Longo Borghini e le juniores: qualcosa di concreto per le ragazze

25.06.2024
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Mentre è in strada con Jacopo Mosca verso le Dolomiti, per il ritiro in altura che per lei precede il Giro, le Olimpiadi e poi anche il Tour, Elisa Longo Borghini racconta con passione il progetto di una corsa per juniores che si terrà ad agosto a Ornavasso. E’ la seconda edizione e porta il nome di Pietro e Franco Longo Borghini, i due zii con cui Elisa e suo fratello Paolo sono cresciuti quando madre e padre erano in giro sulle piste del fondo. A pensarci bene, non è così frequente che un’atleta in attività si dedichi alle categorie giovanili: alla Lidl-Trek se ne sono trovate due in casa, con il cuore grande. E così, se già lo scorso anno vi avevamo raccontato di Elisa Balsamo con i giovanissimi a Orio al Serio, eccoci con l’altra Elisa, quella tricolore, che ha pensato alle juniores.

«Jacopo dice che l’ho copiato – sorride Elisa – e un pochino è vero, perché tre anni fa ha iniziato a fare una manifestazione per i bambini nel suo paese. E proprio parlando insieme, ci siamo detti che siamo ciclisti professionisti, ma in che modo riusciamo veramente a impattare sul ciclismo giovanile? Possiamo essere dei buoni esempi, possiamo essere degli stimoli, però in che modo possiamo fare qualcosa di concreto per i più giovani? E così mi sono detta che avrei potuto organizzare una gara per le donne junior. Secondo me manca, ricordo che una volta ne facevano una in Toscana: una sorta di Tirreno-Adriatico. Era una corsa carina e normalmente si faceva a marzo: perché non posso provarci anche io?

«Così ne ho parlato con mio fratello e poi abbiamo cercato di confrontarci con la Federazione in Piemonte e con Serena Danesi. Ci hanno risposto che fare subito una corsa a tappe forse era troppo, però era possibile fare una gara a frazioni. Tappa in linea al mattino e poi la crono nel pomeriggio, aperta solo alle prime classificate del mattino. E così siano partiti…».

Prima edizione lo scorso anno, la prossima il 10 agosto.

Ripresentiamo questo format. La gara in linea della mattina ha una salita di circa tre chilometri per un totale di circa 55 chilometri. Le prime 50 classificate, sperando che al via siano in tante, faranno una cronoscalata di 5 chilometri che partirà poco prima di Ornavasso e arriverà in cima alla Madonna del Boden. La chiesa dove mi avevano festeggiato e dove ci siamo sposati. L’anno scorso fra le partecipanti abbiamo avuto la Svizzera che tornerà anche quest’anno. E’ una gara regionale, non possono esserci troppe nazionali.

Che tipo di esperienza sta venendo fuori?

Io non pensavo, onestamente, che potesse essere così difficile organizzare una gara. L’idea è partita da me, ma io non sono mai a casa e devo ringraziare il Pedale Ossolano, la mia prima squadra, mio fratello e la mia famiglia perché si sono fatti in quattro. Io ho dato l’idea e qualche soldino, ma sono loro che fanno tutto. Sembra semplice, ma alla fine dei conti è più complicato di quello che sembra. Se non sei sul posto e non puoi dare anche semplicemente un contributo pratico, come mettere le frecce, ti senti un po’ inutile…

L’anno scorso però c’eri, qual è stata alla fine la tua soddisfazione?

Vedere le ragazze contente e questa è una cosa che mi ha fatto veramente piacere. Invece di limitarci alle prime dieci, abbiamo voluto premiare le prime quindici, anche se solo con un piccolo oggetto. Mio fratello Paolo lavora per Northwave e siamo riusciti a portare a casa dei guanti, dei calzini. Davvero piccoli oggetti, ma è stato bello vedere i sorrisi delle ragazze che si sono sentite valutate, apprezzate e ne hanno tratto un incentivo in più. La soddisfazione è stata veramente vederle sorridere, vederle contente. E’ questo che mi ha spinto a fare la corsa: cercare di dare qualcosa al mio sport, da cui ricevo tanto, col dubbio di non restituire abbastanza. Per me si tratta solo di investire qualcosa e il ritorno è vederle contente per una gara in più.

