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Cosnefroy piega Alaphilippe a Plouay. Altro nome per Leuven

30.08.2021
5 min
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Alaphilippe fa rotta su un finale di stagione che potrebbe dargli ancora grandi soddisfazioni, ma intanto incassa un’altra sconfitta. Accade a Plouay, nella Bretagne Classic-Ouest France, per mano di Benoit Cosnefroy, ragazzo di 25 anni, che non ha un grande palmares ma alla Freccia Vallone del 2020, terreno di caccia preferito del campione del mondo, si piazzò secondo alle spalle di Hirschi. E in Francia intanto si fregano le mani pensando ai mondiali…

Sul podio, il francese tra Alaphilippe e Honoré: Deceuninck piegata
Sul podio, il francese tra Alaphilippe e Honoré: Deceuninck piegata

Una foto per il salotto

«Spero di batterlo un giorno», aveva detto lo scorso inverno in una intervista, commentando il fatto che quel giorno a Huy il campione del mondo non ci fosse. Perciò quando si è reso conto di averlo battuto a Plouay, la sua gioia è stata irrefrenabile.

«Davanti a Julian, con la sua maglia da campione del mondo – ha detto subito dopo l’arrivo – vado subito a incorniciare la foto e la metterò nel mio salotto. Non avevo riferimenti di volate contro Julian, ma ero sicuro di essere più fresco. Inoltre quello di Plouay è uno sprint particolare. Un falsopiano in salita di 200 metri dopo un tratto di discesa. Si arriva veloci e poi serve la forza per tenere. Non sono riuscito a staccarlo sull’ultima salita, ho pensato che non ce l’avrebbe fatta a battermi in volata. Ho creduto in me stesso ed è andata bene…».

Si rivede in fuga anche De Marchi, che ormai è sul binario giusto
Si rivede in fuga anche De Marchi, che ormai è sul binario giusto

Dolore al ginocchio

Lo sprint era la sua bestia nera, a dire la verità. Aveva iniziato a parlarne lo scorso anno dopo il terzo posto alla Freccia del Brabante dietro Alaphilippe e Van der Poel e il secondo alla Parigi-Tour alle spalle di Pedersen.

«Per trasformare i miei posti in vittorie – disse sconsolato – devo migliorare la mia velocità».

E così lo scorso inverno, Benoit detto “Beubeu” si è trasferito da Cherbourg, il Comune sulla Manica in cui è nato e dove vive, al sud della Francia per evitare viaggi più lunghi e non rischiare fastidiosi contagi Covid. Solo che il lavoro di forza messo in atto per migliorare la velocità e forse anche il clima più rigido di quello spagnolo gli hanno provocato un dolore al ginocchio destro che ha condizionato il suo rendimento al Nord. E dopo il Tour in appoggio a Ben O’Connor, la vittoria di Plouay ha rimesso il morale a posto.

«Questo è il Grand Prix de Plouay (il nome d’origine della corsa, ndr) – ha detto – appartiene al patrimonio del ciclismo francese. E oltre a questo, stavo cercando la prima vittoria al WorldTour e l’ho trovata». 

Alaphilippe è da poco rientrato alle corse e ora fa rotta su Leuven per confermare il suo iride
Alaphilippe è da poco rientrato alle corse e ora fa rotta su Leuven per confermare il suo iride

Tenaglia Deceuninck

Non è stato un risultato venuto per caso. Prima ha seguito Alaphilippe nell’attacco sulla salita di Saoutalarin a quasi 60 chilometri dal traguardo e a quel punto Cosnefroy si è reso conto di essere nella morsa del campione del mondo e del compagno Honoré. Ha ragionato. Ha risparmiato le forze a a una ventina di chilometri dal traguardo si è tolto di ruota il danese. E a quel punto Alaphilippe ha mangiato la foglia e ha smesso di collaborare, provocando un gesto di stizza nel connazionale.

«Gli ho detto che doveva essere più fiducioso perché poteva vincere – ha spiegato dopo l’arrivo il campione nel mondo – ero un po’ nella sua stessa situazione nel 2018 quando ho vinto la Freccia Vallone. Era l’attesa della prima grande vittoria. Gli farà bene per il futuro, ha meritato il successo e non sarà l’ultimo».

Cosnefroy ha confermato ogni parola. «Mi ha detto che potevo vincere. Dopo l’arrivo, Julian è stato super felice per me. So che era sincero. Andiamo molto d’accordo».

Tra Alaphilippe e Cosnefroy una volata difficile, in cui la freschezza ha fatto la differenza
Tra Alaphilippe e Cosnefroy una volata difficile, in cui la freschezza ha fatto la differenza

Attacco da lontano

Per Julian il rientro alle corse non è stato semplice. Perciò, volendo evitare il confronto diretto con quelli più in forma, ha provato da lontano. 

«Il percorso offriva possibilità di muoversi da lontano – ha detto – quindi siamo andati subito a tutta. Purtroppo alla fine, dopo ogni rilancio sentivo che il crampo non era lontano. Benoit (Cosnefroy, ndr) invece era sempre lì ed è stato semplicemente il più forte. E’ stato già tanto poterlo seguire».

