Grenchen è dietro l’angolo. L’avvicinamento di Villa

19.12.2022
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Da Grenchen a… Grenchen, la rotta della nazionale di Marco Villa verso l’europeo è appena cominciata. A poco meno di due mesi dalla rassegna continentale su pista, una parte della pattuglia azzurra è stata impegnata due giorni fa sull’anello del Tissot Velodrome nel Track Cycling Challenge, gara di classe 1 che assegna punti per il ranking in vista del mondiale (in apertura foto Jasmin Honold).

Un’altra parte del gruppo italiano, guidato da Ivan Quaranta era invece in Portogallo ad Anadia per una prova di classe 2 col medesimo obiettivo. Prima di queste due corse, il cittì Villa aveva radunato a Calpe undici uomini e sei donne per gettare le basi all’appuntamento svizzero. Il programma di avvicinamento appare intenso. L’8 febbraio, data di inizio degli europei, non è poi così lontano. Interessante quindi fare il punto della situazione col tecnico cremasco.

Il cittì Villa seguirà un programma dettagliato per gli europei 2023
Il cittì Villa seguirà un programma dettagliato per gli europei 2023
Marco come sono andate queste ultime settimane di lavoro?

Bene, ma dobbiamo crescere. In Spagna abbiamo pedalato solo su strada perché il velodromo di Valencia non ce lo hanno potuto dare a causa di lavori di manutenzione. A Montichiari invece si è allenato il gruppo dei velocisti. Nelle prove di questi giorni abbiamo ottenuto risultati in linea con il nostro stato di forma. Sono comunque gare che bisognava fare. E sono tutti punti necessari per mantenere o migliorare il nostro posizionamento internazionale.

Abbiamo visto qualche nome nuovo…

Sì, esatto. Il gruppo è consolidato, ma volevo fare degli inserimenti. Tra gli uomini c’erano Ursella, Delle Vedove e Colosio, mentre tra le donne ho chiamato Basilico e Vitillo.

Cosa prevede la preparazione d’ora in poi?

Tra Natale e Capodanno faremo dei richiami a Montichiari. A gennaio torneremo in Spagna per un’altra sessione su strada con donne e under 23 uomini, poi nuovamente lavori in pista. Nel frattempo il 10 gennaio partiremo per l’Argentina dove correremo la Vuelta San Juan dal 22 al 29. Aggregati a noi ci saranno anche Viviani e Ganna che poi faranno la gara con la Ineos. Abbiamo scelto di partire presto perché avremo la possibilità di lavorare in pista. Laggiù grazie alle conoscenze di Giovanni Lombardi, potremo girare sul nuovissimo anello di San Juan, che deve essere ancora inaugurato. Abbiamo fatto un programma ben dettagliato e non è stato semplice allestirlo.

Qual è stata la difficoltà maggiore?

Far incastrare tutto è sempre più complicato. I nostri ragazzi, uomini e donne, sono sempre più patrimonio delle squadre di club ed è normale che alcuni team non vogliano privarsi per troppo tempo dei loro atleti. Per fortuna ed anche per merito, il nostro sistema è ormai collaudato e riusciamo ad organizzare sempre tutto al meglio.

Dopo quasi tre anni, per effetto del covid, si torna a correre a febbraio una manifestazione importante. E’ cambiato qualcosa nella preparazione?

E’ normale che ci siano meno riferimenti. Fino a 15/20 giorni fa avevamo atleti ancora in vacanza. Per il momento infatti non abbiamo ancora guardato i tempi sul cronometro. Di buono c’è che per gli europei tutte le nazionali partiranno alla pari. Fino al 2020 a febbraio c’erano i mondiali e ti dovevi scontrare con nazionali, tipo le oceaniche, asiatiche e sudamericane, che avevano sfruttato la loro estate per prepararsi. Quindi per noi il lavoro e di conseguenza i risultati erano molto più difficili da fare.

Cosa rappresentano per la nazionale di Marco Villa questi europei?

Tanto. E’ la prima prova di qualifica olimpica. Le altre saranno le tre prove di Nations Cup ed infine il mondiale di Glasgow il prossimo agosto. Per Tokyo 2020 avevamo dieci prove mentre ora non puoi permetterti di sbagliare quasi nulla. In Europa poi c’è una maggiore concorrenza rispetto agli altri continenti. Germania, Gran Bretagna, Svizzera, Danimarca, Francia, Belgio e probabilmente me ne dimentico qualcuna, sono tutte nazionali che sanno come si vincono medaglie. E’ per questo che non stiamo lasciando nulla al caso. Vogliamo fare bene all’europeo.

Ad oggi come vedi il tuo gruppo?

Eh (breve sospiro tipico di Villa, accompagnato da un sorriso, ndr). Ve lo dirò a gennaio, quando vedremo come staremo.

La zampata di Quaranta sulla velocità azzurra

14.04.2022
5 min
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La prima domanda, un sospiro e una battuta divertita come risposta. «Come ho trovato la velocità della pista italiana? Eh, potrei dirvi come la penso ma dopo dovrei uccidervi! Come facciamo?». Ivan Quaranta (in apertura con Matteo Bianchi e Mattia Predomo, foto FCI), che chiamavano “il Ghepardo”, apre la nostra chiacchiera con una zampata (di spirito) proprio come terminava le volate da corridore.