Il 10 agosto sarai nuovamente tu a premiarle?

Quest’anno purtroppo no, sarò al Tour de France. Non ci sarei dovuta essere neppure lo scorso anno, ma ebbi l’infortunio e essere là mi aiutò anche a distrarmi. Non è stato possibile trovare una data in cui ci fossi anche io, anche perché quello delle date è un tasto difficile. Devo dire che Serena Danesi ci ha aiutato veramente tanto. Per cui appuntamento al 10 agosto nel mio paese, le iscrizioni sono aperte.

Un salto a Ornavasso, nel magico mondo di Elisa

04.09.2022
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La definizione che Elisa Longo Borghini dà di sé usando l’aggettivo “montagnina” si chiarisce di colpo quando l’autostrada esce dall’ultima galleria e atterra nella valle di Ornavasso. E’ la porta di un altro mondo. Silenzioso. Di pietra e legno. Con la gigantesca cava di marmo da cui fu estratto il marmo del Duomo di Milano che fora la montagna di fronte, a ribadire la solidità di queste pietre e di queste persone.

E’ un venerdì di gare in tutto il mondo. Al Simac Ladies Tour Anastasia Carbonari ha appena sperimentato la durezza dell’asfalto, invece la Val d’Ossola s’è fermata per qualche ora in onore della sua campionessa.

Ospiti e amici

Per lei sono arrivati Elisa Balsamo, Davide Plebani e Tatiana Guderzo, Francesca Barale e Leo Hayter, il compagno vincitore del Giro U23. Ma soprattutto sono arrivati gli alpini, i papà e le mamme, i bambini del Pedale Ossolano in cui anche Elisa mosse i primi passi. E’ il paese che la abbraccia e ha scelto per farlo il Santuario della Madonna del Boden, uno dei luoghi sacri del ciclismo.

La strada ti solleva dalla valle, che presto resta in basso. I bambini si arrampicano di tornante in tornante, piccoli come simpatici folletti dei boschi. Accoglieranno Elisa e percorreranno con lei gli ultimi metri. Ci sono anche i nipoti e suo fratello Paolo, che tiene in braccio il piccolo Pietro che dorme beato. C’è il suo mondo e c’è il suo sguardo diverso da quello delle corse.

«E’ sempre bello essere premiata qui a casa mia – sorride, con la camicia, i jeans, un filo di trucco e la sua Trek – perché comunque mi sento parte di una comunità. Ed è bello, perché essendo sempre via, corri il rischio di essere un po’ alienata da tutto. Invece così mi fanno sentire a casa. Mi motiva tanto vedere i ragazzini del Pedale Ossolano, la società in cui sono cresciuta anche io. Il fatto che siano presenti ed entusiasti di me e di quello che sta tutto intorno al nostro movimento, anche con Pippo Ganna e Francesca Barale, è veramente emozionante».

Pippo in alta quota

Ganna sta preparando il mondiale nel solito rifugio Omaroli ad altissima quota, che in linea d’aria è a due passi da qui. Con lui c’è Matteo Sobrero. I due vengono fuori da un videomessaggio per Elisa e l’applauso è scrosciante. I genitori Ganna però sono qui e raccontano della bellezza del posto.

«In teoria sarebbe vicino – sorride Marco – ma se perdi l’ultima funivia, resti giù. In cima è bello, il wifi c’è e non c’è. Per mandare quel messaggio saranno dovuti uscire fuori».

Poi raccontano della salita che prosegue oltre il Santuario e di Pippo che partirà a breve per l’Australia. Intorno ci sono alberi e silenzio e in quel rivendicare le proprie origini, c’è la dimensione della Longo.

La testa dura

Montagnino significa conoscere le regole. Apprezzare la roccia da cui si viene. Aver sviluppato la forza interiore per partire da casa e prendersi il mondo. E poi avere subito la voglia di tornare. Non per niente, la casa in cui vive con Jacopo Mosca è ai primi due chilometri di questa stessa salita.

