Francesco Lamon, Gidas Umbri, Stefano Moro, Jonathan Milan, quartetto, europei Plovdiv 2020

I pensieri di Lamon, maestro di quartetto

14.11.2020
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Plovdiv, partenza del quartetto maschile: Lamon è pronto a scattare. Villa si avvicina e gli dice poche parole: «Duro Lemon, mi raccomando». Francesco annuisce, strappando il gesto alla concentrazione. Ma cosa c’è sotto la visiera del primo uomo del trenino azzurro? Nella sua mente è tutto un ribollire, da scacciare per concentrarsi sulla finale. Ma non è facile. Le gambe non sono al top e nelle insicurezze spesso si infilano i pensieri. Come ha vissuto i giorni di avvicinamento vedendo andar via per Covid i compagni di mille battaglie? E come è stato essere il riferimento di tanti debuttanti?

Francesco ha appena finito i massaggi. Al suo europeo manca la madison di domani e poi potrà tornarsene a casa. Il racconto è fluido, come nelle mattine della pista quando si aspettano le battaglie del pomeriggio.

Marco Villa, Francesco Lamon
Parte la finale del quartetto. Villa di avvicina a Lamon: «Duro Lemon, mi raccomando»
Marco Villa, Francesco Lamon
Parte la finale: «Duro Lemon, mi raccomando»
Come stavi?

Partiamo dal presupposto che se anche ci fossero stati gli altri, non so come sarebbe andata. E’ stato un anno strano, con sensazioni diverse dal solito. Non c’era l’attitudine allo sforzo, la base delle gare su strada che a me personalmente è mancata tanto. Poi c’era il dubbio se Ganna sarebbe partito con noi e nemmeno si poteva pretenderlo dopo i mondiali di Imola e il Giro d’Italia.

Invece Ganna a un certo punto è comparso in pista.

E addirittura insisteva, così a noi è venuto morale, uno stimolo in più. Poi invece si è ammalato e dopo di lui anche Scartezzini e Bertazzo. E a quel punto ci siamo chiesti se avesse senso partire. Ne abbiamo ragionato con Villa e alla fine aveva ragione lui. Era comunque un’occasione di fare esperienza, ottenere un risultato. E così siamo venuti in Bulgaria come se nulla fosse successo.

Però dei veterani c’eri solo tu e con il Covid non si sa come funziona…

Eravamo tutti sul chi va là. All’inizio pensavamo che quello di Ganna non fosse Covid. Avevamo fatto tutti i tamponi. Poi Scartezzini e Bertazzo. E io mi sono chiesto: perché a me no? Mi sono convinto di averlo avuto nei mesi scorsi, quando non si correva. Senza sintomi, senza essermene accorto. Nel quartetto ho sentito di non essere in forma, non ero il solito Lamon.

Hai corso davvero poco su strada?

La Vuelta San Juan a inizio anno. Poi una corsa ad Alessandria ad agosto, una in Veneto e le due gare toscane, al Del Rosso e Ponsacco. Cinque corse. Al confronto con Ganna che ha fatto tutta la stagione e Milan che ha fatto il Giro U23, ero troppo indietro.

Non potevi entrare in qualche nazionale?

Bella domanda, ma non mi sento di dire che ne avessi più diritto di altri. Tutti avevano e hanno bisogno di correre.

Francesco Lamon, Vuelta San Juan 2020
La Vuelta San Juan è la prima delle cinque gare su strada di Lamon nel 2020
Francesco Lamon, Vuelta San Juan 2020
Poche per Lamon 5 gare su strada in tutto il 2020
Hai assaggiato il quartetto senza le sue colonne, pensi ci sia un futuro per questi ragazzi?

Secondo me sì. I giovani non hanno tanta esperienza e magari si vede, ma spingono. Milan è con noi da un anno e ha debuttato sul serio ai mondiali di Berlino. Ha un buon livello, potrebbe addirittura essere con noi a Tokyo. Lo dirà Villa.

Hai sempre fatto il primo uomo?

No, per i primi 5 anni sono stato il quarto. Poi nel 2017 ho provato come lanciatore, visto che andavo bene nel Chilometro da fermo. Ed è un ruolo che preferisco, non soffro le partenze. So che devo dare tutto, ma senza strappare, per non danneggiare i tre che mi seguono.

