Saronni, vuoi fare l’arbritro tra Alaphilippe e Lefevere?

01.03.2024
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E’ stato un continuo crescendo. Prima le provocazioni legate ai risultati. Poi al fatto che stesse invecchiando. A seguire sulla scarsa voglia di allenarsi. Ma nessuno avrebbe immaginato che l’ennesima bordata di Lefevere all’indirizzo di Alaphilippe avrebbe riguardato la sfera privata, l’uso di alcol e le troppe feste con la moglie.

Facciamo una premessa: un team manager conosce vita, morte e miracoli dei suoi corridori. Può capitare che qualcosa non vada come dovrebbe e che sia necessario richiamare un atleta all’ordine. E’ raro che si facciano simili sparate. Verrebbe da pensare che sia l’unico modo per dare un ultimatum al campione, ma in ogni caso è il modo giusto?

L’associazione dei corridori si è schierata contro Lefevere. La moglie di Alaphilippe ha trovato modo di rispondere al manager e anche alla moglie di Philippe Gilbert che per qualche motivo si è schierata con Lefevere. L’unico a non aver detto una parola è stato proprio Julian, impegnato domani alla Strade Bianche. Accanto a lui si è schierato anche Geraint Thomas, definendo le parole di Lefevere roba da matti.

Giuseppe Saronni ha oggi 66 anni, ha vinto due Giri d’Italia. Dal 1992 al 2017 è stato team manager
Giuseppe Saronni ha oggi 66 anni, ha vinto due Giri d’Italia. Dal 1992 al 2017 è stato team manager

Alla porta di Saronni

Dopo l’intervista, pubblicata sul settimanale Humo, il team manager della Soudal-Quick Step ha fatto di tutto per smorzare la polemica. Ma siccome ha fatto e detto così ogni volta, in attesa che lo faccia ancora, noi abbiamo bussato alla porta di Giuseppe Saronni.

Il piemontese è stato corridore e team manager, magari avrà capito che cosa abbia spinto un dirigente d’azienda a gettare un atleta in pasto al gossip. Saronni si è prestato allo scambio di vedute, dicendo però (giustamente) che per poter avere un’opinione davvero completa bisognerebbe conoscere tutta la storia, di cui sono al corrente soltanto i diretti interessati.

Il 2024 di Alaphilippe è iniziato in Australia. Alla Het Nieuwsblad si è fermato per una caduta
Il 2024 di Alaphilippe è iniziato in Australia. Alla Het Nieuwsblad si è fermato per una caduta
Beppe, tu che ne hai viste tante, perché di colpo un team manager attacca pubblicamente un campione della sua squadra?

Non saprei, è da un po’ che non seguo. Però questa cosa è abbastanza strana. Solitamente se devi dire qualcosa a un corridore, qualsiasi corridore ma soprattutto in questo caso con uno di una certa importanza, lo fai all’interno della squadra. E’ sempre stato così, bisognerebbe conoscere le loro dinamiche interne. Poi sai, quando vai a quelle latitudini, ci sono sempre delle cose strane…

A te è mai capitato di gestire un problema a porte chiuse e poi, vedendo che non passava, pensare di renderlo pubblico?

No, direi di no, tantomeno su cose private e riservate. Non è mai bello. Magari a volte posso aver fatto qualche critica a livello sportivo, sui risultati e il modo di correre (vengono in mente quelle ad Aru nel 2018, ndr). Ma normalmente si evita sempre di parlare della propria squadra e dei propri corridori. Alla fine cerchi sempre di difenderli, anche perché sono con te, li hai voluti tu, li hai scelti tu e alla fine un po’ di colpe ricadono anche su di te. Insomma, mi sembra che Alaphilippe corra da tanti anni in quella squadra, Lefevere dovrebbe già conoscerlo. E se gli ha fatto e rinnovato i contratti, probabilmente è perché ha ritenuto che fosse un corridore valido. Quindi, è difficile dire cosa sia successo, non capita spesso di sentire queste cose. Bisognerebbe capire e conoscere la realtà.

Ha iniziato piano e ha finito andando sul personale. Alaphilippe non ha risposto, ma domani sarà il loro leader alla Strade Bianche, chissà con quale serenità…

Questi contrasti creano situazioni che non portano bene. Non c’è la tranquillità, il rapporto resta conflittuale. A meno che Lefevere conosca talmente bene il corridore e magari sa quello che noi non sappiamo. Che magari tutto questo serve per stimolarlo, per tirargli fuori un po’ di orgoglio. Non lo so, magari è così. A me non è mai capitato, però non conoscendo bene come stanno le cose, possiamo solo ipotizzare. Ma sicuramente troppa serenità non potrà esserci. Non è bello sentirsi dire quelle parole.

Tour de Wallonie 2022, tutto sembra filare bene. Alaphilippe vince a Huy, Lefevere fa un selfie per Instagram
Tour de Wallonie 2022, tutto sembra filare bene. Alaphilippe vince a Huy, Lefevere fa un selfie per Instagram
Se il tuo manager ti avesse attaccato così, tu saresti rimasto zitto come il francese?

Ma no, aspetta. Bisogna capire il carattere e la professionalità delle nostre latitudini. Lì è diverso, hanno un altro modo di fare. Credo che un tecnico italiano, un manager italiano avrebbe cercato di parlare di più con il corridore, ma in privato. Anche perché esternare queste cose, alla fine a chi fa bene?

Forse serve per giustificare davanti agli sponsor i tanti soldi che gli dai?

Se l’hai preso, l’hai tenuto e l’hai rinnovato, hai fatto anche tu la scelta. Però, non conoscendo i dettagli, non me la sento di fare queste valutazioni. Poi c’è da dire anche che questa è un’esternazione arrivata fino a noi, magari se ne sono dette delle altre, che non sono arrivate fin qua. Insomma, bisognerebbe conoscere bene la storia, come la conoscono loro.

Ti farai vedere alla Sanremo?