«Ho la testa dura come i sassi – dice – da buona ornavassese. Finora è stato un anno strano. Di fatto tutti gli appuntamenti che mi ero data li ho cileccati. In compenso ho vinto tante altre corse che non mi aspettavo e nel modo che non mi aspettavo. La Parigi-Roubaix, ma anche il Women’s Tour vinto grazie a una volata. Un anno strano, ma non significa necessariamente che sia stato peggiore. Un anno col sorriso. Un altro anno col sorriso».

Piccoli guerrieri

I bambini del Pedale Ossolano la guardano come si fa con una sorella maggiore. L’amica viene prima della campionessa. Per loro c’è la bici e la bici gli permette di esprimersi. Sono soldi di cacio. Qualcuno cade perché non sgancia il pedale. Sua nipote Anna si avvicina, ma lei è già grande e sorride decisa.

Fra il pubblico ci sono anche Paolo Sangalli ed Elisabetta Borgia, tecnico e mental coach azzurri. Paolo è in ritiro qui vicino con le donne junior e lo vedi che avere accanto le due “Elise”, la Longo e la Balsamo, renda meno tesa la vigilia del mondiale. C’è anche Paolo Barbieri, addetto stampa della Trek-Segafredo. Dice di essere in vacanza, ma le due “Elise” meritano comunque un occhio…

«Le lascio tranquille – dice Sangalli – ho capito che a questi livelli non serve stressarle. Si alleneranno. Elisa e Bertizzolo faranno la Vuelta, ma non perché debbano dimostrarmi qualcosa, solo per completare il lavoro. Vi sono piaciuti gli europei? Rachele Barbieri ha fatto un lavoro eccezionale, peccato che Balsamo non fosse nel suo giorno migliore, altrimenti la Wiebes non passava. Ma c’eravamo».

Ci vediamo a Wollongong

Parlano di vittorie, chiedono medaglie… Non sanno che non si fa? La scaramanzia è una cosa seria, pensiamo, ma intanto il cielo minaccia pioggia. Elisa fa in tempo a snocciolare un’altra perla.

«Va bene vincere le medaglie – dice – ma non vedo perché questo mi dovrebbe cambiare. Certo, ho più impegni, ma la fila all’Esselunga devo farla lo stesso. Guercilena scherzando dice che abito in Kosovo, perché qui non ci sono centri commerciali né le altre cose che ci sono vicino alla città. Siamo lontani, per fortuna c’è l’autostrada. Ma volete sapere una cosa? A me sta bene così».

Grazie per l’invito, Elisa.

Grazie per essere venuti.

Ci vediamo ai mondiali.

Ci vediamo in Australia.

Ganna Roubaix 2021

Verbania, casa Ganna: terra di grande ciclismo

25.10.2021
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La lunga stagione di Filippo Ganna è finalmente giunta alla sua conclusione, con un bilancio enorme in fatto di titoli e medaglie. Un altro salto di qualità da parte di quello che non solo è il vessillo ciclistico italiano del momento, ma è anche uno degli elementi più in vista in un periodo forse mai così prodigo per lo sport italiano. La foto di un Ganna giovanissimo vincitore alla Chrono des Nations aveva destato molta curiosità per capire da dove sia venuto fuori un simile fenomeno. Abbiamo quindi scavato nel passato del campione piemontese e la ricerca delle sue radici ci ha portato a Verbania, alla Ciclomania Barale.

L’attività in negozio ferve ogni giorno, sin dal 1998. Florido Barale mette nella sua attività commerciale lo stesso entusiasmo che trasmette ai suoi ragazzi nell’attività ciclistica. Fra quei ragazzi un giorno è comparso Filippo: «Con noi ha corso i due anni da Esordiente e i due da Allievo. Come definirlo? Una parola sola: predestinato».

Ganna Chrono 2014
Filippo Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Ganna Chrono 2014
Filippo Ganna alla partenza della Chrono des Champions 2014, vinta fra gli juniores
Che cosa aveva che lo distingueva dagli altri?

