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Volchem al fianco della General Store anche nel 2023

02.03.2023
3 min
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Il 2023 della General Store-Essegibi-F.lli Curia ha preso il via lo scorso fine settimana con il doppio impegno della Coppa San Geo e della Firenze-Empoli, storiche gare di apertura in Italia del calendario gare elite/under 23. Una stagione che si annuncia lunga e impegnativa per il team con la maglia dai tradizionali colori giallo-verde-nero. 

I ragazzi guidati in ammiraglia da Paolo Rosola anche quest’anno potranno contare su un “alleato” prezioso sia in gara che in allenamento. Si tratta dell’azienda Volchem, che per il secondo anno consecutivo fornirà i propri integratori al team.

I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar
I ragazzi della General Store possono contare sull’apporto delle Energy Crunch Bar

Un rapporto sempre più forte

La collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia nasce alla fine del 2021 quando i ragazzi del team hanno iniziato a provare in gara ed in allenamento barrette e gel prodotti dall’azienda veneta.

Dopo questo primo “assaggio”, nel 2022 il rapporto fra Volchem e il team guidato da Paolo Rosola si è sempre più rafforzato fino ad arrivare alla stagione attuale con la recente conferma della collaborazione anche per l’anno 2023.

Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa
Prima del via della Coppa San Geo si sono riempiti le tasche con i prodotti Volchem, la corsa era lunga ed impegnativa

Il meglio di Volchem

Come abbiamo avuto modo di raccontare attraverso i nostri articoli, Volchem è da sempre specializzata nella produzione e nella distribuzione di alimenti rivolti alla massimizzazione dell’attività sportiva e alla valorizzazione del quotidiano benessere fisico. Tutti i prodotti Volchem vengono elaborati seguendo gli standard di qualità e affidabilità più moderni. Nel realizzare i propri integratori l’azienda dedica massima attenzione alle materie utilizzate.

In tutti gli appuntamenti che verranno affrontati nel corso della stagione appena iniziata gli atleti della General Store-Essegibi-F.lli Curia potranno dunque contare sul prezioso supporto di Volchem, che metterà a disposizione del team barrette, gel, maldodestrine e tanti altri prodotti specificamente concepiti per l’attività agonistica. 

Tra i prodotti già utilizzati lo scorso anno e confermatissimi anche per il 2023 troviamo la barretta energetica Promeal Energy Crunch, i gel della linea Energen, le maltodestrine Maltovis e il reidratante salino Isodrink.

Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione
Non solo barrette e gel, ma anche Isodrink per una migliore idratazione

Soddisfazione reciproca

La conferma della collaborazione fra Volchem e General Store-Essegibi-F.lli Curia è stata accolta da entrambe le parti con notevole soddisfazione. Come testimoniano le prime dichiarazioni di Andrea Volpato, responsabile marketing dell’azienda veneta: «Siamo felici di rinnovare anche per questa stagione la collaborazione con la squadra. Volchem fin dagli inizi dell’attività, oltre trent’anni fa, ha sempre avuto un occhio di riguardo per i ciclisti, ottenendo i massimi risultati sportivi come la vittoria del Giro d’Italia con Gilberto Simoni. E’ per noi, quindi, un piacere e una grande soddisfazione poter offrire i nostri migliori integratori ai ragazzi per aiutarli a raggiungere gli obiettivi prefissati».

Alle parole di Andrea Volpato hanno fatto seguito quelle di Paolo Rosola, direttore sportivo della General Store-Essegibi-F.lli Curia. «Siamo molto felici del prosieguo di questa partnership – ha detto – ringraziamo Volchem per aver deciso di rinnovarci la propria fiducia. “Per un atleta l’alimentazione in corsa è fondamentale e poter contare su prodotti di questa qualità sarà, sicuramente, un grande valore aggiunto per i nostri ragazzi. Non vediamo l’ora di affrontare insieme le avventure agonistiche che ci attenderanno».

Volchem

La nuova strada di Rocchetti, diesse con un grande rammarico

23.11.2022
5 min
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«Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano». Parole di Paolo Rosola, diesse della General Store pronunciate all’indomani della scelta di impostare la squadra esclusivamente sugli under 23. Parole che ci hanno riportato alla mente la figura del corridore marchigiano, oggi diventato collega dello stesso Rosola, ma nelle file della Zalf. Il che colpisce per molte ragioni, come vedremo in seguito.

Filippo Rocchetti ha solo 26 anni, eppure è ora un riferimento nel team continental veneto e quell’avventura agonistica, seppur lontana appena qualche anno (Rocchetti ha chiuso la sua carriera nel 2020) sembra appartenere a un’altra epoca, perché il ciclismo contemporaneo che va così veloce costringe a crescere di pari passo e a rimettere sempre in discussione ogni cosa.

Il giovane diesse con Matteo Zurlo e Christian Rocchetta. Età simile, ma ruoli molto diversi
Il giovane diesse con Christian Rocchetta. L’età simile è un aiuto per comprendere le esigenze dei ragazzi

La grande sciocchezza del 2016

Perché Rocchetti non ha trovato posto in un mondo nel quale avrebbe meritato di essere? «E’ una domanda che mi sono posto spesso. I risultati c’erano, ma quel che forse mancava era un carattere adatto. Ero troppo esuberante e ho commesso errori che poi ho pagato. L’impegno non è mai mancato, anche da elite, ma mentalmente pian piano mi sono spento e ho deciso che era inutile sperare ancora».

Quando parla di errori, Rocchetti si riferisce alla vicenda del 2016. La sera seguente la vittoria di Nicolò Rocchi all’Astico-Brenta, Rocchetti con quest’ultimo e Davide Gabburo fece irruzione negli spogliatoi del Salvarosa Calcio, portando via palloni, magliette, pettorine e altro per oltre 600 euro di materiale. Immediatamente segnalati e fermati dai Carabinieri, i tre furono posti in stato di fermo e licenziati dalla loro squadra, guarda caso la Zalf.

Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare
Due anni alla Colpack per il 26enne di Osimo, poi nel 2020 la decisione di mollare

La mano tesa della Zalf

Rocchi ha lasciato il ciclismo per dedicarsi all’altra sua passione, il calcio. Gabburo è ancora lì a combattere nelle file della Bardiani CSF Faizané, Rocchetti ha cambiato panni, ma a quel fattaccio pensa ancora.

