Dopo il Delfinato, chiuso anzitempo durante l’ottava tappa (in apertura si scalda al via di una delle tante frazioni di montagna), e prima dei campionati italiani, Oliviero Troia è a casa per recuperare le forze. Sullo sfondo si riconosce la voce del figlio Giulio, che ha compiuto un anno a marzo. In Puglia, “Olly” avrà il suo bel da fare, dovendo lavorare per Covi e Formolo. Il giorno sarà caldo e di gregari italiani in squadra non ce ne sono altri.
Quello in corso è il sesto anno al UAE Team Emirates, una squadra che dal suo arrivo ha cambiato decisamente direzione e pelle. Al punto che per un granatiere come lui non c’è stato ancora posto fra Giro e Tour, per i quali s’è scelta da un pezzo la linea degli scalatori.
«Il mio periodo – dice – sarebbero state le classiche del Belgio. Anche questa è stata una stagione particolare fra Covid e cadute. In Belgio ho sempre lavorato per Trentin, dal Fiandre alla Roubaix, facendo anche il lavoro in partenza. E nei momenti giusti ci si è messa la sfortuna. Alla Roubaix ero davanti con Matteo nella Foresta di Arenberg, ma ho bucato e ho dovuto farla tutta con la ruota a terra. E quando ho cambiato la ruota, la corsa era già lontana».
Molano provocato
Dopo le classiche, lo hanno assegnato al treno di Molano, che però al Delfinato si è fatto squalificare per aver dato una manata a Hugo Page nella sesta tappa.
«Sinceramente – ammette – non ho assistito alla scena. Quel giorno ho tirato per lo sprint e poi mi sono rialzato. Posso però dire che già due giorni prima, Page fece un’entrata su Molano facendolo quasi cadere e lui gli disse di stare attento. In televisione la provocazione non si vede, perché le immagini iniziano dal momento in cui è il nostro a reagire. Ma quel giorno sicuramente si è spaventato e il suo gesto in corsa è stato per difesa. Sono cose che non si fanno, ma anche l’altro non si è comportato da santarellino. Rischiare di cadere a 75 all’ora può rendere nervosi...».
Obiettivo contratto
Quel che manca al momento sono fortuna e fiducia, che camminano spesso a braccetto quando sai di dover rinnovare il contratto e non riesci a fare quel che vorresti.
«Il fatto di non andare al Tour – dice – poteva essere prevedibile, perché Pogacar ha bisogno di scalatori e in squadra c’è la rincorsa per partecipare. Chi va in Francia lo sa da tempo, in modo da poter impostare la preparazione. Mi è dispiaciuto non fare il Giro, questo devo ammetterlo, e spero a questo punto di poter andare alla Vuelta. Il discorso del contratto? Spero di rimanere e di poterlo rinnovare».
Basta sfortuna
Per questo sarà importante dare una bella sterzata al resto della stagione. Dopo i campionati italiani, il ligure andrà perciò in altura e da lì inizierà a ragionare sul calendario, che lo vedrà in primis impegnato al Giro di Vallonia di fine luglio.
«Bisogna che gli astri si allineino nel modo giusto – dice – perché la condizione ce l’ho. Al Tro Bro Leon ero davanti, ma ho avuto problemi alla bici ai meno 20 e non sono riuscito a rientrare. Ora mi hanno affiancato a Molano e la cosa potrebbe funzionare. Perciò adesso sarà importante fare un bel lavoro agli italiani e poi avere un bel programma per la seconda metà. So quello che posso dare, mi piace quando ho il mio spazio. Serve solo che le cose girino nel verso giusto».