Paladin ci presenta Bradbury: determinazione, salita e… ketchup

19.07.2024
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Neve Bradbury in qualche modo è stata la sorpresa di questo Giro d’Italia Women. Dopo il secondo posto al Tour de Suisse, l’australiana è arrivata terza e ha vinto la maglia bianca di migliore giovane. Un risultato che non nasce dal nulla e la sua compagna di stanza, Soraya Paladin ce lo ricorda bene.

«Siamo partite con l’idea di supportarla – ha detto Paladin che a sua volta è stata autrice di un ottimo Giro – l’obiettivo principale era quello di stare vicino a Neve ed Antonia (Niedermaier, ndr) per la generale. Poi se c’era l’occasione avevo lo spazio per puntare ad una tappa. E io ci sono andata vicino. Sono soddisfatta. Sì, c’è stato un po’ di rammarico per quella tappa ad Urbino, però è stato un bel Giro. Poi Neve ha dimostrato di essere fortissima, quindi nel complesso è stato un Giro Women più che positivo».

L’arrivo di Urbino, dove Soraya Paladin è giunta seconda
L’arrivo di Urbino, dove Soraya Paladin è giunta seconda

Come Vine

Insomma vale la pena conoscere meglio questa australiana in forza alla Canyon-Sram. Neve, classe 2002, è di Melbourne, nel Sud dell’Australia, terra di ciclismo e ciclisti, si è laureata in Scienze Motorie. Figlia di Haydn, anche lui un ciclista, è colui che in qualche modo le ha trasmesso la passione. E anche il senso della corsa. Si racconta che il suo sesto posto al primo anno tra le elite sia stato figlio di una grande visione di gara nata dall’ascoltare il papà che seguiva le gare.

Eppure l’arrivo al professionismo e in un grande team, non è stato facile per Bradbury. All’inizio, specie tra le juniores non fu fortunata. Perse un titolo nazionale al primo anno. Tagliò il traguardo in testa ma fu squalificata, perché la sua bici era di poco inferiore al peso. L’anno successivo invece fu messa ko da una bruttissima caduta che le procurò diverse fratture. Le restava la carta Zwift.

E così al pari del suo connazionale Jay Vine, Neve Bradbury è arrivata al grande ciclismo grazie a questa porta.

Bradbury quest’anno è cresciuta moltissimo: è stata 2ª e maglia bianca sia all’UAE Tour (in foto) che al Tour de Suisse
Bradbury quest’anno è cresciuta moltissimo: è stata 2ª e maglia bianca sia all’UAE Tour (in foto) che al Tour de Suisse
Soraya, si sapeva che Bradbury potesse fare bene, ma da qui ad avere il supporto di una squadra per la classifica in un grande Giro era una cosa nuova per lei?

Un po’ sì, ma la squadra non ha voluto metterle troppe pressioni perché Neve è giovane, però sapeva che era lei che avrebbe dovuto fare classifica. E ha affrontato questa sfida giorno per giorno. E’ stata brava perché non si è fatta prendere dall’ansia. Ha saputo gestire anche il ruolo da capitana, dimostrando di poter essere una vera e propria donna da classifica.

Cosa le dicevi in merito?

Beh, abbiamo parlato, tanto più che ero la sua compagna di camera. E lì cercavamo di parlare il meno possibile di ciclismo, proprio per deviare la mente. Ogni tanto mi chiedeva dei consigli sull’approccio alla gara. E lei mi esponeva le sue idee.

E tu?

Le dicevo magari di stare un po’ più calma o al contrario, a seconda dei momenti, di essere un po’ più consapevole. Di provare a dimostrare quello che veramente valeva.

Il momento in cui Neve ha attaccato sul Blockhaus
Il momento in cui Neve ha attaccato sul Blockhaus
Dove c’è stato secondo te il suo cambio mentale di consapevolezza? Sul Blockhaus o prima?

Prima. Era un po’ dispiaciuta dopo la crono, perché aveva perso comunque un po’ di tempo. Poi già dalle tappe successive e dal primo arrivo in salita soprattutto, ha capito che stava bene. E non erano tappe facili. Quando arrivavamo, noi dicevano che eravamo finite, lei invece che stava bene. In salita non soffriva. Anche questo le ha fatto capire che la gamba c’era. Pensate che sul Blockhaus voleva partire addirittura sulla prima scalata. La squadra le ha detto di stare tranquilla e di dare tutto sull’ultima ascesa. Poi una volta lì come sarebbe andata… sarebbe andata.

Quindi vi aspettavate una sua azione sul Blockhaus?

Sì, sapevamo che stava andando forte e ci credevamo già da quando avevamo fatto la riunione la mattina. Lei era positiva, ci credeva, quindi anche noi siamo partite mentalizzate per andare a vincere la tappa. Sapevamo che sarebbe stato difficile, però alla fine ha dimostrato di essere una grande atleta.

