Tiralongo e la squadra in Sicilia: il sogno è realtà

16.02.2024
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Tiralongo ce l’ha fatta e da stasera la sua nuova squadra, il Team Bike Sicilia, è realtà. La presentazione al Palazzo del Vermexio in Piazza Duomo a Ortigia (Siracusa) ha dato il via al nuovo progetto del corridore avolano.

I ragazzi si erano già radunati una decina di giorni fa nel resort Agua Beach, sul mare vicino Siracusa, fra Noto e Pachino. Le prime parole Paolo ce le aveva confidate un paio di anni fa, ma i siciliani sono bravissimi a dire e non dire. Ci eravamo perciò lasciati con la promessa che, non appena avesse avuto tutto pronto, saremmo stati i primi a saperlo. E così eccoci qua.

Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane
Paolo Tiralongo ha creduto fortemente nel progetto in cui ha coinvolto forze fresche siciliane

La Sicilia che pedala

Tiralongo ha sempre avuto a cuore le sorti dei ragazzini delle sue zone. Che nel siracusano ci fosse fermento lo aveva capito in occasione della partenza del Giro d’Italia 2022 da Avola verso l’Etna: la sua bravura è stata quella di intercettare le giuste frequenze, proponendo un progetto sportivo e sociale. Gli sponsor che hanno dato sostegno all’iniziativa sono fortemente radicati sul territorio e hanno tutto l’interesse a spingere affinché il ciclismo porti turismo e supporto per le giovani generazioni. E così la macchina si è messa in movimento.

«E’ un progetto che avevo in mente sin da quando correvo – racconta Tiralongo dopo il primo allenamento – perché volevo aiutare questi ragazzi. Per fortuna la tappa del Giro generò l’euforia che mancava. Andammo avanti a parlarne per tutta l’estate e a settembre 2022 decidemmo di partire. L’idea è sempre stata quella di fare la squadra. Però alla squadra sarà collegato tutto quel che riguarda il cicloturismo su queste strade. Vogliamo rilanciare la bicicletta in Sicilia, invogliare la gente a pedalare. Saranno realizzate delle piste ciclabili, alcune sono già in costruzione. Il nostro presidente ha un albergo ed è a capo degli albergatori. Hanno capito l’importanza di questo movimento».

Qual è il primo obiettivo?

L’obiettivo per il primo anno sarà crescere come team. Solo poi, si potrà creare un movimento che coinvolga le squadre juniores di qui, affinché continuino a fare ciclismo con il nostro appoggio. Non deve finire tutto al momento di passare U23. Chi se lo merita e ha voglia potrà venire nel nostro team e proseguire l’attività agonistica, restando in Sicilia nel periodo della scuola e venendo su durante l’estate.

La trafila per emergere è la stessa che toccò a te?

Fare il corridore è uguale a quando cominciai io. In Sicilia al momento ci sono poche corse. La più bella, che è anche nazionale, la organizza Salvatore D’Aquila a Monterosso Almo. Per il resto, c’è un panorama di corse piccole per cui a un certo punto si deve partire. Io farò la mia parte, però ci sono altre strutture che devono mettersi a disposizione per far crescere il movimento al Sud Italia. Da Roma in giù non c’è niente.

Chi sono i tuoi sponsor?

Aziende siciliane, importanti a livello nazionale. Penso a ICS Group che realizza pale eoliche, oppure a Dacia Italia che mi dà una grande mano tramite Multicar Amarù, di Riccardo Amarù che a sua volta è stato un corridore. Hotel Il Tiranno è del nostro presidente, mentre Ga.di opera nella produzione diyacht. E poi ho coinvolto vecchi amici con cui sono rimasto in contatto, che non si sono tirati indietro. Tutti imprenditori di qui, insomma, a parte Equistasi che si trova a Milano ed è un’azienda che mi sostiene da tanti anni.

Come li hai convinti?

Sono persone che hanno fatto sport. Chi viene dal canottaggio, chi dal tennis, chi dalla bicicletta. Tutta gente che ha passione e ha apprezzato il progetto. Ci tengo a dire infatti che ci sarà una ricaduta nel sociale, perché abbiamo intenzione di andare nelle scuole a promuovere la bicicletta e lo sport in genere. I ragazzi stanno sempre seduti con telefonini e videogiochi. Rispetto a noi sono più avanti mentalmente, però nel momento di concludere qualcosa, non hanno inventiva. Spento il telefonino, si spengono anche loro e non è bello

I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
I ragazzi si sono radunati una settimana fa nel resort Agua Beach di Noto
Sapendo che nasceva la squadra, hai ricevuto tante candidature?

