Ernie e protrusioni, che ruolo ha la bici? Parola all’osteopata

02.12.2023
6 min
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Siamo partiti dall’intervista di Venchiarutti. I ciclisti possono arrivare ad avere problemi con ernie e protrusioni? La risposta è sì. Ma le cause è bene distinguerle. Se si parla di cadute, le dinamiche sono infinite e possono portare ad uno sviluppo successivo di problemi anche cronici. Se invece si parte dal presupposto che una posizione scorretta in bici possa portare a ernie allora il cerchio si stringe di molto, anzi se si guardano i pro’ quasi non esiste.

Per analizzare l’argomento in modo esaustivo si devono approfondire due branche ampie. Ortopedia per quanto riguarda le cadute e osteopatia per quanto riguarda le posizioni scorrette. Per quest’ultima ci siamo affidati al parere esperto di Gianluca Carretta, osteopata di campioni come Nibali, Basso, Cancellara e Armstrong e tanti altri.

Gianluca Carretta
Gianluca Carretta ha lavorato con tantissimi pro’
Gianluca Carretta
Gianluca Carretta ha lavorato con tantissimi pro’
Un corridore che cade e ha un infortunio alla schiena capita che impieghi meno tempo a riprendere in modo più efficace rispetto a un corridore che sviluppi delle ernie o delle protrusioni che diventano quasi un problema cronico…

Bisogna distinguere bene le due situazioni. Sono spesso diverse. Quella cronicizzata, che è la componente discale. L’altra che invece normalmente è dovuta a problemi disfunzionali da caduta. Vale a dire che la caduta normalmente lascia situazioni particolari a livello delle componenti articolari, che portano ad una sintomatologia acuta, però più facilmente risolvibili. Questo perché la struttura resta integra nel momento in cui il corridore ritrova un equilibrio e torna completamente a posto. Invece i problemi legati alle discopatie sono legati a fatti degenerativi, il che vale a dire che il disco perde progressivamente acqua. 

In che modo?

Tende a disidratarsi a ridursi di spessore e questo può portare a dolori che normalmente sono in effetti un po’ più difficili da risolvere, ammesso che la sintomatologia non sia dovuta alla presenza anche di protusione o di ernie, vale a dire fuoriuscita di questo materiale nucleare che sta al centro del disco. 

Il peggiore dei casi per un ciclista?

L’ernia diventa molto invalidante, perché normalmente può entrare in contatto con la radice nervosa. A quel punto lì può creare un’infiammazione lungo il decorso del nervo in questione, che può essere nervo sciatico nella stragrande maggioranza dei casi, piuttosto che nervo crurale e anche altri. 

Le differenti patologie che possono colpire le vertebre
Le differenti patologie che possono colpire le vertebre
Quali sono le cause di protrusioni ed ernie?

Difficilmente le cause sono traumatiche, nel senso che è difficile che un disco tra virgolette, possa ledersi, cioè rompersi con un trauma. Personalmente non credo di averle mai viste in più di trent’anni di carriera. Io però non sono un neurochirurgo, parlo da osteopata. Sicuramente un ortopedico ha delle casistiche completamente diverse, magari più legate appunto a queste situazioni strutturali. Però personalmente ritengo che il disco difficilmente possa rompersi da trauma, quindi i problemi che portano i danni normalmente sono di tipo posturale.

Quindi?

Quindi le posture scorrette o una predisposizione magari dovuta al fatto che le curve, in questo caso la curva lombare, è piuttosto rettificata e questo porta a una compressione dei dischi anomala che può essere dovuta al sovraccarico. Questo non per il peso del carico ponderale, ma per errori che involontariamente si commettono e portano a dei microtraumi sul disco. Alla lunga questo può essere sottoposto a pressioni, rompere questi anelli contenitivi e causare fuoriuscite.

Hai mai trattato pro’ con queste casistiche?

Se pensiamo a ciclisti professionisti, no. Non ricordo di aver visto situazioni diciamo tra virgolette drammatiche. Mi sono imbattuto in tutte forme di disfunzione. Anche perché un ciclista professionista è comunque un soggetto giovane, per cui è difficile che i dischi vengano usurati al punto da produrre un ernia. Negli amatori invece è un discorso più ricorrente. Lì ne ho visti tanti, però si parla magari di cinquantenni che sottopongono la schiena non solo al carico della bicicletta, ma ai carichi del lavoro quotidiano. Un amatore che lavora in ufficio e sta seduto 8 ore al giorno, potenzialmente è molto a rischio perché purtroppo le posizioni a sedere tendono a invertire completamente la curva lombare, quindi sottopongono i dischi a pressioni anomale e predispongono a queste forme di tipo degenerativo. Il pro’ ha il massaggiatore, il fisioterapista, il biomeccanico e tutta una serie di prevenzioni che rendono impossibile questa degenerazione.

La protrusione e le ernie sono condizioni dolorose che spesso nascono da abitudini scorrette protratte nel tempo
La protrusione e le ernie sono condizioni dolorose che spesso nascono da abitudini scorrette protratte nel tempo
La bici quindi non è una causa di queste sintomatologie?

Nell’immaginario popolare lo stare in bicicletta può essere potenzialmente dannoso per la schiena, ma in realtà nel momento in cui sei più meccanicamente in posizione ideale e quindi scarichi il peso del corpo correttamente tra sella e manubrio, è difficilissimo che questo provochi predisposizioni verso protrusioni ed ernie. 

Venchiarutti ci ha detto proprio questo, quando pedalava stava quasi meglio…

Questo è qualcosa che io sento ricorrentemente in alcuni pazienti. Ci sono pazienti a cui il neurochirurgo o il neurologo sconsigliano di andare in bicicletta quando poi in realtà in bicicletta starebbero benissimo. E quindi non vedo il motivo del non andare. Poi è chiaro che la bicicletta non cura. Però se io ho un’ernia e questa tocca la radice nervosa nel momento in cui sono in bicicletta, io non riesco a pedalare perché ho la gamba che mi va in tilt. Quindi in quel caso non ci sarebbe il dubbio. 

Se la bici non fa né bene né male, cosa bisogna fare per prevenire?

Bisogna fare la ginnastica posturale, ginnastica in acqua, si devono rafforzare la struttura e il tronco con allenamenti specifici.

Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali
Sulla schiena di Bernal, qui prima della rieducazione in acqua, i segni degli interventi spinali
In conclusione, quando si parla di protrusioni ed ernie ci sono due strade differenti che vi ci portano…

Se parliamo di lesioni vere, di rottura di un qualcosa il discorso diventa ortopedico. Se parliamo invece di disfunzioni, potenzialmente sono problemi che alla lunga ma molto alla lunga, se non si interviene per risolverli, possono rappresentare un fattore presupponente verso i problemi discali. Il ciclista sviluppa un numero illimitato di movimenti. Basti pensare che 90 pedalate al minuto, in un’ora sono 5.400 movimenti. Basta una piccola retrazione, cioè un accorciamento di un muscolo, o una leggera differenza nella pedalata che diventa asimmetrica o anche il fare poco stretching…

Che cosa può succedere?

Questi tre casi possono portare a problemi. Perché ogni movimento che si fa in qualche modo viene frenato da questi muscoli che potenzialmente possono andare a interferire sulle articolazioni. Quindi non ci sono solo i traumi, ma tanti altri componenti. Si passa anche per la masticazione, una vescica sotto un piede che ci porta a camminare male. Però parliamo di problemi che portano al dolore immediato e che sono risolvibili, se individuati bene, in qualche giorno al massimo qualche settimana. 

Venchiarutti smette col sorriso: ci ha provato fino alla fine

17.11.2023
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Per fare questa intervista abbiamo aspettato un paio di settimane, giusto il tempo che Nicola Venchiarutti ricevesse le risposte necessarie (in apertura foto Instagram). L’ultimo anno e mezzo per lui è stato difficile da digerire da una parte, mentre dall’altra gli ha visto compiere una grande ripartenza. L’incidente di Castelfidardo l’ha costretto a fermarsi e riprendere la sua attività praticamente da zero. Alla Work Service ha trovato chi lo ha aspettato e gli ha dato la possibilità di riprovarci

La stagione e la carriera di Venchiarutti sono finite con l’esperienza alla Serenissima Gravel (foto Instagram)
La stagione e la carriera di Venchiarutti sono finite con l’esperienza alla Serenissima Gravel (foto Instagram)

Stop

Del suo calvario abbiamo già parlato, ma da alcune storie postate su Instagram nel finale di stagione ci è nata la curiosità di tornare da lui e sentire come stesse. I segni dell’incidente sono ancora lì e non se ne andranno. Gli ultimi esami sono stati per un verso rincuoranti, ma non tutto tornerà come prima e questo ha costretto Venchiarutti a prendere una decisione importante

«Mi fermo – racconta da casa in un momento di tranquillità – non ha più senso continuare a correre in bici. I danni della caduta sono troppo grandi per ritornare in sella un’altra volta e lanciarmi nella mischia. Da inizio novembre ad ora ho fatto alcuni esami che hanno evidenziato alcune criticità che non è possibile far rientrare».

L’inizio di stagione aveva visto un miglioramento costante delle prestazioni (foto Instagram)
L’inizio di stagione aveva visto un miglioramento costante delle prestazioni (foto Instagram)
A quali esami ti sei sottoposto?

Quello più importante è stata una risonanza magnetica alla schiena per il discorso dei ferri che ho nella colonna vertebrale e per vedere il tipo di lesione al midollo spinale. 

Cosa è emerso?

I ferri sono rimasti nella stessa posizione e questo è positivo. Il midollo, invece, è più o meno uguale, si vede una lesione e rimarrà sempre così. E’ il punto in cui la vertebra, la D12, è schizzata nel momento in cui si è fratturata. In più hanno visto che sono uscite tre ernie, nella zona in cui ho la placca che sostituisce le tre vertebre rotte. 

I danni alla colonna e al midollo erano troppo gravi per recuperare pienamente la forza (photors.it)
I danni alla colonna e al midollo erano troppo gravi per recuperare pienamente la forza (photors.it)
Ernie dovute allo sforzo?

Sì, alla sforzo intenso prodotto nella pedalata, il problema è che la colonna vertebrale lavora in modo diverso da dopo l’incidente. Ora a riposo queste tre ernie dovrebbero rientrare da sole, il problema è che se dovessi tornare a correre mi uscirebbero di nuovo.

Com’è stato questo 2023 in gara?

I primi mesi, dopo la paralisi completa, miglioravo parecchio e lo sentivo. Per sei mesi è andata così, poi sono arrivato ad un livello dal quale non riuscivo a salire. Non aumentava la forza, lo capivo dalle sensazioni e dal misuratore di potenza. 

Per Venchiarutti qualche esperienza con i pro’, ma sempre con tante difficoltà: qui al Memorial Pantani
Per Venchiarutti qualche esperienza con i pro’, ma sempre con tante difficoltà: qui al Memorial Pantani
Con i diesse e i compagni ne hai parlato?

Anche loro vedevano la mia sofferenza in alcuni casi. Andare a correre all’estero diventava faticoso anche solo per il viaggio. Dopo un po’ di ore seduto sul pulmino, la schiena mi dava fastidio, anche ora che sono seduto alla scrivania ogni tanto mi fa male. Avendo ancora un fisico magro sento le placche a contatto con la colonna. 

Dal punto di vista medico però la ripresa è stata positiva, no?

I medici hanno sempre detto che ho avuto un recupero notevole, però mi sono reso conto, con il passare del tempo, che a livello atletico non sarei tornato come prima. Questo all’inizio mi ha reso triste, però a mente fredda sono contento di essere tornato ad una vita normale. La bici farà sempre parte di me, ma non allo stesso modo, pedalare mi piace e farmi un giro ogni tanto rimarrà una bella sensazione. 

La decisione di smettere è arrivata in questi giorni: difficile, ma ponderata (photors.it)
La decisione di smettere è arrivata in questi giorni: difficile, ma ponderata (photors.it)
Riuscirai a tornare ad una vita normale?

Per la parte superiore del corpo dovrò sempre fare palestra o nuoto, mi servirà anche nel momento in cui deciderò di fare un lavoro da ufficio. Ora quando sto seduto per un po’ di ore, sono costretto ad alzarmi e stendermi. Paradossalmente in bici stavo meglio, perché distribuivo il peso anche sulle braccia. 

Nonostante tutto ti sentiamo sereno…

Sì, se penso a com’ero messo prima non posso che essere felice per quello che sono riuscito a fare. Sto pensando se rimanere nel mondo del ciclismo oppure fare altro, ancora non ho deciso. Fino a due settimane fa ero totalmente concentrato sul correre.

Venchiarutti è ripartito dalle strade di Martini: bentornato

20.03.2023
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Ieri, alla Per Sempre Alfredo, è ripartita la carriera di Nicola Venchiarutti (terzo da sinistra nella foto di apertura). Interrotta bruscamente quasi un anno fa: il 22 maggio del 2022. La strada che il friulano ha dovuto intraprendere per ritornare è stata lunga, e non è passata solamente dalla forza di rimettersi in bici, ma anche dai Tribunali Federali. E anche se la corsa si è conclusa con un ritiro, il passo è stato decisamente importante.

