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Valentini, iniziata dal Belgio la rincorsa a Tokyo

14.05.2021
3 min
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L’Italia scalda i motori per Tokyo. Al Giro c’è un Filippo Ganna in forma olimpica, ma nello scorso weekend di Ostenda in Belgio sono sfrecciati anche gli assi della nazionale azzurra di Mario Valentini, pronti a lasciare il segno nella Paralimpiade di quest’estate (24 agosto-5 settembre). E le premesse per regalare grandi emozioni in Giappone ci sono tutte, vista la cascata di medaglie piovuta sulle strade belghe: 9 ori, 5 argenti e 8 bronzi (uno fra questi nel Team Relay, foto di apertura). Un cospicuo bottino che ha permesso alla formazione italiana di chiudere al secondo posto nel medagliere alle spalle dell’Olanda (10 ori), anche se nel complesso i podi sono stati gli stessi degli oranje: 22.

Per Anobile (paraciclismo) bella vittoria in Belgio su Stijn Boersma e Mathias Schindler
Per Anobile (paraciclismo) bella vittoria in Belgio su Stijn Boersma e Mathias Schindler

Viva le donne

Sei medaglie del metallo più prezioso dal Belgio le hanno portate le donne, che hanno fatto en plein, vincendo sia la prova in linea sia la cronometro dell’handbike: Francesca Porcellato nell’H3, Luisa Pasini nell’H1 e Roberta Amadeo nell’ H2. Gli altri tre ori, invece, sono arrivati tutti nelle prove in linea maschile tra paraciclismo (Fabio Anobile nel C3 e Michele Pittacolo nel C4) e triciclo (Giorgio Farroni nel T1). Ben sei azzurri sono tornati in Italia con la maglia di leader: Porcellato, Pasini, Amadeo, Pittacolo, Farroni e Paolo Cecchetto. Non male come ripresa dopo più di un anno senza gare internazionali e soprattutto, nella prima trasferta senza due colonne portanti del movimento come Alex Zanardi e Vittorio Podestà (che ci ha raccontato del suo ritiro quest’inverno).

Risultati e sorprese

«Con tutti i miei collaboratori – ha commentato il ct della Federazione Mario Valentini – non pensavamo che le condizioni dei nostri atleti fossero già così buone e, invece, in Belgio sono arrivati risultati che non ci aspettavamo alla prima uscita dopo tanto tempo senza confronti. Ci sono state conferme e sorprese, oltre a giovani interessanti per il dopo Tokyo. Per quanto riguarda la Paralimpiade, l’ossatura della squadra c’è. Al momento abbiamo 8 uomini e 3 donne qualificati, speriamo di aggiungere ancora un posto per entrambi i sessi. In Belgio abbiamo avuto una bella prova di maturità di tutta la squadra. C’è stata una bella risposta di Diego Colombari, un gran lavoratore che ha preso il posto di Zanardi nel team event e ha contribuito al bronzo di squadra».

Per Anobile e Pittacolo è venuta anche la maglia di leader di Coppa del mondo
Per Anobile e Pittacolo è venuta anche la maglia di leader di Coppa del mondo

Europei e mondiali

E manca meno di un mese ai prossimi appuntamenti cruciali: dal 3 al 6 giugno sono in programma gli Europei in Austria, mentre dal 9 al 13 sarà la volta dei Mondiali in Portogallo. Dopo quest’ultimo appuntamento, Valentini diramerà le convocazioni per Tokyo: «Vediamo come andranno queste gare e poi tireremo le somme. Che cosa mi aspetto dalla Paralimpiade? Anche la metà delle medaglie conquistate a Rio mi farebbero felice». Cinque anni fa, in Brasile, l’Italia fece la voce grossa, centrandone 12: 5 ori, 2 argenti e 5 bronzi.

Scotti alza la voce: «Altro che rifondare…»

02.02.2021
5 min
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Il mondiale è già parte del passato: Fausto Scotti preferisce guardare al futuro, ma una cosa ci tiene a sottolinearla in sede di consuntivo.
«Parlare di Italia da ricostruire come ho letto su qualche giornale è sbagliato – dice – significa non avere seguito la stagione, non accorgersi che abbiamo una nazionale fra le più giovani e promettenti del panorama internazionale. Non aver notato che ai mondiali non c’erano i nostri fortissimi juniores. Certo, se guardiamo la gara elite di Ostenda, il fatto che tutti i nostri siano finiti doppiati non fa piacere. Ma quei due “astronauti” stanno ridisegnando l’intero mondo del ciclocross. Sono qualcosa che esula dal livello generale del movimento. Anche gli altri, i campioni belgi e olandesi incassano ritardi pesantissimi».

Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli: la coppia funziona
Anche a Ostenda, Scotti ha avuto al suo fianco Luigi Bielli
E’ anche vero però che i nostri elite non riescono più a competere anche con le altre nazioni come Francia o Svizzera…

Se guardiamo l’ipotetica classifica a squadre, saremmo stati quinti, sempre considerando che Belgio e Olanda sono un mondo a parte per la semplice ragione che lì il ciclocross è professionistico, in grado di garantirti stipendi da 300 mila euro l’anno e ingaggi da 2.000 euro a gara e non parlo certo dei VdP o Van Aert… I nostri devono decidere cosa fare. Se gareggi nel ciclocross e pensi alla mountain bike, puntando a una possibile convocazione olimpica o in nazionale, con i soldi che girano lì, non hai le giuste prospettive. Con questo non dico che sono contrario alla multidisciplinarietà, ma io la intendo più come comunanza fra ciclocross e strada.

