Titici Alfa: leggera e rapida, perfetta per i pistard dell’Arvedi

06.03.2025
4 min
Salva

Il 2025 si è aperto con una grande novità per Titici, in quanto lo scorso 8 febbraio è stata annunciata una nuova partnership insieme al team Arvedi Cycling. L’azienda mantovana fornirà agli atleti della formazione elite e under 23 le biciclette per la stagione appena iniziata. I ragazzi correranno con il modello Titici Alfa, una bici progettata per massimizzare l’efficienza aerodinamica e per questo perfetta per chi è alla costante ricerca della velocità. 

L’Alfa nasce da un telaio monoscocca, caratterizzato dal tubo orizzontale PAT10, il più sottile al mondo omologato UCI e dall’innovativa tecnologia DAC (Double Air Channels). Questa soluzione prevede un doppio canale d’aria sul tubo verticale, ottenuto grazie all’avanzato sistema di fissaggio dei foderi alti e alla tecnologia AFT (Aero Flap Technology).

Più leggera

Il progetto nasce dalla già esistente Titici Alfa, che per entrare nel mondo delle competizioni ha subìto qualche modifica al fine di essere ancora più performante.

«Il nostro ingegnere – racconta Marco Compagnoni, general manager di Titici – ha ricevuto l’indicazione di realizzare un telaio estremamente aerodinamico. Abbiamo realizzato il nostro stampo con l’intento di trovare un modo per togliere qualche grammo, cosa non semplice quando si cerca di massimizzare l’aerodinamica. I primi passi tecnici sono stati fatti attraverso dei modelli e dei disegni a computer, successivamente abbiamo stampato un modello e siamo stati in galleria del vento a Silverstone».

La forma del tubo sterzo è ottimizzata per i flussi d’aria
La forma del tubo sterzo è ottimizzata per i flussi d’aria
Per il design quali sono i punti dove avete lavorato maggiormente?

Direi che le particolarità del modello Alfa sono due. La prima è che siamo riusciti a mantenere il top tube con la forma originale, quindi molto schiacciata. Non era scontata come cosa perché l’UCI ha dei regolamenti molto stretti e restare al loro interno è complicato. Abbiamo dovuto alzare il top tube di un paio di millimetri rispetto al progetto originale ma siamo riusciti nel nostro intento che era quello di mantenere invariata la tecnologia PAT: Plate Absorber Technology. 

L’altra particolarità?

La troviamo nel carro posteriore che si connette al top tube tramite due tubi. E’ stato inserito anche un flap nella zona del tubo sella che permette di agganciare ulteriormente il carro posteriore. Una scelta per avere una maggiore rigidità del telaio. In questo modo anche i velocisti del team riescono a scaricare tutta la loro potenza sui pedali. 

Le ruote in dotazione al team sono le Metron 45 SL di Vision
Le ruote in dotazione al team sono le Metron 45 SL di Vision
Anche questa soluzione del flap posteriore è una cosa che avete studiato in galleria del vento?

Assolutamente, è chiaro che la posizione in cui è stato inserito e l’angolazione sono calcolate per avere una risposta aerodinamica. La cosa particolare e che teniamo a sottolineare è che tutto il telaio viene realizzato in un pezzo di carbonio unico. Un procedimento che richiede molto tempo ma allo stesso modo ha diversi pregi, come una grande rigidità e il fatto che risponde ottimamente alle sollecitazioni. 

Il design è davvero particolare, anche nella parte anteriore.

Ci siamo dedicati tanto anche alla sagomatura del tubo sterzo, il quale segue perfettamente il flusso dell’aria. Il telaio è stato sagomato in maniera quasi impercettibile a occhio nudo ma il riscontro tecnico è elevato

Un grande lavoro è stato fatto anche sui componenti.

Ci siamo affidati a Prologo e Vision per offrire ai nostri atleti i migliori prodotti che a nostro avviso potessero massimizzare l’aerodinamica. Ad esempio i ragazzi pedaleranno con le ruote Metron SL 45 e il manubrio Metron 5D Evo. 

Le taglie?

Sono le cinque classiche: XS, S, M, L e XL. 

Titici

Per Milan una volata da pistard? Risponde Martinello

08.05.2023
5 min
Salva

Silvio Martinello di volate sull’asfalto e sul parquet ne ha fatte un’infinità e pochissimi come lui possono dare un giudizio sull’imperioso sprint di Jonathan Milan sul rettilineo di San Salvo.

Il gigante della Bahrain-Victorious ha scavato un solco proprio negli ultimi metri e ha disputato uno sprint con una cadenza pazzesca, ben oltre le 120 rpm. Una volata così ci è parsa molto da pistard. Pensieri che abbiamo condiviso con Martinello appunto.

Sappiamo che il friulano aveva un 55-40 anteriore e un 11-30 al posteriore. Jonathan non ha fatto la volata con l’11 al posteriore, almeno fino al momento in cui gli si è aperto il varco e ha iniziato a spingere a tutta. Ma ci dicono che a fine gara avesse l’11 in canna, pertanto è lecito pensare che lo abbia inserito negli 50 metri (probabilmente, quando abbassa la testa per l’ultima volta).

La cosa bella è che pur con un dente in più mantiene quella cadenza. Ma al netto di queste congetture ponderate, partiamo da quel che c’è di concreto.

Il solco che ha scavato Milan negli ultimi metri è pari ad una bici
Il solco che ha scavato Milan negli ultimi metri è pari ad una bici
Silvio, rivedendo la volata dall’alto Milan fa una differenza pazzesca negli ultimi 30-40 metri. In quel frangente dà una bicicletta di vantaggio a tutti…

Vero, quella differenza che Jonathan è riuscito a fare negli ultimi metri è perché ha mantenuto la frequenza di pedalata molto elevata. La stessa che era riuscito ad esprimere fin dal momento in cui ha deciso di partire. Gli altri invece non ci sono riusciti.

Una volata di personalità…

Si è scoperto un velocista importante. Per carità, Milan le sue volate le aveva già vinte, ma in contesti completamente diversi. Quello del Giro d’Italia è un palcoscenico di maggiore rilevanza, con sprinter di grande spessore. Credo che questo successo lo proietti in una nuova dimensione. Ora chiaramente dovrà riconfermarsi perché il ciclismo è così.

Spiegaci meglio…

Il giorno dopo si riparte e si rimette in gioco tutto. Siamo di fronte ad un atleta che se conferma queste belle cose potrà offrire qualcosa di molto, molto interessante. E cosa non secondaria, ieri per me ha acquisito grande consapevolezza.

