Due cross in 24 ore, parola d’ordine: carboidrati

14.11.2023
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NIEL (Belgio) – Come su strada, anche nel ciclocross la parola d’ordine è carboidrati. E lo è stata in particolare nella due giorni belga tra Superprestige e Coppa del Mondo, Niel e Dendermonde. Una due-giorni che, oltre a regalarci un vero show, ci ha dato un interessante spunto su come gli atleti hanno gestito questo doppio impegno anche da un punto di vista alimentare.

In quelle 36 ore, visto che partiamo dalla cena del giorno prima e arriviamo al termine della seconda gara, possiamo dire che ci sono state alcune similitudini con la crono. Similitudini sia per la tipologia dello sforzo, sia per alcuni piccoli aspetti dell’alimentazione.

Il cross: un’ora di sforzi massimali in cui si bruciano quasi solamente zuccheri. I carboidrati sono pertanto fondamentali (foto Matthias Thijsen)
Il cross: un’ora di sforzi massimali in cui si bruciano quasi solo zuccheri. I carboidrati sono fondamentali (foto Matthias Thijsen)

Recupero e ricarico

Eli Iserbyt, re di Niel, ci ha svelato il suo programma. Un programma che punta molto su due aspetti: semplicità e carboidrati. 

L’obiettivo da perseguire con i carboidrati è doppio: vengono infatti usati sia per il recupero delle scorte glicemiche post gara, che per il ricarico pre-gara. Oggi è nota questa doppia valenza dei carboidrati, tante volte ne abbiamo parlato anche per la strada. E la regola non sfugge al cross… anzi.

«L’alimentazione in una specialità come il ciclocross – spiega il corridore della Pauwels Sauzen-Bingoal  – è molto delicata. Si tratta di una corsa di un’ora e dunque è importante presentarsi con le scorte piene, anche per quanto riguardo i liquidi, tanto più che poi in corsa non si può bere. E mi riferisco sia all’acqua che ai sali minerali».

Iserbyt preferisce la pasta, ma nei camper questi contenitori di riso erano tra i più gettonati
Iserbyt preferisce la pasta, ma nei camper questi contenitori di riso erano tra i più gettonati

Niente carne

Iserbyt ci spiega che la pasta o anche il riso non mancano mai nei suoi pasti principali che precedono la corsa. Mentre ciò che evita è la carne, specie quella rossa (come nelle crono), perché appesantisce la digestione, mentre il corpo (l’intestino) in quei momenti deve essere leggero. Non deve rubare sangue al ripristino muscolare. Ricordiamo che siamo tra due corse.

«In generale direi che seguo un’alimentazione molto semplice. Mangio di tutto, anche del salmone alla sera ma, come detto, evito la carne. Sto attento alle quantità: poco, ma di tutto».

«La sera prima della corsa (sia il sabato che la domenica in questo caso, ndr) – spiega Iserbyt – mangio un bel piatto di pasta. La mattina dopo a colazione prendo del pane bianco, marmellata, caffè… un pasto semplice. Tre ore prima della corsa mangio ancora un piatto di pasta. E due ore prima bevo una borraccia di Isotonic (malto e sali), noi utilizziamo Etixx. In generale dopo la gara mi concentro sul recupero. Prendo uno shake di carbo e proteine».

Integratori pre-post gara

Da quel momento, le due ore prima del via appunto, gli atleti – e lo abbiamo visto noi stessi – vanno un po’ a sensazione. In ogni caso si smette l’alimentazione solida e si passa a quella liquida, con tanti piccoli sorsi di acqua e malto, man mano che ci si avvicina allo start.

Anche Francesca Baroni, per esempio, si muove sulla stessa linea d’onda di Iserbyt. A Niel subito dopo la gara, ci ha detto: «Vado a prendere la borraccia del recupero, tanto per intenderci. Al termine del defaticamento prendo delle proteine, giusto per arrivare alla cena. E lì mangerò un semplice piatto di pasta e un petto di pollo».

Anche lei prima del via non manca di mandare giù una borraccia di sali e malto. La differenza, ma questa è una particolarità che abbiamo notato in Francesca, è che la toscana in gara ingerisce anche un gel. Lo abbiamo visto in entrambi i giorni. Era legato col nastro isolante sul tubo orizzontale della sua bici.

Iserbyt continua il recupero tra le due gare con bagno gelato fino alla vita per le sue gambe (foto da web)
Iserbyt continua il recupero tra le due gare con bagno gelato fino alla vita per le sue gambe (foto da web)

Iserbyt nel ghiaccio

Un’altra cosa che abbiamo chiesto ad Iserbyt è se faccia dei massaggi tra le due gare, ma evidentemente questi non vanno troppo d’accordo col ciclocross. Non è come su strada che, per quanto si parta forte, si ha più tempo per “distendersi”… Il massaggio inevitabilmente un po’ addormenta il muscolo. Qui serve la massima potenza e subito.

«Nessun massaggio – riprende Iserbyt – piuttosto faccio uno di quei bagni in acqua gelata. La temperatura è a 5 gradi. Immergo solo le gambe per 20′. Questo aiuta moltissimo i muscoli, che sono caldi e devono recuperare da uno sforzo molto intenso in vista del successivo, poche ore dopo. La speranza è che la gamba sia come quella del giorno prima!».