«Ho ricominciato a correre dalla Per Sempre Alfredo – racconta Venchiarutti con la voce che si fa viva fin dalle prime parole – ora va tutto bene. Ho ancora la gamba sinistra un po’ più debole della destra ma sto molto meglio di un mese fa. Quello che mi manca di più è la forza esplosiva, determinante per fare volate e sprint».

Venchiarutti è tornato a pedalare a fine novembre, ha ripreso anche con un po’ di mtb
Venchiarutti è tornato a pedalare a fine novembre, ha ripreso anche con un po’ di mtb

Fatalità, ma non solo

Un giorno nelle Marche, durante una gara di ciclismo, nella carriera e nella vita di Venchiarutti tutto stava per prendere la direzione sbagliata. Una volata che ha fermato una vita e per poco non ha stravolto anche quella di Nicola. 

«Non è stato piacevole, questo è logico – dice Venchiarutti – Stefano lo conoscevo, era un diesse, uno del gruppo. Sono cose che durante una corsa di ciclismo non dovrebbero accadere, purtroppo c’è stato un susseguirsi di eventi che ha portato a questa fatalità. Sul quel marciapiede, spinti dalla forza del gruppo, siamo saliti in due e Stefano si trovava lì, non ho potuto fare nulla. A causa del processo federale quei video li ho dovuti rivedere più volte. Mi hanno accusato di essere salito deliberatamente sul marciapiede, nel caso avessero confermato questo verdetto sarei incappato in una squalifica. E’ stata una sbandata fortuita, come si vede dalle riprese.

«La corsa di Castelfidardo – riprende – rientra nella categoria nazionale, quindi per regolamento, le transenne vanno messe duecento metri prima e cento metri dopo l’arrivo. Il tutto è successo pochi metri prima dell’inizio della parte transennata, a riguardare la scena più volte, su quel marciapiede, si notano un cassonetto ed un palo della fermata dell’autobus. Un po’ di buon senso avrebbe magari portato a mettere delle transenne qualche metro prima. Al Giro d’Italia la parte transennata parte da chilometri e chilometri dall’arrivo, non è possibile che in una gara nazionale si passi ad appena duecento metri. A Castelfidardo arriva sempre un gruppo numeroso all’arrivo, questo vuol dire volata, ed abbiamo visto, purtroppo, quanto siano pericolose».

Venchiarutti 2022
Il 2022 era iniziato bene con una vittoria a Pontedera ad aprile
Venchiarutti 2022
Il 2022 era iniziato bene con una vittoria a Pontedera ad aprile

10 mesi per riprendersi

Venchiarutti ha affrontato un lungo percorso di riabilitazione, che è passato dalla paura di non poter camminare alla voglia di risalire in bici. 

«Nell’incidente – racconta il corridore della Work Service – mi sono rotto tre vertebre. Una delle tre, la dodicesima, si è frantumata in tanti pezzi che sono finiti anche nel canale midollare. Dall’ombelico in giù ero completamente paralizzato, la sera stessa, all’Ospedale di Ancona mi hanno operato e ho recuperato man mano sensibilità. Mi hanno messo delle barre di ferro al posto della vertebra per sorreggere la colonna. Prima di tornare a camminare è passato tanto tempo: ho iniziato con un deambulatore, poi le stampelle, infine sono passato al bastone. Ho ripreso a muovere i primi passi senza aiuti esterni dopo due mesi. Come sostegno per la colonna vertebrale ho usato un busto di ferro, che ho tolto dopo cinque mesi. Prima lo levavo solamente per fare fisioterapia in acqua, la riabilitazione è durata fino a novembre». 

Pochi giorni prima dell’incidente di Castelfidardo era arrivato anche un ottimo piazzamento al Giro di Sicilia
Pochi giorni prima dell’incidente di Castelfidardo era arrivato anche un ottimo piazzamento al Giro di Sicilia

Poca paura, tanta motivazione

Per un ciclista la bici rappresenta un mondo, un qualcosa che inevitabilmente fa parte della propria vita. Anche nel momento più difficile Venchiarutti non ha avuto la minima intenzione di abbandonarla. 

«Appena entrato nella clinica di Udine che si è occupata della mia riabilitazione – afferma con tono sicuro Venchiarutti – ho sempre detto di voler tornare in bici. Ne parlavo spesso anche con i medici presenti, e se domenica sono tornato in corsa lo devo soprattutto a loro. Non ho avuto paura, il grande timore era quello di non riuscire a tornare a posto fisicamente, ma la volontà c’è sempre stata. Correre domenica ha ripagato tutte le persone che mi hanno aiutato nel mio percorso di riabilitazione. In questo grande gruppo è presente anche la mia squadra: la Work Service, che mi ha rassicurato che se fossi riuscito a recuperare avrei avuto un posto nel team. I medici mi hanno rassicurato che ho la possibilità di recuperare completamente la forza nelle gambe. Il sistema nervoso prevede un recupero più lento ma comunque totale».

Nicola con i medici della clinica di Udine che lo hanno aiutato a tornare in bici
Nicola con i medici della clinica di Udine che lo hanno aiutato a tornare in bici

Risalire in bici

I passi sono stati tanti, Venchiarutti non ha paura di parlare e raccontare le proprie emozioni. Così quelle che ha provato nel riprendere la bici sono state pure, sincere, nate dalla voglia di tornare a fare ciò che più ama. 

«Nel percorso di riabilitazione estremamente lungo – conclude il giovane friulano – ho affrontato diverse fasi. Ho iniziato con il nuoto e delle elettrostimolazioni per dare impulsi alle gambe, appena ho ripreso a stare in piedi sono passato al tapis roulant ed alla cyclette ellittica. Per tornare in sella alla bici ho impiegato ben sei mesi, sinceramente non vedevo l’ora».

Martolini 2022

Martolini, la storia del diesse scomparso a Castelfidardo

26.05.2022
5 min
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Le foto o i video del tragico incidente di domenica a Castelfidardo, nel quale ha perso la vita il diesse Stefano Martolini e che da allora vede Nicola Venchiarutti su un letto d’ospedale, qui non ci sono. La diffusione mediatica di quanto avvenuto è stata talmente immediata e ostinata da aver causato problemi e quelle immagini non dicono nulla di più di quanto sia nella cronaca dei fatti, che riassumiamo brevemente per poi concentrarci su altro.