Ci sono tantissimi juniores a cui ho dovuto dire di no, perché non posso prendere solo giovani. Ho optato per aiutare i ragazzi siciliani e per ora non è una squadra che avrà l’obbligo del risultato. Dobbiamo avere una bella immagine e farci vedere nelle corse cui parteciperemo. Ora l’importante è partire, restando umili e con i piedi per terra. Stiamo calmi, creiamo la struttura e prendiamoci il primo anno per capire se siamo pronti per fare altri passi.

Ci sarà un ritiro al Nord?

Terremo quello della Palazzago, ma sto vedendo per una base in Toscana e ci sarebbe anche un progetto interessante a Parma. Io farò il manager e il direttore sportivo, perché mi piace stare a contatto con i ragazzi, essere presente, seguirli, motivarli, spronarli e soprattutto farli diventare uomini prima che atleti. Tanti sono dei bambini, sono viziati. Ci sono ancora i genitori che ti chiamano quando i figli hanno problemi, una cosa che mio papà non ha mai fatto. Noi stavamo muti, non avevamo pretese: dovevamo solo menare.

Come immagini la struttura del team?

Avremo un preparatore, che è Paolo Alberati. Un meccanico fisso a Palazzago. E come direttore sportivo mi piacerebbe coinvolgere Leonardo Giordani, che ha il terzo livello, ha lavorato con gli juniores e secondo me se lo merita.

Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo
Sponsor tecnici?
Team Bike Sicilia, 2024, squadra di Paolo Tiralongo

Abbiamo comprato da Rosario Fina le biciclette Look montate con il 105 elettronico e ruote Corima. Ho provato a cercare uno sponsor, ma il momento non era agevole per una cosa del genere. Vediamo se cambierà l’anno prossimo, quando magari avremo una buona immagine. Dama ci dà l’abbigliamento. Salice i caschi e gli occhiali. Prologo ci dà le selle. Le ammiraglie sono Dacia. Piano piano abbiamo sistemato tutti i tasselli e non è stato facile. Di una cosa sono certo: ora che è venuta fuori la maglia, tanti vedendo quelle scritte si mangeranno le mani.

Come è andato il ritiro?

Bene, siamo riusciti a lavorare molto bene nel Resort Agua Beach, che è diventato anche nostro sponsor. Partiremo dalla Firenze-Empoli e una cosa che posso dire è che non faremo la doppia attività, perché ci sono tanti ragazzi che vanno a scuola e la priorità è che la finiscano. Perciò fino all’estate, i più vecchiotti tireranno la cinghia per dimostrare il loro valore. Sono ragazzi di terzo-quarto anno, sono loro quelli che devono mettersi in mostra. Mi aspetto che siamo protagonisti. Fra i giovani, segnatevi Militello che è andato a fare i test a Montichiari, è un ragazzo di secondo anno ed è molto interessante. Insomma, abbiamo tutto. Non resta che partire.

Le Terrazze: bike hotel da raccontare tra Sorrento e la Costiera

04.06.2022
5 min
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Avete mai immaginato di pedalare immersi, è proprio il caso di dirlo, in un autentico paradiso terrestre? Bene, questo è quanto ci è capitato appena qualche giorno fa, e questo è esattamente quanto vogliamo raccontarvi a seguito di una breve trasferta, effettuata durante il recente passaggio del Giro d’Italia dalla Campania, trascorsa tra Sorrento e la Costiera Amalfitana. Punto di appoggio logistico è stato il Residence Le Terrazze di Sorrento della famiglia Alviani, un family e bike hotel (l’unico della zona) che ci ha davvero sorpreso per qualità dei servizi, posizione e… grado di passione per il ciclismo nutrita di chi coordina la struttura: Alberto Alviani.

Il residence Le Terrazze è un ottimo punto di partenza per gli itinerari in bici
Il residence Le Terrazze è un ottimo punto di partenza per gli itinerari in bici
Alberto, raccontaci innanzitutto dove si trova Le Terrazze e come è organizzata la struttura…

Il Residence Le Terrazze si trova in una posizione incantevole, in collina e ad appena qualche chilometro dal centro di Sorrento. Non a caso un vantaggio grandissimo lo abbiamo… naturalmente in quanto godiamo di un meraviglioso affaccio sul Golfo di Napoli: un panorama apprezzatissimo ed in grado di rendere il luogo stesso e l’atmosfera che si respira davvero unici. 

La struttura si sviluppa su tre piani e dispone di 20 appartamenti arredati in stile mediterraneo. Le Terrazze è circondato dal verde dei giardini sorrentini, un contesto naturalistico dove i nostri limoni e gli ulivi recitano un ruolo di attori protagonisti. Disponiamo poi di una piscina panoramica, perfetta per il dopo bici, a bordo della quale si potrà essere coccolati dal nostro meraviglioso sole oppure dall’ombra degli imponenti pini marittimi che la circondano.