Dallo scorso gennaio, ufficialmente, il 47enne cremasco è collaboratore del cittì della pista Marco Villa per le discipline veloci. Quelle che stanno facendo fatica nel nostro movimento e per le quali Quaranta dovrà rimboccarsi le maniche per riportarle agli antichi splendori. L’argomento meritava di essere approfondito con lui, che da junior nel 1992 ad Atene fu campione del mondo della velocità, prendendo spunto anche dai suggerimenti di Sir Chris Hoy dei giorni scorsi.

Il coinvolgimento di Quaranta nei piani federali era emerso già al Lunigiana 2021, dove ha guidato il team azzurro
Il coinvolgimento di Quaranta nei piani federali era emerso già al Lunigiana 2021
Ivan come mai la velocità azzurra non è più quella di un tempo?

Il mio pensiero è allineato a quello di Villa, Fabio Masotti e Diego Bragato (questi ultimi due rispettivamente collaboratore e preparatore atletico, ndr). Ovvero che in Italia è un problema culturale. L’italiano ha la velocità nel proprio DNA. Ha vinto tutto quello che si poteva fin dai tempi di Maspes e Gaiardoni fino a Chiappa o ai miei. Se oggi dovessimo fare un mondiale di velocità in pista con esordienti o allievi saremmo sicuramente tra i primi. Poi però succede che all’estero, in Francia, Gran Bretagna o Olanda, questi ragazzi continuano a lavorare su pista mentre qua da noi il diesse, il genitore o il tifoso del ragazzo inizia già ad immaginarselo vincente nelle volate su strada al Giro o al Tour. E’ vero che abbiamo vinto le Olimpiadi con Viviani, Ganna e il quartetto nelle discipline endurance ma in Italia si pensa che il ciclismo sia solo su strada. Figuriamoci la velocità.

Come si può ovviare a questo modo di pensare?

E’ dura adesso convincere un ragazzino a non abbandonare la velocità in pista, dedicandosi totalmente ad essa. La fase più importante, quindi, è quella del reclutamento. Adesso sto cercando di compiere questa missione con i più giovani, sia col mio modo di fare sia anche e soprattutto con dei numeri o certezze scientifiche. Non è che Villa o io ne sappiamo di meno dei tecnici olandesi, ad esempio. E’ che con i cavalli da corsa sono capaci tutti a vincere e tutto è più semplice. Bisogna avere più ragazzi.

Miriam Vece, Migle Marozaite, velocità, europei Plovdiv 2020
Miriam Vece, qui contro Marozaite agli europei di Plovdiv 2020, è un talento in crescita fra le ragazze
Miriam Vece, Migle Marozaite, velocità, europei Plovdiv 2020
Miriam Vece, qui contro Marozaite agli europei di Plovdiv 2020, è un talento in crescita
Cosa bisogna fare per essere persuasivi?

Bisogna farli appassionare. E per farsi appassionare devi aumentare la attività. Qui da noi le discipline veloci in pista vengono un po’ snobbate dagli organizzatori. All’estero ogni domenica i giovani gareggiano in pista. Personalmente ho pensato a un modo sia a breve che a lungo termine per convincerli ed interessarli. Nel breve bisogna lavorare bene con i ragazzi che abbiamo adesso. Il lungo termine poi sarà una conseguenza. La Federazione in ogni caso ci sta aiutando tanto, però potrebbe spingere gli organizzatori a fare più corse di questo tipo. Vi faccio un esempio per spiegarmi meglio…

Vai pure…

Prendete i ragazzi della BMX. Loro sanno già che non correranno mai il Tour de France, perché le loro prove durano pochissimo. E’ un modello di prestazione totalmente diverso alla strada, eppure chi inizia con questa disciplina continua e non gli interessa del resto. La fanno perché gli piace. E corrono tutte le domeniche. Ci vorrà della pazienza, ma la via da seguire è questa.

Matteo Bianchi, uno dei velocisti azzurri più forti, impegnato in una volata nel keirin
Matteo Bianchi, uno dei velocisti azzurri più forti, impegnato in una volata nel keirin
Se l’hai letta, cosa pensi di quello che ci ha detto Hoy a Londra?

Eh, figuratevi se dieci minuti dopo che l’avevate pubblicata, non me l’avevano già girata (ci confida sorridendo, ndr)?! Ho il suo stesso pensiero, che tra l’altro ha detto in maniera disinteressata. L’unico aspetto che non condivido a pieno è quello legato al budget. Ovvero che investendo nella velocità si tolga qualcosa all’endurance. Chris Hoy ha tanta esperienza e lo ha affermato come ipotesi, però magari non conosce bene la realtà italiana. Villa sarebbe ben felice di vincere, ad esempio, sia l’inseguimento a squadre che il team sprint. Noi tecnici dobbiamo poter lavorare con i migliori e poi garantire in futuro a questi ragazzi un adeguato stipendio per mantenersi in modo autonomo.