«Io credo che quanto è successo – dice – abbia pesato. Molte squadre alla resa dei conti si sono tirate indietro pensando che non fossi un buon esempio e proprio per questo ho apprezzato la Zalf, che poi mi ha ripreso e mi è stata vicino. Sono andato via nel 2018 non per dissidi, anzi, ma volevo cambiare ambiente per fare altre esperienze e andai alla Colpack per due anni. Il treno però era ormai passato».

E’ un Rocchetti diverso quello di oggi rispetto ad allora, ma che cosa direbbe a quel ragazzo improvvido? «Di non sprecare le occasioni, non perdere tempo in sciocchezze e fare attenzione a non commettere errori perché gli anni volano e la bici non perdona. So che le capacità per fare una buona carriera da professionista c’erano, le ho sprecate. E devo dire grazie proprio alla Zalf, ai signori Lucchetta e Fior, al grande Faresin, campione su strada e nella vita se ho trovato un’altra strada, se mi hanno voluto ancora con sé dandomi fiducia in un nuovo importante ruolo».

Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli
Rocchetti in trionfo al Trofeo Città di Brescia nel 2018, battendo Gaffurini e Ravanelli

Dipende tutto dal carattere

Faresin resta per Filippo un punto di riferimento, come lo era quando correva: «Mi sta insegnando tanto e questo mi sta cambiando, in tal senso l’anno appena passato è stato davvero molto importante per me. Lavoro con ragazzi che hanno l’età che avevo nel 2016 e cerco di tenerli tranquilli, di far capire l’importanza di quello che fanno e il rispetto che merita. Se vai in bici conta solo quello perché nel ciclismo odierno il treno passa prestissimo e se lo perdi non hai più possibilità».

Nel paragone fra lui e i ragazzi di oggi, Rocchetti tiene a sottolineare un aspetto: «Se andiamo a guardare i numeri e i valori tecnici, la differenza non è tanta rispetto a qualche anno fa. I livelli sono stabili, chi vinceva l’anno scorso vince anche quest’anno. La differenza abissale è nel carattere: se vuoi emergere devi tirar fuori il carattere e non tutti ce l’hanno, forse neanche fra chi è più grande. E a vincere sono quelli che il carattere ce l’hanno in abbondanza…».

Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23
Nel 2018 Rocchetti aveva anche vestito la maglia azzurra, alla Vuelta a San Juan e agli europei U23

Fate attenzione a Guzzo…

C’è tra i corridori che segue un altro Filippo Rocchetti? «Io mi rivedo molto in Federico Guzzo, uno che vince dappertutto e che ha un bel carattere. Secondo me ha solo bisogno di mollarsi un po’ di più, di mettere in gara quel pizzico di cattiveria ulteriore e potrà essere davvero un elemento su cui puntare».

Filippo è già al lavoro, per la sua seconda stagione da diesse aggiunto: «Abbiamo già effettuato un primo ritiro, credo che la campagna acquisti sia stata indovinata. Ci sono tanti giovani talenti sui quali lavorare e puntare. Diciamo che contiamo di mantenere il livello degli ultimi anni, ma io per primo so che non basta e bisogna fare sempre meglio. La lezione l’ho imparata…».

Un Kevin Pezzo Rosola tutto nuovo per la General Store

17.11.2022
5 min
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«In questi due anni ho seminato tanto, ora devo imparare a raccogliere». Ce lo dice al telefono Kevin Pezzo Rosola. Per farlo ha deciso di rientrare in Italia accasandosi alla General Store Essegibi.

Il classe 2002 veronese (che compirà vent’anni il prossimo 30 novembre) arriva dal biennio nel Tirol Ktm Cycling Team, squadra continental in cui vi era approdato quasi nel silenzio più totale a fine 2020. Una scelta che, nonostante non sia passato un secolo e visti ora i tanti junior che emigrano all’estero, appare precorritrice. Per Kevin, passista veloce e potente, quella in Austria è stata una importante palestra di formazione. E sarà proprio lui a spiegarcelo. Così come suo padre Paolo, uno dei suoi futuri diesse, ha voluto spiegare meglio ciò che ci aveva detto qualche giorno fa proprio su questo ritorno.

Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini
Kevin Pezzo Rosola posa con la maglia della General Store assieme al presidente Diego Beghini

Pensieri di padre

«Ho detto che ero contrario al suo arrivo – aveva detto nei giorni scorsi Rosola senior giunto alla General Store dopo l’obbligata chiusura della Gazprom – perché non volevo che ci fossero possibili conflitti d’interesse. Stare nella stessa squadra potrebbe essere un’arma a doppio taglio. Lui potrebbe avvertire più pretese da me. Io invece potrei dargli meno privilegi del normale per mantenere un equilibrio con gli altri. In ogni caso, per evitare tutto ciò, abbiamo deciso che Kevin sarà seguito da Roberto Vigni, l’altro diesse. E vedrete che quando partirà la stagione non ci faremo più caso al nostro legame padre-figlio».

Kevin tu invece come la vedi questa situazione?

Non è facile avere il padre come diesse, soprattutto per le solite voci in cui uno pensa che ci siano raccomandazioni o favoritismi. Ecco, non penso che ne avrò. Per contro spero anche che non mi tratti peggio degli altri (sorride, ndr). Io credo che, a parte i consigli e le direttive che mi darà Roberto, mio padre mi tratterà come un altro corridore in ritiro o in corsa e da padre normale a casa.

Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Stagione 2020. Kevin, junior nella Ausonia Pescantina, insieme a papà Paolo, all’epoca diesse Gazprom
Parliamo invece di ciclismo corso. Che annate sono state alla Tirol?

Particolarmente intense. Ho disputato tante piccole gare a tappe e tante internazionali. Tanta qualità insomma. Il primo anno ho sentito il passaggio da junior. Nel 2020 causa Covid avevo corso poco, alternavo di più l’attività in Mtb ed avevo pure la maturità a scuola. La mia terza gara è stata il Tour of the Alps con i pro’. Potete immaginare la fatica, specialmente per me che scalatore non sono. Però è stato anche tanto soddisfacente correre in mezzo a quei campioni che quasi non sentivo lo sforzo. Quest’anno ho continuato sulla stessa falsariga. In queste due stagioni mi sono messo a disposizione dei miei compagni più grandi di me. Penso a Steinhauser che ora corre nella EF Education Easy Post. A Govekar che a giugno è passato in Bahrain Victorius. Oppure a Engelhardt che quest’anno ha vinto l’europeo U23, ha fatto sesto al Giro U23 e passerà con la BikeExchange-Jayco.

Visti i nomi, diremmo che c’erano anche delle responsabilità. Con quali insegnamenti ritorni?

