Corse, pericoli e motostaffette: la parola a Paolo Rosola

13.06.2024
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In questi giorni Paolo Rosola, per certi versi un vero Fregoli del ciclismo per i tanti ruoli che ricopre e le tante capacità che ha, è impegnato al Giro Next Gen. E’ uno dei tanti che in sella alla motocicletta ha un compito fondamentale, dovendo garantire la sicurezza dei corridori e dell’evento nel suo insieme. Lo ha già fatto al Giro dei grandi, è presente in tutte le manifestazioni della Rcs e svolge questo ruolo da un paio d’anni, ma nelle ultime settimane sono emersi nella sua mente molti pensieri (in apertura foto GMM-Gruppo Motostaffette Martesana ASD).

Rosola, un passato da campione degli sprint, ha anche suo figlio Kevin Pezzo Rosola in gara al Giro e questo non può non accendere una spia continua nella sua mente: «E’ cambiato tanto rispetto a quando correvo, soprattutto è cambiata la mia percezione. E’ come se fossi passato dall’altra parte della barricata e capisca che cosa significa davvero organizzare una corsa ciclistica, quanti rischi ci sono. Lo dico apertamente: senza il nostro servizio sarebbe un disastro. Le strade di una volta erano diverse, oggi con le rotonde messe per la circolazione dei motoveicoli e gli spartitraffico è tutto molto più pericoloso per un gruppo che arriva a tutta velocità».

Il gruppo Delta Bikes al lavoro al Giro d’Italia con Rosola in primo piano
Il gruppo Delta Bikes al lavoro al Giro d’Italia con Rosola in primo piano
Come funziona il vostro lavoro?

Noi iniziamo al mattino prestissimo, basti pensare che almeno tre ore prima siamo già alla partenza. Dobbiamo regolare il traffico, l’approdo dei camion, dei pullman, di tutti i mezzi al seguito nei parcheggi a loro riservati e dobbiamo farlo molto presto, per controllare che non ci siano mezzi d’intralcio che rallenterebbero tutta la macchina organizzativa. Svolto quel compito inizia il lavoro vero e proprio. Si va sul percorso per valutare la situazione e in questo ognuno ha compiti diversi. La staffetta iniziale che arriva con buon anticipo, ma poi ci sono le moto immediatamente precedenti la corsa e lì stai sempre con il cuore in gola. Basta un cane che attraversa la strada, una macchina che si butta incurante sul percorso. I rischi sono infiniti.

Quanti siete a svolgere questo lavoro?

Prendiamo proprio la corsa che si sta disputando: ci sono 35 persone, con 25 moto sparse sul tracciato. Un caso comune, ad esempio, è quando troviamo uno spartitraffico proprio in mezzo alla strada. Bisogna fermarsi e con le bandiere segnalare l’ostacolo. Appena tutti sono passati (e per tutti intendo anche le macchine al seguito, la carovana per intero) allora si risale in moto e bisogna risalire tutta la fila il più velocemente possibile ma chiaramente senza mettere in pericolo nessuno. Poi torni davanti e magari si ripete il tutto…

Il lavoro della staffetta in moto non è solo precedere la corsa: inizia al mattino e si conclude di sera tardi
Il lavoro della staffetta in moto non è solo precedere la corsa: inizia al mattino e si conclude di sera tardi
Un compito faticoso…

Altroché, ma fondamentale. E svolto, ci tengo a sottolinearlo, da gente esperta perché se non lo sei, non puoi farlo. Troppe le responsabilità. Qui tutti hanno almeno 10-15 anni d’esperienza, sono persone navigate che da anni svolgono questo mestiere. Prima si lavorava tutti per Rcs, ora ci siamo costituiti in una società indipendente, la Delta Bikes. Possiamo quindi seguire anche altre corse e noi speriamo che questo possa cambiare un po’ di cose.

In che senso?

Io come è noto sono anche diesse di una società ciclistica, quindi posso valutare le corse con occhio diverso. Qui siamo al Giro Next Gen, ma quante gare ci sono a livello inferiore, dove ci si affida a persone inesperte, solo perché in possesso di una moto? Qui si rischia, non si può improvvisare. Noi facciamo anche corsi di aggiornamento, bisogna accumulare esperienza, non si inventa nulla.

Gli spartitraffico sono spesso causa di cadute anche con gravi conseguenze (foto Eurosport)
Gli spartitraffico sono spesso causa di cadute anche con gravi conseguenze (foto Eurosport)
C’è differenza fra le gare giovanili e quelle dei professionisti?

Paradossalmente i giovani sono più attenti, seguono le indicazioni e rischiano un po’ meno. Guardate quel che succede con gli spartitraffico nelle corse professionistiche, come vediamo anche in televisione: il gruppo si divide all’ultimo momento, chi passa a destra e chi a sinistra, ma qualche volta uno non decide o trova la strada sbarrata da un altro corridore. Lì inizia la caduta anche con conseguenze gravi. Io quando correvo, a tutte queste cose non facevo caso, ora so quant’è importante il compito del regolatore, che è poi il mio.

E poi?

Poi, finita la corsa, si riparte verso la prossima tappa, ma noi spesso abbiamo l’hotel già alla partenza, quindi dobbiamo sobbarcarci anche altri 100 chilometri e sempre in moto… E prima di andare in hotel è d’obbligo andare a visionare tutto quel che c’è nella zona di partenza, le posizioni dei vari servizi. Vi posso assicurare che in albergo ci stiamo poco…

In Italia, come pure in Germania, il lavoro delle staffette si integra con quello della Polizia (foto LSV Saarland Trofeo)
In Italia, come pure in Germania, il lavoro delle staffette si integra con quello della Polizia (foto LSV Saarland Trofeo)
Che cosa chiedete allora?

Che la Federazione ci ascolti, che si renda conto di quanto questo servizio sia fondamentale per la sicurezza e imponga quindi la presenza di gente affidabile. Non è detto che dobbiamo essere noi, ma servono persone che sappiano che cosa questo servizio comporta. Non è un caso ad esempio se fra tante motostaffette, alla guida ci siano ex poliziotti, carabinieri, finanzieri. Deve essere gente che ha manico nella guida, ma che sa anche che cos’è una corsa ciclistica e che cosa comporta. Io ai miei colleghi dico sempre: «La nostra vittoria è quando non ci sono cadute né incidenti, significa che abbiamo fatto un buon lavoro».