Solitamente si va alla partenza, che però non è più a Milano. Per noi che abitiamo qua, la Sanremo è una corsa fastidiosa, nel senso che devi prendere, andare in Liguria e poi tornare indietro. E quindi, se devo dire la verità, per come si vedono oramai le corse in tivù, capisco anche la mancanza di tanti tifosi sulle strade. Una volta ce n’erano di più, ma una volta o andavi sul percorso, sulle salite o in qualche trasferta, sennò certe cose non le vedevi. Allora alla televisione davano 30-40 chilometri, oggi vedi tutta la corsa e capisco anche la pigrizia del tifoso che va molto meno alle corse e le guarda in televisione. Insomma, ogni tanto bisogna abbassare i commenti, però la Sanremo dal divano è davvero una bella corsa…

Sei neopro’ tutti d’oro per la Soudal-Quick Step del futuro

07.02.2024
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Prima o poi forse sapremo come sarebbe dovuta finire la fusione della Soudal-Quick Step e se davvero il partner prescelto fosse la Jumbo-Visma o piuttosto il Team Ineos Grenadiers innamorato di Evenepoel. In ogni caso anche la Soudal-Quick Step, che nel corso dell’inverno ha visto partire un bel numero di corridori (Ballerini e Bagioli, per restare fra i nostri), si è ritrovata in casa un gruppo di giovani a dir poco interessanti. E se una volta i panni del talent scout per il team belga li vestiva Matxin, oggi il ruolo è di Johan Molly, che questa volta ha dimostrato di avere la vista davvero lunga. Ecco allora come lo scopritore ha descritto i suoi ragazzi, alcuni prelevati dal devo team, altri pescati fuori dopo risultati importanti.

Johan Molly è il talent scout dei giovani per la squadra belga (foto Soudal-Quick Step)
Johan Molly è il talent scout dei giovani per la squadra belga (foto Soudal-Quick Step)

Gil Gelders, 21 anni

Lo scorso anno il corridore di Asse (alto 1,79 per 66 chili) ha vinto la Gent-Wevelgem U23, la Ruota D’Oro a Terranuova Bracciolini e la 2ª tappa al Giro Next Gen. Quest’anno Gelders ha debuttato con il quinto posto nella Down Under Classic.

«Gil sarebbe potuto diventare professionista lo scorso anno alla Bingoal-WB – spiega Molly – ma ha fatto la scelta giusta. E’ rimasto un anno in più nel nostro devo team e questo gli ha permesso di fare un altro grande passo. Secondo me entro un paio di anni potrebbe essere vincente nelle cinque gare Monumento. Nella Gand U23 ha attaccato per tutto il giorno, fino a quando l’ultimo corridore ha dovuto lasciare la sua ruota».

In azione sulla salita di Mount Lofty al Tour Down Under: ecco Gil Gelders
In azione sulla salita di Mount Lofty al Tour Down Under: ecco Gil Gelders

William Junior Lecerf, 21anni

Se ne è andato dal 2023 vincendo il Piccolo Giro di Lombardia. E’ uno scalatore alto 1,69 per 54 chili: leggero ma anche bravo a muoversi in gruppo. Anche lui è figlio del devo team.

«I suoi risultati – dice Molly – parlano da soli. Lo scorso anno è stato molto regolare: quarto al Giro Next Gen, quinto al Tour de l’Avenir. Non vogliamo farne un secondo Isaac Del Toro, ma William in Francia ha impressionato. E’ importante per un corridore: sembrava che migliorasse ogni giorno».

Due maglie in casa Soudal all’AlUla Tour: Lecerf la bianca dei giovani, Merlier la rossa a punti
Due maglie in casa Soudal all’AlUla Tour: Lecerf la bianca dei giovani, Merlier la rossa a punti

Luke Lamperti, 21 anni

Il corridore americano è veloce e ha una struttura importante: alto 1,80 per 74 chili. Proviene dalla Trinity Racing e in squadra lo definiscono l’erede di Jakobsen, ma si immagina che in futuro sarà più di un semplice sprinter.

«Lamperti è un ottimo corridore – conferma Molly – ma non un vero velocista. Se deve trovare la sua traiettoria in uno sprint, ha ancora qualche difficoltà. Fortunatamente in quei casi avrà accanto dei corridori capaci di portarlo perfettamente nel punto giusto e a quel punto potrà giocarsi la volata. Un tipo alla Michael Matthews, capace in prospettiva di fare bene in corse come l’Amstel e la Freccia del Brabante»

Lamperti è arrivato alla Soudal-Quick Step dalla Trinity Racing
Lamperti è arrivato alla Soudal-Quick Step dalla Trinity Racing

Paul Magnier, 19 anni

Prima corsa e prima vittoria, al Trofeo Ses Salines a Mallorca (foto di apertura). Gran fisico (1,87 per 70 chili), il francese che arriva come Lamperti dalla Trinity College ha fatto sorridere quando, da ex atleta della mountain bike, ha confessato di non sapere chi fosse Lefevere. Il suo risultato più eclatante del 2023 è stato il terzo posto agli europei.

«Ho avuto il primo contatto con lui da junior nel 2022 – racconta Molly – durante il Valmorey Tour. A fine anno ha svolto uno stage con noi. Volevamo inserirlo nel devo team, ma alla fine tramite Specialized è andato alla Trinity Racing. E’ un talento davvero eccezionale. Ci piacerebbe portarlo alla Liegi U23 e al Giro Next Gen, ma non so se sarà più possibile visti i risultati che ha ottenuto tra i professionisti».

Warre Vangheluwe con Bramati all’AlUla Tour: un debutto faticoso
Warre Vangheluwe con Bramati all’AlUla Tour: un debutto faticoso

Warre Vangheluwe, 22 anni

Nel 2023 ha vinto la Gullegem Koerse e la Youngster Coast Challenge battendo in volata Alec Segaert dopo una fuga a due di 60 chilometri. Un metro e 89 per 79 chili, fiammingo purosangue, l’importante per lui è che la strada non sia in salita.

«Uno che non ha mai problemi a tirare per la squadra – dice Molly – ma che può anche ottenere risultati per se stesso. Se riesci a battere Segaert in quel modo, hai diritto sicuramente a un posto tra i professionisti».

Pepijn Reinderink ha vinto il campionato nazionale U23 dello scorso anno (foto Instagram)
Pepijn Reinderink ha vinto il campionato nazionale U23 dello scorso anno (foto Instagram)

Pepijn Reinderik, 21 anni

Alle sue spalle ci sono due anni nel Development Team DSM. Un metro e 79 per 67 chili, lo scorso anno ha vinto la prima tappa del Trittico Ardennese e il campionato olandese U23. Va forte in salita, ma non ha esperienza sulle grandi salite, al punto che forse gli avrebbe fatto bene un anno in più in una squadra U23.

«Alla DSM– spiega Molly – Pepijn era ormai in un vicolo cieco, finché Kevin Hulsmans lo ha portato nella nostra squadra, dove l’anno scorso ha impressionato fin da subito. E’ stato prezioso per Ethan Vernon nelle due vittorie al Tour of Rwanda. A dire il vero proprio lì ha avuto una brutta caduta, ma ha tenuto duro, mentre sono certo che altri si sarebbero fermati. L’intenzione era che passasse tra i professionisti solo nel 2025, ma a causa del programma ricchissimo e dei tanti giovani che abbiamo reclutato, abbiamo deciso di prendere un corridore in più».