Sul percorso potrete anche gustare i prodotti del territorio
Sul percorso potrete anche gustare i prodotti del territorio
Sorrento e la Costiera Amalfitana sono due aree molto battute dalle rotte del turismo di tutto il mondo: e allora perchè caratterizzarsi anche come bike hotel?

Sostanzialmente per tre motivi. Il primo è rappresentato dalla mia enorme passione per la bicicletta. Da ragazzo ho difatti corso su strada fino alla categoria juniores, e oggi ho ancora diverse connessioni con l’ambiente. Pensate: proprio quest’anno abbiamo ospitato qui alle Terrazze alcuni ritiri della Palazzago dell’amico Paolo Tiralongo. Il secondo motivo è dato dalle caratteristiche della struttura. Le Terrazze è difatti un Residence estremamente flessibile. Tutti gli appartamenti hanno ad esempio la propria cucina, offriamo un servizio di lavanderia gratuito, e durante la prossima pausa invernale abbiamo già in programma di costruire una palestra ed una Spa…

Alberto Alviani, titolare Residence Le Terrazze
Alberto Alviani, titolare Residence Le Terrazze
Ci sono tanti servizi

Gli appartamenti hanno tutti un ingresso indipendente, possono ospitare famiglie oppure gruppi fino ad un massimo di 6 persone, e dispongono di tutte le comodità per poter accogliere al meglio anche i più piccoli. La nostra piscina è sicura, ed è accessibile anche ai bambini. Ultima ragione vincente per caratterizzare le Terrazze in chiave ciclistica è quella del territorio. Da qui partono dei percorsi fantastici, molti dei quali abbiamo tracciato in prima persona. Si può raggiungere Positano, Amalfi, oppure fare rotta su Massa Lubrense, Punta Campanella (meravigliose!) e Sorrento. Si possono affrontare salite anche parecchio impegnative, come il Chiunzi ad esempio. E per chi non pedala, il nostro concierge sarà sempre a disposizione per qualsiasi consiglio e per organizzare indimenticabili escursioni a Capri, Ischia, Procida, Pompei, Ercolano, in Costiera Amalfitana e a Napoli per fare qualche esempio.

Un punto d’appoggio privilegiato, dunque…

Esattamente, è così che ci piace considerarlo. Ad appena qualche chilometro da Sorrento si potrà vivere assorbiti da una natura rigogliosa e apprezzare tutte le possibilità ciclabili che questa zona è in grado di riservare. A proposito, ai nostri ospiti forniamo un servizio di navetta gratuito, per non toccare mai la macchina durante il soggiorno.

Le stanze sono di vario tipo, adatta a tutti i gusti e le esigenze
Le stanze sono di vario tipo, adatta a tutti i gusti e le esigenze
Spesso si pensa alla Penisola Sorrentina e alla Costiera Amalfitana come a due contesti molto “stressati” dal traffico di veicoli e di scooter… non proprio compagni di strada ideali per chi invece va in bicicletta. E’ così?

Sicuramente il traffico dalle nostre parti aumenta nei mesi caldi della stagione, e mi riferisco ovviamente al periodo estivo in modo particolare tra luglio e agosto. Ma quello che vorrei portare avanti e promuovere in futuro è un concetto di destagionalizzazione del turismo in bicicletta. Provate ad immaginare un soggiorno in bici dalle nostre parti nei mesi di marzo, aprile, ma anche a settembre oppure in ottobre: sono certo che il risultato sarà più che sorprendente. Qui abbiamo di tutto per poterci far apprezzare anche dai ciclisti turisti. Il clima, le strade, la ricchezza di natura e paesaggi. Bisogna solo provare, affidandosi ovviamente alla struttura giusta… a quella che parla la lingua dei ciclisti.

Ci sono anche dei terrazzini dove fare colazione ammirando il panorama del Golfo di Napoli
Ci sono anche dei terrazzini dove fare colazione ammirando il panorama del Golfo di Napoli
E per chi non avesse la bici con se e avesse invece voglia di pedalare?

Nessun problema. Abbiamo difatti attivato una bellissima collaborazione con la realtà Evolution Bikes di Caserta che ci può fornire qualsiasi tipologia di bicicletta si desideri: corsa, e-road, gravel, Mtb oppure e-Bike. Inoltre, in hotel abbiamo acquistato ben 12 biciclette  a pedalata assistita del brand spagnolo Megamo, che aspettano solamente di… essere accompagnate a spasso per il nostro bellissimo ed unico territorio!».

