Andrea Vendrame sta ricaricando le pile sul Passo Pordoi. Il veneto sta ultimando il suo ritiro in quota. Ma questa fase intermedia tra Giro d’Italia e un possibile Tour de France è stata un po’ convulsa: Grande Boucle sì, Grande Boucle no.
Andrea ci aveva detto della sua volontà di disputare la corsa francese sin dalla primavera. Poi (quasi) all’ultimo è stato dirottato dalla Ag2R-Citroen al Giro. Ha cercato una tappa in più occasioni, arrivando a sfiorare la vittoria in Friuli. Quel giorno fu autore di una strenua tenuta verso la cima del Santuario di Castelmonte, prima della volata maledetta con Schmid e Bouwman. Finì quinto, ma volle riprovarci lo stesso il giorno dopo. Guarda caso ancora sulle Dolomiti, ancora sul Pordoi.
Andrea, come è andata, come mai non sei più andato al Tour?
Ero rimasto in contatto con il team per andare in Francia. Poi sono stato male prima del campionato italiano, che infatti ho saltato. Inoltre ero anche caduto in allenamento.
Cosa hai avuto?
Tosse, una tosse fortissima, ma non era Covid. Tossivo talmente tanto e forte che dormivo sul divano per non disturbare! In queste condizioni non me la sentivo di andare in Francia. Ho avuto un confronto con i medici del team, ai quali avevo comunicato che non ero al meglio. E se poi una volta in Danimarca fossi risultato positivo? Avrei creato più problemi che altro.
Ma dopo il Giro ti sei allenato per andare al Tour?
Diciamo che mi sono allenato per arrivare discretamente al Tour d’Occitaine, ma ero in fase calante. Senza troppo impegno proprio in previsione del Tour.
Senza questo problema saresti andato al Tour secondo te?
Guardate, la squadra aveva detto che avrebbe portato quattro francesi e quattro stranieri. Tra gli stranieri me la sarei giocata con Dewulf. O’Connor ci sarebbe stato perché avrebbe puntato alla classifica: Naesen sarebbe stato il suo gregario per il pavè e la pianura. Jungels veniva da un ottimo Giro di Svizzera. E Greg (Van Avermaet) non stava benissimo. Insomma ero in lista e me la sarei giocata.
E dopo che sei stato male hai cambiato i programmi?
A quel punto, sapendo che non sarei più partito, ho rivisto i piani. Ho fatto tre giorni di stop completi, proprio per recuperare bene dalla bronchite. Ho ripreso a pedalare a casa prima di venire in altura quassù sul Pordoi. Alla fine farò un ritiro di 17 giorni.
Che giri fai lassù?
Le Dolomiti le conosco bene. Diciamo che sono le montagne di casa. Vengo quassù sin da quando ero un allievo, con i primi mini-ritiri che facevamo con la squadra. E la stessa cosa da junior. Insomma ci sono sempre stato.
E hai anche una salita preferita?
Sembrerà un po’ “brutto” visto quanto accaduto (il riferimento è alla tragedia del seracco, ndr), ma dico la Marmolada, il Fedaia, da Canazei. Hai questa visuale particolare sul ghiacciaio e la montagna davvero suggestivi.
Quale sarà adesso il tuo programma? A Budapest ci parlasti anche di una sorta di “piano B” che prevedeva anche la Vuelta…
Farò il Giro di Polonia e poi la Vuelta. Dopo il Polonia tornerò a casa per 8-9 giorni, prima di andare in Olanda per visite, presentazione, foto e tutte le operazioni preliminari di un grande Giro.
Hai dato un’occhiata al percorso?
Sì dai, un’occhiata veloce l’ho data, ma non mi sono soffermato su una tappa in particolare. Piuttosto punto più sulla seconda e sulla terza settimana. Ci proverò quando anche gli altri iniziano a sentire la stanchezza. Mentre storicamente io ne esco bene e avverto meno la fatica col passare dei giorni.