Patrick Pezzo Rosola, figlio d’arte dal carattere ribelle

19.03.2024
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E’ interessante analizzare l’evoluzione di uno degli allievi 2° anno più in luce in questo periodo, Patrick Pezzo Rosola, sulla base di quanto hanno fatto i suoi genitori. Lei, Paola Pezzo, la signora della mountain bike con due ori olimpici al collo. Lui, Paolo Rosola, funambolo delle volate negli anni Ottanta e poi sempre nell’ambiente svariando fra mtb e strada. Senza poi dimenticare Kevin, suo fratello, oggi alla General Store-Essegibi-F.lli Curia con il papà a guidarlo.

Che Patrick Pezzo Rosola sia uno dei talenti più in crescita è evidente: lo stesso Pontoni al termine della stagione di ciclocross lo ha sottolineato come uno dei più attesi al passaggio di categoria. D’altronde il veneto è, come tanti ragazzi di oggi, uno che passa indifferentemente da una specialità all’altra, tanto è vero che si dedica sì alla strada, senza però dimenticare il grande amore della mamma, la mountain bike.

Kevin, il fratello fra mamma Paola e papà Paolo. Una famiglia legata al ciclismo a filo doppio
Kevin, il fratello con papà Paolo. L’esperienza del più grande si sta rivelando importante per Patrick

Il tipico adolescente moderno

Tempo fa papà Paolo raccontava mirabilie di suo figlio Patrick, sottolineando però come il ciclismo non fosse uno dei suoi richiami principali, quella sorta di religione senza la quale è difficile emergere. Com’è oggi la situazione?

«Diciamo che si sta avvicinando – risponde Paolo – ma non è ancora pienamente convinto. Se devo dire, Patrick è il perfetto prototipo dell’adolescente di oggi, con il quale non è facile relazionarsi, men che meno nel ciclismo. Io provo a dargli consigli, ma lui è capoccione e fa di testa sua. D’altronde i risultati per ora gli danno ragione…».

Parlando di Patrick viene subito da chiedere un paragone con mamma e papà: «Lui come tipo di corridore è più vicino a Paola. Longilineo, magro, potente e al contempo resistente. Kevin ricorda più me per la sua esplosività. Devo dire che i due sono molto vicini e Kevin gli sta insegnando tanto, in questo senso un po’ supplisce al mio ruolo, visto che riesce a farsi ascoltare di più grazie alla vicinanza d’età».

Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)
Il rampollo di casa Pezzo Rosola si divide fra tre discipline, sempre con ottimi risultati (foto Instagram)

Vittorie legate al talento

La vicinanza con la mamma, Patrick la mostra anche dal punto di vista caratteriale: «Bisogna saperlo prendere. E’ introverso, ha le sue idee e va avanti seguendo quelle senza tentennamenti. Papà e mamma non possono dire niente, si arrabbia perché sa quel che fa, questa è sempre la sua risposta. Si allena ma non troppo e quando gli dico qualcosa mi risponde: “Ma perché devo farlo? Tanto vinco lo stesso…”. Lui vince grazie al suo talento, battendo ragazzi che si allenano molto più di lui, ma questo però pian piano sta cambiando, perché comincia a capire che, essendo al secondo anno, ci si avvicina a quando si faranno le corse davvero sul serio».

Possono sembrare parole negative sul conto del figlio, ma Paolo dall’alto del suo amore paterno sa bene come le cose possano cambiare: «Alla sua età, non avevo quella determinazione in gara, quella voglia di emergere, è tutto successo dopo nel mio caso quindi Patrick parte avvantaggiato. Sa quello che vuole. In corsa non vuole lasciare niente, infatti cerca subito le prime posizioni, in qualsiasi disciplina. Io sono convinto che le cose cambieranno e quella voglia di emergere si tradurrà anche nella voglia di allenarsi, lo stesso Kevin me lo dice».

Patrick è profondamente diverso dal padre anche come caratteristiche: «Io dico che può essere il classico passista-scalatore, che ama i percorsi impegnativi e può davvero andar forte nelle cronoscalate. Le corse in pianura proprio non gli piacciono…».

Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila
Per il giovanissimo anche il bronzo europeo esordienti mtb nel 2021 a Pila

«Passo per primo e mi ritiro…»

«Per far capire che adorabile testone c’è un episodio, relativo a una gara su strada. Gli dico che verrò a vederlo ma lui mi dice di no. “E’ inutile che ti fai 200 chilometri, tanto mi ritiro…”. “Come ti ritiri, lo sai già?”. “Sì, perché mi dedico ai traguardi volanti: vinco quelli, mi metto in tasca qualche euro e mi ritiro”. Più avanti mi richiama e mi dice “Che fai, vieni?”. Io ci vado e il giorno dopo che fa? Vince i traguardi volanti, è in fuga e si ritira davvero…».

Certe volte gli aneddoti sono come le ciliegie, uno tira l’altro: «All’ultimo Giro d’Italia di ciclocross, ultima tappa, lui è secondo in classifica perché a Osoppo aveva rotto la bici. In viaggio gli dico: “Guarda, lo so che non ami i consigli, ma domani io aspetterei ad attaccare. Non portarti dietro il primo in classifica che poi ti beffa, tieni unito il gruppetto”. “Papà, lasciami fare, lo so io…”. Alla domenica, va via e il leader lo segue, proprio come gli avevo detto di non fare… Solo che poi lo sfianca, finisce che Patrick vince, quello finisce dietro, sono appaiati in classifica ma per le vittorie in più la maglia rosa è di Patrick. E lui mi fa “Hai visto che avevo ragione?”».

Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)
Patrick impegnato al Giro d’Italia CX a Tarvisio. 4 le sue vittorie nella challenge (foto Billiani)

Futuro? Ipotesi team estero

Che cosa farà l’anno prossimo? Su questo papà e mamma stanno già ragionando e la sensazione è che stavolta Patrick starà a sentire. «Viste le nuove prospettive, stiamo pensando di indirizzarlo verso una squadra estera. Non abbiamo ambizioni di vittorie, ma che faccia esperienza, ciclisticamente e non solo. Considerando anche la scuola, Patrick ha scelto di fare il triennio invece dei regolari cinque anni. Insomma ci dobbiamo ragionare».

Resta un ultimo tema da affrontare: sulle sue spalle sente il peso di essere un figlio d’arte? «Meno di quanto lo abbia percepito Kevin, che ancora un po’ ne risente. Patrick no: conosce quel che io e Paola abbiamo fatto, ma è figlio di un altro tempo. Guarda i corridori contemporanei, si documenta. Magari se gli chiedete a chi vuol somigliare vi risponde “Van der Poel”. Altro che Rosola o Pezzo…».