Residence le Terrazze

La Palazzago di Tiralongo, bandiera del Sud e dei giovani

27.04.2022
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Ai piedi del palco del Gran Premio Liberazione di Roma, qualche minuto prima che la corsa partisse, Paolo Tiralongo si aggirava incuriosito in sella a una bicicletta bianca. Qualche minuto prima avevamo incrociato anche Leonardo Giordani, suo compagno nei dilettanti e poi alla Fassa Bortolo, che incontrando Olivano Locatelli, suo diesse dei primi tempi, gli aveva chiesto come mai non lo avesse mai portato alla corsa romana. Essendo lui di Roma. E Locatelli gli aveva risposto di non aver mai voluto rischiare che rimanesse coinvolto in qualche caduta. Stessa cosa per lo scalatore siciliano, che infatti ammetteva di essere sulle porte di un insolito debutto.

Il debutto 2022 è avvenuto come da tradizione alla Coppa San Geo (foto Facebook)
Il debutto 2022 è avvenuto come da tradizione alla Coppa San Geo (foto Facebook)

Palazzago di giovani

Classe 1977, professionista dal 2000 al 2017, tre tappe vinte al Giro e poi preparatore e diesse di Aru fino al 2020, dallo scorso anno Paolo guida il Team Palazzago in cui crebbe da under 23 prima di spiccare il volo. Erano certamente altri tempi, la squadra aveva altre ambizioni, mentre oggi è ripartita da un gruppo molto giovane.

«Ragazzi giovani – precisa Tiralongo – tutti o buona parte del Sud Italia. Primi e secondi anni, abbiamo soltanto un quarto anno e un elite. Un quarto anno che è un ragazzo marocchino: vive in una comunità e ha fatto un cammino un po’ particolare. Mi ha ispirato fiducia, l’ho preso e ha fatto solo poche corse, perché adesso è fermo con la broncopolmonite.

Il Team Palazzago al foglio firma della Milano-Busseto. Da sinistra D’Aniello, Tebaldi, Carrer, Manenti e Aliano (foto Facebook)
Palazzago alla Milano-Busseto. Da sinistra D’Aniello, Tebaldi, Carrer, Manenti e Aliano (foto Facebook)
Come mai questa scelta di ripartire da ragazzi del Sud?

Perché in tanti mi chiamano. Principalmente primi anni cui non danno la possibilità di andare avanti e magari tra questi, chissà, potrebbe esserci un nuovo Nibali o un buon corridore. Non è giusto che tutti questi ragazzi vengano portati alla categoria juniores e poi lasciati senza un futuro. Bisogna dargli la possibilità di provarci davvero.

Per una squadra così fortemente bergamasca è una scelta nuova.

Io penso che quando parliamo di ciclismo, non si debba pensare al bergamasco o al siciliano. Siamo tutti uguali e se si vanno a prendere i corridori stranieri, nel 2022 bisogna ancora farsi problemi a prendere ragazzi del Sud?

Il 20 febbraio, durante il ritiro di Sorrento, la visita graditissima di Fabio Aru (foto Facebook)
Il 20 febbraio, durante il ritiro di Sorrento, la visita graditissima di Fabio Aru (foto Facebook)
Secondo Scinto, i corridori giovani sono gli unici ormai ad ascoltare il direttore sportivo.

Un direttore sportivo dovrebbe avere qualcosa da insegnare e i ragazzi hanno certamente qualcosa da imparare. Devono anche imparare ad ascoltare. Non sempre si possono indovinare le cose, ma l’esperienza non manca e chi ascolta va avanti. Quelli che fanno di testa loro, non imparano dagli sbagli e alla fine si perdono per strada.

Abbiamo visto una foto di Aru in ritiro con voi.

A Fabio mi lega per prima cosa una grandissima amicizia, che c’è stata dall’inizio alla fine. Lui ha seguito il suo cammino, ognuno di noi ha deciso e fatto la sua carriera, ma l’amicizia è superiore a tutto questo.

Il direttore sportivo insegna, i ragazzi devono imparare ad ascoltare. Qui Tiralongo alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Il direttore sportivo insegna, i ragazzi devono imparare ad ascoltare (foto Facebook)
E Tiralongo a che punto è della sua carriera?

Per me è una passione che cerco di trasmettere ai ragazzi più giovani, perché mi piace lavorare con loro. E magari chissà, in un futuro troverò un campioncino. Però bisogna pazientare e metterci sempre la passione.

Pazienza, la parola magica…

Non ce l’hanno in molti. Si passa troppo presto, ma io ci sono stato tanti anni di là, ormai è difficile anche stare in gruppo. Penso a Romano. E’ passato a 21 anni (alla Bardiani, ndr) e Dio sa quante volte gli abbiamo suggerito di aspettare. Non è andato bene ed è tornato con noi. Ha vinto quattro corse, s’è piazzato per 16 volte nei dieci, ma non lo hanno più voluto e alla fine ha smesso. Ne è valsa la pena?