Quindi Scotti approverebbe un abbinamento con squadre su strada, meno con quelle offroad?

Intendiamoci, la mountain bike ti dà elasticità ed equilibrio, ma non potrà mai garantirti il motore che ti dà la strada, il lavorare su ritmi e intensità diluiti per ore. Fare un’ora e mezza su strada e lo stesso tempo in Mtb non è lo stesso, alla lunga la Mtb ti prosciuga. Serve, ma secondo me non è complementare al ciclocross. Fontana e Bertolini (nella foto di apertura, ndr), per fare due nomi, hanno dovuto sacrificare parte della loro preparazione per i mondiali alle ambizioni nella Mtb. E a Ostenda non erano al massimo della forma, come avrebbero potuto essere.

Poi però la strada si porta via i migliori talenti, come avvenuto con De Pretto…

Il fatto è che i team italiani non guardano al ciclocross, se non come serbatoio di talenti. E quando approdi lì, ti dicono che la strada comanda e che il ciclocross porta rischi d’infortuni, così perdiamo corridori. Non voglio discutere le scelte dei team, nello specifico della Work Service. Hanno le loro ragioni, ma magari ci sono ragazzi che nel ciclocross potrebbero ottenere molto e su strada non avrebbero carriere altrettanto valide e vincenti. All’estero non ragionano così…

Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
Alice Maria Arzuffi riesce a conciliare bene strada e cross
C’è rischio di perdere altri talenti in questo modo?

Dipende. Facciamo l’esempio di Lorenzo Masciarelli: con De Clercq c’è un progetto in essere. Correrà tanto su strada, ma il ciclocross resterà un suo obiettivo e questo gli consentirà di crescere. Per Olivo, il campione italiano di categoria che pratica molte discipline ciclistiche, si può fare la stessa cosa. Con le ragazze è più semplice, lì la multidisciplinarietà è acquisita. La Arzuffi che su strada due anni fa emergeva al Giro d’Italia, non ha mai smesso d’investire nella nostra attività.

Lorenzo Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada, ma in Belgio le due cose non si escludono
Masciarelli ha numeri eccellenti anche su strada
Che cosa serve allora per dare una spinta al ciclocross italiano?

Facile, un team professionistico, strutturato come quelli belgi e olandesi, che convogli i migliori talenti giovanili e li faccia crescere. C’è però un aspetto che vorrei sottolineare: a livello giovanile non siamo messi così male. E anche i mondiali, disputati su un percorso atipico che non era poi così entusiasmante, lo hanno dimostrato. Abbiamo molti giovani validi, si può essere ottimisti, ma bisogna preservare il movimento e farli crescere senza portarli verso altri lidi.

Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Bryan Olivo corre anche su strada e pista, per ora senza esclusioni
Ora che cosa farà Scotti, finita la stagione?

Ci sono da sistemare tutti i rendiconti, preparare calendari e attività del prossimo anno, seguire i progetti scuola e Forze Armate, girare per seguire i ragazzi fra strada e Mtb. Il mio lavoro non è finito, è appena cominciato

Mondiali di Ostenda: promossi e bocciati

01.02.2021
5 min
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Un’edizione dei mondiali, quelli di ciclocross a Ostenda, dominati dall’Olanda che ha fatto il pieno di titoli e conquistato 8 delle 12 medaglie disponibili. Una supremazia che schiaccia il resto del mondo, anche il Belgio padrone di casa deluso soprattutto dalla sconfitta di Van Aert nel “duello” con Van Der Poel. Loro ma non solo sono stati i protagonisti della rassegna iridata, che merita un approfondimento legato ad alcuni dei suoi protagonisti ai quali diamo le nostre pagelle.

Mathieu Van der Poel ha vinto i mondiali e poi ha ammesso che è stato strano correre così
Van der Poel ha ammesso che è stato strano correre così

MATHIEU VAN DER POEL: 10

Come si fa a non dare il massimo dei voti dopo una gara come la sua, nella quale ha schiacciato moralmente prima che tecnicamente l’avversario? La sua vittoria è nata dalle disavventure del primo giro che avrebbero abbattuto chiunque. VdP invece ha continuato a crederci, finendo da dominatore.

Van Aert ha ammesso di aver perso la testa nel finale e di conseguenza i mondiali
Van Aert ha ammesso di aver perso la testa nel finale

WOUT VAN AERT: 5

La delusione sul viso all’arrivo era evidente e da campione qual è, il belga non ha accampato scuse, ammettendo che la foratura non ha inciso più di tanto. Il corridore della Jumbo Visma è andato lentamente spegnendosi, schiacciato dal rivale, quando invece era attesa la sua riscossa. La sfida però resta aperta.

Toon Aerts in allenamento ha fraternizzato col nemico arancione: Yara Kasteleijn
Toon Aerts in allenamento con Yara Kasteleijn

TOON AERTS: 8

Quando conta davvero, Toon Aerts c’è. Non per niente, nell’ultimo decennio dominato dai due campioni sopra nominati, è quello più presente sui podi che contano. Terzo bronzo iridato consecutivo dopo una stagione in chiaroscuro, a dimostrazione che stava puntando tutto su questa gara.

