Nel mondo dei Bais, un giorno a casa di Mattia e Davide

17.10.2023
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NOGAREDO – Un vialetto con vista sulla sponda destra della Valle dell’Adige porta a casa dei fratelli Bais. Il sole di questo anomalo autunno è ancora tiepido e infatti qualche pedalata i due ancora se la fanno. Ma tra poco scatterà il riposo totale.

Dopo la bella stagione agonistica siamo tornati a parlarci. Davide ha vinto la tappa del Gran Sasso al Giro d’Italia e Mattia è sempre stato protagonista.

I due atleti della Eolo-Kometa vivono in un appartamento tutto loro al piano terra di questa villetta trentina. Sky è il loro cane, anzi di Davide, ci tengono a sottolineare. Il suo entusiasmo è lo stesso dei ragazzi in bici. E non appena può ci salta addosso per giocare. Il video di presentazione lo abbiamo dovuto rifare più volte!

Davide osserva Mattia che ci mostra la pressa, fiore all’occhiello della loro palestra
Davide osserva Mattia che ci mostra la pressa, fiore all’occhiello della loro palestra

Si apre la porta

I Bais ci fanno da Ciceroni per casa e inizia la chiacchierata. Si parte dalla palestra, al piano inferiore. E’ ben fornita. Ci sono la pressa, il Trx, il bilanciere fisso per gli squat…

«Ogni anno – dicono in coro – abbiamo comprato un pezzo nuovo. Ma poi con il Covid l’abbiamo ingrandita ancora di più. Non si poteva uscire e questo spazio è diventato il luogo dei nostri allenamenti. La pressa è il macchinario che usiamo di più. Il Trx è il più tosto».

Durante l’ultimo Giro d’Italia, proprio da queste strade era passata la tappa del Bondone e sull’asfalto c’erano centinaia di scritte d’incoraggiamento per i Bais.

«Quel giorno è stata una vera emozione – dice Mattia – io ero andato all’attacco, però era una tappa durissima, ma passare in fuga qua è stato bello».

«Anch’io – gli fa eco Davide – ho provato ad andare in fuga, ma non ce l’ho fatta. Comunque quel giorno indossavo la maglia blu e ho dato il massimo per i miei amici, per le persone che erano sulla strada a tifarci».

Si parla di salite, la Vallarsa e la Serrada scalate anche quel giorno sono due salite vere. Sono queste due scalate l’altra palestra dei Bais, quella vera, quelle delle uscite per costruire la forma.

«In più abbiamo una casina a 1.200 metri in montagna e tante volte d’estate finiamo l’allenamento lassù. E’ più fresco, ci sono i genitori, troviamo da mangiare… E poi la sera scendiamo qui».

Davide (classe 1998) è più scalatore. Mattia (classe 1996) è più passista
Davide (classe 1998) è più scalatore. Mattia (classe 1996) è più passista

Prime pedalate

Sulla destra dell’ingresso c’è una foto di Davide e Mattia scattata lo stesso giorno di tanti anni fa. Sono due bambini sdentati che forse neanche sognano di diventare campioni. Sono due bambini che vogliono semplicemente divertirsi.


«Abbiamo iniziato insieme – racconta Mattia – io avevo 9 anni, lui 7. Stavamo cercando uno sport.  E’ stato un caso, io volevo fare motocross. Avevo paura del rumore che facevano quelle moto quando passavano nel bosco, ma proprio per quello volevo provare. Poi un giorno nostro cugino, che era dilettante, ci ha dato un volantino dell’Sc Mori. Si faceva una prova nel velodromo. La gimkana, i birilli…».

«Mi ricordo che ci siamo divertiti tanto, nonostante qualche caduta – interviene Davide – e da lì è iniziato tutto. Ci siamo iscritti subito».

Oggi quei due ragazzi sono dei corridori forti e affidabili. Davide è più scalatore e anche più riflessivo. Mattia è più passista, più estroverso. Queste caratteristiche, per quel che poco che possiamo dire, le riconosciamo anche fuori dalla bici. Mattia infatti risponde subito, Davide riflette sempre quel secondo in più.

