Pidcock e Ferrand-Prévot: scelta vincente di Challenge

29.11.2022
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La stagione del ciclocross sta sempre più entrando nella sua fase “calda” con le prove di Coppa del mondo che si succedono quasi ogni weekend e che ci porteranno diritto alla prova iridata di Hooghereide, in programma a inizio febbraio. Tra i protagonisti del circus del ciclocross spiccano sicuramente i nomi di Tom Pidcock e Pauline Ferrand-Prévot.

L’asso britannico e la campionessa francese da quest’anno militano nella stessa formazione, la Ineos Grenadiers. Il team guidato da Sir David Brailsford ha di recente esteso la propria partnership per la disciplina del ciclocross con Challenge Tires a conferma di una collaborazione che ha dato lo scorso anno a entrambe le parti grandi soddisfazioni, a cominciare dal titolo di campione del mondo conquistato a Fayetteville da Pidcock.

Il massimo successo per Challenge e Pidcock è stato il campionato del mondo di ciclocross conquistato dal britannico
Il massimo successo per Challenge e Pidcock è stato il campionato del mondo di ciclocross conquistato dal britannico

Un motto vincente

In casa Challenge esiste un motto che guida quotidianamente il lavoro di progettazione e sviluppo di ogni singolo prodotto: “le gomme vincono le gare”. Una conferma a questo motto arriva sicuramente dallo stesso Pidcock. Il campione britannico è da sempre un grande estimatore degli pneumatici Challenge, avendoli utilizzati nel corso di tutta la sua carriera nel ciclocross. Anche grazie alla qualità dei prodotti Challenge Pidcock ha conquistato il titolo di Campione del Mondo nelle categorie Junior, U23 ed Elite. Qualcosa di davvero straordinario.

«Nelle corse – ha dichiarato Pidcock – devi avere pneumatici di cui ti puoi fidare perché ti aiutano a continuare a spingere oltre i tuoi limiti, avendo il grip di cui hai bisogno in tutte le condizioni».

Con i prodotti Challenge Pidcock ha vinto su tutti i terreni delle gare di ciclocross
Con i prodotti Challenge Pidcock ha vinto su tutti i terreni delle gare di ciclocross

Arriva Pauline

Come dicevamo all’inizio, quest’anno il team Ineos Grenadiers si è arricchito di una nuova stella. Si tratta di Pauline Ferrand-Prévot. Per quei pochi che non la conoscono, basta consultare Wilkipedia dove viene presentata come “atleta multidisciplinare, nel 2014 si è laureata campionessa del mondo in linea su strada, mentre nel 2015 ha vinto il titolo mondiale di ciclocross e quello di cross country, diventando così la prima atleta della storia a detenere il titolo mondiale Elite nelle tre specialità. Nel 2019, nel 2020 e nel 2022 ha vinto nuovamente il titolo mondiale di cross country, nel 2019 e nel 2022 ha vinto il titolo mondiale di marathon, e nel 2022 ha vinto anche i titoli mondiali di cross country short track e di gravel, arrivando dunque a detenere, a fine 2022, quattro maglie iridate in altrettante specialità”.

Pauline Ferrand-Prevot è l’ultimo acquisto del team Ineos
Ferrand-Prevot, Challenge, ciclocross, francia

Sviluppo continuo

Challenge Tires e Ineos Grenadiers sono oggi accumunate da un obiettivo comune: il miglioramento continuo dei prodotti a disposizione del team per quel che concerne il ciclocross. L’innesto nella squadra di una fuoriclasse come Ferrand-Prévot non fa altro che confermare come la Ineos Grenadiers voglia crescere sempre più nel settore del fuoristrada.

Concludiamo con il pensiero dell’Athletes Manager di Challenge Tires: «E’ stato fantastico seguire Tom Pidcock dall’inizio della sua carriera e siamo lieti di continuare la nostra collaborazione con il team e di contribuire al loro successo. L’ingresso di Pauline nel team è un’aggiunta gradita e aumenta ulteriormente il nostro livello grazie all’opportunità di lavorare con atleti così talentuosi».

