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Passi silenziosi nelle Marche ferite, mentre la vita rinasce

10.07.2022
5 min
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Una palestra naturale per chi ama scalare le montagne: questi sono, in sintesi, il secondo ed il terzo anello di Sibillini Rebirth firmati Marche Outdoor, attraverso paesi e contrade che nel 2016 vennero rasi al suolo dal terremoto e che si stanno faticosamente rialzando. La parola Rebirth in questo caso è più che mai appropriata.

Verso Visso

Cominciamo con il secondo anello. La partenza è dalle azzurre acque del Lago di Fiastra e, per i primi 15 chilometri, si sale costantemente in leggero falsopiano fino al Santuario di Macereto (foto di apertura). E’ un complesso religioso, che sorge sull’omonimo altopiano a circa 1.000 metri di quota e che è monumento nazionale fin dal 1902.

Questa è Visso, in cui la ricostruzione è finalmente partita (foto Prima Pagina Online)
Questa è Visso, in cui la ricostruzione è finalmente partita (foto Prima Pagina Online)

Si pedala alle pendici del Monte Bove, una delle cime più imponenti dei Sibillini, caratterizzata dal calcare massiccio di tipo dolomitico. Per raggiungere il valico occorre continuare per altri due chilometri al 5 per cento di pendenza media. Quindi, a quota 1.110 metri (punto più alto dell’itinerario) inizia la discesa verso Ussita, che in realtà è un comune sparso formato da più località. Dopo altri 5 chilometri di facile discesa, si raggiunge Visso. E’ la porta della Valnerina, sfregiata dal sisma del 2016 e faticosamente avviato a un ritorno alla normalità.

Ritorno a Fiastra

Svolta a destra e si risale per 5 chilometri al 4 per cento superando Borgo Sant’Antonio, per poi ridiscendere verso Capriola. Inizia ora una zona lontana dalle vie di comunicazione principali che, dopo Pievebovigliana, sede delle celebri Distillerie Varnelli, sfocia nella vallata del Chienti, dove infatti transita la superstrada SS 77. Si costeggia quindi il Lago di Polverina, un bacino artificiale posto in un’oasi di protezione faunistica. Qui trovano rifugio varie specie di uccelli, come l’airone cenerino, la nitticora, i cormorani e lo svasso maggiore. Si può anche praticare la pesca sportiva o passeggiare lungo le sponde.

Superato il lago si svolta a destra per passare dai 400 agli 800 metri di quota in 8 chilometri. La pendenza media è del 5 per cento, transitando per gli abitati di Collevecchio, San Marco e Cicconi. La discesa su Fiastra non è diretta, ma consente di gustarsi il lago da varie prospettive, prima dall’alto, quindi costeggiando le sue rive, per poi tornare al punto di partenza e chiudere questo anello di 75 chilometri e 1.480 metri di dislivello.

Le salite non hanno pendenze proibitive, ma si sale di quota senza flessioni
Le salite non hanno pendenze proibitive, ma si sale di quota senza flessioni

Ai confini con l’Umbria

Il terzo anello di Sibillini Rebirth ha uno sviluppo simile, con 71 chilometri e 1.409 metri di dislivello. Attenzione però, è concepito per bici gravel. I tratti non asfaltati coprono circa un quinto del totale, mentre la restante parte si snoda soprattutto su strade con asfalto rovinato.

Si parte da Visso, ai piedi dei Sibillini, e si prosegue per i primi 6 chilometri nella gola della Valnerina, quindi si svolta a destra per arrampicarsi in una zona isolata, grazie ad un’ascesa impegnativa (6 chilometri all’8,2 per cento di pendenza media).

Si rimane in quota tra i 1.000 e gli 800 metri fino a raggiungere l’abitato di Cesi. Da qui si entra nell’Altopiano di Colfiorito, condiviso con la vicina Umbria. Si tratta di una vasta area composta da sette conche che un tempo costituivano il fondale di antichi bacini lacustri. Dopo aver attraversato per la seconda volta la superstrada SS 77 inizia un’altra salita da non sottovalutare. Sono 6 chilometri al 7 per cento, con valico nei pressi del Monte Miglioni.

