Barbieri in crescita: il doppio ruolo e un sogno estivo su Parigi

13.04.2024
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Al primo anno con la maglia del Team DSM Firmenich, Rachele Barbieri ha aiutato la compagna Georgi Pfeiffer a conquistare il secondo posto nella Roubaix vinta da Kopecky (le due sono insieme in apertura). Lo scorso anno, con la LIV Racing Techfind aveva propiziato il secondo posto di Katia Ragusa. Che la corsa del pavé le porti bene o sia lei che porta bene alle compagne, la singolare statistica l’ha messa di buon umore. La campagna del Nord si è chiusa, il prossimo passaggio sarà la Vuelta, ma per ora l’orizzonte è un breve passaggio a casa dopo tre settimane in Olanda.

Rachele parla veloce, come quando ha tante cose da dire. L’adattamento nella nuova squadra procede spedito e anche se finora è mancata la vittoria, i segni che qualcosa di buono potrebbe presto accadere non mancano. Per questo il clima appare disteso. Le ragazze vanno forte: il lavoro sta dando i suoi frutti.

L’inserimento di Barbieri nella DSM Firmenich procede bene: ora il programma prevede la Vuelta
L’inserimento di Barbieri nella DSM Firmenich procede bene: ora il programma prevede la Vuelta
Alla Roubaix per qualche passaggio non sei sembrata una velocista, piuttosto un diavolo…

Sono stata molto contenta che fosse nel mio programma da inizio stagione. E’ la mia gara preferita, ma non era scontato che mi inserissero al primo anno nella squadra nuova. Ero già contenta per questo, poi avvicinandoci al grande giorno ho iniziato a sentirne l’importanza. Abbiamo avuto le disposizioni, ognuno aveva un ruolo ben definito. Correvamo per Georgi Pfeiffer e, se fosse stata bene, anche Franziska Koch avrebbe avuto le sue possibilità. Siamo partite con l’idea di lavorare al massimo per loro e anche se non siamo riusciti ancora a raggiungere la vittoria, abbiamo sempre dimostrato che lavoriamo bene.

Nessun condizionamento legato ai risultati?

Zero. Almeno dal mio punto di vista come atleta, correre in questa squadra è una grande soddisfazione. Tutte le ragazze mettono il loro 110 per cento nel loro lavoro, che sia all’inizio che nessuno le vede neanche, che sia appunto alla fine per finalizzare. Il giorno della Roubaix siamo stato un po’ sfortunate con Charlotte Kool, perché è caduta subito e ha dovuto cambiare anche una ruota a causa di un problema. Per cui siamo entrate nel primo settore di pavé che lei era già indietro e non è mai riuscita a tornare davanti. Da quel momento mi è stato dato il compito di portare Pfeiffer davanti su tutti i settori di pavé e di tenerla davanti il più a lungo possibile. Ci siamo sempre trovate al momento giusto nel punto giusto. Ognuna si fida dell’altra, quindi mi viene abbastanza semplice anche muovermi.

Fino a quando è durata la sensazione di forza?

Fino al momento in cui ha attaccato la Kopecky. Io ero alla sua ruota, ma la Pfeiffer mi ha passata. Ho provato a stare lì, ma ho visto che non sarei riuscita, quindi mi sono fatta sfilare e sono rimasta in un gruppettino subito dietro. Non eravamo tanto lontane, ma ovviamente ho smesso di collaborare. Il tentativo di tornare dentro c’è sempre stato e alla fine siamo entrate nel velodromo con tre minuti.

Nella sua seconda Roubaix, Barbieri ha lavorato per Georgi Pfeiffer, arrivata poi alterzo posto
Nella sua seconda Roubaix, Barbieri ha lavorato per Georgi Pfeiffer, arrivata poi alterzo posto
Che effetto fa?

E’ sempre bello, anche ritrovarsi a fare la volata è una cosa particolare. All’inizio non volevo neppure farla, dato che non c’era nulla in palio. Ma quando ho visto che nessuna mollava, allora mi sono fatta prendere dall’adrenalina e l’ho vinta. Si fa per dire, non sai mai chi si sia impegnata davvero. Diciamo che sono passata per prima, il resto rimane nel dubbio. In più, quando siamo entrate in pista, avevo quasi capito che avesse vinto la nostra compagna, invece…

Invece?

Invece poco dopo dal maxi schermo ho capito che era toccato a Kopecky e che Georgi era arrivata terza. Quando ci siamo fermate dopo la volata, l’ho incontrata che piangeva ed era contentissima. Non è una vittoria, ma per lei essere riuscita a battere in volata la Vos in quel velodromo è stato speciale. Peccato abbia trovato davanti la campionessa del mondo ed Elisa Balsamo. Davvero un bel mix di emozioni.

L’anno scorso un secondo posto, quest’anno il terzo…

Manca il primo, dite? Non posso paragonarla allo scorso anno. Anche quella è stata una bellissima gara, però sono stata sfortunata. Ho forato nel Carrefour de l’Arbre, quindi in quel momento ho perso ogni possibilità. Però era venuto un bel risultato perché Katia Ragusa era davanti e sapevamo che c’erano tante possibilità che la fuga arrivasse. Sappiamo bene com’è andata a finire, penso che per Katia sia stata una bella soddisfazione, anche se un po’ inattesa. Sicuramente, come pure quest’anno, eravamo partite per vincere, ma sapevamo di non essere le più forti. Quest’anno avevamo più consapevolezza, in qualche modo sapevamo che Pfeiffer poteva giocarsela e così è stato.

Ai primi di marzo, Barbieri terza alla Drentse Acht van Westerveld, dietro Van Rooijen e Consonni
Ai primi di marzo, Barbieri terza alla Drentse Acht van Westerveld, dietro Van Rooijen e Consonni
Cosa prevede adesso il tuo programma?