Challenge

Vermiglio, fra poco si corre: i segreti di gomme e rapporti

12.12.2021
7 min
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La giornata di ieri ha visto i campioni del ciclocross provare e testare il circuito di Vermiglio, Coppa del mondo cx. Pidcock e la Vos, Iserbyt ed i nostri azzurri, Eva Lechner a guidare il folto plotoncino delle nostre atlete, tutti sulla neve alla ricerca del setting ottimale della bici.

Van Aert ha corso e vinto in Belgio, ma sarà della partita. Abbiamo rubato qualche immagine che stimola la curiosità degli appassionati e non solo. E poi il meccanico della FAS-Valcar&Service ci ha detto quali potrebbero essere le scelte degli atleti.

Un bel dettaglio della Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale che agevola la presa in spalla
Sulla Pinarello di Pidcock, la svasatura dell’orizzontale agevola la presa in spalla

Le soluzioni di Pidcock

Tre le Pinarello Crossista per Pidcock, tutte con differenti soluzioni, a partire dalla trasmissione, fino ad arrivare alle gomme. Due biciclette sono pronte con il doppio plateau anteriore, la combinazione è 46-39 (il pacco pignoni 11-30). Mentre la trasmissione è la Shimano Dura Ace Di2 11v. Una bicicletta invece è pronta con la monocorona da 44 denti (la corona è unbranding).

Una delle bici è gommata con i tubolari Challenge Limus Seta, specifiche per il fango, mentre una seconda è pronta con i tubolari Dune, sempre di casa Challenge e spesso utilizzati sui terreni sabbiosi ed inconsistenti. La terza bici invece, è settata con un tubolare “multipuntinato”, tanto veloce e scorrevole, un Team Edition di Challenge, ma senza riferimenti specifici in fatto di nome e misura.

Nel corso delle prove ufficiali, dalle 14 alle 16, il campione britannico ha provato i diversi setting, combinando anche le gomme più veloci a quelle maggiormente tassellate, tra anteriore e retrotreno. La scelta definitiva dovrebbe ricadere sui tubolari Challenge Grifo da 33. Tutte le bici sono equipaggiate con le ruote Shimano Dura Ace full carbon dal profilo medio. L’area tecnica del Team Ineos Grenadiers è condivisa con i corridori della compagine Trinity che in dotazione hanno le biciclette Specialized.

Due bici per Iserbyt

Il cockpit della Ridley X-Night è firmato Deda Superzero, con uno stem da 70 o 80 millimetri. Curiosa la scelta della sella, una Specialized S-Works Mimic. Interessante come soluzione, se pensiamo che questa sella corta è originariamente sviluppata per le donne.

Iserbyt utilizza delle ruote DT Swiss dal profilo medio, per tubolari e nella versione CRC. I tubolari sono Dugast: abbiamo notato due versioni, una veloce e una da fango. Quello veloce ha la banda del battistrada con il contrassegno 11Storm, sviluppata da Hutchinson (dettaglio curioso). Il belga ha compiuto diversi giri proprio con questi ultimi, senza fermarsi ai box e utilizzando una pressione compresa tra 1,1 e 1,2 bar. Doppia corona anteriore anche per lui, 46-39.

Vos, spettacolo da vedere

Marianne Vos guida come un uomo (di quelli bravi) e spinge forte sulla neve, senza mai dare l’impressione di subire le condizioni del terreno. La sua Cervélo R5 tutta nuova ha il doppio rapporto anteriore 44-36 e undici velocità posteriori (11/30). Tre le gommature pronte per lei, tubolari e firmati Dugast. Una per il fango con la sezione da 32, una veloce da 33 e una sorta di “multipuntinato” da 30. La Vos ha girato provando anche la pressione di 1 bar. E poi c’é quella gomma da 30 del belga Vandenbossche!

Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio
Le Challenge della Teocchi per la gara di Vermiglio

E l’Italia cosa fa?

Molto interessanti i tubolari di Chiara Teocchi, montati sulle Zipp. Challenge Team Edition anche in questo caso, ma con tasselli bassi e piramidali al centro, più pronunciati e spaziati ai lati. Jakob Dorigoni ha provato subito con le Challenge Grifo (veloci), per fare un secondo test con le Limus Team Edition rosse. In entrambi i casi la pressione di esercizio compresa tra l’1,1 e 1,25 bar.

Parla il meccanico

Geert Rombauts, storico meccanico del circus e agli inizi alla Telekom con Jan Ullrich, dopo tante stagioni nel WorldTour dà supporto alle ragazze del FAS-Valcar Travel&Service. A Vermiglio c’è anche lui.

Geert Rombauts, dopo anni tra i professionisti, ora è nel circus del ciclocross
Geert Rombauts, ora nel circus del ciclocross

«Molti atleti hanno già deciso e opteranno per le gomme veloci – spiega – ma con una tassellatura in grado di offrire trazione e grip in curva. La scelta delle pressioni dipenderà molto dal peso del ciclista e anche dallo stile di guida. Ci sarà qualcuno che sceglierà all’ultimo, dopo aver provato ancora una volta a ridosso dell’orario di partenza. Dobbiamo considerare che le condizioni della neve potrebbero essere diverse da quelle di oggi, anche in base alla temperatura.

«Le donne staranno intorno ad 1 bar di pressione, 0,9, comunque non credo si superi 1,1. Gli uomini potranno arrivare anche a 1,2. Qualche belga ha provato 1,3, ma poi ha mollato un poco, subito dopo il primo giro. Inoltre sarà importante tenere la catena ben lubrificata, un buon trucco per evitare che la neve si depositi».

Puccio, Pidcock, i gregari di una volta e quelli del futuro

19.09.2021
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Ricordate? Avevamo scritto che Tom Pidcock era rimasto stupito da Salvatore Puccio (entrambi nella foto di apertura) alla Vuelta. L’inglese era stato colpito dalla sua forza, dalla capacità di muoversi in corsa e di esserci sempre. Ce lo aveva detto Cioni.

Un corridore così merita solo e soltanto elogi. In pochissimi al mondo sanno fare il lavoro del gregario in questo modo. E alla Ineos Grenadiers lo sanno bene.

Salvatore Puccio in testa al gruppo per i suoi capitani. La sua continuità ha impressionato Pidcock
Salvatore Puccio in testa al gruppo per i suoi capitani. La sua continuità ha impressionato Pidcock
Salvatore, hai stregato Pidcock…

Sono ragazzi! Sono giovani e non conoscono bene ancora certi movimenti in gruppo. E magari si stupiscono. Per Tom poi era il primo grande Giro e non si corre come una classica. Serve anche il lavoro “sporco” che faccio io: tirare all’inizio, stare davanti per evitare pericoli e cadute, muoversi quando c’è vento…

Ma tu c’eri sempre. Forse è questo che lo ha colpito?

Per tanti giorni c’è stato il rischio del vento. Un lavoro infinito. Bisognava stare sempre danti per i capitani. In più Toma nelle prime tappe non stava bene. Veniva dal successo delle Olimpiadi, ci sta che avesse mollato un po’, e soffriva. Stava dietro e magari vedendo me che ero sempre davanti si chiedeva: ma questo come fa?

E cosa te ne pare di Pidcock?