Lefevere e Alaphilippe: la pace non scoppia

20.01.2024
4 min
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A Calpe, durante la presentazione della Soudal-Quick Step il grande assente era Julian Alaphilippe. Nessuna polemica, almeno non in quella sede, semplicemente l’ex iridato era in Australia per Tour Down Under.

Si è comunque parlato di lui. E lo ha fatto patron Patrick Lefevere. Il francese nelle ultime due stagioni non è stato stellare come ci aveva abituato, ma resta un cardine di questo team. E non va dimenticato che esce da un incidente bruttissimo: la caduta alla Liegi 2022. Davide Bramati stesso ci disse che il 2023 gli sarebbe servito per resettarsi del tutto.

Patrick Lefevere (classe 1955) guida il team Soudal Quick-Step, eccolo durante le interviste a Calpe
Patrick Lefevere (classe 1955) guida il team Soudal Quick-Step, eccolo durante le interviste a Calpe

Julian, Patrick e… Remco

Contestualmente al calo (si spera momentaneo) di Alaphilippe, c’è stata l’esplosione di Evenepoel. Vuelta, mondiali, Liegi… e ora il Tour nel mirino. E al Tour la Soudal-Quick Step ci andrà tutta per il belga. Niente spazio per Julian.

«Non mi piacerebbe vedere un Alapahilippe, che magari sta anche bene, devoto alla causa di Remco al 100 per cento. Credo che il Giro d’Italia sia ideale per lui, per il suo modo di correre».

Poi però sono partite le bordate: «I corridori generosi non vincono e sono poco intelligenti. E Alaphilippe spesso è un corridore troppo generoso. E’ impulsivo e spesso poco intelligente. Deve imparare ad essere più riflessivo». 

Lefevere ha detto che Alaphilippe, già durante questo inverno, ha avuto la possibilità di lasciare il Wolfpack. Diverse squadre hanno cercato di ingaggiarlo: «Un corridore scontento in una squadra è inutile. Ho discusso con lui già in passato. Abbiamo raggiunto un accordo. Mi ha detto: “Patrick, dammi un altro inverno”. Bene, adesso tocca a lui dimostrare di essere ancora forte».

Classe, istinto e grinta non abbandonano Alaphilippe
Classe, istinto e grinta non abbandonano Alaphilippe

Polemiche infinite 

Insomma, come sempre il “vecchio Patrick” non le ha mandate a dire. Ricordiamo che già un anno fa tirò una bordata mica da ridere: «Alaphilippe si mangia gran parte del mio budget. Voglio dei risultati».

Spesso i suoi modi di fare hanno tenuto molti sulle spine, ma alla lunga ha avuto ragione lui. Magari sarà così anche stavolta, certo però che nell’anno olimpico, con i giovani che avanzano in modo prepotente e 31 anni sulle spalle, non sarà così facile per il francese tornare il corridore di un tempo.

E allora guardandola in questa chiave l’idea del Giro potrebbe essere buona per Alaphilippe. Davvero un cambio di programma e di obiettivi potrebbe essere uno stimolo importante. Sia per la testa che anche per il fisico.

In generale Lefereve si è mostrato il solito punzecchiatore. Il grande manager in grado di tenere sotto controllo i suoi ragazzi e di stimolarli. 

A Calpe ha parlato molto di Remco. Delle sue sconfinate possibilità. Del fatto che essere un outsider al Tour e non il favorito come al Giro lo scorso anno può essere un vantaggio. Ha parlato della “non fusione” con la Jumbo-Visma. E su Alaphilippe ha lanciato queste bordate. Ma si sa, il manager belga è così e se conduce da 25 anni una delle squadre più titolate di sempre un motivo ci sarà.

Il francese sulle strade australiane del Down Under, dove sta rifinendo la gamba in vista dei primi impegni europei: Het Nieuwsblad e Strade Bianche
Il francese al Down Under, rifinendo la gamba in vista di Het Nieuwsblad e Strade Bianche

Loulou in Australia

E Alaphilippe cosa dice? Probabilmente fa buon viso a cattivo gioco, ma dallo stato del South Australia ha detto che non è vero che ha chiesto a Lefevere di restare ancora un anno. In ogni caso in un’intervista a l’Equipe, “Loulou” è parso motivato e l’idea del Giro d’Italia in effetti sembra stuzzicarlo parecchio. 

«Non è né una punizione, né una mancata selezione – ha detto Alaphilippe – semplicemente è un altro progetto. Bisognava cambiare e perché non quest’anno? Il Giro mi motiva parecchio. In Italia avrò più libertà e potrò correre di più secondo le mie caratteristiche. E poi ho chiesto io di andare al Giro».

Alaphilippe assicura che sarebbe stato ben disposto ad aiutare Remco e che è un ruolo che aveva già ricoperto durante la Vuelta del 2022. Vede il Giro come un’opportunità, sia per i risultati, che per la preparazione. Tuttavia qualche dubbio ci resta, tanto più che le Olimpiadi arrivano pochi giorni dopo il finale della Grande Boucle e su carta sono perfette per Alaphilippe. Almeno quello “vecchio stile”. Ma chissà, magari avrà ragione lui. E sarà più fresco di molti altri pretendenti.

EDITORIALE / Il caso Uijtdebroeks ha spaccato il gruppo

11.12.2023
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«Mi chiedo come sia possibile – scrive Brent Copeland su Twitter a proposito del caso Uijtdebroeks – che qualcosa del genere possa accadere ai nostri giorni, alla nostra epoca e al livello del nostro sport, eppure ci troviamo ad affrontare esattamente qualcosa del genere. E’ avidità? Disperazione? O semplicemente non sono consapevoli del futuro degli atleti e di chi sia la persona che effettivamente paga le conseguenze di una scelta poco felice! Imbarazzante è un eufemismo».

Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica
Brent Copeland, manager della Jayco-AlUla, qui con Groenewegen: la sua posizione è parsa molto critica

Team manager contro

Sono le 8,58 di sabato mattina, quando il team manager del Team Jayco-AlUla posta questo commento, ispirato a un articolo di Cyclingnews. Sul sito britannico, si riassume la vicenda legata all’annunciato passaggio del belga Cian Uijtdebroeks dalla Bora-Hansgrohe alla Jumbo-Visma.

La sintesi vuole prima l’annuncio del team olandese: il belga sarà con loro dal 1° gennaio. Poi la frenata del team tedesco, secondo cui il corridore è sotto contratto per un anno ancora. Quindi c’è la presa di posizione dei suoi agenti tramite Alex Carera, secondo cui c’è in corso una procedura per l’interruzione del contratto.

