Tesfatsion, il lavoro aumenta: il 2024 serve per crescere

05.02.2024
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La seconda stagione nelle fila della Lidl-Trek, per Natnael Tesfatsion, è iniziata dall’Australia. L’eritreo ha corso tutte le gare nella terra dei canguri, cogliendo due secondi posti. Il primo alla Down Under Classic, mentre il secondo alla Cadel Evans Great Ocean Road Race. Due squilli, niente di clamoroso, ma abbastanza per indagare su come Tesfatsion si affacci alla seconda stagione nel WorldTour. Il suo preparatore è il basco Aritz Arberas, proprio con lui parliamo della crescita del giovane Tesfatsion. 

«Natnael – ci racconta Arberas – è tornato in Eritrea dopo la fine delle corse in Australia. Io sono sul Teide con i leader e gli scalatori, ma di comune accordo lui è andato a casa. Può allenarsi tranquillamente in quota e farlo in un posto comodo è sicuramente meglio. Mi occupo della sua preparazione da questo inverno e abbiamo iniziato a lavorare subito forte (prima Tesfatsion lavorava con Josu Larrazabal, ndr)».

La stagione di Tesfatsion è partita dall’Australia qui al Down Under Classic
La stagione di Tesfatsion è partita dall’Australia qui al Down Under Classic
Che tipo di corridore hai trovato?

Sappiamo che ha talento, è quel tipo di atleta che ogni sforzo che deve fare gli riesce bene. Si tratta di un ragazzo giovane (Tesfatsion ha 24 anni, ndr), per noi è un investimento a lungo termine. L’idea è di migliorare piano piano, non solo nel fisico, ma in tutto. 

Cioè?

Dobbiamo dargli un po’ di organizzazione, c’è un programma da seguire, ma si devono prendere le misure con le sue abitudini, in modo tale da rendere gli allenamenti sempre più efficienti. 

E’ difficile coordinare gli allenamenti quando è così lontano dall’Europa?

Leggermente, ma questo non ci impedisce di lavorare al meglio. Vive un Paese diverso, con una cultura differente, ma non ci sono grandi problemi. A volte non ha la connessione, ma sono “ostacoli” che si aggirano facilmente. Magari, invece di sentirci giornalmente, gli mando il programma dei prossimi due o tre giorni. Gli ho anche detto che voglio organizzare un training camp in Eritrea (dice con una risata, ndr).

Il primo anno alla Lidl-Trek è servito per ambientarsi nel WorldTour
Il primo anno alla Lidl-Trek è servito per ambientarsi nel WorldTour
E lui che cosa ti risponde?

Mi dice: «Parce non è possibile, le strade non sono buone, manca internet. Non è semplice». Mi chiama Parce, che è un modo dei colombiani di chiamarsi in maniera amichevole, la prima volta che mi ha chiamato così mi ha fatto ridere (un termine ereditato quando ancora correva in Drone-Hopper, ndr).

Pensi che in Eritrea riesca ad allenarsi al meglio?

Sì, non ho dubbi. Poi quando viene in Europa vive in Italia, a Lucca. Stare a casa sua gli fa bene al morale, si allena meglio e con più spirito. Per tutti i ciclisti che vivono lontano è così. 

Qual è la cosa di cui ha più bisogno per crescere e migliorare?

Deve fare un maggior numero di ore di allenamento. Ha un buono sprint, è potente e forte, ma la capacità aerobica è da migliorare. La sfida più grande con lui è riuscire a coordinare al meglio la sua carriera tra i periodi in Eritrea e quelli in Italia. Perché a casa vive in quota, anche questo dettaglio va preso in considerazione. 

Siete partiti presto con la stagione, che 2024 deve essere per Tesfatsion?

L’idea di partire dall’Australia c’era fin da subito, quindi in inverno abbiamo lavorato molto, per arrivare pronti al 100 per cento. A novembre abbiamo fatto tanta base aerobica, poi a dicembre abbiamo inserito il ritmo gara, alzando i giri. Per quel che è il livello fisico mostrato in Australia siamo soddisfatti, è mancato il risultato, ma poco importa. Tesfatsion sta bene. 

Il 2023 gli è servito per ambientarsi nel WorldTour, ora serve fare un passo ulteriore…

Conosce il livello delle gare e degli avversari, ha ben chiari i riferimenti per essere competitivo. Deve progredire nella crescita, ma Natnael ha ben chiaro in testa che questo è un anno importante. 

L’eritreo è dotato di un grande sprint e tanta forza, deve migliorare la parte aerobica
L’eritreo è dotato di un grande sprint e tanta forza, deve migliorare la parte aerobica
La sua migliore qualità?

E’ un vincente, un cacciatore, quando può si fa trovare pronto. Lui è uno di quei corridori che, se c’è da provare a vincere o una situazione è aperta, ci si butta. 

E dove deve migliorare?

Deve diventare più solido, più forte. Sono sicuro che ci riuscirà, il tempo e gli allenamenti daranno i loro frutti. Ora è tutto in mano mia (conclude con una risata, ndr).

Tesfatsion: una crescita con passi piccoli, ma decisi

30.01.2023
6 min
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Tra le piacevoli novità del 2023 c’è il passaggio di Natnael Tesfatsion alla Trek-Segafredo. L’eritreo dopo un periodo di apprendistato tra continental e professional ha fatto il salto nel mondo dei grandi. Ha ventitré anni e con la WorldTour americana ha esordito in Australia al Santos Tour Down Under con un buon sesto posto nella terza tappa. La crescita di “Natalino”, così soprannominato nel suo periodo italiano, prosegue e la curiosità di sapere cosa hanno visto in lui alla Trek si fa forte

Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”
Al Tour Down Under è avvenuto l’esordio ufficiale in maglia Trek Segafredo per “Natalino”

Seguito da tempo

Alziamo il telefono e dall’altra parte risponde Josu Larrazabal, capo del team performance alla Trek. E lui, nonostante il nome ispanico, risponde in perfetto italiano.

«Natnael – inizia a raccontare da un bar poco fuori Madrid – ha delle grandi caratteristiche, lo seguiamo da quando era nel Team Qhubeka. Da tempo Luca (Guercilena, ndr) lo aveva nel mirino. Al primo anno in Androni l’interesse era forte, ma probabilmente era ancora presto, Tesfatsion aveva bisogno di un altro anno in una professional per crescere e maturare. L’Androni per fare ciò è davvero un’ottima squadra che crea le condizioni ideali per far crescere i corridori promettenti. Tesfatsion con loro ha avuto occasione anche di correre in gare WorldTour come il Giro d’Italia, facendo vedere ottime cose. Le fughe nelle quali è entrato, solo per fare un esempio, sono state di qualità, di quelle che serve gamba per acchiapparle».

Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima
Ad inizio 2022 Natnael Tesfatsion ha vinto il suo secondo Tour of Rwanda, il primo era arrivato due anni prima

L’esordio australiano

La prima corsa disputata da Tesfatsion in maglia Trek è stato, come detto in precedenza, il Tour Down Under. Gara WorldTour con un parterre di corridori di qualità, un “battesimo di fuoco” potremmo dire. 