Sul Blockhaus dati super per Bradbury (considerando il suo peso, 50 kg) si stima che nei 46′ del suo attacco abbia sviluppato 5,2 watt/kilo
Sul Blockhaus dati super per Bradbury (considerando il suo peso, 50 kg) si stima che nei 46′ del suo attacco abbia sviluppato 5,2 watt/kilo
Eccome, ha fatto una grande azione. Invece da un punto di vista tecnico come si muove in gruppo?

E’ migliorata tanto. Io non ho corso in squadra con lei al primo anno che è arrivata in Canyon-Sram, ma ora si muove bene. All’inizio tendeva sempre a correre indietro, si vedeva che non aveva tanta esperienza specie per le gare europee. Però la squadra è stata brava perché non le ha messo pressione e le ha sempre fatto fare le classiche o comunque corse in cui s’imparava anche a correre. Al Giro eravamo io e altre due ragazze che avevamo il compito di tenerla davanti. Però come detto è migliorata, non ha più paura, sa stare in gruppo, corre più davanti e se ogni tanto finisce dietro, viene richiamata e risale.

Le tirate le orecchie insomma!

Sì, però ha il grande pregio che riesce a vedere il momento buono per attaccare. Il tempismo del Blockhouse è stato molto intelligente.

L’abbraccio fra Soraya e Neve (foto @thomas_maheux)
L’abbraccio fra Soraya e Neve (foto @thomas_maheux)
Parlando di aspetti di colore, non possiamo non partire dalla scena dell’acqua che le ha versato tua mamma…

Sì, era mia mamma. Era venuta al Giro e ha tifato per noi. Per il resto Neve è una ragazza molto semplice e interessata. Legge molti libri, le piace andare a camminare in montagna, a fare dei picnic, è una ragazza molto alla mano. Vive a Girona e quando è lì si ritrova con le altre ragazze e ragazzi: hanno un gruppo di australiani. 

E del Giro Women e dell’Italia cosa ti ha chiesto?

Sotto questo aspetto c’è ancora da lavorare, si vede che non è italiana! A Neve piace tantissimo il ketchup, lo mette dappertutto. Allora ogni volta che lo vuole mettere sulla pasta, mi cerca con gli occhi come per dire: “Soraya non guardarmi”. La sera del Blockhaus il cuoco ci ha fatto gli spaghetti e lei li ha tagliati… ovviamente. Di nuovo: “Soraya non guardarmi”. Quella sera le ho dato il mio assenso ma solo perché aveva vinto!

Invece Soraya, quali sono i tuoi programmi adesso, dopo il buon Giro Women?

Farò il Tour Femmes (12-18 agosto, ndr). Finisco questa settimana di recupero e poi inizio ad allenarmi in vista del Tour. Sarà ancora più duro del Giro. Di nuovo possiamo far bene anche nella classifica generale, quindi l’obiettivo principale sarà proteggere le leader. Ma ci sono secondo me tappe adatte a fughe… e spero di coglierle.

Tutto in un secondo. Longo generosa, Kopecky “mostruosa”

13.07.2024
7 min
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BLOCKHAUS – Quando tagliano il traguardo devono letteralmente raccoglierle o sorreggerle. La sfida è stata senza esclusione di colpi. Potente e intensa fino alla fine. Lotte Kopecky ha vinto la battaglia ai punti, anzi all’abbuono. Elisa Longo Borghini non l’ha staccata e l’iridata le ha guadagnato altri due secondi. Ora il distacco è di appena un secondo. 

Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo
Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo

La montagna degli australiani

Il Giro d’Italia Women intanto incorona Neve Bradbury. Un nome che quassù sta bene. Lei non si è sciolta al solleone. Tra l’altro ha confermato che il Blockhaus è la montagna degli australiani. La giovane portacolori della Canyon-Sram infatti è un’aussie proprio come Jai Hindley che quassù ha vinto quando poi si è portato a casa la maglia rosa due anni fa.

Con questa impresa Bradbury sale sul podio provvisorio. Oggi è stato il classico esempio del detto: fra i due litiganti il terzo gode. Anche se attenzione, Bradbury ha dimostrato di avere una gamba fotonica. Neve è scattata a 10 chilometri dal traguardo. Da sola. Si è messa giù con un grande passo e salendo con un ritmo molto elevato, man mano ha aumentato il suo vantaggio sfruttando le finestre di rallentamento dopo gli scatti di Longo Borghini.

E forse, il condizionale è d’obbligo, queste due immense atlete oggi le avrebbero prese comunque da lei. Ma questa è solo una nostra sensazione. Se non altro per come le abbiamo viste tagliare il traguardo. Neve era ben più fresca di loro.

Voltati, io ci sarò

Ieri vi abbiamo parlato di una Lotte Kopecky seria, concentrata, quasi col muso lungo dopo il traguardo. Oggi è stata l’opposto. Mentre le altre erano a terra, lei dopo 30” era già sui rulli.

Eppure la sua doppia scalata al tetto del Giro Women non era sembrata iniziare bene. Nel primo passaggio era spesso in coda. Quando è passata sul Passo Lanciano aveva la bocca spalancata, la maglia aperta e uno sguardo che non lasciava pensare nulla di buono.