Giro Next Gen: le scelte di Contessa, Rosola e Chicchi

06.06.2023
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Prosegue il nostro viaggio tra le squadre che parteciperanno al Giro Next Gen e la loro preparazione. In questo secondo capitolo “spiamo” in casa di altre tre formazioni: Work-Service, General Store e Technipes #InEmiliaRomagna. Il percorso di avvicinamento offre diverse sfumature, che è il caso di approfondire.

Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)
Nella Work-Service corre Mion, la sua preparazione al Giro Next Gen è passata anche dalla pista (photors.it)

Mion in pista

Ilario Contessa sarà il diesse al seguito dei ragazzi della Work-Service al Giro Next Gen, risponde al telefono mentre è in direzione Bassano. Da qualche anno Contessa è tecnico al velodromo della città ed oggi lo aspetta un’attività intensa, che in parte c’entra con la corsa rosa under 23. 

«Sto andando a fare un po’ di lavori di velocizzazione con Mion – racconta – uno dei ragazzi che parteciperà al Giro Next Gen. Lui è l’unico della squadra che corre su pista e in questo periodo, in cui si è alla ricerca di brillantezza e dello spunto finale, viene utile lavorare al velodromo. Chiaramente Mion è il solo che può fare questi lavori perché arriva già da questo mondo, per gli altri sarebbe troppo complicato».

Per i ragazzi di Contessa il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)
Il Giro dell’Appennino di venerdì è stata una tappa importante nella preparazione alla corsa rosa (photors.it)

Ognuno per sé

La Work-Service non ha impostato un lavoro uguale per tutti, troppo difficile organizzarlo con un calendario così pieno. Allora ognuno dei ragazzi si è messo d’impegno per lavorare al meglio, sempre con l’occhio del tecnico a curare il tutto. 

«Non poteva fermare l’attività – afferma Contessa – per questo non abbiamo fatto un ritiro in altura tutti insieme. I ragazzi hanno lavorato a turni differenti e con blocchi di lavoro personalizzati. Ognuno di loro ha un preparatore personale ed abbiamo deciso insieme i periodi. Chi preferiva allenarsi in altura ci è andato in autonomia, gli altri sono rimasti a casa. Io monitoravo tutti tramite le piattaforme dedicate, in modo tale da intervenire nel momento in cui ce ne fosse stato bisogno».

«La parte più difficile – riprende – è stato organizzare tutto il calendario, le corse come dicevamo prima sono molte e non possiamo fermarci. I ragazzi hanno già fatto qualche corsa a tappe: Coppi e Bartali e Giro di Sicilia, chiaro che questa è più lunga (8 tappe, ndr). Vedremo come risponderanno, il livello sarà altissimo, considerando che non c’è più la regola che chi ha fatto una corsa WorldTour non potrà partecipare». 

Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)
Per i corridori della General Store una preparazione a casa con blocchi di lavoro di più giorni (foto Instagram)

I ragazzi di Rosola 

La General Store, che sarà seguita da Paolo Rosola, ha optato per un programma di lavoro diverso. Niente altura, ma lavori specifici da casa, la condizione è da affinare per arrivare competitivi al via di Agliè. 

«Sarà un bel Giro d’Italia – dice subito – ci sono molte squadre straniere e questo alza il livello. Noi dovremo farci trovare pronti e cogliere al massimo tutte le occasioni che ci capiteranno. Saremo una squadra garibaldina, votata all’attacco. Proprio per questo la preparazione si è votata alle distanze ed alla velocizzazione. Abbiamo messo nelle gambe tanti chilometri ed in più abbiamo provato un paio di tappe».

«Ammetto – riprende – che siamo in ritardo. Il percorso è uscito all’ultimo, ed in più i ragazzi erano un po’ indietro di condizione. Così abbiamo optato per lavorare da casa, andare in montagna voleva dire esporsi al rischio meteo, con la possibilità di perdere giorni di allenamento. I nostri atleti si sono allenati a casa con blocchi di quattro giorni: intensità, un giorno di riposo e poi una gara. Qualche volta il giorno dopo la corsa abbiamo inserito una distanza, per abituarli alla fatica».

Technipes #InEmiliaRomagna

Il team guidato da Chicchi, Coppolillo e Chiesa ha scelto un avvicinamento classico, con due settimane di ritiro sull’Etna. Erano presenti quasi tutti i ragazzi che partiranno per il Giro Next Gen, ne mancava solo uno: Umbri. 

«Purtroppo Umbri – racconta Chicchi – ha avuto un incidente in allenamento con una macchina e si è lussato due dita della mano. Di conseguenza non è riuscito a venire con noi in ritiro, non godrà del beneficio dell’altura, ma in base ai dati possiamo dire che è comunque in buona condizione.

«La scelta di andare sull’Etna, nonostante non fossimo molto vicini, è dovuta al fatto che lì  ci sono meno distrazioni rispetto a Livigno (dice con una risata, ndr). Poi il Rifugio Sapienza è super attrezzato, lo scelgono tantissimi professionisti. C’è la possibilità di scegliere tra allenarsi in quota oppure scendere sul mare e salire solo per riposare. Un vulcano come l’Etna dà molte più alternative. L’altura in sé poi serve per fare una solida base di lavoro e amalgamare il gruppo. Nel fine settimana i ragazzi poi sono andati a correre per “sbloccare” le gambe e riprendere il ritmo gara».

Rosola: «I corridori li abbiamo, i soldi no»

27.04.2023
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ROMA – Il tempo che Busatto spiegasse il modo in cui lavora alla Intermarché-Wanty-Gobert – con la stagione suddivisa in periodi di carico, corse e recupero – e il pensiero è andato a quello che avrebbe fatto nella General Store-Essegibì in cui ha corso nel 2022. Quando si è saputo che sarebbe andato via, Paolo Rosola non ha fatto salti di gioia. Il tecnico del team veneto, ben consapevole della forza di Francesco, lo avrebbe tenuto volentieri. Ed è proprio da lui che partiamo per capire come mai si vada cantando questo ritornello dei giovani italiani che non saprebbero fare sacrifici e di squadre non all’altezza delle rivali europee.

