La mano rotta, i rulli e la vita di Formolo spiata dal satellite

19.02.2022
6 min
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Un ricordo di Facebook, condiviso il giorno di San Valentino dall’aeroporto di Istanbul, perché quando si tratta di Daniele Tortoli ricordare è d’obbligo. Poi il volo di rientro dalla Turchia. La storia di Rajovic da scrivere per l’indomani. Finché nell’aereo appena atterrato, mentre lentamente si cominciavano a riprendere zaini e pacchetti, la voce di Davide Formolo attraverso una chiamata Whatsapp era il primo bentornato in Italia.

E’ stato il ricordo di Daniele Tortoli su Facebook a mettere in moto questa intervista
E’ stato il ricordo di Tortoli su Facebook a mettere in moto questa intervista

Solo che il veronese si trovava (e ancora si trova) sul Teide. Voleva commentare quella foto del toscano che ebbe il merito di scoprirlo. Dire quanto gli mancasse e aggiungere che oggi confrontarsi con lui gli servirebbe più di allora. Aveva soprattutto voglia di parlare. Perché sul vulcano non puoi fare altro che allenarti e, come ha detto Colbrelli, guardarne la cima. Ma Davide non può neanche pedalare, non su strada. I programmi di cui ci aveva parlato sono congelati. La caduta provocata il 3 gennaio dal cinghiale continua a dargli noia, la microfrattura della mano non è ancora saldata.

C’era però da scendere dall’aereo, recuperare auto e bagagli. Per cui, con la promessa di risentirci presto, ci siamo portati la sua storia nella testa fino a ieri sera.

Come stai?

Bene. Il vulcano è tranquillo. Non è come l’Etna che ogni tanto si scarica. Questo sta zitto dai primi del 900, ma è attivo. Dicono che quando erutterà la prossima volta, ci sarà un’esplosione che farà casini veri. Speriamo di essere andati via per tempo (ride, ndr).

Il 3 gennaio su Instagram, Davide Formolo raccontava con questa foto la caduta: «Un cinghiale voleva mangiarmi!»
Il 3 gennaio su Instagram, Formolo ha scritto: «Un cinghiale voleva mangiarmi!»
E la mano?

Ho la prossima radiografia il primo marzo. Per ora tengo il tutore. Nel controllo fatto prima di venire quassù, l’osso era ancora messo male, mi hanno dato poche possibilità di cominciare a correre come nei programmi. L’unica cosa è tenerla ferma. Dagli esami fatti subito non si vedeva niente, ma il dottore ha detto che le fratture di queste ossa così piccole si vedono dopo un po’. In pratica abbiamo dovuto aspettare che la frattura si aprisse. E intanto devo stare fermo.

E in bici?

In bici non posso andare. Oltre al fatto che le vibrazioni farebbero male, a forza di portare il tutore, anche il polso non mi regge più. Al punto che quando lo toglierò, dovrò anche fare un ciclo di riabilitazione. Dovrei correre Laigueglia il 2 marzo e la Strade Bianche il 5, ma ad ora non so bene cosa sarà di me (sorride, ma si percepisce che sia affranto, ndr).

Nel primo ritiro di Abu Dhabi a novembre 2021, per Formolo risate e programmi (PhotoFizza-UAE)
Nel primo ritiro di Abu Dhabi a novembre 2021, fra risate e programmi (PhotoFizza-UAE)
Il tutore devi portarlo sempre?

Anche quando dormo, per forza. Lo tolgo solo per fare la doccia. E con questa cosa del Covid, non riesco neanche a lavare bene le mani. Devo anche stare attento a non storcermi in bici. Perciò sto qua, faccio rulli e aspetto giorni migliori. Visto Covi come ha iniziato bene? A gennaio abbiamo fatto un bel ritiro e vorrei mettermi in gioco anche io, perché ero al loro livello. Stamattina (ieri per chi legge, ndr) è andato via anche Colbrelli. Per fortuna stare qui mi piace. I benefici dell’altura sono indiscutibili. Perciò vedremo i progressi della mano e semmai aggiusteremo i programmi.