Sapevo che il Tirol era una squadra prevalentemente di scalatori. Infatti ho fatto pochi risultati perché il calendario era poco adatto a me. Ma ho capito subito il livello che troverò se passerò pro’. Ho imparato a tenere duro, specie a livello mentale. So che mi tornerà utile in futuro. Penso di essere maturato molto come corridore anche se naturalmente devo crescere ancora molto. Ecco, torno dimagrito di 5 chili, ora sono sui 75/76.

Cambiamento fisiologico oppure lo hai voluto?

Avendo fatto molta Mtb negli anni scorsi, avevo la parte alta del corpo piuttosto muscolosa. Dovevo asciugarmi, anche per cercare di faticare meno in salita e in generale. Ho iniziato a perdere peso ad inizio stagione sapendo che avrei corso il Giro U23 e sapendo che le salite lunghe e dure non sarebbero mancate. Solitamente facevo fatica in inverno a ricominciare, ma ora sto beneficiando di questo dimagrimento. Infatti sono andato a fare una corsa di ciclocross e l’ho vinta proprio perché mi sento meglio (Trofeo Lombardia ad Ospitaletto Mantovano, ndr). Adesso sto valutando se continuare a correre perché vorrei partire forte la prossima stagione.

Hai già fissato degli obiettivi in quel senso per il 2023?

Diciamo di sì. Nella prima metà dell’annata ci sono gare che mi piacciono. Ci sono tante internazionali in cui potrei fare bene. Vi confesso che un pensierino lo faccio al Liberazione di Roma. Sembra molto adatta a me. Ma anche alcune tappe mosse che solitamente sono presenti al Giro U23, se lo faranno, vanno bene per me. Poi vedremo strada facendo ma so che mi serve correre il più possibile per fare esperienza. Naturalmente l’obiettivo a lungo termine è quello di diventare pro’ ma c’è tempo ancora per pensarci.

Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin nel 2022 è riuscito a scendere da 80 a 75 chili. Ne ha beneficiato nelle gare più dure (foto Valentina Barzi)
Kevin perché hai deciso di tornare a correre in Italia?

Essenzialmente per il tipo di programma. Però anche perché sentivo un po’ la mancanza del nostro spirito di saper fare gruppo. In Austria non mi sono trovato male, sia chiaro, ma hanno una mentalità diversa. In corsa sono molto individualisti. Quindi anche a livello tattico cambiano le cose. In Italia invece sotto quel punto di vista mi troverei più a mio agio. Ho già avuto modo di vedere che siamo una bella squadra. Diciamo che adesso ritrovare un ambiente italiano può essere importante e più facile per la mia crescita. Poi spero di regalare una vittoria a mio padre. Anzi alla General Store.

General Store, la rivoluzione (benedetta) firmata Rosola

15.11.2022
5 min
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Quello della General Store Essegibi è un cambiamento che va al di là del classico rinnovamento del roster che ogni anno qualsiasi team ciclistico mette in atto. La squadra continental veneta ha infatti scelto una strada nuova, polarizzando completamente l’attività sugli under 23. Questo è il primo reale effetto dell’arrivo di Paolo Rosola come direttore sportivo della squadra: proveniente dalla problematica esperienza della Gazprom conclusa senza una presa di posizione dell’Uci, Rosola si è accasato solo in estate nel team, ha preso visione dell’attività e ha poi dato direttive chiare.

«E’ stata una mia scelta – spiega il dirigente bresciano – ho valutato l’attività e alla fine ho parlato con il presidente su quello che deve essere l’orientamento del team. Noi dobbiamo lavorare su corridori che potranno diventare campioni più avanti, dobbiamo dare loro gli strumenti, ma non dobbiamo fare delle vittorie un fine, solo un mezzo. Guardate Lucca: alla fine è passato a 25 anni, ma altri come lui, Rocchetti ad esempio, non ci sono riusciti e meritavano. Perché? Perché è un ciclismo diverso, da categoria a categoria e per molti giovani correre con gli elite non sempre va bene perché gli strumenti a disposizione sono diversi in base all’età».

Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Paolo Rosola, 65 anni, è approdato quest’anno alla General Store Essegibi
Come è stata accolta la tua idea?

Con entusiasmo, mi è stata data mano libera. Ho intenzione di far fare attività diversa ai 13 ragazzi del team: quelli dei primi due anni, che sono appena passati dagli junior o sono ancora bisognosi di imparare faranno un certo tipo di calendario, gli altri un altro tipo, un po’ più qualificato. Troppo facilmente si dimentica che chi è appena passato ha ancora a che fare con la scuola, conciliare le due cose è sempre difficile. Se vieni a casa alle 13 e sali subito in bici, poi torni e hai i compiti, hai davanti uno sforzo fisico ma anche e soprattutto mentale non indifferente. Bisogna considerarlo, perché non puoi pretendere più di tanto.

Come ti sei orientato nella scelta dei nuovi?

Io ho voluto ragazzi che da junior non hanno espresso tutto il loro potenziale. Ho passato in rassegna tanti corridori, durante i mesi mi arrivavano continuamente segnalazioni, io andavo a vedere i ragazzi gareggiare, controllavo soprattutto come si muovevano in gruppo, che capacità tattiche avevano. I risultati? Sì, anche quelli, ma non sono l’unica voce da controllare, anzi… I ragazzi che sono arrivati nel team hanno ampi margini di miglioramento e su quelli voglio lavorare.

A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
A fine ottobre mini ritiro per il team, una presa di contatto utile per i nuovi arrivati
Che calendario faranno? In queste settimane si discute molto della necessità dei nostri di correre in gare a tappe…

Il calendario è un argomento difficile. Io vorrei portare spesso i ragazzi a gareggiare all’estero, ho preso contatti con molti organizzatori e attendo risposte, ma trovare spazi è difficile. Chiaramente chi allestisce una gara privilegia le squadre del suo Paese, è normale che sia così. Quindi privilegeremo giocoforza il calendario italiano, non senza però guardare con attenzione alle occasioni che ci si presenteranno e soprattutto valutando ogni gara dal nostro punto di vista.

Ossia?

Il calendario italiano è fatto in modo che, quando ci sono gare internazionali, noi abbiamo la bella abitudine di andare controcorrente rispetto all’estero. Quindi invitiamo più squadre estere che italiane. Inoltre, alle professional viene pagato tutto, noi dobbiamo mettere mano al portafoglio. E allora a me interessa che ci siamo nelle gare a tappe, che sono troppo poche e nelle prove in linea che sono veramente per under 23.

Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Per Stefano Leali una prestigiosa vittoria nel 2022 alla Coppa Linari (foto Rodella)
Sai che il calendario italiano è straricco di eventi, con le gare regionali che hanno starting list di qualità spesso pari a quelle nazionali se non addirittura superiore…

Per questo dovremo valutare col bilancino. Vincere le gare di paese? Mi interessa come team, ma dipende da chi: se sono utili per far fare esperienza ai più giovani allora sì, vincere per il gusto di vincere non ci serve. A me interessa che i ragazzi crescano pian piano, con gli allenamenti, con la lunghezza delle gare, che arrivino preparati ai prossimi step. Per questo non ho guardato solo ai corridori, ma ho inteso rinforzare anche la parte dello staff, prendendo gente come Vigni che ne sa anche più di me a livello di categoria.

Arrivano comunque corridori di spessore come Stefano Leali o Andrea Cocca.

Guardate quest’ultimo: ha vinto una sola corsa, tutti penserebbero che non sia un vincente, invece nelle gare era sempre lì con i primi. Inoltre è uno che non ha mai fatto più di 140 chilometri di allenamento. E’ uno sul quale si può lavorare, come anche Leali che ha vinto un po’ di più ma può progredire molto.

Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Andrea Cocca, a sinistra, con i compagni vincitori del Campionato Interregionale nell’inseguimento
Uno degli ultimi acquisti è tuo figlio Kevin…

All’inizio io ero contrario a farlo venire, non volevo si creasse il solito rapporto padre diesse-figlio corridore. Poi parlando con il team, sapendo della sua volontà di lasciare la Tirol, abbiamo deciso di fare un investimento perché Kevin (nella foto di apertura con il presidente del team Diego Beghini, ndr) ha acquisito negli anni l’esperienza di un team estero e potrà essere il riferimento per i suoi compagni in corsa, soprattutto per quelli più giovani.

Che cosa ti aspetti?

Potrei dire almeno 10 vittorie, ma è più un discorso legato agli sponsor, a far girare il nome. Io dico che ci si può arrivare, ma quel che conta è che i ragazzi possano crescere, anche per dimostrare a quelli usciti da squadre blasonate o trascurati in sede di campagna acquisti che avevano ragione loro…

Busatto: esclusione mondiale e futuro alla Intermarché

30.09.2022
4 min
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La Intermarché Wanty Gobert ha lanciato il suo team di sviluppo, un passo importante per crescere ancor di più tra le squadre più importanti del panorama WorldTour. In questo nuovo progetto della squadra under 23 direttamente legata al team dei professionisti, sono stati inclusi due giovani italiani. Il primo è Delle Vedove, di cui vi avevamo parlato un paio di settimane fa, il secondo è Francesco Busatto.

Il secondo acquisto della squadra belga arriva dal Veneto e corre (ancora per pochi giorni) con la General Store (in apertura alla Piccola Sanremo, photors.it). Un ragazzo dal profilo interessante, che ha nella costanza una delle sue qualità principali, grazie alla quale si è meritato la maglia azzurra all’europeo di Anadia e la convocazione, seppur come riserva, al mondiale australiano. 

Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco Busatto è stato uno dei protagonisti degli europei di Anadia, correndo in appoggio dei compagni
Francesco, come è andata la trasferta a Wollongong?

La trasferta è andata bene tutto sommato, è stata comunque una bella esperienza. Ovvio che mi sarebbe piaciuto correre la prova iridata, mi sentivo anche in buona condizione, ma Amadori ha deciso così. 

Che sentimento hai provato?

Tristezza, ma mi è durata solo un giorno. Sicuramente non rabbia, Marino ha preso la sua decisione e la rispetto. Era dispiaciuto anche lui di non farmi correre, d’altra parte c’erano altri atleti che sarebbero potuti essere più utili di me alla causa. 

Il percorso ti piaceva? Lo ritenevi adatto alle tue caratteristiche?

Era abbastanza adatto al tipo di corridore che sono, sicuramente avrei corso in appoggio ai miei compagni, era andata così anche all’europeo. Probabilmente avrei cercato di inserirmi nella fuga iniziale, anche se è facile dirlo a quasi una settimana di distanza. Non c’era nulla di facile o scontato, anche perché i miei compagni hanno provato ad entrare in quella fuga e non ci sono riusciti, non è quindi detto che io ce l’avrei fatta. 

Dal 2023 sarai nel team development dell’Intermarché, com’è nato il contatto?

Il contatto è nato tramite il mio procuratore Maurizio Fondriest, abbiamo fatto una videochiamata due settimane dopo il ritiro con la nazionale al Sestriere. Mi hanno fatto subito capire che erano disposti a prendermi e che credono in me, hanno visto i miei risultati e la mia costanza ed anche i dati dei miei test. 

Tronchon Biella 2022
Busatto sul secondo gradino del podio al Giro della Provincia di Biella (foto IlBIellese)
Tronchon Biella 2022
Il 24 aprile il francese aveva vinto in solitudine il Giro della Provincia di Biella con 1’10” su Busatto e Guzzo (foto IlBIellese)
Deve essere stata una bella notizia…

Ero molto felice perché è un progetto molto ambizioso ed in più per me è un’opportunità grandissima per avvicinarmi al mio sogno di correre nel WorldTour. Sono molto fiducioso, non vedo l’ora di cominciare. Credo proprio che un passo del genere (quello di correre all’estero, ndr) sia fondamentale per diventare professionista. 

Non ti sembra strano non aver mai visto i tuoi tecnici e diesse di persona ma solo in video?

Essendo abbastanza distanti è normale non essersi mai visti di persona, abbiamo questi mezzi tecnologici, è anche giusto usarli. Con il diesse, Kevin Van Melsen, che quest’anno corre ancora con loro ma l’anno prossimo cambierà ruolo, ci sentiamo spesso. 

Quando li vedrai per la prima volta?

Andrò in Belgio verso metà ottobre, il 19 ed il 20, per vedere il materiale e conoscere l’ambiente. 

Ti trasferirai in Belgio o rimarrai in Italia?

Resterò in Italia ad allenarmi, useremo delle piattaforme per monitorare il rendimento e lo stato degli allenamenti, continuerò a lavorare con il mio preparatore: Paolo Santello. Lì in Belgio c’è un appartamento che useremo per i ritiri o per quando ci saranno tante gare ravvicinate. 

Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Per Busatto (a destra con gli occhiali bianchi) si chiude la parentesi in General Store (photors.it)
Rosola aveva espresso il desiderio di lavorare con te, cosa ti ha detto di questa decisione?

Con lui ci siamo parlati, com’è giusto che sia. Ovviamente mi avrebbe voluto tenere, però l’attività internazionale della Intermarché è una cosa completamente diversa rispetto a quella che possono fare le continental italiane. Correremo in tutta Europa, in gare di livello altissimo, è completamente diverso rispetto a quello che può fare la General Store, con tutto il rispetto che ho per loro che mi hanno trattato benissimo e mi hanno dato l’opportunità di correre. 

Troverai un livello molto alto, ti senti pronto?

Qualche corsa l’ho fatta, certo, tutte in Italia, però una minima idea di quel che mi può attendere ce l’ho. Penso che qualche risultato riuscirò a farlo. Il modo di lavorare e di allenarmi sarà diverso, di conseguenza mi aspetto di avere un’altra condizione.

Questo salto ti spaventa?

In realtà passare in una squadra così grande non mi spaventa, se si vuole fare questo sport non bisogna aver paura di andare lontano da casa o imparare una nuova lingua. Sono esperienze che servono anche nella vita di tutti i giorni, non solo quella sportiva.

Busatto, la costanza c’è. Ora con Rosola il salto di qualità

20.07.2022
6 min
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La costanza nel ciclismo moderno è una dote molto apprezzata, i tifosi ed i direttori sportivi si innamorano dei corridori in grado di poter performare per gran parte dell’anno. Un ragazzo che si è fatto vedere durante tutto l’arco della stagione, senza però riuscire a conquistare la vittoria, è Francesco Busatto (foto Instagram di apertura). Atleta al secondo anno tra gli under 23 ed al primo alla General Store. In questa sua stagione è stato supportato e guidato da Paolo Rosola.

Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin)
Francesco Busatto, il secondo nella foto, in azione ai europei under 23 svolti ad Anadia, Portogallo (foto Freddy Guérin)
Francesco, come stai, cosa stai facendo in questi giorni?

Sto bene, la gamba la sento piena, vuol dire che la condizione c’è. Mi sto allenando un po’ ma senza esagerare visto che esco da un periodo di corse piuttosto intenso. Anche perché domenica sono partito con la nazionale per fare due settimane di ritiro al Sestriere. E’ una bella esperienza, ma non penso che prenderò parte ai prossimi impegni.

Come mai?

Il mio diesse Rosola ha parlato con Amadori e hanno deciso di non farmi andare al Tour de l’Avenir o ai mondiali. Preferiscono farmi fare le cose passo per passo, anche perché ho già corso con la nazionale quest’anno e le mie esperienze le ho fatte, si è deciso per uno stile più conservativo.

Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)
Busatto, il primo a destra con occhiali bianchi, in ritiro invernale a Calpe con la General Store (photors.it)
Anche perché hai fatto l’europeo, com’è andato?

Direi bene. Avevamo una tattica di squadra molto chiara, l’unico che era decretato a fare la volata se fossimo arrivati in un gruppo compatto era Parisini. Noialtri avevamo il compito di essere sempre davanti in corsa e di entrare nei vari attacchi. Devo dire che siamo stati sempre attenti e vigili, tant’è che De Pretto è entrato nell’attacco giusto. Ha fatto davvero un gran numero nel riuscire ad entrare in quel drappello.

E tu come sei andato?

Sono contento di quanto ho fatto. Alla fine è stata una gara intensa, ma non troppo dura. Sono arrivato con una buona gamba nel finale. Ho anche tirato la volata di gruppo a Parisini, io che solitamente non sono avvezzo a queste cose. 

Al termine della 2ª tappa al Giro U23, conclusa in 2ª posizione, ha vestito la maglia di miglior italiano in classifica generale (photors.it)
Al termine della 2ª tappa al Giro U23, ha vestito la maglia di miglior italiano (photors.it)
Facciamo un passo indietro, quest’anno sei stato sempre davanti ma senza vincere, soprattutto al Giro, cosa pensi che ti sia mancato?

Al Giro sono arrivato con una buona condizione, era un evento che preparavo da tutto l’inverno e ci tenevo. Nelle tappe più adatte a me sono rimasto davanti e questo mi ha reso felice. Se devo trovare il pelo nell’uovo posso dire che nell’ultima frazione con arrivo a Pinerolo, mi sono fatto sorprendere all’imbocco dell’ultimo muro, non sono riuscito a risalire e ho chiuso terzo.

Hai costanza, questa è una buona dote, hai lavorato in questa direzione?

Da aprile in poi sono stato sempre nei primi degli ordini d’arrivo, la costanza è una dote che ho sempre avuto. Chiaramente in questi due anni da under sono cresciuto molto e potrò farlo ancora. Ogni stagione ho visto dei miglioramenti e questo mi fa ben sperare per il futuro. 

Dal Giro è subentrato Rosola come diesse, con lui come ti trovi?

Si vede che arriva dai professionisti, ha un modo di lavorare e di approcciarsi diverso, più strutturato e metodico. Quando partiamo per le gare sappiamo cosa dobbiamo fare ed i nostri ruoli in corsa, poi è super disponibile. Parliamo tanto insieme, è il primo a dirmi di non avere fretta di crescere, di non strafare. L’età è dalla mia parte e tutto arriverà a tempo debito.

Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23 portando metodi nuovi di studio ed approccio alle corse
Paolo Rosola è arrivato alla General Store poco prima del Giro d’Italia U23

Parla Rosola

Il nuovo diesse delle General Store ha portato una ventata di aria fresca e di esperienza. Un metodo di lavoro nuovo e metodico che consente a tutti i ragazzi di poter lavorare meglio e di non spremersi inutilmente. 

Che corridore è Busatto?

E’ un buon elemento, costante nel rendimento e nei piazzamenti, manca la vittoria. Domenica ho provato a farlo correre in maniera diversa dal solito, l’ho fatto uscire dalla comfort zone.

Dicci…

L’idea era quella di farlo attaccare fin dall’inizio, ha provato due o tre volte a portare via un gruppetto, non è riuscito ad uscire ma si è mosso bene. Però nel complesso ha fatto quel che gli ho chiesto, anche la squadra ha corso molto bene. Era un esperimento un po’ estemporaneo, anche Busatto era contento, si è trovato un po’ in difficoltà perché la fuga è andata via in contropiede, ma non ha mollato si è impegnato tanto, chiudeva i buchi e cercava di entrare nei contrattacchi. Lui è un corridore abituato a stare sulla difensiva, a coprirsi. Ho voluto testarlo in un attacco da lontano, fargli fare fatica e prendere aria in faccia, le corse di secondo piano servono anche a questo, trovare modi diversi di correre.

Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione
Il diesse ha in mente un programma più ampio a livello internazionale per i suoi ragazzi a partire dalla prossima stagione
Subentrare a metà anno non è mai il massimo.

No ma non c’erano alternative e sono contento di essere arrivato qui e di aver trovato questo gruppo. Sono uno a cui piace programmare, anche nel mio computer ho il programma delle cose da fare ogni giorno. Stiamo già lavorando per la prossima stagione.

Cosa bolle in pentola?

Vogliamo ampliare il nostro calendario, aggiungere qualche gara internazionale. Busatto ha corso con la nazionale alla Corsa della Pace, gareggiare all’estero con costanza ti fa crescere e ti permette di testarti con corridori forti. Per questo dico che vorrei con me Francesco tutto l’anno, in questo modo avrei la possibilità di fare la preparazione con lui e di gestire il suo calendario nella maniera migliore. 

E’ vero che hai parlato con Amadori dicendogli di non portalo all’Avenir?

Vero. Con Marino ho parlato durante il Giro under, è un ottimo cittì, non serve che gli dica cosa fare. Ci siamo confrontati, mi ha detto che avrebbe voluto portare Busatto in ritiro e gli ho detto che sarei stato felice se lo avesse fatto. Stare due settimane con la nazionale gli può far solo bene. Avrà tempo per fare le altre gare, per il momento ha corso un europeo e la Corsa della Pace, è abbastanza carne al fuoco.

Rosola: «La crescita dei ragazzi è un fuoco che va alimentato»

16.06.2022
6 min
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Paolo Rosola nella sfortuna o meglio nell’indifferenza del caso Gazprom, ha trovato il modo di fare tante nuove esperienze. Dal Giro d’Italia in moto staffetta, all’Adriatica Ionica Race, fino ad arrivare alla General Store al Giro under 23 che oggi (ieri per chi legge) sta vivendo il suo giorno di riposo.

Nell’editoriale di lunedì scorso si era parlato di motivazione e di giovani. Vederlo al Giro under ci ha dato lo spunto per chiederci cosa possa fare un diesse come lui insieme a questi ragazzi.

Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)
Per i ragazzi della General Store tanta esperienza e un po’ di aria in faccia (foto Facebook Giro d’Italia U23)
Come è arrivato Paolo Rosola in General Store?

Ero al Giro d’Italia in staffetta, il venerdì prima dell’ultima settimana mi hanno chiamato e mi han chiesto se fossi stato disponibile a traghettare la squadra fino alla fine della stagione. In questi mesi hanno avuto dei problemi con il diesse precedente. La cosa mi stimolava e così ho colto al volo l’occasione ed eccomi qui.

Cosa ti ha spinto ad accettare?

I giovani, la voglia di trasmettere loro la mia passione per il ciclismo a dei ragazzini che hanno 21-22 anni. 

Che mondo hai trovato?

Sono ragazzi tanto curiosi, mi chiedono spesso delle cose riguardo al mio passato da corridore. Anche oggi in macchina, nel trasferimento (che ha portato la carovana del Giro giovani da Chiavenna fino alla zona del cuneese, ndr), ho raccontato dei miei errori commessi quando avevo la loro età. Questi racconti non servono per annoiarli, ma per permettergli di aprire gli occhi ed insegnargli qualcosa

Rosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General Store
Rosola cerca di trasmettere insegnamenti ed esperienza ai giovani della General Store
Tu arrivi da anni di esperienza nel professionismo, che ragazzi hai trovato?

Una cosa che mi ha sorpreso è stato vedere la loro incredulità quando ho aperto il PC per mostrare come lavora una squadra professionistica. Ho mostrato loro i video pre gara, il percorso, la riunione la sera prima… Sono piccoli passi che stiamo facendo insieme per inserirli nel mondo dei pro’, alcuni li vedi che sono ancora acerbi.

Tuttavia passano sempre più giovani…

Ho qui tanti ragazzi che hanno 21-22 anni e alcuni già si demoralizzano perchè non sono passati professionisti. Perdono proprio lo stimolo. Invece a questa età dovrebbe essere il contrario, ogni giorno si devono svegliare con la voglia di imparare a fare meglio. Ma non è colpa loro.

E di chi è?

Del sistema che si è venuto a creare. Le squadre junior hanno ragazzini, anzi io li definisco ancora bambini, ed il loro unico obiettivo è vincere. Poi però si presentano alle gare con la batteria del cambio elettronico scarica, capite che c’è qualcosa che non va? Mancano le basi. Certi insegnamenti li puoi dare quando hanno 14-15 anni, non a 22.

Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita
Ecco la squadra prima della partenza della tappa, riunione finita
Ora che sei al Giro under che differenza vedi con le squadre straniere?

Gli stranieri vanno forte, considerate che la maggior parte delle squadre estere sono i team development del WorldTour (Lotto, Groupama, DSM, Israel, Astana, ndr). La cosa più evidente è come ai nostri ragazzi manchino le esperienze fuori confine, non corrono mai fuori dall’Italia e questo non permette uno sviluppo totale. 

Qualche squadra però all’estero a correre ci va.

Se vai una volta all’anno è come accendere un fiammifero, la fiamma dura poco. La crescita dei ragazzi è un fuoco che va alimentato volta per volta. In Italia noi abbiamo solamente 3 corse a tappe: Giro d’Italia, Giro della Val d’Aosta e Giro del Veneto, e due di queste sono davvero brevi. Le squadre straniere invece fanno tante corse a tappe in tutta Europa e i risultati si vedono ampiamente.

Nella seconda tappa Busatto è arrivato 2° conquistando la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)
Nella 2ª tappa Busatto ha conquistato la maglia rosa-nera di miglior italiano in classifica (foto Facebook Giro U23)
I ragazzi che vanno forte sono tutti di team development di squadre WorldTour. Da noi invece i ragazzi passano per le continental…

Ci sarebbe da aprire un libro su questo tema. Le squadre continental crescono i ragazzi con la consapevolezza di perderli, mentre le squadre di sviluppo straniere li crescono con l’obiettivo di inserirli nel team principale. Ovviamente le seconde hanno più a cuore la crescita degli atleti.

Tu hai visto in breve sequenza Giro d’Italia pro’ e Giro under 23, che cosa pensi?