«Anche qui si programma – dice Rosola fra un giro e l’altro del Gran Premio Liberazione l’anno scorso Busatto stesso ha fatto un mese senza colore per andare ai mondiali, vi ricordate? Con Marino (Amadori, cittì della nazionale U23, ndr) impostammo il discorso. E quando ci chiese la disponibilità di portarlo in ritiro a Sestriere, d’accordo col suo preparatore lo lasciammo andare. Non è vero che non si programma. Solo che la Intermarché ha 18 corridori, noi ne abbiamo 13-14 e fra loro ci sono dei primi anni che fino a giugno pensano alla scuola. Quando loro sono fermi, non posso fermare gli altri. Sono terzi e quarti anni, si devono conquistare la… medaglia per emergere».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato alla General Store Essegibi a giugno 2022
Così però salta la programmazione che allinea i team europei con le squadre pro’.

E’ vero. Però c’è chi magari è partito ad allenarsi più tardi e adesso ha bisogno di correre. La programmazione va fatta sempre con criterio e con gli elementi che hai.

Quando va bene, qui ci si ferma per andare a Livigno prima del Giro e poi si corre anche tre volte a settimana…

Vero. Sono nel dilettantismo da un anno e devo ancora capire bene. La cosa che secondo me in Italia manca sono i soldi. Noi dirigenti e direttori sportivi italiani non siamo stupidi. Parlo con tutti e abbiamo tutti la stessa linea. Il fatto è che non avendo il budget delle grandi squadre, dobbiamo limitare i ritiri, dobbiamo limitare le trasferte e determinate cose. Però non gli facciamo mancare niente, i ragazzi si devono ricordare anche di questo. Le corse all’estero? Mi sta bene che si vada, ma se non ho soldi, come faccio?

Se si corresse meno, puntando però alla qualità delle corse, si riuscirebbe a risparmiare per andare all’estero?

Probabilmente sì, ma anche quello è un discorso sempre più limitato. E’ raro che si venga a correre così lontano come qui a Roma, normalmente vado a fare le gare del Veneto. Forse è vero che si corre troppo, ma se non si corre non abbiamo la possibilità di farli allenare, perché non abbiamo un budget per tenerli 10-15 giorni negli appartamenti

Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Alle spalle del tedesco Koch che tira, Diego Ressi della General Store chiuderà il Liberazione all’8° posto
Quando eri nei professionisti che idea ti eri fatto dei ragazzini italiani?

Io ho sempre dato un’occhiata al mondo giovanile, soprattutto agli juniores. Il problema è che i corridori hanno parlato fra loro e hanno deciso che per diventare grandi bisogna andare all’estero. Mi può anche stare bene, però all’estero bisogna andarci con criterio. Sono d’accordo che l’attività deve essere programmata, ma allo sponsor delle nostre squadre, quello che ci permette di vivere, devi far vedere qualcosa. Perché se salti una domenica e poi ne salti un’altra, lui viene a chiederti come mai i corridori delle altre squadre invece corrano. E poi c’è un’altra cosa…

Quale?

Sento dire che i corridori italiani non sono considerati dai talent scout che girano le corse per conto delle grandi squadre. Ma dove sono questi talent scout? Dove sono i procuratori che vengono a tutte le corse? E quanti direttori sportivi dei pro’ vedete in giro? Qui abbiamo begli atleti, ma vanno gestiti e per gestirli ci vogliono i soldi. Ho letto il post che ha scritto Rossella Di Leo su Facebook e non dice cose sbagliate. Il guaio è che c’è la caccia a prendere gli juniores per farli passare e questo secondo me è sbagliato. Però…

Però?

Paolo Rosola è anche un genitore e vi dico che ho un figlio allievo. Se vengono a chiedermi di farlo passare quando sarà junior, sbaglio a tenerlo o lo faccio passare? Questo mi mette in difficoltà, ma non capisco perché si spinga in questa maniera per farli passare così presto.

Stefano Leali in azione al Palio del Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che secondo Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
Stefano Leali in azione al Recioto: classe 2004, è uno degli elementi che per Rosola meritano di essere seguiti (photors.it)
All’estero le squadre continental nascono al servizio del professionismo, per loro è normale prendere il diciottenne e farlo lavorare solo in ottica passaggio…

Noi abbiamo un’altra tradizione, ma è vero che ci sono squadre juniores, anche grandi, che se ne fregano dei corridori e della loro formazione. Gli interessa vincere e contare le vittorie. Guardiamo anche questo. E poi guardiamo i rapporti con gli organizzatori.

Sotto quale aspetto?

Si fa fatica a fermare i corridori migliori, perché se chiami l’organizzatore e gli dici che non li porti, quello si offende e l’anno dopo non ti invita più. E già adesso, nelle gare internazionali i nostri non vengono messi alla pari degli altri. A noi ormai non pagano neanche più le spese dalla corsa. Gli stranieri arrivano un giorno prima, gli pagano l’albergo e il ristorante. Noi dobbiamo svegliare i ragazzi alle 5 del mattino, fargli mangiare la pasta e poi viaggiare per andare a correre. Non si compete alla pari quando è così.

Problemi ce ne sono, ma ci stiamo allontanando dal tema.

La programmazione è quella che fanno i professionisti e anche noi dobbiamo adattarci. Se ci sono i soldi, lo puoi fare. Se non ci sono i soldi, non lo puoi fare. Se ci sono in giro gli sponsor che vogliono vincere la corsa del paese, dobbiamo farci i conti. Io sono in una società che mi viene dietro e possiamo programmare. Solo che dobbiamo trovare i corridori giusti da far crescere. E mentre crescono e beccano qualche legnata, devo sostenerli e dirgli di non preoccuparsi, che ci sarà tempo.

Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental. Rosola rivendica il calendario del suo team
Al Giro di Sicilia, Bergagna in salita accanto a Belleri: entrambi corridori continental
Busatto non aveva mai vinto, neanche da giovanissimo…

Ma aveva un obiettivo, lo ha sempre avuto. Alla fine ha capito quale fosse la via migliore e la scelta è stata giusta. Non ce l’ho con lui, ci mancherebbe, ma se fosse stato qui, anche noi avremmo potuto prenderci qualche soddisfazione.

Però magari non avrebbe fatto la Liegi…

Di certo non l’avrebbe fatta perché non ci avrebbero invitato, ma sicuramente avrebbe vinto altre corse. Abbiamo un bel calendario, anche abbastanza impegnativo. Siamo andati alla Coppi e Bartali e poi in Sicilia. Dovevamo andare in Serbia, ma abbiamo rinunciato perché non abbiamo corridori che stiano bene. Avremo altre due corse a tappe fra agosto e settembre, ma servono corridori giusti.