Farò la Vuelta e per questo siamo rimaste una settimana in più per allenarci, fare qualche prova di cronosquadre, ma adesso torno a casa. Dopo la Roubaix ho fatto qualche giorno tranquilla, ho recuperato un po’ e adesso finalizzerò un po’ tutto per arrivare alla Vuelta con la migliore condizione possibile. Niente Giro invece, facendo la Vuelta non se ne è parlato.

Cosa rimane del sogno di fare le Olimpiadi su strada?

Ho parlato con il cittì Sangalli a inizio stagione, non recentemente. Onestamente sono molto contenta di quello che sto facendo, perché sta uscendo un lato di me che non si conosceva. Cioè non solo la velocista che pensa a finalizzare, ma anche quello dell’atleta che sa sacrificarsi per la squadra e le compagne. Sto dimostrando che sono in grado di fare coprire i ruoli. Se sono leader, posso fare la volata e qualche bel piazzamento è arrivato. Altrimenti posso mettermi al servizio di un’altra. Ho sempre detto e continuo a pensare che all’Olimpiade corrono in quattro e due sono decise, cioè Longo Borghini ed Elisa Balsamo. Io continuo a crederci e proverò a dimostrare che voglio quel posto. Sono certa che andrà chi più l’avrà meritato, come pure che di qui ad agosto possono cambiare ancora molte cose. Per questo tengo i piedi per terra.

Roubaix, recon e compagne. La vigilia sul pavè di Yaya

07.04.2023
5 min
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Il conto alla rovescia per la terza edizione della Parigi-Roubaix Femmes sta per esaurirsi. Domani a quest’ora la staremo analizzando sotto altri punti di vista vedendo se saranno emersi spunti ulteriori rispetto alla nostra chiacchierata con Ilaria Sanguineti.

Che sia una gara che ti faccia sobbalzare prima per il pathos e poi sulla sella è fuori discussione. E che la Roubaix femminile sia un affare della Trek-Segafredo è altrettanto vero, lo dice la storia delle altre due edizioni. Nel 2021 la cavalcata solitaria di Lizzie Deignan completata dal terzo posto di Longo Borghini, trionfatrice poi l’anno scorso ed affiancata da Brand sul terzo gradino del podio. In hotel a Valenciennes, dove fa casa-base il team statunitense, forse stanno facendo gli scongiuri (o forse no) ma l’atmosfera è sotto controllo come sempre.

Il lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicati
Il lavoro di Sanguineti sarà quello di portare e tenere davanti le compagne nei settori di pavè più complicati

Tattiche e fango

Durante il collegamento della conferenza stampa virtuale, Longo Borghini ha ribadito quanto la Roubaix sia una corsa in cui bisogna avere più piani di riserva. E di sicuro Ina Yoko Teutenberg, diesse della Trek-Segafredo, ne avrà studiati ancora di più.

«Questa è una corsa diversa dalle altre – ha spiegato l’ossolana reduce dalla terza piazza ottenuta al Fiandre dopo una lunga assenza per covid – che possono vincere tante atlete. Penso alla nostra Brand che può fare una grande corsa, così come quest’anno sarà un’altra corsa per Elisa (Balsamo, ndr). Credo che il tratto di Mons en Pévèle possa risultare decisivo e particolarmente sporco. Potremmo trovare molto fango, considerate anche le previsioni.

«L’organizzazione di questa corsa migliora ogni anno – ha proseguito – e personalmente sono d’accordo di non inserire la Foresta di Arenberg. E’ troppo vicina alla nostra partenza e creerebbe un inutile caos. Kopecky? Se mi chiedete se è lei la avversaria numero uno vi rispondo di sì. E’ in una forma brillante ma alla Roubaix le cose cambiano rapidamente. Ovvio che terremo in considerazione lei e altre ragazze».

Per Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere Balsamo
Per Longo Borghini, campionessa uscente, alla Roubaix ci vogliono più piani di riserva. Uno potrebbe essere Balsamo

Le parole di Yaya

La ricognizione di mercoledì ci ha spinto a tastare il polso con Sanguineti che, dopo due “fuori tempo massimo” sul pavè francese, parte con idee ben chiare in mente. Senza accantonare la sua solita estroversione.

Com’è andato il sopralluogo?

Bene, c’era una giornata con buone condizioni meteo. E bene perché io solitamente non sono troppo amante delle recon. Diciamo però che prima di Fiandre e Roubaix servono parecchio. Poi fare una recon con un’atleta come Elisa (Longo Borghini, ndr) che ha vinto entrambe le gare, la vivi molto meglio perché sa darti tante indicazioni e consigli. Naturalmente sappiamo che in gara cambierà tutto. Un conto è fare una parte del percorso con cinque compagne e vedere dove è meglio passare. Un conto è fare quello stesso tratto in cinquanta o cento corridori.

Avete provato qualcosa di specifico?

E’ stato un modo per studiare e ripassare i punti più delicati, come le curve sconnesse in alcuni tratti. Abbiamo affrontato 13 dei 17 settori di pavè, alcuni fatti a blocco. Personalmente preferisco farli allegri o forte perché altrimenti allunghi solo la sofferenza (ride, ndr). Siamo state attente alla pressione da tenere con i copertoncini. Ma anche quella potrebbe cambiare quando vedremo che tempo farà domattina. Non dovrei usare guanti speciali per prevenire piaghe e vesciche alle mani. Mercoledì ho usato un po’ di cerotti sulle dita e via andare (sorride, ndr).

Lucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoria
Lucinda Brand, terza alla Roubaix 2022, grazie alle sue doti da ciclocrossista può puntare alla vittoria
A proposito di ricognizione, hai avuto modo di sentire la tua amica Guazzini?