«Ha fatto sesto in una tappa – continua a raccontare Larrazabal – non avrà bisogno di un grande adattamento, visto anche il percorso fatto gli anni prima. Il risultato ci ha quasi sorpreso, perché il suo inverno non è stato calibrato per essere competitivo fin dalla prima gara. L’obiettivo è quello di una crescita graduale per arrivare pronto alle prossime gare».

Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion
Per il coach della Trek la volata in cima al Monte Grappa all’AIR è l’esempio dell’esplosività di Tesfatsion

Crescita costante

In queste righe Josu ci dice una frase importante: «Quasi sorpreso» come mai quel “quasi”. Cosa ha visto il preparatore?

«E’ una scalatore con una grande motore e una resistenza elevata. Inoltre, ha anche un buono spunto veloce, una cosa che nel ciclismo moderno è utile. Il livello generale si è alzato anche in salita e fare la differenza sul passo è difficile. Anche per queste sue caratteristiche è stato giusto lasciarlo alla Drone Hopper un anno in più. Lo spunto veloce è una qualità che deve essere sempre allenata, altrimenti si perde, e puoi farlo al meglio solamente in gara».

Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri
Natnael è arrivato in Italia con il Team Qhubeka grazie a Daniele Neri

Le prime impressioni

Nel ritiro invernale la Trek ha avuto modo di testare i suoi corridori, un lavoro importante soprattutto per i ragazzi nuovi. Così da poterli inquadrare.

«Non c’è nulla di più importante di un test – continua Josu – ad inizio stagione e dei risultati che ne derivano. I test indoor fatti a Tesfatsion hanno confermato un grande potenziale. Quando poi lo abbiamo messo in strada si è vista anche la cattiveria agonistica, ha una grande voglia di fare. Negli allenamenti con situazioni di “picco” o delle mini gare faceva il massimo per vincerle e a volte ci riusciva anche. La strada toglie subito i dubbi, non c’è storia. Natnael ha un carattere forte e lo ha portato subito in squadra, si è integrato immediatamente».

Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)
Josu Larrazabal, tecnico basco della Trek-Segafredo ha avuto buone impressioni sull’eritreo (foto Jamie L. Forrest)

Con il freno tirato

Le aspettative sono alte per il corridore eritreo, ma la crescita e l’apprendimento non sono ancora finiti. Questa prima stagione alla Trek-Segafredo gli servirà per imparare ancora molto. 

«E’ vero – dice – non bisogna dimenticare che è al suo primo anno nel WorldTour, dovrà imparare. I meccanismi sono diversi sia in gara che in gruppo. Lui arriva da una squadra nella quale aveva libertà di fare: anche qui avrà le sue chance, ma ci saranno delle corse nelle quali sarà di supporto al capitano. Fa parte del processo di crescita, perché quando si troverà a dover gestire la squadra, sarà stato utile aver vissuto prima il ruolo da gregario. Nelle corse minori, quelle del calendario italiano, che già conosce, potrà avere delle occasioni».

Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita
Con il passaggio nel WorldTour, Tesfatsion sarà chiamato ad un altro step nella sua crescita

Il ruolo del preparatore

Come si approccia un preparatore ad un corridore del genere? In che modo lo aiuta a crescere e migliorare?

«Noi allenatori – spiega Larrazabal – dovremo essere bravi a lavorare e farlo salire gradino per gradino. Il motore Natnael ce l’ha, ma bisogna incrementare la capacità di carico, è tutto parte del processo di maturazione. Quando sei in una continental fai 15.000 chilometri all’anno, da professional 25.000 e nel WorldTour 30.000. Anche le corse e i focus cambiano, alla Drone Hopper dopo il Giro d’Italia ha corso l’Adriatica Ionica e il campionato nazionale. Qui da noi il calendario è più intenso, dopo la corsa rosa arrivano il Delfinato o il Giro di Svizzera, si ha un incremento considerevole ed i giovani a volte questa cosa tendono a sottovalutarla.

«Le caratteristiche fisiche ed atletiche di Tesfatsion – conclude sorseggiando il caffè – gli permettono di essere un corridore da corse di un giorno. Le corse delle Ardenne sono gare nelle sue corde, come quelle del calendario italiano: un esempio è il Giro dell’Appennino dove ha fatto secondo nel 2022. Però anche in questo caso bisogna andare con i piedi di piombo. Tesfatsion ha una buonissima resistenza, ma va comunque allenata, sia per quel che riguarda le grandi distanze, come le corse da 250 chilometri. Tuttavia va allenata anche quella che è la capacità di fare fatica per più giorni consecutivi. Di Natnael siamo soddisfatti, crescerà e si farà vedere».

Drone Hopper non paga, la strada di Savio è in salita

06.10.2022
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Savio risponde dopo qualche squillo. Racconta di aver concluso una seduta di fisioterapia, dopo l’intervento all’anca, fatto finalmente dopo mesi camminando male e dolorosamente. Spiega che ora cammina bene e riesce anche a fare qualche passo di corsa, ma il tono muscolare va ricostruito. Tuttavia, quel che il ciclismo si sta chiedendo è se la sua squadra, la Drone Hopper-Androni, avrà un futuro o la storia si fermerà a fine 2022. Fra le voci circolate nell’ambiente, c’è anche quella per cui lo sponsor spagnolo potrebbe entrare nel ciclismo femminile accanto a un team italiano. E al sentirlo, Savio prima resta in silenzio, poi quasi scoppia a ridere.

«Che facciano un team femminile – dice – lo escludo proprio a priori. La questione sta in questi termini. Noi abbiamo un contratto con la Drone Hopper, regolarmente depositato all’UCI per quattro anni. La Drone Hopper è una startup, però ha presentato tutte le documentazioni necessarie. Insomma, il revisore dei conti dell’UCI è abbastanza rigoroso e quindi se abbiamo ricevuto la licenza quest’anno è perché tutti i documenti erano a posto. Ma c’è stata un po’ di leggerezza da parte loro. Credevano che questo progetto, che pure a detta dei tecnici dei droni è molto interessante, potesse decollare subito. Invece così non è stato e si trovano in difficoltà economiche. Ci sono stati ritardi nei pagamenti ai quali io e Marco Bellini abbiamo supplito, cercando altre risorse che abbiamo trovato».

Savio alle prese con una delle situazioni più difficili della sua storia di manager
Savio alle prese con una delle situazioni più difficili della sua storia di manager
Come avete fatto?

E’ stato determinante ancora una volta l’apporto del signor Sidermec, di Pino Buda. E’ stato lui che in questo periodo ci ha tirati fuori da una situazione che poteva anche essere problematica, perché l’esborso del primo nome è notevole. E capite che se comincia a essere in ritardo di uno, due e poi tre mesi la situazione diventa allarmante. Per quest’anno l’abbiamo risolta, però né io né Marco Bellini abbiamo intenzione di passare un’altra stagione come questa.