Tortoli i cinghiali li cacciava e poi sua moglie Silvia li cucinava alla grande…

Impossibile da dimenticare. Intorno Monaco ne è pieno, anche nella zona de La Turbie dove domani arriverà il Tour des Alpes Maritimes et du Var (tappa di oggi, vinta da Wellens, ndr). Un giorno ero in bici proprio lassù e ne ho trovato uno che camminava bello tranquillo sulla strada. Anche dai miei a Verona, la stessa cosa. Mi è andata bene che il… mio era piccolino. Ha preso la ruota davanti, mi ha girato il manubrio e sono rotolato per terra.

Perché l’altro giorno hai detto che oggi con Tortoli parleresti meglio di allora?

Con la poca esperienza che avevo, non credo di aver potuto cogliere da lui il massimo. Prima era tanto sopra di me, oggi potrei parlarci alla pari. Prima avevo quasi timore, oggi sarebbe un confronto fra adulti.

Era un altro ciclismo.

Ma la sua saggezza sarebbe attuale anche oggi. Il problema è che dal 10 novembre al 10 ottobre dell’anno successivo, c’è qualcuno che guarda quello che mangiamo, i battiti del nostro cuore, i watt del nostro motore. Ci seguono via satellite con il gps quando siamo in bici, vedono i nostri spostamenti. E’ un mondo in cui non è facile vivere. Quando poi succedono cose come il ripensamento di Dumoulin, non c’è tanto da meravigliarsi. Sono tecnologie utili alle squadre perché noi possiamo migliorare, mentre prima per imparare dovevi fare una cappellata e ragionarci sopra. Oggi non serve. Non hai tempo di sbagliare. Sei così monitorato, che prima ancora che commetti un errore, c’è qualcuno a chilometri di distanza che ti avvisa. E’ difficile farsi plasmare da chi sta così lontano e decide della tua vita.

Nel primo ritiro 2022, pochi giorni dopo la caduta, la mano faceva male (PhotoFizza-UAE)
Nel primo ritiro 2022, pochi giorni dopo la caduta, la mano faceva male (PhotoFizza-UAE)
Tu come fai?

I risultati che stiamo ottenendo sono dovuti proprio a questa supervisione. La gente non dovrebbe stupirsene. Però per fortuna c’è un’ottima intesa fra noi e questo era anche alla base del metodo di Daniele, che ci faceva crescere con le dinamiche del gruppo. In UAE Team Emirates c’è lo stile italiano e nonostante tanta tecnologia, è la squadra che fa la differenza. Quando fisicamente sei al 99,9 per cento, lo step successivo lo fanno la testa e le parole giuste. Anche un rimprovero va fatto nel modo giusto e per fortuna qui si può parlare, perché ci sono brave persone nei posti giusti. Ognuno è libero di dire la sua.

Quando scendi dal Teide?

Il 28 febbraio, ancora dieci giorni.

Anche tu passi il tempo guardando il vulcano?

Le giornate passano in fretta. La mattina sei sui rulli, il pomeriggio doccia, riposo. Poi la prima videochiamata a casa. Mia figlia mangia alle 19 ora italiana, quindi le 18 di qui. Parlo con loro e poi vado a cena anche io, in modo da risentirle dopo aver mangiato. Inizialmente dovevano venire qua anche loro, ma la nonna di mia moglie non sta benissimo e così sono venuto da solo.

Consigli dalla… regia: un caffè e un sorriso per lo sponsor Mokador (PhotoFizza-UAE)
Consigli dalla… regia: un caffè e un sorriso per lo sponsor Mokador (PhotoFizza-UAE)
Ti va anche bene, all’inizio l’hotel era molto più spartano…

Me lo hanno detto, invece ultimamente hanno investito. Mi piace lo spirito di Tenerife, sono persone alla buona ma si danno da fare.

