Velo cittì felice. Ecco cosa gli ha detto il Giro Women

19.07.2025
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L’ultima gara l’ha vissuta con il duplice ruolo con cui aveva visto le altre classiche femminili di RCS Sport, ma il cittì Marco Velo ha potuto prendere maggiori indicazioni dal Giro d’Italia Women, in cui era uno dei direttori di corsa. D’altronde lo aveva detto fin dal primo giorno del nuovo incarico che in quella settimana avrebbe guardato ancora più a fondo situazioni e atlete.

Nella stagione in cui ci sono un mondiale particolarmente esigente ed un europeo adatto a tante azzurre, la vittoria “rosa” di Longo Borghini e le valide prestazioni di altre italiane sono tanta manna per Velo. Il suo taccuino è pieno di nomi, appunti e considerazioni. A distanza di quasi una settimana dalla fine del Giro Women, abbiamo voluto sentire ciò che si è segnato il tecnico bresciano.

Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Il blocco italiano della UAE potrebbe essere utile in nazionale, ma Velo è convinto che qualsiasi altra atleta farà un grande lavoro
Marco qual è la prima analisi che ti sei fatto?

Sono uscito dalle 8 tappe con la consapevolezza di avere a che fare con grandi ragazze. Non che avessi dei dubbi prima, però durante il Giro Women, per quello che ho visto, ho avuto una ulteriore conferma. Ho atlete che possono correre qualsiasi tipo di gara da protagoniste e poi ho apprezzato anche il loro approccio, così come l’atteggiamento delle squadre.

Ti sei appuntato qualche nome in particolare?

Le prove delle atlete sono quelle che abbiamo visto tutti e di cui si è parlato tanto oltre a ciò che sa sempre fare Longo Borghini. Il lavoro di Persico in suo favore non si può dimenticare e per un cittì è sempre bello vedere azioni e dedizioni del genere. Malcotti ha fatto un grande Giro, in crescendo. Ciabocco tra le giovani mi è piaciuta e mi ha dato ottimi segnali. Ma penso anche a Magnaldi e Gasparrini che hanno contribuito tanto per la vittoria di Elisa, oppure Paladin per la Niedermaier giusto per fare degli esempi. Insomma, la lista è lunga e sono contento che sia così, meglio avere problemi di abbondanza.

C’è qualche atleta da cui ti aspettavi qualcosa di più invece?

Chi mi conosce sa che a me non piace citare chi non è andato bene, perché so che dietro ci possono essere delle motivazioni. Posso dirvi che non ho avuto impressioni negative e questo, se mi permettete il gioco di parole, è positivo. Ad esempio ho visto preoccupata Trinca Colonel che non è andata come si aspettava e ha sofferto più del dovuto. Le ho detto che non mi deve dimostrare nulla perché è andata forte durante il resto della stagione e so quello che può fare o dare. Vale quasi lo stesso discorso per Cavalli. Mi è spiaciuto vedere Marta non poter esprimere il suo vero valore, però cercherò di parlare con lei e con chi la gestisce per capire cosa è successo e cosa si può fare di diverso.

Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Nonostante abbia chiuso il Giro Women sotto tono, Trinca Colonel resta sul taccuino del cittì Velo
Durante il Giro Women si è fatto più di una volta un certo ragionamento. Per la tua nazionale è meglio avere un blocco di una formazione oppure chiamare atlete di tante squadre?

Quando si costruisce una squadra per un evento internazionale devi pensare all’economia e all’equilibrio della stessa. Con una come Longo Borghini devi pensare in funzione sua. Quindi è vero che può essere un vantaggio avere ragazze dello stesso club perché sai già come lavorerebbero per la loro capitana, però è altrettanto vero che chiunque chiamassi si comporterebbe in modo impeccabile. Su questo non ho il minimo dubbio.

Il cittì Marco Velo ha già in mente una sorta di formazione per mondiale ed europeo?

No, al momento è prematuro fare dei nomi. O meglio, abbiamo le ragazze giuste per il mondiale, che è un obiettivo assoluto con la Longo Borghini vista al Giro. Non dico che per lei sia l’occasione della vita perché le auguro di averne altre, ma in Rwanda con un percorso simile si parte per fare risultato. Poi le gare si possono vincere o perdere, però Elisa è una garanzia e sappiamo perfettamente che darà battaglia come sempre. In ogni caso c’è ancora tempo per questi due eventi.

Quindi Longo Borghini capitana unica in entrambe le manifestazioni?

Da corridore sono stato abituato che il leader è sempre e soltanto uno. Era così quando ero con Pantani e poi con Petacchi. E mi è rimasta questa convinzione anche da tecnico. Tuttavia sono consapevole che è meglio avere più alternative, specie in una gara sempre aperta come l’europeo. Si correrà in Ardeche ed è adatto a tante nostre atlete. Bisognerà vedere però come si rientrerà dal Rwanda e come si recupererà dagli sforzi e dal viaggio. C’è solo una settimana di differenza tra mondiale ed europeo (rispettivamente 27 settembre e 4 ottobre, ndr).

Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Quest’anno l’Avenir Femmes avrà sette tappe dal 23 al 29 agosto. Il cittì Velo pensa a Ciabocco come leader
Buttando un occhio alle U23, dal Giro Women hai preso appunti per l’Avenir Femmes?

Sì, certo. Anzichè le quattro del 2024, quest’anno saranno sette tappe in sei giorni (in programma dal 23 al 29 agosto, ndr). Ciabocco sarà la leader come lo scorso anno. Devo ancora sciogliere le riserve su alcune altre ragazze, ma direi che buona parte della squadra è fatta.

Invece in Rwanda si riusciranno a portare le U23?

La situazione del mondiale per loro è ancora in forse, dobbiamo capire bene. La speranza sarebbe quella di portare almeno una giovane, soprattutto se andrà forte e schierarla visto che quest’anno le U23 correranno da sole. Oppure, tenendo conto del nostro contingente, valutare se farla correre con le elite. Come dicevo prima, manca ancora del tempo per alcune decisioni.

Erja Bianchi vuole ripetersi, ma non chiamatela velocista

04.03.2025
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E’ stata una delle sorprese del 2024 tra le juniores. Al suo primo anno nella categoria, Erja Giulia Bianchi ha raccolto otto vittorie personali, il tricolore nella cronosquadre con la sua Biesse-Carrera, una miriade di piazzamenti e un bronzo europeo in pista. Il countdown per il debutto è agli sgoccioli e lei è pronta per iniziare la stagione con una consapevolezza maggiore dei suoi mezzi.

Domenica 9 marzo riparte da Nonantola con i favori del pronostico per il semplice fatto che l’anno scorso aveva dominato la volata sotto la pioggia (in apertura foto Ossola). Bianchi però non si scompone più di tanto, tenendo conto di una crescita psicofisica importante come ci ha raccontato lei. E noi ne abbiamo approfittato per conoscerla meglio e scoprire su quali obiettivi ha messo il proprio mirino.

Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Erja vive a Lonate Pozzolo, vicino a Malpensa, e frequenta il liceo scientifico-sportivo di Gallarate (foto Bicitv)
Iniziamo col capire chi è Erja fuori dalla bici? O preferisci essere chiamata Giulia?

Va benissimo con entrambi i nomi, ma se qualcuno mi chiama Erja sono sicura che intenda me e mi giro per rispondere (dice sorridendo, ndr). Vivo a Lonate Pozzolo, a pochi chilometri dall’aeroporto di Malpensa. Frequento la quarta al liceo scientifico-sportivo di Gallarate e l’anno scorso ho chiuso con la media dell’otto.