Prima vittoria WorldTour per Cosnefroy e la gioia sul volto
Prima vittoria WorldTour per Cosnefroy e la gioia sul volto

Voeckler prende nota

Il più contento di tutti è parso Thomas Voeckler, il selezionatore della Francia che per Tokyo aveva dovuto fare i conti con il rifiuto inatteso e spiacevole di Alaphilippe. Oltre ad Alaphilippe, Laporte, Senechal e Turgis, il nome di Cosnefroy è un altro da aggiungere alla lista dei corridori per il mondiale: manca più di un mese, ma alla Ag2R Citroen garantiscono che il ragazzo non avrà problemi per tenere la forma. E intanto Alaphilippe sornione fa i conti della sua condizione e annuncia che andrà a rifinirla al Tour of Britain (5-12 settembre). Il solito sorriso da moschettiere del re, ma un’altra sconfitta da masticare fino alla prossima corsa.

Tutta Chiara, fra medaglie e risate

12.10.2020
4 min
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C’è stato un periodo in cui Chiara Consonni era soltanto la sorellina di Simone. La cosa non la faceva impazzire. Ma siccome certe cose non si possono dire, la biondina che spesso ride continuava ad allenarsi e correre. E correndo, le capitava sempre più spesso di vincere.

Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione
Chiara Consonni, europei 2020
A Fiorenzuola 2020, vittoria nell’eliminazione

Con quattro mondiali e quattro europei, oggi Chiara Consonni – che corre con la Valcar-Travel & Service – è una delle colonne portanti del ciclismo femminile in Italia. E mentre le sue compagne del quartetto sono fiere di rivendicare la loro preferenza per la pista, lei si fa una risata e dice di essere 50 e 50. Perché la pista è bella, ma la strada lo è ugualmente.

«E’ sempre difficile decidere – dice Chiara – perché ho vinto tanto anche su strada. Sono emozioni che ricordi a lungo, sensazioni diverse, due mondi opposti. Diciamo che del nostro gruppo sono la meno schierata».

Sarà difficile alla fine della nostra chiacchierata dire se siano state più le parole o le risate. Perciò si va avanti nel segno del buon umore che di questi tempi è merce preziosa.

Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara Consonni, Plouay 2020
Va forte anche su strada: qui terza a Plouay 2020
Chiara, che effetto fa essere uno dei pilastri del quartetto?

E’ importante. Se sbagli, il tuo errore condiziona tutti. Preferisco il quartetto a uno scratch, dove corri per te solo. Il fatto che non ci fossero Paternoster e Balsamo si poteva sentire se non fossimo un gruppo allargato e affiatato. Corriamo insieme da tanto. Forse soltanto Silvia Zanardi era un nuovo innesto, ma era anche la più motivata di tutte.

Siete così amiche?

Siamo un bel gruppo, ma viviamo lontane, per cui ci frequentiamo solo in bici. Solo con Martina Fidanza capita di vedersi, perché viviamo nello stesso paese e allora magari si esce a cena.

Le vittorie sono tutte belle?

Non ci si abitua mai, vincere è sempre più bello.

Si riesce anche a fare analisi degli errori?

Gli sbagli sono sempre quelli, li notiamo nel momento stesso in cui li facciamo. Per questo all’inizio si festeggia e poi si fa il punto. Di solito accade quando facciamo defaticamento sui rulli e, ancora a caldo, ci raccontiamo come è andata. Se passa troppo tempo, gli errori si dimenticano e si pensa solo a fare festa.

Chiara Consonni, europei 2020
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Agonismo, forza fisica e sempre un tocco di femminilità
Ti capita di allenarti con Simone?

Praticamente mai. Ci vediamo. Ci sentiamo. Se ho un problema in bici o nella vita scrivo a “Simo”, lui è il mio riferimento. Ma per il resto è sempre in giro, non ci incrociamo mai. 

Che effetto fa essere uscita dalla sua ombra?

Ammetto che all’inizio un po’ mi desse fastidio essere considerata soltanto sua sorella, ma ora mi faccio meno problemi. Un po’ forse perché ho raggiunto la mia dimensione. Magari adesso sarà lui ad essere riconosciuto come il fratello di Chiara.

Dalla pista alla strada.

Da Fiorenzuola al Fiandre e poi a De Panne. Poi i campionati italiani, infine se la fanno, la corsa nel finale della Vuelta. Non è facile passare da pista a strada. Sono sforzi completamente diversi. Per questo dalle gare al Nord non è possibile aspettarsi tanto, perché di certo ho perso distanza e ritmo gara. Però morivo dalla voglia di fare il Fiandre.

Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Già insieme a Doha 2016: Fidanza, Consonni, Elisa Balsamo iridata e Paternoster
Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo, Letizia Paternoster, Doha 2016
Doha 2016, Fidanza, Consonni, Balsamo iridata e Paternoster
Perché?

Perché il primo anno sono caduta due volte. E la seconda volta mi sono ritrovata da sola ai piedi di un muro. L’ho fatto in mezzo a due ali di folla che mi incitavano, erano tutti per me. Credo sia stato il momento più emozionante da quando corro in bici. Come essere in fuga, con l’accortezza di non alzare le braccia sul traguardo…

Che inverno prevedi per Chiara Consonni?

La stagione è stata breve ma intensa, quindi magari mi fermerò per il solito mesetto e poi ci darò dentro subito. Il programma per il prossimo anno è di iniziare subito forte, quindi ci sarà da menare. E francamente non vedo l’ora.