Come sta procedendo il tuo lavoro?

Abbiamo ragazzini che fanno già tempi buonissimi su pista in cemento all’aperto. Se lavoriamo sul rapporto da spingere portandoli in un velodromo al chiuso con pista in legno, guadagniamo un secondo abbondante come ridere. E da lì quindi iniziare a lavorare sempre meglio per abbassare i tempi. Ora stiamo facendo buone cose con Miriam Vece, cui faceva riferimento Hoy, con Mattia Predomo (bronzo mondiale nel 2021, ndr), Matteo Bianchi o Daniele Napolitano. Inoltre abbiamo iniziato una bella collaborazione con Tommaso Lupi, il cittì della nazionale di BMX.

Predomo 2021
Nel 2021, Mattia Predomo ha centrato il bronzo mondiale nella velocità juniores al Cairo
Predomo 2021
Nel 2021, Mattia Predomo ha centrato il bronzo mondiale nella velocità juniores al Cairo
In cosa consiste?

Mi hanno messo a disposizione già alcuni loro atleti che hanno girato in pista con noi. I loro atleti hanno caratteristiche simili ai nostri e viceversa. Ci stiamo già muovendo, ma ancora non entro nel dettaglio delle cose. Ciclisticamente parlando la velocità in pista e la BMX sono due discipline che più si somigliano. E infatti non è un caso che l’olandese Harrie Lavreysen (due ori olimpici a Tokyo e già campione del mondo ed europeo e vincitore della Champions League della pista, ndr) venga proprio dalla BMX.

Hoy ci ha detto che se l’Italia trova la persona giusta, la velocità azzurra si rilancerà in fretta. Sei tu quella persona?

Non lo so, ma spero proprio di sì. Posso dirvi che mi aspetta un compito difficile, però questo ruolo è stimolante. Ho affrontato così tante sfide quasi impossibili nella mia vita, che questa mi affascina. Parigi 2024 è troppo vicina, ma Los Angeles 2028 è alla nostra portata. Stiamo lavorando in questa ottica, oltre che per le rassegne mondiali e continentali. Anzi secondo me potremmo avere delle sorprese nel giro di poco.

Salvoldi lancia la volata su Parigi 2024: tre anni a tutta

12.08.2021
4 min
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Una medaglia su strada e tanto rammarico in pista, con un occhio su Parigi 2024. Così si può sintetizzare in poche parole l’Olimpiade di Tokyo per le ragazze azzurre che ancora una volta hanno fatto affidamento sulla donna dei grandi appuntamenti, Elisa Longo Borghini, che proprio come a Rio 2016 si è messa al collo il bronzo nella prova in linea conclusasi all’autodromo del Monte Fuji, arricchendo la già vasta collezione di perle raccolte nelle tre grandi rassegne internazionali (Olimpiadi, mondiali ed europei). 

Al velodromo di Izu, invece, la fortuna non ha girato dalla parte delle nostre portacolori e, dopo un convincente sesto posto nell’inseguimento a squadre, due cadute di cui è stata vittima Elisa Balsamo hanno compromesso i sogni di gloria sia nella madison (con Letizia Paternoster) sia nell’omnium.

Secondo Salvoldi, in vista di Parigi 2024 ci sarà da ragionare sul lancio del quartetto: qui tocca a Rachele Barbieri
Secondo Salvoldi, in vista di Parigi 2024 ci sarà da ragionare sul lancio del quartetto: qui tocca a Rachele Barbieri

Punti deboli e soluzioni

Il ct Dino Salvoldi guarda già avanti, ripartendo dal quartetto che aveva aperto le danze: «Nell’inseguimento a squadre, da un punto di visto cronometrico e dal gap con le avversarie di alto livello, l’analisi finale è positiva. Sappiamo benissimo quali sono i nostri punti deboli e ci lavoreremo. Sicuramente, dobbiamo migliorare il ruolo e l’attitudine dell’atleta che fa la partenza, ma soprattutto la seconda tirata di chi fa la partenza, perché quel momento lì è cruciale». Ai Giochi, il compito di lanciare il quartetto è toccato in due occasioni a Rachele Barbieri e in una a Martina Alzini.

Non solo pista

«Questo gruppo è giovanissimo, nato dopo l’Olimpiade di Rio 2016, dove ci eravamo presentati con un quartetto completamente diverso. Le conosco tutte da quando hanno 15-16 anni e qualcuna di loro avrebbe attitudini più mirate verso la pista, come Barbieri e Fidanza. Però è un discorso più ampio e non è nella nostra cultura quello di copiare altre situazioni. Le risorse per potersi concentrare solo sulla pista ci sarebbero, ma non fa parte della nostra tradizione», precisa il ct del settore femminile azzurro.

Due cadute hanno condizionato e falsato le Olimpiadi di Elisa Balsamo
Due cadute hanno condizionato e falsato le Olimpiadi di Elisa Balsamo

Verso Parigi 2024

Chissà che qualcosa non cambi dopo l’Olimpiade di Tokyo, con tante ragazze che comincino a guardare la pista non come piano B, ma come alternativa di prima classe alla strada.

