatti, dopo due settimane, è rientrato in gara alla Route d’Occitanie. Due settimane sono un periodo intermedio, né breve per fare solo scarico, né tanto lungo per recuperare appieno. Tonelli ha disputato quindi la corsa francese e poi ha proseguito nella nuova gara pirenaica, la prima edizione della Andorra MoraBanc Clàssica.

Dal caldo torrido della Route d’Occitanie al fresco dei Pirenei: questi sbalzi termici non aiutano
Dal caldo torrido della Route d’Occitanie al fresco dei Pirenei: questi sbalzi termici non aiutano
Alessandro, partiamo dalle tue sensazioni: come è stato rientrare in gara dopo il Giro?

Diciamo che il caldo ha influenzato molto la prestazione. In Francia abbiamo vissuto cinque giorni di tappe caldissime, a 35-36 gradi. Si sono sentiti parecchio nelle gambe e nel corpo. Ieri ad Andorra invece in tal senso molto meglio, perché era più fresco… a tratti quasi freddo, ma è stata una gara durissima: 4.000 metri di dislivello in 115 chilometri.

Al netto del caldo?

Dopo il Giro, come spesso accade, sentivo di fare una fatica bestia quando si andava piano. Ero impacciato, pesante, mentre andava meglio quando si andava forte. Ma è un classico del Giro: vieni da tre settimane in cui ti sei abituato alle alte intensità, ma non hai recuperato del tutto.

Entriamo nel cuore dell’argomento, le due settimane tra Giro e Occitanie: come le hai passate?

Nella prima settimana ho osservato un giorno di riposo totale e un giorno in cui facevo un’ora e mezza molto tranquilla. Solo al sabato ho fatto quattro ore con un primo richiamo d’intensità: 5-6 minuti facendo una progressione da Z4 a Z5.

Passiamo alla seconda settimana: il lunedì cosa hai fatto?

E’ stata una giornata un po’ particolare. Ho lavorato sulla forza. Ho fatto le classiche SFR. Essendo parecchio tempo che non andavo in palestra, poteva essere rischioso con le gare così vicine. Così ho cercato di fare la forza in bici.

Per Tonelli nella seconda settimana post Giro parecchia intensità a casa
Per Tonelli nella seconda settimana post Giro parecchia intensità a casa
Martedì?

Recupero, un paio d’ore facili…

Mercoledì?

Ho ripetuto il lavoro del lunedì.

E siamo al giovedì…

Ho fatto 4 ore, con lavori ad alta intensità. Ho fatto due salite iniziandole forte in Z5 per 4 minuti, poi 3 minuti di recupero in Z3 e poi altri 8 minuti in Z5. In totale sono stati 15 minuti di lavoro ripetuti per due volte. A seguire ho inserito un lavoro in pianura ad alta cadenza: 2×8 minuti in Z3.

Venerdì?

Scarico semplice, un paio d’ore.

E il sabato?

Ho fatto una distanza regolare, che poi distanza vera e propria non era perché in questa fase non si deve caricare tantissimo. Quindi ho fatto 4 ore e 30′ con tre salite da 25 minuti. Una di queste salite l’hanno affrontata al Giro Next Gen prima del Maniva, è il Passo dei Tre Termini, che da noi è noto come Polaveno.

E infine, Alessandro, eccoci alla domenica…

Riposo assoluto, non sono uscito. Nel limite delle possibilità la domenica per me è sacra e la dedico sempre al riposo. In compenso ho fatto ancora un richiamo il giorno successivo.

Calando i chilometri, Tonelli ha diminuito l’apporto di carbo anche in allenamento
Calando i chilometri, Tonelli ha diminuito l’apporto di carbo anche in allenamento
E cosa hai fatto di preciso?

Ero alla vigilia della partenza per la Route d’Occitanie e ho fatto 2 ore e 45 minuti con due lavori ad alta intensità di 12 minuti in salita (a varie intensità) e a seguire 5 ripetizioni da 20”-40”.

Insomma Alessandro, nel complesso non un super volume ma neanche si passeggiava. Invece da un punto di vista alimentare come hai gestito queste due settimane?

Allenandomi meno ho calato l’apporto dei carboidrati, soprattutto nella prima settimana. Sostanzialmente la regola è: ti alleni meno, mangi meno. Poi quando ho ripreso ad allenarmi mi sono rimesso al regime di 80 grammi di carbo l’ora. Io anche in gara esagero, arrivo mediamente a 110 grammi l’ora.