Per Pidcock, scalatore potente ma leggero, il percorso dei mondiali è stato troppo severo
Pidcock troppo leggero per questo percorso

THOMAS PIDCOCK: 6

Il percorso non era adatto a lui, troppo leggero per i lunghi tratti su sabbia. In alcuni giri ha galleggiato, a una tornata dalla fine era ancora terzo ma proprio sulla sabbia non ha potuto contenere il ritorno di Aerts. Resta però la sensazione che, su un tracciato “normale”, sia l’unica alternativa a “quei due”.

Classe e tecnica a Stybar non mancano, ma la lontananza ha un prezzo: mondiali nelle retrovie
Classe e tecnica a Stybar non mancano

ZDENEK STYBAR: 7

Il ceko, assente da anni, ha ripassato il manuale del ciclocrossista ormai impolverato e ha dimostrato che la vecchia guardia non muore mai. A lungo ha navigato in 15esima posizione, dietro solo a belgi e olandesi in gara ogni santo weekend, alla fine ha chiuso 18°, davanti a molti specialisti ragazzini. Uno sprazzo di classe.

Ryan Kamp era l’U23 più forte, ma ha commesso errori a palate
Ryan Kamp era l’U23 più forte, ma ha sbagliato troppo

RYAN KAMP: 5

Il voto dovrebbe essere più severo, perché nella gara U23 ha fatto e disfatto tutto lui. Era però il più forte e a dispetto degli errori avrebbe anche potuto vincere, ma ha preferito coprire la fuga del “gabbiano” Ronhaar. Eppure il gioco di squadra non è proprio una caratteristica degli arancioni…

Lucinda Brand ha inseguito l’iride per una vita: meritato
Lucinda Brand ha inseguito l’iride per una vita: meritato

LUCINDA BRAND: 9

Chi dubitava di lei paventando un calo di condizione è stato servito: la dominatrice della stagione, un po’ opaca nelle ultime uscite, aveva puntato tutto su Ostenda, lavorando addirittura con i colleghi maschi, per acquisire maggior dimestichezza sulla sabbia. Alla fine è emersa la sua resistenza, tipica della stradista qual è.

Dopo un anno opaco, Annemarie Worst ha azzeccato il giorno giusto. Poteva vincere
Annemarie Worst ha azzeccato il giorno giusto

ANNEMARIE WORST: 8

Anche lei, dopo una stagione sempre a guardare le vittorie delle altre, è emersa nel momento che più conta. A Ostenda stava quasi per fare il colpaccio, ma all’ultimo giro era stanca soprattutto mentalmente e a questo si devono i due decisivi errori finali, che non cancellano la sua più bella gara dell’anno.

Grossa delusione per Ceylin Del Carmen Alvarado, caduta al primo giro
Grossa delusione per Ceylin Del Carmen Alvarado

CEYLIN DEL CARMEN ALVARADO: 4

La pallida copia della campionessa che aveva dominato le ultime uscite internazionali. L’errore in partenza ha pregiudicato la sua prova, ma anche dopo, forse sfiduciata, non ha mai mostrato le sue capacità, non solo sulla sabbia ma neanche sui passaggi più tecnici. Vista la sua giovane età, potrà rifarsi, magari in Mtb.

L’ungherese Vas è il manifesto della multidisciplina: dieci e lode
La Vas è il manifesto della multidisciplina

BLANCA KATA VAS: 8

Siamo di fronte a una campionessa vera, espressione fulgida del concetto di multidisciplinarietà. Già sul podio iridato nella mountain bike, a Ostenda è stata sconfitta solo dalla preponderanza olandese, ma ha dimostrato una completezza tecnica invidiabile, che potrebbe portarla anche a un futuro su strada.

Van der Poel fa poker, Van Aert incassa

31.01.2021
4 min
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La faccia con la quale Wout Van Aert tagliava il traguardo di Ostenda diceva tutto. Perdere il mondiale in casa, in maniera così netta, va al di là del singolo risultato: significa sancire senza ulteriori dubbi la superiorità del rivale Mathieu Van der Poel. L’olandese si riprende quella maglia iridata messa da parte alla partenza della gara: il padrone del mondo non cambia, anche se all’inizio le cose non si erano messe bene.

Sui giornali belgi, l’attesa dello scontro era spasmodica. Titolo: “Chi ti renderebbe felice?”
Attesa su giornali belgi: “Chi ti renderebbe felice?”

Ferita al mento

Molti diranno che la sconfitta di Van Aert è figlia della foratura all’anteriore alla fine del secondo giro, ma non è così. Nella prima tornata Van der Poel ci aveva messo del suo per “agevolare” il rivale, con una brutta caduta alla fine della tornata, impuntandosi su un solco in curva. Un brutto scivolone, costatogli anche un’ammaccatura al mento, ma Van Aert era già andato via sulla sabbia, colpa di un’errata scelta delle coperture da parte della nazionale olandese, tanto che appena passato il traguardo, con 15” di distacco, Van Der Poel andava subito a cambiare bici.