«In ambito femminile, si è visto che strada e pista possono convivere senza problemi in modo indifferenziato – prosegue Salvoldi – poi però, ad altissimo livello, in alcuni momenti e in occasione di un certo tipo di eventi, ci vuole una specializzazione e un lavoro più mirato per la pista, trovando un compromesso con l’attività su strada».

L’avvicinamento per Parigi 2024 è già partito: «Il nostro settore funziona e ha dato risultati in continuità. Ci sono grandi prospettive, anche se abbiamo nell’immediato il problema di Montichiari che ci obbligherà a riadattare i programmi nell’inverno e a fare dei mini raduni in Svizzera, preferibilmente a Grenchen, in alternativa a Aigle».

Piste e velocisti

La speranza per il futuro è che in Italia, visti i risultati della pista, non ci sia più soltanto un velodromo su cui fare affidamento. C’è ancora tanto da fare, a riguardo, come conferma il presidente della Federciclismo italiana, Cordiano Dagnoni.

Salvoldi con Amadio e Villa: i settori pista endurance lavorano bene, i tecnici saranno confermati?
Salvoldi con Amadio e Villa: i settori pista endurance lavorano bene, i tecnici saranno confermati?

«Dobbiamo lavorare sulle strutture – dice – potenziare le piste, soprattutto quelle coperte perché abbiamo solo Montichiari che è part-time. Di velodromi ne abbiamo tanti, come San Francesco al Campo o San Giovanni al Natisone dove abbiamo fatto di recenti i campionati italiani. Poi, in Lombardia, ci sono Dalmine che funziona benissimo o Busto Garolfo, in aggiunta, sono iniziati i lavori di ristrutturazione di quello di Crema. In giro per l’Italia ce ne sono diversi, anche al Sud e si parla, ad esempio, di mettere a posto quello di Monteroni di Lecce. Però, servono anche le piste coperte per l’attività invernale. Poi bisognerà creare da capo il movimento per le discipline veloci della pista, in cui a Tokyo non c’era nessuno».

In tre anni

Mancano soltanto tre anni alla prossima avventura olimpica di Parigi 2024 e l’Italia della pista vuol farsi trovar pronta, per raccogliere un bottino ancor più ricco in termini di medaglie, con le donne pronte a dare il loro contribuito ai colleghi maschi, mattatori a Tokyo con l’oro storico dell’inseguimento a squadre (61 anni dopo Roma 1960) e la zampata di bronzo del portabandiera Elia Viviani nell’omnium.

Le gambe degli azzurri e il cuore di Villa: i danesi non avevano scampo

04.08.2021
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Il cuore di Villa sta nelle parole con cui chiude l’intervista prima di correre ai piedi del podio, per piangere ancora con i suoi fantastici ragazzi.

«Sono contentissimo – dice – si è visto, non sono riuscito a trattenere le lacrime pensando anche a quello che abbiamo fatto fino a oggi e anche chi è a casa. Il primo che ho ringraziato per messaggio è stato Scartezzini, l’abbraccio più lungo l’ho avuto con Elia e Bertazzo. Hanno contribuito tutti a questa qualifica, loro quattro l’hanno finalizzata».

In tre verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia
Tre azzurri verso il traguardo, Ganna guarda, è oro per l’Italia

Paura danese

C’è tanto studio. Avete letto il racconto di Fred Morini. Le parole ieri sera alla squadra dopo aver analizzato i tempi dei danesi. Non era tutto oro quel che luccicava, ma bisognava prenderli con le molle.

«Io credo che dall’altra parte – dice – quello che abbiamo fatto in questi due giorni gli abbia fatto le gambe un po’ molli. Ieri sono caduti, ma erano in vantaggio quasi di un secondo, 1”200-1”300 ai 3.000 metri. Non abbiamo visto com’è finita, però hanno avuto un calo, poi un’accelerazione proprio quando gli inglesi sono calati. L’ho riletta bene. Per me sono tornati a crescere perché hanno trovato l’aria e la scia degli inglesi, che li rilanciati. Noi non dovevamo dargli quell’aria, dovevamo tenerli di là, testa a testa. E nel finale, all’ultimo chilometro mi aspettavo che andassero di più. Invece prima siamo stati in vantaggio noi, poi sono andati in vantaggio loro, però per poco. E con sei decimi a tre giri dalla fine, quando Pippo è andato davanti, ci ho creduto e… Abbiamo vinto!».

Sogno avverato

Ha gli occhi rossi il piccolo cittì che negli anni è diventato gigante. Quando gli diedero in mano il settore, non tutti erano convinti che ne avrebbe retto il peso. Invece il miracolo è successo.