Tra maglie alle pareti, trofei… è l’ora del caffè. Ci pensa Davide.

«Litigavate da bambini?», gli chiediamo. «Tanto. E anche adesso! Magari adesso non facciamo più a botte, ma volano parole, anche grosse. Però sono sempre litigate costruttive. Se uno sbaglia è giusto che lo faccia capire all’altro».

I racconti a casa dei Bais davanti ad un caffè…
I racconti a casa dei Bais davanti ad un caffè…

Litigate fraterne

Il rapporto dei Bais forse è più forte adesso che prima, quando erano bambini. Anche perché avendo due anni di differenza non correvano nella stessa categoria. La prima volta è stato tra i dilettanti, quando entrambi erano nella fila CTF. Ora che invece girano il mondo, sono insieme.

«Il vantaggio di essere professionisti e fratelli? Il confronto», dicono in coro. «Negli anni scorsi eravamo in due squadre differente ed era interessante perché vedevamo come lavoravano i rispettivi team. Ma questo vale anche adesso. Solo che è un confronto interno. Siamo seguiti da due preparatori diversi, sempre all’interno della Eolo-Kometa». 

«Quest’anno – prosegue Mattia – abbiamo fatto alcune corse diverse, pertanto sono cambiati anche gli allenamenti e le fasi in cui uno era a casa e l’altro a correre. Però, se possiamo, usciamo insieme e tutti e due siamo piuttosto grintosi sotto questo punto di vista. Se piove o nevica non c’è uno che non voglia uscire e l’altro che lo sprona».

Mattia attaccante nato: eccolo in fuga all’ultimo Lombardia. L’obiettivo 2024 è trovare picchi di forma più elevati
Mattia attaccante nato: eccolo in fuga all’ultimo Lombardia. L’obiettivo 2024 è trovare picchi di forma più elevati

Giovani veterani

Già in passato avevamo chiesto ai Bais cosa significasse essere professionisti, ma all’epoca erano appena approdati al mondo dei grandi. A distanza di due anni cosa dicono?

«Significa che devi essere preciso in tutto – inizia Mattia – non solo in bici, ma anche quando sei a casa, con l’alimentazione, il riposo… tutto è sempre più estremo. Ci sono sempre più studi, più figure specializzate. E ti devi sempre far trovare al 100 per cento.

«Una volta, quando andava via la fuga, il gruppo rallentava, adesso no. Al Lombardia siamo partiti a tutta e abbiamo spinto fino alla fine. Per come si andava in avvio sembrava una corsa di 4 chilometri e non di 240».

«E anche per questo – prosegue Davide – i più forti sono sempre gli stessi secondo me. E’ più difficile competere e fare risultato. C’è anche il discorso dei punti in ballo, perché le squadre lottano per quella classifica. Qui si sprinta anche per il quarantesimo posto se c’è qualcosa in palio. E’ tutta una guerra».

Scuola CFT, molta sostanza e pochi fronzoli: i Bais per il prossimo anno saranno tra i leader della Eolo-Kometa. Tra chi va via, chi smette e l’esperienza che cresce, eccoli pronti a prendere in mano la squadra.

«Ne siamo consapevoli – spiega Davide – ma noi dobbiamo continuare a crescere, a migliorare… e poi magari riuscire noi stessi ad aiutare i nuovi arrivati e i giovani».

Tra questi giovani c’è De Cassan, anche lui dalla scuola di Roberto Bressan. E infatti anche se non ci hanno mai corso prima, Davide e soprattutto Mattia, che ha corso con lui le ultime gare dell’anno, dicono che è stato un po’ come riconoscere un compagno di squadra.

Dopo aver scattato qualche foto con la maglia blu del Giro, Mattia e Davide posano con Sky, un giocosissimo cucciolo di due anni
Dopo aver scattato qualche foto con la maglia blu del Giro, Mattia e Davide posano con Sky, un giocosissimo cucciolo di due anni

Leader

Quando i Bais dicono di voler crescere, la cosa potrebbe sembrare vaga. E forse lo è anche anche. Per corridori del loro taglio non è facile individuare un punto specifico da migliorare. Non si tratta di un Pogacar che deve limare un dettaglio. Davide per esempio vorrebbe partire forte e poi trovare la costanza che gli è sempre un po’ mancata. Mentre Mattia, al contrario vorrebbe trovare dei picchi di forma maggiori.

