Nel mondo del ciclismo professionistico, ogni dettaglio conta. Gli occhiali non sono solo un accessorio estetico, ma un elemento fondamentale per la prestazione e la sicurezza. Per capire meglio come un corridore seleziona il proprio modello ideale, abbiamo parlato con Michele Gazzoli, atleta della XDS-Astana.
Il team kazako ha come partner tecnico Oakley, brand di riferimento per innovazione e design. La gamma dell’azienda californiana offre un’ampia varietà di modelli, ognuno con caratteristiche specifiche che possono fare la differenza in gara. Ma come si orienta un professionista nella scelta? Si tratta di un equilibrio tra visibilità, comfort, compatibilità con il casco e prestazioni aerodinamiche. E per i professionisti, ogni piccolo dettaglio può fare la differenza tra la vittoria e una giornata difficile in gara. E ora sentiamo cosa ci ha detto Gazzoli.
Michele, quali sono i criteri fondamentali nella scelta degli occhiali?
La cosa più importante è la versatilità. Oakley ha una gamma talmente ampia che ognuno riesce a trovare il modello perfetto. Ci sono corridori che ancora oggi usano modelli di dieci anni fa, come Alaphilippe con i Jawbreaker, che restano attuali e performanti. Personalmente, prediligo i Kato, perché sono perfetti per la mia conformazione del viso e mi garantiscono un’ottima visibilità. Alla fine, estetica e funzionalità vanno di pari passo.
Cosa rende i Kato il modello perfetto per te?
La calzata è fondamentale. I Kato hanno una struttura a maschera che segue perfettamente la linea del naso, senza interruzioni. Questo li rende molto avvolgenti e stabili. La caratteristica principale è che la lente è un monoblocco, con le stanghette direttamente collegate. Ogni corridore ha un modello che preferisce, ma la vera costante tra tutti gli Oakley è la qualità della lente. Ho provato tanti occhiali, ma la differenza con Oakley si nota soprattutto in condizioni di luce intensa.
Cosa intendi?
Con altre marche, il sole può essere fastidioso, mentre con Oakley la visibilità resta ottimale. E questo succede spesso quando si pedala controluce. Può essere davvero fastidioso, ci sono riflessi (di conseguenza ne viene meno anche la sicurezza, ndr), con questo brand tutto ciò non succede. A mio avviso è un bel vantaggio.
Come hai scelto il tuo modello? Prima hai parlato anche di estetica, ma la componente tecnica non conta?
No, no… conta eccome. Ho testato diversi occhiali, sfruttando il vantaggio di avere accesso a quasi tutta la gamma. Alla fine, almeno per me, la scelta si basa su due fattori: calzata e estetica. Per me la vestibilità conta per il 60 per cento, mentre l’aspetto estetico per il 40 per cento. Gli occhiali devono essere belli, ma soprattutto comodi. Durante la gara uso prevalentemente i Kato, ma anche gli Encoder sono molto validi.
Gli occhiali devono essere compatibili con il casco: un aspetto spesso scontato e non sempre casco e occhiali vanno d’accordo. A volte un certo casco non fa aderire bene l’occhiale. Come risolvi questo problema?
Vero, e infatti una delle caratteristiche migliori dei Kato è la regolazione delle stanghette. Si può modificare l’angolazione della lente per adattarla meglio al viso e al casco. Se hai un naso più basso, per esempio, o una forma del viso diversa, puoi inclinarli per migliorare la vestibilità. Un altro dettaglio utile è la linguetta, che non si vede, sulle stanghette. Questa aiuta a fissarli saldamente quando li appoggi sul casco durante una salita, magari. Sono piccoli accorgimenti che fanno la differenza.
Avete carta bianca anche sulla lente?
Sì. La lente è l’elemento più importante. In gara, quando hai il sole contro, come dicevo, una buona lente cambia tutto. Ho provato molte marche, ma con Oakley la luce viene filtrata in modo perfetto, senza abbagliamenti. Per ogni condizione atmosferica esiste una lente specifica: ci forniscono sia le classiche, sia quelle per la pioggia, che possono essere rosa o trasparenti. Inoltre, abbiamo potuto scegliere i colori della montatura e delle lenti per abbinarli ai colori del team.
Con occhiali sempre più grandi, come cambia la visione periferica? Spesso la montatura massiccia può essere fastidiosa…
L’assenza di montatura nei Kato garantisce una visuale periferica ottimale. Non ci sono ostacoli ai lati o sotto la lente, quindi la visione resta ampia e libera. Anche con altri modelli, come gli Encoder o i nuovi Sphaera, la struttura è progettata per massimizzare il campo visivo. Rispetto al passato, le lenti sono più grandi e la montatura, se presente, è posizionata in modo da non disturbare la vista.
L’aerodinamicità degli occhiali influisce sulla scelta?
Nel ciclismo moderno, l’aerodinamica è fondamentale. Anche se non ci forniscono dati specifici sui vari modelli, basta vedere quanto l’occhiale si integra con il casco per capire che ha un impatto. Quando il design si adatta perfettamente, si riduce la resistenza dell’aria. Non dico che diventi un tutt’uno, ma avere un’accoppiata occhiale-casco ben studiata aiuta sicuramente.