«Prima c’era l’obiettivo Rio e l’abbiamo preso – dice dal cuore – poi abbiamo fatto l’ultimo quartetto a Rio e da lì è partito l’obiettivo Tokyo. Sì, ci credi. Il gruppo ha fatto vedere che aveva qualità e le abbiamo scoperte strada facendo. Avere un gruppo così, con un Consonni che fa secondo al mondiale su strada (il riferimento è a Richmond 2015 fra gli U23, ndr) ti dà la convinzione che hai in mano i ragazzi che contano, i ragazzi del futuro. Però dovevamo pensare anche alla loro carriera su strada e trovare il modo per fare coincidere tutte le cose. Lo abbiamo trovato tutti insieme e siamo arrivati qua. Certo, l’obiettivo era Tokyo 2020. Sogni di vincere, ma vedi che anche le altre nazioni ci puntano fortemente. Credevo che restasse un sogno. Mi dicevo: “No, non posso cedere, devo far vedere ai ragazzi che ci credo. Ma i danesi sono forti, ribaltare e migliorare così… Chissà se anche l’ultima volta miglioriamo?!”. Invece abbiamo migliorato anche l’ultima volta. Ce l’abbiamo fatta e il sogno è diventato realtà».

Un solo grande abbraccio azzurro: non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso
Non si vinceva da Roma 1960. Non è stato solo un fatto di cuore: nulla è stato lasciato al caso

Benzina Ganna

Vai Marco, valli ad abbracciare e canta insieme a loro per i fratelli d’Italia che oggi sono stati inchiodati agli schermi con voi, dando gas in quegli ultimi tre giri al grande Pippo Ganna, arrivato con gambe ancora potenti grazie al lavoro degli altri. L’avete visto quel gesto? Era la dedica a chi ha dubitato di lui dopo la crono. Con il primo oro per bici.PRO nella sua giovane storia, rivendichiamo il titolo fatto quel giorno: questa sconfitta sarà benzina per la pista. Izu è in fiamme. E l’incendio l’abbiamo appiccato noi.

Il Villaggio, la mensa, l’acqua su Amazon e oggi vanno per l’oro

04.08.2021
5 min
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Dietro le quinte, nel mezzo della scena. Gli orari sono incrociati, perciò quando qua stamattina è l’alba, in Giappone sono le 15,20 e in meno di due ore i ragazzi si sposteranno nel velodromo. Viviani è già andato di mattina. Fred Morini – fisioterapista al seguito della squadra, ex corridore e ottimo amico – racconta con un occhio all’orologio. I tempi sono serrati e guai sciupare un solo minuto che potrebbe servire agli atleti. Sono in un Villaggio dall’altra parte del mondo, la distanza accresce la sensazione di vivere un evento immenso.

L’una di notte

Ieri sera sono rientrati all’una, fra un controllo e una navetta, gli orari sono spostati avanti di circa due ore rispetto al solito.

«Ieri sera c’è stata tantissima euforia – racconta – e un po’ di crisi emotiva. Soprattutto Consonni era molto scosso. Siamo arrivati con una tensione altissima, dopo tanto tempo che non correvano. Non sapevamo niente degli avversari. Dall’Australia c’erano giornalisti e persone dell’Istituto dello Sport che annunciavano un quartetto pronto per distruggere il record del mondo. Facevano paura tutti, poi dopo le qualifiche si è sciolto un iceberg. Abbiamo capito dove si sbagliava, hanno messo a posto i turni. Ieri hanno seguito alla lettera la tabella di Villa e sono arrivati al record del mondo. Ma l’euforia è rientrata in fretta. Quando siamo arrivati al Villaggio, c’erano altri atleti che avevano vinto la medaglia. Per cui dopo un po’ siamo rientrati nelle nostre stanze. Abbiamo fatto i nostri trattamenti sui ragazzi. Villa ha detto qualcosa dopo aver rivisto i tempi degli avversari e siamo andati a dormire».

Viviani è riserva del quartetto, in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista
Viviani in questi giorni lascia il Villaggio di buon mattino e anticipa sempre i compagni in pista

Il Villaggio della pista

Vivono in un ex villaggio turistico a 15 chilometri dal velodromo. Camere da quattro. In una i due massaggiatori (Morini e Baffi, figlio di Adriano, quello del fantacyclig) più Bertazzo e Milan. Nell’altra il resto del team. Si spostano con navette che passano ogni trenta minuti e ne impiegano circa 25. La sistemazione non è il massimo, ma dopo un po’ si sono abituati. Hanno dimenticato il modo di mangiare italiano e si sono adattati a quello che trovano in mensa. Per fortuna lo chef degli stradisti al momento di ripartire ha lasciato loro parmigiano e olio, mentre per l’acqua gasata si sono organizzati i ragazzi: l’hanno ordinata su Amazon e hanno riempito tutti i frigo a disposizione.

I giorni più impegnativi per lo staff sono stati i primi in cui Ganna e Viviani erano ancora con il gruppo strada e bisognava fare avanti e indietro. Poi, una volta entrati nella dimensione della pista, le cose hanno preso un corso più normale.

Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Ganna sa scherzare, ma è una delle colonne della nazionale
Che effetto fa essere alle Olimpiadi?

Non capita tutti i giorni. Era un sogno per me quando facevo il corridore e ogni giorno che vado a colazione e passo davanti ai cinque cerchi sul muro, resto un po’ a guardarli. Ieri Villa, che pure le ha fatte da atleta, diceva che è un sogno anche per lui. E professionalmente esserci è un riconoscimento importante.