«Per fortuna – dicono insieme – la Eolo-Kometa è una squadra che ci dà programmi a lungo termine e questo, credeteci, non è poco per poter imbastire una buona preparazione e “scegliere” i periodi in cui si vorrebbe andare più forte».

Il primo ritiro (da oggi) è fissato a Malta. Sarà un ritrovo “senza bici”, fatto per conoscersi, prendere le misure del nuovo vestiario, stilare i primi programmi. Laggiù, i Bais saranno i riferimenti certo per De Cassan, ma anche per molti altri.

Quel giorno sul Gran Sasso

La targa della tappa di Campo Imperatore cattura la nostra attenzione. E allora ci ricordiamo di quel giorno. Ci torna in mente Davide che alza le braccia al cielo sul tetto dell’Appennino e Mattia che gioisce in quegli stanzoni da girone dantesco dove si cambiavano i corridori.

«La cosa che più mi è rimasta impressa – racconta Davide – è quando ero sul palco e tutti i compagni che passavano sotto al podio erano felici. Si fermavano, mi guardavano, urlavano. E’ stato bellissimo. Che poi sul momento non avevo neanche realizzato cosa avessi fatto».

«Io – continua Mattia – ero lì sotto in quelle stanze a cambiarmi con tutti gli altri. Sembrava una festa. Eravamo tutti contenti, si urlava, si faceva di tutto. Anche nella funivia per scendere a valle abbiamo fatto baccano. E’ stato come se avessimo vinto tutti quel giorno.

«E poi il finale in gara… Ai -3 chilometri, per radio, mi avevano detto che gli mancavano 500 metri. Tra me e me ci speravo. Poi ai -2, sempre alla radio, ho sentito le urla e ho capito che aveva vinto. Avevo i brividi. All’inizio non ci credevo, ma poco dopo le ammiraglie degli altri team che passavano mi dicevano che aveva vinto mio fratello».

Mattia Bais, Davide Bais, Rovereto, novembre 2020

Metti un bel giorno coi fratelli Bais

Giada Gambino
07.11.2020
7 min
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Tra le salite e i bei paesaggi del Trentino sfrecciano sulle loro bici i fratelli Bais, che hanno il comune sogno di vincere una tappa al Giro d’Italia. Nell’ultima stagione Mattia ha corso alla Androni Giocattoli, mentre Davide (di due anni più giovane) ha proseguito al Cycling Team Friuli. E’ magnifico quanto i due si somiglino per certi aspetti e quanto, invece, siano completamente diversi per altri… 

Davide Bais, 2020
Davide Bais, il più giovane dei due fratelli trentini: è nato nel 1998
Davide Bais, 2020
Davide Bais, il più giovane, classe 1998
Mattia Bais, Justine Mattera, Coppa Bernocchi, 2019
Mattia Bais, classe 1996, con Justine Mattera alla Bernocchi del 2019
Mattia Bais, Justine Mattera, Coppa Bernocchi, 2019
Mattia Bais, classe 1996, con Justine Mattera
Definisciti con tre aggettivi 

Davide: «I miei compagni dicono spesso che sono generoso e forse è vero; sicuramente sono determinato, non ho mai perso un allenamento e non sgarro mai in niente. Sinceramente mi viene più semplice definirmi come ciclista: sono un passista scalatore e mi piacciono molto gli arrivi ristretti». 

Mattia: «Sono grintoso, un po’ determinato, no dai… abbastanza determinato, e serio». 

Tuo fratello invece? 

Davide: «E’ molto serio, mette tanta passione e si diverte sempre. La sincerità, sicuramente, non gli manca». 

Mattia: «A volte è un po’ timido, anche lui è determinato sui suoi obiettivi ed, infine (sorride, ndr) è… testone!».

Il Cycling Team Friuli è stato importante per la tua formazione ? 

