In questi giorni Paolo Rosola, per certi versi un vero Fregoli del ciclismo per i tanti ruoli che ricopre e le tante capacità che ha, è impegnato al Giro Next Gen. E’ uno dei tanti che in sella alla motocicletta ha un compito fondamentale, dovendo garantire la sicurezza dei corridori e dell’evento nel suo insieme. Lo ha già fatto al Giro dei grandi, è presente in tutte le manifestazioni della Rcs e svolge questo ruolo da un paio d’anni, ma nelle ultime settimane sono emersi nella sua mente molti pensieri (in apertura foto GMM-Gruppo Motostaffette Martesana ASD).
Rosola, un passato da campione degli sprint, ha anche suo figlio Kevin Pezzo Rosola in gara al Giro e questo non può non accendere una spia continua nella sua mente: «E’ cambiato tanto rispetto a quando correvo, soprattutto è cambiata la mia percezione. E’ come se fossi passato dall’altra parte della barricata e capisca che cosa significa davvero organizzare una corsa ciclistica, quanti rischi ci sono. Lo dico apertamente: senza il nostro servizio sarebbe un disastro. Le strade di una volta erano diverse, oggi con le rotonde messe per la circolazione dei motoveicoli e gli spartitraffico è tutto molto più pericoloso per un gruppo che arriva a tutta velocità».
Come funziona il vostro lavoro?
Noi iniziamo al mattino prestissimo, basti pensare che almeno tre ore prima siamo già alla partenza. Dobbiamo regolare il traffico, l’approdo dei camion, dei pullman, di tutti i mezzi al seguito nei parcheggi a loro riservati e dobbiamo farlo molto presto, per controllare che non ci siano mezzi d’intralcio che rallenterebbero tutta la macchina organizzativa. Svolto quel compito inizia il lavoro vero e proprio. Si va sul percorso per valutare la situazione e in questo ognuno ha compiti diversi. La staffetta iniziale che arriva con buon anticipo, ma poi ci sono le moto immediatamente precedenti la corsa e lì stai sempre con il cuore in gola. Basta un cane che attraversa la strada, una macchina che si butta incurante sul percorso. I rischi sono infiniti.
Quanti siete a svolgere questo lavoro?
Prendiamo proprio la corsa che si sta disputando: ci sono 35 persone, con 25 moto sparse sul tracciato. Un caso comune, ad esempio, è quando troviamo uno spartitraffico proprio in mezzo alla strada. Bisogna fermarsi e con le bandiere segnalare l’ostacolo. Appena tutti sono passati (e per tutti intendo anche le macchine al seguito, la carovana per intero) allora si risale in moto e bisogna risalire tutta la fila il più velocemente possibile ma chiaramente senza mettere in pericolo nessuno. Poi torni davanti e magari si ripete il tutto…
Un compito faticoso…
Altroché, ma fondamentale. E svolto, ci tengo a sottolinearlo, da gente esperta perché se non lo sei, non puoi farlo. Troppe le responsabilità. Qui tutti hanno almeno 10-15 anni d’esperienza, sono persone navigate che da anni svolgono questo mestiere. Prima si lavorava tutti per Rcs, ora ci siamo costituiti in una società indipendente, la Delta Bikes. Possiamo quindi seguire anche altre corse e noi speriamo che questo possa cambiare un po’ di cose.
In che senso?
Io come è noto sono anche diesse di una società ciclistica, quindi posso valutare le corse con occhio diverso. Qui siamo al Giro Next Gen, ma quante gare ci sono a livello inferiore, dove ci si affida a persone inesperte, solo perché in possesso di una moto? Qui si rischia, non si può improvvisare. Noi facciamo anche corsi di aggiornamento, bisogna accumulare esperienza, non si inventa nulla.
C’è differenza fra le gare giovanili e quelle dei professionisti?
Paradossalmente i giovani sono più attenti, seguono le indicazioni e rischiano un po’ meno. Guardate quel che succede con gli spartitraffico nelle corse professionistiche, come vediamo anche in televisione: il gruppo si divide all’ultimo momento, chi passa a destra e chi a sinistra, ma qualche volta uno non decide o trova la strada sbarrata da un altro corridore. Lì inizia la caduta anche con conseguenze gravi. Io quando correvo, a tutte queste cose non facevo caso, ora so quant’è importante il compito del regolatore, che è poi il mio.
E poi?
Poi, finita la corsa, si riparte verso la prossima tappa, ma noi spesso abbiamo l’hotel già alla partenza, quindi dobbiamo sobbarcarci anche altri 100 chilometri e sempre in moto… E prima di andare in hotel è d’obbligo andare a visionare tutto quel che c’è nella zona di partenza, le posizioni dei vari servizi. Vi posso assicurare che in albergo ci stiamo poco…
Che cosa chiedete allora?
Che la Federazione ci ascolti, che si renda conto di quanto questo servizio sia fondamentale per la sicurezza e imponga quindi la presenza di gente affidabile. Non è detto che dobbiamo essere noi, ma servono persone che sappiano che cosa questo servizio comporta. Non è un caso ad esempio se fra tante motostaffette, alla guida ci siano ex poliziotti, carabinieri, finanzieri. Deve essere gente che ha manico nella guida, ma che sa anche che cos’è una corsa ciclistica e che cosa comporta. Io ai miei colleghi dico sempre: «La nostra vittoria è quando non ci sono cadute né incidenti, significa che abbiamo fatto un buon lavoro».