La gara era il Trofeo Città di Castelfidardo, una delle grandi classiche del calendario Elite e Under 23 non solo marchigiano. Nello sprint finale a ranghi compatti Venchiarutti si è ritrovato all’estrema sinistra del gruppo, salendo sul marciapiede grazie all’avvallamento di un passo carrabile, prendendo così a tutta velocità Stefano Martolini, lì per assistere alla volata dei suoi ragazzi della Viris Vigevano. L’impatto è stato violentissimo: Martolini è morto sul colpo, Venchiarutti sbalzato di sella ha riportato un trauma cranico e la frattura della delicatissima dodicesima vertebra. Le indagini stabiliranno se il suo cambio di direzione sia stato volontario o costretto dalla dinamica dello sprint.

Da meccanico a diesse

Questa la cronaca, ma qui si sta parlando di un uomo, un appassionato 41enne lombardo che per il ciclismo stravedeva, al quale ha sempre dato tutto, per colpa del destino anche troppo. A raccontare chi fosse, è Lorenzo Ballabeni, segretario della società nella quale Martolini era approdato nel 2019.

«Inizialmente – dice – svolgeva il ruolo di meccanico e aiutante del diesse di allora, l’ex pro’ Stefano Bertoletti. Quando questi è andato via a fine stagione, Stefano ha assunto la sua carica continuando però a svolgere il suo principale lavoro di preparatore atletico».

Martolini telefono
Stefano Martolini aveva 41 anni. Un passato da dilettante era da sempre nel mondo del ciclismo
Martolini telefono
Stefano Martolini aveva 41 anni. Un passato da dilettante era da sempre nel mondo del ciclismo

Un riferimento per i ragazzi

Parlarne non è semplice, le chiamate si susseguono e Lorenzo, al di là della disponibilità, fatica a nascondere il profondo dolore che lo accomuna a tanti nella società.

«Era una persona solare – riprende – disponibile in ogni momento. Adorava il ciclismo, aveva corso da dilettante e non lo aveva più lasciato. Soprattutto lo amava in ogni suo aspetto, dalla preparazione dei corridori a quella delle trasferte. Poi abbinava il lavoro per noi con i suoi impegni a Busto Garolfo, dove era coordinatore di tutte le attività della pista locale compresa l’organizzazione della Tre Sere».

Martolini era un riferimento assoluto per i suoi ragazzi, disponibile per loro a qualsiasi ora: «Sapeva anche essere severo, li richiamava all’ordine quando serviva. Era giovane ma si faceva rispettare. Diciamo che sapeva usare il bastone e la carota, infatti i ragazzi lo chiamavano sempre. Lui diceva sempre che il ciclismo non regala niente e che se si vuole ottenere qualcosa bisogna applicarsi al massimo.

«A Castelfidardo era andato da solo con il pullmino della squadra e i 4 ragazzi in gara, lì a dargli una mano c’era l’ex diesse Cappelletti. Noi lo abbiamo saputo quasi subito, il suocero che è il team manager della squadra è stato chiamato e gli hanno detto che c’era stato un incidente, inizialmente si pensava fosse stato un incidente d’auto. La polizia per la privacy non ha potuto dirci altro perché dovevano avvertire i familiari. Il problema era che lo sapevano già…».

Martolini Busto Garolfo
Con l’SC Busto Garolfo Martolini è rimasto più di 5 anni, un rapporto proseguito anche dopo
Martolini Busto Garolfo
Con l’SC Busto Garolfo Martolini è rimasto più di 5 anni, un rapporto proseguito anche dopo

Scoprirlo nel peggior modo…

Torniamo quindi al discorso che facevamo all’inizio: «Il papà era andato a cercare su Internet il responso della gara, ma ha subito trovato le foto e i video prima ancora che la polizia lo chiamasse. Sapeva già tutto, è stato straziante anche considerando quanto papà e figlio erano legati. Ha visto immagini terribili, tra l’altro si vede benissimo come Stefano avesse le mani in tasca: io dico che non si è accorto di nulla».

I ragazzi come l’hanno presa? «Malissimo, è stato terribile. Tra l’altro uno dei ragazzi era rimasto staccato e arrivando ha visto il trambusto e Stefano a terra, pensava si fosse sentito male. Così appena tagliato il traguardo è subito tornato indietro in bici e a quel punto ha capito. Devo dire grazie al diesse della Biesse Carrera Dario Nicoletti che ha riaccompagnato i ragazzi fino ad Arluno, mostrando grande sensibilità».

Prima di approdare alla Viris, Martolini era passato per la Named, ma era sempre rimasto legato alla “sua” società, la SC Busto Garolfo dove sono ancora tutti scioccati, come testimonia il presidente Marino Fusar Poli.

«Questa era sempre casa sua. Qui ha fatto crescere gente come Moschetti, Garavaglia, Mariani, il campione italiano su pista Geroli. Curava allievi e juniores, con passione e competenza. Era una persona molto scrupolosa, ci metteva molto del suo».

Bruttomesso Castelfidardo 2022
La volata vincente di Bruttomesso, mentre in fondo si portavano i primi soccorsi
Bruttomesso Castelfidardo 2022
La volata vincente di Bruttomesso, mentre in fondo si portavano i primi soccorsi

Un passaparola immediato

Che carattere aveva? «Era un tipo esuberante, sempre in azione. Con tutti era disponibile, ma si faceva rispettare e questo quando hai a che fare con i ragazzi è fondamentale. Aveva un carattere forte, ma al contempo sempre disponibile».

La notizia della sua scomparsa era arrivata praticamente in tempo reale: «Nell’ambiente ci conosciamo tutti, mi hanno subito telefonato per dirmelo. Ci conoscevamo da 15 anni, è una perdita enorme che non riusciamo a metabolizzare».

La gara era stata vinta da Alberto Bruttomesso, ma questo giustamente è solo un dettaglio destinato a restare confinato nell’archivio delle statistiche.

Contessa e il bilancio dei primi mesi in Work Service

20.05.2022
6 min
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Ilario Contessa è sempre indaffarato. Alla Work Service le cose da sistemare e mettere a posto per questa seconda parte di stagione sono tante e lui non è uno che si tira indietro.

«Stavo preparando le cose per questo weekend – dice Contessa appena alzata la cornetta – sarà pieno di gare. Sabato si corre il Marchigiana e domenica gli junior sono impegnati in due corse: Strade Bianche ed una qui in provincia di Padova».

Il diesse, innamorato del ciclismo, è tornato alla Work dopo una parentesi di due anni alla Zalf, con lui tracciamo un punto su questi primi, intensi, mesi di corse.

