Troia, unico gregario UAE ai tricolori. E su Molano squalificato…

17.06.2022
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Dopo il Delfinato, chiuso anzitempo durante l’ottava tappa (in apertura si scalda al via di una delle tante frazioni di montagna), e prima dei campionati italiani, Oliviero Troia è a casa per recuperare le forze. Sullo sfondo si riconosce la voce del figlio Giulio, che ha compiuto un anno a marzo. In Puglia, “Olly” avrà il suo bel da fare, dovendo lavorare per Covi e Formolo. Il giorno sarà caldo e di gregari italiani in squadra non ce ne sono altri.

Quello in corso è il sesto anno al UAE Team Emirates, una squadra che dal suo arrivo ha cambiato decisamente direzione e pelle. Al punto che per un granatiere come lui non c’è stato ancora posto fra Giro e Tour, per i quali s’è scelta da un pezzo la linea degli scalatori.

«Il mio periodo – dice – sarebbero state le classiche del Belgio. Anche questa è stata una stagione particolare fra Covid e cadute. In Belgio ho sempre lavorato per Trentin, dal Fiandre alla Roubaix, facendo anche il lavoro in partenza. E nei momenti giusti ci si è messa la sfortuna. Alla Roubaix ero davanti con Matteo nella Foresta di Arenberg, ma ho bucato e ho dovuto farla tutta con la ruota a terra. E quando ho cambiato la ruota, la corsa era già lontana».

Alla Roubaix era in testa con Trentin nell’Arenberg, poi ha bucato e addio sogni…
Alla Roubaix era in testa con Trentin nell’Arenberg, poi ha bucato e addio sogni…

Molano provocato

Dopo le classiche, lo hanno assegnato al treno di Molano, che però al Delfinato si è fatto squalificare per aver dato una manata a Hugo Page nella sesta tappa.

«Sinceramente – ammette – non ho assistito alla scena. Quel giorno ho tirato per lo sprint e poi mi sono rialzato. Posso però dire che già due giorni prima, Page fece un’entrata su Molano facendolo quasi cadere e lui gli disse di stare attento. In televisione la provocazione non si vede, perché le immagini iniziano dal momento in cui è il nostro a reagire. Ma quel giorno sicuramente si è spaventato e il suo gesto in corsa è stato per difesa. Sono cose che non si fanno, ma anche l’altro non si è comportato da santarellino. Rischiare di cadere a 75 all’ora può rendere nervosi...».

Obiettivo contratto

Quel che manca al momento sono fortuna e fiducia, che camminano spesso a braccetto quando sai di dover rinnovare il contratto e non riesci a fare quel che vorresti.

«Il fatto di non andare al Tour – dice – poteva essere prevedibile, perché Pogacar ha bisogno di scalatori e in squadra c’è la rincorsa per partecipare. Chi va in Francia lo sa da tempo, in modo da poter impostare la preparazione. Mi è dispiaciuto non fare il Giro, questo devo ammetterlo, e spero a questo punto di poter andare alla Vuelta. Il discorso del contratto? Spero di rimanere e di poterlo rinnovare».

Nella tappa di Laval alla Boucle de la Mayenne, Molano abbraccia Troia dopo la vittoria
Nella tappa di Laval alla Boucle de la Mayenne, Molano abbraccia Troia dopo la vittoria

Basta sfortuna

Per questo sarà importante dare una bella sterzata al resto della stagione. Dopo i campionati italiani, il ligure andrà perciò in altura e da lì inizierà a ragionare sul calendario, che lo vedrà in primis impegnato al Giro di Vallonia di fine luglio.

«Bisogna che gli astri si allineino nel modo giusto – dice – perché la condizione ce l’ho. Al Tro Bro Leon ero davanti, ma ho avuto problemi alla bici ai meno 20 e non sono riuscito a rientrare. Ora mi hanno affiancato a Molano e la cosa potrebbe funzionare. Perciò adesso sarà importante fare un bel lavoro agli italiani e poi avere un bel programma per la seconda metà. So quello che posso dare, mi piace quando ho il mio spazio. Serve solo che le cose girino nel verso giusto».

Troia gregario Doc. E la UAE se lo tiene stretto

20.11.2020
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Giusto ieri, con Edward Ravasi avevamo parlato anche di Oliviero Troia, uno dei “quattro moschettieri” che la UAE si accaparrò qualche anno fa al termine del 2016. Con loro c’erano anche Filippo Ganna e Simone Consonni. Tre, chi prima e chi dopo, sono andati via da questo team, mentre Olly è rimasto. E rimarrà.

