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Grenoble, la politica e il ritorno della Tre Giorni

29.08.2023
5 min
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Alla fine di novembre 2022 sembrava che il destino del velodromo di Grenoble fosse segnato. Il sindaco verde della città lo avrebbe smantellato, in barba alla sua lunga storia. L’impianto, costruito per le Olimpiadi Invernali del 1968, è stato teatro di spettacolari Sei Giorni (in apertura, foto Le Dauphinée Libere). Ma mentre quelle del Nord Europa sono da sempre caratterizzate da un livello tecnico e agonistico elevatissimo, la Sei Giorni francese era un vero show. Lo ricordano Paolo Bettini, Silvio Martinello, Marco Villa e tutti i campioni che su quella pista di legno hanno avuto occasione di correre. E lo ricorda bene anche Pierangelo Bincoletto, che a Grenoble vive ormai da anni e di quel velodromo era diventato la bandiera.

«Il sindaco di Grenoble – racconta – aveva deciso di effettivamente di smontare la pista per costruire dei gradini che trasformassero il Palazzo in un’arena per fare spettacoli. Solo che lì dentro il suono e l’audio non sono ottimali, perché era stato studiato per lo sport. Alle Olimpiadi Invernali del 1968, ci fecero il pattinaggio artistico e l’hockey su ghiaccio. Poi dal 1971 ci fu installata dentro la pista e si cominciò a farci le Sei giorni. E le Sei Giorni andavano piuttosto bene…».

Bincoletto ancora oggi è presidente di un’associazione sportiva: è il primo un basso a destra (foto Le Dauphinée Libere)
Bincoletto ancora oggi è presidente di un’associazione sportiva: è il primo un basso a destra (foto Le Dauphinée Libere)

Il Taxi delle Sei Giorni

Bincoletto è stato per anni il “Taxi” delle Sei Giorni: il pistard esperto cui venivano affidati gli stradisti più celebri che decidevano di cimentarsi in quelle settimane ad alti giri che si corrono di notte. Nato a Oderzo nel 1959, il trevigiano passò professionista nel 1980 e dall’anno dopo e fino 1997 ha passato l’inverno nel mondo delle Sei Giorni.

A Grenoble ne ha fatte dieci e in quel periodo nel velodromo ci si poteva anche allenare. Per questo nel 1985 si trasferì nella cittadina francese, anche perché il velodromo coperto di Milano era crollato per neve e il Belpaese perse per molti anni un impianto coperto. E in Francia rimase, avendo nel frattempo incontrato una ragazza che sarebbe diventata sua moglie.

Nel 2006 anche Paolo Bettini, iridato a Salisburgo, corse con Villa la Sei Giorni di Grenoble (foto Le Dauphinée Libere)
Nel 2006 anche Paolo Bettini, iridato a Salisburgo, corse con Villa la Sei Giorni di Grenoble (foto Le Dauphinée Libere)
Perché smantellarlo?

Sono quasi otto anni che nel Palazzo dello Sport non si fanno più Sei Giorni. Il sindaco di Grenoble si chiama Eric Piolle ed è un verde accanito e ha cominciato a tagliare le sovvenzioni per la manifestazione, puntando a realizzare piste ciclabili e a chiudere il centro al traffico. In realtà la Sei Giorni non inquina, ma lui ha risposto che i contributi che dava all’associazione che organizzava le attività di animazione del Palazzo dello sport erano troppo alte per la città. E così si sono fermate tutte le attività.

Tu eri coinvolto in qualche modo della gestione del velodromo?

No, io sono presidente di un’associazione sportiva che raggruppa dei club, e facciamo attività in un velodromo scoperto che si chiama Albert Fontaine. Quindi il ciclismo su pista continua, ma non ci è permesso di usare la pista coperta. A un certo punto abbiamo avviato una trattativa e il Comune ce lo avrebbe concesso per 35.000 euro all’anno, da ottobre a febbraio, ma senza riscaldamento, senza acqua calda, senza luci. Saremmo arrivati a 70.000 euro. Ci abbiamo provato. Lo abbiamo tenuto per una stagione, poi abbiamo capito che non avremmo ricevuto altri contributi e abbiamo mollato la presa. Finché a novembre scorso su Le Dauphinée Libere è uscita la notizia della demolizione. Che si è scoperta essere in realtà una manovra politica.

Bincoletto, qui ai mondiali pista del 1982, è stato pro’ dal 1980 al 1996
Bincoletto, qui ai mondiali pista del 1982, è stato pro’ dal 1980 al 1996
In che senso?

Sul momento c’è stata una mobilitazione di noi del ciclismo, anche perché non ne avevamo mai sentito parlare. Poi ci siamo resi conto che fosse una boutade, un sasso nello stagno per provocare delle onde e capire se a qualcuno interessasse fare qualcosa.

E il sindaco?

Non ha detto una parola, finché una settimana dopo è arrivato il salvatore della patria. Infatti sullo stesso giornale è uscito in prima pagina che un certo Guy Chanal avrebbe salvato il velodromo e la Sei Giorni, che però nel 2023 sarà una Tre Giorni, fra ottobre e novembre.

Dici che è stata tutta una manovra pubblicitaria?

Questo signore aveva già tenuto il velodromo per quasi vent’anni, era il presidente di un’associazione che 150 mila euro all’anno di sovvenzioni per organizzare la Sei Giorni, nel periodo in cui oltre alle bici nel Palazzo di svolgeva la gara di motocross. Quando il sindaco Piolle ha tagliato i fondi e si è parlato di demolizione, lui è arrivato come il salvatore della baracca, affittando la pista per i tre giorni necessari alla manifestazione.

Il Palazzo dello Sport di Grenoble fu costruito per le Olimpiadi Invernali del 1968 e ospitava le gare su ghiaccio
Il Palazzo dello Sport di Grenoble fu costruito per le Olimpiadi Invernali del 1968 e ospitava le gare su ghiaccio
Quindi ci sarà la Tre Giorni di Grenoble?

E a quanto si è capito, non sarà lo show di una volta, ma coinvolgerà specialisti di gran nome e che andranno alle Olimpiadi. Gente del calibro di Viviani, per intenderci.

Quindi riassumendo?

Il problema era solo politico. Lo sport purtroppo è gestito dalla politica. Essendo presidente di una società sportiva, ho partecipato a riunioni con il sindaco Piolle e ho capito come funzionano certe cose. Non è solo un problema italiano, insomma, e da trevigiano sono curioso di vedere come andrà col velodromo di Spresiamo.