Sì, certo, anche perché è nel nostro stesso hotel. Ho subito mandato un messaggio a Vittoria e poi l’ho chiamata. Mi ha detto che ha preso un ostacolo ed è caduta, ma in realtà abbiamo parlato poco di ciclismo e di quell’incidente. L’ho sentita abbastanza di buon umore, per quanto lo si possa essere dopo un infortunio del genere. Però la “Vitto” ha del carattere e so che tornerà presto in bici.

Tu invece come arrivi a questa Roubaix?

Ho fatto anche le altre due e stavolta le sensazioni sono buone. Più morale che fisico. Quest’anno ho più motivazione, mi sento più sul pezzo. Voglio aiutare le mie compagne a portarle davanti o tenercele. Abbiamo più di una punta. Naturalmente la Trek-Segafredo ci tiene tanto a questa corsa avendo vinto le passate edizioni però partiamo come se non avessimo nulla da perdere. Non ci sentiamo avvantaggiate. Non guarderemo le altre formazioni ma noi stesse. Ha ragione Elisa (Longo Borghini, ndr) quando mi diceva che la Roubaix non è mai finita finché non tagli il traguardo.

Yaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la Roubaix
Yaya e Barzi. Sanguineti ha il compito di pilotare Balsamo in volata o in gare dure come la Roubaix
L’angelo custode Ilaria Sanguineti ha dato qualche consiglio a Balsamo?

Siamo in camera assieme e le ho detto che quest’anno lei non si deve preoccupare di nulla. Se ha sete o fame, all’ammiraglia ci vado io, anzi parto già con lo zainetto (racconta con una battuta riferendosi alla squalifica di Balsamo nel 2022 per prolungato bidon-collè, ndr). Battute a parte, in questi giorni la “Barzi” ed io ci siamo confrontate in allenamento e credo che possa fare una buona corsa.

Dopo Roubaix farai un periodo di stacco?

Non subito. Prima farò la Amstel Gold Race come regalo visto che c’è il 16 aprile, il giorno dopo il mio compleanno. Non è proprio la gara più adatta a me ma mi piace e la corro volentieri. Poi tornerò a casa e inizierò a preparare le altre corse, sperando che arrivi presto il caldo.

Barbieri, compleanno sul pavè preparando la Roubaix

05.03.2023
5 min
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Rachele Barbieri finora aveva corso a Roubaix solo nel 2021 quando disputò i mondiali in pista. Poche settimane fa invece ha festeggiato il suo 26esimo compleanno con una ricognizione sul pavè, chiudendola dentro al vecchio e mitico velodromo André Pétrieux, a pochi metri dall’anello iridato, intitolato invece a Jean Stablinski.

Per una “monumento” come la Parigi-Roubaix non si lascia nulla al caso, figuriamoci se è la prima che correrai. La velocista modenese della Liv Racing TeqFind conosce già le pietre fiamminghe, ma doveva prendere coscienza di quelle francesi. Barbieri ha così scoperto cosa la attende malgrado il suo passato da ciclocrossista. Da qui all’8 aprile avrà un avvicinamento piuttosto specifico, sia in gara che in allenamento. Anzi, non è escluso un secondo sopralluogo ancor più approfondito.

La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
La recon sul pavé della Liv Racing TeqFind si conclude dentro al mitico di Roubaix (foto instagram)
Rachele quando ritorni al Nord?

Riprenderò l’11 marzo alla Ronde van Drenthe, poi mi aspetta un bel blocco di gare. In sequenza farò la Nokere il 15, la De Panne il 23, la Gand-Wevelgem il 26, la Dwars door Vlaanderen il 29, la Scheldeprijs il 5 aprile ed infine la Roubaix. Dopo di che ho dato la disponibilità per tornare in pista alla Nations Cup a Milton in Canada (dal 20 al 23 aprile, ndr). Al rientro inizierò a lavorare per la seconda parte di stagione.

Intanto le prime pietre le hai assaggiate con la Het Nieuwsblad. Com’è andata?

Poteva andare meglio. Nel finale ho scollinato il Kapelmuur (o muro di Grammont, ndr) assieme a Bastianelli, Gasparrini, alcune mie compagne e altre ragazze. Eravamo un bel gruppetto. Ma ero morta, infatti il Bosberg, l’ultimo muro, l’ho fatto praticamente all’indietro (sorride, ndr) e ho perso le ruote. Peccato perché vedendo la volata per il secondo posto mi è mancato poco. Il lato positivo è che rispetto al 2022 ho fatto grandi miglioramenti e questo mi ha dato morale. Avrei voluto rifarmi a Le Samyn.

Che non hai corso però…

Esatto. Purtroppo la nostra squadra non è stata invitata. Mi è spiaciuto fermarmi subito e tornare a casa. Anche in questo caso, vedendo com’è finita, con la tripletta Bastianelli, Confalonieri e Guazzini, mi sarebbe piaciuto giocarmi le mie carte. In ogni caso “viva l’Italia” e complimenti alle ragazze. Io avrò altre occasione per recuperare.

Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Barbieri (qua alla Het Nieuwsblad) sa che dovrà prendere davanti i tratti di pavè alla Roubaix
Ti stai allenando su quel “poco” che ti è mancato e di cui parlavi prima?

Alle prossime gare voglio arrivarci pronta. La differenza la fai non solo tenendo sui muri, ma dando il cambio di ritmo nel tratto di pianura appena scollini. Li ho sofferti infatti. Per questo mi sono allenata su tratti di 4/5 minuti molto forte, compresi 30/40 secondi finali in cui vai a tutta. In sostanza ho anche allenato il recupero per andare oltre il limite dopo. Devo ringraziare il mio preparatore Stefano Nicoletti che mi è sempre molto vicino e capisce subito le mie richieste. Anzi, spesso mi accompagna fuori in allenamento tirandomi il collo (sorride, ndr). E questo è uno stimolo per me a fare di più.