Van Aert parte subito fortissimo, sapeva di non poter concedere vantaggi
Van Aert parte subito fortissimo, sapeva di non poter concedere vantaggi

La rimonta

Lì partiva la rimonta, che si concretizzava prima del traguardo anche grazie all’infortunio tecnico del belga. Sarebbe andata allo stesso modo senza? Molto probabilmente sì. Van der Poel stava volando, tanto è vero che il parziale nel secondo giro è stato il migliore dell’intera gara.

Nel primo tratto sul bagnasciuga, i due sono ancora attaccati
Nel primo tratto sul bagnasciuga, i due sono ancora attaccati


«Il percorso è andato cambiando ed è diventato un po’ più veloce nella parte della spiaggia e questo mi ha favorito – ha spiegato l’olandese, al quarto titolo professionistico – le gambe andavano sempre meglio e ho ritrovato fiducia. Certamente la foratura di Wout è stata per me un colpo di fortuna, ma anche quando era lontano non pensavo che fosse finita, tutt’altro».

La caduta costringe Van der Poel a inseguire, ne porta i segni sul mento
La caduta costringe Van der Poel a inseguire

Van Aert down

Van Aert non l’ha presa molto bene: «La foratura ha richiesto troppa fatica prima e il dopo cambio bici – ha detto – ma non ha inciso così tanto. Sono un po’ deluso da me stesso, non ho reagito come dovevo e potevo, mi sono lasciato andare soprattutto nel morale, ho perso molto prima di tagliare il traguardo».

L’amarezza di Van Aert, deluso dalla sua reazione
L’amarezza di Van Aert, deluso dalla sua reazione

Riecco Aerts

La corsa, dopo un quarto del suo sviluppo, era praticamente chiusa. Van der Poel andava sempre più guadagnando, perché sulla sabbia non aveva più freni e anzi le sue doti di equilibrio gli consentivano di pedalare anche per più metri rispetto al rivale.
La vera battaglia si sviluppava dietro e sembrava appannaggio del britannico Pidcock, come spesso successo in stagione davanti alla nuvola belga. Ma stavolta Toon Aerts, nel momento principale dell’anno, si ricordava del suo blasone e, anche complice un intoppo occorso al suddito di Sua Maestà, andava a sorpassarlo nel 7° giro, guadagnando una manciata di secondi che difendeva con i denti fino al traguardo.

Sul podio, Van der Poel fra due belgi: Van Aert e Aerts
Sul podio, Van der Poel fra due belgi: Van Aert e Aerts

Azzurri doppiati

Gli azzurri? La pattuglia tricolore è stata protagonista di una gara anonima, colpa anche dell’intoppo subìto all’inizio (la stessa salita dove nella gara femminile U23 le francesi avevano bloccato la Baroni, facendole perdere secondi preziosissimi) senza che poi abbiano trovato lo spunto per recuperare, tanto da finire doppiati, esattamente come domenica scorsa a Overijse. Il migliore è stato Bertolini, 23° davanti a Dorigoni. Ci si poteva attendere onestamente di più, mentre una discreta figura ha fatto il vecchio ex iridato Stybar, 18° a 5’42” dopo aver ripreso la bici da ciclocross abbandonata da anni…

Baroni, un quinto posto che sa di futuro

31.01.2021
4 min
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Ci sono piazzamenti che valgono come una medaglia, hanno un sapore dolcissimo di futuro: quando Francesca Baroni ha tagliato il traguardo della gara U23 dei mondiali, ha alzato il pugno come se avesse vinto. Aver tenuto dietro due olandesi, le più temute alla vigilia, ha un significato altissimo. E’ finita quinta, poteva lottare per il podio?

Le olandesi subito in forcing dal via
Le olandesi subito in forcing dal via

Trappola francese

Secondo il Ct Fausto Scotti sì, anche su un percorso così difficile e lo si capisce dalla sua lettura della gara.

«In partenza due francesi, sulla prima salita, si sono piantate – dice Scotti – e l’hanno bloccata, ha perso una ventina di secondi dalle prime che si stavano lanciando in fuga in quel preciso momento. Poi ha fatto un primo giro a tutta, transitando quinta a 25”, ma aveva speso troppo e le ho detto di stare più tranquilla. Si è ritrovata a pedalare nel secondo gruppetto, curiosamente quello con le favorite, quelle che nelle prove di Coppa del mondo viaggiano con le varie Brand e Alvarado. Non aveva timore. Nei primi due giri, sulla sabbia accusava, poi ha invertito la tendenza e ha finito per guadagnare anche su un terreno così ostico. Ha fatto un miracolo, ma dico che senza quell’intoppo iniziale era con le olandesi di testa…».

Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo: un assaggio di futuro
Van Empel è la più giovane delle olandesi, ma sceglie meglio il tempo

Tutte insieme

La gara effettivamente aveva visto subito la grande favorita, Manon Bakker (terza sia sabato scorso ad Hamme che domenica nella tappa finale di Overijse, ma contro le “grandi”) scivolare ben due volte, vedendo sfumare tutte le sue ambizioni. Davanti era la sua compagna di squadra Inge Van Der Heijden a menare le danze, provando la fuga con le altre olandese Aniek Van Alphen e Fem Van Empel insieme all’ungherese Kata Blanka Vas, altra favorita della corsa.
Gioco di squadra? Fra le ragazze olandesi è un concetto sconosciuto. La magiara, che su alcuni tratti sabbiosi guadagnava, ma su quelli più profondi, vista la sua corporatura leggerina perdeva, ha potuto usufruire del lavoro delle altre arancioni. Fatto sta che a un giro dalla fine si sono ritrovate tutte insieme, con lo spettro della grande beffa che attanagliava i tecnici arancioni.

