La corsa è finita, pensieri e parole del nuovo Valverde

20.10.2022
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Se Nibali ha ammesso di aver seguito la presentazione del Giro con occhi da corridore, figurarsi che cosa avrebbe potuto dire Alejandro Valverde che da lunedì sarà in ritiro con la Movistar, prima di andare in Giappone per correre i circuiti del Tour e poi finalmente in vacanza.

«Mi sto riposando per quello che mi lasciano – racconta con voce rauca dalla Spagna – non mi fermo mai. Si va di qua e di là, tanti impegni. Non ho ancora capito di aver smesso, perché come è iniziata, la stagione poi è finita e uno non lo nota. Quando comincerà il prossimo anno, allora forse me ne accorgerò…».

Tre Valli Varesine, un Valverde pimpante per le ultime corse in Italia
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Bottino di 144 vittorie

Alejandro Valverde, spagnolo di Murcia, 42 anni. Alto 1,77 per 61 chili. Professionista dal 2002 al 2022, con 144 vittorie al suo attivo, fra cui 4 Liegi, 5 Freccia Vallone, la Vuelta e un mondiale. Alla fine ha scelto di ritirarsi, come Nibali che ha 4 anni in meno e di Rebellin che ne ha 9 di più.

«Era tempo di fermarsi – ammette – perché non aveva senso aspettare ancora. Però è certo che interiormente mi sento capace di correre ancora almeno per un altro anno. Il fatto è che non è necessario. Ci sono quelli che non riescono a smettere. Io credo che continuerò a fare sport, non voglio cambiare. Continuerò a vivere come ora, ma senza gare e senza stress. Magari non avrò un obiettivo da raggiungere, però la mia routine sarà molto simile a quella di adesso».

Per Valverde e Nibali, l’omaggio dei corridori della Vuelta
Per Valverde e Nibali, l’omaggio dei corridori della Vuelta
Il sesto posto al Lombardia è stato una vittoria mancata o un bel modo per salutare?

Il miglior modo per salutare. In generale, in tutte le corse fatte in Italia, tutta la settimana che siamo stati da voi è stata buona per me e per la squadra. Ce la siamo goduta molto. Il verbo “disfrutar” è sempre stato la mia regola.

Ci sei sempre riuscito?

Quasi sempre. E’ certo che sulla bici si soffre e a volte non la vivi come vorresti, perché magari non ti trovi bene e il tempo non ti passa come vorresti. Però in generale, il 95 per cento della mia carriera me la sono goduta.

Tanti corridori a fine carriera smettono di vincere perché non riescono più a fare le necessarie rinunce. Come è stato pe te?

Il ciclismo è stato sacrificio, però è certo che non mi è mai costato tanto. Lo sopportavo abbastanza bene. Il fatto di curarmi mi faceva stare bene, semmai stavo male quando non ci riuscivo. Mi dava piacere perché stavo facendo le cose nel modo giusto e poi non restava che dimostrarlo sulla strada. Il fatto di riguardarmi a tavola, per esempio, mi piaceva.

Il Giro di Lombardia è stato l’ultima corsa di Valverde a 42 anni
Il Giro di Lombardia è stato l’ultima corsa di Valverde a 42 anni
Unzue ha parlato di un ruolo per te nella Movistar del futuro: tu cosa pensi?

Per ora abbiamo il ritiro a partire da lunedì e ci sarò anche io. Definiremo quale sarà il mio ruolo nella squadra. Vedremo. Credo che sia importante il fatto di esserci, seguire le corse. Potrei occuparmi dell’immagine all’interno della squadra per il gruppo Telefonica, staremo a vedere.

SI dice che Mas al Tour abbia pagato la tua assenza, pensi sia possibile?

Di Mas me lo hanno detto tanti, anche Eusebio Unzue. Il fatto di avermi accanto può essere che gli portasse tranquillità, non solo a lui, ma a tutta la squadra. Non so di preciso cosa gli sia successo perché non ero lì. Ma è certo che ha avuto un cambio di chip molto buono. Dopo il Tour era già un altro Enric.

Hai vinto tutte o quasi le grandi classiche e anche una Vuelta. Significa che se avessi voluto, saresti potuto essere un uomo da Giri?

La Vuelta mi è sempre piaciuta molto. Il fatto di averla vinta mi ha permesso di dimostrare che potevo essere un corridore di tre settimane. Non solo perché l’ho vinta, ma perché ho anche fatto dei secondi posti, un terzo, il podio al Tour, varie volte quarto, terzo al Giro. Sono stato un corridore da classiche, ma anche da grandi Giri, per il fatto di essere sempre stato nei primi dieci.