Quindi?

Quindi, nonostante il contratto della Drone Hopper depositato all’UCI, non abbiamo ancora fatto la richiesta di affiliazione. Per farla dobbiamo avere delle garanzie precise, ma intanto a giugno abbiamo fatto una videochiamata, dicendo a tutti quale fosse la situazione. Abbiamo fatto presente che erano tutti liberi di accasarsi in un’altra squadra. Ai giovani, per i quali abbiamo il contratto biennale, abbiamo detto che ci avremmo pensato noi.

Tesfatsion aveva già firmato con la Trek-Segafredo, Cepeda è già alla EF Edication
Tesfatsion aveva già firmato con la Trek-Segafredo, Cepeda è già alla EF Edication
Sembra l’ultimo atto della storia…

Lo abbiamo fatto nel caso in cui non potessimo continuare. Ma almeno nessuno domani potrà dire di aver perso una possibilità di lavoro perché Savio e Bellini non hanno detto come stavano le cose. Due mesi fa, abbiamo detto che non sappiamo se potremo continuare. Non dipende da noi, ma dalla Drone Hopper.

Qual e la situazione adesso? State cercando altri sponsor?

Ma scherzate? Abbiamo iniziato e stiamo continuando. Quelli di Drone Hopper sono brave persone, solo che a mio avviso sono stati troppo leggeri. Peraltro sono stati loro a interpellarmi. Abbiamo anche la fideiussione, ma non andiamo ad accollarci un rischio del genere. In questo momento lì stiamo sostenendo in tutto e per tutto, ma è ovvio che ci siamo mossi in altre direzioni. Ci sono trattative aperte. Reperire sponsor non è mai stato facile, ma vi assicuro per le esperienze che ho, che in questo momento è ancora più difficile, per tutte le problematiche che conosciamo. Per i costi dell’energia, l’economia, la guerra…

Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper
Giovanni Ellena (a sinistra) con Alessandro Spezialetti, entrambi diesse della Drone Hopper
Sappiamo che Tesfatsion andrà alla Trek, altri si sono sistemati altrove?

Il passaggio di “Natalino” alla Trek è precedente. Chiaramente, per reperire le risorse e pagare tutti, abbiamo dovuto fare dei sacrifici. Abbiamo dovuto anche cedere i contratti di Jefferson Cepeda e Andrea Piccolo (passati entrambi alla Ef Education, ndr). Per questo Piccolo è rimasto con noi così poco. Con lui ho un ottimo rapporto, non è il ragazzo che mi avevano descritto. A Getxo è arrivato secondo e mi ha mandato un messaggio, dicendo: «Guarda, mi spiace perché avrei davvero voluto vincere con la vostra maglia e non mi è riuscito. Però ti voglio ringraziare perché se posso riprendere di nuovo a un certo livello è grazie a voi».

In che modo cedere Cepeda e Piccolo vi è stato di aiuto?

Il premio di valorizzazione, ricordate che ne abbiamo già parlato? Una clausola per cui se il corridore che ha il contratto con noi riceve l’offerta di una WorldTour può svincolarsi con il pagamento di una quota tramite la quale la nuova squadra ci riconosce l’averlo scoperto e valorizzato (anche il Team Sky ad esempio pagò per Egan Bernal, ndr). Non è intendersi come una penale perché penale non è, ma grazie a quegli importi, siamo riusciti a pagare le mensilità di fine mese.

Il passaggio di Piccolo dalla Drone Hopper alla EF ha permesso a Savio di pagare parte degli stipendi
Il passaggio di Piccolo dalla Drone Hopper alla EF ha permesso a Savio di pagare parte degli stipendi
Qual è la situazione attuale?

Siamo in attesa di risposte, dell’evolversi dei fatti. Non abbiamo assolutamente intenzione di chiudere, vogliamo continuare, ma lo faremo solo con delle garanzie. A parte Natalino, Cepeda e Piccolo, che io sappia nessuno si è ancora accasato fuori. C’è da dire che anche per i corridori non è un momento facile di mercato, non è assolutamente facile.

Vi siete dati una scadenza?

Non vale la pena darsi un termine, perché il termine arriva da solo, a novembre i giochi sono chiusi. Proprio per le difficoltà che ci sono state negli ultimi anni, sotto questo profilo l’UCI ha allentato un po’ le maglie. Nel senso che pagando ovviamente una penale, in questo caso è giusto chiamarla così, ci si può iscrivere oltre i limiti di regolamento.

Pino Buda, 82 anni, è il titolare della Sidermc. Qui con Bernal nel 2017
Pino Buda, 82 anni, è il titolare della Sidermc. Qui con Bernal nel 2017
In che modo potreste coinvolgere gli sponsor storici?

Pino Buda lo ringrazio di cuore e ci tengo che si sappia. Oggi la nostra squadra esiste ancora, grazie a Pino “Salvatore” Buda. Non è la prima volta che interviene e non possiamo chiedergli di farlo anche per il prossimo anno. Pino ci sarà sempre, ma dipenderà dalla dimensione della squadra e dalle problematiche della sua attività. Invece non ci sarà più Androni come secondo nome. Gli altri, gli sponsor un po’ storici come ad esempio Lauretana e Trecolli, continueranno. Ma una squadra devi edificarla dalle fondamenta, quindi prima devi avere la base

Manca il primo nome, insomma…

Come biciclette avevamo Bottecchia, che però ha avuto questo grave problema (un vasto incendio che il 25 settembre ne ha devastato la sede, ndr). Però le biciclette non sono un problema, avremmo delle alternative, quindi il problema principale è il primo sponsor, perché di lì nasce il resto. Insomma, Drone Hopper ci ha messo in una difficoltà non da poco. Io ci credo, noi siamo abituati a lottare, l’ho sempre fatto. E quindi essendo un’ottimista di natura, penso che in qualche modo continueremo. Vedremo in che modo… 

Spezialetti, Tesfatsion e gli obiettivi raggiungibili

09.06.2022
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Tesfatsion sul Monte Grappa sarà per un po’ il miglior biglietto da visita della Drone Hopper-Androni. Dopo un Giro d’Italia di tanti chilometri in fuga, ma senza l’effettiva possibilità di giocarsi una tappa, la vittoria del corridore eritreo sulla montagna regina della Adriatica Ionica Race ha parzialmente riequilibrato la bilancia. Non sarà come aver vinto una tappa al Giro, ma parlando con Alessandro Spezialetti, diesse del team di Gianni Savio, si capisce che esistono vari livelli di ambizione. E pur volendo sempre puntare al massimo, guai disdegnare conquiste di minor prestigio. Vincere non è mai facile.

«Quella vittoria rappresenta tanto – dice l’abruzzese – perché ci noi teniamo. Sono gare in cui possiamo vincere, abbiamo i corridori per farlo e sono una bella vetrina anche per i nostri sponsor. E poi, come ha detto Gianni, quella vittoria è servita per riscattarci da un Giro d’Italia in cui abbiamo ottenuto meno di quanto sperassimo».

