La tecnologia MagneticDays strizza l’occhio alla Coppa America

25.09.2023
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Non rappresenta una novità rilevare che le specifiche caratteristiche tecniche del trainer JARVIS, unitamente alle possibilità di analisi che il sistema MagneticDays è in grado di offrire all’utente, vengano frequentemente utilizzate come strumenti per la ricerca e la sperimentazione da parte di importanti Università Italiane. Quello che sin dalle sue prime versioni non è mai stato considerato quale un semplice “rullo” per affinare i propri allenamenti in bicicletta, è stato difatti nuovamente scelto ed individuato quale strumento di analisi a supporto della ricerca scientifica applicata al movimento e alla fisiologia umana. Nello specifico, lo studio più recente è stato pubblicato lo scorso agosto sulla piattaforma Frontiers. Il titolo era:Ventilation and perceived exertion are sensitive to changes in exercise tolerance: arm+leg cycling vs. leg cycling.

Il progetto è stato condotto da un gruppo di ricerca, che ha coinvolto attivamente due dipartimenti. Quello di Scienze del Movimento, dell’Uomo e della Salute dell’Università degli Studi di Roma “Foro Italico”. Il secondo è stato il Division of Respiratory and Critical Care Physiology and Medicine dell’Istituto Lundquist per l’Innovazione Biomedical che fa parte del Centro Medico americano Harbor-UCLA con sede a Torrance, in California.

Un rendering della strumentazione ideata da MagneticDays per i test
Un rendering della strumentazione ideata da MagneticDays per i test

Due Università coinvolte

Lo studio proviene da un ambito sportivo ben lontano da quello del ciclismo, ovvero dalla vela. Non a caso il promotore e finanziatore di questa ricerca è stata la divisione Italiana di Harken. Azienda internazionale specializzata nella produzione di hardware per la vela ad alte prestazioni i cui prodotti sono un vero e proprio “must” in eventi di livello mondiale quali la Coppa America, l’Ocean Race, le Olimpiadi e il mondiale Maxi. Nel 2017, il Team New Zealand presentò per la prima volta un’innovazione all’interno del proprio equipaggio, i cosiddetti “grinder-ciclisti”. Questi sfruttavano la forza delle gambe, invece di quella delle braccia, per alimentare i sistemi idraulici di bordo, generando così una potenza decisamente superiore. Anche grazie a questo accorgimento, il team velico neozelandese ottenne una vittoria netta in quell’edizione della Coppa America.

Proprio da quello specifico avvenimento è notevolmente aumentato l’interesse verso il ciclismo e l’utilizzo del movimento delle gambe al posto di quello degli arti superiori. Per questo Harken ha promosso una ricerca approfondita per lo sfruttamento combinato dei due movimenti. Lo studio della componente fisiologica dal 2017 è stato il centro di molti studi portati avanti dai Team principali di Coppa America e dalle grandi aziende coinvolte nel mondo della vela professionistica con l’obiettivo di sfruttarne tutti i vantaggi per elaborare strategie sempre più competitive.

Alessandro Vanotti, ambassador MD, con Marco Sbragi che di MagneticDays è il CEO
Alessandro Vanotti, ambassador MD, con Marco Sbragi che di MagneticDays è il CEO

Un test con due JARVIS indipendenti

L’utilizzo della tecnologia MagneticDays ha ricoperto un ruolo fondamentale nella valutazione dei parametri fisiologici oggetto di questo complesso studio. La finalità era quella di verificare l’effettiva condizione della frequenza respiratoria (fR) quale marcatore dello sforzo fisico, e variabile sensibile alle modificazioni della tolleranza all’esercizio. Per lo studio sono state utilizzate due tipologie di attività: un esercizio simultaneo gambe e braccia (Arm+Leg) come quello dei “grinder-ciclisti”, e uno con coinvolte solamente le gambe (Leg). La ricerca ha coinvolto un campione di dodici uomini sottoposti a sei test di valutazione ciascuno nel corso dei quali sono state registrate durante l’esecuzione la tolleranza all’esercizio, lo sforzo percepito e le variabili cardio respiratorie. 

Tutti i test sono stati eseguiti utilizzando la tecnologia offerta dal JARVIS applicata ad un ergometro multimodale. Si tratta di uno strumento realizzato ad hoc da MagneticDays in grado di combinare il movimento delle gambe a quello delle braccia. La gestione dei due JARVIS è indipendente l’una dall’altra. In modo da consentire la registrazione e la misurazione della potenza erogata dai due diversi movimenti in modo separato.