E questo si sposa col fatto che anche con lo stretching gli atleti non esagerano in queste 36 ore. Non è eseguito in modo troppo invasivo. Si tratta di esercizi molto leggeri, fatti più per agevolare la circolazione (e pertanto l’irrorazione periferica) che la distensione diretta delle fibre muscolari.

Nel fango del Superprestige, ad Alvarado e Iserbyt la sfida di Niel

11.11.2023
6 min
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NIEL (Belgio) – Bastano pochi secondi per capire che si è in un’altra dimensione. Uno sguardo alla tanta gente, un occhio al percorso, alla presenza di maxischermi e furgoncini che vendono birra, patatine fritte e panini: il ciclocross in Belgio è davvero un’altra cosa.

Se poi si scorrazza nel parcheggio riservato agli elite e alle elite, la musica cambia ancora. Non siamo al livello di una gara su strada, anche perché le esigenze sono diverse, ma ci sono camper e motorhome come se piovesse. E i big hanno tutti il loro mezzo personalizzato: uno per ciascuno, questa è la regola.

Niel ospita il Jaarmarktcross, terza prova del Superprestige. Ci sono praticamente tutti. Mancano i tre “mammasantissimi” (Pidcock, Van Aert e Van der Poel), ma solo perché faranno un calendario diverso. E anche tra le donne la musica è quasi la stessa.

Alvarado: facile, facile…

E iniziamo proprio dalla ragazze. La favorita era Celyn Alvarado e Celyn Alvarado ha vinto. Il suo successo non è mai stato messo in discussione. Dopo il primo passaggio sulla sabbia, unico punto in cui non era in testa, l’olandese ha fatto il vuoto.

Poco prima dello start delle ragazze è piovuto copiosamente e il percorso, già appesantito da dieci giorni di pioggia pressoché incessante, è peggiorato ulteriormente. Pochissime riuscivano a fare in sella la collinnetta al 60 per cento di pendenza in discesa. Né tanto meno il “muro di Niel” in salita.

Il problema di quella planata, oltre al fango e alla pendenza, era la “palude” che c’era in fondo. Era composta da un fango alto 20-25 centimetri almeno. Pensate che una ragazza vi ha perso una scarpa mentre la attraversava a piedi! Quindi si scendeva di sella e una volta alla base della rampa si correva. Il tutto con un pubblico sempre più festante e, diciamolo pure, reso alticcio dalla tanta birra.

«E’ stato un cross davvero duro – ha detto Alvarado – il percorso era molto scivoloso e non potevi davvero vedere dove stavi andando. In qualche occasione bisognava anche essere fortunate. Da sola subito? Non era questa la tattica. Però questo mi ha consentito di prendere il mio passo e non rischiare eccessivamente».

Non avrà rischiato, ma se si pensa che lei che era la prima in alcuni tratti saliva aggrappandosi anche con la mano che non teneva la bici in spalla, si può comprendere la difficoltà della situazione.

Iserbyt di misura

Neanche un po’ di tempo per capire come stavano le cose ed ecco gli uomini. La differenza di velocità è stata pazzesca. Altri rumori quando ci passavano accanto. Altri respiri.

La gara maschile è stata più tesa. Molto più tesa. Merito soprattutto di Eli Iserbyt e Joris Nieuwenhuis, per un duello Belgio-Olanda che da queste parti acchiappa sempre. E infatti il tifo si è fatto sentire.

I due aprono un buon gap, ma ci mettono almeno due giri pieni. Dietro, come una formichina, risaliva il sorprendente spagnolo Felipe Orts, alla fine anche lui applaudissimo.

Iserbyt si è scaldato su strada. I rulli erano pronti, ma vedendo il sole ha preferito pedalare liberamente. Nieuwenhuis invece come tutta la sua squadra, la Baloise-Trek-Lions ha preferito i rulli. Tutti si attendevano la sfida a tre, fra Nys, Vanthourenhout e Iserbyt e invece niente di tutto ciò è avvenuto.

Nys ci è parso molto teso: prima del via è parso chiuso in se stesso. Comunque ha terminato la gara, ad oltre 7′ di ritardo. Ha commesso un errore in un tratto tecnico iniziale. Ha perso tantissime posizioni ed è naufragato. Mentre Vanthourenhout, si è ritirato. Ma chi lo conosce dice che domani saprà riscattarsi.

Questione di centimetri

Alla fine nel tratto più tecnico, il corridore della Pauwels Sauzen-Bingoal ha avuto la meglio. Siamo abbastanza convinti che abbia inciso anche la statura. Anche perché come ha detto Iserbyt stesso lui non ama moltissimo il fango quando è così tanto. Su questo tracciato tanto scivoloso, le leve molto più corte del belga e il suo baricentro più basso hanno prevalso sull’altezza di Nieuwenhuis. Tra i due ci sono 21 centimetri: uno è alto 1,65 metri, l’atro 1,86.

E poi chissà, forse ha inciso anche una componente tecnica. Delle bici del podio, quella di Iserbyt era l’unica con la doppia corona (46-39), nonostante il fango. Gli altri avevano una mono da 42.

Ora l’attenzione è già rivolta tutta a domani, a Dendermonde, una ventina di chilometri a Sud-Ovest da Niel. E’ questa la magia: tutte le gare sono ravvicinate e questo invoglia team, ragazzi, pubblico… Dal Superprestige si passa alla Coppa del Mondo, due gare di livello siderale in 24 ore. E lo spettacolo non cambierà di molto. Iserbyt ha già detto che vuole il bis: «Spero che le gambe siano quelle di oggi. Ora si va a recuperare».