Quante possibilità ti dai di iniziare a Laigueglia?

Il dottore ha parlato di un 20 per cento, la vedo complicata, ma per fortuna la stagione è lunga. Quest’anno si punta sul Giro, niente Liegi. Voglio vincere una tappa, è passato troppo tempo dalla vittoria di La Spezia del 2015. Nel frattempo sono diventato padre, speriamo di vincere la prossima prima di diventare nonno (ride, ndr). Quel giorno dopo la caduta ero così contento di non essermi rotto niente di grande, da aver sottovalutato quell’ossicino. E invece guardate come sono messo…

Da solo sul Teide, la veglia d’armi di Sonny Colbrelli

18.02.2022
5 min
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Sonny è sul Teide ed è rimasto solo, da quando Caruso e gli altri sono scesi per andare a correre. Per fortuna aveva attorno lo staff del Team Bahrain Victorious – il preparatore Artuso, Ronny Baron per le bici e Pierluigi Marchioro per le sue gambe – che si è preso cura di lui nei giorni senza i compagni. Lassù il tempo passa lento. Perciò se durante il giorno si lavora con la catena sempre in tiro, il pomeriggio ha ritmi al rallentatore.

«Sono qui e guardo il vulcano ogni giorno – ammette – a volte è un po’ dura, perché non c’è niente. Però alla fine anche queste due settimane sono passate. Come è passato il ritiro di dicembre. Poi i due a Gran Canaria da solo, il secondo per supplire a quello del team saltato per delle positività. Dovevano venire anche Caruso e sua moglie, poi però la mia compagna non ha potuto per impegni di famiglia e Ornella, la moglie di Damiano, ha detto che avrebbe preferito non venire per stare tutto il tempo da sola. Così sono andato, è stato per una buona causa. E fra poco si comincia».

A Calpe con Caruso nel ritiro di dicembre. Quello di gennaio è stato annullato per Covid
A Calpe con Caruso nel ritiro di dicembre. Quello di gennaio è stato annullato per Covid

Debutto a Nord

Per cominciare hanno scelto per lui l’apertura in Belgio, Het Nieuwsblad e Kuurne. Sono le strade del Nord, il suo pane quotidiano. Ma debuttare lassù dopo aver vinto la Roubaix e senza corse nelle gambe sarà un bel passaggio. Sorride e lo ammette. E intanto pensa alla rifinitura da fare per trovare il ritmo che altri stanno costruendo con le corse.

«Inizio senza grandi obiettivi – dice – l’importante è stare bene. Ma non mi tiro indietro e ho fiducia di poter fare qualcosa. All’Het Nieuwsblad ci saranno certamente corridori con più condizione, però lassù mi aspettano, per questo non voglio partire piano. E per questo lunedì e martedì a casa chiederò a mio padre o a qualche amico ci aiutarmi dietro moto per velocizzare un po’ le gambe. E poi il 23 si parte per il Belgio».

Dopo la vittoria alla Roubaix di ottobre, le sfide del Nord per Sonny saranno il clou della stagione
Dopo la vittoria alla Roubaix di ottobre, le sfide del Nord per Sonny saranno il clou della stagione
Per uno come te, la primavera vale doppio?

E’ la mia stagione, per le corse che ci sono. E abbiamo scelto con attenzione. Non farò la Strade Bianche, anche se mi piace molto, perché vogliono tenermi più tranquillo. Non so ancora se ci sarà la Tirreno o la Parigi-Nizza. Di certo però ci sarà la Sanremo.

La corsa del sesto posto al secondo tentativo…

E’ il primo vero obiettivo stagionale. Mi stuzzica anche pensare alle varie ipotesi tattiche. Per me la cosa migliore sarebbe che si formasse un gruppetto sul Poggio, con cui andare all’arrivo per giocarci ciascuno le sue carte.

Ormai ti viene quasi più facile fare selezione in salita che giocarti le volate?