MagneticDays

Bolton Equities, alla base del ciclismo neozelandese

31.01.2023
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Il mondo dei team continental è vastissimo e spesso misconosciuto, ma fra gli oltre 100 sodalizi esistenti in tutto il mondo si nascondono anche realtà che meritano di avere l’attenzione, perché possono insegnare qualcosa anche dove il ciclismo ha una tradizione consolidata come da noi. La Bolton Equities ne è l’esempio: non è un team come gli altri, ma una vera e propria scuola di ciclismo, sulla quale si fonda tutta la tradizione ciclistica della Nuova Zelanda, capace di cogliere ripetuti successi anche a livello olimpico. Anche per questo nel 2023 è salita di livello, fra le professional.

Per seguire l’evoluzione del team e farlo crescere, da qualche anno alla sua guida c’è Franky Van Haesebroucke, ex corridore belga a cavallo dell’inizio del secolo, con buoni risultati nelle classiche nazionali. Franky ha completamente cambiato la sua vita investendo tutto se stesso in questo progetto, andando dall’altra parte del mondo. Perché la Bolton Equities Black Spoke non è solo un team, ma una vera e propria scuola di ciclismo.

Franky Van Haesebroucke dopo una buona carriera da pro’ ha investito tutto nel progetto all black (foto Wielerflits)
Franky Van Haesebroucke dopo una buona carriera da pro’ ha investito tutto nel progetto all black (foto Wielerflits)

«La squadra fondamentalmente è nata proprio per aiutare i corridori neozelandesi ad avere opportunità per correre in Europa – racconta il 52enne manager fiammingo – L’idea è stata di Scott Guyton, un manager che ha corso in Europa per il team Linda McCartney. Ha convinto un ricco investitore, Murray Bolton, a creare una squadra all’uopo. In soli due anni abbiamo ottenuto molti risultati, così abbiamo deciso di salire un gradino e diventare un team professional. Quel che conta è abbinare gare importanti a prove più piccole per permettere ai giovani di crescere e rinnovare sempre più la squadra».

Che differenza hai trovato tra il ciclismo belga e il ciclismo neozelandese?

Il problema è che in Nuova Zelanda ci sono solo due gare importanti in un anno. La Cycle Classic, disputata pochi giorni fa e la Gravel and Tar Classic che è una gara Uci 1.2. Il resto è fatto di gare locali. Ma per crescere i corridori devono confrontarsi con i grandi, quindi venire in Europa e questo è molto costoso. Non puoi farlo per qualche settimana, ma per tutta la stagione. Quindi devi avere anche una buona famiglia che ti sostenga, anche economicamente. Per loro è un lavoro molto duro venire in Europa, ma hanno fame di correre. Prima, coloro che riuscivano a trovare un ingaggio in team europei si sentivano alla lunga molto soli. Qui si è creata una grande famiglia, dove tutti devono aiutarsi a vicenda per avere successo. Nel 2022 abbiamo vinto gare con otto corridori diversi, credo che questo sia l’esempio di come il sistema funzioni.

Subito un trionfo per il team: James Oram si è aggiudicato la Cycle Classic (foto organizzatori)
Subito un trionfo per il team: James Oram si è aggiudicato la Cycle Classic (foto organizzatori)
Quanto è importante la squadra per lo sviluppo del ciclismo neozelandese?

Enormemente. Si è innescato un meccanismo, i ragazzini non vedono l’ora di essere scelti e ci sono più ragazzi che iniziano a correre proprio perché c’è la squadra. Probabilmente lavoreremo molto per promuovere ancor di più il team e il ciclismo in Nuova Zelanda. Organizzeremo anche qualcosa per far venire i ragazzi. Intanto però abbiamo dovuto investire molto per la squadra, comprando camion e pullman per seguire la squadra in Europa, trovando un punto logistico di appoggio, sono stati investimenti importanti. È fondamentale per il ciclismo neozelandese che ora, ad esempio, corridori vengano già a chiedere se possono venire nella nostra squadra. Alcuni sono già approdati in team WorldTour, passando da noi, questo conta molto. Il ciclismo è molto complicato mentalmente perché c’è così tanta pressione, da noi hanno imparato a gestire lo stress, a divertirsi comunque, avendo ognuno un proprio personal trainer.

Il team Bolton Equities ha iniziato nel 2020 come team continental. Quest’anno il salto di categoria (foto KW.be)
Il team Bolton Equities ha iniziato nel 2020 come team continental. Quest’anno il salto di categoria (foto KW.be)
In Italia si dice che la mancanza di un team WorldTour sia alla base della crisi del ciclismo italiano. Sulla base della tua esperienza con il Bolton Equities pensi sia vero?

