Su queste pagine, Giacomo Sgherri non è un nome completamente nuovo. Lo avevamo sentito all’atto del salto fra gli juniores, venendo da un biennio da allievo ricco di successi e di promesse, chiamandolo al mattino mentre era a scuola, grazie a uno speciale permesso. Da allora è passato oltre un anno e il corridore marchigiano è già un’altra persona oltre che un altro atleta.
Parlandoci, si ha netta la sensazione di un ragazzo che pur non avendo ancora compiuto la maggiore età è consapevole del mondo in cui vive e dove si sta mettendo sempre più in luce, ma soprattutto del fatto che è solo in una fase del cammino che deve portarlo, nelle sue speranze, alla trasformazione della sua passione in lavoro. E in base a quel che sta facendo come risultati, può riuscirci anche molto presto.
Alla Pasqualando una vittoria inattesa
Quest’anno ha corso 5 classiche italiane, con la perla del successo alla Pasqualando (in apertura, foto Fruzzetti) ma in tutte le prove, anche nel Liberazione dov’è finito vicino alla Top 10, ha mostrato un piglio diverso, da vero secondo anno che ha saputo imparare molto.
«Devo dire che mi sento diverso, è cambiato un po’ l’approccio alle gare. All’inizio ero ancora un po’ titubante, su come interpretarle, su come relazionarmi col gruppo. Quest’anno poi l’avvicinamento all’inizio stagione non era stato semplice, ma quando sono tornato in gara ho visto subito che un anno di esperienza si fa sentire. Alla Pasqualando ero partito per fare bene, per centrare l’obiettivo ed esserci riuscito rappresenta molto».
Che cosa era successo quest’inverno?
Sono caduto in allenamento incrinandomi la rotula del ginocchio destro. Un infortunio non da poco, sono stato praticamente fermo due mesi, facendo soprattutto palestra, poi ho ripreso piano piano, velocizzando progressivamente i miei lavori, allungando le distanze e accorciando gli intervalli. Sinceramente non credevo di arrivare ad aprile ad avere già una simile condizione, chissà quale sarebbe stata senza lo stop.
Hai notato differenze rispetto alla passata stagione?
Enormi, sia fisicamente che mentalmente. Intanto sono cambiati i numeri, sono aumentati i wattaggi e neanche di poco. I test dimostrano miglioramenti sensibili ma anche un grande margine ancora da ottenere. Mentalmente poi gestisco meglio le corse, anche se mi rendo conto che devo ancora concretizzare meglio, porre più attenzione agli obiettivi. Sono tante piccole cose che vanno messe insieme.
Sei al secondo anno junior, cominci a sentire la pressione per il passaggio di categoria e l’indirizzo da prendere per diventare professionista?
Pressione no, diciamo che è uno stimolo maggiore a fare sempre meglio, a mettere insieme le tessere di cui sopra. Il resto penso che verrà tutto di conseguenza. E’ chiaro che ambisco a una squadra importante e che so che questo periodo è fondamentale per arrivarci, ma posso farlo solo con le mie prestazioni.
Chi ti sceglie che cosa trova?
Un passista veloce che tiene in salita ma che ha nello spunto la sua arma migliore. Alla Pasqualando abbiamo trovato una corsa tutta piatta nella quale noi del Team Vangi Sama Il Pirata abbiamo lavorato di gruppo per tenerla insieme e dopo aver ricucito le fughe abbiamo tenuto insieme il gruppo e fatto il treno giusto per lo sprint. E’ stata la vittoria scaturita da una giornata nella quale tutto è filato liscio.
E a Roma?
Il Liberazione è una gara particolare, unica nel suo contesto. Lì ho vissuto alti e bassi: nella prima metà stavo bene, poi qualcosa è andato storto, probabilmente ho sbagliato qualcosa nell’alimentarmi e sono finito dietro. Ho stretto i denti, ho provato a fare la volata ma mi sono mancate un po’ le forze e non ho colto quel finale che speravo. E’ stata un’occasione persa, ma anche un’esperienza istruttiva perché dagli errori si impara tanto.
Il Liberazione è stata anche l’occasione per confrontarti con team stranieri. Trovi tanta differenza?
Diciamo che si nota il fatto che sono abituati a corse più alla garibaldina, puntando più sul fisico, sulla prestazione. Pronti via e si va subito a tutta. Non ti puoi rilassare, ma anche noi siamo a quel livello e ci possiamo adattare. Lo abbiamo dimostrato anche negli anni scorsi.
Che calendario ti attende ora?
Faremo un po’ di gare soprattutto regionali con l’obiettivo di raggiungere la miglior forma in coincidenza dei campionati italiani, sia a cronometro che su strada. Io però guardo anche al cammino verso la rassegna tricolore e voglio raccogliere il più possibile.
Anche per guadagnarti una chance azzurra? E’ vero che europei e mondiali hanno caratteristiche più per scalatori, ma nel calendario internazionale ci sono anche altre occasioni…
Io spero che Salvoldi si accorga di me, magari per qualche prova a tappe. Anche nel suo caso posso convincerlo solo con i fatti, per questo non mi faccio tante domande, ma penso a lavorare duro e a portare a casa il più possibile…