Torniamo al discorso della cadenza, l’elemento che più ci ha colpito del suo sprint… Sembrava quasi che spingesse un dente in meno degli avversari…

Non ho informazioni sul rapporto che ha utilizzato. Ma teniamo in considerazione che quello di ieri era un rettilineo senza difficoltà quindi da potenza, da forza pura. Senza contare che lo sprint è stato disputato leggermente controvento. La Alpecin-Deceuninck ha fatto un ottimo lavoro e Jonathan è stato abilissimo a sfruttarlo in qualche modo.

Cioè?

Per me, lui la la volata l’ha vinta in due frangenti. Il primo: all’ultima curva, grazie anche al lavoro di Pasqualon, quando è riuscito a portarsi sulla ruota di Kaden Groves, il quale aveva due compagni di squadra che lo hanno lanciato. Il secondo: è stato bravo/fortunato, nel momento in cui è partito lo sprint. Si è dato qualche spallata con Bonifazio che ha perso il duello fisico. Questo poteva indurlo ad andare sulla destra (alle transenne, ndr) e restare chiuso.

Milan invece si è buttato al centro…

Esatto, ma soprattutto in quel modo si è aperta la strada davanti a lui. In quell’istante ha scaricato tutta la sua potenza e ha fatto la differenza (ed è vero, dall’inquadratura aerea si vede un netto cambio di ritmo, ndr). Ieri era indubbiamente il più forte. Ripeto: mi auguro che questo successo gli dia quella consapevolezza nei propri mezzi che serve molto… soprattutto al velocista. E lo stesso alla sua squadra. Merita fiducia anche per i prossimi traguardi.

Martinello (a sinistra) impegnato con Villa nella madison. Silvio si augura che Milan possa portare avanti questa disciplina della pista
Martinello (a sinistra) impegnato con Villa nella madison. Silvio si augura che Milan possa portare avanti questa disciplina della pista
Parliamo invece dello stile di Milan. Facendo un’analisi quasi estetica, non è ancora compostissimo. Per esempio al suo fianco c’era Groves che era schiacciato sul manubrio. Jonathan invece era più alto e muoveva moltissimo le spalle. Forse c’è ancora qualcosina da migliorare?

L’atteggiamento estetico è relativo. Che Milan si muova parecchio è vero, ma comunque ha un ottimo stile. Nello sprint viene abbastanza naturale scomporsi, soprattutto quando – come lui ieri – ti stai rendendo conto che stai vincendo e subentra anche un po’ il timore di essere rimontato. Pertanto vai a cercare tutte le energie che hai a disposizione, utilizzando anche la parte superiore del corpo. Quando prima parlavo di consapevolezza nei suoi mezzi, mi riferivo anche a questo aspetto: le volate gli diventeranno più naturali e resterà più composto. Ma alla fine quello che conta nel ciclismo è passare per primo sulla linea d’arrivo!

Milan nei mesi scorsi in pista in via non ufficiale ha fatto anche delle madison, che richiedono un altro colpo di pedale rispetto ai più “statici” inseguimenti siano essi a squadre o individuali: secondo te gli hanno dato questa brillantezza ulteriore?

Sicuramente sì e mi auguro che continui su questa strada. Le madison lo aiuteranno a migliorare aspetti che negli sprint di gruppo sono determinanti: come la velocità, il momento in cui partire, il colpo di pedale… 

Ti ricorda qualche velocista del passato? Anche per il suo stile?

Mi ricorda un po’ Marcel Kittel. C’è anche una certa somiglianza nella struttura fisica. Ma è anche vero che ha vinto con una tale differenza che col tempo potrei paragonarlo anche a Petacchi e poi ancora a Cipollini. Loro due vincevano con questi margini. Nel ciclismo è bello e curioso fare accostamenti, però sono accostamenti che possono anche diventare ingombranti, quindi aspettiamo un po’.

Ora Giaimi vuole tutto anche su strada

20.03.2023
5 min
Salva

Lo avevamo lasciato protagonista su pista, pochi mesi dopo Luca Giaimi è diventato mattatore su strada. Un cambio di pelle neanche troppo inaspettato, considerando le sue aspirazioni quando collezionava maglie azzurre e medaglie in giro per i velodromi. Oggi il corridore di Alassio è al secondo anno fra gli juniores, si sente che la sua esperienza sta maturando e ci sono tante aspettative che lui stesso ripone su di sé.

Appena iniziata la stagione, il ligure è andato a caccia di successi. Prima al Trofeo Tecnomeccanica di Volta Mantovana, in un furioso testa a testa con Filippo Turconi, il giorno dopo a Lido di Camaiore nel Trofeo Angelo Impianti Cronoversilia che faceva da prologo alla Tirreno-Adriatico dei grandi e la settimana dopo un’altra volata vincente a Prevalle nel Trofeo Omard. Tre vittorie diverse fra loro, che danno l’immagine della sua crescita.

«Molto è cambiato in questi mesi – dice Luca riallacciandosi all’ultimo contattoinnanzitutto sono cambiati i ritmi di allenamento, adeguati alla mia crescita fisica e mentale, poi è cambiato anche il Team Giorgi. Chi è passato di categoria è stato sostituito da ragazzi del primo anno che sono davvero molto forti e hanno dato nuovo impulso a tutta la squadra».

Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Il nuovo Team Giorgi, con molti nuovi ingressi di ragazzi al primo anno junior
Ti avevamo lasciato pistard con ambizioni per la strada, ora la pista che ruolo ha?

Sempre lo stesso, non la lascio di certo, innanzitutto perché questi risultati sono figli dell’attività nei velodromi, poi perché su pista continuo ad avere grandi ambizioni, abbiamo una squadra forte e voglio ottenere tanto sia nell’inseguimento a squadre che in quello individuale. Quindi da questo punto di vista non è cambiato nulla, solo che adesso voglio essere competitivo anche su strada, voglio fare corse sempre più importanti pensando agli obiettivi futuri.

Delle tre vittorie quale ti ha dato più soddisfazione?

Sicuramente quella nella cronometro, è stata un po’ inaspettata perché non ero tra i favoriti. Sulle cronometro ho lavorato molto e sto continuando a farlo perché lo scorso anno non andavo per niente bene, ora invece mi trovo più a mio agio.

Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Il vittorioso sprint a due al Trofeo Termomantovana, battendo Turconi, il gruppo a 20″
Un profano direbbe che è strano considerando che sei uno specialista dell’inseguimento individuale…

Sono due sforzi molto diversi, soprattutto per il tempo. Su pista sei impegnato 3 minuti, in quel lasso compi uno sforzo massimale, metti alla prova un tipo di resistenza diversa che non si basa sulla distribuzione dello sforzo. Su strada si arriva anche a 40 minuti, devi saperti gestire e prima io non sapevo farlo. Dovevo capire come lavorare e lo sto facendo. Ora mi sento performante nelle crono medio-brevi, ritengo di avere un limite ai 30’ massimo, quindi c’è ancora molto da fare.

Resti però un corridore veloce.

Quello di certo, ma è una caratteristica che va affinata. Chi mi osserva dice che la mia grande capacità è tenere alti wattaggi a fine corsa, irraggiungibili per molti. Nella prima gara abbiamo portato via subito la fuga e nel finale ce la siamo giocata in due, nella terza invece abbiamo lavorato molto di squadra per fare selezione, sono rimasti i più forti e poi i ragazzi hanno collaborato per portarmi nelle migliori condizioni allo sprint.

La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
La volata vincente di Prevalle. Le sue capacità allo sprint restano un marchio di fabbrica
Tu sei il capitano del team?

Non è un termine che va bene per il nostro gruppo, i ruoli cambiano in base alle caratteristiche di ogni corsa. In queste occasioni ero deputato a portare a casa il risultato, ma nell’ultima occasione eravamo in tre della stessa squadra, dipendeva molto da come si sarebbe messa la corsa, potevo essere io a lavorare per gli altri e accadrà sicuramente in futuro.

Tu sei atteso dagli esami di maturità nel 2024, il che significa che questa stagione ti vede sì ancora tranquillo sul piano dello studio, ma ci sono decisioni importanti all’orizzonte passando di categoria. Hai già contatti?

Sì, anche con squadre Devo e ammetto che uno è più avanzato di altri, chi ha visto la mia bici si è fatto un’idea. Una decisione comunque la prenderò quest’estate e dovrò valutare anche la soluzione ideale per concludere al meglio il cammino scolastico. Dovrò presumibilmente cambiare per l’ultimo anno e non è semplice, è una scelta delicata.

Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Giaimi sulla Pinarello Bolide vecchia versione. Pinarello è fornitore Ineos, un indizio per il futuro?
Ora ti aspettano le classiche estere…

Sì, Gand-Wevelgem e due settimane dopo la Roubaix. Sono molto curioso di vedere come cavarmela su quei tracciati. Poi si farà un primo punto della situazione, per organizzarmi al meglio. Vorrei fortemente guadagnarmi la maglia per i mondiali, credo che il percorso di Glasgow si adatti molto alle mie caratteristiche, ma quel che conta è esserci per mettersi a disposizione del cittì Salvoldi. C’è però un’incognita…

Quale?

Il livello estero abbiamo visto lo scorso anno che è molto elevato. Qui puoi anche andare molto forte, ma poi quando ti ritrovi a correre con i pari età delle altre nazioni ci si accorge che il livello è molto più alto.

Dipende anche dall’uso libero dei rapporti?

Penso di sì, noi in allenamento già facevamo uso dei vari rapporti, ma in gara cambia molto. Me ne sono accorto domenica, quando eravamo in tre e con i rapporti più duri riesci a fare differenza sui saliscendi, cosa che prima era impossibile. Inoltre aver potuto usare il 54 a cronometro è stato un grande beneficio. Io dico che appena ci abitueremo non ci saranno più quelle differenze che si vedevano prima.

Ciclone Welsford: dieci domande al suo coach

11.02.2023
4 min
Salva

Sam Welsford ha stupito il mondo intero in queste prime battute di stagione. In Argentina ha messo in fila fior fior di velocisti. E la cosa che ha colpito, oltre alla sua potenza sono state le gambe. Gambe da vero pistard qual è l’australiano.

Ma certe gambe, certe muscolature se vanno benissimo sul parquet, in certi frangenti su strada, ad esempio in salita, sono un limite. Ma il corridore della Dsm e il suo coach Roy Curvers ci stanno lavorando.

Roy Curvers (classe 1979) è stato pro’ fino al 2019. Ora è uno dei tecnici della Dsm (foto Annemiek Mommers)
Roy Curvers (classe 1979) è stato pro’ fino al 2019. Ora è uno dei tecnici della Dsm (foto Annemiek Mommers)
Ciao Roy come siete andati a prendere questo pistard australiano l’anno scorso? Cosa avete visto in lui?

Sapevamo che era uno dei corridori di endurance più veloci in pista. Quindi lo abbiamo subito contattato all’inizio dell’anno olimpico, il 2021. Lo abbiamo avvicinato per chiedergli cosa ne avrebbe pensato di una sfida su strada dopo le Olimpiadi, una sfida per vedere se poteva diventare un velocista di successo anche su strada. Lui è rimasto coinvolto subito pienamente da questo progetto, tanto che questo piano è stato finalizzato già prima che Sam iniziasse i preparativi per le Olimpiadi.

Welsford è chiaramente molto potente, ma è anche pesante per via dei suoi molti muscoli: come hai lavorato per farlo “dimagrire” senza perdere potenza? E quanti chilogrammi ha perso?

Avere successo in un altro terreno ha richiesto molto adattamento per Sam sia fisicamente, sia tatticamente, ma anche mentalmente.

E come avete realizzato questo adattamento?

La chiave di questo processo è stata farlo passo dopo passo. Il primo di questi step è stato aumentare la sua capacità di resistenza e fargli provare com’è davvero correre su strada ai massimi livelli. Fino ad ora abbiamo lavorato fondamentalmente sulla sua resistenza e vediamo come potremo massimizzarla senza far soffrire il suo sprint. Questo è il nostro obiettivo principale, non intervenire sul peso corporeo.

L’australiano (classe 1996) sta lavorando molto sulla resistenza e di conseguenza sta perdendo massa muscolare
L’australiano (classe 1996) sta lavorando molto sulla resistenza e di conseguenza sta perdendo massa muscolare
Sam ha anche fatto più chilometri e meno qualità in allenamento? Ha aumentato il lavoro in salita?

Combiniamo qualità e quantità, quindi per lui il grande cambiamento è stato avere l’intensità combinata con molti chilometri durante una settimana di allenamento. Ha aumentato automaticamente il lavoro in salita trasferendosi nella zona di Girona e Andorra, ma cerchiamo di anche di evitare che si arrampichi troppo! Cioè che faccia molta salita.

Per un atleta di questo genere conta molto anche la parte a secco: palestra e sprint di allenamento: cosa è cambiato?