Sono due realtà molto diverse. In Italia le squadre ci sono. Il problema è più profondo: la vita per i bambini è troppo facile e quindi chi vorrebbe soffrire in bicicletta? E’ un problema di mentalità. In Belgio ora c’è Evenepoel, ma non è che ne nasce uno ogni anno. In Italia, c’è stato Nibali, ma trovarne un altro non è facile. E’ comunque strano che in Italia non ci sia una squadra del World Tour perché c’è abbastanza lavoro. Devi solo essere fortunato a trovare anche lo sponsor giusto. Comunque ci sono realtà come l’Uae Team Emirates che sono sì affiliate all’estero, ma hanno una profonda radice italiana.

Quest’anno verrete a correre in Italia?

Sì, quest’anno faremo alcune gare in Italia, come la Per Sempre Alfredo e la Settimana Coppi e Bartali. Finora con la squadra non siamo ancora venuti da voi perché la nostra base è vicino al confine francese ed è stato difficile ricevere inviti. Eravamo al 24° posto fra le continental, con corridori poco conosciuti, ma le cose stanno cambiando. I nostri ragazzi sono affamati perché non hanno corso fin dalla giovane età. Quest’anno abbiamo ingaggiato quattro ragazzi inglesi per crescere di livello anche nelle gare d’un giorno.

Gate è la stella del team. Per lui 5 vittorie nel 2022, tra cui l’oro ai Commonwealth Games (foto Cor Vos)
Gate è la stella del team. Per lui 5 vittorie nel 2022, tra cui l’oro ai Commonwealth Games (foto Cor Vos)
Quali sono gli elementi principali del team?

Aaron Gate è il più esperto, ha già vinto nel WorldTour, ma nessuno si è veramente interessato a lui perché lo ritengono troppo vecchio. E ha solo 27 anni… Ha vinto al Giro del Lussemburgo l’anno scorso e 4 medaglie d’oro ai Giochi del Commonwealth. Poi abbiamo James Fouché, campione nazionale e continentale, un corridore molto aggressivo. Poteva andare in un team WT, ma ha deciso di restare con noi. Poi Logan Currie, che ha fatto molto bene ai mondiali a cronometro U23 finendo 4°. Ha 20 anni e ha iniziato a correre solo quando ne aveva 19. Poi è arrivato Matthew Bostock, è un ragazzo inglese che è un velocista. Doveva seguire Cavendish, ma poi non è successo, quindi ha firmato per noi. Quindi mi aspetto qualcosa da lui nello sprint. Ma nel complesso, sono convinto che abbiamo una squadra molto forte.

James Fouché ha corso nella Hagens Berman Axeon. Nel team dal 2021, è stato campione oceanico (foto Cor Vos)
James Fouché ha corso nella Hagens Berman Axeon. Nel team dal 2021, è stato campione oceanico (foto Cor Vos)
Quali obiettivi vi ponete per quest’anno?

Il primo anno, il nostro obiettivo era quello di essere tra i primi dieci in una gara Uci 1.1. Il secondo anno è stato provare a vincere una corsa a tappe e ne abbiamo vinte cinque. Ora vogliamo vincere una gara che abbia un supporto televisivo, minimo una Uci 1.1. Questo è il nostro obiettivo e faremo di tutto per coglierlo. In Europa inizieremo dal Tour of Antalya e vogliamo partire subito alla grande.

James Mitri, Vini Zabù-Ktm, 2020

Chiama Bongiorno, vi presento Mitri, il mio capo…

08.01.2021
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Quando è stato chiaro che Citracca non lo avrebbe ripreso e che le altre parole sarebbero rimaste tali, davanti alla prospettiva di smettere nuovamente, Manuel Bongiorno ha deciso di fidarsi di James Mitri, compagno neozelandese molto giovane con cui aveva legato durante la stagione.

«Del mio progetto di creare una squadra nel 2022 sai già tutto – gli ha detto James ai primi di dicembre – allora perché non anticipare i tempi e partire subito con una continental?».

Ventuno anni sono pochi per fare quello che aveva in mente, ma cosa avevano da perdere? Sul mercato c’erano e ci sono ancora schiere di corridori in cerca di una maglia. Così Bongiorno ha accettato. In tre settimane la documentazione è stata pronta e a seguire è arrivata la registrazione Uci.