C’era il rischio che avendo Busatto, lo avreste spremuto puntando solo su di lui?

Non credo che lo avremmo spremuto e sono certo che si sarebbe preso delle soddisfazioni. Forse grazie a lui avremmo avuto la possibilità di trovare degli altri sponsor. In Italia l’andazzo è questo. C’è da lavorare su questi ragazzi e con la società, lavorare su tutto il mondo, però non vengano a dirmi mai più che i nostri ragazzi non fanno sacrifici.

Volchem al fianco della General Store anche nel 2023

02.03.2023
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Il 2023 della General Store-Essegibi-F.lli Curia ha preso il via lo scorso fine settimana con il doppio impegno della Coppa San Geo e della Firenze-Empoli, storiche gare di apertura in Italia del calendario gare elite/under 23. Una stagione che si annuncia lunga e impegnativa per il team con la maglia dai tradizionali colori giallo-verde-nero. 

I ragazzi guidati in ammiraglia da Paolo Rosola anche quest’anno potranno contare su un “alleato” prezioso sia in gara che in allenamento. Si tratta dell’azienda Volchem, che per il secondo anno consecutivo fornirà i propri integratori al team.

I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar
I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar

Un rapporto sempre più forte

La collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia nasce alla fine del 2021 quando i ragazzi del team hanno iniziato a provare in gara ed in allenamento barrette e gel prodotti dall’azienda veneta.

Dopo questo primo “assaggio”, nel 2022 il rapporto fra Volchem e il team guidato da Paolo Rosola si è sempre più rafforzato fino ad arrivare alla stagione attuale con la recente conferma della collaborazione anche per l’anno 2023.

Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa
Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa

Il meglio di Volchem

Come abbiamo avuto modo di raccontare attraverso i nostri articoli, Volchem è da sempre specializzata nella produzione e nella distribuzione di alimenti rivolti alla massimizzazione dell’attività sportiva e alla valorizzazione del quotidiano benessere fisico. Tutti i prodotti Volchem vengono elaborati seguendo gli standard di qualità e affidabilità più moderni. Nel realizzare i propri integratori l’azienda dedica massima attenzione alle materie utilizzate.

In tutti gli appuntamenti che verranno affrontati nel corso della stagione appena iniziata gli atleti della General Store-Essegibi-F.lli Curia potranno dunque contare sul prezioso supporto di Volchem, che metterà a disposizione del team barrette, gel, maldodestrine e tanti altri prodotti specificamente concepiti per l’attività agonistica. 

Tra i prodotti già utilizzati lo scorso anno e confermatissimi anche per il 2023 troviamo la barretta energetica Promeal Energy Crunch, i gel della linea Energen, le maltodestrine Maltovis e il reidratante salino Isodrink.

Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione
Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione

Soddisfazione reciproca

La conferma della collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia è stata accolta da entrambe le parti con notevole soddisfazione. Come testimoniano le prime dichiarazioni di Andrea Volpato, responsabile marketing dell’azienda veneta: «Siamo felici di rinnovare anche per questa stagione la collaborazione con la squadra. Volchem fin dagli inizi dell’attività, oltre trent’anni fa, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i ciclisti, ottenendo i massimi risultati sportivi come la vittoria del Giro d’Italia con Gilberto Simoni. E’ per noi, quindi, un piacere e una grande soddisfazione poter offrire i nostri migliori integratori ai ragazzi per aiutarli a raggiungere gli obiettivi prefissati».

Alle parole di Andrea Volpato hanno fatto seguito quelle di Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store-Essegibi-F.lli Curia. «Siamo molto felici del prosieguo di questa partnership – ha detto – ringraziamo Volchem per aver deciso di rinnovarci la propria fiducia. “Per un atleta l’alimentazione in corsa è fondamentale e poter contare su prodotti di questa qualità sarà, sicuramente, un grande valore aggiunto per i nostri ragazzi. Non vediamo l’ora di affrontare insieme le avventure agonistiche che ci attenderanno».

Volchem

La nuova strada di Rocchetti, diesse con un grande rammarico

23.11.2022
5 min
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«Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano». Parole di Paolo Rosola, diesse della General Store pronunciate all’indomani della scelta di impostare la squadra esclusivamente sugli under 23. Parole che ci hanno riportato alla mente la figura del corridore marchigiano, oggi diventato collega dello stesso Rosola, ma nelle file della Zalf. Il che colpisce per molte ragioni, come vedremo in seguito.

Filippo Rocchetti ha solo 26 anni, eppure è ora un riferimento nel team continental veneto e quell’avventura agonistica, seppur lontana appena qualche anno (Rocchetti ha chiuso la sua carriera nel 2020) sembra appartenere a un’altra epoca, perché il ciclismo contemporaneo che va così veloce costringe a crescere di pari passo e a rimettere sempre in discussione ogni cosa.

Il giovane diesse con Matteo Zurlo e Christian Rocchetta. Età simile, ma ruoli molto diversi
Il giovane diesse con Christian Rocchetta. L’età simile è un aiuto per comprendere le esigenze dei ragazzi

La grande sciocchezza del 2016

Perché Rocchetti non ha trovato posto in un mondo nel quale avrebbe meritato di essere? «E’ una domanda che mi sono posto spesso. I risultati c’erano, ma quel che forse mancava era un carattere adatto. Ero troppo esuberante e ho commesso errori che poi ho pagato. L’impegno non è mai mancato, anche da elite, ma mentalmente pian piano mi sono spento e ho deciso che era inutile sperare ancora».

Quando parla di errori, Rocchetti si riferisce alla vicenda del 2016. La sera seguente la vittoria di Nicolò Rocchi all’Astico-Brenta, Rocchetti con quest’ultimo e Davide Gabburo fece irruzione negli spogliatoi del Salvarosa Calcio, portando via palloni, magliette, pettorine e altro per oltre 600 euro di materiale. Immediatamente segnalati e fermati dai Carabinieri, i tre furono posti in stato di fermo e licenziati dalla loro squadra, guarda caso la Zalf.

Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare
Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare

La mano tesa della Zalf

Rocchi ha lasciato il ciclismo per dedicarsi all’altra sua passione, il calcio. Gabburo è ancora lì a combattere nelle file della Bardiani CSF Faizané, Rocchetti ha cambiato panni, ma a quel fattaccio pensa ancora.