Perché?

Siamo stati un po’ sfortunati, soprattutto in partenza. Sono mancati due corridori importanti come Restrepo e Grosu, quindi siamo partiti un po’ ridimensionati per quello che si poteva fare. Avevamo una bella squadra, anche se Cepeda non ha reso come ci si aspettava. Tesfatsion ha fatto il suo, ma partire senza quei due per noi è stato una grossa perdita.

Cosa pensi di Tesfatsion?

Natalino è fortissimo, vi dico la verità. E’ un bel corridore, che dall’anno scorso a oggi è cambiato tantissimo. Andate a rivedere il Giro d’Italia del 2021. Nella tappa di Sestola non riusciva a coordinarsi per infilarsi i guanti e non sapeva di dover mettere la mantellina prima che iniziasse la discesa. Quest’anno è cambiato totalmente. Mi piace tantissimo, soprattutto perché è veloce e va forte in salita. Se arriva in un gruppettino, al 90 per cento rischi che vinca la gara. E’ un bel corridore soprattutto per il futuro, beato chi lo prende

Pensi che andrà via?

L’anno prossimo credo di sì.

Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Spezialetti ha 47 anni ed è stato pro’ fino al 1997. E’ con Savio dal 2017
Poteva vincere prima?

Probabilmente sì, però i suoi progressi sono iniziati dall’inizio dell’anno. Ha vinto il Tour du Rwanda, che sicuramente non è una gara europea ed è una gara minore, però ha iniziato subito col piede giusto. Poi è arrivato in Europa, ha iniziato a capire come funziona ed è stato molto abile ad arrivare al livello attuale.

Quando torneranno Grosu e Restrepo?

Se tutto va bene, dovrebbero rientrare al Sibiu Tour, ma forse Grosu dovrebbe fare lo Slovenia la settimana prossima, si decide in questi giorni.

Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro spagnolo di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Benedetti, Grosu e Marengo nel ritiro di inizio stagione. I primi due hanno ancora problemi
Un corridore che ha corso pochissimo è Gabriele Benedetti, tricolore U23 in carica, dove è finito?

Benedetti purtroppo ha un problema al ginocchio, un ematoma che non riesce a guarire per il quale non farà nemmeno il campionato italiano. Ha corso il Sicilia, poi si è fermato ancora. Speriamo che torni dopo luglio. Fra noi cinque direttori sportivi, ci siamo divisi i corridori. Lui è con Daniele Righi, sono entrambi toscani, che lo segue passo dopo passo. E poi tra di noi ci si riporta le varie situazioni. Benedetti sa che è molto coccolato, perché è un corridore a cui teniamo molto. Lui e Marchiori, un altro che sta passando un brutto momento, ma speriamo che riesca a recuperare.

Cos’ha Marchiori?

Ha avuto un virus all’inizio dell’anno e non riesce più a trovare la condizione. E’ nel classico momento in cui deve sempre inseguire. Non gliene va bene una, ma anche lui tornerà.

Tornando al Giro, è vero che per le professional è difficile ottenere risultati perché i corridori WorldTour pretendono per sé la testa del gruppo?

La differenza c’è ed è tanta. Però se prendi i corridori giusti, non avrei dubbi che anche correndo in una professional potrebbero stare davanti a… rompere le scatole alle squadre WorldTour. Quando Spezialetti correva ancora, era lì davanti a limare anche se alla fine non era più in uno squadrone. Se i corridori sono validi, secondo me non devono avere timore reverenziale. C’è solo differenza economica, quella sì, però per il resto si deve e si può andare a testa alta. Lasciate stare la maglia rosa e i primi della classifica, poi se meni, là davanti c’è posto per tutti.

Cima Grappa incorona Tesfatsion, ma Zana va in maglia

05.06.2022
6 min
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Zana parte lungo. Sul Monte Grappa ci sono nuvole che vanno e vengono, nascondendo il sole e scoprendolo di colpo. Il vicentino della Bardiani-Csf-Faizanè vuole dimenticare il secondo posto di ieri alle spalle di Scaroni e ha messo tutta la squadra a tirare. Prima Zoccarato, poi Covili. I ragazzi di Reverberi impongono un bel ritmo e non ottengono cambi. Quando Zana parte, Amadio, fermo sulla destra della strada nella polo azzurra, dice che è troppo presto. Filippo lo sa, ma sa anche che Tesfatsion è più veloce. L’anticipo però non dà i risultati sperati: il Grappa diventa terra di conquista dell’Eritrea, in una sorta di insolito contrappasso storico. Zana è ancora secondo.

«Sono uscito bene dal Giro – dice il corridore riccio della Drone Hopper-Androni – dove il livello era alto per il ritmo e gli avversari. Sono caduto malamente, ma per fortuna va tutto bene. Alla fine è stato un buon allenamento, perché ora ho gambe molto forti. Ieri ho parlato con il mio direttore sportivo e gli ho detto: “Sto bene, domani vinco”. E oggi ho vinto. Sono molto felice».

Il volo del Block Haus

Natalino è uscito bene dal Giro, corso con la solita verve anarchica. Per cui se i direttori gli dicevano di stare buono, lui attaccava. Non doveva muoversi nel giorno del Block Haus, ad esempio, eppure è partito all’attacco e in quel volo spaventoso in discesa ha rischiato la pelle. Dal Giro se ne è andato il giorno di Aprica, ma appena le ferite hanno smesso di fargli male, s’è preso il secondo posto all’Appennino e oggi la tappa.

«Avevo fiducia di vincere lo sprint – racconta ancora dopo aver posato per foto e stretto mani a un gruppo di tifosi africani con la bandiera eritrea – per questo ho detto a Cepeda di tirare. Conoscevo i corridori nel gruppetto, pensavo che Zana fosse più veloce, ma l’ho battuto».

Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda
Tesfatsion ha 23 anni e quest’anno aveva già vinto il Tour of Rwanda

Condizione ritrovata

Zana non sa se mangiarsi le mani o rallegrarsi per la maglia di leader, che non sarà facile da difendere ma è pur sempre un passo avanti. Fortunato, vincitore quassù lo scorso anno, è caduto ieri e solo partire oggi è stato un atto eroico. Non riusciva nemmeno a frenare, poi con i chilometri la situazione è un po’ migliorata. Scaroni invece si è staccato in preda ai crampi a 4 chilometri dall’arrivo. Quando non corri per due mesi e ricominci di botto, soprattutto se è caldo e l’arrivo è in cima al Monte Grappa, un crampo in fondo è il minimo che possa capitarti.