Nel 2021 Romano, tornato alla Palazzago ha vinto 4 corse (qui una tappa al Giro di Romagna), ma non è riuscito a passare di nuovo
Nel 2021 Romano, tornato alla Palazzago ha vinto 4 corse, ma non è riuscito a passare di nuovo
Di cosa hanno bisogno i ragazzi del Sud rispetto al Tiralongo dei primi tempi?

Sicuramente di assistenza e gare, perché al Sud di gare non se ne fanno. Hanno bisogno di ritiri. Hanno bisogno delle montagne, perché in Puglia montagne vere non ci sono e io ho dei pugliesi che per allenarsi vanno a Matera o sul Gargano. E hanno bisogno di persone che creino un movimento anche al Sud, perché giù si possono fare tutte le gare che vogliamo. Si va a correre in Olanda, in Belgio, in Germania e in Francia e non si viene a correre al Sud?

Li tieni in ritiro a Bergamo?

Li tengo in ritiro. Ho anche l’appoggio di un grandissimo amico a Sorrento e andiamo spesso al suo Hotel Residence Le Terrazze, così ho modo di raggrupparli tutti. E poi abbiamo un ritiro fisso a Bergamo, grazie al presidente Ezio Tironi, colonna portante del Team Palazzago, che ci sostiene da sempre.

Pietro Aliano in azione alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Pietro Aliano in azione alla Milano-Busseto (foto Facebook)
Ragazzi giovani significa che vanno ancora a scuola?

Esatto. E io sono uno che dà priorità alla scuola, perché è giusto che maturino bene. Adesso è obbligatoria fino a 16 anni, ai miei tempi era diverso. Perciò prima la scuola e poi da giugno fino a ottobre, se hai la testa puoi fare il corridore al 100 per cento. E se hai i mezzi puoi venire fuori.

Dalla Sicilia, qualche appunto dal “Tira”. Stiamolo a sentire

12.07.2021
5 min
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Dopo la brutta litigata che ha portato alla separazione tutt’altro che consensuale fra Commesso e Tiralongo sull’ammiraglia della Palazzago, la squadra bergamasca è rimasta fra le mani del siciliano, che proprio in questi giorni è arrivato in Sicilia per una settimana di riposo, dopo sei mesi a dir poco impegnativi.

I due, entrambi “figli” di Olivano Locatelli, erano troppo diversi per convivere. Commesso alla scuola di Olivano si è formato come tecnico dopo aver smesso di correre nel 2010. Il siciliano invece ha corso fino al 2017 poi ha fatto prima un passaggio sull’ammiraglia del Uae Team Emirates, prima di scendere fra gli under 23 e portare una mentalità evidentemente diversa. Quando le frizioni sono diventate ingestibili, il presidente Tironi ha puntato su Tiralongo. Lo avevamo incontrato a Bellaria alla partenza del campionato italiano elite che si sarebbe concluso a Imola, cui la Palazzago ha partecipato con Francesco Romano (67° all’arrivo), sul volto portava i segni di una stanchezza che era fisica e forse non solo.

«Sono molto contento dell’esperienza che sto facendo – dice dalla Sicilia, facendo uno strappo al non volere contatti per qualche giorno – ma sono stanco perché devo fare tutto da me, ma proprio tutto. Sto capendo tante cose. Per fortuna Romano sta andando forte (in apertura mentre vince a Falcade la 5ª tappa del Giro del Veneto U23, ndr) mentre non conoscevo gli altri corridori. Abbiamo fatto un po’ di vittorie e un po’ di piazzamenti, ma a tanti ho fatto capire che è meglio se iniziano a cercarsi un lavoro. So dove vanno a parare, so bene che cosa li aspetta di là. E se qualcuno non ha sostanza, non è giusto illuderlo. Bisogna lavorare con dei progetti…».

La Palazzago era partita per il Giro del Veneto con Romano, Affaticati, Abenante, Consolaro, Garzon, Manenti (foto Scanferla)
La Palazzago era partita per il Giro del Veneto con Romano, Affaticati, Abenante, Consolaro, Garzon, Manenti (foto Scanferla)
Di cosa parli?

Mi piacerebbe fare qualcosa per il Sud. I corridori come me che una volta dalla Sicilia andavano al Nord con la valigia avevano fame vera. Oggi i social gli dipingono una realtà distorta, prima c’erano meno cose che ti deviavano la testa. E così anche partire diventa più difficile.