E i ragazzi invece come la vivono?

La fortuna di questo gruppo è che ci sono due atleti che certi eventi li sanno sostenere. Il capitano, cioè Viviani. E poi Ganna, che è giovanissimo, ma è stato capace di vincere tutto. A loro si è aggiunto il bimbo, Jonathan Milan, che hanno adottato perché è giovanissimo e perché va davvero forte. E’ un gruppo che sa di avere dei mezzi importanti. E poi zero stress e grandi motivazioni.

Spiega meglio.

Si sta vivendo tutto giorno per giorno. Per noi la qualifica era una semifinale, facendo calcoli sul risultato da centrare per avere il miglior abbinamento nel turno successivo. La semifinale di ieri l’abbiamo vissuta come una finale e in un certo senso lo era, perché c’era un palio la finale per l’oro. Eravamo lì a preparare gli abiti per la cerimonia, sapendo che oggi non avranno nulla da perdere. Il record del mondo potevano farlo i danesi, che in allenamento girano a ritmi pazzeschi. Però l’abbiamo fatto noi.

Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Milan è il più giovane e va fortissimo: il gruppo lo ha adottato
Non c’è rischio che si siano appagati?

Sono cattivissimi. Ieri sera sono arrivati stanchi, abbiamo fatto i nostri trattamenti, ma stamattina alle 9 erano già in giro per fare colazione e chiedere i rulli. Anche Villa è rimasto colpito. Alle 10 erano già sul lettino per l’attivazione muscolare del mattino. Viviani invece è andato in pista di mattina, perché comunque domani corre.

C’è possibilità secondo te che corra anche il quartetto?

E’ riserva e fino a un’ora prima può subentrare, ma queste sono cose che riguardano Villa. Stamattina Elia ha lavorato un po’ qui al Villaggio, dove abbiamo una bellissima palestra e anche i rulli, poi è andato a Izu.

In cosa consistono i vostri trattamenti?

Siamo partiti con i classici massaggi e poi con il passare dei giorni abbiamo personalizzato il lavoro. Piero Baffi segue il discorso della riattivazione muscolare, ma per fortuna non ci sono state richieste attività particolari, al di fuori di qualche trattamento di osteopatia.

Ieri hanno parlato tutti bene di Marco Villa, il loro riferimento.

Sono con lui da tanti anni, oltre che tecnico è anche un amico. Sa farsi voler bene e anche se parla poco sa farsi capire fino nei dettagli.

La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
La decisione sull’ammissione della Danimarca in finale è stata presa nella notte
Che cosa significa essere a Tokyo per te sul piano professionale?

Lo stimolo per continuare ad aggiornarmi. Si giocano qualcosa di importante, non puoi non essere all’altezza. Tornerò a casa con un’agendina in cui ho scritto i punti su cui lavorare.

Villa parlerà in velodromo della gara di oggi?

Ha parlato ieri sera, come ogni giorno. Parlerà poi in pista.

Strana la decisione di far correre in finale la Danimarca?

Strana e meno facile di come è apparsa. Prima a colazione con Villa e Baffi mi sono trovato al buffet con un inglese e gli ho chiesto. Hanno presentato ricorso e sono stati in pista con i giudici fino a notte fonda, la decisione non è stata presa subito come è parso ieri. In pratica, per quello che ho capito, il danese ha sbagliato, doveva superare l’inglese e non tenere la testa bassa. Ma alla fine il fattore che ha portato alla decisione è stato lo sparo, avvenuto prima dell’incidente. Se lo avesse colpito prima dello sparo, avremmo avuto in finale gli inglesi.

Miche Pistard Sei Giorni

Miche, pista e strada sempre al top

22.12.2020
4 min
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Sono poche le aziende nel mondo del ciclismo che possono vantare più di 100 anni di storia, fra queste c’è Miche. Il marchio veneto produce ruote, gruppi e componenti per tutti i tipi di biciclette, dalla strada fino alla mountain bike, con una gamma specifica per le elettriche e anche per la pista. Proprio nell’ambito della pista, Miche rifornisce la nazionale italiana. Abbiamo parlato di questa collaborazione e non solo con Paolo Bisceglia, Sales Manager di Miche e possiamo definire figura storica dell’azienda.

Fornitori degli azzurri su pista

In occasione della nostra visita alla nazionale italiana su pista avevamo notato che alcuni componenti erano marcati da Miche.
«La nostra collaborazione con la nazionale italiana riguarda alcuni componenti – esordisce Paolo Bisceglia – che sono le guarniture complete di movimento centrale e gli ingranaggi, le catene e i pignoni, sia nella versione normale che nella versione Sei Giorni, che è quella con i rapporti più alti, vale a dire le corone anteriori che vanno dal 59 al 63».