«La squadra ha fatto un lavoro supersonico – dice Zana – devo ringraziarli. Speravo di ripagarli con la vittoria, ma sapevo che Tesfatsion era più veloce. Per questo sono partito lungo. Ho provato a prendergli un paio di metri, ma mi ha chiuso subito. In fondo sono uscito bene dal Giro. E’ tutto l’anno che cercavo questa condizione e finora non l’avevo mai trovata. Adesso mi sembra di essere tornato alle sensazioni dello scorso anno e magari nelle tre tappe che restano proverò a dare soddisfazione alla squadra».

Fratelli d’Africa

Natalino detesta la ribalta o così almeno sembra. Grazie alle vittorie di Biniam Girmay, sull’Eritrea si sono accesi riflettori potenti. E così, dopo aver finito di salutare i suoi tifosi venuti per lui sul Monte, torna a raccontarsi.

«In Eritrea – dice Tesfatsion in inglese – ci sono tanti corridori forti, anche meglio di me. Forse dopo le nostre vittorie, qualcosa cambierà, magari le squadre verranno a cercarli e per l’Eritrea e per l’Africa si apriranno prospettive interessanti. Non conosco quelle persone – dice ammiccando ai tifosi che se ne vanno sventolando la bandiera del suo Paese – neanche pensavo che ci fossero degli eritrei quassù. Fra noi è come essere una grande famiglia. Chiunque abbia quella bandiera potrebbe essere mio padre o mio fratello. E spero già da domani di dargli altre soddisfazioni. Domani a Brisighella è una tappa che mi piace molto».

Restano gli alpini

E poi si incammina assieme a Zana verso il Sacrario Militare di Cima Grappa, mentre la gente inizia a defluire e la montagna si riappropria del suo silenzio. Un’altra tappa è in archivio, il Food Program previsto dall’organizzazione oggi ha servito risotto al formaggio Piave Stravecchio, salumi e vini di due cantine, fra cui quella di Flavio Vanzella. Domani la corsa lascerà il Veneto e si sposterà in Emilia Romagna, con Zana in maglia di leader. Un ultimo sguardo alle penne degli alpini che rimarranno quassù per custodire uno dei luoghi più struggenti dell’arco alpino, che conserva i resti di oltre 12 mila soldati italiani e oltre 10 mila austro-ungarici, e anche noi prendiamo la via di Bassano. Il mondo là in basso sembra davvero lontano e silenzioso.

Mulubrhan, un eritreo alla Bardiani: lo presenta Nieri

28.04.2022
6 min
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Henok Mulubrhan, giovane corridore eritreo classe 1999, è diventato un nuovo corridore della Bardiani CSF Faizanè. A inizio febbraio aveva conquistato la seconda posizione nella classifica giovani dietro al connazionale Tesfatsion al Tour of Rwanda. Di recente, invece, ai campionati continentali africani ha fatto vedere grandi cose. Si è aggiudicato il titolo continentale africano nella cronometro a squadre, il secondo posto nella prova individuale ed infine, ha conquistato il titolo continentale su strada.

Il movimento ciclistico eritreo sta crescendo molto in questi anni, raggiungendo il suo apice con la vittoria di Ghirmay alla Gand-Wevelgem. Daniele Nieri ha visto passare molti di questi atleti nel Team Qhubeka, una realtà che ha permesso a questi ragazzi di crescere e maturare per entrare nel mondo del professionismo, o almeno provarci.

Henok Mulubrhan dal 21 di aprile è un nuovo corridore della Bardiani CSF Faizanè (foto Facebook Bardiani)
Henok Mulubrhan dal 21 di aprile è un nuovo corridore della Bardiani CSF Faizanè (foto Facebook Bardiani)
Daniele, raccontaci di Henok, quando è arrivato da voi?

Lui arrivava dal centro UCI, dove ha corso per un anno, nel 2019. Quindi, a differenza di altri suoi connazionali, come Tesfatsion (i due sono entrambi del 1999, ndr) aveva già un minimo di adattamento in più al ciclismo europeo.

Come avete lavorato per adattarlo al ciclismo europeo?

Quando i corridori africani arrivano da noi si parte con l’insegnare loro le basi del ciclismo. Per farvi un esempio: Henok non sapeva neanche che per prendere il rifornimento bisognasse chiamare l’ammiraglia, io me lo ritrovavo in fondo alla coda delle macchine che mi chiedeva l’acqua. Sanno che l’Europa è la loro grande occasione e lavorano davvero sodo, non è un caso che il movimento eritreo sia cresciuto così tanto.

Henok Mulubrhan a destra e Natneal Tesfatsion a sinistra in una gara di dilettanti in Eritrea
Henok Mulubrhan a destra e Natneal Tesfatsion a sinistra in una gara di dilettanti in Eritrea
Tesfatsion e Mulubrhan sono entrambi del 1999, il primo è al suo secondo anno da pro’. Il secondo inizia adesso, che differenze ci sono?

Loro hanno corso insieme alla Qhubeka nel 2020, sono molto uniti, a breve andranno a vivere insieme, li stiamo aiutando a cercare casa. Probabilmente verranno a vivere vicino a casa mia, tra Empoli e Lucca. A mio avviso Tesfatsion avrebbe dovuto fare un anno in più con noi per crescere ancora un po’. Lui arrivava direttamente dall’Eritrea e l’adattamento al ciclismo europeo non è facile, ogni tanto fa ancora degli errori grossolani, come al Tour of the Alps che agli ultimi 5 chilometri chiedeva ancora il rifornimento…

Invece Henok?

Con il fatto che ha corso un anno con la squadra del centro UCI aveva già qualcosa in più. Ovviamente anche lui ha dovuto fare un periodo di adattamento lungo, il problema principale di questi ragazzi è che quando arrivano non parlano neanche l’inglese, ma solo la loro lingua. Con Qhubeka abbiamo una migliore gestione della situazione in quanto siamo abituati a rapportarci con questi ragazzi. All’interno dello staff abbiamo dei tecnici che parlano la loro lingua, lo zulù, e ci aiutano con la traduzione.

Che tipo di corridore è?

E’ un vincente, ha una mentalità molto forte. Lui è uno di quelli che non dorme la notte perchè pensa alla vittoria, ogni volta che attacca il numero sulla schiena lo fa pensando al bersaglio grosso. L’anno scorso si è piazzato tante volte nei primi dieci, è arrivato terzo nella tappa di Imola al Giro d’Italia under 23.

Scalatore, ma anche a crono va forte…

Certo, come tutti i corridori eritrei ha una condizione innata per andare forte in salita. Loro vivono a 3.000 metri d’altitudine, questo li aiuta moltissimo, hanno un ossigenazione del sangue differente. In più hanno una grande dote naturale per le prestazioni a lungo termine, come la maratona o il ciclismo. A cronometro si difende molto bene, al Giro under è arrivato sesto nella prova contro il tempo.

Secondo te è pronto per l’avventura in Bardiani?

Direi assolutamente di sì. Lui doveva già correre con noi nel team WorldTour, poi la squadra è saltata e non si è fatto nulla. Ma penso che il suo procuratore abbia iniziato a muoversi già da inizio stagione. La categoria, a dirla tutta gli andava stretta e quindi è giusto che sia andato dai Reverberi. Loro hanno perso due corridori (Visconti e Trainini, ndr) e probabilmente hanno accelerato l’operazione.