Mi sento veloce, ma non sono mai stato un velocista. Ho sempre voluto fare le volate, ma ne ho vinte ben poche. Nei primi Tour andavo da velocista, nell’ultimo sono andato in fuga nelle tappe di montagna. Ma gli sprint bisogna continuare a farli, per non perdere l’attitudine.

Nel 2014, alla seconda Sanremo, Sonny arriva sesto attaccando in finale
Nel 2014, alla seconda Sanremo, Sonny arriva sesto attaccando in finale
Avrai la squadra per te?

Ci sarà un bel gruppo. Mohoric ed io. Poi Caruso e Haussler. Una squadra molto bella, costruita per fare male.

Se non ti sei allenato da velocista, che allenamento hai fatto lassù?

Ho lavorato tanto sui cambi di ritmo quando le gambe bruciano. Quassù la catena è davvero sempre in tiro, pianura ce n’è gran poca. Ma trovo bello farsi del male in allenamento, perché significherà essere pronti in gara. Vincere mi ha dato convinzione, ma anche visibilità e importanza. Bisogna far vedere che il 2021 non è stato per caso.

Com’è negli ultimi giorni allenarsi da solo?

Meglio con i compagni (ride, ndr), soprattutto se è una bella compagnia. Quelle quattro battute mentre sei a tutta o quando molli un attimo aiutano a farla passare meglio. Ma in ogni caso ho la mia tabella, i miei lavori da fare…

Per Sonny Colbrelli ci sarà ancora la Merida Reacto con misure invariate
Per Sonny ci sarà ancora la Reacto con misure invariate
I tuoi colleghi hanno fatto prove di materiali e posizioni, tu cosa hai fatto?

Non ho toccato niente della bici. Sono messo allo stesso modo da quando sono in Bahrain e non ho intenzione di modificare qualcosa che funziona.

Shimano non produce più il 53, come si fa?

Tanto io ho sempre usato il 54. Semmai la differenza potrebbe farla il fatto che c’è il 40 invece del 39. Una volta sarebbe stato un problema, ma con 12 velocità al posteriore e la possibilità di avere il 30, anche quello non incide più di tanto.

Ruote per le classiche?

Het Nieuwsblad con un medio profilo, diciamo 40 o 45 millimetri, e con i tubeless. Alla Sanremo cerchi da 60 e tubolari, con cui mi trovo meglio. Non è un fatto di peso, piuttosto una questione di feeling. Sui tubolari mi sento meglio e per certe corse sentirsi bene è fondamentale.

Campione d’Italia e d’Europa: dopo il super 2021, l’obiettivo ora è confermarsi
Campione d’Italia e d’Europa: dopo il super 2021, l’obiettivo ora è confermarsi
Quanta gente c’è lassù?

C’è Formolo, che è solo come me. Ci sono dieci della Jumbo Visma e devo dire che Van Aert va davvero forte. Per le classiche hanno un gruppo davvero agguerrito. E oggi è arrivato Ballerini, ma lui non credo che comincerà all’Het Nieuwsblad. Siamo tutti quassù con una missione, cercando il modo di passare il tempo. Perciò adesso parlo con voi, poi do un’occhiata ai social. E poi magari vado a fare compagnia a Formolo. Che tipo Davide…

Dal Teide la sensazione di un Caruso ancora più tosto

04.02.2022
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Quando da Ragusa si affaccia verso Comiso, nei giorni limpidi Damiano Caruso vede chiaramente l’Etna. Quei 130 chilometri sono niente al cospetto dei 3.357 metri del gigante nero di Catania. Da un paio di giorni, il suo scenario è pieno di un altro vulcano, alto appena 200 metri di più, ma così vicino da poterlo toccare. Il Teide, luogo mitologico di eruzioni e campioni, che per due settimane farà compagnia alle sue uscite.