«Io credo che quanto è successo – dice – abbia pesato. Molte squadre alla resa dei conti si sono tirate indietro pensando che non fossi un buon esempio e proprio per questo ho apprezzato la Zalf, che poi mi ha ripreso e mi è stata vicino. Sono andato via nel 2018 non per dissidi, anzi, ma volevo cambiare ambiente per fare altre esperienze e andai alla Colpack per due anni. Il treno però era ormai passato».

E’ un Rocchetti diverso quello di oggi rispetto ad allora, ma che cosa direbbe a quel ragazzo improvvido? «Di non sprecare le occasioni, non perdere tempo in sciocchezze e fare attenzione a non commettere errori perché gli anni volano e la bici non perdona. So che le capacità per fare una buona carriera da professionista c’erano, le ho sprecate. E devo dire grazie proprio alla Zalf, ai signori Lucchetta e Fior, al grande Faresin, campione su strada e nella vita se ho trovato un’altra strada, se mi hanno voluto ancora con sé dandomi fiducia in un nuovo importante ruolo».

Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli
Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli

Dipende tutto dal carattere

Faresin resta per Filippo un punto di riferimento, come lo era quando correva: «Mi sta insegnando tanto e questo mi sta cambiando, in tal senso l’anno appena passato è stato davvero molto importante per me. Lavoro con ragazzi che hanno l’età che avevo nel 2016 e cerco di tenerli tranquilli, di far capire l’importanza di quello che fanno e il rispetto che merita. Se vai in bici conta solo quello perché nel ciclismo odierno il treno passa prestissimo e se lo perdi non hai più possibilità».

Nel paragone fra lui e i ragazzi di oggi, Rocchetti tiene a sottolineare un aspetto: «Se andiamo a guardare i numeri e i valori tecnici, la differenza non è tanta rispetto a qualche anno fa. I livelli sono stabili, chi vinceva l’anno scorso vince anche quest’anno. La differenza abissale è nel carattere: se vuoi emergere devi tirar fuori il carattere e non tutti ce l’hanno, forse neanche fra chi è più grande. E a vincere sono quelli che il carattere ce l’hanno in abbondanza…».

Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23
Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23

Fate attenzione a Guzzo…

C’è tra i corridori che segue un altro Filippo Rocchetti? «Io mi rivedo molto in Federico Guzzo, uno che vince dappertutto e che ha un bel carattere. Secondo me ha solo bisogno di mollarsi un po’ di più, di mettere in gara quel pizzico di cattiveria ulteriore e potrà essere davvero un elemento su cui puntare».

Filippo è già al lavoro, per la sua seconda stagione da diesse aggiunto: «Abbiamo già effettuato un primo ritiro, credo che la campagna acquisti sia stata indovinata. Ci sono tanti giovani talenti sui quali lavorare e puntare. Diciamo che contiamo di mantenere il livello degli ultimi anni, ma io per primo so che non basta e bisogna fare sempre meglio. La lezione l’ho imparata…».

Un Kevin Pezzo Rosola tutto nuovo per la General Store

17.11.2022
5 min
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«In questi due anni ho seminato tanto, ora devo imparare a raccogliere». Ce lo dice al telefono Kevin Pezzo Rosola. Per farlo ha deciso di rientrare in Italia accasandosi alla General Store Essegibi.

Il classe 2002 veronese (che compirà vent’anni il prossimo 30 novembre) arriva dal biennio nel Tirol Ktm Cycling Team, squadra continental in cui vi era approdato quasi nel silenzio più totale a fine 2020. Una scelta che, nonostante non sia passato un secolo e visti ora i tanti junior che emigrano all’estero, appare precorritrice. Per Kevin, passista veloce e potente, quella in Austria è stata una importante palestra di formazione. E sarà proprio lui a spiegarcelo. Così come suo padre Paolo, uno dei suoi futuri diesse, ha voluto spiegare meglio ciò che ci aveva detto qualche giorno fa proprio su questo ritorno.

Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini
Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini

Pensieri di padre

«Ho detto che ero contrario al suo arrivo – aveva detto nei giorni scorsi Rosola senior giunto alla General Store dopo l’obbligata chiusura della Gazprom – perché non volevo che ci fossero possibili conflitti d’interesse. Stare nella stessa squadra potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Lui potrebbe avvertire più pretese da me. Io invece potrei dargli meno privilegi del normale per mantenere un equilibrio con gli altri. In ogni caso, per evitare tutto ciò, abbiamo deciso che Kevin sarà seguito da Roberto Vigni, l’altro diesse. E vedrete che quando partirà la stagione non ci faremo più caso al nostro legame padre-figlio».

Kevin tu invece come la vedi questa situazione?

Non è facile avere il padre come diesse, soprattutto per le solite voci in cui uno pensa che ci siano raccomandazioni o favoritismi. Ecco, non penso che ne avrò. Per contro spero anche che non mi tratti peggio degli altri (sorride, ndr). Io credo che, a parte i consigli e le direttive che mi darà Roberto, mio padre mi tratterà come un altro corridore in ritiro o in corsa e da padre normale a casa.

Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Parliamo invece di ciclismo corso. Che annate sono state alla Tirol?

Particolarmente intense. Ho disputato tante piccole gare a tappe e tante internazionali. Tanta qualità insomma. Il primo anno ho sentito il passaggio da junior. Nel 2020 causa Covid avevo corso poco, alternavo di più l’attività in Mtb ed avevo pure la maturità a scuola. La mia terza gara è stata il Tour of the Alps con i pro’. Potete immaginare la fatica, specialmente per me che scalatore non sono. Però è stato anche tanto soddisfacente correre in mezzo a quei campioni che quasi non sentivo lo sforzo. Quest’anno ho continuato sulla stessa falsariga. In queste due stagioni mi sono messo a disposizione dei miei compagni più grandi di me. Penso a Steinhauser che ora corre nella EF Education Easy Post. A Govekar che a giugno è passato in Bahrain Victorius. Oppure a Engelhardt che quest’anno ha vinto l’europeo U23, ha fatto sesto al Giro U23 e passerà con la BikeExchange-Jayco.

Visti i nomi, diremmo che c’erano anche delle responsabilità. Con quali insegnamenti ritorni?

Sapevo che il Tirol era una squadra prevalentemente di scalatori. Infatti ho fatto pochi risultati perché il calendario era poco adatto a me. Ma ho capito subito il livello che troverò se passerò pro’. Ho imparato a tenere duro, specie a livello mentale. So che mi tornerà utile in futuro. Penso di essere maturato molto come corridore anche se naturalmente devo crescere ancora molto. Ecco, torno dimagrito di 5 chili, ora sono sui 75/76.