Che si fa a gara per portare i ragazzi sempre più giovani, ma poi quando si vanno a confrontare sul serio, prendono le bastonate. Il passaggio under 23 non serve più per far crescere i ragazzi, ma per cercare uno che possa essere un piccolo fenomeno, ma quelli sono rari. Al Giro d’Italia pro’ c’è gente che ha 25, 26 anni che fa 30-40 chilometri a tirare in testa al gruppo a 50 all’ora. Sono uomini fatti e finiti, è logico che se si manda un ragazzo di 20 anni non ancora fisicamente maturo si fa male. In tutti i sensi.

Al Giro under è presente anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, per lui una caduta nella seconda tappa, di cui porta ancora i segni
Al Giro U23 c’è anche Kevin Pezzo Rosola, figlio di Paolo, con i segni di una caduta
Al Giro under c’è anche tuo figlio, ci hai parlato?

Kevin è qui ma non doveva esserci, è stato fermo un mese e ha ripreso la bici solamente 15 giorni prima del Giro. Durante la seconda tappa è caduto e si è massacrato, nella terza tappa si è salvato “con le mani lunghe” (ridacchia amorevolmente, ndr). Ieri è stato tutto il giorno con i migliori, ma dopo l’arrivo mi ha detto: «Papà, son già caduto e non ho voluto rischiare, così mi sono fatto sfilare».

E com’è?

E’ stato più fortunato degli altri perché io e sua mamma (Paola Pezzo, ndr) gli abbiamo insegnato tante cose sul mezzo e come si mettono le mani sulla bici. Sa fare qualche cosa in più dei suoi coetanei. Però è come loro: fanno fatica a parlare, a confrontarsi. Il giorno che è caduto, mi diceva che stava male e voleva andare a casa. Così gli ho chiesto se si fosse confrontato con il diesse o con i massaggiatori, anche per capire come curare le ferite e mi ha detto di no. Ma tutti i ragazzi sono un po’ così, a volte sembra abbiano paura a parlare o chiedere e si perdono dietro al telefono. Capita a tutti ormai, lo abbiamo sempre in mano. A volte però bisognerebbe lasciarlo giù e parlare, che fa tanto bene a tutti.

La Gazprom affonda nell’indifferenza generale

05.04.2022
5 min
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Giovedì è arrivata la lettera di risoluzione del contratto. E a questo punto, senza troppi giri di parole, la vicenda Gazprom-RusVelo potrebbe essere arrivata al capolinea. I tentativi di agganciare un altro sponsor non legato alla Russia erano parsi disperati in partenza, ma adesso che 21 corridori sono rimasti senza squadra e il personale si sta lentamente disperdendo, Rosola si guarda intorno e trova più domande che risposte.

Il tecnico bresciano, che prima fu grande velocista e poi pioniere della mountain bike, negli ultimi anni era il braccio destro di Renat Khamidulin, manager della squadra russa. Ha vissuto al suo fianco ogni fase, dalla nascita del team alla sua crescita che lasciava intuire un passaggio nel WorldTour e adesso con malinconia l’ha vista crollare come effetto delle sanzioni internazionali contro la Russia.

Rosola (al centro con la mascherina) insegna ciclismo al Liceo Scientifico Sportivo di Castelletto di Brenzone
Rosola (al centro con la mascherina) insegna ciclismo al Liceo Scientifico Sportivo di Castelletto di Brenzone

Professor Paolo

Ieri quando ci abbiamo parlato, Paolo era di rientro dal Liceo Scientifico Sportivo Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone, dove assieme a Paola Pezzo insegna ciclismo.

«Lo facciamo da cinque anni – dice – insegnando teoria e pratica. Seguiamo il protocollo della Federazione per la formazione dei direttori sportivi. Al quarto anno prendono il primo livello e al quinto escono con il brevetto di Guida Cicloturistica, pronti ad esercitare il mestiere. Siamo sul lago di Garda, c’è grande richiesta di questo tipo di figure. Ne abbiamo 25 per classe, dalla prima alla quinta. Faccio queste 50 ore e poi ho ricominciato a seguire la scuola di mountain bike, dove abbiamo 130 bambini, ma non nascondo che fino a poche settimane fa, la mia attività principale era la squadra dei pro’…».

Conci era appena arrivato alla Gazprom. E’ parso brillante in queste corse con la nazionale
Conci era appena arrivato alla Gazprom. E’ parso brillante in queste corse con la nazionale
Avete alzato bandiera bianca?

E’ arrivata la raccomandata, Renat deve tutelarsi. Abbiamo cercato da tutte le parti, aspettavamo una risposta per oggi (ieri, ndr), ma sarà stata negativa. Abbiamo continuato a sentirci tutti i giorni, solo che a un certo punto ci ritrovavamo a dire e fare sempre le stesse cose. Sollecitare chi ci aveva dato mezza parola, ma niente. Il personale russo è tornato a casa. La politica è scappata tutta

Perché?

Ci sta che il CIO abbia dato una direttiva, ma non c’è stato il minimo dialogo. Facevamo parte della stessa famiglia, eravamo in regola su tutto. Se pure ricevi l’ordine di fermarci, puoi anche cercare il dialogo e trovare un modo di farlo che non sia necessariamente un colpo mortale. Potevano gestirla diversamente. Perché semplicemente ci hanno privato del titolo sportivo senza volerci neppure parlare? Stavamo lavorando male? E perché gli altri corridori russi corrono, quando il CIO ha detto di non invitarli? Ce l’avevano a prescindere con noi? Sapete, alla fine quando non hai risposte, continui a farti domande…

Sarà anche difficile tornare il giorno in cui la guerra finirà?

Non sarà facile, perché perdi fiducia nelle istituzioni in cui avevi sempre creduto.

In effetti sembra quasi che non importi a nessuno.

E’ strano. C’è stata un’intervista in cui Silvio Martinello ha dichiarato che è stata presa la decisione giusta. Io mi chiedo cosa ci sia di giusto nei confronti dei nostri corridori. A Garda un signore si è messo a insultarmi dicendo che avevamo anche noi colpa in quella guerra. Ho cominciato a spiegargli e alla fine quasi mi chiedeva scusa. Ma io ci rimango male. Cosa c’entriamo noi con la guerra? Perché questi ragazzi devono pagare al pari dei civili che vi sono stati coinvolti senza avere alcuna responsabilità? Dicono che lo sport unisca, ma in che modo lo ha fatto con noi?

Hai detto che la politica non vi ha dato risposte.