Ampio range di rapporti

Rapporti che per i comuni mortali sembrano “mostruosi” ma che i ragazzi e le ragazze della pista spingono regolarmente, cercando l’equilibrio più vantaggioso con i pignoni posteriori. Proprio a Montichiari avevamo potuto vedere come alcune ragazze provassero in allenamento rapporti come il 61×14 o il 57×13. La scelta cambiava in base al tipo di lavoro che dovevano sostenere e anche in base alle sensazioni di ognuna. Proprio per questo motivo Miche rifornisce la nazionale italiana sia con la linea Sei Giorni che quella più standard Advanced che ha un range di rapporti che va dal 44 al 58.

La catena Miche per la pista con uno spessore maggiore
La catena Miche per la pista sono più spesse rispetto a quelle per la strada

Catene particolari

Anche sul piano delle catene la pista richiede delle caratteristiche particolari, infatti lo spessore è superiore ai 9 millimetri, mentre per una catena da strada sempre prodotta da Miche e compatibile con Shimano a 11 velocità, siamo a 5,5 millimetri. Paolo Bisceglia ci ha anticipato che: «In ottica 2021 stiamo lavorando ad un nuovo tipo di catena, che stiamo sviluppando proprio in questo periodo». Anche se abbiamo insistito per farci dire qualcosa di più, da Miche non vogliono svelare troppi dettagli di questa nuova catena. Ma le novità non finiscono qui.

Miche Attiva

«Stiamo chiudendo in questi giorni l’accordo per il rinnovo con la nazionale italiana – continua Paolo Bisceglia – e vi posso dire che quasi certamente forniremo agli azzurri anche la nostra ultima novità, che è la guarnitura Attiva Pista, con il potenziometro SRM integrato». Certamente sarà una bella novità che verrà apprezzata dai nostri pistard e che offre una serie di vantaggi: «Avendo il misuratore di potenza SRM ha il vantaggio che una volta tarata non ha più bisogno di ulteriori regolazioni, anche se si dovessero sostituire la lunghezza delle pedivelle o la corona per cambiare rapporti». Questo è un bel vantaggio soprattutto in pista dove i rapporti vengono cambiati spesso a seconda delle molteplici variabili che sono in gioco.

La nuova guarnitura Attiva Pista con misuratore di potenza SRM
La nuova guarnitura Attiva Pista con misuratore di potenza SRM

E sulla strada?

Abbiamo chiesto a Paolo Bisceglia che 2021 sarà per Miche a livello di presenza nel mondo professionistico: «Per il prossimo anno collaboreremo con l’Androni Giocattoli a cui forniremo le ruote Supertype da 38 e 50 millimetri di profilo nella versione per tubolari con freni a disco. Oltre a queste ruote forniamo anche la Supertype da 40 millimetri di profilo però per copertoncino che i ragazzi possono usare sia in allenamento che in gara. Per le cronometro gli forniremo la lenticolare come posteriore e all’anteriore le ruote da 50 e da 88 millimetri. In questo caso sono per freni tradizionali, perché le bici da crono non hanno i dischi».

Simon Pellaud in azione con le Supertype di Miche
Simon Pellaud in azione alle Strade Bianche con le Supertype di Miche

I pro’ sono il banco di prova

Infine, abbiamo chiesto se Miche utilizza queste collaborazioni per sviluppare nuovi prodotti e farli testare ai corridori «Noi sviluppiamo e testiamo i nostri prodotti internamente, e forniamo alle squadre dei materiali che sono sicuri e affidabili, oltre che prestazionali. Per noi la sicurezza viene prima di tutto. Ovviamente riceviamo i feedback dai professionisti che sono il nostro banco di prova, se vanno bene a loro allora vuol dire che abbiamo lavorato bene».

Pinarello Maat

Le Pinarello azzurre per gli europei su pista

09.11.2020
2 min
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Ecco le Pinarello su cui agli imminenti europei su pista di Plovdiv pedaleranno le ragazze della nazionale italiana. Uno dei meccanici azzurri, Andrea Foccoli, ci ha illustrato le caratteristiche tecniche di queste biciclette: la Bolide e la Maat.

Bolide da inseguimento

Foccoli ci ha spiegato che la Bolide è il mezzo che le ragazze useranno per le prove cronometrate, come l’inseguimento individuale e a squadre, mentre la Maat sarà usata per le specialità di gruppo, come lo scratch e l’omnium. La Bolide è la bicicletta aerodinamica per eccellenza con la quale si ricercano le velocità elevate. Il problema di questa bicicletta è che è un po’ più macchinosa da condurre, nel senso che richiede qualche istante in più negli spostamenti che avvengono quando si è in gruppo. Inoltre, anche l’aerodinamica molto sofisticata da qualche problema in più sulla guida una volta che ci si trova nel mezzo del gruppo a ruota di altri atleti.

La Bolide in dotazione alla nazionale italiana
La Bolide in dotazione alla nazionale italiana su pista

Maat per gare di gruppo


La Maat è stata recentemente ridisegnata e ora si presenta come una bicicletta velocissima e anche molto rigida. Rispetto al modello precedente sono state introdotte alcune parti maggiormente aereodinamiche riprese dalla Bolide, come la forcella e la zona di congiunzione fra il tubo orizzontale e quello verticale. Queste novità l’hanno resa, a detta degli atleti, una vera scheggia. La grande rigidità conferisce una migliore guidabilità in pista, anche quando si sta in gruppo e bisogna essere molto veloci a scartare gli altri atleti. In pratica con un piccolo scarto effettuato dal corridore verso destra o sinistra, la bicicletta reagisce subito.