Manuel Bongiorno, Tour de Langkawi 2020
Manuel Bongiorno, classe 1990, al Tour de Langkawi 2020
Manuel Bongiorno, Tour de Langkawi 2020
Bongiorno, classe 1990, al Tour de Langkawi 2020

«Ne parlavamo da tanto – spiega Bongiorno – il Covid ha anticipato tutto. Siamo stati per un mese ad allenarci e parlare fino alle due di notte. Ha 21 anni, ma si è preso tutto sulle spalle. Io gli sto dando una mano per passione e per l’opportunità che tutto questo può costituire. Si è circondato di persone in gamba, che lo aiuteranno tantissimo quando si comincerà a correre. Perché lui comunque vuole ancora correre».

Nato a Londra

James Adriano Mitri è nato a Londra da genitori neozelandesi il 28 febbraio del 1999, è alto 1,78 e pesa 60 chili. Dato che due zii hanno rappresentato la Nuova Zelanda nell’hockey, scrivono le cronache locali che la sua ambizione sia sempre stata arrivare alla nazionale di ciclismo. Scalatore, da dilettante ha corso con la britannica JLT Condor, quindi è passato professionista in Spagna nel 2018 con la Burgos BH e da qui nel 2020 è approdato alla Vini Zabù-Ktm.

«L’idea o il sogno di fare una squadra – dice in una videochiamata a tre – ce l’avevo da tempo. Tutto sommato, il passaggio continental andrà bene per togliere pressione dai giovani. E siccome sono giovane anche io, farà bene anche a me. Attorno a me ho costruito un management che possa supportarmi e andare avanti in autonomia. Gli sponsor saranno annunciati la prossima settimana e lo stesso il nome delle bici con cui correremo».

Oliver Zaugg, Giro di Lombardia 2016
Oliver Zaugg, qui al Giro di Lombardia 2016, è il direttore sportivo annunciato
Oliver Zaugg, Giro di Lombardia 2016
Zaugg, qui al Lombardia 2016, annunciato come ds

Zaugg in ammiraglia

La rosa sarà annunciata poco per volta. Mitri racconta pieno di entusiasmo e con la leggerezza dei vent’anni.

«Ci saranno due corridori sudamericani – dice – uno portato da Paolo Alberati. Ci saranno pistard giovani e molto forti. Avremo corridori italiani e altri del Nord Europa. Saremo un mix di nazionalità e proprio in onore ai Continenti del mondo ci chiameremo Global6 Cycling.

Bongiorno sarà corridore per i risultati e un riferimento per i meno esperti. La base operativa sarà a Lugano e il nostro primo direttore sportivo sarà Oliver Zaugg, che ho conosciuto quando era ancora alla Iam Cycling e io avevo 15 anni».

Regista in corsa

I corridori saranno annunciati a scaglioni, seguendo lo schema che è stato anche della Eolo-Kometa.

«Stiamo decidendo proprio in questi giorni per gli italiani – dice Bongiorno, che nel progetto si sente ben coinvolto – ma per ora preferisce non fare nomi. Avevamo una lista quasi definitiva, ma quando James ha fatto l’annuncio sui social, se ne sono fatti avanti altri. Il progetto interessa e siamo grati a chi ha scelto di aiutarci da subito, fosse anche con un messaggio. Per me tutto questo può diventare anche un traghetto per il dopo. Potevo anche dire di no, ma quali prospettive avrei avuto? Sono consapevole che non ho più 25 anni e che non potrei non avere più la chance di fare grossi risultati, ma di certo posso aiutare i più giovani».

James Mitri, 2018
James Mitri alla BH Burgos prima di approdare in Italia
James Mitri, 2018
Mitri alla BH Burgos prima di dell’Italia

Ritiro a Mallorca

Dice Mitri che il programma, Covid permettendo, prevede il ritiro a Mallorca per febbraio. I vent’anni possono essere anche forieri di un eccesso di entusiasmo: creare una squadra non è semplice e ci sono stati tanti tentativi, più o meno limpidi, che negli anni hanno lasciato di colpo schiere di corridori senza bici, dal progetto ungherese al più recente Team Monti.

«Capisco lo scetticismo – dice Mitri – ma noi vogliamo creare un gruppo per sviluppare il talento. Creare una squadra secondo un modello sostenibile e impegnarci a diventare professional nel 2022 e poi lavorare sodo per guadagnarci le wild card in vista del 2023».

Chiudiamo la chiamata con il suo sorriso e il ciuffo che sventolano d’oltre Manica. Bongiorno saluta con l’accento toscano. Rimaniamo con qualche domanda e l’accordo, per questo, di risentirci presto.