Una buonissima votazione al pari della stagione agonistica. Come hai gestito entrambi gli impegni?

A scuola in effetti lo scorso è stato un anno abbastanza difficoltoso in relazione al mio primo anno tra le juniores. Nel secondo quadrimestre ho accumulato tante assenze per le varie gare, però sono stata molto tutelata ed aiutata dalle mie professoresse. Loro capiscono perfettamente la mia situazione e finora sono sempre riuscita a pianificare sia interrogazioni che compiti in classe. Anzi, devo dire che loro mi fanno spesso i complimenti per i miei risultati perché sono consapevoli della mia attività.

A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
A febbraio Bianchi ha svolto un ritiro di 10 giorni in Provenza con le juniores e elite della Baloise-WB Ladies
Immaginiamo te ne avranno fatti tanti l’anno scorso. Che stagione è stata per te?

E’ stato un 2024 decisamente sopra le aspettative. Non pensavo di poter raccogliere così tante vittorie. Tuttavia come in ogni stagione che si rispetti, ci sono state anche delle delusioni. E forse, col senno di poi, direi anche giustamente perché ti aiutano a crescere.

Quali sono state?

Fino a luglio è andato tutto bene in corrispondenza degli europei in pista a Cottbus. Ad agosto poi sono iniziate le botte morali. Sono andata in ritiro col gruppo pista in vista dei mondiali, ma non sono stata convocata per andare in Cina. A quel punto non sono stata più chiamata per i ritiri col gruppo della strada. Il mondiale era troppo duro per le mie caratteristiche e mi aspettavo di non rientrare nei piani, mentre invece speravo di poter correre l’europeo in Belgio che era adatto a me. Peccato, ci sono rimasta un po’ male, però so che queste decisioni ci possono stare.

Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Bianchi conquista a Bovolone la seconda delle otto vittorie. Un bottino inaspettato (foto Ossola)
Come hai superato quelle delusioni?

Non nascondo che ho fatto qualche giorno giù di corda perché sapevo di aver dimostrato di essere andata forte. Mi sono accorta però lì per lì di aver reagito bene a quelle esclusioni. E in questo mi ha aiutato molto il ritiro che ho fatto con la Biesse-Carrera. La mia squadra e le mie compagne mi sono state molto vicine e non mi ci hanno fatto più pensare. Tanto che da lì in poi sono tornata a vincere ancora. Ho imparato molto dalle compagne più grandi, sia fuori che dentro la bici.

Le caratteristiche quindi di Erja Giulia Bianchi sono quelle della velocista?

Devo dirvi che non mi piace essere definita velocista (dice ridendo, ndr). E’ vero, sono veloce e mi butto nelle volate di gruppo, però ho dimostrato di saper tenere anche su percorsi più ondulati. Penso alle vittorie ottenute al Lunigiana o al Giro delle Marche, dove l’altimetria era abbastanza mossa. In ogni caso questo inverno ho lavorato per tenere meglio su alcune salite o strappi.

In generale la preparazione com’è andata?

E’ andata bene. Fino a fine gennaio ho pedalato il giusto, poi a febbraio ho recuperato facendo due ritiri. Uno in Liguria con la Biesse-Carrera di cinque giorni e l’altro in Provenza con le juniores ed elite del Baloise-WB Ladies. Col team belga ho fatto dieci giorni in accordo con la mia squadra e sfruttando un’opportunità legata ad una loro conoscenza. E’ stata davvero una bellissima esperienza, sia per conoscere ed adeguarmi alle loro abitudini, sia per dialogare in inglese.

Quest’anno sarai una delle più grandi della Biesse-Carrera. Come ti senti in questo ruolo?

Saremo in tre del secondo anno. In effetti abbiamo fatto un bel cambiamento con diverse ragazze nuove nella categoria. Spero di poter essere un riferimento per loro, come lo sono state con me quelle che sono passate elite. Da quello che ho visto finora devo dire che abbiamo ragazze già in gamba e che sembrano pronte a fare bene.

Guardando le classifiche di rendimento del 2024 tu eri una delle prime tre e tutte e tre eravate del primo anno. Sai già chi potrebbe essere la tua avversaria principale?

Onestamente non saprei, ci sono tantissime ragazze che l’anno scorso sono andate fortissimo e faranno altrettanto quest’anno. E non dimentichiamoci quelle che arrivano dalle allieve che possono fare bene. Posso dire che secondo me Chantal Pegolo è quella che parte favorita quest’anno. L’ho vista in corsa e l’ho conosciuta meglio in nazionale. Lei va forte in volata, sui percorsi vallonati e tiene in salita come ha mostrato col terzo posto al campionato italiano.

Anche tu sei una dei nomi più accreditati. Senti un po’ di pressione per questa stagione?

A dire il vero non ne avverto molta. Ho imparato a gestire questo tipo di tensione sviluppando una mentalità diversa. Ho capito che devo correre ed allenarmi cercando di divertirmi senza pensare troppo a certe cose, poi vedremo. Ecco, sono curiosa di vedere come andrò a Cittiglio, che per me è una corsa vicino a casa. Non ci vuole tanto, ma spero di andare meglio dell’anno scorso (dice sorridendo riferendosi al suo piazzamento lontano dalle prime, ndr).

La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
La Biesse-Carrera ha fatto 5 giorni di ritiro in febbraio in Liguria
A parte le vittorie, ti sei data degli obiettivi particolari?

Ripetere la scorsa annata ovviamente mi farebbe piacere, però spererei di fare più esperienza all’estero, dove si cresce tantissimo. Oppure mi piacerebbe fare uno stage con un team continental come ha fatto Milesi alla BePink (sua attuale squadra, ndr), sapendo che me lo devo guadagnare facendo risultati e prestazioni. Anche la nazionale resta un obiettivo. Non penso che farò più parte del reparto velocità perché sono ben coperti ed ero stata chiamata in extremis. Mi metto però a disposizione per il gruppo endurance qualora lo volessero. Anche su strada vorrei guadagnarmi l’azzurro per gli europei (in Ardeche in Francia, ndr) che li vedo adatti alle mie caratteristiche.

Velo, il nuovo cittì femminile che si ispira a… Julio Velasco

25.02.2025
6 min
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Le anticipazioni delle settimane scorse hanno trovato conferme nel consiglio federale del 22 febbraio con un effetto domino tra i cittì delle varie nazionali. La guida delle nazionali femminili su strada è andata a Marco Velo, che lascia quella delle crono e rileva il ruolo che fu di Paolo Sangalli nell’ultimo quadriennio. Una scelta neanche tanto a sorpresa se ci si riflette con attenzione.

Il 51enne tecnico bresciano aveva già avuto modo di conoscere il movimento femminile attraverso le crono negli eventi internazionali, raccogliendo anche diversi titoli, ma d’ora in poi si tratterà solo di approfondire le tre categorie in maniera più continuativa. Se elite e U23 sulla carta sono più semplici da seguire, anche solo per un discorso di visibilità mediatica, Velo sa che dovrà avere uno sguardo più completo sulle juniores. Per farlo si avvarrà di un paio di figure fidate ed uno staff pronto ad appuntarsi tutto quanto ne valga la pena. Appena rientrato dal UAE Tour, ne abbiamo approfittato subito per sentire le sensazioni del nuovo cittì femminile, scoprendo con piacere anche chi è il suo modello di riferimento e per quale motivo.