Nel 2009, Valverde vince la Vuelta su Sanchez ed Evans
Nel 2009, Valverde vince la Vuelta su Sanchez ed Evans
Avresti mai potuto per un anno puntare tutto su un Giro e non pensare ad altro?

Mai. Non avrei potuto rinunciare a tutto per un solo Giro. Sarebbe stato difficile non provare a vincere altre corse come le classiche. Non mi sarebbe piaciuto puntare su un solo obiettivo tutto l’anno. Non mi piace, ho sempre preferito lottare su più traguardi. Una sola corsa all’anno non è per Alejandro.

Ti ha dato più allegria la Liegi o il mondiale di Innsbruck?

Più il mondiale della prima Liegi. Il mondiale è la vittoria che mi ha dato più felicità, che mi sono goduto di più.

Pozzovivo ha detto che per confrontarsi con i giovani fortissimi di adesso è stato costretto a lavorare molto di più…

Io come lui. Il ciclismo è molto più esigente di quanto fosse prima. Il livello al top si è alzato, ma anche quello intermedio. Se vuoi essere competitivo, devi curarti molto di più, devi allenarti di più e riposarti di più. Devi fare tutto più di prima.

Ed era meglio prima oppure adesso?

Prima il ciclismo era diverso e mi piaceva. Ora è diverso, però mi piace più quello di adesso.

Sul traguardo della quarta Liegi, indicasti il cielo dedicandola a Scarponi. Pochi anni prima la tua squadra aveva salutato Xavi Tondo. Com’è stato lasciare lungo la strada degli amici?

La verità è che è difficile quando perdi compagni e amici così buoni, è molto triste. Però questa è la vita, a volte viene il meglio e a volte il peggio. Devi affrontarla come viene. Mi sono divertito molto con loro, abbiamo passato un buon tempo insieme e spero, dovunque siano, che seguitino a volerci bene e a divertirsi guardandoci.

Farai un po’ di vacanze dopo il ritiro della prossima settimana?

Abbiamo un viaggio a Singapore, quindi a Tokyo per i criterium e andremo solo io e Natalia. Poi andremo in Costa Rica e al Giro de Rigo con tutta la famiglia. Tutti meno Alejandro, che ha una partita. Il calcio gli piace molto.

La quarta Liegi, nel 2017, è un tributo per Michele Scarponi: dita al cielo
La quarta Liegi, nel 2017, è un tributo per Michele Scarponi: dita al cielo
Piuttosto, cosa dicono a casa della tua scelta di ritirarti?

I miei figli vorrebbero che corressi ancora. Però sono contenti che finisco e sono contento di passare più tempo con loro.

Continuerai a raderti le gambe?

Non mi farò mai crescere i peli. Continuerò a depilarmi, non riesco a immaginare le gambe con i peli lunghi. E’ brutto vedere un ciclista con i peli.

Sarà strano andare alle corse e non trovare più Nibali e Valverde.

Sarà strano anche per noi, ma dobbiamo tutti abituarci alla novità. Ce la faremo, alla fine ci abituiamo a tutto

Ultimo massaggio della carriera e ringraziamento su Instagram per l’amico Escamez (foto Instagram)
Ultimo massaggio della carriera e ringraziamento su Instagram per l’amico Escamez (foto Instagram)
Te ne vai con un buon sapore in bocca?

Gli ultimi giorni mi hanno dato tanta allegria. Perché come ho detto prima, le sensazioni erano molto buone. Le mie e anche quelle della squadra. Quando uno sta bene e si diverte, va tutto bene. Mi dico: «Cavoli mi ritiro con un grande livello e potrei fare un anno in più». Però è meglio ritirarsi così e la gente ti ricorda come uno che si è ritirato quando era ancora in cima, piuttosto che ti ricordi perché non andavi più avanti.

Una risata. L’appuntamento alle prossime corse. Poi in sottofondo le voci dei ragazzi lo richiamano in modo fragoroso. Benvenuto nella tua vita normale, grande “Bala”, sarà sempre un piacere parlare con te.