Davide: «Mi ha dato veramente tanto. E’ una squadra seria, siamo seguiti benissimo sotto tutti i punti di vista, anche per quanto riguarda l’assetto in bicicletta. Più che un team lo definisco una famiglia, gli allenatori mi seguono ogni giorno e mi danno morale e sostegno. Far parte di questa squadra è motivo di grande orgoglio». 

Mattia: «Senza di loro probabilmente oggi non sarei qua. Mi ha aiutato a crescere tantissimo, come atleta e come persona, è stata una scuola di vita. Mi hanno aiutato anche nei momenti difficili e se sono riuscito a concludere il primo anno da professionista è anche grazie a loro e a quello che sono riusciti a darmi». 

Mattia Bais, Giro d'Italia 2020
Al Giro d’Italia, Mattia ha vinto la classifica per i chilometri in fuga: ne ha percorsi 458.
Mattia Bais, Giro d'Italia 2020
Al Giro, Mattia ha vinto la classifica per i chilometri in fuga
Davide Bais, 2019, Trofeo Bianchin
Anche a Davide piace andare in fuga: qui siamo al Trofeo Bianchin del 2019
Davide Bais, 2019, Trofeo Bianchin
Anche Davide sa andare in fuga: qui Bianchin 2019
Quando correvate insieme Davide aiutava molto Mattia… 

Davide: «Ero più io che volevo questa cosa, magari anche “sacrificando” un po’ la mia corsa. Volevo che mio fratello passasse professionista, era relativamente grande e si meritava di fare questo importante passo». 

Mattia: «Il fratello minore non può battere il maggiore, bisogna farlo lavorare prima… per farlo fuori (ride, ndr). Scherzi a parte, lui era molto disponibile, ci teneva che passassi e mi ha dato una grossa mano;  devo solo ringraziarlo. Sono molto contento per lui dal momento che quest’anno è riuscito a togliersi diverse soddisfazioni». 

Cosa invidi a tuo fratello ?

Davide: «La sua forza. Riesce sempre ad andare in fuga, cosa che io non riesco spesso a fare. Mi piace l’impegno che mette in tutto ciò che fa anche in allenamento e spesso cerco di essere come lui». 

Mattia: «Il fatto che è un po’ più forte di me in salita; io sono un passista, lui potrebbe diventare un buon scalatore. E poi… io ingrasso e lui è sempre magro. Magari mangia dieci volte più di me, ma non ingrassa. Questo, senza dubbio, è motivo di grande invidia (ride, ndr)». 

Come ti diverti quando non sei in bicicletta ?

Davide: «Quando ho tempo, mi piace aiutare mio padre nella sua azienda edile, non faccio chissà cosa… qualche piccolo lavoretto». 

Mattia: «Ho diverse passioni. D’inverno mi piace camminare in montagna e vedere posti nuovi. Mi piace stare con gli amici; quest’anno sono stato per mesi senza vedere nessuno e non è stato bello». 

Davide Bais, Mattia Bais, 2019
Lo scorso anno i due fratelli hanno corso anche insieme (foto Scanferla)
Davide Bais, Mattia Bais, 2019
Nel 2019 hanno corso anche insieme (foto Scanferla)
A tal proposito: com’è stato allenarsi in quarantena ? 

Davide: «Avendo il giardino e una piccola palestra in casa sono stato fortunato nella sfortuna». 

Mattia: «Devo dire la verità… a metà quarantena ho avuto un periodo di crisi, non ce la facevo più. Però ho cercato di tenere una buona motivazione e ci sono riuscito. Appena è stato possibile sono subito tornato su strada, non vedevo l’ora!  Poi, un po’ per caso e con grande fortuna, la mia ragazza Iris (che corre con il team Fassa Bortolo), è stata in quarantena con me». 

C’è un ciclista che ti ispira?

Davide: «Alessandro De Marchi e Cesare Benedetti danno sempre il massimo in corsa. Eanche se non vincono, nei momenti più duri sono sempre a tirare per i propri capitani. Poi… Valverde è un corridore che mi piace, in ogni corsa riesce sempre a piazzarsi e a dire la sua».