Passaggio di consegne. Velo subentra a Sangalli e assieme a Longo Borghini sembra indicare i prossimi obiettivi
Passaggio di consegne. Velo subentra a Sangalli e assieme a Longo Borghini sembra indicare i prossimi obiettivi
Marco l’investitura è arrivata che eri negli Emirati. Hai già appuntamenti in agenda?

Mentre ero giù mi sono organizzato per questi giorni con diverse telefonate. Tra oggi e domani, visto che abito a pochi minuti dal velodromo, sarò in pista a Montichiari per alcuni test di valutazione con le juniores. Tutte ragazze selezionate per la pista che possono tornare utili anche su strada. Anche quando curavo le crono, col Team Performance della pista c’è sempre stata un’ottima collaborazione. E sarà così ancora con Diego Bragato, che è diventato il cittì della pista femminile. Se ci pensate, a parte Longo Borghini e pochissime altre, tutte le altre ragazze del giro azzurro fanno doppia attività.

Cosa cambia dal ruolo che avevi prima?

Prima avevo una forte collaborazione con Sangalli, specialmente per i riscontri che ricevevo sulle juniores. Adesso la situazione si è ribaltata. In tutta questa nuova situazione sarò aiutato da Marta Bastianelli e Silvia Epis, ma anche dalle stesse società giovanili con le quali saremo sempre in contatto. Marta l’ho sentita molto motivata ed è un carrarmato (dice sorridendo, ndr). Fra poco partorirà e mi ha già detto che sarà disponibile per la nazionale, ma le ho detto di non correre troppo. Silvia invece seguirà il giovanile, come sempre, ed è una garanzia in quel senso.

Da cittì delle crono Velo ha lavorato con le juniores nei Mixed Relay. Approfondirà la categoria con l’aiuto di Marta Bastianelli e Silvia Epis
Da cittì delle crono Velo ha lavorato con le juniores nei Mixed Relay. Approfondirà la categoria con l’aiuto di Marta Bastianelli e Silvia Epis
Quanto senti di conoscere il mondo femminile?

Naturalmente saranno fondamentali gli aiuti di Marta e Silvia per farmi entrare in questo settore in modo più completo. So che devo crearmi un bagaglio di conoscenze maggiori rispetto a prima e so che dovrò vedere le gare delle juniores per farmi meglio un’idea quando non sarò impegnato con le corse di RCS Sport. Le società giovanili devono stare tranquille anche se non mi dovessero vedere perché ci sarà sempre qualcuno sul campo gara. Grazie a Marta e Silvia le juniores saranno sempre monitorate. Loro saranno i miei occhi quando sarò assente.

Pensi che il tuo ruolo durante le corse RCS ti possa limitare più del dovuto?

No, tutt’altro. Penso che sia una risorsa da sfruttare a nostro favore. Sarò direttore di corsa della Strade Bianche Women e della Sanremo Women, quindi potrò vedere da vicino come si evolve la gara. E anche al Giro Women sarà uguale. Sono tutte occasioni per capire come stanno le nostre ragazze, ma anche le avversarie. Rispetto a prima vedrò le corse sotto un altro punto di vista.

La nazionale femminile è una di quelle che ha conquistato più medaglie. Ti spaventa raccogliere questa eredità o la vedi come un ulteriore stimolo?

Bisogna fare un discorso più ampio. Non sono spaventato dalle medaglie, così come sono fiducioso e motivato di poter fare bene. Tuttavia so che ci sono aspettative alte. Il grande lavoro sarà mantenerle e gestire le critiche che potrebbero arrivare qualora non centrassimo dei risultati. E’ un aspetto che ho considerato e che sono pronto ad affrontare. Vorrei essere all’altezza dei miei predecessori, soprattutto per la cura del gruppo in termini di armonia e solidità che si è formato negli anni scorsi.

Basandoci sulle tue scelte da cittì delle crono negli eventi internazionali, l’impressione è che non avrai problemi a guidare la nazionale femminile. Che idea ti sei fatto?

Ho sempre detto che i Mixed Relay, sia dei pro’ che dei giovani, sono stati utili per fare un grande lavoro di gruppo e di equilibrio tra uomini e donne. Le scelte di alcune atlete potevano essere considerate delle scommesse, che poi però siamo riusciti a vincere. La mia percezione è quella di essere sulla stessa lunghezza d’onda delle ragazze, ma so che avrò bisogno di tutti per mantenerla tale. A breve faremo una riunione con il nostro staff per capire bene cosa fare e come muoverci.

Julio Velasco ha vinto tutto nel volley maschile e femminile. Velo si ispira a lui e lo vorrebbe incontrare direttamente (foto AFP)
Julio Velasco ha vinto tutto nel volley maschile e femminile. Velo si ispira a lui e lo vorrebbe incontrare direttamente (foto AFP)
Marco Velo cittì delle nazionali femminili su strada ha già dei suoi dogmi da adottare in corsa?

La costruzione della tattica la si farà in base alla condizione delle ragazze e alle caratteristiche del percorso. Tra elite, U23 e juniores siamo ben coperti in tutti i terreni, dovremo solo stabilire gli avvicinamenti ai vari obiettivi. Più che tatticamente, il mio compito sarà quello di essere un cittì che sappia motivare le proprie atlete. Le donne sono molto più meticolose degli uomini e bisogna stare attenti a come ci si rapporta con loro quando si punta ad un obiettivo. In questo senso il mio modello è una persona che non c’entra nulla col ciclismo.

A chi ti riferisci?

Il mio riferimento è Julio Velasco. Lui ha vinto quasi tutto col volley maschile e a Parigi ha conquistato un oro olimpico storico con la nazionale femminile. Lui per me ha un grande metodo di lavoro. Sono rimasto colpito da Velasco durante una convention organizzata dal CONI in cui lui ha spiegato come alzare o mantenere alta l’asticella. Non ho mai avuto modo di parlarci direttamente, ma mi piacerebbe farlo anche pranzandoci assieme, magari sfruttando il nuovo ruolo da cittì. Lui ha tanto da insegnare ed io posso solo che imparare. L’Olimpiade di Los Angeles 2028 è un grande obiettivo, ma non dobbiamo correre. Uno a cui chiedere consigli e spunti ce lo abbiamo.

Paladin e l’arte preziosa di adattarsi alla corsa

27.03.2024
5 min
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«Allo stesso modo, ho visto un’ottima Soraya Paladin che ha corso bene di rimessa». Le parole di elogio del cittì Paolo Sangalli verso la trevigiana alla fine del Trofeo Binda – dove aveva visto tante italiane in ascesa, oltre alla vittoria di Balsamo – sono state lo spunto per un approfondimento tattico.

Adesso sta arrivando il periodo intenso delle classiche del Nord nelle quali ci vuole quel giusto atteggiamento per restare davanti. La base è saper leggere la corsa e correre di conseguenza, anche alla luce degli stati di forma degli squadroni o delle più accreditate. Il risultato finale poi può dipendere da tanti fattori, sfortuna o fortuna, bravura propria o delle avversarie. Paladin è senza dubbio un’atleta di fondo che quando ha la condizione sa tenerla per diverso tempo e sa come sfruttarla al meglio. Riprendiamo quindi con lei l’incipit iniziale.

A Cittiglio nessuna riusciva a fare la differenza, così Paladin ha salvato la gamba per lo sprint ristretto. Chiuderà quarta
A Cittiglio nessuna riusciva a fare la differenza, così Paladin ha salvato la gamba per lo sprint ristretto. Chiuderà quarta
Quarta dieci giorni fa, quinta l’anno scorso e nel 2021, terza due anni fa. A Cittiglio sei sempre andata forte, ma manca sempre qualcosa?