Il tuo sforzo è brutale, non varrebbe la pena usare un dente in meno?

Farei di certo meno fatica, ma quando poi il quartetto è lanciato, sarei nei guai. Addirittura, rispetto agli altri che usano il 61, ho un rapporto un po’ più lungo, il 62×14, come Ganna. Così quando sono a ruota recupero un po’ meglio.

Madison e poi vacanze?

Sì, una decina di giorni, in cui andrò anche a farmi qualche analisi per capire i valori sballati dell’ultima volta. E poi si comincerà a lavorare per il 2021 ancora con la maglia Arvedi.

Bene così, in bocca al lupo per domani. Duro Lemon, mi raccomando…

Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020

Martina, l’oro, le lacrime e… le vacanze

11.11.2020
3 min
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Un finale da grandissima e così nel primo giorno degli europei di Plovdiv, Martina Fidanza scrive la storia e poi crolla nelle lacrime più belle. Chi l’ha seguita si è reso conto di non avere di fronte una ragazza di 21 anni, ma una grande atleta, capace di crederci anche quando lo scratch bulgaro sembrava perso. E chi l’aveva vista concentratissima a Montichiari prima di partire aspettava la controprova della corsa di oggi. E la controprova è arrivata.

Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Martina Fidanza, oro nello scratch: dopo le lacrime il sorriso
Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Dopo le lacrime, arriva il sorriso

«Sapevo di stare abbastanza bene – dice Martina dopo l’antidoping – di avere una buona gamba. Guardando l’elenco delle partenti, ho pensato che sarebbe venuta fuori una gara strana, perché mancavano le individualità più forti, come la Wild…».

Magari eri tu l’individualità più forte.

Sta zitta per un secondo. Deglutisce. La vittoria la percorre ancora come una scossa fortissima. «Magari», dice.

La foto la ritrae sugli scalini del podio. Piange. Evviva le vittorie che ti scuotono: sono le più belle.

«C’è tutto in quelle lacrime – ammette con un filo di pudore – ma soprattutto il fatto che pensavo fosse ormai andata. Non credevo che la bielorussa mollasse così nel finale. Ma persa per persa, quando è partita la russa le sono andata dietro e ho dato tutto».

Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
L’oro di Martina è il debutto migliore per la spedizione azzurra
Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
L’oro di Fidanza è il miglior debutto per gli azzurri

Dieci chilometri, 40 giri. Tempo di gara 12’47”. Media di 46,936. Quando il 12 ottobre ha vinto il terzo oro agli europei under 23, si poteva pensare che fosse un risultato facile, ma in pista e più in genere sulla bici di facile non c’è mai nulla e Martina lo ha capito bene, lavorando con i tecnici del CTF Lab.

«E’ stato un anno bellissimo – sorride – anche se partito in modo particolare. La svolta c’è stata proprio agli europei under 23 di Fiorenzuola e lì il morale è andato alle stelle. Rispetto a quei giorni, qua mi sono sentita un po’ più libera, scarica di tensione. Appena un po’ agitata. A Fiorenzuola sapevo che l’oro fosse alla mia portata, questi europei elite erano un punto di passaggio e magari invece sono diventati un punto di partenza. A volte tendo a essere un po’ emotiva e forse alla fine in quello sfogo si è sommato tutto in una volta».

Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Un finale corso con la freddezza e la maturità della campionessa
Martina Fidanza, scratch, europei Plovdiv 2020
Finale vissuto con freddezza e potenza

Nel suo calendario adesso c’è scritta la parola magica: vacanze.

«Staccherò per un po’ – e nel dirlo tira un sospirone – almeno per due settimane e mezzo. E poi parleremo del resto. Non saranno vacanze nel senso dei viaggi e il solito, ma saranno bellissime lo stesso. Un bell’inverno sereno. E poi penseremo ai prossimi sogni».

Gli europei vanno avanti, lei torna a casa. Da domani ci saranno altre storie azzurre da raccontare. Come quella del quartetto maschile ridisegnato tre giorni fa dopo i tamponi positivi di Ganna, Bertazzo e Scartezzini. Gli azzurri hanno fatto segnare un buon 3’56”787, secondo tempo alle spalle della Russia e questo gli permetterà di accedere al primo round sfidando la Svizzera, con la possibilità di accedere alla finale per il primo e secondo posto.