«L’accordo tra Cian Uijtdebroeks e Bora-Hansgrohe – si legge – è terminato il 1° dicembre 2023. Cian ha già avviato un procedimento legale e l’UCI è a conoscenza della risoluzione dell’accordo. Cian è fiducioso sull’esito della procedura pendente e per il momento si asterrà da ulteriori commenti (…)».

Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)
Cian Uijtdebroeks compirà 21 anni il prossimo 28 febbraio. E’ pro’ dal 2022 (foto matthispaul)

Levata di scudi

Eppure il passaggio non lascia indifferente il mondo del ciclismo. Sullo stesso social (che si fa fatica a chiamare con il nuovo nome X), si pronunciano John Lelangue e Patrick Lefevere.

«E’ uno sport professionistico – scrive l’attuale direttore del Tour Pologne in risposta al post di Copeland – è anche business, ma il ciclismo ha bisogno di UNITA’ tra tutti i soggetti interessati e ancor di più tra le squadre che sono concorrenti ma anche attori della stessa storia. L’unità e il rispetto reciproco sono la chiave per rendere più forti il nostro sport e le nostre squadre».

«Secondo me – scrive il manager della Soudal-Quick StepCian Uijtdebroeks ha un accordo fino alla fine del 2024. Ha preso per agente Alex Carera che conosceva la situazione. L’UCI deve far rispettare le proprie regole. Solo se le tre parti sono d’accordo, ci può essere un trasferimento con l’autorizzazione dell’UCI».

Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie
Roglic ha lasciato la Jumbo-Visma un anno prima della scadenza del contratto, dopo 94 vittorie

Fra Roglic e Uijtdebroeks

Intanto da Wielerfits trapela che, a fronte della volontà del corridore di andarsene, la Bora avrebbe chiesto un milione di euro alla Jumbo allo stesso modo in cui ha dovuto a sua volta pagare per prendere Roglic. Sono casi paragonabili?

Lo sloveno che lascia la Jumbo-Visma a ottobre è un corridore di 34 anni, che con la squadra olandese ha vinto tre Vuelta e un Giro (94 in tutto le sue vittorie con quella maglia). L’investimento è stato ampiamente ripagato.

Quando a partire invece è Uijtdebroeks, che ha vent’anni e ha vinto “solo” il Tour de l’Avenir, si capisce che sia meno facile lasciarlo andare. La squadra lo ha preso giovanissimo, ha investito su di lui. E proprio nel momento in cui potrebbe cominciare a ripagarla, lui chiede di risolvere il contratto e per giunta a dicembre.

Qualche dissapore a fine stagione c’è stato. La polemica della Vuelta per essere stato sopravanzato in classifica dal leader Vlasov. E dopo la Crono della Nazioni, per la bici di scorta non al livello della prima. Ci sono sotto questioni più gravi, come lascerebbe intendere l’azione legale citata da Carera, per chiedere la rescissione del contratto?

Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23
Lorenzo Milesi (classe 2002) in maglia roja in avvio della Vuelta. La DSM lo ha preso ancora da U23

Contratti da rispettare

Sembra di rivedere in parte quel che sta accadendo a Lorenzo Milesi, campione del mondo U23 della crono e contratto fino al 2025 con il Team DSM. Al momento di partire per le vacanze, è stato accostato alla Ineos Grenadiers. Il suo agente Giuseppe Acquadro pareva sul punto di stringere, poi qualcosa non ha funzionato e la trattativa è naufragata. A quel punto si è iniziato a dire che fosse in atto il tentativo di portarlo alla Bora-Hansgrohe, dove stava per liberarsi il posto di Uijtdebroeks, ma anche su questo fronte è calato un velo di silenzio.

Così, mentre si sussurra che il bergamasco vista la situazione abbia cambiato agente, ci è venuto un dubbio. La squadra che lo ha fatto passare, portandolo dal devo team alla WorldTour, sarà contenta di sapere che sta facendo di tutto per andarsene? Se dovesse infine rimanere lì, quali sarebbero i rapporti? Non sarebbe forse il caso di rispettare i contratti, a meno di clamorose inadempienze da parte delle squadre?

Uijtdebroeks andrà sicuramente alla Visma-Lease a Bike (denominazione dal 2024 dell’attuale Jumbo-Visma) e il tutto si risolverà in una questione di soldi. Finirà come con Van Aert preso… con la forza dalla Verandas Willems-Crelan. Richard Plugge sa fare i suoi affari, anche se i suoi metodi non piacciono a tutti.

La morale però è che i contratti rischiano di diventare carta straccia e che di questo passo il fairplay fra squadre andrà a farsi benedire. Se tre team manager si espongono in modo così esplicito, è evidente che qualche regola non scritta sia stata violata. Ma soprattutto sarebbe opportuno, in questo mettere in mezzo ragazzi di vent’anni, pensare a loro e con una prospettiva più lunga. A quello che hanno ancora da imparare e quello che da tutto questo riceveranno in cambio. E non parliamo di soldi.

Moscon alla Soudal-Quick Step, il disegno di Lefevere

10.11.2023
4 min
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Qualcuno ieri, leggendo sulla nostra pagina Facebook la notizia del passaggio di Moscon alla Soudal-Quick Step, ha commentato in modo sbrigativo, ma efficace. «Se ci andava ad inizio carriera – ha scritto – avrebbe vinto almeno 2 Fiandre e 3 Roubaix. Speriamo che sia ancora in tempo per dimostrare quello che vale».

Fuori contesto

Cosa ci faceva Moscon al Team Sky, diventato poi Ineos? In che modo un trentino che ama trattori e mele può trovarsi a suo agio nel salotto di cristalli del team britannico? Eppure non si può dire che Gianni non ci abbia provato, anche se un po’ la sua indole e un po’ quel diverso sentire lo hanno condotto lungo percorsi scivolosi. Se non sei a tuo agio, parli a sproposito. E se non sei lucido, capita che ci scappi il gesto da evitare. E a quel punto il gruppo non ti regala più niente e ti attacca la lettera scarlatta. Moscon il razzista. Moscon il violento. E presto di Moscon il campione non parlava più nessuno. Gli anni all’Astana sono stati utili per capire di dover ripartire, ma lì si sono messi il Covid e poi una clavicola rotta a rendere tutto in salita. E alla fine, per fortuna, di Gianni si è accorto Patrick Lefevere

Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?
Moscon decisivo per Bernal al Giro del 2021 sugli sterrati: farà lo stesso al Tour per Evenepoel?