«Da un vulcano all’altro – sorride – uno lo vedo in alto, qua siamo quasi in cima. E’ il secondo ritiro di stagione, ho evitato di andare a quello di gennaio con la squadra per non rischiare contagi. Non era il momento per viaggiare. E alla fine è venuto fuori un inverno bello lungo, anche perché ho staccato abbastanza presto, il 5 settembre dopo la Vuelta. Sono arrivato a fine stagione con le batterie scariche e bisogno di tirare il fiato. Ho pedalato ancora a settembre e ottobre, perché da noi in quel periodo è ancora caldo. Poi quando a novembre, guardando la bici, ho avuto voglia di ripartire, ho ricominciato. A pedalare. A curare l’alimentazione. A lavorare, insomma…».

Sul Teide Caruso rifinirà la preparazione, in vista del debutto alla Ruta del Sol (foto Instagram)
Sul Teide Caruso rifinirà la preparazione, in vista del debutto alla Ruta del Sol (foto Instagram)

Il debutto della 14ª stagione da professionista di Damiano Caruso è fissato alla Ruta del Sol, fino ad allora resterà quassù a macinare chilometri e pensieri.

E’ sempre facile riprendere o dopo un po’ diventa complicato?

Dipende sempre da come finisci la stagione. Quando faccio il Tour e poi stacco, la condizione va giù ed è sempre più difficile. Questa volta, avendo fatto la Vuelta, la ripresa è stata buona, perché andando ancora in bici, il corpo non ha mai smesso in effetti di essere efficiente. E comunque anni e anni di adattamento alla bici e a certi meccanismi non si cancellano per poche settimane senza allenarsi.

Come è stato congedarsi dal 2021?

Se guardo indietro, è stato uno spasso. E’ filato tutto liscio. Guardo quello che ho fatto e mi faccio i complimenti, sono soddisfazioni. Sto ancora metabolizzando il tutto, perché un anno così proprio non me lo aspettavo. Anche se pensavo che dopo tanto lavoro, qualcosa di buono prima o poi sarebbe venuto fuori.

Fare la differenza nel gruppo dei migliori ha fatto crescere in Caruso la consapevolezza
Fare la differenza nel gruppo dei migliori ha fatto crescere in Caruso la consapevolezza
Un anno che fa alzare l’asticella?

E’ facile farsi prendere dall’euforia, soprattutto quando ci sei ancora dentro. Sappiamo tutti però che non tutte le annate sono uguali. E poi c’è la carta di identità che potrebbe presentare il conto, anche se continuando a lavorare con lo stesso impegno, il livello sarà ancora buono. Finché hai voglia di fare il tuo lavoro, le cose filano come devono.

Pensi di avere ancora margini?

Fisicamente magari no, non lo so. Però ho lavorato bene per tanto tempo, probabilmente senza ottenere quel che era giusto. Invece a 34 anni ho tirato fuori l’anno migliore. Contano tanto la determinazione e capire che non si deve essere al top in ogni corsa. A questo livello ne bastano 2-3 fatte al top e fai la differenza. Serve la testa per sopportare lo stress e i carichi di lavoro e questa viene con l’esperienza di anni e anni.

Su Instagram, un selfie con il figlio maggiore Oscar, prima di partire
Su Instagram, un selfie con il figlio maggiore Oscar, prima di partire
Come la mettiamo con i ragazzini degli ultimi due anni?

A parte i veri fenomeni, come Pogacar ed Evenepoel, sono curioso di vedere come evolverà la situazione nei prossimi 2-3 anni. Prima o poi il conto da pagare arriva e qui c’è gente che per euforia o necessità, ha corso 4 grandi Giri in un anno. Non siamo fatti per pedalare 40 mila chilometri a stagione. Io credo di aver trovato il giusto equilibrio che mi ha dato una carriera lunga, ma sono pronto a sentirmi dire che se un ragazzo riesce a guadagnare in 6 anni quello che io ho raggranellato in 15, allora può smettere prima. Di certo se quando sono passato fossi stato capace di certi risultati, neanche io mi sarei tirato indietro.