Si era visto subito che aveva qualcosa di speciale, una cattiveria agonistica notevole che lo portava ad attaccare spesso, a seguire il suo istinto, tanto è vero che vinceva sempre per distacco: l’ultimo anno si aggiudicò 16 corse, ma la cosa che faceva letteralmente impazzire è che si aggiudicava per distacco anche gare in pianura, significa che sapeva già allora tenere ritmi incredibili. Dieci anni fa dicevo che Filippo avrebbe spaccato il mondo e mi prendevano per matto: che rivincite mi sono preso…

Fuori dalle gare com’era?

Un ragazzo tranquillo, sereno, sempre molto attento a quel che avveniva intorno a lui. Entrò subito nella nostra filosofia: ai nostri ragazzi non abbiamo mai chiesto risultati, se arrivano bene ma quel che più conta è l’interpretazione della corsa. Una vittoria stando sempre a ruota non ha sapore, stare succubi in mezzo al gruppo non fa parte del nostro credo, diciamo sempre loro che bisogna prendere l’aria in faccia. Filippo era il perfetto interprete di questo principio.

Quanto ha influito nella sua formazione la presenza del padre?

Moltissimo. Noi lo chiamiamo il “tedesco” proprio perché è rigido e irreprensibile nella cura dell’attività, attento ai minimi particolari, ma non ha mai influito sulle sue scelte né sulla sua preparazione ciclistica, lasciava fare ai tecnici della società. Ha inciso molto caratterialmente, trasmettendogli la disciplina del lavoro. Ancora oggi, con Filippo che abita in Svizzera, suo padre ci aiuta nella gestione della società ciclistica.

Marco e Daniela Ganna, genitori di Filippo, Giro d'Italia 2020
Daniela e Marco Ganna, i genitori di Filippo. Marco è stato azzurro di canoa negli anni Ottanta
Daniela e Marco Ganna, genitori di Filippo, base aerea Rivolto, Giro d'Italia 2020
Daniela e Marco Ganna, i genitori di Filippo. Marco è stato azzurro di canoa negli anni Ottanta
Il padre però veniva da una specialità molto diversa, la canoa (è stato anche olimpico a Los Angeles 1984)…

Sono meno lontane di quanto si pensi. Io sono convinto ad esempio che la predisposizione di Filippo per le specialità contro il tempo sia anche figlia dell’esperienza paterna. Marco ha sempre lavorato sui tempi quando si allenava e questo lo ha trasmesso al figlio. Se hai avuto un genitore atleta, questo non può che aiutare…

Con Filippo siete rimasti in contatto?

Certamente, soprattutto attraverso i social. Le nostre famiglie sono molto legate, intorno all’attività dei ragazzi, i genitori sono rimasti qui e lui quando è da queste parti una scappata la fa sempre.

Un giovanissimo Filippo con Florido Barale, suo patron al Pedale Ossolano, culminati col titolo Allievi a cronometro
Un giovanissimo Filippo con Florido Barale, suo patron al Pedale Ossolano, culminati col titolo Allievi a cronometro
E com’è visto oggi dai ragazzi della società?

E’ un riferimento. Noi abbiamo una quarantina di tesserati fra Esordienti e Allievi, facciamo molta attività ed è un risultato importante considerando che viviamo un periodo di crisi, di difficoltà in molte zone italiane dove fra i più giovani comincia a mancare la vocazione. Da noi non è così: considerate che la provincia di Verbania ha un numero di abitanti pari a un semplice rione di Torino o Milano, eppure nello spazio di pochi chilometri quadrati c’è una straordinaria concentrazione di campioni. La stessa Elisa Longo Borghini è distante appena una trentina di chilometri.

E a proposito di campionesse, ce n’è una in casa Barale…

Esatto. Francesca (campionessa italiana junior, ndr) spero tanto che possa seguire le stesse orme di famiglia: suo nonno Germano corse ai tempi di Coppi, io ho avuto una carriera breve ma un paio di Giri d’Italia li ho fatti all’inizio degli anni Novanta nell’Amore e Vita. Poi, se riuscirà a fare meglio, a raggiungere i livelli di Filippo ed Elisa sarò il più felice del mondo. Ve l’ho detto, qui da noi il ciclismo è di casa…