Avrai mangiato meno, ma qualche sgarro post Giro lo avrai pur fatto?

Ma sì, già a partire dalla cena che abbiamo fatto tutti insieme a fine Giro. Poi però, dovendo correre, non è che ti lasci andare del tutto. In quella settimana di riposo controllavo l’alimentazione, ma se volevo qualcosa, che so un gelato, un dolcetto, me lo mangiavo. Alla fine lo stacco in quei giorni era anche per la testa e non solo per le gambe.

Sul fronte dei liquidi e dell’integrazione?

In allenamento non è cambiato tanto perché alla fine di caldo vero a casa ne ho preso un paio di giorni. Ma in gara in Francia ho bevuto moltissimo.

Piganzoli: «Il livello è salito, ma io vado più forte dell’anno scorso»

22.05.2025
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Oltre metà Giro d’Italia è alle spalle, ma il bello deve ancora venire. E in questo bello che ci si aspetta mettiamo anche Davide Piganzoli. Con il corridore della Polti-VisitMalta abbiamo fatto il punto della situazione più o meno al giro di boa della corsa rosa.

Sin qui ha corso bene. Si è fatto vedere il giusto ed è lì a ridosso della top ten della generale: 17° a 3’59” da Del Toro e la decima posizione a 1’26”. Bisogna dire anche che rispetto all’anno scorso, tolto Tadej Pogacar, il livello medio per la contesa delle posizioni di vertice è molto più elevato e più affollato. Eppure dopo ogni difficoltà si sfogliano le classifiche e “Piga” c’è.

Davide Piganzoli (classe 2002) incontrato in questi giorni della corsa rosa
Davide Piganzoli (classe 2002) incontrato in questi giorni della corsa rosa
Davide, come sta andando?

Sinceramente ho iniziato bene in Albania, penso di aver fatto delle buone prestazioni. Poi ho avuto una caduta il giorno della grande caduta che mi ha un po’ debilitato. Però dai, credo che mi sto riprendendo. Siamo riusciti a uscirne indenni dagli sterrati di Siena, quindi è già un buon segnale.

San Pellegrino in Alpe, ma anche Tagliacozzo e Siena sono state le tappe più importanti sin qui: come ti sei sentito?

A Tagliacozzo venivo dalla caduta del giorno prima. Avevo un po’ di dolore sui glutei. Sapete, dopo una caduta alla fine si è sempre un po’ debilitati però dai, mi sono staccato quando ho iniziato il tratto duro. A quel punto ho cercato di tener duro e di rimanere lì, appunto, senza perdere troppo. Sapevo che sarebbe stata una giornata difficile.

E a Siena con gli sterrati? Dalla tv ci è parso vederti rimontare un paio di volte…

Sono soddisfatto perché alla fine ero nel secondo gruppo dietro ai primi 15. E’ tutta gente di esperienza e anche molto forte, quindi credo di essermi difeso bene. E anche la squadra ha fatto un ottimo lavoro per prendere appunto gli sterrati.

Il lombardo sta migliorando molto a crono. A Tirana è andato molto bene: 18°. Ha pagato qualcosina in più invece a Pisa
Il lombardo sta migliorando molto a crono. A Tirana è andato molto bene: 18°. Ha pagato qualcosina in più invece a Pisa
Se dovessi fare un paragone con il Giro dell’anno scorso, dopo 9 tappe, come ti senti?

Sicuramente è cambiato il livello perché veramente quest’anno si va molto più forte rispetto all’anno scorso, perché c’è più gente che va forte in salita. Alla fine l’anno scorso c’era Pogacar, poi ce n’erano quattro o forse cinque dietro di lui. Quest’anno invece ce ne sono veramente dieci che possono giocarsi il Giro e sono tutti lì ogni giorno che vogliono stare davanti. Quindi ritmo più alto e c’è più concorrenza. Però io credo che come numeri sono messo bene, sono sopra i livelli dell’anno scorso, quindi penso appunto che ci sarà da divertirsi nell’ultima settimana e se staremo bene cercheremo un po’ di fare la differenza.

E parlando in modo più concreto: recupero, approccio alle tappe, stress… Come lo stai vivendo?

Sicuramente mi sento meglio, mi sento cresciuto sia per carico di allenamenti che ho fatto, che per tutto il resto. Io credo e sono fiducioso che possa essere un bel Giro, anche sulla crono ci ho lavorato molto. Anche sul Teide, dopo la Tirreno. Quel distacco può essere un nonnulla se si pensa agli ultimi giorni.