Nel frattempo il mondo degli U23 è cambiato tanto.

Girano meno soldi, questo è certo, e sono concentrati in mano a pochi. Alcune corse hanno tolto i rimborsi, altre li hanno mantenuti al minimo e non per tutti. Alcune prove importanti chiedono un contributo importante per partecipare, perché praticamente devi pagarti il soggiorno dei corridori. Devo dire che la realtà migliore con cui abbiamo avuto a che fare di recente è quella di Extra Giro. Hanno creato una cosa bellissima, mentre nei restanti casi devi mettere mani al portafogli. Solo che non tutti possono.

C’è grande differenza fra le squadre.

La stessa fra le WorldTour e le continental. Se vedo un bel corridorino e vado a parlarci, basta una continental che vada con i soldi e se lo porta via. Al Giro d’Italia ci siamo difesi dignitosamente, ma alcune squadre sono state inesistenti, neppure sono riuscite ad andare in fuga. Perché gli squadroni facevano come gli pareva.

Smesso di crrere nel 2017, Tiralongo è stato per tre anni al Uae Team Emirates
Smesso di crrere nel 2017, Tiralongo è stato per tre anni al Uae Team Emirates
Sei contro le continental?

No, ci mancherebbe. Ma sono a favore di continental in cui comandi la qualità dei ragazzi. In Italia abbiamo corridori per farne al massimo cinque. Gli altri vengono sfruttati e illusi e poi quando smettono, ne prendono altri.

Non è bello sentirlo…

Fra i 18 e i 20 anni sono in un’età importante e bisogna parlargli chiaro. A quelli che hanno la maturità non si deve chiedere niente fino agli esami, poi si va in montagna e si fa bene la seconda parte della stagione. Se un primo anno va bene a scuola, è giusto spingere perché investa su quello. Se è un atleta di talento, il talento gli resta, non lo perde. Invece, come si diceva prima, con gli elite di primo e secondo anno è bene parlare chiaramente.

Per dirgli cosa?

Che lo vediamo come funziona. I corridori ormai li prendono da piccoli, si sta creando questa mentalità, per cui un ragazzo di 24 anni non lo guardano più. Che poi, questi giovani che fine fanno? Chi controlla? Li sfruttano e poi che cosa succede: che si torna a quando facevi il professionista per sette anni e poi dovevi trovarti un lavoro? Ma proprio perché si punta sui giovani, bisogna che i giovani siano invogliati a correre e quelli del Sud non hanno gare né incentivi. Bisogna fare qualcosa. Magari non solo in Sicilia, ma ad esempio se in Puglia organizzano delle gare, è giusto andarci anche dal Nord. Per questo bisognerebbe sostenere gli organizzatori, che fanno sacrifici impensabili in cambio di poche soddisfazioni.

Anche Romano viene dalla Sicilia e ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale: qui assieme a Dainese
Romano ha corso la Adriatica Ionica Race con la nazionale: qui assieme a Dainese
Romano tornerà professionista?

Lo spero. Ho mandato i suoi curriculum e i dati e i test ad alcune squadre. Lo hanno fatto passare troppo presto. Nel 2019 era un bambino, nel 2020 c’è stato il Covid e l’hanno messo via. Sta andando bene, vince, spero che una squadra per fargli fare almeno un anno si possa trovare.

Hai più sentito Commesso?

No, ma continuo a pensare a lui come a un amico. Non ci siamo più chiariti. All’inizio andava bene, quando sono arrivate le vittorie, dopo tre anni di risultati non troppo buoni, è cambiato tutto. Ma ora scusate, spengo nuovamente tutto. Ho una settimana, poi torno per la Bassano-Montegrappa, Poggiana e le corse a seguire. C’è bisogno di ricaricare le batterie.

Tiralongo saluta la Uae e ritorna a Palazzago

02.02.2021
4 min
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Paolo Tiralongo scende dall’ammiraglia della Uae Team Emirates, come pure Maurizio Piovani in questo scorcio di 2021, e torna in quella che dopo aver lasciato la Sicilia è stata la sua seconda casa, il Velo Racing Team Palazzago. Il Tira sale in ammiraglia, al fianco del suo ex compagno di squadra Salvatore Commesso.

«Eh sì – racconta Paolo – la sede è a un chilometro da casa mia. Qui sono di casa. Il mio cancello è ad Almenno, ma la mia cucina è a Palazzago! Tanto per dire che sono proprio sul confine. Questa squadra ce l’ho nel cuore. Ci ho corso da juniores e poi da dilettante ed è qui che ho conosciuto Commesso».