Alla prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali Giovanni Bortoluzzi ha conquistato la maglia del Gpm
Alla prima tappa della Settimana Internazionale Coppi e Bartali Giovanni Bortoluzzi ha conquistato la maglia del Gpm

Tanti podi, poche vittorie

«La stagione della squadra è partita bene, abbiamo fatto qualche podio di troppo e qualche vittoria di meno – dice ridendo – ma sono soddisfatto. Il Giro di Sicilia è stato super, siamo andati davvero bene. Abbiamo ottenuto un bellissimo piazzamento con Venchiarutti nella terza tappa vinta da Miholjevic. Nella seconda tappa con l’arrivo a Caltanissetta Lorenzo Ginestra si è piazzato quindicesimo, sono davvero contento per lui, è giovane e questi risultati danno morale».

Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) (foto Federciclismo)
Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) (foto Federciclismo)

Il ritorno alla vittoria di Venchiarutti

Nicola Venchiarutti e Riccardo Lucca sono i due corridori su cui ci eravamo concentrati ad inizio stagione. Ora, dopo qualche mese, i primi risultati si sono visti, anche se i margini per migliorare ci sono ancora. 

«Venchiarutti è partito bene – racconta Ilario – ha vinto a Pontedera e si è piazzato al Giro di Sicilia, dopo il quale ha preso una maledetta bronchite che lo ha fermato per un po’. Meglio averla presa ora che era in un periodo di “riposo” piuttosto che in altri momenti della stagione. I prossimi appuntamenti che sta preparando sono l’Adriatica Ionica Race, il campionato italiano e poi con la nazionale farà i Giochi del Mediterraneo».

«La vittoria gli ha fatto bene, all’inizio della stagione ha avuto qualche tentennamento proprio per la disabitudine a vincere. Si è sbloccato e questo gli ha dato il giusto morale. Con noi sta bene, non se lo sarebbe aspettato neanche lui, anche se siamo una continental si lavora sodo e con grande professionalità. E’ chiaro che rispetto agli anni scorsi ha fatto un passo indietro ma con noi è sempre sotto supervisione diretta da parte della Drone Hopper».

Dopo la bella vittoria a Pontedera per Venchiarutti un bel quarto posto nella terza tappa del Giro di Sicilia
Dopo la bella vittoria a Pontedera per Venchiarutti un bel quarto posto nella terza tappa del Giro di Sicilia

Lucca crescerà

Un altro che sorride, forse un po’ meno, è Riccardo Lucca, lui e Ilario si sono ritrovati alla Work. Il feeling tra i due c’è, Riccardo lavora sodo e aspetta il suo momento, che arriverà…

«Quando dicevo dei troppi podi un po’ mi riferivo a lui – dice ridendo di nuovo Ilario – gli manca la vittoria per coronare il lavoro fatto fino ad ora. A Montecassiano era in forma ma non è riuscito ad imporsi e a Monte Urano ha trovato un giovane molto forte, Raccani. Con il caldo lui prende spunto e riesce a dare il meglio di sé, io in lui ci credo».

«Spiace che non sia stato chiamato a fare i Giochi del Mediterraneo, Lucca a crono è sempre andato bene. Ha fatto dei piazzamenti anche al campionato italiano qualche anno fa. Anche per lui il programma di corse prevede Adriatica Ionica e campionati nazionali, su strada e a crono. Correrà anche il De Gasperi ed il Giro del Veneto, dove nel 2019 ha vinto una tappa proprio in maglia Work».

Per Riccardo Lucca una prima parte di stagione con tanti piazzamenti, con l’arrivo del caldo spera di trovare la vittoria (foto Scanferla)
Per Riccardo Lucca una prima parte di stagione con tanti piazzamenti, con l’arrivo del caldo spera di trovare la vittoria (foto Scanferla)

Spazio anche ai giovani

Nei pensieri e nei programmi del diesse ci sono anche gli under 23, il programma per loro è fitto e si avvicina il Giro d’Italia Under 23, un bel palcoscenico. 

«Con gli under stiamo preparando il Giro – racconta l’indaffarato Ilario – tra poco andranno sul Pordoi e faranno un po’ di giorni lì, una volta scesi faranno il De Gasperi e poi si inizia. Una corsa come il Giro è bello farlo andando preparati, non siamo all’altezza degli squadroni che lotteranno per vincere ma ci saremo. Anche al Recioto, al Belvedere ed al Piva siamo stati propositivi».

Bene anche gli U23 della Work Service, qui alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto Scanferla)
Bene anche gli U23 della Work Service, qui alla Due Giorni per Alessandro Bolis (foto Scanferla)

E l’eterno Rebellin?

Davide Rebellin smetterà di correre a fine stagione, lo aveva annunciato. Il recupero dall’infortunio procede e sembra pronto a tornare.

«Davide – racconta Contessa – è pronto per incominciare la sua stagione, anche lui dovrebbe correre l’Adriatica Ionica e poi i campionati italiani, vorrebbe smettere in quell’occasione. Diciamo che ha quelle 4 gare che vorrebbe fare per chiudere la sua carriera, il recupero è andato bene, visivamente gli manca un po’ di volume muscolare del polpaccio infortunato. Ora servirà lavorare bene sul ritmo gara ma sono gli ultimi dettagli, vuole divertirsi e godersi le ultime corse».

Davide Rebellin ha subito un infortunio durante la scorsa stagione, il suo rientro è atteso all’Adriatica Ionica Race
Davide Rebellin ha subito un infortunio durante la scorsa stagione, il suo rientro è atteso all’Adriatica Ionica Race

Un giudizio personale

E’ sempre difficile autovalutarsi, si rischia di eccedere in eccesso o in difetto, ma un primo bilancio sul ritorno in Work ad Ilario lo chiediamo lo stesso, senza pressioni. 

«Solitamente commentano gli esterni – ci incalza con una battuta- ma mi sembra di aver lavorato bene, mi trovo bene con la squadra. Bisogna guardare avanti, verso i prossimi anni. Ritengo di aver dato una nuova verve al team, spero che i miei aiuti siano ben graditi. Mi reputo ancora giovane per il ruolo che ricopro, ho solamente 37 anni e rapportarsi con ex pro’ o elite di alto livello è stimolante e si impara gli uni dagli altri. Se devo fare un paragone extra ciclistico mi definirei un Sarri o un Mourinho, non talentuoso nel praticare lo sport ma con entusiasmo e lavoro ho fatto la mia gavetta. Sono partito dai giovanissimi e ho fatto tutte le categorie, spero un giorno di fare il salto che mi manca!».