«Ha solo 29 anni – ha detto il manager belga a Het Nieuwsblad – non può ancora essere finito. Non appena si è saputo che avevamo ancora un posto libero per il prossimo anno, i procuratori mi hanno bombardato di corridori che non avevano ancora una squadra. Il manager di Moscon si chiama Giovanni Lombardi e ce lo aveva già consigliato più volte. Ma ora voleva solo venire da noi, avrebbe preferito smettere piuttosto che correre altrove».

Un guerriero

Moscon è un guerriero, che ama il fango e il corpo a corpo. Vederlo spento oppure infilato in modo del tutto anonimo nel treno di Cavendish trasmetteva solo un’infinita tristezza. Ora però, in un Wolfpack forse in crisi ma pur sempre capace di lasciare il segno, il trentino potrà ricollegarsi con le sue origini.

«Conosciamo i suoi punti di forza e di debolezza – spiega Lefevere – è abbastanza versatile. Gianni può andare forte nelle classiche, ma può anche tirare a lungo nei grandi Giri in salita. Viene dalle montagne, può fare facilmente il ritmo in testa al gruppo. Forse lo chiamano “il trattore” anche per questo».

Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono
Nel 2021, Moscon stava per vincere la Roubaix, ma un guasto e ruote non a posto glielo impedirono

Fattore Cavendish

Eppure in qualche modo Cavendish torna nella vita del trentino, che nel corso della sua carriera ha sempre brillato se chi lo guidava era capace di parlargli al cuore. L’ultimo forse è stato Davide Cassani.

«Molte persone dimenticano che ha quasi vinto la Parigi-Roubaix nel 2021 – ricorda Lefevere, riaprendo una pagina mai chiarita del tutto – ma ha avuto un guasto meccanico nel momento peggiore. E la pressione degli pneumatici della bicicletta che gli hanno dato non era corretta. Questo gli è costato la vittoria. Lui può tornare forte, chiamatelo scenario Cavendish. Oppure scenario Moscon o anche Lefevere… Chiamatelo come vi pare, io vedo un buon corridore che cercheremo di riportare al suo miglior livello. Speriamo di potergli dare una svolta».

Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023
Moscon non è l’atleta rassegnato che sul Bondone ha scortato Cavendish al Giro 2023

Vero carattere

Lefevere è uomo di mondo e ha sempre tirato fuori le cose migliori da corridori di carattere. Non è un caso che negli ultimi tempi abbia sempre punzecchiato Alaphilippe con toni a tratti feroci, per provocarne la reazione. E Moscon di carattere ne ha, anche se gli ultimi tempi lo hanno mostrato troppo educato, quasi spento…

«Chiaramente – ha ammesso Lefevere – certe cose non gli è permesso farle, ma è sicuramente un personaggio e a volte preferisco uno così a una pecora che bela sempre di sì. La sua reputazione gli è sfavorevole, per cui qualsiasi cosa faccia, finisce sotto la lente di ingrandimento. Ma se non sbaglio (ride, ndr) è dal 2020 che non gli viene contestato più nulla».

Moscon lo conosciamo da quando era under 23. Siamo stati nella sua casa. Lo abbiamo seguito alle corse, nei momenti belli e in quelli brutti. Gianni non è la persona spenta e remissiva dell’ultima stagione né il barbaro che tanti hanno cercato di descrivere. Nel novero dei talenti azzurri in cerca d’autore e di una collocazione, lui è ancora una grande incompiuta. Siamo d’accordo con Davide Dante, l’autore di quel commento. Se fosse andato alla Quick Step da neoprofessionista, la sua forse sarebbe stata una strada ben diversa.

EDITORIALE / La fusione saltata e il professionismo perduto

09.10.2023
5 min
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Se anche la squadra numero uno al mondo fa fatica a trovare lo sponsor, si leggeva qualche giorno fa sui social, allora siamo messi male. Prima doveva essere la Ineos Grenadiers che per prendere Evenepoel, avrebbe assorbito la sua squadra. Poi è venuta fuori la fusione con la Jumbo-Visma e in questo caso il giovane belga sarebbe probabilmente finito proprio alla Ineos. Adesso che anche la fusione con il team olandese è saltata, al Tour vedremo sfidarsi Pogacar, Roglic, Vingegaard ed Evenepoel (i due sono insieme alla Vuelta nella foto di apertura). Non male! D’altra parte, tuttavia, ci sarà da capire se ci saranno cicatrici nelle squadre coinvolte

Lefevere e Bakala si dividono il controllo della Soudal-Quick Step: 20 per cento al belga, 80 al ceko
Lefevere e Bakala si dividono il controllo della Soudal-Quick Step: 20 per cento al belga, 80 al ceko

Casa Soudal-Quick Step

La Soudal-Quick Step rimarrà fino al 2025, quando si concluderà la licenza WorldTour assegnata al gruppo di Lefevere. Patrick, che ne sa una più del diavolo, ne esce come colui che ha salvato il posto di lavoro a corridori e personale. Pare che non abbia avuto parte attiva nella trattativa per la fusione, gestita invece Zdenek Bakala. Il magnate della Repubblica Ceka, da anni a capo della squadra, ne detiene l’80 per cento contro il 20 di Lefevere. Cedere la squadra alla Jumbo-Visma avrebbe significato liberarsi dei costi di un team che non vince più come una volta.

Chiaramente la notizia ha riportato il buon umore nella squadra che ha bisogno di un forte rimpasto dirigenziale. Lefevere stesso non ha mai fatto mistero di cercare la via più breve per un buon pensionamento e forse la ricerca di un erede sarebbe auspicabile e indicata. Non è un mistero che la squadra sia scossa da tensioni interne, che abbia recentemente perso atleti importanti e che l’uscita di elementi come Ricardo Scheidecker, passato alla Tudor, abbia complicato i rapporti fra la componente del marketing e quella tecnica.

Le tensioni sono iniziate quando il padre di Evenepoel ha cominciato a sparare a zero sul potenziale del team: si capisce quanto sia urgente una guida che rimetta ciascuno al suo posto.

Bagioli al Gran Piemonte e Van Wilder alla Tre Valli hanno vinto d’orgoglio per sé e per la loro squadra
Bagioli al Gran Piemonte e Van Wilder alla Tre Valli hanno vinto d’orgoglio per sé e per la loro squadra

Casa Jumbo-Visma

La Jumbo-Visma si troverà senza sponsor a partire dal 2025. La catena di supermercati olandesi ha ritirato il supporto da quando Frits Van Eerd è stato arrestato. Il manager, che ne aveva fatto crescere il fatturato da 400 milioni a 10 miliardi, è accusato di riciclaggio. Ragione per cui, morto suo padre, l’azienda è passata nelle mani delle sorelle che hanno deciso di interrompere la sponsorizzazione, ritenendola troppo cara. Si parla di un importo intorno ai 12 milioni di euro all’anno.