Ci ha sempre messo l’anima. Ecco Tiralongo con la ferita all’occhio alla Vuelta 2015
Solo il medico lo fermò alla Vuelta 2015: lui avrebbe continuato

Dai saluti all’ammiraglia

«Dopo la mia carriera da professionista ho fatto subito tre anni a tutta, ma sinceramente avevo bisogno di riposarmi, volevo un anno sabbatico, guardarmi un po’ attorno. Alla Uae ho ancora le porte aperte, mi sono lasciato bene con Gianetti e tutti gli altri, ma mi serviva altro».

E così ecco l’occasione di tornare alle origini. Da una telefonata di auguri e saluti è nata una proposta concreta. Secondo Paolo perché nella sua vita e nelle cose che ha fatto ha sempre dato il massimo.

«Ci ho messo l’anima e per questo ho mantenuto buoni rapporti con tutti. Mai avuto uno screzio con corridori prima e colleghi poi».

Come tra i pro’

Tiralongo parla poi di questo suo impegno nel team di patron Ezio Tironi.

«In sede sono sempre passato – racconta Tiralongo – sia da corridore che dopo. Chiedevo dei ragazzi, m’informavo. Spesso in passato mi allenavo anche con loro. Giusto adesso stiamo preparando le ultime cose in vista del raduno che faremo a Sorrento, in Campania. Stiamo facendo i tamponi, abbiamo trovato un hotel che ci garantisce la bolla e andiamo laggiù anche perché abbiamo quattro atleti campani. Poi bisognava cambiare aria. Quelle strade le conosco. Dovevamo dare una scossa.

«Mi piace molto lavorare con questi ragazzi. In un certo senso è più bello rispetto ai pro’, anche se in UAE io avevo tutti giovani. Ma qui ti chiedono sempre qualcosa di più, sono più curiosi. Di là ti ascoltano, ma in qualche modo sono già arrivati».

Il “Tira” paragona i due mondi. Qui deve spigargli tutto dalla A alla Z, come dice lui: «Bisogna spiegargli il ciclismo. Allenamenti, recupero, alimentazione. Tante indicazioni… Sto cercando di portare un metodo più professionale. Per esempio alcuni li ho mandati da una nutrizionista. Devono capire che ognuno ha il suo ruolo, che ci sono tante figure. Per esempio adesso stiamo facendo i programmi come i professionisti. Lavoriamo con le email e non più con i pezzi di carta. Individuiamo gli obiettivi, stiliamo il calendario… 

«Non che ci siano i gruppi delle classiche, dei grandi Giri come nei pro’… qui il calendario è uno, è chiaro, la squadra la fai in base a chi va più forte. Se quel ragazzo se lo merita è giusto inserirlo. Però abbiamo cambiato il metodo di lavoro».

Il Velo Racing Team Palazzago in allenamento sulle strade bergamasche
La Palazzago in allenamento sulle strade bergamasche

I dogmi del Tira

«In squadra abbiamo 17 ragazzi, non pochi. Cinque sono di primo anno e loro bisogna lasciarli un po’ più liberi, hanno ancora la scuola. Poi ci sono sei elite e gli altri sono tutti under 23. Ancora non li conosco tutti. I nomi li sto imparando adesso, anche perché neanche li ho tutti sotto mano. C’è chi è all’estero, chi vive al Sud…

«I primi anni sono molto curiosi, ti fanno domande e vogliono sapere il perché di questo o quell’allenamento. In generale molti si allenavano a casaccio, non dico che voglio inculcargli il concetto dei numeri, adesso si allenano ognuno con i propri valori, ma quando sarà il momento gli farò fare degli allenamenti tipo gara, saranno più liberi.

«Ho tre dogmi – conclude Tiralongo – serietà, professionalità e passione. In particolare la passione se non ce l’hai è meglio che resti a casa. Vittorie e risultati sono una conseguenza. Se tutte e tre queste cose convivranno insieme allora i ragazzi arriveranno al dunque».

Treno in salita, a scuola da Tiralongo

07.01.2021
4 min
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Quando si parla di treno nel ciclismo si pensa subito a quello che prepara lo sprint, con tutta la squadra in fila per lanciare il proprio velocista. C’è chi lavora da lontano, chi ai meno tre, chi entra in azione agli 800 metri e si sposta ai 300 e chi appunto fa lo sprint. Ma il treno, seppur molto più lento, c’è anche in salita. Le squadre degli uomini di classifica sono delle corazzate che hanno non meno di 2-3 scalatori oltre al capitano. Ed altri uomini che sempre in salita possono dire la loro.

Paolo Tiralongo (foto in apertura) è stato uno dei massimi gregari per la salita. In tanti anni di carriera è stato un punto fisso per Contador, Nibali, Aru Uno che di quei treni è stato un vagone molto importante. Sia per i ruoli “nobili”, ultimo o penultimo uomo, sia per fare il “mulo” quando si era lontani dal traguardo.