Dietro intanto la Baroni rimaneva attaccata con la colla alla Bakker e alla britannica Kay, viaggiando sempre fra la sesta e la nona piazza, ma curiosamente dal secondo passaggio, dove il distacco era di 55”, l’azzurra non ha perso più, anche se davanti si dannavano l’anima per vincere.

Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo
Van Empel, un’altra olandese campionessa del mondo

Iride Van Empel

Nel giro finale è stata la Van Empel a prendere l’iniziativa, con la Van Alphen attaccata. L’ultimo passaggio su sabbia era invece fatale alla Vas che vedeva le altre allontanarsi. La situazione si cristallizzava all’ingresso nella parte più tecnica e l’olandese meno accreditata alla vigilia (la più giovane, è al primo anno di categoria) andava a conquistare l’iride con 3” sulla Van Alphen e 9” sulla Vas, che debellava la tenue resistenza di una Van Der Heijden, stravolta dalla fatica e forse anche irritata per il comportamento delle compagne.

Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Francesca Baroni è stata artefice di una rimonta eccezionale che sa di futuro
Francesca Baroni, Europei ciclocross, s'Hertogenbosch, 2020
Per Francesca Baroni, una rimonta eccezionale

Baroni immensa

La Baroni intanto andava a mettere la ciliegina sulla sua splendida prestazione andando a riprendere l’altra olandese Puck Pieterse (la campionessa europea), finendo splendida quinta a 54”.
«Non ci credo nemmeno io – dichiarava all’arrivo – sapevo che questo percorso non era adatto a me, ma credo di essermi difesa bene anche nei tratti meno favorevoli. Non potevo finire in maniera migliore la mia militanza fra le under 23…”.

L’azzurra passerà infatti fra le elite e viste le sue caratteristiche si candida a un ruolo importante anche nella categoria maggiore. Un talento sul quale è bene investire per il futuro, per farne una valida alternativa allo strapotere olandese.

Ostenda, prima giornata tutta arancione

30.01.2021
4 min
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Una prima giornata tutta arancione, ai mondiali di ciclocross di Ostenda. I belgi avevano preparato con cura il terreno di gara. Si erano allenati su un tracciato molto diverso dai soliti, reso durissimo non solo dalla sabbia, non solo dal lungo tratto sul bagnasciuga, ma anche dalla pioggia che ha costretto gli organizzatori addirittura a drenare l’acqua nella parte finale. Tutto inutile, la nazionale olandese ha fatto il bello e cattivo tempo: 5 medaglie su 6 disponibili e soprattutto due titoli mondiali già in cascina, aspettando “Sua Maestà” Van der Poel.

Fila lunga e arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto
Fila arancione sulla sabbia: se piove cambia tutto

Alvarado out

Fra le due gare, under 23 e donne elite, è stata quest’ultima quella più densa di emozioni, sin dalla partenza, quando alla prima curva la campionessa uscente Ceylin Del Carmen Alvarado ha svirgolato la bici frenando anche la belga Sanne Cant, che aveva preparato con cura la gara e che contava di far saltare il banco sulla sabbia.

Le due hanno perso posizioni senza più riuscire a riagganciare la vetta, mentre Denise Betsema metteva in pratica la sua tattica preferita: un primo giro a tutta per fare il vuoto. Una tattica che ha funzionato fin quasi a metà gara, ma la Brand aveva qualcosa in più soprattutto sulla sabbia (in settimana si era preparata con i colleghi maschi proprio su questo elemento) e nel terzo dei 5 giri l’ha ripresa. Solo che con lei c’era anche Annemarie Worst, quasi impalpabile per tutta la stagione, ma efficacissima nel momento che contava davvero.

Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto
Filippo Fontana era la nostra carta migliore: anche per lui 11° posto

Brand, era ora

Tre donne, tutte arancioni, a giocarsi la vittoria nell’ultimo giro: la Betsema è stata la prima fiammella a spegnersi, le altre due erano pronte a giocarsi tutto allo sprint e la Worst sembrava quella fisicamente più fresca, non così però mentalmente. Infatti sono stati due errori di pura concentrazione, a 4 curve dalla fine, a pregiudicarle una volata che a quel punto era di esito incerto.

Il podio U23: Kamp, Pim Ronhaar iridato e Kielich
Sul podio U23, due olandesi: Kamp e Pim Ronhaar iridato

Per la Brand, 31enne con due ori mondiali su strada (ma in prove a squadre) e tre podi iridati nel ciclocross negli ultimi tre anni, arriva la consacrazione dopo una crescita esponenziale soprattutto da fine dicembre.

«Per anni ho visto sfuggire questa maglia per un soffio – affermava non senza lacrime all’arrivo – ma ci ho sempre creduto, non mi sono preoccupata neanche quando la Betsema ha attaccato. Sapevo che la gara era lunga e dura, soprattutto dopo aver visto gli under 23».