L’altopiano di Colfiorito divide le Marche dall’Umbria (foto Più Turismo)
L’altopiano di Colfiorito divide le Marche dall’Umbria (foto Più Turismo)

Va precisato che questo tratto interno (almeno fino a Collattoni) non è soggetto a sgombero di neve, per cui nei mesi invernali potrebbe essere impraticabile. E’ bene semmai informarsi preventivamente presso il Comune di Fiastra. Tuttavia è comunque possibile bypassarlo grazie alla SP 95 per Pieve Torina e poi prendere la SP 209 Valnerina.

Formaggi e ciauscolo

Siamo in realtà anche qui su di un altopiano, quello di Selvapiana, che infatti superiamo prima di iniziare la discesa tra strette vallate. Raggiungiamo Monte Cavallo, quindi si svolta a destra in direzione di Cavriglia. Il tratto collinare e tortuoso che fa ritorno a Visso è quello percorso al contrario dall’anello precedente, con l’attraversamento di Borgo Sant’Antonio.

Giunti a destinazione, nonostante le ferite del sisma del 2016, è possibile ammirare i palazzi gentilizi rinascimentali, le imponenti mura e le torri di questo che è uno dei Borghi più Belli d’Italia.

E se volete deliziare il palato, potete provare i formaggi o salumi, come il ciauscolo. E un salame spalmabile costituito da un impasto di carne di maiale: un peccato di gola per chiudere in bellezza il vostro giro gravel.

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Le vacanze sui Sibillini, nel regno magico di Scarponi

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10.07.2022
7 min
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Oggi il menù di Marche Outdoor ci propone una delle sue portate più succulente, ovvero una pedalata nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, terra di fate e natura incontaminata, ma soprattutto terreno di caccia per veri grimpeurs, con valichi che vanno ben oltre i 1.000 metri di quota.

L’uovo di Sarnano

Il luogo di partenza è Sarnano e il nostro amico Davide, marchigiano doc che dalla piccola Offida (Ascoli) spesso viene a sfidare le salite di questo versante, ci parla di un misterioso “uovo”.

«E’ un reperto archeologico – spiega – ritrovato oltre trent’anni fa in un torrente qua vicino. Andiamo, si trova nella piazza che è in cima al paese».

Sarnano, si parte in salita per raggiungere Piazza Alta
Sarnano, si parte in salita per raggiungere Piazza Alta

E così partiamo, muovendo le prime pedalate tra un nugolo di abitanti chini sull’asfalto che stanno preparando la coreografia per un’infiorata (foto di apertura). Le rampe per salire al centro storico sono davvero micidiali, per cui è d’obbligo per entrambi il rapporto più corto. Dopo aver rotto il fiato sui sampietrini dei vicoli eccoci sbucare in Piazza Alta (nome più che appropriato) e, accanto al Palazzo del Podestà, ecco sbucare l’Uovo di Sarnano dietro l’angolo.

E’ un blocco di calcare alto 1,20 e pesante 3 tonnellate, cavo all’interno e aperto in alto. Sulla sua funzione si sono fatte le ipotesi più varie: un cippo di età augustea o, più probabilmente, un manufatto celtico. Ma anche uno strumento, dopo essere stato riempito d’acqua, per scegliere le coltivazioni più feconde o addirittura per l’osservazione degli astri. Teorie che si intrecciano con i miti della Sibilla e la cultura alchemica di cui i Sibillini sono stati per secoli un punto di riferimento, quando astronomi, alchimisti, eretici e negromanti giungevano da tutta Europa per salire su queste montagne assetati di conoscenza.

San Ginesio resiste

Noi riempiamo le borracce nella fontana riparata dal Palazzo del Podestà e riprendiamo la ripida discesa per lasciare Sarnano e dirigerci verso est, allontanandoci in questo primo tratto dai monti. Un paio di salite e discese ci portano a superare i centri di Gualdo e Sant’Angelo in Pontano, quindi si ritorna verso le montagne che ci attendono nella seconda parte di questo duro percorso, che alla fine misurerà 85 chilometri e 1.900 metri di dislivello.

C’è ancora spazio per la terza salita in successione, quella che porta a San Ginesio, borgo sospeso tra i Sibillini che si ergono a sinistra e la distesa di colline che proseguono nel Fermano e nel Maceratese, a destra. Anche qui sono ancora visibili i segni del terremoto di sei anni fa, ma il paese resiste nei tavolini dei bar in Piazza Gentili dove gli anziani si ritrovano e nei giardini pubblici dove i bambini si rincorrono. Di fronte al bel portale della Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta campeggiano dei poster disegnati di Alberto Sordi, Monica Vitti e altre celebrità del nostro cinema migliore, a promozione del Ginesio Fest in programma per agosto (dal 18 al 25).