La trenata di Elissonde per Froome sul Finestre fu violenta e decisiva
La trenata di Elissonde per Froome sul Finestre fu violenta

Decide la condizione

«Di solito – spiega Tiralongo – ogni squadra che punta alla classifica ha con sé 2-3 scalatori, anche quattro in alcuni casi a seconda del percorso. Oltre a questi uomini ce ne sono altri due che non sono scalatori, ma che in salita sanno andare forte. In queste squadre non c’è il velocista. O se c’è, lui stesso è consapevole che deve arrangiarsi e che nei finali di tappa la squadra fa quadrato attorno al capitano per proteggerlo».

Rispetto al treno dei velocisti ci sono ruoli meno “prestabiliti”. Negli sprint, soprattutto gli ultimi due sono sempre quelli in quanto servono specifiche attitudini fisiche e capacità funamboliche. In salita il discorso tecnico viene meno e conta di più quello della condizione fisica. E la regola è che chi sta meno bene, chi è meno forte, tira prima.

«Per questo – riprende il siciliano – ci si parla molto in corsa per sapere come si sta. Sul bus vengono assegnati i ruoli, ma appunto possono variare in gara. Inoltre cambia molto l’intensità della trenata: c’è chi tira per 10 chilometri magari lontano dal traguardo e chi ne deve fare 3-4, o anche meno.

«Il ritmo lo decide il capitano, ma il gregario deve essere bravo ad impostare un’andatura giusta. Un’andatura che non tiri il collo al capitano, che in teoria non dovrebbe soffrire proprio perché è il più forte, ma soprattutto che non metta in difficoltà gli altri compagni i quali devono lavorare successivamente. Se esageri dietro si sente, soprattutto nelle uscite dai tornanti si rischia di subire la frustata».

Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Colbrelli, anche un velocista può mettersi a disposizione del capitano in salita
Sonny Colbrelli, Wouter Poels, Damiano Caruso, Tour de France 2020
Se serve un ritmo regolare anche un velocista può tirare, qui Colbrelli

Alla soglia… per vincere

A questo punto però bisogna fare una distinzione: un conto infatti è tirare per tutta la tappa e lontani dal traguardo e un conto è farlo nel finale di tappa per preparare l’attacco del leader.

«Se si tira per controllare la corsa di solito ci si imposta su un ritmo che è inferiore alla soglia, un medio-alto, e magari si tira per molti chilometri. In un Tour lavoravamo per Contador. Poco dopo il via perdemmo due uomini, così mi ritrovai ad entrare in azione molto prima per sopperire a quella mancanza. Tirai per 70 chilometri, lo feci con un’intensità mai massimale e soprattutto correvamo per controllare la tappa e non per vincerla.

«Se invece si tira per fare risultato nella salita finale cambia tutto. Le trenate si riducono. Ognuno tira in base alle proprie possibilità: 3-4 chilometri ma anche meno se la salita è più breve. In questo caso si va anche oltre la soglia. Imposti un ritmo che puoi tenere per 10′-15′ non di più. Deve essere alto e far male.

«Chi subentra non aumenta il ritmo, ma aumenta la sua intensità. Gli basta passare in testa per imprimere sui pedali quei watt in più che risparmiava stando a ruota. Se poi il capitano gli dice di aumentare questo è un altro conto. Significa che lui sta bene e può fare l’azione. Poi certo, tutto questo su carta, perché bisogna vedere che fanno anche le altre squadre!».

Il treno dell’Astana verso Cervinia al Giro del 2015 al lavoro per Aru
Il treno dell’Astana verso Cervinia al Giro del 2015

Quel treno del 2015

«Avevamo un bel treno nel 2010 alla Tinkoff, con Navarro lavoravamo bene per Contador. Ma credo che il migliore sia stato quello del 2015. In quell’Astana c’erano tanti nomi forti e soprattutto affiatati. Eravamo io, Rosa, Cataldo, Luis Leon Sanchez e Landa. E Zeits che tirava ovunque. Ci scambiavamo spesso i ruoli in base alla condizione. Nella tappa di Cervinia di quel Giro ci avevano assegnato una salita a testa: una Zeits, una a Rosa e una a Cataldo. Mentre io, Sanchez e Landa dovevamo tirare l’ultima scalata, chiaramente con altre intensità. Prima andavamo solo a dare qualche cambio a Cataldo, Rosa e Zeits per farli rifiatare un attimo.

«Nibali di solito aspettava di più per fare l’azione, voleva essere più vicino al traguardo, Aru invece se aveva la gamba partiva prima, come Contador».