La sua palestra è cambiata. Ora Sam si concentra principalmente sulle sessioni di base e di mantenimento durante la stagione, invece di concentrarsi sull’aumento della massa muscolare o sull’acquisizione di esplosività verso un unico grande obiettivo.

Su pista Welsford vanta 4 titoli mondiali (qui lo scratch nel 2019), un bronzo e un argento olimpici
Su pista Welsford vanta 4 titoli mondiali (qui lo scratch nel 2019), un bronzo e un argento olimpici
Dopo San Juan abbiamo parlato spesso di sprint, rapporti, cadenze… Welsford che è un pistard, come si è trovato con i rapporti stradali? Proprio a San Juan è stato tra i velocisti con la cadenza più alta…

Una delle qualità che prende dalla pista è che può raggiungere numeri di potenza davvero elevati pur stando seduto. Altri velocisti perdono velocità quando la loro cadenza diventa troppo alta in piedi e sono costretti a sedersi. Sam invece perde meno in un momento simile: spinge più da seduto e tiene frequenze più alte quando è in piedi.

La sua bici da strada ha qualche “elemento da pistard”?

No, nessuna soluzione specifica dalla pista. Ma credo che con la nostra Scott Foil abbiamo le migliori bici da sprint del gruppo.

Continuerà con la pista?

L’attenzione con Sam è chiaramente sulla strada. Abbiamo grandi obiettivi da raggiungere insieme nelle gare su strada e stiamo lavorando sodo per raggiungerli. La priorità è vincere le gare e abbiamo già fatto buoni passi avanti nel primo anno.

Per Welsford posizione super raccolta, ma Curvers dice: «Nessuna derivazione dalla pista»
Per Welsford posizione super raccolta, ma Curvers dice: «Nessuna derivazione dalla pista»
Quali sono i suoi margini?

I suoi margini sono ancora da scoprire. A San Juan ha dimostrato di poter battere i ragazzi più veloci del gruppo. Questo ci ha motivato molto.

Sam parteciperà a un grande Giro nel 2023?

Con Sam e il resto del suo treno, come ho detto, vogliamo costruire passo dopo passo il cammino verso la vittoria ai massimi livelli. All’inizio della stagione abbiamo tenuto aperte le opzioni per la seconda parte dell’anno. Potremo aggiungere un grande Giro quando Sam e gli altri saranno pronti. Se invece per il loro processo di crescita sarà meglio continuare a puntare a gare più brevi o di livello inferiore, lo faremo. Io dico che potremo capire meglio dopo la campagna di primavera.

Quei 4′ finali su strada che tanto piacciono al pistard

05.10.2022
6 min
Salva

Tre chilometri all’arrivo. Il gruppo è lanciato sul filo dei 60 all’ora. C’è tensione. Si gomita per prendere la posizione che si reputa migliore: chi deve fare il treno, chi l’apripista, chi la volata, chi magari deve proteggere un compagno davanti. E in quei frangenti il dispendio energetico è massimo. Ma è lì che il pistard è avvantaggiato.

Jonathan Milan, l’altro giorno raccontandoci con lucidità i finali delle sue vittorie in volata alla CRO Race, disse che c’era molto della sua attività in pista. «Quei 4′ oltre il limite sul parquet te li ritrovi tantissimo su strada».

E qualche mese prima Paolo Alberati parlando di Fiorelli ci disse come il dispendio energetico massimale incidesse sulla prestazione. Lo stare a ruota. Il limare. E, sempre parlando di Fiorelli, ci disse come il suo atleta di volate negli ultimi due chilometri ne “facesse tre”. Troppe. Per dire che basta un spendere un po’ di più e tutto va a monte.

Paolo Artuso, è uno dei preparatori della Bahrain Victorious
Paolo Artuso, è uno dei preparatori della Bahrain Victorious

Base aerobica…

Paolo Artuso, che di Milan è il coach alla Bahrain-Victorious, ci aiuta a comprendere meglio cosa volesse dire Jonathan e perché avesse ragione.

«Tutto vero – spiega Artuso – ma prima ancora del finale di corsa farei un passo indietro. Per fare quei wattaggi massimali nel finale devi arrivarci fresco. E ci si arriva con due punti primari: l’efficienza di pedalata e l’efficienza lipidica. Devi avere una base aerobica super. Prendendo l’esempio di Milan lui ha vinto dopo 5 ore e mezza di corsa (prima tappa) e dopo 4 ore e passa (la seconda)».

Quando Artuso parla di efficienza di pedalata non si riferisce tanto allo stare ben messi in sella, quanto alla pedalata vera e propria, al rendimento e al dispendio energetico. C’è chi per fare cento pedalate spende “cinque” e chi spende “due”. 

«E per questo ci si lavora, tanto più per un corridore alto (1,94 metri, ndr) come Milan. Una volta si faceva la ruota fissa. Jonathan raggiunge questa efficienza con il lavoro in pista».

«Quando invece parlo di efficienza lipidica, intendo la capacità di utilizzare la benzina dei grassi. Noi abbiamo il serbatoio lipidico che è enorme e quello degli zuccheri che molto più piccolo. Più abituo il fisico ad utilizzare il serbatoio dei grassi e più zuccheri avrò a disposizione nel finale.

«E come mi abituo a bruciare i grassi? Facendo parecchia base aerobica anche “intensa”, quindi Z2 e Z3».

Grazie anche all’agilità un pistard come Milan se l’è cavata in salita
Grazie anche all’agilità un pistard come Milan se l’è cavata in salita

Quell’agilità

«C’è un terzo elemento – continua Artuso – ed è l’agilità. Milan non è arrivato là davanti su percorsi del tutto piatti, ma superando anche delle asperità. Tra l’altro, faccio un inciso, nel giorno in cui ha perso la maglia mi hanno detto che sulla salita di 17 chilometri hanno fatto fatica a staccarlo. E le ha superate bene, senza spendere troppo, grazie all’agilità».

«A 60 rpm una pedalata dura un secondo, a 90 rpm dura 0,66”. La contrazione muscolare quindi più breve e ciò consente maggior ossigenazione ai muscoli. Questa resistenza alle alte cadenza sulle salite di 8′-12′ (oltre all’efficienza lipidica e di pedalata) ha fatto sì che Milan potesse arrivare fresco nel finale e sfruttare le sue doti di pistard».

Gli allenamenti in pista permettono di lavorare meglio sulla forza e le alte intensità
Gli allenamenti in pista permettono di lavorare meglio sulla forza e le alte intensità

Pista e lattato

Ed è qui, che emerge appunto il pistard. Quando lo sforzo è massimo e si va in asfissia.