Il manubrio ergonomico montato sulle Maat della nazionale
Il manubrio ergonomico di Most montato sulle Maat della nazionale italiana

Manubrio ergonomico

Anche per quanto riguarda i manubri ne sono stati selezionati alcuni tipi, fra cui quello in dotazione sulle Maat, con un’ergonomia particolare che permette di rimanere in posizione più facilmente. Andrea Foccoli ci ha svelato che la scelta dei rapporti e della larghezza dei pneumatici sarà fatta a in Bulgaria in base all’umidità, all’altitudine, alla temperatura e ovviamente allo stato di forma dei singoli atleti.

I materiali per Tokyo? Sono (quasi) pronti

05.11.2020
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Presto ci sono i campionati europei a Plovdiv in Bulgaria, ma la nazionale su pista per certi aspetti è già con la testa alle Olimpiadi di Tokyo 2021. E questi aspetti sono quelli strettamente tecnici. Entro la data di Coppa mondo a Cambridge (dicembre 2019), andavano punzonati i materiali da portare in Giappone.

Il manubrio di Ganna

Ormai il manubrio Most 3D di Filippo Ganna è diventato famoso dopo il Giro d’Italia. E’ stato oggetto del desiderio di altri atleti, delle cronache tv, dei media specializzati. Ma per la pista ci potrebbe essere un cavillo burocratico legato a questo speciale pezzo. Il manubrio di Pippo infatti è arrivato dopo la famosa “tagliola” di Cambridge. Il tecnico della nazionale, Marco Villa, però è relativamente sereno e ha una carta da giocare.

La partenza del quartetto in allenamento a Montichiari

«Proprio in previsione di eventuali cambiamenti – racconta Villa – ai mondiali di Berlino ho già fatto usare questo manubrio ad Elia Viviani. Chiaramente non è quel pezzo specifico, essendo stampato sull’atleta ognuno ha le sue forme e le sue misure. L’unica cosa che ci possono contestare è che Pippo tiene le mani con i palmi paralleli al terreno ed Elia perpendicolari, ma di fatto il pezzo ha la stessa struttura. Ganna ci si è trovato bene questa estate ed hanno realizzato il manubrio che abbiamo visto al Giro anche per la pista».

Quello per il parquet si differenzia perché non ha i fori per il cambio sulla punta delle protesi ed è leggermente più stretto nella zona dei gomiti.

In galleria del vento

La pandemia poi non aiuta Villa e i suoi ragazzi. Il 19 novembre dovevano andare al Politecnico di Milano per fare dei test su body, gomme e corridori stessi, ma il Coni ha fermato tutto: non vuol mettere a rischio la salute degli atleti. L’idea di muovere dell’aria in Lombardia, regione chiusa per Covid, non li convince, nonostante dal Politecnico arrivino rassicurazioni sulla frequenza di pulizia dei filtri. Tutto sarà rimandato a fine febbraio, marzo.

Tuttavia almeno sul fronte dei body gli azzurri sono a posto. Merito del fatto che alcuni body risultavano efficienti per un corridore e non per altri.

«Eh sì, i body indossati da Viviani e Scartezzini reagivano in modo opposto. Quello che era aerodinamico per uno, non lo era per l’altro e viceversa. Così Castelli ne ha già presentati tre».

I materiali per Tokyo

Per la scelta definitiva dei setup da montare alle Olimpiadi bisognerà essere inevitabilmente a Tokyo.

«E’ lì – dice Villa – che valuteremo cosa montare in base al clima che condiziona la pista, in particolare umidità e temperatura». 

Solo allora sceglieranno quali gomme montare e anche quali rapporti. Per le gomme, Villa ha chiesto a Vittoria (partner azzurro) il tubolare Pista Oro da 19 millimetri. In realtà questo già esiste ma non nella nuova mescola in grafene. Il brand lombardo infatti lo produce solo nelle misure 23 e 28 millimetri.

Villa lo vorrebbe all’anteriore nonostante oggi, almeno su strada, si tenda ad avere sezioni più larghe. «Nel quartetto – dice Marco – è l’atleta che apre l’aria».

Sempre legata alle condizioni climatiche, ma anche a quella delle gambe è la scelta dei rapporti.

«Se ci sarà la possibilità – riprende il tecnico – l’idea è quella di utilizzare la corona da 63 denti. Miche l’ha già preparato, ma servono le gambe! Si recupera meglio quando si sta a ruota, ma poi bisogna avere la forza di spingerlo quando si va davanti». Quindi 63×14 per tutti, semmai Michele Scartezzini, che tiene molto bene le altre frequenze ma paga qualcosa in termini di potenza, potrebbe utilizzare un dente in meno.

«Di certo – conclude Villa – non posso avere chi gira a 116 Rpm e chi a 130, come ai miei tempi».