Hai pubblicato un messaggio di auguri a Bernal, con il podio del Giro e la speranza che torni quel sorriso.

Sto male per incidenti del genere, anche quando coinvolgono il vicino di casa. Capisci quanto siamo vulnerabili. Poi ho capito la dinamica e mi sono reso conto che Egan sia fortunato ad essere qui per raccontarlo. E credo che anche lui se ne starà rendendo conto.

Sul podio del Giro, Caruso con Bernal, cui dopo l’incidente va il suo pensiero
Sul podio del Giro, Caruso con Bernal, cui dopo l’incidente va il suo pensiero
Arrivasti in questa squadra per aiutare Nibali, però alla fine del primo anno lui se ne andò.

All’inizio fui spaesato, andava via la persona per cui ero arrivato. Ma mi sono detto che il Team Bahrain Victorious (allora si chiamava Bahrain-Merida, ndr) mi aveva voluto per i miei numeri e così iniziai a fare bene il mio. Cercavano un gregario e avevano trovato un altro corridore. Le cose della vita sono così, forse se lo scorso anno il povero Landa non avesse avuto quella caduta, non avrei mai fatto un Giro così. Ero partito con l’intenzione di vincere una tappa, sapevo che sarebbe venuta, perché avevo le carte per riuscirci.

E il Giro ha cambiato la consapevolezza?

Sono andato alla Vuelta sapendo che una tappa potevo vincerla ancora e così è stato.

In squadra c’è la stessa euforia dello scorso anno?

Se possibile anche di più. Chi ha fatto risultato vuole ripetersi o migliorarsi, gli altri non vogliono essere da meno. Ci sono i presupposti per fare bene. Se due anni fa ci avessero detto che avremmo vinto più di 30 gare, non ci avremmo creduto.

La vittoria di Caruso all’Alto de Velefique alla Vuelta ha dato più spessore a quella del Giro all’Alpe di Mera
La vittoria all’Alto de Velefique alla Vuelta ha dato più spessore a quella del Giro all’Alpe di Mera
Il Giro è stato la conseguenza di alcune situazioni, l’idea era vincere una tappa.

E’ la mia idea anche adesso. Fare un grande Giro per tenere duro tre settimane è logorante a livello mentale. Meglio partire con una buona condizione, puntando a una tappa e vedere se viene fuori altro. Il bello è che per vincere non devo andare in fuga. E vincere andando via dal gruppo dei migliori è una bella sensazione.

Debutto alla Ruta del Sol e poi?

E poi in Belgio a provare la tappa del pavé del Tour. Sfrutteremo i mezzi che sono su per l’Het Nieuwsblad e spero che piova. Voglio provare il pavé nelle condizioni in cui Sonny (Colbrelli, ndr) ha vinto la Roubaix. Affronterò quel giorno con serietà. Voglio mettermi a ruota di uno che conosce quelle strade. Mi piace ancora fare il mio lavoro…

Parador del Teide, la seconda casa dei corridori

28.04.2021
7 min
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Qualcuno c’è stato, altri leggono gli articoli o scorrono i social dei corridori che vanno a preparare i grandi appuntamenti. Il Teide è la montagna più alta di Spagna, un vulcano di 3.718 metri e, vista la sua collocazione geografica, anche d’inverno il clima lassù tende a essere mite. Ma il punto è un altro: dove alloggiano i corridori? 

Costruito nel 1960

Chi scrive ebbe la fortuna di passare un paio di giorni al Parador de Las Cañadas del Teide nel 2011, quando la Liquigas invitò i giornalisti interessati, per spiegare il lavoro che veniva svolto. La struttura portava a fatica il peso degli anni, inaugurato nel 1960, spartano come si conviene a un hotel a 2.000 metri. I corridori si facevano bastare quel che trovavano, lamentandosi semmai quando il wifi non arrivava bene nelle stanze. Quel che contava era il posto, sull’hotel si chiudeva un occhio. Perciò potrete immaginare la sorpresa nel fare un giro sul sito e scoprire che in questi ultimi 10 anni le cose sono cambiate radicalmente. Merito dei corridori?