Dino Salvoldi, Martina Alzini, Martina Fidanza

Salvoldi, a Plovdiv per chiudere in bellezza

11.11.2020
3 min
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Per le ragazze di Salvoldi, gli europei di Plovdiv saranno l’ultimo sforzo della stagione. Non essendo previste le prove di Coppa del mondo, dopo le gare bulgare inizierà finalmente il meritato riposo. Per il tecnico lombardo l’ultima non è stata certo un’annata serena, per cui parlare di sport è il modo migliore per andare avanti, tenendone fuori altri discorsi più adatti semmai ad altre sedi.

Il gruppo appena arrivato in Bulgaria è forte delle sue migliori individualità, con l’eccezione di Letizia Paternoster, rientrata in gara ai campionati italiani del 31 ottobre e poi spedita in Spagna per la Vuelta assieme ad altre azzurre come Balsamo e Consonni.

Dino, con quali ambizioni siamo in Bulgaria?

La qualità del gruppo ci consente sempre di gareggiare per qualcosa di importante, nonostante il contesto non ci abbia consentito di lavorare e progredire come volevamo.

Che cosa intendi?

Siamo stati fermi per due mesi. A maggio siamo andati avanti con allenamenti individuali. I due mesi prima che riprendessero le corse su strada sono stati i più proficui sul piano tecnico. Abbiamo fatto lavori specifici, migliorato le posizioni, quello che altrimenti si ha poco tempo per fare.

Rachele Barbieri, Martina Alzini
Per Rachele Barbieri e Martina Alzini, defaticamento sui rulli
Rachele Barbieri
Rachele Barbieri, defaticamento sui rulli
Tutto senza Paternoster…

E’ stata la sola eccezione alla normalità. L’aspetto positivo è che finalmente non ha più male al ginocchio.

Obiettivo Tokyo?

Facendo però una considerazione. Non ho mai fatto segreto dicendo che le Olimpiadi per noi rappresentano un passaggio importante, ma intermedio. Per questo gruppo si tratta della prima volta, per cui non sarà facile garantire il risultato al cospetto di avversarie al top che magari proprio a Tokyo saranno al culmine della propria parabola atletica. Andiamo per fare il nostro meglio, per fare esperienza e con l’idea di dominare nel 2024. Cercando di fare del nostro meglio per primeggiare in questo nuovo ciclismo globale.

Martina Alzini
Martina Alzini correrà l’inseguimento a squadre
Martina Alzini
Alzini per il quartetto
Chiarisci il concetto?

Se fossimo una squadra come accade nel calcio, potremmo allenarci sempre insieme e saremmo in grado di pianificare meglio il lavoro. Dipende dalla cultura sportiva del Paese in cui nasci. Il contesto italiano per certi versi è splendido, per altri ha dei limiti che con il passare del tempo si acuiscono. Il reclutamento da noi avviene tramite le società sportive, basate spesso sul volontariato ma senza una grande competenza tecnica. All’estero ci sono dei centri federali in ogni città, in cui si viene immessi da subito in un percorso più qualificato. Senza che la strada abbia il peso che ha da noi.

Anche fra le ragazze è così?

In questo momento per fortuna c’è grande collaborazione con i team. Più che fra gli uomini si riesce ad avere una buona alternanza, ma tanto è merito loro. Sono campionesse, hanno vinto i loro titoli, riescono a guadagnarci qualcosa e di conseguenza impongono la loro voce anche nei club.

Dino Salvoldi, Martina Fidanza, Montichiari, 2020
Ripetute per Martina Fidanza a Montichiari
Dino Salvoldi, Martina Fidanza, Montichiari, 2020
A Montichiari, ripetute per Martina Fidanza
Come fai a farle andare d’accordo, così tante e così forti?

Ne parliamo spesso insieme. Sono consapevoli loro per prime della qualità di ciascuna e sanno che il posto si guadagna con i tempi. Detto questo, sta a noi ricercare l’equilibrio affinché nessuna si senta esclusa. Devo dire che funziona. Quest’anno è entrata forte anche Silvia Zanardi, c’è da lavorare perché tutto giri nel modo giusto.