La recon della Roubaix com’è stata?

Vi racconto questo aneddoto. Ero particolarmente entusiasta di farla, visto che era il giorno del mio compleanno (21 febbraio, ndr). A metà dell’allenamento Wim (il diesse Stroetinga, ndr) mi affianca con l’ammiraglia e mi chiede sorridendo: «Ti piace ancora questa ricognizione?». Io lo guardo e facendo il gesto con la mano, gli rispondo che ero meno convinta. Battute a parte, è stato un test molto probante, tant’è che vorrei rifarne un altro. Se ci sarà il tempo, tra Dwars e Scheldeprijs, potremmo magari provare i materiali che useremo in gara.

Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Rachele Barbieri è attesa da una campagna del Nord fatta di 7 gare (foto instagram)
Che impressioni hai avuto?

E’ stato un allenamento intenso. Abbiamo simulato un ritmo gara nei vari settori di pavè, prendendoli forte e accelerando in uscita. E’ vero che è una classica senza dislivello, ma ho sofferto e ho davvero capito che è una gara molto dura. Tuttavia col passare del tempo stavo meglio e ho notato la differenza dal primo all’ultimo tratto di pavè. Bisognerà tenere conto di tante cose, molto più di altre corse.

Quali sono quelle che ti hanno colpito di più?

Ci sono tanti aspetti che possono condizionare la Roubaix. Penso al meteo naturalmente. Noi l’abbiamo provata in una giornata grigia ed un po’ di fango lo abbiamo raccolto. Ma se pioverà o se ci sarà bel tempo, quindi con tantissima polvere, sarà tutta un’altra gara. Ecco il motivo della seconda recon più sotto data. Poi c’è la questione della pressione dei copertoncini. Quello sarà un bell’enigma. Io che sono abituata a gonfiarli abbastanza alti, appena siamo partiti mi sono sentita lenta, incollata al terreno, ma sul pavè viaggiavo bene. Proprio come aveva raccontato Colbrelli quando la vinse. Infine, tra i tanti aspetti, ci sono quelli legati alle posizioni da tenere, ai rapporti o agli accorgimenti da usare col vestiario.

A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri. Ci sta lavorando (foto Stephan De Goede)
A Barbieri nella Het Nieuwsblad è mancato il cambio di ritmo in cima ai muri (foto Stephan De Goede)
A Rachele Barbieri la Roubaix fa più paura o è più uno stimolo?

Bella domanda. Senza dubbio mi stimola correrla perché è una gara che ho sempre sognato di fare, ma non vi nascondo che mi impensierisca. Ho chiesto consigli alle compagne che l’hanno già corsa, così come ai miei tecnici. Qualcuno mi ha detto che si partirà subito a tutta. Ci sarà grande stress per stare nella prima parte del gruppo. Dovrò prestare attenzione a tutto ma sono tutti discorsi che faranno anche le altre atlete. Insomma, diciamo che potremmo riassumere il tutto in due condizioni necessarie. Una grande condizione e molta fortuna.

Una settimana fa, quel pazzesco viaggio di Mosca a Roubaix

24.04.2022
6 min
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Quando di sabato mattina si è presentato al desk dell’autonoleggio vestito con la tuta della Trek-Segafredo, il tipo di là dal banco gli ha chiesto se andasse a correre la Parigi-Roubaix. A quel punto Jacopo Mosca si è reso conto di quanto fosse particolare la situazione. Gli ha risposto che stava andando sì da quelle parti, ma non per correre. Vi pare che potesse spiegargli che stava andando lassù per un saluto alla sua compagna e poi sarebbe tornato a casa per allenarsi?

L’antefatto

L’antefatto sta nelle parole di Elisa Longo Borghini dopo la vittoria della Parigi-Roubaix, completando un discorso fatto alla partenza, quando ci aveva rivelato qualcosa di incredibile.

«Il gesto di Jacopo di venire oggi è stato bellissimo. E’ venuto per dirmi ciao. Si è fermato un’ora e poi è ripartito per andare in altura, visto che sta preparando il Giro. Sapeva che stavo passando un momento così e così, che le cose non andavano come volevo. E alla fine mi ha fatto una sorpresa. Me lo sono ritrovato lì. Gli avevo detto di no, che se fosse venuto lo avrei ammazzato. Ma lui è arrivato lo stesso».

L’umore di Elisa Longo Borghini dopo il Fiandre non era alle stelle, alla Roubaix non voleva andarci
L’umore di Elisa Longo Borghini dopo il Fiandre non era alle stelle, alla Roubaix non voleva andarci

La valigia in mano

Immaginatevi la scena e poi se sarà il caso potremmo chiedere il file, visto che la stessa Elisa ieri, alla presentazione delle squadre della Liegi, ha ammesso che qualcuno potrebbe averla filmata. I due sono insieme da un po’. Finora non se ne era mai parlato per rispetto, ma da poco loro per primi l’hanno reso pubblico (nella foto di apertura sono al via del Gran Piemonte 2021) e questa storia è un momento di ricchezza d’animo che hanno voluto condividere con noi e per il quale li ringraziamo.

«Sono arrivato all’hotel della squadra – racconta Mosca divertito – e tutti i ragazzi dello staff mi hanno salutato, qualcuno capendo e qualcuno no. Siccome le ragazze avevano finito di fare colazione, mi sono infilato nella sala e ho mangiato anche io. Elisa aveva dimenticato di portare giù la valigia, per cui io ero là che parlavo e l’ho vista da lontano. Anche lei mi ha visto, ma non si è resa conto. “Che cosa ci fai qua?”. Aveva certi occhi… Aveva bisogno di un cambio di umore, sentire qualcuno vicino».