Il percorso del Trofeo Binda mi piace molto e la gara esce sempre dura. Non è mai bello fare quarte o più in generale non vincere, però devi anche considerare chi ti arriva davanti. In un arrivo come quello di Cittiglio è molto difficile battere gente come Balsamo e Kopecky. Anche Pieterse che ha fatto terza è stata una sorpresa fino ad un certo punto. Si è allenata tantissimo su strada e sono convinta che continuerà ad andare forte, proprio come fa nel ciclocross. Personalmente sono soddisfatta del mio piazzamento e di come si è mossa la squadra. Ci siamo dovute adattare.

Quale era la tattica della Canyon-Sram?

L’avevamo studiata bene. L’ideale sarebbe stato portare via un gruppetto, ma abbiamo subito capito che sarebbe stato difficile. A quel punto ci abbiamo provato nel finale con un po’ di attacchi. Bradbury e Chabbey erano quelle deputate a smuovere le acque per cercare di togliere un po’ di ruote veloci. In questo senso Elisa (Balsamo, ndr) è stata molto brava a tenere duro e a meritarsi la vittoria, glielo riconosco e da una parte mi fa piacere. Dall’altra è ovvio che speravamo di fare di più.

Quindi eri tu la capitana designata?

In realtà partivo alla pari con Chabbey, ma nessuno riusciva a fare la differenza e ci stavamo avvicinando ad un possibile sprint più o meno ristretto. Abbiamo deciso in corsa quindi che sarei stata io a salvare le gambe per il finale visto che ho uno spunto più veloce del suo.

E’ questo che intende il cittì per “correre di rimessa”?

Non saprei, credo di sì. D’altronde non potevamo fare altrimenti. Se avessimo avuto al via una veloce come Dygert, probabilmente avremmo corso diversamente. Sicuramente avrei attaccato anche io e magari prima. In ogni caso preferiamo correre così, piuttosto che arrivare a fine corsa col rammarico di non averci provato.

In effetti tu non ti sei mai nascosta e non hai paura di provarci. Nel finale dell’Amstel dell’anno scorso meritavi più fortuna.

A volte bisogna cogliere l’attimo e poi sperare in tante cose per arrivare. Buona sorte, condizione, squadra che ti copre, avversarie che si guardano e altro. Anche in quella Amstel dovevo fare come a Cittiglio e aspettare il finale per giocarmi le mie carte nello sprint ristretto. Però avevo visto come stava andando la gara e così ho attaccato da sola ad otto chilometri dalla fine. Alla fine avevo chiusa quinta, ma piuttosto che limare, mi piace attaccare ed essere protagonista. Di certo posso dire che nel ciclismo di adesso devi evitare il fuorigiri.

E’ per questo motivo che hai iniziato in Australia?

Volevo cominciare il 2024 pedalando al caldo per entrare in forma un po’ prima del solito e ho ripreso laggiù a distanza di sei anni. Al Tour Down Under sono andata inaspettatamente bene (seconda alla seconda tappa dietro Ludwig, ndr) visto che ho dovuto recuperare da una caduta subìta nei primi giorni. Sono tornata in Europa con una buona condizione, però mi sono ammalata proprio la sera prima della Strade Bianche, dove a quel punto mi sono messa al servizio delle compagne. Tuttavia ho ritrovato in fretta la condizione, sinonimo di un buon lavoro invernale.

Ora c’è una serie di gare in cui troveremo davanti Soraya Paladin?

A casa mi sono allenata bene, poi vedremo come andrà. Farò Fiandre, Roubaix e Ardenne, cercando di capire di giorno in giorno se correre di rimessa o meno. Lassù le gare possono prendere pieghe imprevedibili. La speranza è quella di andare bene come a Cittiglio o anche meglio. A maggio dovrei correre la Vuelta a Burgos, mentre la seconda parte di stagione la dobbiamo ancora pianificare.

Uno degli obiettivi stagionali di Paladin è quello di tornare a “firmare” una vittoria, che manca dal 2019
Uno degli obiettivi stagionali di Paladin è quello di tornare a “firmare” una vittoria, che manca dal 2019
A Burgos hai conquistato due tappe nel 2019, ultima stagione in cui hai vinto. Questo può essere un obiettivo stagionale, assieme alla “solita” convocazione in azzurro?

La vittoria spero davvero che arrivi presto, ci vorrebbe. Sulla nazionale non c’è da aggiungere nulla di nuovo. Vestire l’azzurro è sempre un onore e quest’anno farlo a Parigi per le Olimpiadi avrebbe un sapore particolare, visto che mi è già successo a Tokyo. Poter partecipare alla gara olimpica è uno stimolo che però vivo senza pressione. Alla fine so che se non dovesse arrivare la chiamata è perché c’è stata qualche compagna che se l’è meritata di più. Quest’anno ci sono tanti obiettivi da perseguire, ma già solo questi due sono sufficientemente importanti.

Mondiale donne, Sangalli: «Perfetto per Balsamo»

12.04.2023
6 min
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I due giorni del sopralluogo sui percorsi del mondiale di Glasgow hanno dato le prime indicazioni ai tecnici azzurri. Quelle di Bennati le abbiamo sentite la settimana scorsa, ieri abbiamo parlato con Amadori, mentre ora tocca a Paolo Sangalli darci il suo parere.

Il cittì della nazionale femminile dovrà guidare le proprie atlete su due prove in linea. Prima le juniores sabato 5 agosto, che faranno 5 giri del circuito cittadino per un totale di 70,5 chilometri. Domenica 13 invece toccherà alle elite. Per loro partenza da Balloch (sulle rive di Loch Lomond) e tratto in linea prima di entrare a Glasgow, dove faranno 6 giri del circuito per un totale di 155 chilometri.

Paolo com’è il percorso subito dopo il via?

Partiremo da questa cittadina sul lago, le cui strade attorno sono piuttosto larghe, con qualche “mangia e bevi”, ma con un fondo stradale non perfetto. Immagino, e lo spero, che le metteranno a posto nei giorni precedenti la gara. Dopo circa una trentina di chilometri affronteremo una salita. Si arriva a Fintry e si prende una stradina stretta che porta in cima ai rilievi di un’area naturale (il Parco Naturale di Loch Lomond e delle Trossachs Mountains, ndr). Dopo lo scollinamento si va verso Lennoxtown e da lì si fa rotta verso Glasgow senza altre difficoltà altimetriche. In tutto saranno una sessantina di chilometri.

Come sono salita e discesa?

Non sono difficili, in pratica sono dei lunghi falsopiani. Giusto per dare dei riferimenti: la salita è lunga 5,4 chilometri al 4 per cento di media, la discesa invece misura 5,2 chilometri e va giù al 5 per cento. Non credo che questo Gpm possa dare problemi alle atlete anche se si pedala senza piante. Se dovesse esserci brutto tempo o peggio ancora il vento, allora potrebbe succedere qualcosa, ma prima di entrare nel circuito c’è tutto il tempo per recuperare.

Perché poi nel tracciato di Glasgow sarebbe più complicato ricucire un eventuale svantaggio?

Quello è un circuito da posizione. Stare davanti sarà fondamentale. Ve lo ha già detto Daniele (Bennati, il cittì maschile, ndr), ci sono 42 curve in 14 chilometri. Ci sono punti in cui, se c’è qualche secondo di margine, non riesci più a vedere la testa della corsa. Il rettilineo più lungo è 800 metri. Se si resta dietro per troppo tempo, poi si soffrirà a forza di rilanciare e nel finale potresti pagare questo sforzo psico-fisico. Questa idea ce l’avranno tutte le altre nazionali e sarà una bella battaglia. Però noi italiane, e non lo dico perché ne sono il tecnico, siamo tra le più brave a mantenere le posizioni nella prima parte del gruppo.