In ogni caso, Richard Plugge si trova ora a dover gestire un buco piuttosto importante, dato che anche l’attesa sponsorizzazione di Amazon non sarebbe più sul tavolo. Si parla dell’interessamento del Pon Group, che detiene la proprietà di Cervélo e da poco anche delle scarpe Nimbl, ma i rapporti saranno ancora idilliaci, dopo che probabilmente la squadra avrebbe valutato di passare con Specialized?

Dal 2024 Roglic correrà con la Bora-Hansgrohe e sfiderà al Tour Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel
Dal 2024 Roglic correrà con la Bora-Hansgrohe e sfiderà al Tour Pogacar, Vingegaard ed Evenepoel

Casa UCI

L’Unione Ciclistica Internazionale non ha parlato di opportunità. Si è pronunciata soltanto per ricordare alle squadre che qualsiasi operazione di questo tipo (la fusione) deve attenersi alle disposizioni del Regolamento UCI. Esse impongono infatti di garantire il rispetto delle disposizioni contrattuali per tutto il personale delle squadre coinvolte, dagli atleti allo staff.

Non un cenno alla struttura traballante del WorldTour, lasciato in mano al “bullismo tecnico” dei team più grandi. Nessuna riforma strutturale appare per ora all’orizzonte in un’organizzazione che propugna la mondializzazione del ciclismo, drenando risorse laddove i suoi cercatori sono in grado di trovarle, apparentemente a qualunque costo.

La prossima grande sfida per gli uomini di Aigle, nel cui Management Commitee permane Igor Makarov in barba agli atleti e i team russi banditi con la guerra all’Ucraina, è il mondiale in Africa. In precedenza il presidente Lappartient aveva insignito dell’Ordine al merito del ciclismo mondiale (massima onoreficenza UCI) Gurbanguly Berdimuhamedov. Per festeggiare, il dittatore turkmeno eletto con il 97 per cento dei voti e ora rimpiazzato da suo figlio, pedalò durante il World Bicycle Day tra migliaia di figuranti in bici. Non esistono atleti del Turkmenistan che prendano parte a mondiali o rassegne mondiali. Ugualmente si era previsto di far svolgere il mondiale su pista del 2021 nel nuovissimo velodromo di Ashgabat. Ciò non avvenne e la rassegna fu dirottata su Roubaix a causa del Covid e (si spera) per ragioni di opportunità.

David Lappartient attribuisce (online) a Berdimuhamedov l’Ordine al merito del ciclismo mondiale (foto Azatlyk Radiosy)
David Lappartient attribuisce (online) a Berdimuhamedov l’Ordine al merito del ciclismo mondiale (foto Azatlyk Radiosy)

Il ciclismo

«La fusione è stata un’ottima idea – avrebbe detto qualcuno presente al tavolo delle trattative – ma per metterla in pratica occorreva un po’ più di professionalità».

Probabilmente è vero, ma ribadiamo che sarebbe davvero necessario ristrutturare il professionismo, perché ci siano risorse per tutti e obblighi meno asfissianti. Nulla vieta di tornare a squadre di 20 corridori, che costino meno e lascino aperta la porta a più soggetti. Quello che abbiamo vissuto è la riprova che in parecchi livelli di questo sport manca del sano e concreto professionismo.

Il ciclismo, ha detto qualche giorno fa Argentin, era una famiglia che funzionava gestendo le situazioni nell’interesse di tutti. Questo non significa che si possano coprire magagne e responsabilità: nell’interesse della famiglia, mio padre mollava anche ceffoni indimenticabili. Al contempo, si assicurava che tutti avessero nel piatto ciò di cui avevano bisogno. Il ciclismo in mano a manager e avvocati che non lo conoscono rischia di perdere di vista le sue vere necessità. La corsa sfrenata all’oro, ne siamo purtroppo certi, non sarà priva di conseguenze. Un esempio su tutti: i gregari di Remco Evenepoel saranno contenti di tirare per uno che fino a ieri non vedeva l’ora di andarsene e magari ci starà ancora pensando?

Alaphilippe sull’incudine, Lefevere il martello

09.09.2023
5 min
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Che cosa prova un campione davanti al declino inatteso? E che cosa prova se sente di avere ancora qualcosa da dare e per qualche motivo non ci riesce? Se è vero che il ritorno dopo gli infortuni più gravi richiede circa un anno, per rivedere un Alaphilippe competitivo ci sarà da attendere la prossima stagione. Ne è convinto Bramati, ne è convinto Julian, ma nel frattempo l’attesa lo sta logorando e lo ha portato a commettere qualche errore.

Se infatti l’incidente della Liegi 2022 lo tenne fuori per due mesi, probabilmente la vera causa della rincorsa ancora incompleta fu la voglia di bruciare i tempi per andare al Tour (senza riuscirci). Nel frattempo, le continue dichiarazioni di Lefevere non hanno contribuito a creare il clima migliore. Il manager belga infatti non ha fatto passare settimana senza punzecchiarlo e ricordargli il ricco contratto che li lega.

Patrick Lefevere e Alessandro Tegner: la Soudal-Quick Step ruota attorno a loro
Patrick Lefevere e Alessandro Tegner: la Soudal-Quick Step ruota attorno a loro

Vittorie, non fascino

Nell’ultima puntata della serie, commentandone la voglia di riscatto, all’ennesima bordata ha fatto seguire una… carezza, riconoscendo l’impegno del francese e la sua voglia di riscatto.

«Non posso assolutamente biasimarlo – ha scritto nella sua rubrica su Het Nieuwsblad – prima di questa stagione abbiamo avuto una conversazione piuttosto dura a Diegem. Julian, sua moglie Marion Rousse, il manager Dries Smets e io ci siamo seduti insieme al tavolo. Da patron della squadra ho detto le cose come stanno: Julian fa la vita giusta, quindi le cose devono migliorare. Lui stesso era d’accordo. So che ha fatto tutto il possibile per farsi trovare pronto. Per cui, di fronte ai risultati, non ci resta che concludere che non funziona più.

«Ho letto sulla stampa dell’interesse di TotalEnergies, ma per quanto ne so non c’è nulla di vero. Non è nemmeno qualcosa a cui sto puntando. Per essere chiari: Julian è ancora prezioso per la nostra squadra. Rimane il corridore più popolare in Francia e la persona più affascinante in ogni serata di sponsorizzazione. Ma certo: l’ho preso in squadra per vincere le gare, non per essere affascinante».