Il piano di andare in Francia era scattato già durante il ritiro a Sierra Nevada prima del Giro di Sicilia (foto Instagram)
Il piano era nato già durante il ritiro a Sierra Nevada prima del Giro di Sicilia (foto Instagram)

Altura e Sicila

Torniamo indietro. Mosca è in altura a Sierra Nevada, prima del Giro di Sicilia. Il programma di Elisa non prevede la Roubaix, quindi si sono organizzati per trovarsi a casa il 16-17 aprile, all’indomani della corsa siciliana. Poi Jacopo andrà in altura per il Giro ed Elisa in Belgio per Freccia e Liegi. Pertanto il programma è di andare in Sicilia direttamente da Barcellona, lasciando la macchina in aeroporto, per recuperarla dopo la corsa.

«Invece viene fuori che la portano alla Roubaix – racconta Jacopo – e a quel punto i programmi vanno a farsi benedire. Scendo da Sierra Nevada e ci vediamo a casa per 6 ore prima che io parta per la Sicilia. Però intanto, mentre ero lassù, avevo cominciato a pensare che si potesse fare. Solo che i voli erano impossibili. Così vado in Sicilia e mi ritrovo in camera con Moschetti. Lui è pratico della Francia e cercando viene fuori un bel volo su Parigi Charles de Gaulle. Era la sera prima dell’ultima tappa, il giorno dopo mi sveglio presto e faccio il biglietto. L’auto a noleggio la prenoto dopo la corsa. Alle 23 del venerdì sono a casa in Piemonte».

Al mattino dell’ultima tappa in Sicilia (qui Mosca con Caruso), il biglietto era già comprato
Al mattino dell’ultima tappa in Sicilia (qui Mosca con Caruso), il biglietto era già comprato

Il viaggio comincia

E il viaggio comincia. Mosca carica le bici in macchina. Suo padre teme che voglia guidare fino a Parigi e si tranquillizza solo quando il figlio gli risponde che andrà in aereo. Alle 3,30 parte verso l’aeroporto di Torino. Lascia l’auto con le bici al parcheggio custodito. Il volo è alle 6, per cui alle 7,30 è a Parigi. Prende l’auto e alle 9,30 è all’hotel della squadra a Valenciennes.

«Sono cose che si fanno – sorride – ma non giovano proprio alla vita da atleta. Non posso dire di aver recuperato. Ma tanto domenica era Pasqua e sarei andato a pranzo dai miei, quindi un giorno praticamente libero. Uscivo dal blocco di lavoro del Sicilia, avrei dovuto fare tre ore il lunedì. Per contro, Elisa aveva bisogno di un po’ di grinta. Non so se la mia presenza abbia cambiato le cose, ma ha aiutato. Il sabato sera ero finito, è vero, ma sapete quante volte per voli cancellati stiamo in giro per giorni interi?».

Alla partenza della Roubiax, netto cambio di umore per Elisa Longo Borghini, con la vittoria già sul volto
Alla partenza della Roubiax, netto cambio di umore per Elisa Longo Borghini, con la vittoria già sul volto

Un’ora sola

Stanno insieme per un’ora. Poi, quando Elisa va al raduno di partenza, Jacopo riparte verso l’aeroporto. E nell’impresa è anche fortunato, perché il volo partirà in ritardo di mezz’ora quindi lui ha tempo di vedere l’arrivo trionfale della sua compagna dal cellulare già sull’aereo.

«Quando ha tagliato il traguardo – ammette – ho fatto un urlo ed è venuta la hostess a zittirmi. Per fortuna i passeggeri dietro di me hanno capito che stavo seguendo e che la cosa mi stesse… leggermente a cuore. Non sto a dire che fossi certo che potesse vincere, ma che sarebbe stata nel vivo era sicuro. Lei non voleva correrla e non si sentiva sicura, ma quella corsa è fatta per lei. Io di Nord ne so poco, ma per vincere la Roubaix servono forza e saper guidare la bici: è il suo identikit!».

Sola nel velodromo di Roubaix: sull’aereo alle porte di Parigi, anche Mosca ha cacciato un urlo
Sola a Roubaix: sull’aereo alle porte di Parigi, anche Mosca ha cacciato un urlo

Direzione Sestriere

Il volo per Torino è alle 14. Alle 16 Jacopo è di nuovo in Italia. Recupera la macchina e alle 19 è già a Sestriere, dove si trova tutt’ora per preparare il Giro.

Elisa andrà a fargli visita probabilmente martedì o mercoledì, poi per lui sarà ormai tempo di partire per l’Ungheria. Scherzando gli abbiamo chiesto se abbia pensato di venire a fare un saluto per la Liegi. Ci ha risposto ridendo che oggi deve fare distanza. E che se provasse a partire di nuovo, probabilmente Luca Guercilena strapperebbe il contratto di entrambi. Però, caro Jacopo Mosca, lasciatelo dire: questo viaggio è stato davvero una cosa ben fatta.

Bastianelli, ritorno a Roubaix dopo gli scossoni di sei mesi fa

15.04.2022
5 min
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La Parigi-Roubaix è suggestiva, emozionante. Una gara per molti ma non per tutti, anzi per pochi. A maggior ragione da quando è stata inserita nel calendario femminile. Ne è convinta fin da subito Marta Bastianelli che lo scorso ottobre ha chiuso al quinto posto la prima edizione.

La 34enne dell’UAE Team ADQ è pronta per correrla domani con – parafrasando un detto popolare – la stessa filosofia di sei mesi fa: vola basso e schiva il sasso. Che per una gara che si corre sulle pietre è quantomai azzeccata.