Che riferimenti hai preso?

Di base il circuito ricalca quello dell’europeo del 2018, ma all’epoca ricordo che si arrivava dentro ad un parco verde. Stavolta l’arrivo è ancora più lineare e più da velocista. A 3 chilometri dal traguardo c’è l’ultimo strappetto (quello di Montrose Street, ndr) che lo si prende da una curva. Poi gli ultimi mille metri sono rapidi. Si affrontano due curve a sinistra intervallate da due rettilinei, il secondo dei quali è circa mezzo chilometro. Fino ai 400 metri la strada scende leggermente e poi spiana fino alla linea d’arrivo. Ma mi sono segnato anche dell’altro.

Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Donne. Partenza da Loch Lomond, trasferimento di circa 60 chilometri, e ingresso nel circuito di Glasgow
Cosa?

Intanto bisognerà capire dove metteranno le transenne. Se dovessero fare un mezzo barrage, si rischia di non poter passare per dare supporto alle atlete. Mi sono anche appuntato i posti per i rifornimenti, che saranno importanti. Poi c’è il solito grande limite delle radio. Tutti i corridori le utilizzano durante la stagione, ma a mondiali ed europei sono vietate. Faccio molta fatica a comprendere questa decisione. Ma lo dico per una questione di sicurezza. In circuito, specialmente in uno con così tante curve, rischi di entrare forte in una di queste e trovarti una grossa caduta dietro l’angolo finendoci sopra. Contesto questa scelta proprio perché è illogica.

L’Italia di Paolo Sangalli come correrà? Per una ruota veloce o per un colpo di mano?

Sapete che io non voglio nascondermi. La mia idea è quella di partire con Balsamo come leader, ma è ovvio che ci voglia una alternativa. Sia come velocista, sia come finisseur. Abbiamo ragazze forti allo sprint come Consonni o Barbieri che possono andare bene in un circuito così. Ma abbiamo anche una ragazza come Longo Borghini che non si discute mai, né per la sua partecipazione né per la grande gara o grande lavoro che farebbe. Lei ha nelle sue corde la possibilità di vincere su un percorso del genere.

Che tipo di corsa potrebbe saltare fuori?

Naturalmente se dovesse piovere, tutto ciò che abbiamo detto finora verrebbe amplificato. Per me sarà un mondiale che verrà corso come una classica del Nord. E a quel punto penso anche ad altri nomi. Cecchini, Guarischi, Confalonieri, Persico, Bertizzolo e tante altre. Tutte ragazze che sono importantissime nelle proprie squadre in gare di quel livello. Conterà vedere con che condizione psico-fisica arriveranno al mondiale dopo un Tour Femmes che avrà creato stress. In ogni caso credo che siamo ben attrezzati ad ogni evenienza.

Sulle giovani il discorso è lo stesso o cambia tanto?

Partendo dalle U23, Gasparrini è un’atleta che ha le caratteristiche giuste per questo mondiale. Se dimostrerà di andare forte potrebbe fare la sua corsa all’interno della corsa stessa. Però noi vogliamo vincere il titolo elite e se lei dovesse tornare utile per fare un determinato lavoro allora potrebbe essere sacrificata. Questo lo decideremo molto più avanti. Per quanto riguarda le juniores invece ci vogliono ragazze potenti, veloci, scattanti e chi recupera meglio da uno sforzo all’altro. A Glasgow, Venturelli può arrivare da sola ma abbiamo anche le velociste. Devo solo capire come si comporteranno nei prossimi appuntamenti con la nazionale. Se ne sono già accorte alla Gand a fine marzo il livello che incontreranno.

Tra calendario e nomi, Sangalli compone il suo mosaico

16.12.2022
6 min
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I suoi tre taccuini azzurri sono già pieni di appunti e nomi. Elite, under 23 e juniores, le liste sono lunghe. Per il cittì delle donne Paolo Sangalli questo è il tempo di annotare tutto quello che gli passa per la testa, in relazione alle sue nazionali per il prossimo anno.

Europei, mondiali, classiche e gare a tappe, passando per i ritiri di inizio e metà stagione. Questo è il solito canovaccio seguito da Sangalli, con la netta impressione che ogni annata, sempre buona, sia (o possa essere) migliore della precedente. Visto il trend di risultati e crescita, è come se fosse pronto il ricambio generazionale del ricambio generazionale stesso. Come ci aveva detto il tecnico milanese un anno fa, è un bene avere problemi di abbondanza.

La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
La nazionale elite alla partenza dell’europeo 2022
Paolo hai già impostato i programmi per il 2023?

Sì, certo. Ho già avuto il benestare dai club delle mie atlete. Sto aspettando anche l’approvazione da parte della Federazione anche se non dovrebbero esserci controindicazioni. Il primo appuntamento sarà a Calpe dal 22 gennaio al 4 febbraio. L’ottanta per cento del gruppo sarà composto da atlete U23. Non ci saranno le ragazze che saranno impegnate con l’europeo in pista. C’è piena collaborazione col cittì Villa. Lascerò invece abbastanza tranquille le elite delle formazioni WorldTour che saranno impegnate con i loro raduni. E’ ovvio però che se Longo Borghini, Balsamo, Sanguineti, Guazzini, Cavalli, Guarischi o Cecchini o altre ancora volessero allungare i ritiri con noi, le accoglierei volentieri. Lo sanno benissimo anche loro.

Partendo dalle U23, chi ci sarà in Spagna?

Quest’anno vorrei creare un bel gruppo in vista del Tour de l’Avenir. Molte di quelle che correranno in Francia faranno anche l’europeo. Gasparrini è stata una certezza nel 2022 ed è normale che sarà lei il nostro faro. Insieme a lei ho chiamato Barale, Basilico, Vitillo, Cipressi, Tonetti, Masetti, Piergiovanni, Collinelli, Realini, mentre per le crono ci saranno Vigilia e Arianna Fidanza. Doveva esserci anche Pirrone, ma sarà a correre in Australia in quel periodo. Alcune di queste ragazze le ho chiamate perché voglio vederle meglio da vicino. Naturalmente ho dispensato da questo ritiro le neo U23 che saranno impegnate con la scuola, ma che chiaramente seguirò con attenzione.

Il loro calendario si è molto infittito. Sarà complicato organizzare tutto?

Non è semplice, ma meglio così. E’ tutto lavoro per il 2025 quando le U23 avranno il loro mondiale dedicato. Sono contento che sia nato il Tour de l’Avenir, che avrà la stessa valenza di quello maschile. Buona parte della stagione sarà concentrato in un mese e mezzo. Il mondiale durerà fino a quasi metà agosto, poi faremo l’Avenir che finisce ai primi di settembre. Andremo in altura a Livigno prima di andare in Olanda. Lì dal 15 al 17 settembre correremo il Watersley Womens Challenge, gara a tappe già esistente per junior e da quest’anno anche per U23. Tre giorni dopo andremo a nord a Drenthe per gli europei.

Per le junior come sarà la stagione?

C’è un gran bel programma anche per loro. L’intenzione è di correre la Gand-Wevelgem a marzo e le tre frazioni della Omloop Van Borsele in Olanda in aprile. Proseguiremo con il Tour dell’Occitania ad inizio maggio e con una novità. Il 21 maggio ci sarà il primo Giro delle Fiandre per junior donne. Ad agosto torneremo in Olanda seguendo il programma che dicevo prima per le U23.