Lucinda Brand scatena subito il forcing arancione
Lucinda Brand scatena il forcing arancione

Gabbiano Ronhaar

Già, la prova dei giovani, anche questa tutta arancione, ma non con l’epilogo atteso. Troppi gli errori commessi dal campione uscente Ryan Kamp, per ben due volte scivolato sui gradini di accesso al ponticello per errori di traiettoria. Molto più ordinato il suo connazionale Pim Ronhaar, per nulla impaurito dall’offensiva iniziale dei belgi, in 5 nei primi 8 all’arrivo ma logorati dal ritmo imposto dal rivale. Kamp saggiamente ha messo da parte le ambizioni personali, coprendo il compagno di squadra (che in apertura taglia il traguardo mimando il volo del gabbiano) e accontentandosi dell’argento.

Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per l’arancione Lucinda Brand la maglia iridata
Dopo esserci arrivata vicina tante volte, per Lucinda Brand la maglia iridata

Fuori dai 10

Per l’Italia la “maledizione dell’11° posto”. In questo contesto aver centrato una Top 10 avrebbe dato alla spedizione azzurra un altro significato, ma prima Fontana (che pure è stato il secondo fuori dalla santa alleanza Olanda-Belgio, battuto solo dal britannico Turner che poco ha lenito la debacle dei suoi) e poi la Lechner, partita stranamente peggio della Arzuffi (finita 14esima) sono arrivati a un tiro di schioppo dall’obiettivo minimo.

Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto
Eva Lechner era molto motivata ma non va oltre l’11° posto

«Hanno fatto quanto potevano in una giornata freddissima e su un percorso che non ti risparmia – il commento del Ct Fausto Scotti – con Eva abbiamo insistito parecchio, spronandola soprattutto nel finale. Fontana teoricamente valeva di più, anche un 5°-6° posto. Servirebbe che si dedicasse completamente alla disciplina, ma ha giuste ambizioni anche nella Mtb. Qui lottiamo contro i mulini a vento, tra sabbia e erba bagnata basta un attimo e sei a terra. La Worst ha perso il mondiale per una distrazione e qui non te lo puoi permettere».

Domani l’apoteosi finale, il duello Van der Poel-Van Aert, vincerà chi sbaglierà meno.

Ma ora Wout vuole pareggiare il conto iridato

30.01.2021
4 min
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Domani a Ostenda l’ennesimo capitolo di un libro che Wout Van Aert sta scrivendo dal lontano 2012, insieme a un altro “autore”, Mathieu Van Der Poel. E’ il libro delle loro sfide, che ormai non è più concentrato solo sul ciclocross, ma si estende anche alla strada come il Giro delle Fiandre ha dimostrato lo scorso anno.

Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Il bilancio dei duelli iridati fra Van der Poel e Van Aert vede l’olandese in vantaggio per 5-4
Wout Van Aert, Mathieu Van der Poel, Coppa del mondo ciclocross 2018. Koksjide
Per Van der Poel un mondiale più di Van Aert: 5-4

Cinque a quattro

Domani sul difficile percorso belga i due si incroceranno per un altro campionato mondiale: finora il bilancio, iniziando dai confronti fra gli junior, è di 5 titoli a 4 per l’olandese, ma nel 2020 Van Aert era ancora claudicante per la terribile caduta del Tour 2019. Per questo la sfida sul terreno di casa è per il belga così importante e la vittoria di domenica a Overijse gli ha dato quella punta di ottimismo che mancava.

«Quest’inverno ho sentito di aver raggiunto un livello migliore rispetto ai due precedenti – ha dichiarato alla vigilia della gara sul sito www.redbull.comho potuto gareggiare di più e questo mi ha fatto molto piacere. Vincere il mondiale resta un obiettivo molto importante per me, ma ora guardo anche più avanti, ad altri target relativi alla strada e questo mi aiuta ad avvicinarmi all’evento con meno tensione».

La vittoria di Overijse ha dato a Wout grande fiducia
La vittoria di Overijse ha dato a Wout grande fiducia

Solo tecnica

Dopo Overijse il portacolori del Team Jumbo Visma ha un po’ staccato la spina, per avvicinarsi al mondiale con le pile cariche.

«Il mio allenatore chiama sempre l’ultima settimana prima della gara una “settimana di dirottamento”. Mi alleno molte meno ore in modo da poter essere completamente fresco all’inizio. Il focus è quindi sull’intensità e sulle tecniche incrociate».

Solo strada

Quest’anno la preparazione di Van Aert è stata diversa dal solito: niente stage specifico a dicembre, ma fisico e mente già proiettati verso la stagione su strada, partecipando al primo ritiro pre stagionale della squadra in Spagna dedicandosi anima e corpo all’asfalto, senza neanche portarsi le bici da cross.

«Una scelta del genere non solo è molto utile per la stagione su strada – dice – ma sicuramente aiuta anche nella preparazione per il mondiale di ciclocross. Grazie al bel tempo in Spagna e alle montagne che sono riuscito a scalare lì, ho ottenuto più profitto dal mio lavoro, soprattutto sul piano della resistenza».

In ritiro con la Jumbo Visma, Wout ha lavorato solo su strada, in salita, per la resistenza
In ritiro ha lavorato solo su strada: tanta salita

Re della sabbia

Il percorso di gara gli piace molto (ci ha vinto nel 2017 ai campionati belgi), soprattutto la parte su sabbia.