Uno dei più grandi problemi è la comunicazione, soprattutto quando tornano in Eritrea per tanto tempo, secondo te questo potrebbe essere un ostacolo?

Non credo, certamente non è semplice ma la tecnologia è cresciuta tanto negli anni. E’ vero che in Eritrea non hanno internet, ma ora esiste un’applicazione per il telefono che permette di chiamare sfruttando la connessione internet del numero di telefono europeo.

L’eritreo si difende bene a cronometro, per lui il secondo posto al campionato continentale africano quest’anno (foto Instagram Mulubrhan)
L’eritreo si difende bene a crono, per lui il secondo posto al campionato africano 2022 (foto Instagram Mulubrhan)
Sono tanti i corridori eritrei che vivono in Italia, sono una comunità unita?

Henok, Natnael, Amanuel Ghebreigzabhier e Biniam Ghirmay sono molto amici tra di loro. Si trovano spesso insieme a mangiare e molte volte andiamo anche noi tecnici della Qhubeka. Quello che si è creato con questi ragazzi è un rapporto di amicizia, quasi fraterno. Spesso Natnael ed Henok vengono da noi in magazzino e rimangono a parlare con i ragazzi della squadra. Non sarà raro trovarli tutti insieme a casa loro. Per il momento non hanno ancora la patente e quindi capita che Antonini, un nostro massaggiatore, li porti in giro, li accompagni all’aeroporto o li porti anche a fare la spesa.

Tesfatsion al Giro per una tappa… con Scarponi sulla spalla

25.04.2022
4 min
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Natnael Tesfatsion ha concluso il Tour of the Alps con una maglia gialla e un pappagallo sulle spalle. La maglia era quella per il corridore più combattivo. E il pappagallo stava a ricordare che questa maglia era dedicata a Michele Scarponi, il quale aveva appunto il suo amato pappagallino Frankie che spesso lo accompagnava in allenamento.

Un tributo che l’organizzazione del TOTA ha voluto rendere a Michele nel giorno dei cinque anni dalla sua scomparsa. In questa corsa Scarponi colse il suo ultimo successo. Ed è stato un momento simbolico molto toccante. La sera prima di ricevere questo premio Gianni Savio, team manager della Drone Hopper – Androni Giocattoli, ha spiegato chi fosse “Scarpa” a Tesfatsion. E l’eritreo deve aver capito l’importanza della persona di cui si parlava.

Natnael Tesfatsion con Marco Scarponi. L’eritreo indossa la maglia gialla di super combattente del TOTA
Natnael Tesfatsion con Marco Scarponi. L’eritreo indossa la maglia gialla di super combattente del TOTA

Scarponi sulle spalle

Lui, 22enne, non poteva conoscerlo, tanto più provenendo da così lontano. Al suo fianco c’era Marco Scarponi, fratello di Michele, venuto a Lienz per consegnare proprio questa maglia.

«Non conoscevo Michele – dice Tesfatsion – ma mi hanno detto che era una persona speciale oltre che un forte corridore. E’ un onore indossare questa maglia di corridore più combattivo del Tour of the Alps. Sono molto contento».

A Villabassa aveva la vittoria a portata di mano, ma non è stato un “gatto” nel finale. Un piccola distrazione nel lotteria degli scatti e negli ultimi tre chilometri ha perso le ruote dei due favoriti: Kamna, che infatti poi ha vinto, e Amador, secondo.

«Voleva il rifornimento, ma era troppo tardi per darglielo – aveva detto Giovanni Ellena – ma sono errori di gioventù. Natnael ha ancora l’età perché glieli si possano perdonare».

Tesfatsion al Tour of the Alps è andato due volte in fuga e al termine della prima tappa ha indossato la maglia bianca di miglior giovane
Tesfatsion al Tour of the Alps è andato due volte in fuga e al termine della prima tappa ha indossato la maglia bianca di miglior giovane

Testa al Giro

Ma con “Natalino” si guarda avanti. E avanti significa Giro d’Italia. Lui è uno dei pochi atleti in casa Drone Hopper – Androni Giocattoli ad avere il posto assicurato per la corsa rosa. L’aver vinto quella maglia non è stato solo un simbolo. L’ha conquistata perché è stato più volte in fuga ed è entrato due volte nella top dieci.

«Arrivo al Giro – ha detto Tesfatsion – in buone condizioni. E soprattutto dopo queste prestazioni al Tour of the Alps ho anche più convinzione di me stesso. Di certo cercherò di dare il massimo e fare del mio meglio. Ma so che non sarà facile. Il mio obiettivo è vincere una tappa».

L’eritreo è relativamente timido, però parla. Dice che non sa ancora bene l’italiano, parla in inglese, ma da quel che abbiamo visto capisce benone la nostra lingua. Almeno la sensazione è quella.

Nonostante sia magrissimo (175 centimetri per 60 chili), non si ritiene uno scalatore puro e dice che nelle salite più dure, quelle dal nove per cento in su, fa fatica. Ma ha aggiunto anche che lotterà.

Tour of Rwanda 2022: il re è Natnael Tesfatsion alla prima gara della stagione
Tour of Rwanda 2022: il re è Natnael Tesfatsion alla prima gara della stagione

Attacchi da lontano

Lotterà, attaccando da lontano. Sarà questo il suo modo di correre anche al Giro.

«Certo – spiega Tesfatsion – che attaccherò da lontano e che cercherò le fughe. E’ l’unico modo che ho per poter vincere, perché non sono ancora pronto per il testa a testa con i migliori. Davanti i corridori più forti, sono ancora… più forti».

Eppure “Natalino” migliora di corsa in corsa. Ha vinto il Tour del Rwanda e soprattutto è alla seconda partecipazione alla corsa rosa. Un qualcosa vorrà pur dire.

«Vero, però non posso ancora battermi con loro perché io sono giovane. Alla fine non è da tanto che sono in Europa. Non ho tanta esperienza. Soprattutto in salita».

Infine chiudiamo con una battuta. Non sarà in Europa da tanto tempo, come dice, però si è ambientato bene e quando gli chiediamo cosa gli piace del nostro Paese non ci pensa due volte.

«Mi piace tutto, ma soprattutto il cibo: i gelati, la pasta e la pizza in particolar modo. La mia preferita è con tonno e cipolle! Anche perché io non posso mangiare il prosciutto».

Il Rwanda incorona “Natalino” e aspetta i mondiali

16.03.2022
5 min
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Del movimento ciclistico africano avevamo già parlato con Daniele Nieri dopo le Olimpiadi di Tokyo. Ora, dopo l’ufficialità che i mondiali del 2025 si correranno in Africa, più precisamente in Rwanda, vogliamo immergerci nell’atmosfera che attenderà i corridori. Ce la facciamo raccontare da Leonardo Canciani, diesse della Drone Hopper-Androni, reduce dal Tour du Rwanda, vinto dal team italiano con Natnael “Natalino” Tesfatsion (foto di apertura).