Il lago di Fiastra

Scendiamo verso Morichella, la piana si allarga tra campi di grano. Siamo quasi sorpresi di questo ampio tratto di pianura, ma è solo un’illusione perché presto ci addentriamo nella Gola del Fiastrone, con la strada che torna a salire. Le pareti dei Sibillini si avvicinano e noi cerchiamo con lo sguardo una via di fuga verso l’alto tentando di capire in che punto svalicheremo per scendere al Lago di Fiastra.

E’ durante la discesa nel versante ovest della gola che il lago appare dietro una curva a sinistra, senza avvertire, oltre le chiome degli alberi. Lo specchio d’acqua è di un azzurro carico, forte e reso ancora più intenso dal sole a picco. Superiamo la diga da cui parte il trekking per le famose Lame Rosse di Fiastra (singolari successioni sedimentarie caratterizzate da pinnacoli scolpiti dagli agenti climatici) e costeggiamo le piccole spiagge: qualcuno prende il sole, qualcuno si cimenta nel barbecue, qualcuno si regala perfino qualche bracciata nelle sue acque.

A San Lorenzo al Lago riempiamo le borracce poi ci scambiamo uno sguardo con Davide: «Ci siamo…».

Il lago di Fiastra si schiude all’improvviso lungo la discesa
Il lago di Fiastra si schiude all’improvviso lungo la discesa

Sassotetto, si sale

Inizia la salita verso Sassotetto, una delle più impegnative e suggestive dell’intero Parco. Da questo versante, quello di Bolognola, sono 15 chilometri al 5,5 per cento, ma nella parte centrale le pendenze si tengono costanti al 7 per cento.

I primi chilometri hanno dei tratti in contropendenza che aiutano a… prendere le misure con la salita. Tuttavia, superate le Fonti di Acquacanina, da cui zampilla la freschissima acqua dei Sibillini, inizia la vera sfida. Il Lago di Fiastra è ormai tra i ricordi, mentre ai lati della strada le nostre pedalate sono scandite dai pali giallo-nero che servono ad indicare la carreggiata in inverno, quando l’asfalto è innevato. In lontananza, sulle pendici alla nostra destra, una sterrata bianca sparisce in una vallata laterale mentre davanti a noi si impone il verde profilo tagliente della montagna che culmina ai 2.092 metri del Pizzo Tre Vescovi.

I tornanti di Pintura

A Bolognola superiamo due bar e una chiesa e una fontanella diventa nostra facile preda. L’ascesa continua imperterrita ma, complice la nuova acqua fresca nella borraccia insieme al maestoso panorama montano che si apre sempre più, ci sembra di aver trovato dentro di noi nuove energie per affrontare i tornanti che portano a Pintura.

Da qui parte la mulattiera verso il Rifugio del Fargno, mentre noi proseguiamo su asfalto in direzione dei Piani di Ragnolo. Il panorama rimane sempre da cartolina, ma almeno le pendenze sono più abbordabili. L’ultimo scatto sui pedali serve per arrivare ai 1.440 metri del valico, cui seguiranno 15 chilometri di veloce discesa per rientrare a Sarnano.

“Correte in bici, divertitevi, inseguite un sogno”: benvenuti nel regno di Scarponi
“Correte in bici, divertitevi, inseguite un sogno”: benvenuti nel regno di Scarponi

Lo sguardo di Michele

In cima al punto dove si scollina il Sassotetto, nei pressi di una piccola baita col tetto rosso logoro dalle intemperie, dallo scorso ottobre campeggia un monumento dedicato a Michele Scarponi (a tagliare il nastro d’inaugurazione fu il suo amico Vincenzo Nibali). Leggere la citazione dello sfortunato campione di Filottrano, sopra un disegno bianco-blu che lo ritrae a braccia alzate, è un regalo ulteriore per chi arriva quassù con la sola forza delle proprie gambe. Sono parole semplici: “Correte in bici, divertitevi, inseguite un sogno”.

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