Cambiamento fisiologico oppure lo hai voluto?

Avendo fatto molta Mtb negli anni scorsi, avevo la parte alta del corpo piuttosto muscolosa. Dovevo asciugarmi, anche per cercare di faticare meno in salita e in generale. Ho iniziato a perdere peso ad inizio stagione sapendo che avrei corso il Giro U23 e sapendo che le salite lunghe e dure non sarebbero mancate. Solitamente facevo fatica in inverno a ricominciare, ma ora sto beneficiando di questo dimagrimento. Infatti sono andato a fare una corsa di ciclocross e l’ho vinta proprio perché mi sento meglio (Trofeo Lombardia ad Ospitaletto Mantovano, ndr). Adesso sto valutando se continuare a correre perché vorrei partire forte la prossima stagione.

Hai già fissato degli obiettivi in quel senso per il 2023?

Diciamo di sì. Nella prima metà dell’annata ci sono gare che mi piacciono. Ci sono tante internazionali in cui potrei fare bene. Vi confesso che un pensierino lo faccio al Liberazione di Roma. Sembra molto adatta a me. Ma anche alcune tappe mosse che solitamente sono presenti al Giro U23, se lo faranno, vanno bene per me. Poi vedremo strada facendo ma so che mi serve correre il più possibile per fare esperienza. Naturalmente l’obiettivo a lungo termine è quello di diventare pro’ ma c’è tempo ancora per pensarci.

Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin perché hai deciso di tornare a correre in Italia?

Essenzialmente per il tipo di programma. Però anche perché sentivo un po’ la mancanza del nostro spirito di saper fare gruppo. In Austria non mi sono trovato male, sia chiaro, ma hanno una mentalità diversa. In corsa sono molto individualisti. Quindi anche a livello tattico cambiano le cose. In Italia invece sotto quel punto di vista mi troverei più a mio agio. Ho già avuto modo di vedere che siamo una bella squadra. Diciamo che adesso ritrovare un ambiente italiano può essere importante e più facile per la mia crescita. Poi spero di regalare una vittoria a mio padre. Anzi alla General Store.

General Store, la rivoluzione (benedetta) firmata Rosola

15.11.2022
5 min
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Quello della General Store Essegibi è un cambiamento che va al di là del classico rinnovamento del roster che ogni anno qualsiasi team ciclistico mette in atto. La squadra continental veneta ha infatti scelto una strada nuova, polarizzando completamente l’attività sugli under 23. Questo è il primo reale effetto dell’arrivo di Paolo Rosola come direttore sportivo della squadra: proveniente dalla problematica esperienza della Gazprom conclusa senza una presa di posizione dell’Uci, Rosola si è accasato solo in estate nel team, ha preso visione dell’attività e ha poi dato direttive chiare.

«E’ stata una mia scelta – spiega il dirigente bresciano – ho valutato l’attività e alla fine ho parlato con il presidente su quello che deve essere l’orientamento del team. Noi dobbiamo lavorare su corridori che potranno diventare campioni più avanti, dobbiamo dare loro gli strumenti, ma non dobbiamo fare delle vittorie un fine, solo un mezzo. Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano. Perché? Perché è un ciclismo diverso, da categoria a categoria e per molti giovani correre con gli elite non sempre va bene perché gli strumenti a disposizione sono diversi in base all’età».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Come è stata accolta la tua idea?

Con entusiasmo, mi è stata data mano libera. Ho intenzione di far fare attività diversa ai 13 ragazzi del team: quelli dei primi due anni, che sono appena passati dagli junior o sono ancora bisognosi di imparare faranno un certo tipo di calendario, gli altri un altro tipo, un po’ più qualificato. Troppo facilmente si dimentica che chi è appena passato ha ancora a che fare con la scuola, conciliare le due cose è sempre difficile. Se vieni a casa alle 13 e sali subito in bici, poi torni e hai i compiti, hai davanti uno sforzo fisico ma anche e soprattutto mentale non indifferente. Bisogna considerarlo, perché non puoi pretendere più di tanto.

Come ti sei orientato nella scelta dei nuovi?

Io ho voluto ragazzi che da junior non hanno espresso tutto il loro potenziale. Ho passato in rassegna tanti corridori, durante i mesi mi arrivavano continuamente segnalazioni, io andavo a vedere i ragazzi gareggiare, controllavo soprattutto come si muovevano in gruppo, che capacità tattiche avevano. I risultati? Sì, anche quelli, ma non sono l’unica voce da controllare, anzi… I ragazzi che sono arrivati nel team hanno ampi margini di miglioramento e su quelli voglio lavorare.

A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
Che calendario faranno? In queste settimane si discute molto della necessità dei nostri di correre in gare a tappe…

Il calendario è un argomento difficile. Io vorrei portare spesso i ragazzi a gareggiare all’estero, ho preso contatti con molti organizzatori e attendo risposte, ma trovare spazi è difficile. Chiaramente chi allestisce una gara privilegia le squadre del suo Paese, è normale che sia così. Quindi privilegeremo giocoforza il calendario italiano, non senza però guardare con attenzione alle occasioni che ci si presenteranno e soprattutto valutando ogni gara dal nostro punto di vista.

Ossia?

Il calendario italiano è fatto in modo che, quando ci sono gare internazionali, noi abbiamo la bella abitudine di andare controcorrente rispetto all’estero. Quindi invitiamo più squadre estere che italiane. Inoltre, alle professional viene pagato tutto, noi dobbiamo mettere mano al portafoglio. E allora a me interessa che ci siamo nelle gare a tappe, che sono troppo poche e nelle prove in linea che sono veramente per under 23.

Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Sai che il calendario italiano è straricco di eventi, con le gare regionali che hanno starting list di qualità spesso pari a quelle nazionali se non addirittura superiore…

Per questo dovremo valutare col bilancino. Vincere le gare di paese? Mi interessa come team, ma dipende da chi: se sono utili per far fare esperienza ai più giovani allora sì, vincere per il gusto di vincere non ci serve. A me interessa che i ragazzi crescano pian piano, con gli allenamenti, con la lunghezza delle gare, che arrivino preparati ai prossimi step. Per questo non ho guardato solo ai corridori, ma ho inteso rinforzare anche la parte dello staff, prendendo gente come Vigni che ne sa anche più di me a livello di categoria.

Arrivano comunque corridori di spessore come Stefano Leali o Andrea Cocca.