«A questo punto – va avanti Artuso – subentrano i lavori lattacidi e la pista in tal senso dà una grossa mano, in quanto si fa un lavoro di forza ad elevatissima intensità.

«Nello specifico, prima della CRO Race, in pista Milan ha lavorato su ogni tipo di forza e di resistenza lattacida: partenze da fermo da 125 metri, 250 metri… E lavori da 2.500 metri e fino ai 4.000 metri. Nel complesso un volume “piccolo” ma ad alta intensità. E se si fa un buon recupero succede che vince anche su strada».

«In questo modo per me è più facile allenare un Milan: devo fargli fare “solo” la base aerobica e poi in pista fa i lavori intensi. Ma quando si ha sottomano un atleta così potente e di una certa stazza bisogna stare attenti anche alla parte aerobica. Sapete cosa vuol dire far fare un’ora di medio a Milan? Significa che per 60′ deve fare 430-450 watt. Lì fa, ma fisiologicamente è devastante. Di conseguenza certi carichi devi ridurli un po’. Altrimenti il giorno dopo è stanco e salta tutto. 

«Serve consistenza nell’allenamento. E per consistenza intendo l’allenarsi oggi, più domani, più dopodomani… Non è solo alternare carico e scarico. E’ dare continuità ai lavori».

Una fase calda che precede la volata tra chi cerca di portare fuori il proprio leader e chi sgomita alla sua ruota
Una fase calda che precede la volata tra chi cerca di portare fuori il proprio leader e chi sgomita alla sua ruota

Quattro minuti

E torniamo al punto iniziale: quanto dà una specialità come quella dell’inseguimento (ma non solo) su pista alla strada. Mediamente un inseguimento dura 4′, un po’ meno se a squadra, un filo di più se individuale. Bisogna “dare del tu” all’acido lattico. Conviverci.

«La tolleranza al lattato – dice Artuso – è la capacità dell’atleta di mantenere una situazione non equilibrata (accumulo di acido, ndr) per il maggior tempo possibile. Lavorare sulla tolleranza fa sì che si migliori quando si è a tutta. Sostanzialmente si smaltisce meglio l’acido lattico.

«Come? Facendo alta intensità. Per esempio: 3 serie da 10′ di 30”-30”. Alla fine porti a casa 15′ di fuori soglia. Oppure 3×3′ a tutta in pianura».

L’iridato Viviani nell’eliminazione: è importante essere lucidi quando l’acido lattico avvolge ogni muscolo del corpo
L’iridato Viviani nell’eliminazione: è importante essere lucidi quando l’acido lattico avvolge ogni muscolo del corpo

Ossigeno al cervello

In più c’è una cosa che Paolo Artuso conferma. Nei finali serve freschezza anche mentale e il pistard, che è abituato a limare o nel caso dell’inseguimento a tenere la linea migliore, ne ha da vendere.

«Di certo il pistard è avvantaggiato anche dal punto mentale e della lucidità. Tante volte vediamo delle cadute in discesa: ma perché? Perché “vedono doppio”. Non sono lucidi. Sono meno abituati alle punte di acido lattico e hanno meno ossigeno al cervello. Ne guadagna la guidabilità.

«Concludendo con Milan, il giorno in cui ha fatto la volata di quasi 400 metri non solo è stato bravo a tenerla, ma è stato bravo a tenere la posizione prima del via e a valutare la situazione (Mohoric, suo compagno era davanti e il gruppo rimontava, ndr)».

Milan rompe il ghiaccio con una doppietta… da pistard

29.09.2022
5 min
Salva

Da zero a due. Jonathan Milan fa doppietta alla CRO Race. E’ qui che il campione olimpico del quartetto ottiene le sue prime vittorie da professionista. A conti fatti le premesse perché ciò accadesse c’erano tutte, ma come si sa tra il dire e il fare… c’è di mezzo il mare.

Il gigante della Bahrain-Victorious racconta a caldo il suo secondo successo. La sua addetta stampa, Simona Mazzoleni, lo sta riportando in hotel dopo la premiazione e c’è un po’ di tempo per riordinare le idee e le emozioni.

Come spesso succede dopo le vittorie è l’addetto stampa, in questo caso Simona Mazzoleni, che riporta in hotel il corridore
Come spesso succede dopo le vittorie è l’addetto stampa, in questo caso Simona Mazzoleni, che riporta in hotel il corridore
Prima di tutto Jonathan complimenti. Due belle vittorie. Cosa ci dici?

Bene dai, si prospetta un bel finale stagione. Le sensazioni erano buone già la settimana scorsa e adesso credo di essere nel picco di forma. Sono contentissimo. Mi sono allenato molto duramente per riuscire ad arrivare pronto a questa gara. Gara che per noi della Bahrain Victorious è importante.

Ti aspettavi questi successi?

Sì e no. Sapevo che la condizione fisica era buona e per questo me lo sarei anche potuto aspettare, poi però la gara è diversa. Io mi agito un po’, m’innervosisco e negli ultimi mesi ho lavorato su questo aspetto. Comunque dai, ci speravo!

Come ci hai lavorato, con l’aiuto di un metal coach?

No, da solo. Cosciente di questo mio problema, mentre correvo cercavo di rilassarmi il più possibile. Ho notato che ero agitato nelle gare e perdevo energie nervose. Solo che fino a che non sono passato professionista non me ne ero accorto. Così ho cercato di godermi la corsa, di tranquillizzarmi.

La prima vittoria di Milan (classe 2000) a Ludbreg, battuti Modolo e Maestri
La prima vittoria di Milan (classe 2000) a Ludbreg, battuti Modolo e Maestri
Già diversi podi in volata, ora due vittorie allo sprint: ma Jonathan Milan è un velocista?

Ah, non lo so chiedetelo a lui! Anche io ancora non l’ho capito bene. Diciamo che me la cavo. Anche oggi (ieri, ndr) è stata una volata un po’ anticipata. Sono partito lungo e ho seguito i consigli dei compagni che avevano corso questa tappa qualche anno fa. Matej (Mohoric, ndr) mi ha detto di scattare qualche metro prima. Di andare a tutta fino alla fine e di non guardarmi indietro.

Preciso, così hai fatto…

Rivedendola però, forse sarei partito un pelo dopo. Sarei uscito ai 300 metri di quest’ultima curva, sarei rimasto a ruota, in seconda posizione non più indietro, per sfruttare qualche secondino in più di scia ed essere più veloce sul traguardo.