E quando è ripresa la salita forse stava ancora peggio. E’ vero che lì c’erano le pendenze più dure, ma ad un tratto sembrava stesse per staccarsi. Erano rimaste una dozzina e lei era nelle retrovie. Quando poi Champan e Realini si sono date il cambio e c’è stata una pausa nel ritmo, lei è come rinata. 

O forse quello era il segno che avrebbe dovuto accendersi per bene. Sapeva che con la scalatrice abruzzese la Lidl-Trek avrebbe cambiato passo. Eccola dunque come rinata, in terza ruota incollata a Longo Borghini.

«Anche Elisa oggi è stata super forte – ha detto Kopecky – ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità per cercare di cogliere il secondo posto. Sono molto soddisfatta e vedremo cosa succederà domani. Ora cercherò di riprendermi, di mangiare e dormire bene. Stasera regalerò un piatto di pasta in più alle mie compagne! Spero che così domani abbiano le energie per controllare la corsa».

In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″
In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″

Kopecky d’assalto

«C’è tanto ancora in ballo domani – ha detto l’iridata – e non approfittarne sarebbe un peccato. Certo, se domenica scorsa avessi fatto un po’ meglio (il riferimento è alla crono di apertura, ndr) adesso sarei in rosa. Proveremo di tutto per ottenere quella maglia rosa». E mentre lo dice col mento indica Longo Borghini che è seduta pochi metri alla sua sinistra, anche lei intenta a parlare con i giornalisti.

Kopecky sa bene che semmai dovesse vincere questo Giro Women il capolavoro lo avrebbe firmato qui. Okay il Tourmalet l’anno scorso, ma questa tappa, anzi questa doppia scalata, era più dura della tappa francese. 

Quella ruota come lei ha detto è stato il suo mantra. Probabilmente non si è accorta se ai lati della strada c’erano alberi o alberghi, marmotte o mucche. Ha fatto quello che doveva fare e lo ha fatto in modo perfetto.

Non ha sprecato mezza energia di troppo. Ha sfruttato il 48-35 delle corone che aveva scelto. E nel finale, ha sfruttato la sua esplosività, facendo fare uno sforzo enorme alla Longo per non prendere il buco.

«Al momento sono seconda in classifica generale – ha concluso Lotte – e sono contenta di questo. Ma domani è l’ultimo giorno, l’arrivo è di nuovo duro… quindi perché non provarci?».

Orgoglio Elisa

«Non è finita fino a che non è finita». Elisa Longo Borghini raccoglie energie ed orgoglio. A testa alta parla con la serenità di chi sa di aver dato tutto quello che aveva.

Se Kopecky guardava la sua ruota, lei scattava, si voltava e la belga era ancora lì. Mentalmente non doveva essere facile. Okay che la belga non è la campionessa del mondo per caso, ma ricordiamoci che appena tre giorni fa vinceva una volata di gruppo. Ora eccola davanti in una tappa con 3.800 metri di dislivello e pendenze spesso in doppia cifra.

«Quel che brucia sono le gambe, perché ho fatto tanta fatica – spiega la piemontese – io non ho mai sottostimato Lotte Kopecky. Ricordiamoci che per poco non ha vinto il Tour. Ed è stata sfortunata perché davanti aveva la compagna Vollering. Sapevo che sarebbe andata forte oggi. Fa ridere però che dopo 18 chilometri di salita arrivi a fare uno sprint ancora una volta. Quindi sì: mi sarei aspettata di trovarla quassù.

«I miei wattaggi oggi sono stati leggermente inferiori al solito a causa del grande caldo. Ma credo che per tutte fosse così. Sono abbastanza contenta».

Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne
Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne

Tutto in un secondo

Ora Elisa ha una forte pressione. Ma anche la belga non se la passa poi meglio. Per entrambe vincere o perdere un Giro d’Italia Women per un misero secondo non è cosa da poco. E’ roba che fa tremare i polsi e salire i battiti solo a pensarci.

La tappa dell’Aquila, specie il suo finale, somiglia ad una classica e sappiamo come va Kopecky in certe corse. Gli ultimi 3.000 metri potrebbero essere quelli di un’Amstel o di una Freccia Vallone. Su carta adesso è lei la favorita. Se non altro ha dalla sua lo sprint e gli abbuoni. Di contro è che comunque la maglia rosa ce l’ha Elisa.

«Come si dorme stanotte? Serena. A domani ci penserò domani – spiega Longo Borghini – quindi penso proprio che dormirò bene, specie dopo una tappa così tosta! Qualcosa di simile l’ho vissuto, ma al contrario, al Women’s Tour 2022: ero dietro di 2” e ho vinto per 2”. Se riuscirò a vincere questo Giro sarà solo per merito delle mie compagne».

«Ma il bello dello sport è anche questo. Tu sai quali sono le tue capacità, sai quanto ti sei preparata ma non sai quanto sono forti o più preparate di te le altre. Oggi ho trovato un’avversaria identica a me».