Il segreto di Conci e la nuova vita alla Gazprom

09.11.2021
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Nicola Conci ha 24 anni ed è professionista da quando ne aveva venti. Il trentino fra i grandi c’è arrivato con lo zaino pieno di aspettative, perciò non stentiamo a credere che a un certo punto qualcuno possa aver detto: «Sì, vabbè, ma allora?». In effetti, limitandosi agli ordini di arrivo, ci sarebbe tutto per dire che le promesse siano cadute nel vuoto. Neanche una vittoria. Miglior risultato il sesto posto alla Coppa Sabatini del 2020 e il quinto in generale nella Coppi e Bartali dello stesso anno. Qualche fuga, una bella Sanremo lo scorso anno e poco più…

Nicola del resto non ha mai detto nulla, perciò un po’ tutti, senza sapere e a vario titolo, hanno parlato di fatica nel reggere la concentrazione e di scarsa determinazione. E lui zitto, assecondando le domande di chi cercava una spiegazione. Quando finalmente al suo posto parlò un amico comune, ugualmente Conci chiese di non scrivere nulla. Finché alla Coppa d’Oro di metà settembre ci raccontò tutto, pregandoci però di non dirlo: quando ci sono di mezzo salute e privacy, non hai grosse alternative. Ora però che il contratto con la Gazprom è stato firmato e che finalmente il trentino ha ripreso ad allenarsi, la vera storia delle sue difficoltà si può raccontare. E chi si era chiesto dove fosse finito, magari avrà la sua risposta.

Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti
Nei primi anni Conci ha continuato a crescere, poi il progresso si è fermato per motivi clinici ora (si spera) risolti

La prima fitta

La prima fitta la sentì nel 2018, al primo anno da professionista, ma pensò che fosse semplice mal di gambe. Così non era e le cose andarono peggiorando. La posizione sulla bici da crono divenne presto insopportabile e anche durante quella bella tappa col passo Manghen al Giro del 2019, quando passò in fuga davanti casa sulla strada verso Monte Avena in cui avrebbe lavorato per Ciccone, il dolore di colpo tornò a farsi sentire. Succedeva ogni volta in cui c’era da spingere a fondo.

«Ho impiegato più di un anno per decidermi a operarmi – racconta – perché tutto sommato nei primi due da pro’ pian pianino venivo migliorando. Forse stando bene sarei cresciuto più rapidamente e magari mi ha fregato il Covid, perché se nel 2000 si fosse corso normalmente, mi sarei deciso a farlo prima. Invece quest’anno il dolore si è accentuato e ho dovuto operarmi a metà stagione. Mi dispiace, perché se fossi stato bene avrei potuto puntare a un bel finale. E devo ringraziare la Trek-Segafredo, che avrebbe potuto chiedermi di non farlo, invece mi ha lasciato libertà».

Un’arteria ostruita

L’intervento ricorda quello di Aru per risolvere l’ostruzione dell’arteria iliaca, ma per operarsi Nicola è andato da un luminare olandese. Non è più stato possibile rimandarlo a causa di dolori lancinanti per i quali spesso Nicola ha dovuto rialzarsi o smettere di pedalare. Solo che lui, invece di spiegarlo, se lo è tenuto dentro. Al punto che gli stessi allenatori della Trek, preso atto della problematica, si sono spiegati come mai il suo rendimento non crescesse come si aspettavano. Forse anche per questo la squadra, pur avendogli comunicato che non avrebbe rinnovato il contratto, gli ha concesso di operarsi senza battere ciglio, perché potesse riprendere al meglio nella stagione successiva.

«L’intervento c’è stato ai primi di agosto – spiega – e in tutto sono stato fermo per due mesi, fra degenza e riabilitazione. Ma è andato bene e ora mi sento bello motivato. Posso spingere. Non sto facendo chissà quali sforzi perché siamo a novembre e non avrebbe senso fare grandi lavori. Perché non l’ho detto? Perché non mi piace raccontare le mie cose personali e perché così mi ha consigliato Maurizio (Fondriest, da sempre suo consigliere, ndr)».

La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 di Conci dopo 13 vittorie da junior
La vittoria di San Vendemiano è stata una delle due perle della carriera da U23 dopo 13 vittorie da junior
Quando adesso pedali ti viene mai il pensiero che il dolore possa tornare?

La paura è costante, credo sia un pensiero che non mi toglierò mai. Anche se andrò forte, so che in alcuni casi il problema è tornato. Per cui a fine stagione dovrò fare altre visite. Il tarlo da qualche parte c’è ancora…

Intanto però hai cambiato squadra, anche se i tuoi preparatori di prima hanno capito il perché del rendimento incostante…

Ho scelto di ricominciare da un’altra parte perché era giusto così. La Gazprom è una squadra solida, è arrivato Sedun a fare il responsabile per la performance e i materiali e l’esperienza fatta con l’Astana è molto importante. Mi aveva cercato anche la Eolo-Kometa, fa piacere che qualcuno abbia continuato a credere in me. Di solito a questo punto il commento è che con Eolo avrei fatto il Giro, mentre con Gazprom non si sa. Ed è anche il momento in cui rispondo che in questa fase della mia carriera sono in cerca di altro.

Che cosa adesso vuole Nicola Conci?

Senza dubbio voglio ritrovare sensazioni e prestazioni. Se devo staccarmi, voglio che sia perché non ce la faccio più, non perché la gamba mi impedisce di spingere. Penso che se le cose vanno come devono, il mio posto può essere nuovamente davanti, vicino a quelli che si giocano le corse. Devo dimostrare a me stesso che sto bene.

La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
La crono e la sua posizione estrema sono stati per tutto il tempo grande fonte di dolore
Primo ritiro in vista?

Il primo sarà a breve a Lonato del Garda per gestire le problematiche tecniche. Poi invece a dicembre andremo per 18 giorni a Calpe. E io nel frattempo vado in palestra ed esco in mountain bike, perché quassù in Trentino in questi giorni è davvero freddo. A Bergamo, dove vivo con la mia ragazza Alessia (anche lei di Pergine, ma trasferita in Lombardia per lavoro, ndr), ci sono almeno 5 gradi di più. Stamattina c’erano 6-7 gradi e a questo punto se non altro non vedo l’ora che nevichi per andare a farmi una sciata con le pelli sotto.

Hai mai pensato che non ci sarebbe stato un lieto fine?

Ci sono stati tanti momenti. Quando sei abituato a vederti in una certa posizione, ti assalgono i pensieri negativi che per fortuna sono passati. Adesso la testa è tutta sul nuovo inizio. Quest’anno mi sono fermato presto, l’ultima corsa è stato il campionato italiano a giugno. Ho ripreso da qualche settimana. Ho una gran voglia di spingere e di stare bene.