E infatti hai vinto al fotofinish. Ma anche l’altroieri hai fatto una volata abbastanza lunga. Giusto?

Sì, nella prima tappa siamo entrati all’ultimo chilometro con Matej che stava cercando di fare la differenza in discesa. Io ero dietro e cercavo di stoppare gli altri. In radio gli dicevo che era da solo però vedevo che la sua pedalata non era brillantissima e poi lui stesso me lo ha confermato. Così, ai 300 metri ho visto che il gruppo risaliva forte e piuttosto che rispondere ad un attacco mi sono detto: parto io. Magari ci saremmo mangiati la vittoria… Mi sono preso questa responsabilità e è andata bene.

Quanto c’è del Milan pistard in questi sprint?

Molto. Queste caratteristiche sulla pista le alleni molto. Fai gli ultimi minuti ad un’intensità molto elevata. Però di più non dico altrimenti mi rubano i segreti! Io ho sempre detto che la strada aiuta la pista e viceversa. Se bilanci bene gli impegni arrivano ottimi risultati. Prima della CRO Race, per esempio, sono andato ad allenarmi in pista. Lì ho curato resistenza, forza, agilità e penso che tutto ciò mi abbia aiutato molto per i finali. E per questo ringrazio anche Villa, Bragato e lo staff della nazionale

Sui percorsi un po’ più impegnativi pensi di essere portato? Ti vedremo?

Dite quelli sui 2.500 metri di dislivello?

Sì quelli. Non pretendiamo che tu vinca sullo Stelvio!

Sullo Stelvio non vinco sicuro! Arrivare a fare bene nelle corse ondulate è un obiettivo. E per corse ondulate io intendo un Fiandre o altre gare del Nord con muri brevi da fare ad elevata intensità. Ma messi tutti insieme ti fanno portare a casa un bel dislivello. E’ lì che io punto ad arrivare.

Con due vittorie su due tappe, Milan guida la classifica generale, quella dei giovani (in foto) e quella a punti
Con due vittorie su due tappe, Milan guida la classifica generale, quella dei giovani (in foto) e quella a punti
E una Sanremo?

Eh, perché no! Sarebbe bello, tanto più che c’è grande intensità nel finale. Si tratta di tenere quelle due salite, andare dietro agli altri e poi giocarsela.

A livello di emozioni come sono state queste vittorie? Forse la prima è stata ancora più forte?

La prima vittoria è stata davvero bella. E’ stato come togliersi un peso dallo stomaco. Già in Polonia avevo raccolto due terzi posti. In Germania ancora un secondo posto. Ero vicino alla vittoria ma volevo togliermi questo “sfizio”, diciamo così, entro fine stagione. E infatti dopo l’arrivo neanche ho esultato troppo. Sono rimasto in silenzio, non ci credevo. Cavolo, è successo veramente, mi dicevo. Un’emozione incredibile. Oggi (ieri, ndr), sarà stato il tempo atteso per l’esito del fotofinish, ma ho esultato un bel po’. Anche se non si è visto.

Con chi sei in stanza?

Sono con Matej. E infatti dopo il brindisi per la prima vittoria, quando siamo tornati in camera abbiamo studiato bene il finale della tappa di oggi (ieri, ndr) e mi ha detto questo aneddoto sull’anticipare un po’. Io l’ho ascoltato ed è andata bene.

Casa Consonni, esplode la festa. E Chiara si commuove

Giada Gambino
04.08.2021
3 min
Salva

Chiara si trova in un bar vicino casa con tutta la famiglia, la tensione è percepibile, la Danimarca sembra avere la meglio sull’Italia, ma ecco che… 

«Hanno vinto, hanno preso l’oro! Non ci credo, non posso crederci! Simo è campione olimpico!».

Papà Consonni stappa la bottiglia di champagne, il brindisi è per il figlio e per tutto il quartetto azzurro. Il cane Margi salta a destra e a sinistra.

Nel frattempo per Simone a Tokyo è il momento delle interviste
Nel frattempo per Simone a Tokyo è il momento delle interviste
Chiara, a cosa pensi?

Mi sarebbe piaciuto essere lì con lui, ma anche qua da casa penso che abbia sentito il mio calore (la voce trema dalla gioia e dall’emozione, ndr).

La vittoria di tuo fratello ripaga in qualche modo la tua assenza in queste Olimpiadi? 

Assolutamente sì! Mi può star bene così e sono stracontenta. Simo se l’è meritato, una medaglia d’oro gli mancava (il sorriso di Chiara è più luminoso del solito, ndr). Stiamo parlando delle Olimpiadi, in pista, con il quartetto: non è da tutti. Agli europei e ai mondiali c’è sempre andato vicino, ma ha fatto solo buoni piazzamenti… Adesso tutto ha un sapore diverso. So bene quali siano i sacrifici che ha dovuto fare e sono molto orgogliosa di lui, come di tutti gli azzurri del resto!

Il 18 aprile Chiara ha vinto la Valenciana. Tornerà a correre con la Valcar fra pochi giorni al Giro di Norvegia
Il 18 aprile Chiara ha vinto la Valenciana. Tornerà a correre con la Valcar fra pochi giorni al Giro di Norvegia
Dicci la verità, anche tu per un momento hai pensato che non ce le facessero…

Sinceramente ero un po’ scettica, pensavo che non ce l’avrebbero fatta per davvero poco. La Danimarca ieri non ha finito bene la prova, quindi non avevo nemmeno un tempo di riferimento. E’ stata una battaglia fino all’ultimo, Pippo ha fatto un recupero negli ultimi due giri impressionante! Sono stati tutti fenomenali.

Cosa avrà pensato tuo fratello? 

Secondo me non ci credeva nemmeno lui, ho visto la sua faccia in televisione… era sconvolto. Spero che si rendano presto conto di cosa hanno fatto e di quanto valgono.

Un altro po’ di famiglia Consonni: oltre alle zie, il primo da sinistra è il papà
Un altro po’ di famiglia Consonni: oltre alle zie, il primo da sinistra è il papà
Oltre ad essere una ciclista bella, simpatica e forte… adesso sei anche la sorella di un campione olimpico, ci pensi?

Madonna sì (ride, ndr), veramente! Hai ragione. Non vedo l’ora che Simo torni a casa per festeggiare con lui.

In un’intervista doppia di qualche mese fa i due, magnificamente opposti, raccontavano di come l’Olimpiade fosse un sogno sempre più concreto per Chiara e «l’atto finale di un libro che abbiamo iniziato a scrivere tanti anni fa» per Simone che sperava potesse diventare «la pagina più importante della mia vita e della mia carriera d’atleta». E così è stato. 