Venchiarutti 2022

Finalmente Venchiarutti, una vittoria ha scacciato i fantasmi

14.04.2022
4 min
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Avevamo lasciato Nicola Venchiarutti al suo primo approccio con la Work Service, dopo un’esperienza con l’Androni finita forse troppo presto e senza considerare le attenuanti di un biennio così particolare come quello passato, segnato dalla pandemia. Lo ritroviamo rinfrancato dopo aver riassaporato il gusto del successo, alle prese con un Giro di Sicilia vissuto con lo spirito positivo di chi sa che nella bisaccia qualcosa già c’è.

Al di là del valore intrinseco, il successo di sabato scorso al GP Città di Pontedera (foto Pagni in apertura) ha un significato profondo perché chiude un cerchio e mette fine a un periodo di astinenza da vittorie troppo lungo.

«Aspettavo questo momento da tre anni. Nel 2019 erano arrivate belle vittorie – dice – come alla Popolarissima e nella tappa del Giro U23 a Falcade, poi si è fermato un po’ tutto. Ora sono ripartito, ma era da tempo che sentivo che le cose funzionavano e anche qui in Sicilia si vede che c’è un Venchiarutti nuovo (nella prima tappa a Bagheria ha chiuso 10°, ndr)».

Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) – (foto Pagni)
Venchiarutti Pontedera 2022
Il podio di Pontedera, con Venchiarutti fra De Pretto (2°) e Di Felice (3°) – (foto Pagni)
Raccontaci un po’ che gara è stata, quella di Pontedera…

C’era tanto vento e questo ha segnato un po’ la corsa. Entrati nel circuito finale c’era una salita che via via ha scremato sempre più il gruppo. Alla fine eravamo rimasti in 35, io avevo due compagni di squadra, Lucca ha tirato come un forsennato negli ultimi 10 chilometri, poi Burchio mi ha pilotato fino ai 250 metri, lì sono uscito io. Ma anche gli altri compagni erano stati preziosi nel corso della gara, è stata una vittoria di squadra, io ho solo dovuto fare l’ultimo tiro…

Al di là del successo, sembra che alla Work Service hai ritrovato quella serenità perduta.

E’ un bel gruppo, non c’è che dire. Sarà anche una formazione continental, ma non ci fa mancare niente, ha una struttura di livello superiore. Il clima è sereno e tranquillo, la mentalità è quella giusta per portarti a emergere. Era quello di cui avevo bisogno.

Quando sei passato di squadra, le prospettive erano di fare di te un po’ il “guru” in corsa, quello più esperto in grado di far crescere chi era intorno a te anche se sei ancora molto giovane considerando i tuoi 23 anni.

E’ vero, sono uno dei più esperti, se non altro fra quelli che hanno avuto maggiori possibilità d’interagire con il ciclismo che conta. Cerco di dare consigli, di collaborare esattamente come fanno gli altri, intorno a me ho ragazzi che sono molto attenti, che chiedono ma che soprattutto hanno voglia di fare. L’ho detto, è un bel gruppo…

Venchiarutti Giro 2019
Il corridore di Tolmezzo (a destra) ha portato a termine lo scorso Giro d’Italia, finendo 132°
Venchiarutti Giro 2019
Il corridore di Tolmezzo (a destra) ha portato a termine lo scorso Giro d’Italia, finendo 132°
Da dove nasce questo nuovo Venchiarutti? A prescindere dalla vittoria, è da gennaio che viaggi sempre a buoni livelli, con piazzamenti importanti…

Io dico che il merito è stato aver passato un inverno tranquillo e proficuo. Abbiamo avuto poche piogge quest’anno e ciò ha permesso di lavorare molto fuori, quando invece, tra clima e Covid, nei due inverni scorsi avevo dovuto trascorrere parte della preparazione sui rulli e non è proprio la stessa cosa… Uscire spesso aiuta a dare tono alla gamba, poi i ritiri e le gare hanno fatto il resto. Sentivo da tempo di essere pronto per la vittoria e finalmente è arrivata.

Quali aspirazioni hai ora?

Se mi chiedete se c’è una gara che attendo particolarmente vi rispondo di no. Ho imparato a vivere questo mestiere giorno per giorno, pensando a quel che mi riserverà il domani. Non faccio programmi, so solo che ho una buona condizione e voglio sfruttarla al meglio, il contesto non è importante.

Venchiarutti Sicilia 2022
Dopo la vittoria in Toscana, Venchiarutti è subito partito per la Sicilia, dove cerca nuovi squilli
Venchiarutti Sicilia 2022
Dopo la vittoria in Toscana, Venchiarutti è subito partito per la Sicilia, dove cerca nuovi squilli
Questo nuovo Venchiarutti ha aspirazioni azzurre?

Chi non ne ha? So bene che c’è gente più forte e io ormai sono un atleta elite, quindi gli spazi sono ristretti, ma la speranza non costa nulla. Tutto quel che posso fare è farmi vedere, cercare di portare a casa il maggior numero di risultati considerando che poi, sulla carta, le gare titolate si prestano anche alle mie caratteristiche, l’europeo in particolar modo.

Tu hai superato il limite degli under 23, quindi ad esempio non potrai rientrare nel team per il Giro d’Italia di categoria. Non pensi che questo riduca un po’ le tue possibilità di gareggiare ed emergere?

No, il calendario è comunque molto ricco, ho già visto i programmi della squadra e di occasioni ce ne saranno tante. Le possibilità per mettermi in mostra ci sono, dipende solo da me. Quel che conta è poter correre, io più gareggio e meglio vado…

Rebellin pronto a ripartire: «Forse per l’ultima volta»

12.01.2022
4 min
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A che età si smette di correre in bici? C’è chi lascia prima dei 35 anni, svuotato della passione e dai mille impegni: ritiri, gare, eventi… Chi superati i 30 riscopre una seconda giovinezza e trova energie nascoste per rilanciarsi. C’è un corridore, però, che la passione non l’ha persa mai e neanche la voglia di rimettersi in sella. E’ Davide Rebellin, che si appresta ad iniziare un’altra stagione: la voglia non manca, nonostante la sfortuna ne abbia condizionato l’inizio. A settembre, infatti, Davide ha subìto un grave infortunio al Memorial Pantani (foto di apertura): frattura esposta di tibia e perone, “sistemata” con due placche e qualche vite.

Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Davide Rebellin, 50 anni è alla sua seconda stagione alla Work Service
Ciao Davide, come stai?

Bene, il recupero procede abbastanza rapidamente, domani (giovedì, ndr) ho una radiografia che mi dirà se sono pronto a riprendere l’attività agonistica a pieno.