Doppio leader

«Lui ha vinto questa corsa due volte – inizia Leonardo – la prima nel 2020, con la nazionale dell’Eritrea e quest’anno con noi. Solitamente al Tour du Rwanda andiamo con una squadra di scalatori visto che si svolge tutta in altura e la pianura è solo un ricordo da quelle parti. Anche quest’anno, infatti, uno degli uomini di classifica era Restrepo, con l’incognita sul livello di condizione di Tesfatsion. Mentre Jhonatan aveva la maglia di leader, ha avuto un disturbo intestinale che gli ha fatto perdere dei minuti. Natnael ne ha “approfittato” portando a casa la vittoria finale, sfruttando anche la sua ottima condizione».

In Rwanda le tappe si corrono principalmente sulle strade statali che non hanno nulla da invidiare a quelle europee
Si corre principalmente su strade statali che non hanno nulla da invidiare a quelle europee

Tanta altura, poca pianura

Il discorso si sposta subito sulle piccole e grandi curiosità. Approfittiamo della disponibilità di Leonardo che ci racconta le sensazioni e le emozioni del correre in questo continente affascinante.

«Kigali, la capitale, è una città molto popolosa e moderna – continua – le sue strade sono belle. Si trova a 1.500 metri d’altitudine ed è il punto più basso di tutto il Paese. Tutte le strade che dalla città portano fuori sono in costante salita, il Rwanda è composto da tante vallate e per raggiungerle sei sempre costretto a fare due o tre salite. Kigali stessa è stata costruita su una zona collinare che rende impossibile trovare un metro di pianura».

Il Rwanda è un Paese con molte salite, è difficile trovare dei tratti di pianura
Il Rwanda è un Paese con molte salite, è difficile trovare dei tratti di pianura

Un percorso difficile

Già dalle prime parole di Leonardo si capisce come il percorso del primo storico mondiale africano sarà di non facile interpretazione. 

«Rischia di essere un mondiale davvero duro dal punto di vista altimetrico – conferma – se poi a tutto ciò si aggiunge l’altitudine diventa una gara ad eliminazione. Dal punto di vista tecnico le strade in Rwanda sono molto curate, sia quelle della Capitale che le statali sulle quali si è corso il Tour.

«Se devo immaginare un percorso per il mondiale fatico a disegnarlo (rincalza Leonardo con voce viva, ndr). Ne parlavo anche con gli organizzatori del Tour du Rwanda. Ci dicevamo che effettivamente sarà difficile pensarlo, si corre il rischio che diventi troppo duro. Anche dentro Kigali ci sono due o tre strappi sul pavè che arrivano al 20 per cento di pendenza, da un certo punto di vista sono simili ai muri delle Fiandre. Se devo immaginare un percorso, lo penso adatto a due categorie di corridori: scalatori se si fanno salite dure come il Mont Kigali oppure a corridori con grande fondo ed esplosività».

Il movimento ciclistico africano è in grande crescita, sono sempre di più i team WorldTour che prendono corridori da questo continente
Il movimento africano è in crescita: i team WorldTour prendono corridori da questo Continente

Movimento che cresce

Il ciclismo africano abbiamo imparato ad apprezzarlo grazie ai suoi atleti, uno su tutti è proprio Natnael. Ma sono molti i ragazzi di questo grande continente che hanno grandi margini di miglioramento. Ora molti corridori sono immaturi dal punto di vista tattico e tecnico ma entro il 2025 tutti noi ci aspettiamo un grande passo in avanti di questo movimento.

«I corridori africani a numeri sono da top mondiale – dice Canciani – non scherzo, Natnael fa dei valori nei test davvero impressionanti. Poi pecca di malizia tattica e questo lo penalizza, un esempio è l’arrivo di Bellante alla Tirreno. Era nel gruppo di testa con i migliori ed ha attaccato, venendo ripreso e finendo ventiduesimo. Se avesse atteso sarebbe finito nei primi dieci.

«Parlavo di questo con un giornalista sudafricano che mi ha chiesto cosa potessero fare i corridori africani per migliorare in ottica mondiale… Io gli ho detto che se alcune nazionali, come Eritrea e Rwanda ma anche Etiopia, riuscissero a correre in Europa per un paio di mesi ogni anno, imparerebbero molto aumentando la loro competitività. Immaginare un campione del mondo africano ora è difficile, ma nel 2025 chissà. Non montiamo loro la testa, ma dal punto di vista atletico ci battono a mani basse».

La gente a bordo strada era numerosa durante tutte le tappe
La gente a bordo strada era numerosa durante tutte le tappe

Bambini sulle strade

«L’interesse intorno a noi – dice ancora Canciani – era veramente molto alto. Non dico migliaia di persone a bordo strada, ma centinaia sì. Di ciclismo non sanno nulla, ma sono molto curiosi. Li vedi che si aggirano per le strade o intorno alle partenze e agli arrivi, con gli occhi pronti a catturare ogni dettaglio. I più belli da vedere erano i bambini a bordo strada, ogni volta che attraversavamo un villaggio erano tantissimi. Un fatto che mi ha fatto sorridere, ma anche riflettere, è che ogni volta che passavamo su una salita ci correvano dietro. Avevano ai piedi delle infradito o addirittura scalzi e li vedevi venire su accanto all’ammiraglia per centinaia di metri a 15-16 all’ora… La prima cosa che abbiamo pensato è stata “se gli diamo una bici chissà cosa sarebbero in grado di fare”».

La storia di Biniam, che sognava di essere Sagan

26.09.2021
6 min
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Sul podio piccolo dopo l’arrivo degli under, accanto a Baroncini che sprizzava entusiasmo e addentava la medaglia, Biniam Ghirmay Hailu sembrava fin troppo serio. Per essere il primo eritreo su un podio mondiale, ci saremmo aspettati tutti che saltasse di gioia. Ma a volte la gioia ha altri modi per manifestarsi e la sua già dopo l’arrivo aveva iniziato a scavargli dentro.

«La sera prima avevo sentito la mia famiglia – ricorda – e ci siamo ricordati di quando ero piccolo e mio padre mi seguiva. Mi hanno detto che potevo farcela a realizzare i miei sogni. E ritrovarmi sul podio in un mondiale, fra i più grandi atleti del mondo è quello che sognavo. Là sopra pensavo a tutti loro. Mi hanno dato grandi motivazioni per tutto il giorno. E così quando è iniziato lo sprint ero nervoso, ma non pensavo che avrei perso. Ho corso per vincere. Questo è stato uno dei giorni più importanti della mia vita».