Forse perché non sanno cosa dire. Ho chiamato Bugno, il presidente del sindacato dei corridori. Gli ho detto che quando in una fabbrica si pensa a dei licenziamenti, il sindacato va a trattare con la proprietà per cercare di salvare il salvabile o almeno trovare una tutela per chi perderà il lavoro. Mi ha risposto chiedendomi che cosa dovrebbero fare. Ma io dico: possibile che non si potesse pensare di ritardare di un minuto la partenza di una corsa per far notare che 21 corridori, fra cui sette italiani, erano di colpo disoccupati? Ma anche loro, a parte un incontro con l’UCI, non hanno fatto niente.

In tutto questo, la squadra ha continuato a seguire i ragazzi con la preparazione, ad esempio?

La struttura ha funzionato, i corridori non sono stati abbandonati. Ma sono professionisti e a un certo punto con i loro procuratori hanno cominciato a guardarsi intorno. Io continuo a sentirli, soprattutto i nostri. Canola e Scaroni, per esempio. Sento soprattutto quelli che hanno difficoltà a trovare squadra e non credo che la nazionale possa andare avanti a oltranza per dargli una possibilità.

Per ora ha funzionato…

Ho parlato con Bennati, mi rendo anche conto che lui ha il suo lavoro con i corridori che deve valutare per i vari impegni che verranno. Non si può pretendere che la nazionale faccia attività solo per noi, a meno che non facciano una squadra B per continuare a supportarli. Io comunque sarei disponibile a dare una mano. Fino a ieri non si poteva parlare, nell’attesa dell’ennesima risposta. Le abbiamo provate tutte, anche la via politica. Ma alla fine, se posso dire, sembra proprio che di noi non freghi niente a nessuno.

Kevin Pezzo Rosola, il destino scritto nel nome

04.03.2021
4 min
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«Kevin non c’è, è uscito con il suo amico Alexander Konychev. Domani li attendono oltre 5 ore di bici, volevano distrarsi un po’, tanto alle 22 c’è il coprifuoco e gli tocca tornare…».

Dopo una giornata intensa di lavoro, a papà Paolo Rosola tocca anche fare da “segretario” per suo figlio, Kevin Pezzo Rosola, figlio d’arte quanto pochi altri. Con un padre tra i numi dello sprint italiano e una madre addirittura biolimpionica nella Mtb. Dopo essersi fatto le ossa proprio nella mountain bike arrivando nel 2020 a un soffio dal titolo italiano junior, Kevin quest’anno ha deciso di approcciarsi alla strada. Lo ha fatto approdando alla categoria under 23 con un team che, nel settore, ha peso e soprattutto tradizione: il Tirol KTM Cycling Team, formazione Continental austriaca dalla quale sono passati molti professionisti attuali e recenti. Nel raccontare suo figlio, dalle parole di Rosola emerge tutto l’amore di un padre che non vuole assolutamente schiacciarlo di responsabilità.

Paolo Rosola
Paolo Rosola è uno degli uomini chiave della Gazprom Rusvelo
Paolo Rosola
Rosola fa parte dello staff della Gazprom Rusvelo

Libera scelta

«Sin dagli inizi – dice – io e Paola eravamo d’accordo che i nostri figli avrebbero dovuto sì fare sport, ma unicamente per salute e divertimento. Kevin si è dedicato al basket, l’altro figlio Patrick al calcio, ma la passione per la bici ce l’hanno tutti e due. E Kevin ha poi deciso di lasciare la pallacanestro e dedicarsi in toto alle due ruote. Sono però liberi di fare le loro scelte, se vogliono consigli noi ci siamo, ma ragionano con la loro testa».

Tutti a casa

Il primo approccio con la strada è stato reso più difficile dal Covid: niente ritiro prestagionale, ognuno lavora a casa.

«Lui è molto attento, si sente quasi ogni giorno con i responsabili del team e segue le tabelle fissate, se gli serve un po’ di dietro motori mi metto in sella alla moto e lavoriamo. Ha la maturità giusta per far bene, i numeri ci sono, ma non chiedetegli di ripetere quel che abbiamo fatto io o la madre, è un corridore diverso».

Sua madre Paola Pezzo ha vinto due Olimpiadi: Atlanta e Sydney
Sua madre Paola Pezzo ha vinto due Olimpiadi: Atlanta e Sydney
Che corridore è allora, visto dal tuo occhio esperto?

E’ un passista, anzi per dirla tutta un corridore da Belgio… Facendo Mtb e ciclocross ha messo su muscoli, ha una stazza diversa dalla mia, non è propriamente un velocista. Rispetto a me tiene molto meglio in salita, ma è ancora troppo giovane e non si può dire con precisione che cosa sarà. Io stesso alla sua età tiravo le volate agli altri, poi crescendo mi sono detto che era il momento di buttarsi.

Rosola è passato alla storia soprattutto per quel sano pizzico di follia che permea i grandi sprinter, Paola Pezzo per la sua straordinaria determinazione che la portava ad allenarsi di notte per preparare le Olimpiadi di Sydney già col fuso orario australiano: che cosa c’è di tutto ciò in Kevin?

Sicuramente la testa è più quella della mamma. Sugli allenamenti è molto ligio, guarda molto anche gli altri per imparare. Poi è sempre un ragazzo di vent’anni, con la voglia di sperimentare e la passione per le moto come me. A sua madre fa venire ogni volta il batticuore, io gli dico di stare attento, ma non posso certo proibirgliele…

La Mtb non è dimenticata, ma quest’anno Kevin correrà su strada
La Mtb non è dimenticata, ma quest’anno Kevin correrà su strada
Perché un team austriaco?

Sono stati quelli che si sono fatti avanti in maniera più convinta, credendo nelle sue capacità. Dall’Italia non si è fatto vivo nessuno, eppure i risultati anche su strada li aveva fatti… L’importante comunque è che l’iniziativa sia partita da loro, non ho dovuto chiedere nulla a nessuno, soprattutto al mio team (la Gazprom Rusvelo, ndr).

La mountain bike è messa da parte?

No, anche se il team non è molto propenso a fargli correre rischi, quindi le trasferte di Mtb saranno tutte a carico mio… Magari potrebbe correre domenica 6 marzo ad Andora alla prima degli Internazionali d’Italia, visto che ancora non ha gareggiato quest’anno, per rompere il ghiaccio. Ma sta a lui decidere.

E il più piccolo, come se la cava in bici?

Quando sale in sella è una belva, è velocissimo, di gare per giovanissimi ne ha vinte. Forse in lui c’è un po’ del Rosola dei bei tempi