«Penso che questo sia davvero un percorso – dice – che mi si addice molto bene. Pedalare sulla sabbia richiede molta forza e soprattutto una buona tecnica. E anche il ponte alto che porta in testa alla spiaggia sarà decisivo. Fondamentale sarà la partenza, anche perché è un percorso all’inizio molto stretto e credo che già dopo poco la situazione di gara sarà chiara».

Start a tutta

Torniamo quindi alle discussioni nate sabato dopo la sconfitta subita ad Hamme: se il belga riuscirà a non perdere terreno al via dal rivale, sarà una sfida ad armi pari

«Mi aspetto una partenza molto veloce – ammette – la spiaggia arriverà immediatamente dopo, quindi è importante andare a tutta velocità dall’inizio. La mia parte migliore sarà proprio quella sulla sabbia, ho lavorato molto sull’esplosività e la tecnica proprio per questo. La difficoltà ai mondiali di Ostenda è che ci sono chiaramente due parti: una parte sulla spiaggia dove si possono usare pneumatici lisci – quasi senza battistrada – e una parte nell’ippodromo dove si corre sull’erba e il clima può avere una grande influenza».

Van der Poel, il mondiale si vince sulla sabbia

29.01.2021
3 min
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Domenica, Ostenda, ore 15: Mathieu Van Der Poel dovrà svestire quella maglia arcobaleno che ha portato per un anno, rimetterla in palio contro il suo grande rivale, Wout Van Aert, nell’ennesimo capitolo di una sfida destinata a perpetuarsi da questa sabbia fino alla strada.

A Overijse, partenza sprint di Van der Poel, ma questa volta Van Aert non ha ceduto
A Overijse, partenza sprint di Van der Poel, ma questa volta Van Aert non ha ceduto

Un solo giorno

Con l’avvicinarsi dell’evento, Mathieu ha esternato davanti alle telecamere del team il suo stato d’animo alla vigilia del grande evento. Le interviste in tempo di pandemia avvengono per lo più nel freddo contatto televisivo, ma guardandolo in faccia, vedendo il suo viso tra l’annoiato e il corrucciato, è facile cogliere una certa tensione, data non solo dall’avvicinarsi della sfida, ma anche dagli esiti delle ultime gare, esiti contraddittori, che gli hanno tolto quelle certezze che solo sabato sera allignavano nella sua mente.

«Io ho sempre detto durante la stagione che la gara che conta è una e una sola, i mondiali – mette subito in chiaro l’olandese dell’Alpecin-Fenix – le altre non erano così importanti, perché non avevo qualcosa di particolare da difendere o da dimostrare. Quel che conta è solo quel che avverrà domenica».

Van der Poel è andato sul percorso, soprattutto nel tratto sulla sabbia, con suo fratello David
Van der Poel è andato sul percorso con suo fratello David

Spiaggia decisiva

VdP non fa mai il nome del suo rivale, quasi fosse un fantasma da esorcizzare, anzi fa pretattica evitando di identificare la gara iridata come una sfida a due.

«Si parte alla pari, tutti – dice – ognuno si è preparato in maniera diversa e arriva all’appuntamento per la sua strada, poi si vedrà. Ogni gara, ma anche ogni percorso è diverso, non si può fare una comparazione. Domenica la differenza si farà prima sulla spiaggia. Il tratto dal mare alla diga e dalla diga al ponte sembra molto difficile. Sarà difficile scavare tracce su quella sabbia. Spingeremo forte o avanzeremo a piedi».

Primo impatto

Il campione uscente attendeva con ansia il suo arrivo a Ostenda per verificare di persona il tracciato di gara.

«Il percorso avevo già potuto vederlo in occasione dei campionati belgi (vinti da Van Aert, ndr) – dice – ma non lo potevo giudicare solo in base a questo, non lo faccio mai. Sono abituato ad affrontarlo, a studiarlo di persona in allenamento per valutare con attenzione ogni singolo passaggio. Non mi fa paura né mi sento particolarmente fiducioso, dovevo vederlo da solo. D’altronde anche rispetto alla gara nazionale è passato tempo e quello che avevo visto va verificato, gli stessi organizzatori lo hanno modificato e reso più duro».

Più di una volta ha fatto show di potenza, soprattutto in partenza
Più di una volta ha fatto show di potenza, soprattutto in partenza

Guanto raccolto

Proclami di vittoria? No, non fanno parte del suo carattere.

«Penso di avere buone possibilità – si mantiene cauto il campione arancione – le ultime uscite sono state davvero buone, tali da farmi entrare nell’ultima parte della preparazione con il feeling giusto. Mi sono preparato meglio che posso, spero di vivere una bella giornata come quella dello scorso anno e so che è ampiamente possibile. Ci è stato presentato un percorso in cui entrambi possiamo fare le nostre cose. Io sarò in vantaggio nell’ippodromo, mentre il ponte e la spiaggia saranno migliori per Wout».

Van Aert, con l’azione di domenica a Overijse, gli ha lanciato il guanto di sfida, VDP è pronto a raccoglierlo.