Marta Bastianelli, decima al Fiandre, è stata la migliore delle italiane
Marta Bastianelli, decima al Fiandre, è stata la migliore delle italiane
Marta, che tipo di corsa è la Roubaix per voi ragazze?

Senza dubbio ha un contesto fantastico. Corri su strade uniche e la finisci entrando nel velodromo, che è davvero un momento esaltante. Siamo andate in mondovisione ed anche quello è stato bello, importante per il nostro movimento. Però al tempo stesso è una corsa pericolosa o che può diventarla se le condizioni meteo sono brutte, proprio come l’anno scorso. Di sicuro dopo quella esperienza la Roubaix non è adatta a tutte. Chi l’ha disputata ad ottobre solo perché, giustamente, era un onore esserci ma senza avere le caratteristiche fisiche giuste, e penso ad alcune atlete minute, secondo me domani non si ripresenta al via.

Appunto, dici che si siano rese conto della sua durezza?

Ce ne siamo rese conto tutte. In molte hanno dovuto rinfoderare tutto quell’entusiasmo che c’era per correrla. Personalmente ero piuttosto scettica su questo stato di grande eccitazione che c’era in gruppo. Avevo il dubbio che non tutte sapessero a cosa stavano andando incontro. Già dopo la ricognizione avevo capito che sarebbe stata un macello. Avevamo dolori un po’ dappertutto. Quello della Roubaix non è come il pavè delle Fiandre. E’ massacrante.

Dal 26 febbraio (9ª alla Het Nieuwsblad), Bastianelli è uscita dalle 10 solo alla Strade Bianche. In carriera ha vinto Gand (2018) e Fiandre (2019)
Dal 26 febbraio (9ª alla Het Nieuwsblad), Bastianelli è uscita dalle 10 solo alla Strade Bianche
Dopo il quinto posto dell’anno scorso, la Roubaix la consideri in modo diverso?

E’ stato un bel risultato, il punto di partenza per domani. Ero preparata a cosa mi sarebbe toccato. Mio marito che l’ha corsa nel 2012 (Roberto De Patre vi ha partecipato con la Farnese Vini-Neri Sottoli, ndr) me l’aveva descritta come una gara durissima ed anche altri erano della stessa idea. Diciamo che quel piazzamento mi ha aiutato a rivalutare in parte la durezza della gara.

Quest’anno che gara sarà?

Le previsioni meteo sembrano buone, quindi potrebbe essere un po’ più semplice. Ma solo sotto quest’aspetto perché per il resto è una gara dove il fattore fortuna conta più del fattore gambe. Anche a livello mentale è una corsa esigente. Devi stare molto concentrata. Tutte vogliono prendere i settori di pavè davanti. Tutte vogliono andare sulle parti migliori di quelle stradine. Col bel tempo potrebbe essere una gara aperta a più atlete ma alla fine credo che saranno decisive le energie rimaste in corpo piuttosto che le proprie caratteristiche da velocista o passista.

Partendo dal presupposto che sarai una delle favorite, chi è per te invece la avversaria più pericolosa?

Ce ne sono tante. Della Trek-Segafredo non so chi ci sarà ma vanno tenute d’occhio, così come tutte quelle della SD Worx. C’è la Norsgaard della Movistar che può fare bene e ti avrei detto anche la Vos. Ultimamente però Marianne non mi è sembrata molto in forma anche se lei è capace di tutto. Forse la cliente da temere di più sarà Lotte Kopecky (SD Worx, ndr). Ha vinto il Fiandre ed è in grande condizione.

Rispetto all’anno scorso come la affronterai?

Ovviamente per fare meglio ma parto come ero partita ad ottobre. Ovvero a fari spenti e con poche ambizioni, così tutto quello che viene è di guadagnato. Tuttavia ora mi sento meglio rispetto al Fiandre che ho corso davanti, anche se non era nei miei programmi iniziali (l’ha chiuso in decima posizione, ndr) perdendo contatto su uno degli ultimi muri. A differenza dell’anno scorso spero di avere almeno una compagna nel finale che possa essermi di supporto. Sarebbe fondamentale.

Dopo la Roubaix come sarà il tuo calendario indicativamente?

Non correrò le Ardenne. Farò ancora qualche gara tra Lussemburgo e Bretagna poi farò un periodo di riposo. Quantomeno tornerò un po’ a casa dalla famiglia visto che siamo fuori da tanto tempo ed anche questo aspetto incide molto. Dovrei fare un po’ di altura e dovrei correre il Tour de France Femmes anziché il Giro d’Italia Donne. Con la nazionale stiamo valutando se correre i Giochi del Mediterraneo mentre europei e mondiali, visti anche i percorsi, potrebbero essere obiettivi un po’ più concreti. Possiamo dire che dopo la Roubaix penserò alla seconda parte di stagione.

Guazzini, quei 79 chilometri avevano il gusto della libertà

08.12.2021
5 min
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Settantanove chilometri di libertà. No, non sono quelli di evasione dal gruppo durante una gara, ma quelli pedalati da Vittoria Guazzini sulle strade di Peccioli, dove abita nonna Marinetta. La prima uscita in bici (5 dicembre) a distanza di due mesi dal brutto incidente patito alla Parigi-Roubaix (2 ottobre) durante la quale aveva riportato una doppia frattura alla caviglia sinistra. Era stata necessaria un’operazione e aveva dovuto saltare sia il Women’s Tour in Gran Bretagna sia il mondiale in pista a Roubaix.

Paradossalmente alla “Guazz” – che compirà ventuno anni il prossimo 26 dicembre e che ha firmato un biennale con la Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope – ha fatto più male rinunciare a quelle gare che il dolore dell’infortunio. 