In questa categoria immaginiamo che la punta azzurra sarà Venturelli. Chi saranno le altre?

Sì, Federica è per forza di cose il nostro riferimento. Sta gestendo molto bene gli sforzi tra ciclocross, pista e strada. Io sono un grande fautore della multidisciplinarietà, specie pista-strada, purché non sia esasperata. Il resto della lista delle junior è piuttosto numerosa. Da molte atlete voglio dimostrazioni di crescita sul campo. Toniolli, per fare il primo nome che mi viene in mente, ha grandi numeri a crono e vorrei che li confermasse anche quest’anno. Ma questo è solo un esempio che vale per tutte le altre che prendo in considerazione. Non mancherò di ricordarglielo.

Arriviamo alle elite. Bastianelli ha detto che dopo il Giro Donne si ritirerà. Ti verrà a mancare una pedina importante sotto tanti punti di vista. Cosa ne pensi?

Ovvio che quando smette una campionessa com’è Marta, è sempre una perdita pesante. Tuttavia lei è sempre stata molto obiettiva e professionale, quindi per me fino al Giro Donne andrà molto forte. E magari che non le venga voglia di finire la stagione o arrivare fino al mondiale. Attenzione però, finché è in attività è assolutamente convocabile. Come tutte le altre, del resto. La base è confermare tutto il gruppo del 2022 più qualche inserimento che valuterò guardando le varie corse all’estero. Ad esempio vorrei qualche risposta convincente o qualche risultato in più da Paladin. Ma non sarà l’unica.

Il percorso iridato di Glasgow, con l’inserimento del tratto in linea, pare ancor più da velocisti rispetto all’europeo del 2018. Che idea si è fatto il cittì Sangalli?

Le ultime notizie dicono che ci sarà una salita di 6 chilometri prima di arrivare in città. Vedremo se l’UCI lo confermerà. A quel punto si potrà fare un ulteriore pensiero tattico. Di sicuro sappiamo che faremo meno giri del circuito di Glasgow, che è molto nervoso. Si presta sia ad un arrivo in volata sia a un colpo da finisseur. Ormai tutte le nazionali sanno organizzarsi in corsa per far fuori o mettere in difficoltà le rivali. Vedremo come impostare la gara in base a come andrà la stagione delle ragazze. Ci sono sempre tante cose che faranno da ago della bilancia. Una di queste sono le gare in pista che potrebbero consegnarci delle atlete con un grande colpo di pedale, come ad esempio per quelle del quartetto che faranno crono e mixed relay.

Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
Porte aperte. Il cittì Sangalli tiene in considerazione tante atlete tra elite, U23 e junior
E dell’europeo cosa ci dici?

Potenzialmente il percorso e l’arrivo sul Vamberg sono adatti a qualsiasi italiana. Cavalli, Longo Borghini, Balsamo, Bertizzolo, Persico e altre con le loro caratteristiche. Questo significa che abbiamo lavorato molto bene negli ultimi anni. Avete presente cosa diceva Echavarri, lo storico team manager di Indurain e Valverde? «Lavorare senza fretta, ma senza pausa». Ho fatto mio il suo motto.

Dagli ori azzurri alla prima da junior. Ecco l’esplosione di Zanzi

30.08.2022
7 min
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Portogallo, Israele e Formigine. Tre tappe per cambiare la propria dimensione nello spazio di cinquanta giorni. Dall’8 luglio a domenica 28 agosto, Valentina Zanzi è diventata il nome nuovo del panorama azzurro, grazie ad una serie di sigilli messi a segno con la nazionale ed il suo club.

La classe 2005 di Faenza – che corre per la Vo2 Team Pink di Piacenza – due giorni fa ha colto la prima affermazione tra le junior vincendo la 51a Coppa Città di Formigine con un poderoso sprint, senza sentire le fatiche del volo internazionale di 48 ore prima.

Da Tel Aviv all’Emilia

Zanzi infatti era di rientro dalla rassegna iridata di categoria su pista a Tel Aviv dove mercoledì 24 agosto aveva conquistato l’argento col quartetto. Ma il suo personale medagliere si era aperto agli europei di Anadia con due ori. La gara emiliana è stata la perfetta occasione per conoscere meglio questa ragazza romagnola che appena dopo la sua vittoria si è fermata a parlare con una sua collega più grande di lei, anch’essa pratica di freschi allori continentali.

Valentina siamo curiosi. Cosa ti ha detto Rachele Barbieri dopo la tua gara?

Mi ha fatto i complimenti sia per la vittoria che per gli europei e i mondiali. Mi ha chiesto come mi sono trovata in nazionale e quali altre gare avevo prima della fine della stagione. E’ stata molto gentile. Se poi penso che nel 2020 qui a Formigine lei ha conquistato la sua prima gara da elite ed io la prima da junior… è davvero impressionante. Speriamo sia di buon auspicio.

Ci racconti la volata?

Sapevo che chi prendeva in testa la corsia centrale in cemento era favorita rispetto alle parti esterne che sono in acciottolato, perché ovviamente era più scorrevole. Questo era un circuito veloce nel quale era difficile portare fuori una fuga, ma ho sentito di stare bene fin da subito e già al primo giro ho tentato di andare via. Ci ho riprovato nel finale accodandomi a due ragazze, ma il gruppo ci ha riprese. E’ stato un bello sprint. La Pellegrini è un’atleta che sa uscire bene da dietro e rimontare forte. Così ho preso il rettilineo del traguardo in testa e sono riuscita a non farmi passare da nessuna. Sono felice perché questa vittoria significa che la condizione c’è.

Ti portano bene queste strade, giusto?

Sì, è vero. La mia ultima vittoria da allieva l’avevo conquistata a Castelfranco Emilia, sempre in una gara organizzata dalla Formiginese. E’ stata una doppia emozione, visto che questi successi sono arrivati in terre non lontano da casa mia.

Prima di questi ultimi due mesi, come stava andando la tua prima annata da junior?

Ho iniziato così così. In inverno ho avuto problemi alla schiena, dovendo quindi frenare la preparazione. La prima gara a Gossolengo, organizzata dalla mia società, l’ho fatta senza nessuna aspettativa ed è arrivato un secondo posto. Dopo il campionato italiano a crono, in cui ho fatto seconda (a San Giovanni al Natisone il 21 giugno, ndr), ho ricevuto la convocazione in nazionale per gli europei in Portogallo.

Ad Anadia hai corso e vinto su strada e in pista.

Sì, ho fatto due prove, il Team Mixed Relay e l’inseguimento a squadre. La prima è una specialità piuttosto nuova. Abbiamo fatto quello che potevamo e che sapevamo fare. E lo abbiamo fatto proprio bene perché siamo riusciti a vincere anche se di soli tre secondi. La settimana successiva invece siamo scesi in pista col quartetto. In questo caso eravamo un po’ più convinti dei nostri mezzi perché i tempi c’erano. In prova e nelle qualificazioni giravamo sempre in tabella. Alla fine abbiamo conquistato anche questo oro, sempre battendo la Germania come su strada.

Dopo gli europei come hai proseguito?

Ho fatto una piccola pausa per recuperare. Tuttavia ho continuato a correre in strada con la mia squadra e ad allenarmi a Montichiari con la nazionale. Dovevo prepararmi per il mondiale su pista a Tel Aviv. Sono partita per questa trasferta con qualche acciacco, però con le mie compagne abbiamo fatto quel che potevamo. Abbiamo ottenuto la medaglia d’argento dietro la Francia. Eravamo le stesse del Portogallo (Pellegrini, Venturelli, Sanfilippo e Grassi, ndr) e per essere il primo anno siamo molto soddisfatte.