È molto intelligente. Domanda, chiede sempre su ogni cosa. Nelle riunioni è “un perché” continuò. Perché questo? Perché quello? Vuole imparare. Pensate Che guarda i video su YouTube delle gare precedenti. Cerca di capire come si corre tra i ventagli, studia le cadute…

Fare il gregario è stata un’ottima esperienza per Pidcock, al suo primo grande Giro
Fare il gregario è stata un’ottima esperienza per Pidcock, al suo primo grande Giro
Forte! Un corridore così giovane e così importante che si informa fa piacere…

Ha capito subito che in un grande Giro bisogna evitare il più possibile i rischi. Perché basta un niente che perdi un podio podio o la vittoria.

E ha anche imparato? Gli è servita questa Vuelta?

Ha imparato, ha imparato… E andava anche forte! E questo un po’ mi ha sorpreso. Perché un giovane che arriva e non sta bene è difficile che riesca a ribaltare la situazione. Lui invece dopo le prime tappa andava forte davvero. Ma perché è un talento. E per Tom tutto è più semplice. Io invece soffro, cedetemi! Io ci arrivo con l’esperienza, conosco i tempi, vedo i movimenti. Pid compensa col talento.

Pidcock è un fenomeno okay, ma i giovani come lui sanno fare il gregario?

Eh – sospira Puccio – di sicuro hanno una mentalità diversa e più libertà di muoversi. Le medie così alte dipendono anche da questo. I giovani di oggi attaccano, vanno in fuga. Nelle ultime due stagioni il cambiamento è stato netto. Si sono viste medie assurde. Ma in un grande Giro serve anche lavoro come il mio, altrimenti la gara va a rotoli e a prendere 10’ distacco ci vuole un attimo. Alla fine tocca a noi gregari contenere fughe e distacchi, anche perché quando i più forti aprono il gas la gara è finita. E noi seconde linee restiamo fuori. Infatti se si va a vedere vincono sempre gli stessi.

Oggi il gregario alla Puccio è una categoria che si va a perdere? Perché di ragazzini disposti a questo lavoro di sacrificio non se ne vedono tantissimi…

Difficile da dire. Per fare il mio lavoro devi partire mentalizzato in un certo modo. Devi mettere da parte le ambizioni personali. E se ti stacchi non deve essere una delusione. Ma perché hai fatto il tuo lavoro. Loro magari la vedono come una sconfitta. E provano a salvare gamba per arrivare davanti il giorno dopo. Se quest’anno per due volte abbiamo fatto due ore a 53 di media, le tappe ignoranti come le chiamiamo noi, è perché qualcuno attacca e la maggior parte sono giovani.

A Pidcock quanto è servita questa esperienza da gregario allora?

Io credo tanto. Può capire che in squadra servono persone come me. E in futuro tutto ciò può tornargli utile dal punto di vista tattico.

Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Al Giro 2020 per Puccio un giorno di licenza. Per lui un secondo posto a Vieste
Salvatore Puccio, Vieste, Giro d'Italia 2020
Al Giro 2020 per Puccio un giorno di licenza. Per lui un secondo posto a Vieste
Hai parlato di “mentalizzazione”, ma qui vediamo tanti ragazzini passare e spesso sono anche un po’ “montati dai procuratori”, dai team, dai social: secondo te accettano questo ruolo?

Pidcock magari no. Lui è nato per vincere… Bernal, Van Aert, VdP loro hanno quel talento in più. Altri giovani, che non sono né carne e né pesce, invece dovrebbero impegnarsi nel loro ruolo migliore, che potrebbe essere il gregario. Tanto poi lo vedi subito se sei uno che vince o no. Se vuoi avere una carriera lunga dei specializzarti in qualche ruolo.

Chi è allora il nuovo Puccio?

Ce ne sono diversi. O meglio, qualcuno c’è, almeno dai 28 anni in su. Io ho 32 anni e non dico che il prossimo anno smetto, ma neanche voglio fare come Rebellin. E loro non devono arrivare a 30 anni per capire cosa fare. Alle squadre non interessa più chi fa settimo o ottavo. Vogliono vincere.

Ma quindi un nome secco per “l’erede” di Puccio?