Da oggi iniziano tre tappe che in teoria dovrebbero essere un po’ più facili. Possono essere dei recuperi attivi? Frazioni in cui risparmiare il più possibile?

Avremo tre giorni meno difficili su carta ed appunto è importante cercare di spendere il meno possibile, di essere lì davanti per non prendere buchi, però appunto di cercare di rimanere in classifica senza spendere troppo.

Piganzoli è al suo secondo Giro d’Italia. L’anno scorso a Roma fu 13°
Piganzoli è al suo secondo Giro d’Italia. L’anno scorso a Roma fu 13°
E come saranno gestite anche da un punto di vista alimentare? Avete fatto un piano diverso per queste frazioni con così poco dislivello?

Abbiamo un nutrizionista che lavora con noi che valuta ogni giorno tutto il nostro dispendio calorico per poi impostarci appunto il successivo pasto di recupero. Il pasto di recupero, la merenda, la cena e lo snack prima di andare a dormire che varia appunto in base a quanto abbiamo consumato ogni giorno, pertanto sarà tutto calibrato a dovere.

Il tuo team manager, Ivan Basso, per esempio, avrebbe corso sempre davanti. È ipotizzabile rischiare un pochino meno e starsene un po’ più in coda, risparmiare un po’ di energia? Una volta si diceva che gli “appartamenti erano più larghi” dietro…

Di certo dietro si sta molto meglio, però ci sono anche veramente molti più rischi, perché sicuramente una caduta non avviene mai nelle prime cinque posizioni, ma sempre dalla trentesima, cinquantesima in poi. Se sei nei primi 30, la puoi schivare. Se invece sei dietro, rimani coinvolto anche se non cadi e sei obbligato a fare un rilancio per rientrare. O magari prendi un buco di cui avresti fatto volentieri a meno.

Chiaro…

Come ho detto prima, a livello alto ci sono tante squadre che vogliono stare davanti e questo crea nervosismo, crea velocità e questo penso sia il motivo per cui in questo momento le medie siano così alte. Se va bene, quando mancano 30-40 chilometri tutti iniziano a spingere perché i capitani vogliono stare davanti. Altrimenti succede sin dall’inizio della tappa come si è verificato più volte.

Ecco Piganzoli con Pellizzari, i due sono stati spesso compagni in azzurro tra gli U23
Ecco Piganzoli con Pellizzari, i due sono stati spesso compagni in azzurro tra gli U23
A proposito di stare davanti: tante volte parlando con gli altri atleti delle Professional, quando si va in queste grandi corse emerge il tema che le WorldTour si arrogano il diritto di stare davanti, quasi fosse una gerarchia prestabilita in gruppo. Ci viene in mente Pellizzari per esempio, quest’anno che è alla Red Bull-Bora, viaggia costantemente davanti. Tu come giudichi questo argomento?

Un po’ di gerarchia c’è. Io rispetto tutte le squadre, alla fine capisci che se ti passa davanti un corridore della UAE Emirates o della Red Bull-Bora, è quasi giusto che stia davanti lui visti i leader che hanno. Tuttavia ci sono momenti in gara che questo non deve accadere e bisogna saper qual è il momento esatto. Bisogna capire qual è il momento perché se un giorno noi ci vogliamo giocare una vittoria di tappa con Lonardi, è giusto che anche la Polti-VisitMalta stia davanti e tenga davanti il suo leader. Il giorno che io voglio provare a fare la tappa in salita è giusto che anche io possa avere la possibilità di prendere la salita con i primi.

A proposito di Pellizzari. Siete le speranze azzurre. Vi parlate mai in gruppo? Che rapporto avete?

Io e Giulio siamo veramente tanto amici. Parliamo di bici, ma non solo. Anche al di fuori del ciclismo ci sentiamo. Le nostre compagne sono amiche, andiamo a cena fuori… Noi ci confrontiamo in tutto e per tutto, non solo sul ciclismo. E’ bello il rapporto che si è creato.

Come lo vedi pedalare?

Bene, va veramente forte. Nella tappa di Siena è andato come un aereo. Quando Roglic ha bucato l’ha riportato dentro e poi ha tirato per contenere un pochino il ritardo. Sì, sta andando veramente forte, quindi gli auguro il meglio.

Allora la prossima domanda la faremo a lui, vediamo che ci dice quando gli chiederemo: come pedala Piganzoli?

Speriamo che dica: forte!