Pogacar: tappa e quasi maglia. E Cattaneo dà i voti

30.06.2021
5 min
Salva

Quel che stupisce è la (quasi) facilità con cui Tadej Pogacar è volato sopra avversari e convinzioni, conquistando la cronometro di Laval, ma non la maglia gialla rimasta a Van der Poel. La tappa di oggi ha semplicemente messo i tasselli al loro posto, stupendo semmai perché su un percorso abbastanza veloce, nonostante qualche strappo lungo il cammino, gli specialisti come Kung non siano riusciti a imporsi sul pur forte corridore sloveno e i suoi 66 chili.

«Oggi è stata proprio una bella giornata – ha commentato Pogacar – non ho fatto errori. Sono stato anche fortunato, perché alcuni avversari hanno corso con le strade bagnate, mentre io ho trovato asfalto e temperature perfetti. E’ stata davvero una bella giornata per me.

«Ho studiato il percorso. Nelle ultime prove a cronometro ho commesso degli errori perché sono partito velocissimo. Qui ho trovato un ritmo perfetto fino alla fine grazie alle prime salitelle. L’obiettivo era non perdere tempo, ma ho guadagnato tempo quindi sono super felice. Sono solo eccitato per l’intero Tour. Mi piacerebbe avere la maglia gialla, ma Mathieu sembra super bello, quindi va bene che la indossi un po’ lui».

Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi
Van der Poel fa la crono della vita e tiene la maglia gialla per 8 secondi

Ineos in difficoltà

L’azione della maglia bianca, che a prima vista è parsa leggiadra, si è abbattuta come un maglio sulle aspirazioni dei contendenti. E se Roglic ha ancora il suo bel soffrire per la caduta e alla fine ha dovuto incassare un passivo di giornata di 44 secondi, il gruppo che preoccupa è quello del Team Ineos che fra cadute e passaggi a vuoto si ritrova oggi quasi sparpagliato per ogni angolo della classifica, con Carapaz 9° a 1’44” e il dolorante Thomas 12° a 1’54”.

«Ho corso la miglior crono possibile – ha detto Thomas – ovviamente, non mi sentivo al 100 per cento. Mi sono svegliato stamattina e mi sentivo malissimo, ma una volta che mi sono messo in bici e mi sono rilassato è andata quasi meglio. E’ solo una di quelle cose che devi affrontare, continuando a combattere».

E Cattaneo vola

All’ottavo posto e per un po’ sulla hot seat, Mattia Cattaneo ha proseguito con il filotto d’oro delle cronometro. E così dopo il terzo e il sesto posto nelle due crono del Giro di Svizzera e il podio al campionato italiano, il suo risultato di oggi è la conferma del livello ritrovato del bergamasco, che pure nelle ultime tappe ha avuto il suo bel tirare.

«Sono contento del mio piazzamento – dice – e anche se ho sprecato un po’ di energie, le crono voglio farle sempre bene, soprattutto adesso che sono in forma. Ho fatto il lavoro che dovevo fare e adesso non mi spiacerebbe beccare qualche fuga, con un po’ di fortuna e sperando che non si muova qualcuno di classifica».

Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo
Cattaneo ha chiuso all’ottavo posto, per un po’ miglior tempo

Da Pogacar a Carapaz

A lui chiediamo allora come ha visto i primi della classifica, perché un conto è scrutarli dallo schermo, altro è pedalargli accanto.

«Pensavo che Pogacar andasse forte – dice – ma non così. Era una crono da spingere, serviva tanta potenza. Si vede che sta bene perché usa tanto la squadra, stanno sempre davanti. Per le pianure hanno Bjerg e Laengen, che forse sono pochi. Ma adesso iniziano le salite e voglio vedere quanti hanno gente come Rui Costa, Majka, Formolo e McNulty. Secondo me lo sanno che ha una super condizione e lo proteggono bene.

«Quelli della Ineos invece – prosegue – sembrano malconci. Thomas è caduto, Porte è rimasto chiuso da una caduta. Okay sono andati piano, ma in un grande Giro può succedere di tutto. Forse mi aspettavo di più da Carapaz, che nella crono in Svizzera era andato meglio. Fra i due blocchi vedo decisamente meglio quello di Pogacar. Oggi ha vinto, la maglia è rimasta a Van der Poel così lui non deve controllare la corsa. Bene così».

Da Roglic ad Alaphilippe

Chi invece malconcio lo è davvero è Primoz Roglic, che dalla caduta dell’altro giorno è uscito ferito e a vederlo in gruppo si capisce che soffra.

«Secondo me – conferma Cattaneo – vista la caduta che ha fatto, oggi ha volato. E’ stata una caduta potente, non banale. Ieri era tutto incerottato, quindi secondo me ha quasi limitato bene i danni. Invece c’è da capire la classifica di Alaphilippe. Credo che ormai voglia arrivare alle prime salite per capire come risponderà il suo fisico. Il primo giorno ha messo in mostra una gran gamba e quella non sparisce in tre giorni.

«Per esperienza so che in un grande Giro uno o due giorni di crisi capitano a tutti. Solo Armstrong per sette Tour non ne ha avuti e poi magari abbiamo anche scoperto il perché. E io credo che Julian possa ancora dire la sua».

Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar
Roglic con il 7° tempo: in classifica ha 1’40” da Pogacar

In stanza con “Cav”

E per finire, prima di mandarlo a dormire, la domanda è spontanea sul perché sia finito in camera con Cavendish.

«Me lo hanno chiesto – risponde – e io non faccio problemi. Al di là del fatto che ieri abbia vinto, essere in camera con Cavendish al mio primo Tour era comunque un bel privilegio. Ieri poi non ha quasi chiuso occhio, ha faticato ad addormentarsi e io confermo che è stata una delle emozioni più forti da quando sono professionista. Non ci credeva neanche lui, ma credo che adesso abbia ritrovato la sua consapevolezza e possa rifarlo. Visto che volata? Io non me ne intendo tanto, ma cose così le puoi fare solo se hai classe e tanta forza».

Villa e il gioco delle due carte fra Bertazzo e Scartezzini

30.06.2021
5 min
Salva

Se Dino Salvoldi ha confessato la difficoltà nel fare la squadra per Tokyo, a Marco Villa non è andata tanto meglio. Rispetto agli anni in cui trovare un pistard in Italia era una missione impossibile, l’abbondanza crea problemi ai tecnici. Ad ora ci sono ancora due carte fra cui scegliere. E se da un lato ci possiamo fregare le mani, dall’altro si capisce come, avendo condiviso giornate intere a girare in pista e per il mondo, dover lasciar fuori qualcuno per differenze spesso minime sia un momento difficile.

Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe anche subentrare, oltre a fare omnium e madison
Viviani e Lamon: il primo del quartetto ed Elia che nel quartetto potrebbe subentrare

«Infatti ho ancora due pensieri – sorride Villa – e sarebbero tre se il Coni non mi permettesse di portare il sesto uomo a Tokyo. Le prove cronometrate di settimana scorsa sono state una complicazione, perché sono andati tutti fortissimo. Ho mischiato i quartetti, ma i singoli hanno fatto la loro parte. Bertazzo è cresciuto tantissimo nell’ultimo anno, Scartezzini non l’ho mai trovato al di sotto del suo meglio. Ma neanche posso buttare il quartetto che a fatto 3’46” in gara. E poi c’è il Covid, che non è ancora passato. Mi ricordo bene che l’anno scorso in dieci giorni prima degli europei, ci siamo ritrovati senza squadra. Facciamo gli scongiuri, Ganna e Viviani sono gli ultimi ad aver finito i vaccini, ma certo la tranquillità non può darcela nessuno…».

Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Milan è la new entry del quartetto, con gambe super: una delle carte migliori per il quartetto
Le simulazioni cronometrate non sono come la gara.

Abbiamo fatto di tutto per ricreare le situazioni. Abbiamo riprodotto l’ambiente e la temperatura. Nella registrazione del contagiri si sente anche un po’ di rumore del pubblico, ma certo non è la stessa cosa. Per questo farò un’altra prova anche oggi e andrò a Tokyo dopo qualche prova a Fiorenzuola e San Pietroburgo.

Come fa Ganna a prepararsi per la crono e per il quartetto?

Sta lavorando differenziando i lavori fra strada e pista. E trovando, dove si può, dei punti di contatto. Ieri e oggi il programma prevede doppia sessione, mattina e pomeriggio, in pista. Poi scarico, quindi lavoro per la crono a casa. Ma anche durante quella fase farà partenze da fermo con bici da crono che somigliano a quelle che farebbe in pista, sia pure con rapporti diversi. E gli stessi lavori di velocizzazione che su strada fa a 108 pedalate, su pista li farebbe a 116.

Nel frattempo ha anche corso su strada.

Ha fatto Appennino e Lugano, prima i due campionati italiani. Ed è stato sullo Stelvio. Faremo sessioni due giorni di lavoro duro, in modo che non diventi pesante, senza richiamare la forma adesso, perché ci servirà tra un mese. Richiamo di forza potrà essere anche la Settimana Italiana in Sardegna, l’ultima rifinitura, in cui andremo a spingere. E Pippo se vorrà potrà anche tentare qualche azione per se stesso.

Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Michele Scartezzini, Montichiari 2020
Michele Scartezzini ha puntato tutto sulla pista grazie alle Fiamme Azzurre e il suo livello è salito tantissimo
Come sta invece Viviani?

L’avevo già visto bene prima del Giro, anche se non ha vinto. Le due vittorie alla Adriatica Ionica gli hanno dato morale e magari permetteranno di dare una svolta sul piano del contratto. Magari non firmerà prima di Tokyo, ma partire sapendo di aver trovato l’accordo è un bel peso in meno. Di sicuro al momento è pieno di impegni fra istituzioni e sponsor. Spero siano tutti ora, in modo che poi possa concentrarsi sulla preparazione.

Qualcuno dice che la cerimonia di apertura sarà un peso…

Io dico che sarà un onore. Ci sarà da partire il 21 luglio, con il guaio che non potremo entrare in pista prima del 28. Per cui dopo la cerimonia inaugurale, Elia sarà aggregato al gruppo strada, starà nella casa in cui alloggeranno gli altri e si allenerà anche dietro moto.

Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Liam Bertazzo
Liam Bertazzo oggi come oggi potrebbe essere un ottimo secondo per il quartetto
Perché il velodromo non sarà accessibile prima?

Perché i giapponesi hanno fatto sapere che lo apriranno solo cinque giorni prima. A Sydney andammo 13 giorni prima, è un discorso loro su cui non entra neppure il Cio. L’idea è che si sono presi l’impegno di organizzare ugualmente le Olimpiadi, ma lo faranno alle loro condizioni. Per cui arrivi all’ultimo e riparti subito dopo. Così abbiamo spostato la partenza al 25. Il 26 viaggiamo, il 27 ci sistemiamo e il 28 saremo in pista.

E’ vero che avrete il braccialetto elettronico?

Quasi… Avremo un’app nel telefono da scaricare 14 giorni prima di andare, che dovremo aggiornare con tutti gli spostamenti. I corridori sono abituati con l’Adams, noi un po’ meno. E’ obbligatorio farlo, sennò sei fuori. Per allenarsi su strada c’è la deroga, ma va dichiarato il percorso e non puoi fermarti a prendere un caffè o per interagire con altre persone fuori dalla bolla. Se lo fai, sei fuori. Non possiamo prendere taxi, a meno che non sia di quelli autorizzati. E lo stesso guardano quanto cellulari entrano nello stesso mezzo, per scongiurare gli assembramenti.

Viviani farà omnium e madison?

E deve essere pronto anche per il quartetto, qualora servisse, visto che le sue tirate possono farci comodo. Per questo gli ho chiesto di prepararlo e lo sta facendo. Elia è una delle carte che possiamo giocare su più tavoli.

Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Ganna sta lavorando a metà fra la pista e la strada (crono)
Quando prenderai una decisione sui ruoli nel quartetto?

Aspetterò fino all’ultimo momento possibile. Lamon fa il primo. Consonni può essere un buon secondo e anche Milan. Se vedessi che Consonni non ha nelle gambe i tre quartetti, sono sicuro che Bertazzo è il miglior secondo. Per contro, se i ruoli sono tutti coperti, Scartezzini può essere riserva nella madison, mentre Consonni lo può essere per l’omnium. Mi piacerebbe gratificarli tutti, ma non si può. E poi c’è da considerare gli equilibri del quartetto.

Cioè?

Cioè Ganna sta agevolmente a ruota di Scartezzini, che è molto composto. Milan invece è leggermente più scomposto e così magari Pippo è meno tranquillo e questo serve anche come suggerimento per Milan. Insomma, ci sono tante cose in ballo. Per questo tirerò più avanti possibile. Finché non verranno a cercarmi e mi diranno: «Villa, cosa hai scelto? Metti giù le carte…».