Al Polonia per Ghirmay l’ottavo posto nella prima tappa a Lublin
Al Polonia per Ghirmay l’ottavo posto nella prima tappa a Lublin

Nervoso in corsa

Biniam è del 2000, ma come accade spesso con i ragazzi delle sue parti, dimostra più anni. Aveva cominciato la stagione con la Delko-Marseille, ma alla fine di maggio è passato alla Intermarché Wanty Gobert. Un po’ perché l’assetto della Delko non lasciava presagire un grande futuro. E un po’ perché se ti vuole una WorldTour, l’occasione va colta. E lui che aveva all’attivo vari piazzamenti e anche qualche vittoria, l’occasione non se l’è fatta sfuggire.

«E’ andata bene che per un po’ Olanda, Belgio e Francia abbiano controllato la corsa – dice – io non dovevo muovermi. Come squadra non abbiamo grande capacità di muovere la corsa, perciò dovevamo solo stare tranquilli, aspettare lo sprint e fare il nostro meglio. Ero nervosissimo, i miei compagni mi hanno tirato fuori dai guai in un paio di occasioni. Nel finale c’era una gran lotta per le posizioni. Ho cercato di muovermi quando Baroncini ha attaccato, ma ho visto che nessuno reagiva. Così sono rimasto fermo nel mezzo e mi sono mosso solo alla fine»

Prima del mondiale, Biniam ha battuto Vendrame in volata al Classic Grand Besancon Doubs (foto JM Merlin)
Prima del mondiale, Biniam ha battuto Vendrame in volata al Classic Grand Besancon Doubs (foto JM Merlin)

Obiettivo iridato

La sua storia è simile a quella di tanti ragazzi africani che sognano di diventare corridori. Sentendolo parlare ci è parso di riascoltare le parole di Natnael Tesfatsion, che come lui viene da Asmara.

«Da noi ogni domenica ci sono corse – sorride – alla gente piace il ciclismo. Io ho cominciato a 12 anni con la Mtb e poi a 15 sono passato su strada. Sono molto orgoglioso della mia terra e sono stato davvero felice di venire a correre nelle Fiandre. I mondiali del 2025 in Rwanda saranno una grande occasione e una grande motivazione, magari per fare meglio di adesso e conquistare la maglia iridata. Il nostro futuro è splendente, ne sono sicuro. Abbiamo buon potenziale e non da poco. Stiamo facendo esperienza e progressi mentali e fisici, lavorando e combattendo nelle gare di livello WorldTour. E tanti altri sono nelle continental».

Vigilia iridata: Biniam Ghirmay è il primo da sinistra, poi Mulubrhan della Qhubeka e Testatsion dell’Androni
Vigilia iridata: Biniam Ghirmay è il primo da sinistra, poi Mulubrhan della Qhubeka e Testatsion dell’Androni

Svolta ad Aigle

Ma perché il sogno di concretizzi, occorre partire. E Ghirmai lasciò casa nel 2018, per approdare in Svizzera, nella sede di Aigle dell’Uci. Si era guadagnato la chiamata vincendo in tre giorni i campionati africani della cronosquadre, della crono individuale e su strada. Gli allenatori dell’Uci colsero le sue potenzialità. E nella prima corsa europea che disputò, la prima tappa della Aubel-Thimister-Stavelot con traguardo ad Aubel, andò in fuga con un giovane belga e lo batté in volata. Era un certo Remco Evenepoel, nel 2018 in cui avrebbe dominato in lungo e largo fra gli juniores.

«E’ stato molto importante arrivare a Aigle – ammette – prima di entrare nel grande gruppo, devi imparare tecnicamente e fisicamente. E’ stato molto importante fare quella grande esperienza da ragazzo. Ogni anno ho fatto nuovi step e nuove esperienze. Ho imparato tanto e ieri si è sommato tutto. Se fossimo arrivati tutti insieme, avrei lottato per vincere. Ho pensato per un po’ di fare il mondiale con i pro’, ma devo essere onesto. Per il momento sarebbe stato troppo duro per me correre con loro. Ho fatto corse in Belgio e Francia e mi sono visto fra i grandi corridori. Un giorno sarò come loro, adesso non sono ancora pronto».

Si piazza secondo al Laigueglia del 2020, in maglia Delko, dietro Ciccone e prima di Rosa
Si piazza secondo al Laigueglia del 2020, in maglia Delko, dietro Ciccone e prima di Rosa

Birra, no grazie

Il presente parla di un corridore dal fisico filiforme, che all’occorrenza sa buttarsi nelle volate, come quando devi organizzarti per saper fare tutto. Nell’avvicinamento al mondiale, ha battuto Andrea Vendrame nel Classic Grand Besancon Doubs e pochi giorni dopo è arrivato secondo del Nout du Doubs.

«La Intermarché mi ha dato grandi opportunità – spiega – mi ha spinto, mi ha motivato. Sono super contento di essere in questa squadra. E’ davvero una grande famiglia, non guardano solo alle corse, ma anche a noi come persone. Voglio dimostrare nei prossimi due anni di essere un grande corridore e li ringrazio per l’opportunità. Quando ero piccolo mi piacevano gli sprinter e mi piaceva molto Peter Sagan, non sono solo come ciclista, ma anche per la sua spensieratezza. Per ora guardo alle classiche con qualche salita, oppure quelle che finiscono in volata. Questo è quello che so fare e sto lavorando per questo. Però credo che non mi trasferirò in Belgio, ma rimarrò a vivere in Italia, a Lucca con gli altri amici eritrei. Perché? Perché non mi piace la birra…».

A Leuven per Biniam Ghirmay il secondo posto alle spalle di Baroncini, dopo la volata in rimonta
A Leuven per Biniam Ghirmay il secondo posto alle spalle di Baroncini, dopo la volata in rimonta

Soddisfazione Piva

Valerio Piva i mondiali li segue da casa, ma in quanto tecnico della Intermarché si frega le mani: l’acquisto è stato davvero azzeccato.

«Quando ce lo proposero – dice – era interessata anche la Deceuninck-Quick Step, ne parlavamo con Bramati. Che fosse veloce lo sapevo, soprattutto in corse selettive. Ha talento, questo è sicuro. E’ il classico corridore moderno, esplosivo sui percorsi veloci e duri di oggi. Lo avrò con me alla Tre Valli Varesine, al Giro del Veneto e poi fino al Lombardia. Siamo contenti di averlo con noi, vista l’apertura del ciclismo all’Africa e l’assegnazione dei mondiali al Rwanda».

Figli dell’altura

Ride, adesso Biniam ride. La prossima settimana riattaccherà il numero alla Route Adelie. Venerdì in corsa con la sua stessa maglia c’era anche Tesfatsion, il “Natalino” dell’Androni, ma è caduto ed è arrivato sei minuti dopo il compagno. Fra gli eritrei in corsa oggi tra i professionisti, ci sono invece Behrane e Kudus, rispettivamente corridori di Cofidis e Astana. Sono atleti forti, resistenti, nati e cresciuti oltre i duemila metri degli altipiani. Quella che sembrava una prospettiva remota, promette di farsi più concreta. I mondiali del 2025 probabilmente non sono stati assegnati a caso.