Alejandro Garcia Valerio ha 38 anni e dirige il Parador da tre stagioni
Alejandro Garcia Valerio ha 38 anni e dirige il Parador da tre

Alejandro, il direttore

Abbiamo pensato di chiederlo ad Alejandro Garcia Valerio, 38 anni, Erasmus in Italia e da tre anni direttore dell’hotel. E’ lui il padrone di casa ed è lui a gestire l’andirivieni delle squadre che spesso riempiono le 37 stanze del Parador.

«Guardando le foto – sorride in un italiano eccellente – si nota che c’è stato uno sviluppo. E’ anche vero che il 2009-2010 non furono per la Spagna gli anni migliori. Le squadre si sono aggiunte anno dopo anno. Il posto è unico e nel 2020 abbiamo fatto un ulteriore restyling della camere, inserendo altri materiali e nuovi colori, anche se a causa del Covid non abbiano ancora ricevuto tutto. Diciamo che è fisiologico fare delle ristrutturazioni, ma il ciclismo ha inciso. La maggioranza dei nostri clienti sono ciclisti professionisti, oppure gruppi di amatori che vengono a farsi la vacanza provando ad allenarsi come i campioni. Le famiglie invece hanno esigenze diverse».

In quel periodo, il Team Sky teneva su il suo materiale. E’ ancora così?

Abbiamo un’organizzazione, ma stiamo pensando di fare un passo in più per sistemare tutto. Capita che ci siano contemporaneamente 6-7 squadre e servirebbe uno spazio per ciascuna. E’ tutto un fatto di comunicazione fra l’hotel e gli allenatori, anche perché in questi tempi non è tanto comodo viaggiare per l’Europa portando con sé materiale tecnico.

Le squadre prenotano con tanto anticipo?

Sempre, in base al calendario Uci. Diciamo che gli ultimi slittamenti delle date ha complicato un po’ le cose, però sanno quando verranno. Ormai sono periodi abbastanza collaudati.

Il ciclismo ti piaceva o ti ci sei trovato dentro?

Per me è strano. Conoscevo il ciclismo, perché mio padre era molto appassionato. Ricordo Miguel Indurain e gli anni di Pantani, che mi piaceva tanto. Poi l’interesse è calato, ma è riesploso da quando sono quassù.

Che idea ti sei fatto dei corridori che vengono ad allenarsi sul Teide?

Tutti dei bravi ragazzi. Il nostro ruolo è offrirgli il miglior servizio, lasciandogli il tempo e la privacy per allenarsi. Non sapevo tanto di loro, ma la cosa più importante del ciclismo è che sono tutti impegnati al massimo nel loro lavoro. Per cui quando sei davanti a certe dimostrazioni di volontà, quasi ti vergogni a disturbarli. Anche i più famosi sono persone normalissime.

La qualifica di direttore è a tempo?

I Parador sono 97 alberghi in tutta la Spagna, una catena privata, di cui lo Stato è l’azionista di maggioranza. Il mio ruolo non ha scadenza. Ci viene data l’opportunità di dirigere un hotel e se stai bene, rimani. Poi magari capita che ti venga fatta la proposta di cambiare, se ne parla e poi si decide. Abbiamo tanti posti bellissimi.

E il Teide che posto è?

E’ un posto speciale. Qualunque strada percorri per salire in cima, ti sembra di vedere sempre paesaggi diversi. Sembra di essere su Marte. Ogni giorno è diverso, ma la vera bellezza c’è di notte. Alzi lo sguardo e ti sembra di avere le stelle sulla testa, come in un planetario. Ogni giorno salgo su in macchina, ho circa un’ora di tempo che mi godo pensando alle mie cose. Non vado in bici, ma il Teide è speciale anche per me.

Chi c’è ora lassù?

La Jumbo Visma e la Bahrain Victorious, ma a breve ne arriveranno altre.