Tuttavia l’ha presa con filosofia e con l’ironia che la contraddistingue. «Sembrerà assurdo – racconta la campionessa europea U23 a crono – ma anche il mondiale su pista di Berlino a febbraio 2020 lo avevo saltato perché ero scivolata sulle scale di casa facendomi male alla caviglia destra e finendo all’ospedale. Fa ridere raccontarlo. Fortuna che ho finito le caviglie!». 

Con questa foto su Instagram dei paesaggi di Peccioli, Vittoria ha celebrato il ritorno in sella
Con questa foto su Instagram dei paesaggi di Peccioli, Vittoria ha celebrato il ritorno in sella
Vittoria come è stato questo ritorno in bici?

Ci voleva, è stata una liberazione. Avevo già pedalato sui rulli nei giorni precedenti, poi quando ho avuto l’ok per andare su strada, sono andata. Ero a casa di mia nonna dove c’era anche un meteo migliore rispetto a casa mia. Sono uscita da sola e tanto che c’ero, con calma ho fatto un po’ di chilometri. Settantanove diceva il computerino.

Hai avuto difficoltà?

E’ stata una pedalata strana anche se non ho avuto fastidi. Non volevo piegare troppo la bici, avevo molta paura di cadere e facevo le curve quadrate. Ogni rotonda era un incubo. Anche alzarmi in piedi mi faceva effetto. Ma la cosa più difficile è stata un’altra…

Quale? 

Solitamente parto a pedalare col piede destro e quando mi fermo agli incroci sgancio il sinistro. Al momento mi devo impegnare per staccare il pedale perché non mi viene automatico. Addirittura quando arrivo a casa mi aiuto con le mani. Quindi sto imparando a staccare il destro e non è semplice, mi rende spaesata. 

Ecco la caduta alla Roubaix che le è costata uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Ecco la caduta alla Roubaix che le è costata uno stop di due mesi (foto Louis Lambin)
Hai fatto particolari pensieri, magari al 2022, durante questi 79 chilometri?

Onestamente pensavo a restare in piedi (ride, ndr), mi sembrava già un grande traguardo. E pensavo anche che stavo facendo tanta fatica. Anche perché partendo da Peccioli, dove fanno la Coppa Sabatini, c’è subito salita. Alla fine però sono andata a cercare la pianura e qualche strappetto lì attorno. 

Il tuo programma di riabilitazione come sta procedendo?

Ho pedalato anche i due giorni successivi, ma mi sto gestendo perché accuso ancora un po’ di fatica. Naturalmente sto facendo fisioterapia e nelle settimane scorse avevo fatto anche del laser. Sento che sto recuperando bene.

Nel frattempo è praticamente già iniziata la prossima stagione con la nuova squadra…

Qualche settimana fa sono stata un paio di giorni in Francia per le misure della bici e sono rientrata subito. Il 12 dicembre invece partirò con il team per Altea, in Spagna, per un ritiro di una decina di giorni. Laggiù definiremo anche il mio calendario in base al recupero. Io però tornerò il 20 dicembre, perché il giorno successivo avrò la premiazione del Giro d’Onore a Roma.

Un’altra foto su Instagram per rassicurare amici, tifosi e parenti delle condizioni dopo la caduta di Roubaix
Un’altra foto su Instagram per rassicurare tutti dopo la caduta di Roubaix
Avrai un programma differenziato in questi giorni?

Non so ancora di preciso, dovrei seguirne uno un po’ diverso dalle mie compagne. Per me sarà importante anche riprendere confidenza con il pedalare in gruppo. In ogni caso starò a ruota e in un qualche modo me la caverò. 

Con l’infortunio sono cambiati un po’ gli obiettivi?

Nel 2022, cambiando l’ambiente, c’era già voglia di fare bene. A maggior ragione dopo questo incidente. Le motivazioni sono tante. Ora c’è un punto interrogativo su come e quando mi rimetterò in forma al 100 per cento. Questo è l’obiettivo primario poi la condizione arriverà e le occasioni ci saranno. Spero di coglierle e togliermi qualche soddisfazione. 

Ci sono stati dei lati positivi in questo periodo di degenza?

In queste circostanze bisogna trovarne per forza. Ho forse imparato a guardare non troppo avanti. Avrei voluto andare in vacanza per staccare mentalmente, però fisicamente mi sono riposata anche più del dovuto. Non so quando correrò, di sicuro sfrutterò questo periodo per ambientarmi meglio con la nuova squadra.

Basta stampelle, finalmente per Vittoria Guazzini è tempo di ricominciare (foto Instagram)
Basta stampelle, finalmente per Vittoria Guazzini è tempo di ricominciare (foto Instagram)
Perché hai accettato di andare all’estero?

Non è stato semplice decidere, ci ho riflettuto molto. La proposta della Fdj era arrivata dopo le classiche di primavera, ma era doveroso che io aspettassi le intenzioni della Valcar-Travel&Service. D’altronde devo tantissimo a loro se ho ottenuto dei risultati in questi tre anni. Alla fine sono stata convinta dall’attenzione che i francesi hanno verso le crono. E’ una specialità che mi piace molto e volevo svilupparla maggiormente guardando cosa ne può uscire.

Sarai in una formazione World Tour dove ritroverai la Cavalli…

Marta è stata importante per scegliere. Me ne aveva parlato bene e mi aveva rassicurata. Il fatto di conoscere già lei è un valore aggiunto. Per il resto è una squadra di qualità che è cresciuta tanto. E’ arrivata anche l’australiana Grace Brown che quest’anno è andata molto forte. Spero di dare il mio contributo. Le basi per fare bene ci sono.