Al Delfinato con la compagna Marion Rousse: anche lei è stata presente all’incontro con Lefevere (foto MatosVelo)
Al Delfinato con la compagna Marion Rousse: anche lei è stata presente all’incontro con Lefevere (foto MatosVelo)

Rilancio in Canada

Una dichiarazione a metà fra lucido realismo e psicologia spartana, tesa a spronare il campione oppure a spingerlo via. Soltanto loro sanno se si tratti di un gioco duro e condiviso o se Lefevere stia calcando troppo la mano. Al momento Julian si trova in Canada, dove ieri ha corso il Gp de Quebec (arrivando al 9° posto nella volata di gruppo) e domenica la corsa di Montreal.

«E’ stato un anno difficile con due soli successi – ha ammesso il francese – ma è stato anche un anno importante in cui ho imparato molto. Dopo la scorsa stagione volevo fare tutto il possibile per raggiungere nuovamente un buon livello e ci sono riuscito. In termini di risultati, devo avere pazienza e continuare a lavorare come ho sempre fatto. Spero di concludere bene quest’anno e di ottenere altri successi. Questo è tutto quello che posso dire. Sono estremamente motivato e sto facendo tutto il possibile per tornare nella mia forma migliore e sono certo che ci riuscirò».

Alaphilippe ed Evenepoel: non sarà voluto, ma è palese che al crescere di Remco è coinciso lo spegnersi di Julian
Alaphilippe ed Evenepoel: non sarà voluto, ma è palese che al crescere di Remco è coinciso lo spegnersi di Julian

Non solo Evenepoel

Le critiche più pesanti Lefevere le ha mosse durante il Tour, dove al grande impegno del due volte campione del mondo non sono mai corrisposti risultati degni di nota: tante fughe e neppure un piazzamento fra i primi 10 sono un bottino obiettivamente troppo magro. Come troppo asciutto appare anche il corridore, che un tempo brillava per tonicità ed esplosività.

«Non è stato con le mani in mano – ha annotato Lefevere – ha attaccato tappa dopo tappa, ma alla fine ha perso terreno dai corridori che sulla carta dovrebbero essere meno forti di lui in salita. Siamo tutti delusi, ma soprattutto è deluso Julian. La sensazione in giro è che la nostra squadra dipenda da Evenepoel, come se non avessimo alcuna possibilità se lui non è al via. Ovviamente Remco è importante, ma mi rifiuto di accettare che dietro di lui ci sia il vuoto (ovviamente il passaggio a vuoto di ieri alla Vuelta non era stato previsto, ndr)».

Al Tour abbiamo visto Alaphilippe in fuga quasi ogni giorno, ma non è mai riuscito a concretizzare i suoi attacchi
Al Tour abbiamo visto Alaphilippe in fuga quasi ogni giorno, ma non è mai riuscito a concretizzare i suoi attacchi

Nessun cambiamento

Julian è volato in Canada sperando di trovarvi fortuna e motivazioni che lo rilancino verso un bel finale di stagione e rifiutando di snaturare il suo stile, che oggettivamente spesso contrasta con il correre prepotente e potente del gruppo. Quanto costano in termini di energie i cambi di ritmo alla Alaphilippe, se la velocità media è cresciuta in modo così evidente?

«Il mio modo di correre non cambierà mai – ha spiegato Alaphilippe nella conferenza stampa alla vigilia delle prove canadesi – è così che corro, è il mio modo di essere. Mi sono preso il tempo per sentirmi meno stressato e togliermi di dosso un po’ di pressione. Ho sempre desiderato vincere e raggiungere il massimo livello, ma ho dovuto rendermi conto che non è più tanto facile. Ho imparato che non sempre le cose vanno come vorresti. Ma ho anche iniziato a pensare di più a me stesso, alla mia salute e allo star bene. So che i risultati arrivano lavorando sodo, quindi continuerò a farlo. Ho ancora tanta passione e non mi arrenderò mai».

Remco furioso, Mathieu gasato, Wout roccioso

06.08.2023
4 min
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GLASGOW – «La mia concentrazione non è stata disturbata – ha detto Remco Evenepoel prima di partire – ma personalmente penso che tutti dovrebbero stare zitti e lasciarmi fare le mie cose. So abbastanza bene a me ciò che è e ciò che non è possibile. Sia mio padre che Patrick farebbero meglio a stare zitti».

Evenepoel al via con quella che sembra essere la nuova Tarmac Sl8 di Specialized
Evenepoel al via con quella che sembra essere la nuova Tarmac Sl8 di Specialized

Remco: «Buono per attaccare»

La voce secondo cui Remco potrebbe passare subito alla Ineos Grenadiers per avere tutte le carte in regola in vista del Tour è deflagrata come una bomba, con un tempismo che lascia di stucco, pensando che l’ha messa in giro suo padre Patrick alla vigilia del mondiale. La reazione di Lefevere non è tardata ed è stata piuttosto dura nei confronti della famiglia Evenepoel, accusata di avere i violini scordati, visto il diverso tenore delle dichiarazioni. Insomma, in questa mattina mite sull’Atlantico, in casa Belgio speravano tutti di dover e poter fare altri ragionamenti.

«Può essere anche un percorso da specialisti del cross – ha proseguito Remco cambiando decisamente discorso – ma tutti sappiamo andare in bicicletta. Sarà un lungo finale, quasi undici giri. Sarà abbastanza difficile, ma siamo pronti. Siamo più forti insieme che da soli su questo percorso. Cosa ho imparato dalle gare juniores? Che non è necessariamente uno svantaggio se l’attacco viene da lontano. E questo per me è un bene».

Van der Poel ha scherzato sulla vigilia dello scorso anno. Il Tour sarà una buona base?
Van der Poel ha scherzato sulla vigilia dello scorso anno. Il Tour sarà una buona base?

Mathieu: «Non si vince in curva»

Il rivale numero uno, Mathieu Van der Poel, arriva al giorno del mondiale sicuramente meglio dello scorso anno, quando passò la notte in una centrale di Polizia, per l’accusa di aggressione dalla quale fu successivamente assolto.

«Se ho dormito meglio dell’anno scorso? Sì – ha scherzato – non poteva andare peggio. E’ un mondiale che aspettavo da tempo, un percorso che avrei sempre voluto affrontare. Quindi spero di avere anche delle buone gambe. E’ un po’ difficile stimare a che punto è la mia condizione, perché è la prima volta che continuo ad allenarmi per un obiettivo dopo un grande Giro. Sul fatto che la mia capacità di guida mi avvantaggerebbe sugli altri, non è che gli altri non sappiano fare le curve. E poi non credo che il mondiale si vincerà in curva. E’ un percorso molto difficile in cui sarà importante stare davanti. Non guarderemo solo i belgi, anche francesi e danesi hanno un blocco fortissimo».