Eh così non mi viene. Il problema è che i giovanissimi forti hanno altre idee. Magari direi Rodriguez. Lui anche è un vero talento, ma è un po’ diverso…

In effetti al Tour de l’Avenir oltre ad impressionarci per la sua forza ci ha dato questa idea di serietà e sobrietà…

Sì è serio e va forte con il vento, in salita, sa lavorare per gli altri. Siamo andati in Belgio e andava forte pure lì! Ed è uno scalatore…

Bertolini: «Pidcock? E’ come Van der Poel»

22.09.2020
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Thomas Pidcock, detto Tom, è il nuovo fenomeno che avanza. Dopo Van de Poel, Evenepoel, Van Aert ecco un altro esponente della multidisciplinarietà piombare nel ciclismo dei grandi. Il prossimo anno vedremo l’inglese in maglia Ineos-Grenadier. Fino all’anno scorso il ragazzo di Leeds ha militato nella squadra U23 di Bradley Wiggins, appunto il Team Wiggins (quest’anno era alla Trinity Racing).

Tuttavia, proprio l’ex maglia gialla 2012 lo ha sconsigliato di accettare la proposta del suo ex team. Perché? Forse Sir Brad conosce il carattere del suo atleta e i metodi della Ineos e ha reputato incompatibile il “matrimonio”.

Per provare a saperne qualcosa di più abbiamo chiamato in causa Gioele Bertolini, uno dei crossisti (e biker) più forti d’Italia.

GP Sven Nys 2020. Da sinistra: Pauwels Sauzen, Mathieu Van Der Poel e Thomas Pidcock

Dalla strada al cross e non solo

«Pidcock è più forte di Van der Poel!», ha detto senza mezze misure il valtellinese. «E’ un vero fenomeno. L’ho visto in azione e fa paura. La cosa che mi colpisce di più di questi atleti è la loro capacità di passare dalla strada al cross, dalla crono alla Mtb e di essere subito pronti. Di solito ci si mette almeno un paio di gare per raggiungere il top, loro invece vanno subito fortissimo. Hanno un feeling pazzesco. E Tom per assurdo è ancora meglio di VdP. Mathieu ha impiegato un anno buono per essere forte in Mtb. Anche nel Cx di certo non lo batti sulla tecnica. Tom gira sulla pump track e fa downhill. Tuttavia non lo vedo ancora al pari di Remco Evenepoel, almeno su strada. Ci vedo più un Van der Poel proprio perché sa passare da una disciplina all’altra».

Tom superava gli avversari con una tale facilità che sembrava di un’altra categoria

Bertolini racconta anche che Pidcok però non è un simpaticone. Alla Transmaurienne (gara pre covid) ha rimediato 30′ di penalità per aver discusso con un giudice. C’erano stati dei problemi nella chiamata dello start e lui lo ha spintonato con la ruota. E anche in altre occasioni non è stato un pozzo di simpatia. Spesso se ne stava concentrato per i fatti suoi.

Quel mondiale in Danimarca…

«Quest’anno, nonostante sia giovane è già cresciuto molto, anche in MTB. Alla Transmaurienne nella tappa iniziale, molto lunga e dura, è arrivato secondo dietro a Leonardo Paez (il campione del mondo Marathon, ndr). Ha vinto il Giro d’Italia U23, ha fatto un numero agli europei sempre su strada. E ha corso il mondiale a Imola coi pro’. Magari potrà fare anche le Olimpiadi in Mtb il prossimo anno, ci sta».

«L’ho visto per la prima volta a Bogense, al mondiale di cross in Danimarca nel 2018. Era al primo anno tra gli U23 quando nel rettilineo risaliva gli avversari con una facilità disarmante. Sembrava di un’altra categoria. E’ entrato ai box, ha cambiato la bici con la calma di un veterano e quando è rientrato ha continuato a saltare gli altri al doppio della velocità».