«Il rinnovo – spiega – è stato firmato ad ottobre. Volevamo incontrarci, ma alla fine con la situazione che c’è ho firmato da casa tramite il mio procuratore Mattia Galli. La prima volta che ci vedremo parleremo per bene, però di base l’accordo l’avevamo già trovato nel corso della stagione».

Oliviero ha provato a pedalare con lo scafoide rotto
Oliviero ha provato a pedalare con lo scafoide rotto

Scafoide a pezzi

Come per molti ragazzi italiani, anche Oliviero non ha vissuto un’annata fortunatissima, visto che si è conclusa anzitempo per una frattura allo scafoide.

«E’ stato un anno difficile – racconta il ligure – dovevo fare il Giro, ma al Matteotti mi sono rotto lo scafoide. E ho scoperto che è un osso molto difficile da far rimarginare in quanto in quella zona c’è poca irrorazione di sangue. Ho impiegato due mesi per chiudere la questione. Dopo un mese  mi hanno fatto fare una risonanza e la frattura non si era ancora completata. Non riuscivo ad andare in bici. Anche fare i rulli era impossibile, così sono andato in palestra. 

«Io volevo andare in Belgio per la classiche, ma ho visto che era davvero impossibile. A quel punto ho chiamato la squadra e gli ho detto: ci vediamo l’anno prossimo».

Troia in testa al gruppo…
Troia in testa al gruppo…

Gregario vero

Spesso i corridori come Oliviero passano inosservati. In una UAE che ha vinto il Tour, che si sta rinforzando sempre di più, che compra addirittura Majka per metterlo a tirare, un corridore come Troia rischia fortemente di passare in secondo piano.

«Il mio lavoro avviene molto spesso nella prima parte di corsa e per questo non mi vedo molto. Sembra quasi che non fai nulla, ma non è così ovviamente. Quest’anno alla Sanremo ho tirato fino alla Cipressa. E la squadra certe cose le nota. Conosce il mio impegno e la volontà di esserci sempre».

Le nota di sicuro se gli ha rinnovato il contratto per due anni! Una scelta che dà coraggio al gigante (Oliviero è alto 1,91 metri) di Bordighera. 

Le corse più filanti sono quelle più adatte a lui e il direttore sportivo con cui è più a contatto, Simone Pedrazzini, lo sa bene. Non a caso lo ha inserito nel “gruppo Gaviria”, dove serve la cavalleria pesante.

«Eh già… spesso ero in camera con Fernando, c’è un bel rapporto tra noi. Devo dire che è anche uno dei capitani più esigenti, però questo è anche uno stimolo. Quest’anno alla Milano-Sanremo mi ha detto: Olly, tira fino alla Cipressa che così risparmiamo un uomo. Io l’ho fatto, ma era da Pavia che prendevo aria! Gli altri anni magari non ci riuscivo, ma quest’anno mi ci sono messo del tutto, ho tenuto duro quel pizzico in più e sono arrivato all’imbocco della salita. Poi lì, chiaramente mi sono spostato e sono entrati in gioco gli altri. Però è stato un bel lavoro e, come ripeto, anche uno stimolo».

Oliviero Troia e Fernando Gaviria
Oliviero Troia e Fernando Gaviria

Sognando il Nord

Il gregarione perfetto, insomma. Spirito di sacrificio, spirito di squadra e una grande passione nel mestiere che svolge. D’altra parte per chi è nato con la Sanremo che passa sotto il “balcone di casa” non può essere diversamente.

«Per me il ciclismo è tutto: vita, passione, lavoro, divertimento. E’ quel che voglio. Nel WorldTour è difficile entrare e restarci, per questo è importante trovare subito il proprio spazio e la propria dimensione. E io credo di averla trovata. Evidentemente il team ha fiducia in me. Poi, non nego di avere anche altre ambizioni. Mi piacerebbe arrivare davvero forte alle classiche del Nord e far bene lassù».

E da quelle parti in qualche modo già ha fatto bene. Era il 2016 e Troia vestiva i colori della Colpak. Stava coronando un sogno, quello di vincere la Parigi-Roubaix Espoirs, quella riservata ai dilettanti. Il colpaccio però si è concluso a quattro chilometri dal traguardo. «Da dietro mi hanno ripreso e a quel punto è partito Pippo e almeno l’ha vinta lui».

Magari cogliendo l’occasione, quel sogno potrà riprenderlo. Le pietre non si muovono, sono lassù che lo aspettano.