Mattia: «Direi… De Marchi, per il suo modo di correre simile al mio o forse sarebbe meglio dire che a volte ho un modo di correre simile al suo. In Friuli ci siamo spesso allenati insieme, mi ha dato sempre dei buoni consigli e mi piacerebbe diventare come lui». 

Andare in fuga… 

Davide: «E’ sempre una grande emozione. Quando sei in fuga anche se magari non sei al 100% riesci a trovare la forza che hai dentro, a tirarla fuori e ad arrivare il più lontano possibile. In gruppo puoi spenderti un po’ meno per avere una spinta in più al traguardo, mentre quando sei solo ti tocca pedalare a più non posso finché puoi».

Mattia: «E’ qualcosa che mi piace, che mi sento dentro, faccio fatica a descriverlo ma mi da veramente tante emozioni. Mi piace crearmi il mio ritmo quando sono in fuga, senza essere portato in giro da altri». 

Essere padre ed essere un ciclista professionista secondo te è… 

Davide: «Difficilissimo! Vedi poco la tua famiglia e ti potresti perdere dei momenti importanti. Anche in questo caso Alessandro De Marchi per me è un esempio: ha un rapporto fantastico con la moglie e il figlio, cerca di stare con loro il più possibile. Se un giorno sarò padre, probabilmente vorrò essere come lui».  

Mattia: «Molto complicato. Facendo questo lavoro, passi molto tempo lontano da casa e avendo dei figli, dovresti viverli a distanza. Ora come ora, sinceramente, non ci voglio pensare!».

Davide Bais, Mattia Bais, Rovereto 2020
I due fratelli vivono insieme a Nogaredo, alle porte di Rovereto
Davide Bais, Mattia Bais, Rovereto 2020
I due fratelli vivono a Nogaredo, vicino Rovereto
Qual è la gara che ricordi di più ? 

Davide: «Nella prima tappa del Giro d’Italia U23 sono arrivato quinto. Avrei sperato di vincere e indossare la maglia rosa, ma non ci sono riuscito e mi dispiace. La più bella è sicuramente quella nel Valdarno di qualche settimana fa, conquistata con un’azione solitaria di 35 chilometri. Una vittoria voluta e cercata».

Mattia: «Sicuramente l’ultimo Giro d’Italia. Anche solo il fatto di aver partecipato è stato motivo di grande motivazione e orgoglio. Ho preso quattro o cinque fughe e mi sarebbe piaciuto arrivare in fondo. La corsa rosa non è semplice, ma ci riproverò il prossimo anno. In compenso, però, salire sul palco a Milano, per la classifica del maggior numero di chilometri in fuga, è stato qualcosa di indescrivibile». 

Se non fosse corridore, a quest’ora cosa farebbe tuo fratello?

Davide: «Forse lavorerebbe nella ditta di mio padre. Al primo anno da dilettante non è andato come si aspettava e a metà anno aveva quasi smesso di correre. Così è andato a lavorare con nostro padre. Quel periodo sicuramente l’ha aiutato a capire com’è fatto il mondo fuori dal ciclismo e quanto sia bello il nostro sport. Infatti, non appena è arrivato al Cycling Team Friuli ha capito che il ciclismo era la sua strada. Sarebbe stato un vero peccato se avesse smesso». 

Mattia: «Studiare sicuramente no, perché non ne ha mai avuto voglia. Probabilmente sarebbe andato a lavorare nell’azienda di mio padre».  

Che consiglio daresti a tuo fratello per la prossima stagione ?

Davide: «Di impegnarsi al massimo e magari di ottenere qualche risultato importante. Quest’anno era sempre lì alla ricerca di una vittoria o di un buon piazzamento, si merita qualcosa di molto bello». 

Mattia: «Di prepararsi bene, di non perdere tempo e iniziare subito con il piede giusto. Se in futuro ci dovessimo trovare in una fuga insieme? Anche se fossimo in squadre diverse lo obbligherei a tirare per me (ride e scherza, anche se forse vorrebbe che fosse realmente così, ndr). Magari ci potremmo alleare per far saltare gli altri compagni di fuga. Posso dire che andiamo d’accordo… ogni tanto.