Guardate quest’ultimo: ha vinto una sola corsa, tutti penserebbero che non sia un vincente, invece nelle gare era sempre lì con i primi. Inoltre è uno che non ha mai fatto più di 140 chilometri di allenamento. E’ uno sul quale si può lavorare, come anche Leali che ha vinto un po’ di più ma può progredire molto.

Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Uno degli ultimi acquisti è tuo figlio Kevin…

All’inizio io ero contrario a farlo venire, non volevo si creasse il solito rapporto padre diesse-figlio corridore. Poi parlando con il team, sapendo della sua volontà di lasciare la Tirol, abbiamo deciso di fare un investimento perché Kevin (nella foto di apertura con il presidente del team Diego Beghini, ndr) ha acquisito negli anni l’esperienza di un team estero e potrà essere il riferimento per i suoi compagni in corsa, soprattutto per quelli più giovani.

Che cosa ti aspetti?

Potrei dire almeno 10 vittorie, ma è più un discorso legato agli sponsor, a far girare il nome. Io dico che ci si può arrivare, ma quel che conta è che i ragazzi possano crescere, anche per dimostrare a quelli usciti da squadre blasonate o trascurati in sede di campagna acquisti che avevano ragione loro…

Busatto: esclusione mondiale e futuro alla Intermarché

30.09.2022
4 min
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La Intermarché Wanty Gobert ha lanciato il suo team di sviluppo, un passo importante per crescere ancor di più tra le squadre più importanti del panorama WorldTour. In questo nuovo progetto della squadra under 23 direttamente legata al team dei professionisti, sono stati inclusi due giovani italiani. Il primo è Delle Vedove, di cui vi avevamo parlato un paio di settimane fa, il secondo è Francesco Busatto.

Il secondo acquisto della squadra belga arriva dal Veneto e corre (ancora per pochi giorni) con la General Store (in apertura alla Piccola Sanremo, photors.it). Un ragazzo dal profilo interessante, che ha nella costanza una delle sue qualità principali, grazie alla quale si è meritato la maglia azzurra all’europeo di Anadia e la convocazione, seppur come riserva, al mondiale australiano. 

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco, come è andata la trasferta a Wollongong?

La trasferta è andata bene tutto sommato, è stata comunque una bella esperienza. Ovvio che mi sarebbe piaciuto correre la prova iridata, mi sentivo anche in buona condizione, ma Amadori ha deciso così. 

Che sentimento hai provato?

Tristezza, ma mi è durata solo un giorno. Sicuramente non rabbia, Marino ha preso la sua decisione e la rispetto. Era dispiaciuto anche lui di non farmi correre, d’altra parte c’erano altri atleti che sarebbero potuti essere più utili di me alla causa. 

Il percorso ti piaceva? Lo ritenevi adatto alle tue caratteristiche?

Era abbastanza adatto al tipo di corridore che sono, sicuramente avrei corso in appoggio ai miei compagni, era andata così anche all’europeo. Probabilmente avrei cercato di inserirmi nella fuga iniziale, anche se è facile dirlo a quasi una settimana di distanza. Non c’era nulla di facile o scontato, anche perché i miei compagni hanno provato ad entrare in quella fuga e non ci sono riusciti, non è quindi detto che io ce l’avrei fatta. 

Dal 2023 sarai nel team development dell’Intermarché, com’è nato il contatto?

Il contatto è nato tramite il mio procuratore Maurizio Fondriest, abbiamo fatto una videochiamata due settimane dopo il ritiro con la nazionale al Sestriere. Mi hanno fatto subito capire che erano disposti a prendermi e che credono in me, hanno visto i miei risultati e la mia costanza ed anche i dati dei miei test. 

Tronchon Biella 2022
Busatto sul secondo gradino del podio al Giro della Provincia di Biella (foto IlBIellese)
Tronchon Biella 2022
Il 24 aprile il francese aveva vinto in solitudine il Giro della Provincia di Biella con 1’10” su Busatto e Guzzo (foto IlBIellese)
Deve essere stata una bella notizia…

Ero molto felice perché è un progetto molto ambizioso ed in più per me è un’opportunità grandissima per avvicinarmi al mio sogno di correre nel WorldTour. Sono molto fiducioso, non vedo l’ora di cominciare. Credo proprio che un passo del genere (quello di correre all’estero, ndr) sia fondamentale per diventare professionista. 

Non ti sembra strano non aver mai visto i tuoi tecnici e diesse di persona ma solo in video?

Essendo abbastanza distanti è normale non essersi mai visti di persona, abbiamo questi mezzi tecnologici, è anche giusto usarli. Con il diesse, Kevin Van Melsen, che quest’anno corre ancora con loro ma l’anno prossimo cambierà ruolo, ci sentiamo spesso. 

Quando li vedrai per la prima volta?

Andrò in Belgio verso metà ottobre, il 19 ed il 20, per vedere il materiale e conoscere l’ambiente. 

Ti trasferirai in Belgio o rimarrai in Italia?

Resterò in Italia ad allenarmi, useremo delle piattaforme per monitorare il rendimento e lo stato degli allenamenti, continuerò a lavorare con il mio preparatore: Paolo Santello. Lì in Belgio c’è un appartamento che useremo per i ritiri o per quando ci saranno tante gare ravvicinate. 

Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Rosola aveva espresso il desiderio di lavorare con te, cosa ti ha detto di questa decisione?

Con lui ci siamo parlati, com’è giusto che sia. Ovviamente mi avrebbe voluto tenere, però l’attività internazionale della Intermarché è una cosa completamente diversa rispetto a quella che possono fare le continental italiane. Correremo in tutta Europa, in gare di livello altissimo, è completamente diverso rispetto a quello che può fare la General Store, con tutto il rispetto che ho per loro che mi hanno trattato benissimo e mi hanno dato l’opportunità di correre. 

Troverai un livello molto alto, ti senti pronto?

Qualche corsa l’ho fatta, certo, tutte in Italia, però una minima idea di quel che mi può attendere ce l’ho. Penso che qualche risultato riuscirò a farlo. Il modo di lavorare e di allenarmi sarà diverso, di conseguenza mi aspetto di avere un’altra condizione.

Questo salto ti spaventa?

In realtà passare in una squadra così grande non mi spaventa, se si vuole fare questo sport non bisogna aver paura di andare lontano da casa o imparare una nuova lingua. Sono esperienze che servono anche nella vita di tutti i giorni, non solo quella sportiva.