Donne in rotta su Roubaix fra adrenalina e domande

30.09.2021
6 min
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Le donne a Roubaix. Pochi se lo aspettavano, tante lo sognavano e ora, alla vigilia della prima volta (sabato 2 ottobre) un po’ di domande iniziano a saltar fuori. La carovana ovviamente è già in viaggio e così abbiamo raccolto tre voci con sottofondo d’autostrada. Fortunato Lacquaniti, tecnico della Alé-BTC Ljubljana, unica squadra WorldTour italiana. Walter Zini, tecnico della più piccola BePink. Ivan Panseri, meccanico della Valcar che schiererà Elisa Balsamo in maglia iridata. Tre diversi punti di vista, dalle sole tre squadre italiane presenti, davanti a un monumento del ciclismo che per tanti di noi è pane quotidiano, ma per le ragazze è soprattutto un gigantesco punto di domanda lastricato di pietre.

Alè-BTC punta in alto

Lacquaniti è in viaggio proprio oggi, a capo di una stagione impegnativa e ancora lungi dall’essere alla conclusione. Il calendario cresce, ma gli organici sono ancora esigui e arrivare in fondo non sarà semplice.

«Credo di aver portato ragazze adatte – dice – per una prova che sarà massacrante, ma serve per crescere. Andiamo con la giusta mentalità. Già oggi faranno una piccola ricognizione, così daremo forma al grande entusiasmo con cui è stata accolta questa prima edizione. Correremo con la testa libera, perché per la squadra il 2021 è stato un anno positivo, anche oltre le aspettative. Non abbiamo alle spalle un team maschile, per noi è più impegnativo».

Racconta ancora che durante l’inverno, approfittando delle corse del Nord erano già andati a studiare parti di percorso, ma che certo in gara sarà diverso.

«Però andiamo per fare risultato – conferma – Marta (Bastianelli, ndr) è in ottima condizione e come lei la Reusser. Poi c’è Tatiana (Guderzo, ndr) che in certe sfide si esalta. Vogliamo dimostrare che le ottime cose fatte alla Vuelta, all’europeo e al mondiale non sono venute per caso. Poi è chiaro che servirà anche un pizzico di fortuna, perché lassù una foratura può cambiare tutto. Per questo avremo bici con tubolari o tubeless con dentro il lattice, a seconda delle preferenze. Cerchi più bassi. A dire il vero avevo proposto di usare il cerchio in alluminio, ma useremo il carbonio. E se devo dire, mi preoccupa un po’ come staranno il giorno dopo. Perché poi dal 4 si corre in Gran Bretagna e speriamo stiano tutte bene. Ne cambiamo due, Guderzo torna a casa per fare la Tre Valli Varesine».

Bastianelli, qui al Simac Ladies Tour, ha vinto un Fiandre: al Nord va bene
Bastianelli, qui al Simac Ladies Tour, ha vinto un Fiandre: al Nord va bene

BePink, piedi per terra

Walter Zini e la BePink, anche se per la Francia è già partita sua moglie Sigrid Corneo, tengono più i piedi per terra e si godono la vittoria europea di Silvia Zanardi. L’invito per la Roubaix però è arrivato il giorno prima che la piacentina vincesse gli europei, forse dopo la buona Vuelta e forse per qualche rinuncia. Per Zini non è un problema, esserci è utile per l’esperienza, per i buoni rapporti e per l’immagine del team.

«Andremo su in modo tranquillo – dice – non Silvia che correrà l’Emilia. Per puntare a fare bene, si doveva probabilmente anticipare la partenza di un giorno e andare con uno staff più numeroso, per avere uomini nei punti chiave del percorso. Devo dire che le ragazze la stanno vivendo abbastanza bene, senza pressione, con l’idea di fare il meglio. Ci sarà di certo una selezione naturale amplificata dal pavé. Andremo con tubeless da 28 con il lattice dentro. Alla Strade Bianche non abbiamo mai forato, ma per lassù serve forse un’altra competenza. E’ una novità positiva, molto specifica.

Due sole italiane nella BePink alla Roubaix: Crestanello e Alessio (nella foto)
Due sole italiane nella BePink alla Roubaix: Crestanello e Alessio (nella foto)

«Se devo trovare il pelo nell’uovo, che poi tanto sottile non è, questo moltiplicarsi di corse e squadre è troppo perché il movimento possa sopportarlo. Si rischia di mandare nel WorldTour delle ragazzine ancora acerbe e di bloccare il ricambio. Già pare si siano resi conto di non poter pagare una 19enne come un’atleta professionista già fatta. Non vorrei che vivessimo in meno tempo le problematiche che sono già belle grosse fra gli uomini. Comunque, evviva la novità Roubaix.

Valcar, officina piena

Infine Panseri stamattina si sta dedicando a montare il nuovo telaio realizzato da Cannondale per Elisa Balsamo. Il meccanico della Valcar era anche ai mondiali. Ha fatto giusto in tempo a riportare in Italia i furgoni della Federazione, passare da casa, caricare quelli della Valcar e ripartire per la Francia.

«Diciamo che i telai sono gli stessi con cui hanno corso le classiche del Nord – spiega – con ruote Metron 40 a medio profilo e tubolari Veloflex da 28 già provati lo scorso inverno. Per la pressione delle gomme vedremo, ma si starà fra 5,5 e 6 atmosfere. Le ragazze sono arrivate oggi e sono uscite subito per il primo allenamento. Per il resto, abbiamo previsto sia la possibilità di mettere il doppio nastro manubrio o anche degli inserti in gel. Sul fronte dei rapporti, via il 36 e avanti corone anteriori da 42 o 45. Si tratta di un debutto anche per me e ho un po’ d’ansia per le bici, che vadano come si deve. Ho portato dietro il mondo: qualsiasi cosa serva, ce l’abbiamo…».