Eri tornato quasi subito a pedalare…

Sì, sotto parere medico avevo iniziato a fare qualche sgambata già dopo una quarantina di giorni dall’infortunio. Ho ancora qualche problema con la mobilità della caviglia, la pedalata non è “rotonda” come dovrebbe essere.

Con i nuovi compagni ti sei già allenato?

Purtroppo non ancora, ci siamo visti qualche giorno fa per la consegna dei materiali e per le visite mediche. Loro si sono allenati insieme a Padova un paio di giorni ma ho preferito evitare.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti torna in una continental dopo due anni passati all’Androni
Perché?

A causa della caviglia, ho un po’ di timore ad allenarmi in gruppo perché non posso appoggiarla a terra mentre pedalo. Stare in gruppo vorrebbe dire esporsi a dei rischi in quanto non puoi controllare tutto, ho deciso di allenarmi da solo in questo periodo, mi sento più sicuro.

Compagni e diesse ci hanno detto che Mallorca sarà il primo ritiro stagionale con delle gare annesse, ci sarai?

Al ritiro sicuramente, mi piace stare accanto ai miei compagni, anche dopo l’infortunio li ho seguiti spesso alle corse. Per dire che mi allenerò con loro devo aspettare ancora qualche radiografia di controllo. Di correre, ahimé, se ne parlerà ad aprile o maggio.

In squadra quest’anno sarete due ex professionisti: tu e Nicola Venchiarutti, due carriere differenti, come gli obiettivi stagionali.

Vero, Nicola l’ho conosciuto, ma ci ho parlato poco…

Lui arriva dall’Androni, ora Drone Hopper, dopo due stagioni non facili. Vorrà sicuramente riconquistare il mondo dei pro’, che consigli ti sentiresti di dargli?

Innanzitutto, penso abbia fatto bene a prendersi una seconda occasione. Deve crederci, partendo con grinta e coraggio, il calendario c’è e le occasioni di conseguenza. Alla fine, la Work Service fa un calendario quasi paragonabile ad una squadra professional, anche come struttura societaria. Qui “bussano” tanti ragazzi in cerca di una seconda occasione, spesso scrivono e chiedono direttamente a me.

Sanno che sei una figura importante all’interno della squadra…

Sì, quello che dico ha un peso. Certamente non decido io, però qualche consiglio mi sento di darlo. Anche perché non potrò mica correre in eterno.

Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio per entrare in condizione nella seconda metà della stagione
Davide Rebellin tornerà alle gare probabilmente tra aprile e maggio
La tua carriera si avvicina alla conclusione?

Questa, molto probabilmente, sarà la mia ultima stagione. Doveva esserlo la scorsa ma non mi andava di lasciare dopo un infortunio.

La Work ha una struttura paragonabile ad una professional, si è mai pensato al salto di categoria?

Secondo me è una cosa che si sta costruendo a poco a poco. Prima hanno messo delle solide basi con un team continental di tutto rispetto. Diventare professional sarebbe bello, servirebbe sicuramente un secondo sponsor, magari italiano…

E tu ti vedresti nei panni di diesse?

No, in questo ruolo non mi ci vedo, mi piace di più dare consigli… Forse sono più adatto ad un ruolo manageriale o solamente da “consigliere”.

Venchiarutti, alla Work Service per rilanciarsi

25.12.2021
4 min
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Il ritiro dell’Androni a Benidorm ci ha fornito tanti spunti di riflessione. Dal rilancio di Simone Ravanelli alla dolorosa, ma a quanto pare necessaria esclusione di Nicola Venchiarutti. Il corridore friulano correrà con la Work Service nella stagione 2022. Il suo non sembrerebbe essere un taglio netto, ma una possibilità di riscatto. Anche lui passato professionista nel 2020 ha risentito della pandemia e di una stagione d’esordio corsa (se 7 gare in un anno vuol dire correre) in sordina.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020, la sua seconda gara in maglia Androni prima della pandemia
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Ciao Nicola, come mai hai disputato così poche gare nel 2020?

Ad inizio stagione avevo corso tanto, con l’esordio a gennaio in Venezuela alla Vuelta al Tachira e poi, a febbraio il Tour de Langkawi. Poi come ben sapete la pandemia ha fermato tutto per mesi ed al rientro alle corse, ad agosto, la squadra ha deciso di dare più spazio ad atleti con maggiore esperienza per poi lasciarmi più margine nel 2021.

Correre così poco ti ha reso più difficile adattarti alla categoria?

Senza dubbio, già il passaggio da under 23 a pro’ è difficile, se in più ci si aggiunge uno stop di quattro mesi… Chi è diventato professionista nel 2020 ne ha sicuramente risentito in negativo.

Qual è stata la maggiore difficoltà nel correre tra i pro’?

Da under le corse durano quattro ore, raramente cinque. Invece, nei professionisti dopo cinque ore le gare si accendono ed il ritmo diventa infernale. Devi prendere il ritmo gara e per farlo devi correre tanto, poi io sono un corridore che per esprimersi al meglio ha bisogno di continuità.

Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni, qui al Giro di Slovenia
Nicola Venchiarutti aveva corso tre gare da stagista nel 2019 con l’Androni
Il 2021 invece com’è andato?

Non benissimo, ho preso il covid. A metà gennaio sono risultato positivo ad un tampone di controllo, sono rimasto positivo per un mese abbondante ed ho perso gran parte della preparazione. Mi allenavo in casa con i rulli, ma non è la stessa cosa.

Hai iniziato a correre a marzo.

Sì, non ero per niente in forma e quelle gare servivano per “mettermi in moto”. Ho corso tanto devo dire: Strade Bianche, Giro di Turchia, poi una corsa a tappe in Bosnia e il Giro d’Italia. Queste gare mi sono servite per prendere il ritmo corsa ma sono state molto impegnative. Dopo il Giro ero davvero stanco, ho fatto una settimana di riposo completo.

Com’è stata la tua prima esperienza alla corsa rosa?

Bella dal punto di vista umano, per un ciclista italiano è un sogno. Non avevo mai fatto corse a tappe così lunghe e ne ho risentito, la terza settimana ero davvero cotto.

Dopo il Giro però non hai corso molto.

Nei due mesi successivi (giugno e luglio, ndr) ho corso solamente i campionati italiani a cronometro ed in linea. Sono tornato alle corse a fine agosto, al Tour Poitou. La squadra ha deciso di far correre chi non aveva fatto il Giro d’Italia.

Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021, nella 19° tappa con arrivo all’Alpe di Mera
Nicola Venchiarutti in fuga al Giro d’Italia 2021 nella 19° tappa
Forse sarebbe stato meglio, per la tua crescita, non fare il Giro ma avere più continuità di gare…

Non dovevamo partecipare, lo sapevamo e avevano organizzato il calendario delle corse in altro modo. Poi, poco prima dell’inizio del Giro, io ero al Giro di Turchia, è arrivata l’esclusione della Vini Zabù ed io mi sono ritrovato in squadra. Non ci sono stati colloqui precedenti, però io da corridore ero contento di parteciparvi.

Analizzando queste due stagioni che conclusioni ne trai?

Secondo me sono mancati i risultati, perché se parliamo di valori sono cresciuto. Mi è mancata la continuità di corsa in alcuni momenti chiave della stagione.

Nicola Venchiarutti da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli, nel 2019 è stato stagista con l’Androni
Nicola Venchiarutti nei due anni da under 23 ha corso con il Cycling Team Friuli
Tu sei passato pro’ alla fine del secondo anno da under, è stato una scelta prematura?

Non credo, prima di essere ingaggiato dall’Androni per il 2020 ho fatto tre gare da stagista con loro: la Coppa Bernocchi, il Giro di Slovenia ed il Tour of Taihu Lake. Parlando con la squadra (Cycling team Friuli, ndr) eravamo d’accordo che l’occasione era da prendere al volo.

Ora sei alla Work, con l’Androni come vi siete lasciati?

Ci sono rimasto male per la mancata conferma, ma loro in me credono. Alla Work devo e voglio ritrovare continuità di prestazione e di corsa. Ho un solo anno di contratto ma non è una grande preoccupazione. Il calendario è fitto, gli appuntamenti sono tanti e le possibilità di mettersi in mostra anche. Tocca a me riconquistarmi il mondo dei professionisti.

Nicola Venchiarutti, fiume Tagliamento, inverno 2020

Venchiarutti, come stai? Facciamo due parole…

02.12.2020
4 min
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Anno peggiore per passare professionista, Nicola Venchiarutti non poteva trovarlo. E come lui tutti i ragazzi che alla fine del 2019 brindavano al grande salto. Intendiamoci, già essere di qua è una gran cosa, ma certo la gradualità, l’adattamento, il fatto di imparare dai più grandi, il prendere le misure al modo di correre sono stati per tutta la stagione una bella suggestione. Perché nessuno ci ha capito molto, soprattutto i più grandi.

La sua stagione è iniziata a gennaio con la Vuelta al Tachira e il 5° posto nella seconda tappa. Poi il Tour de Langkawi e… il lockdown. Alla ripresa, 14° posto al Circuito di Getxo e altre sette corse fra cui la Sanremo, fino alla Parigi-Camembert. Perciò adesso, con la tipica concretezza friulana e lo sguardo da furbino sotto il ciuffo (che nella foto di apertura si affaccia sul fiume Tagliamento dal Monte Cumieli), il “Venchia” affronta il primo inverno da professionista tenendosi salde le certezze e lavorando per scoprire l’ignoto.

Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Salendo verso Genting Highlands al Tour de Langkawi 2020
Nicola Venchiarutti, Genting Highlands, Tour de Langkawi 2020
Genting Highlands al Langkawi 2020
Quali sono le certezze?

Il CTF Lab e Andrea Fusaz per la preparazione. Stiamo lavorando già da qualche giorno per costruire una bella base. Al momento mi sto regolando sugli stessi volumi dello scorso anno, dato che ho appena cominciato. Poi gradualmente si andrà ad aumentare. Non sapendo quando si comincia, è anche difficile prevedere quanto crescere e in che tempi. Per cui esco da solo e con calma, dato che nel ritiro del CT Friuli non c’è ancora nessuno. La regione è arancione e i ragazzi che vengono da fuori non possono spostarsi.

Che cosa ti resta in tasca di questa stagione?

A parte il periodo, ma non vorrei ripetere quello che dicono tutti, ho fatto delle belle garette. Ma soprattutto ho cominciato a capire come funziona la squadra, come è organizzata. E’ diverso. Il CT Friuli era una grande famiglia, nel professionismo la squadra è più una ditta di lavoro. E anzi, all’Androni c’è un bel clima fra compagni e anche con lo staff.

Con quale tecnico hai legato di più?

Ellena è veramente bravo, ma anche con Canciani ho un bel rapporto. Anche lui è friulano, zona di Gorizia. Con Cheula sono andato alle prime corse e anche Spezialetti è in gamba.

Quale corsa ti è piaciuta di più?

La Sanremo, senza dubbio. La partenza con tutti quei campioni. Riconoscere accanto a me Sagan e Alaphilippe che fino all’anno scorso vedevo in televisione è stato incredibile. Ma allo stesso modo in cui mi ha entusiasmato in partenza, mi ha svuotato dopo 270 chilometri. Si è proprio spenta la luce e mi sono fermato. Non avevo mai fatto una corsa così lunga…

Nicola Venchiarutti, Falcade, Giro d'Italia U23 2019 (foto Scanferla)
Falcade, vince in volata una tappa di media montagna al Giro U23 del 2019 (foto Scanferla)
Nicola Venchiarutti, Falcade, Giro d'Italia U23 2019 (foto Scanferla)
Falcade, Giro U23 del 2019 (foto Scanferla)
Senti di essere cresciuto atleticamente?

Sicuramente, anche se mi è mancata qualche corsa a tappe dopo la ripresa. A parte il periodo sui rulli, credo di essere riuscito a migliorarmi.

Hai parlato di costruire la base. Lavori solo in bici?

Qua non è come nelle Marche per Carboni, che da tesserato può andare in palestra. Qua forse anche per contenere i costi, le palestre sono tutte chiuse. Per cui mi sono attrezzato in casa e comunque è un problema. Finirà che faremo tutto aumentando le ore e i lavori in bici, con l’handicap che non andremo in ritiro in un posto caldo.

Ti alleni davvero sempre da solo?

Di solito sì, ieri però ho incontrato Fabbro, De Marchi e Milan che passa anche lui professionista.

La Androni Giocattoli-Sidermec ha tagliato i corridori più esperti, da chi si impara adesso?

Con i più grandi ho corso poco o niente, non posso dire di averli conosciuti. A questo punto è positivo che siamo tutti giovani, per il clima e per il modo di lavorare in cui siamo tutti abbastanza vicini.

Cosa resta dell’istinto vincente di Venchiarutti?

C’è sempre, ma è difficile all’inizio fare quello che si poteva da under 23. Come la tappa di Falcade al Giro d’Italia, vinta in volata in mezzo agli scalatori. Ma il mio obiettivo è restare davanti nelle gare durette che finiscono in volata. Ci tengo a impormi e ho visto che mi viene lasciato spazio. Anche se non è affatto un problema tirare, quando serve.