A Ostenda la prima maglia iridata eco-friendly

29.01.2021
4 min
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Si comincia da Ostenda, ai campionati del mondo di ciclocross più blindati della storia, con le prime maglie iridate Santini tessute con filati riciclati. E’ singolare rendersi conto di come la spinta green sia ormai inarrestabile e sia altrettanto necessario comunicare la propria adesione, per non rimanere giù dal treno. Non basta. Anche il packaging in cui verranno confezionate sarà compostabile e smaltibile nell’umido. Racconta tutto Stefano Devicenzi, Marketing Specialist di Santini, con cui avevamo già passato in rassegna le dotazioni della Trek-Segafredo nella nostra precedente visita all’azienda di Lallio.

Ecco la prima maglia iridata ecologica, nella sua confezione compostabile
Ecco la prima maglia iridata ecologica, nella sua confezione compostabile
Un’iniziativa partita dall’Uci?

Partita da punti diversi, compreso il loro. Uci è una federazione che ha tra le sue finalità lo sviluppo mondiale del ciclismo e l’ecosostenibilità è un tema importante. Per cui quando abbiamo rinnovato l’impegno, l’esigenza di spingere in una certa direzione ci è stata ribadita. Già da prima però avevamo iniziato anche noi a valutare questo aspetto, che di recente ha avuto l’impennata di cui si diceva poco fa. Perciò, a partire dal 2021, tutte le maglie da podio Uci e quelle destinate alla vendita saranno realizzate con filati Polartec che derivano da plastiche riciclate. Ma proprio dalle bottiglie…

Le maglie e anche il packaging, giusto?

Esatto. Il materiale che utilizziamo al tatto sembra più duro del precedente, che era morbido quasi come i sacchetti dell’umido. In realtà quella era plastica al 100 per cento, mentre i nuovi, pur diversi al tatto, sono compostabili e si smaltiscono nell’umido.

Un’attenzione che rimarrà limitata alla produzione Uci?

La stiamo estendendo a tutto il magazzino fino a coprire l’intera collezione estiva 2021 e a seguire tutta la nostra produzione. In realtà si tratta di un’evoluzione fisiologica, essendo iniziata con la divisa estiva della Trek già nel 2020, presentata a Londra nel 2019, anche se ai tempi lavoravamo con tessuto Ecofabric RECY by Corno (un tessuto ecologico prodotto con filati riciclati da materiali usati o dispersi nell’ambiente) e il Native-Ecoknit di Sitip, realizzato anch’esso con fibre e filati riciclati.

Così Polartec ha annunciato la produzione di tessuti da bottiglie di plastica
Così Polartec ha annunciato la produzione di tessuti da bottiglie di plastica
Le maglie perdono o cambiano proprietà?

Niente di tutto ciò, mantengono le stesse, perché il tessuto subisce e sopporta ottimamente le stesse rivoluzioni e le lavorazioni di un prodotto tradizionale. Possiamo applicargli trattamenti antiacqua o anti raggi UV e non c’è alcuna differenza. Il risultato finale è identico. E’ come se volessi produrre cartone. Puoi farlo partendo dalla cellulosa, quindi abbattendo alberi. Oppure utilizzando carta riciclata. Il prodotto finale è lo stesso.

E’ immaginabile l’impiego di tessuti riciclati anche per l’invernale?

Ad ora siamo sull’estivo, ma è immaginabile un’estensione step by step. Un giubbino termico nasce dall’accoppiamento di materiali diversi, per cui c’è bisogno di uno sviluppo che probabilmente non tarderà ad arrivare. Come con le auto elettriche, che di anno in anno fanno degli passi ulteriori verso affidabilità e praticabilità.

Stampare un giornale su carta riciclata costa più che su carta nuova…

Immagino che forse anche questi tessuti costino qualcosa in più, non saprei dire quanto, perché la lavorazione per estrarre i polimeri dalle bottiglie di plastica non è banale. Ma anticipo la domanda: noi non abbiamo aumentato i prezzi. Le maglie costano come prima, gli unici aumenti sono quelli imposti dal mercato.

La specifica dei colori dell’iride da parte dell’Uci non ammette eccezioni
La specifica dei colori dell’iride Uci non ammette eccezioni
E’ curioso vedere come di colpo l’ambiente stia a cuore a tutti…

Pensate che il materiale dei nuovi imballaggi è stato messo a punto nel 2011, ma prima non ha avuto grandi applicazioni nel mondo del ciclismo. Aggiungete che questo cambiamento per noi nasce anche dalla necessità di ridurre la plastica che, in proporzione, è superiore nella confezione di una maglia di 30 grammi che in una bicicletta. Quasi pesava più la busta della stessa maglia. Per questo stesso motivo, fatta salva l’ultima volta a causa del Covid, ai corridori della Trek-Segafredo abbiamo smesso di dare gli scatoloni con dentro i capi imbustati.

Come mai?

Se entravi nella stanza di un corridore nel giorno in cui gli davano la dotazione, ti trovavi davanti a un’esplosione di carta e buste. Quindi loro aprivano tutto e lo mettevano nelle valigie. Così cosa abbiamo fatto? Prepariamo noi le valigie, mettendo dentro la dotazione senza imballo. Comunque confermo che da un anno all’altro è diventato fondamentale poter dire di essere davvero eco-friendly. Come per le case automobilistiche. Anche quelle con i motori super potenti piano piano si sono viste costrette a mettere in gamma quantomeno un’ibrida. Magari non c’è mai stata la corsa ad arrivarci prima dei competitor, ma adesso sarebbe davvero brutto essere fuori da questa dimensione.