Nella tua mente ti immaginavi un primo anno da junior così?

No, assolutamente. Sono ben oltre le mie più rosee aspettative. Non pensavo proprio di fare risultati del genere all’esordio nella nuova categoria. Però cercando di usare sempre la testa (sorride, ndr) mi sono impegnata e ho lavorato bene, anche grazie ai miei tecnici e alla mia società. Rispetto all’anno scorso e anche inizio anno, sento di aver fatto un salto di qualità, sia fisico che mentale. Mi sento maturata anche se devo continuare a crescere. Sono soddisfatta della mia stagione ed oggi ho messo la ciliegina sulla torta con questa vittoria.

Prossimi obiettivi?

Sicuramente il campionato italiano a squadre. Ci tengo molto visto che a crono vado bene. Vedremo poi man mano nelle altre gare cosa fare. Mi sento bene e guardo fiduciosa all’immediato futuro.

Ti abbiamo sempre vista primeggiare allo sprint ma che tipo di corridore sei realmente?

Passista veloce direi. Mi difendo bene sulle salite medio-lunghe dove patisco meno che sugli strappetti. La gara che abbiamo organizzato a Gossolengo, dove c’era una parte centrale con un paio di salite lunghe e discretamente impegnative, aveva uno dei percorsi che più mi si addicono alle mie caratteristiche. I tracciati misti ed ondulati mi favoriscono.

A chi ti ispiri?

Per le crono Pippo Ganna è il mio riferimento. Per il resto invece Elisa Balsamo è quella che seguo più di tutte. E’ una ragazza completa. Qualcuno dice che in molte caratteristiche ci sia somiglianza fra noi. Magari…

Dopo questi risultati, in vista dell’anno prossimo avverti che potresti avere più pressione?

No, sono sempre piuttosto tranquilla. So che sotto pressione non si riesce ad ottenere tanto. Adesso procediamo con calma poi si vedrà. In ogni caso sono in una società che è abituata a queste cose. Prima di me hanno avuto atlete come ad esempio Barale, Gasparrini, Collinelli e Zanardi. Quindi sanno come gestire al meglio queste situazioni, senza strafare troppo.

Lo schema per Monaco: «Balsamo leader e marcatura a zona»

13.08.2022
6 min
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Sarà ancora Olanda-Italia. Una sfida che si rinnova ad ogni competizione femminile e che tocca l’apice all’europeo. Da quando esiste la rassegna continentale (prima edizione nel 2016), le oranje hanno vinto cinque volte su sei, ogni volta con un’atleta diversa. Le uniche che hanno combattuto questa egemonia, riuscendola ad interrompere in una occasione, sono state le nostre ragazze. Nel 2018 a Glasgow Marta Bastianelli vinse, nemmeno a dirlo, davanti ad una olandese, Marianne Vos, mentre per altre tre volte un’azzurra è finita seconda (oltre ad un bronzo).

A Monaco di Baviera – in un tracciato particolarmente adatto alle ruote veloci – i fari della corsa di domenica 21 agosto dovrebbero essere le nazionali dei selezionatori Loes Gunnewijk e Paolo Sangalli. Occhi puntati quindi sul dualismo Wiebes-Balsamo, facendo chiaramente attenzione a tutte le possibili outsider. Le altre azzurre saranno Barbieri, Bastianelli, Cecchini, Confalonieri, Fidanza, Guarischi e Sanguineti.

A circa una settimana dalla prova in linea (in programma domenica 21 agosto, per un totale di 128 chilometri) abbiamo provato ad ipotizzare col cittì azzurro che tipo di scenari potrebbero uscire. E ci scappano anche dei parallelismi calcistici…

Paolo come sta andando l’avvicinamento all’europeo?

Bene, ma non benissimo. A parte il mio investimento in bici, per il quale sto meglio, c’è stata la caduta di Consonni in pista. Si è procurata una frattura ad una spalla e quindi non potrò averla. Non ci voleva proprio. Poi ho temuto quando Cecchini è caduta a Vargarda in Svezia. Ha battuto la testa, ma fortunatamente non si è fatta nulla. Ecco, direi che siamo a posto così, anche troppo. In ogni caso a Monaco sapremo ovviare alla sfortuna. Anziché con tre punte, giocheremo con due ed un mediano in più.

Spiegaci meglio questo schema.

Il tridente sarebbe stato Balsamo, Barbieri e Consonni. Loro tre sono le velociste che emergono dai risultati. Le gerarchie erano queste e così rimangono, con Elisa leader. E’ la velocista più completa in circolazione. Invece Rachele arriverà dagli europei in pista con un bel colpo di pedale. La defezione di Chiara non scombina i nostri piani, ma è ovvio che mi dispiaccia molto non averla. Al suo posto schiererò Arianna Fidanza che sa fare bene anche i… lavori sporchi durante la corsa, oltre ad essere veloce qualora si trovasse in fuga. Senza dimenticare che tutte le altre nostre ragazze sanno fare altrettanto. Siamo ben coperti per ogni situazione.

Marcatura a uomo o a zona sulle olandesi?

Sempre a zona, anche se sappiamo che in certe occasioni i puristi della zona marcavano a uomo i fuoriclasse avversari. Ad oggi guardando le convocate dell’Olanda, loro punteranno tutto sulla Wiebes. Dovremo rovinare il loro intento di arrivare ad uno sprint di gruppo. Vogliamo fargli consumare un po’ di energie per chiudere sulle fughe in cui ci siamo noi e loro no. Anche se poi loro avranno Van Dijk che può tirare tutto il giorno o al posto di 2-3 atlete. Noi siamo una squadra ben assortita, le ragazze so che sapranno interpretare bene le disposizioni visto che non avremo le radioline.

Se l’idea è sempre quella di non arrivare in volata, dove si deciderà la corsa?

Secondo me sarà una corsa dura perché aperta tante soluzioni. Se ci fosse stata una salita sarebbe stata più facile da prevedere. Bisognerà essere brave a cogliere l’attimo giusto. Questo potrebbe essere l’aspetto decisivo della gara e noi abbiamo ragazze bravissime in questo. Non fermerò nessuna ragazza in fuga se la situazione sarà a noi favorevole. Vogliamo evitare una volata generale, ma se dovessimo arrivarci sapremmo cosa fare. E se ci batteranno, renderemo merito alle avversarie. Credo anche che la gara maschile ci darà qualche indicazione. Comunque credo che Wiebes battezzerà un paio di ruote, per forza. Anche lei potrebbe muoversi se lo faranno le sue rivale più dirette.

Dovrete tenere un occhio anche sulle possibili sorprese, se così si possono definire…

Esattamente. Penso subito a Kopecky. Anche il Belgio sembra avere disegnato una squadra solo per lei. E lei è l’altra grande favorita. Anche altre nazionali non vanno sottovalutate. Francia con Copponi, Spagna con Alonso potrebbero approfittare di quel marcamento di cui parlavo prima. Così come potrebbe fare la stessa Germania che corre in casa. Poi attenzione ai colpi da finisseur. Ad esempio Van Dijk (campionessa uscente, ndr), Reusser o Cordon-Ragot sono capaci di anticipare tutte e arrivare fino al traguardo da sole.

Per quanto riguarda la cronometro cosa può dirci?