Van Aert sente che il giorno è speciale, l’avvicinamento è andato benissimo
Van Aert sente che il giorno è speciale, l’avvicinamento è andato benissimo

Wout: «Un giorno speciale»

Sull’altra sponda belga, quella della Jumbo-Visma, Wout Van Aert è arrivato alla partenza con la calma dei giganti e insieme l’occhio laser, consapevole di avere una buona occasione e dopo un avvicinamento meno fragoroso dello scorso anno. La famiglia al seguito gli ha dato serenità, dopo che nei giorni del Tour era stato impossibile.

«Sono molto emozionato – dice – è sempre elettrizzante svegliarsi in una giornata del genere. Mi sono alzato abbastanza presto e mi sono reso conto che non sarà una giornata qualunque. E’ un circuito molto tecnico, resta da vedere cosa significherà. Di certo, non siamo più abituati a certi percorsi. Dalle corse di ieri si è capito che basta distrarsi un attimo e i distacchi si dilatano, mentre dietro è molto stressante e difficile restare nel gruppo. C’era il fuggitivo davanti e, dopo che ciascuno aveva terminato il suo turno a tirare, nessuno aveva le gambe per chiudere il buco. E’ un percorso speciale.

«Abbiamo studiato bene le nostre tattiche, ma ovviamente fare un piano è sempre facile. Ci sono molti altri corridori, quindi è particolarmente importante rispondere bene a tutte le situazioni che andranno a creare».

Sorrisi e un brivido, il primo giorno in rosa di Remco

07.05.2023
4 min
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SAN SALVO – «Ieri sera Remco ha tenuto un piccolo discorso, ma quel che ha detto è top secret», inizia così il racconto Patrick Lefevere patron della Soudal-Quick Step di Evenepoel. La prima giornata in maglia rosa del belga e del suo clan sembra essere stata tranquilla. Quasi un proseguimento della festa di ieri.

Tappa tranquilla, salvo quel brivido a 3,7 chilometri dall’arrivo. Lo scarto improvviso di un corridore e di Davide Ballerini, alla cui ruota c’era proprio Evenepoel, e tutto era già passato. Ma che spavento. In quel frangente c’è stato giusto il tempo di “fare la conta”. «Ci siamo tutti. Remco sta bene». E’ questo quel che si saranno di certo detti i ragazzi di Lefevere.

Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step (a destra Alessandro Tegner). Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo
Patrick Lefevere è il team manager della Soudal-Quick Step. Lo abbiamo incontrato dopo l’arrivo di San Salvo

Volare bassi

«C’è una bella atmosfera nel nostro clan – dice Lefevere – ma questo è normale quando si vince. Eravamo concentrati tutti per la crono di ieri e tutti siamo venuti consapevoli qui in Italia. Sappiamo quanti sacrifici ha fatto Remco e quanti ne hanno fatti i suoi compagni. E’ stato fatto un lungo lavoro per preparare questo goal. E quando si riesce a vincere è un piacere ulteriore».

Un piacere ulteriore. Gioia, euforia, ma anche grande serietà. Nonostante la maglia rosa, nonostante la Liegi, ma forse sarebbe più facile dire, nonostante Remco, si vola bassi.

Lefevere sa che il viaggio è solo all’inizio e lui in oltre 40 anni di ciclismo ha l’esperienza e il sangue freddo per capire che nulla è ancora fatto.

Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa
Poco dopo il via Remco ha salutato sua moglie Oumaima, anche lei in rosa

Calici sì, maglia no?

Giusto però festeggiare. Giusto godersi un trionfo, quello di ieri, che è stato schiacciante e maggiore delle aspettative.

«Vero – va avanti Lefevere – ieri sera i ragazzi hanno fatto festa ma io non ho dovuto frenare nessuno. Sono dei professionisti. Tra l’altro Remco neanche beve. Ha versato il Prosecco nei calici dei compagni e dello staff. Poi ha fatto questo discorso di un minuto. Quel che ha detto resta tra noi, ma posso dire che ha ringraziato i compagni e tutto lo staff.

«Perché questa è una vittoria di tutta la squadra. Remco stesso si è reso conto che questa crono è stata preparata da tempo, già solo per la scelta dei rapporti, per dire».

Intanto i compagni di Evenepoel rientrano al bus alla spicciolata. Remco invece non c’è. Lui è alle premiazioni e alle interviste. E’ l’onere della maglia rosa. E forse anche per questo la Soudal-Quick Step vorrebbe perderla momentaneamente. 

Ma è anche vero che giusto dopo l’arrivo, Evenepoel ha dichiarato che: «Lungo il percorso ho sentito che la maglia rosa è davvero speciale in Italia. Tutti ti chiamano, ti salutano. Per me significa molto indossarla». Vedremo come andrà questa storia…

Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale
Per il campione belga una giornata tranquilla. Era sorridente in gruppo. Poi un po’ di tensione nel finale

Tranquilli ma non troppo

«E’ stata una giornata tranquilla, almeno fino agli ultimi 7 chilometri – ha proseguito Lefevere – poi sono arrivati davanti i velocisti e noi abbiamo pregato che andasse tutto bene, almeno fino ai -3. Lì sei fuori dal pericolo – Lefevere fa una pausa – che poi non sei fuori pericolo, ma certo se c’è una caduta ai 3,7 chilometri come oggi può essere un problema. Tanto più che è stato il corridore davanti a Remco a fare la manovra sbagliata».

«Per fortuna – ha commentato lo stesso Evenepoel – è andato tutto bene. Siamo rimasti davanti per evitare guai. Ma quella è stata una caduta abbastanza seria. Ho visto sbandare quel corridore. Siamo riusciti a stare fuori dai pericoli grazie alla squadra. Nell’immediato è stato uno shock, ma poi sono tornato subito a concentrarmi».

Una cosa è certa: questa caduta un po’ di tensione l’ha creata in casa Soudal. Davide Bramati, si affaccia un secondo dal bus e ci fa una smorfia, come a dire “che rischio”. Ma fa parte del gioco: serenità e, se vogliamo anche ottimismo, sono fondamentali in questi casi.

«Come detto le cose vanno bene, l’atmosfera è buona e il leader è tranquillo – conclude Lefevere – e poi io vedo dei ragazzi molto motivati. Sanno bene di cosa è capace Remco dopo due Liegi, dopo la Vuelta e per questo hanno fiducia in lui. E lui li ripaga con le vittorie».