E’ un percorso ondulato di ventiquattro chilometri (si disputerà mercoledì 17 agosto a Furstenfeldbruck, a circa 30 chilometri da Monaco, ndr). Non siamo tra le favorite. La faranno Arianna Fidanza e Alessia Vigilia. Arianna sta facendo un bel percorso sulla disciplina. E’ un investimento per il futuro, contando che la prepara Marco Pinotti, che è stato uno specialista. Alessia invece ha ripreso la via giusta. Da junior era una atleta con grande prospettiva nelle crono. L’ho chiamata perché credo che valga la pena puntare ed investire su di lei. Da loro mi aspetto più la prestazione che il risultato. E se arriva il risultato tanto meglio.

Vos detta legge davanti a tanta Italia. Cosa dice il cittì Sangalli?

29.07.2022
6 min
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Tanta Italia. L’ordine d’arrivo della sesta tappa del Tour Femmes si tinge ancora tanto del nostro tricolore ma a vincere è ancora quello olandese. Sul traguardo di Rosheim Marianne Vos domina lo sprint su Marta Bastianelli, Lotte Kopecky e davanti ad altre sei italiane. Dal quarto al decimo posto troviamo nell’ordine Balsamo, Persico, Confalonieri, Guazzini, Barbieri e Longo Borghini con la sola Niewiadoma (ottava) a spezzare questa lunga scia azzurra.

La trentacinquenne della Jumbo-Visma conquista la sua seconda frazione alla Grande Boucle femminile mantenendo la maglia gialla e, grazie agli abbuoni, guadagnando altro margine su Silvia Persico, ora a 30”, mentre dalla volata finale era stata tagliata fuori Lorena Wiebes, vittima di una rovinosa caduta a circa 20 chilometri dall’arrivo.

Ma di tutta questa Italia così ben presente in volata in Francia, a cui è mancato solo il sigillo, cosa ne pensa il cittì Paolo Sangalli? Glielo abbiamo chiesto, scoprendo però una sua amara disavventura personale.

Sangalli si congratula con la Balsamo per il successo al Trofeo Binda. L’iridata sarà la capitana azzurra agli europei di Monaco
Sangalli si congratula con la Balsamo per il successo al Trofeo Binda. L’iridata sarà la capitana azzurra agli europei di Monaco
Paolo, prima di parlare delle tue ragazze al Tour Femmes, ci racconti cosa ti è successo?

Mercoledì sono stato investito da un’automobilista poco lontano da casa. Ero ad un semaforo in una strada secondaria. Quando sono ripartito al verde e avevo già fatto più di mezzo incrocio una macchina mi ha colpito mentre svoltava. Per fortuna, se così possiamo dire, che mi sono reso conto della manovra azzardata di questa persona e sono riuscito a cadere senza battere la testa. Ho riportato la frattura composta della scapola e ho quattro dita lussate. Lei piangendo mi ha detto che non mi ha visto, che è la solita frase che dicono tutti. Io capisco ma serve più attenzione da parte degli automobilisti altrimenti diventa un massacro ogni giorno. Ne parlo solo per sensibilizzare la questione della sicurezza verso i ciclisti, non per dare colpe.

Meglio tornare a parlare di ciclismo pedalato e dell’Italia. Partiamo da Balsamo. Sta lavorando tanto per la squadra ma non sembra quella vista al Giro Donne.

Elisa non so se sia in calo di condizione perché non ho parlato col suo preparatore però so che lei è una ragazza che normalmente non sbaglia la preparazione. Ci può stare che adesso non sia brillante ma lo avete visto anche voi, si sta sacrificando per le compagne. Io credo che la Trek-Segafredo punti alla vittoria finale del Tour con Longo Borghini e questo probabilmente va a togliere qualcosa per le vittorie di tappa.

Preoccupato in vista dell’europeo?

Assolutamente no. Elisa (Balsamo, ndr) ha tutto il tempo di recuperare e ritrovare la forma migliore da qui al 21 agosto, giorno della nostra prova in linea.

Ci hai sempre detto che avreste avuto delle alternative. Può essere Bastianelli che oggi ha fatto seconda?

Sì, certo. Marta è una campionessa senza tempo. Mi fa piacere che si stia riscattando dopo un periodo opaco, dovuto a problemi fisici. Le avevo chiesto di mettersi in mostra in questo Tour. Lo ha fatto non appena anche lei è stata libera da obblighi tattici, dopo che nei giorni scorsi ha lavorato tanto per Mavi Garcia.

Tra le altre frecce dell’Italia, c’è anche la Barbieri.

Anche se ne ha già ottenute due in stagione, a Rachele manca solo la vittoria ultimamente. Ma di quelle WT, sarebbe la ciliegina sulla torta. E’ sempre stata presente nelle ultime volate importanti dagli italiani al Giro Donne fino qui in Francia. Arriva da due anni in cui praticamente non aveva mai corso a questi livelli. Le ho detto che sta facendo un ottimo lavoro e di avere pazienza che verranno i risultati.

Poi abbiamo visto bene Confalonieri e Guazzini.

Maria Giulia è senz’altro nella rosa degli europei. E’ un corridore molto importante per noi. Sa entrare nelle fughe, è molto veloce e lavora tanto per le compagne nel finale. Sarà una pedina fondamentale. Vittoria invece non potrà correre a Monaco perché ha già disputato l’europeo U23 in Portogallo. Avevo chiesto di convocarla ma la UEC, anche se sono stati fatti in due periodi e sedi diverse, li considera una unica manifestazione.

Guardando l’ordine d’arrivo di oggi ci sono anche Persico e Longo Borghini ma immaginiamo ci sia un discorso a parte per loro…

Esatto. Silvia sta facendo un grande Tour ma visto che sta andando forte da tanto tempo ed è nelle papabili per il mondiale dovrà fare un periodo di stacco e recupero per preparare al meglio la gara in Australia. Lo stesso vale per Elisa. Quel mondiale sarà lungo e duro. Va preparato davvero bene.

Vos e Wiebes, qui argento ed oro ai Giochi Europei del 2019, saranno le avversarie principali all’europeo per l’Italia di Sangalli
Vos e Wiebes, qui argento ed oro ai Giochi Europei del 2019, saranno le avversarie principali all’europeo per l’Italia di Sangalli
A questo punto, come si batte la Wiebes in volata?

Eh, bella domanda (sospira e sorride, ndr). La Wiebes vince gli sprint in qualunque condizione. E poi ha iniziato a tenere molto bene anche sugli strappi duri. Però si può battere, studieremo come. Se con il suo club è capitana unica e tutte lavorano per lei, magari in nazionale non succede la stessa cosa. Non so ancora chi correrà tra le olandesi, bisogna capire le loro gerarchie e gli equilibri. C’è anche la Vos in grande forma che non bisogna mai dimenticare. Noi di sicuro abbiamo più affiatamento come nazionale e lo abbiamo sempre dimostrato

Queste tappe ti hanno dato ulteriori spunti per la tattica dell’europeo?

Sì, non arrivare in una volata di gruppo. Proprio oggi riguardavo meglio il circuito finale (13 chilometri da ripetere due volte, ndr) dopo il tratto in linea di un centinaio di chilometri. Andrà via una fuga ma bisogna entrare a Monaco con già il gruppo compatto perché poi sarebbe un problema ricucire. E’ un circuito complicato, con tante curve veloci ma non così scontato da interpretare. L’ultima curva secca è quella del triangolo rosso dove praticamente si fa una inversione ad U. Lì bisognerà essere ben posizionati e attenti.

P.S. In serata Silvia Persico, si legge nel comunicato della giuria, è stata declassata all’ultimo posto del suo gruppo per pericoloso cambio di traiettoria in volata. Ma ciò non toglie la buona prova delle italiane.