Escamez, l’ombra di Valverde che sognava di essere campione

25.05.2022
4 min
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Dove c’è Valverde, di sicuro c’è Escamez. Un po’ come Pallini quando c’è Nibali. Juan Carlos Escamez ha un anno meno di Alejandro ed era a sua volta un corridore. Solo che, arrivato sulla porta di uno stage con la Kelme, vide finire tutto a causa dell’Operacion Puerto. La squadra chiuse e tanti corridori si ritrovarono a piedi. Quando gli ricordi che il suo amico Valverde è stato a lungo un rivale, lui fa un sorriso con una punta di nostalgia

«Sono al Movistar Team con lui dal 2012 – dice – ormai dieci anni. Prima siamo stati rivali, poi compagni nella stessa squadra da dilettanti, infine ci siamo ritrovati qui. Lui come ciclista professionista e io come massaggiatore. Qualche volte l’ho battuto. Poche volte, ma ci sono riuscito. Quando eravamo più piccoli, da esordienti e da allievi. Se arrivavi allo sprint con lui, eri finito. Era il rivale da battere e dovevamo staccarlo in anticipo. Alejandro a quel tempo aveva una fisionomia diversa, un po’ più pesante. Ancora oggi ci scherziamo, di base siamo amici. Ricordiamo le storie di allora e ridiamo…».

Escamez ha corso fino agli under 23: nelle giovanili era un vincente (foto Instagram)
Escamez ha corso fino agli under 23: nelle giovanili era un vincente (foto Instagram)
Qual è il segreto di Valverde?

La sua classe innata, la mentalità e la passione per il ciclismo. Alla sua età, la testa conta molto più del fisico. Sono anni che gli dicono di abbassare le pretese, invece lui continua ad alzarle.

Com’è Valverde sul lettino dei massaggi?

Dipende dalla situazione. Ci sono momenti in cui devi andare a fondo, altri in cui puoi essere leggero. Quando arriva al massaggio, è come lo vedi. Alejandro è un uomo trasparente e capisco subito ciò di cui ha bisogno. E’ molto affabile, entriamo subito in sintonia, durante il massaggio passiamo veramente dei bei momenti.

Il Giro d’Italia 2022 è il secondo della carriera di Valverde: in Italia è molto seguito
Il Giro d’Italia 2022 è il secondo della carriera di Valverde: in Italia è molto seguito
Qual è stato il momento più bello di questi 10 anni?

Il mondiale. Senza dubbio fu l’esplosione di un sogno accumulato in molti anni. Una giustizia che il ciclismo gli ha concesso. Eravamo convinti di avere un’ottima opportunità, ci arrivava in un ottimo momento di forma. Il circuito era adatto. I compagni avevano tutti la stessa idea di gara e alla fine è riuscito tutto. E’ molto difficile che le cose vengano come le hai progettate, però ci riuscimmo. 

Cosa hai pensato quando è venuto ad abbracciarti?

Orgoglio. Sono stato molto fortunato ad essere il primo. Ma dietro quell’abbraccio (foto di apertura, ndr) c’era quello di un intero Paese. Era qualcosa di molto atteso. Per me è stato eccitante.

Valverde ed Escamez dopo il podio alla Strade Bianche 2022 (foto Instagram)
Valverde ed Escamez dopo il podio alla Strade Bianche 2022 (foto Instagram)
Ci sono stati brutti momenti?

Nello sport sai che vincere è difficile e non sempre le cose vanno bene. Però l’importante è che quando capitano i giorni storti, si abbia la capacità di dare la svolta. Continuare, pensando all’obiettivo successivo. I giorni storti ci sono, però si deve saperli gestire.

Nel 2017 ha avuto anche la frattura della rotula…

Perse molta massa muscolare e c’è voluto molto tempo per ritrovare l’equilibrio. Lui però ha accorciato molto i tempi. I medici dicono che ha fatto in un mese quello che altri avrebbero fatto in tre. Ha lavorato molto ed è stato tenace.

Sul telaio della Canyon di Valverde sono indicate le sue vittorie, fra cui spicca il mondiale 2018
Sul telaio della Canyon di Valverde sono indicate le sue vittorie, fra cui spicca il mondiale 2018
Quando ti ha detto che si ritirava?

All’inizio di quest’anno. E’ una cosa di cui abbiamo sempre parlato. Evidentemente si tratta di una decisione sua. Uno deve ritirarsi quando è all’apice. E’ meglio chiudere quando la gente sa chi sei e non che ricordi chi eri.

Come sta in questi giorni al Giro?

Sta bene, nonostante i suoi 42 anni. Continua a porsi obiettivi. E’ arrivato qui trovando avversari diversi da quelli che aveva nelle Ardenne e continua a essere a un livello top. Sta molto bene. L’Italia gli vuole bene e lui lo sa.

Sul traguardo di Cuneo, Escamez con Rojas e Sosa
Sul traguardo di Cuneo, Escamez con Rojas e Sosa
Uscite ancora insieme?

A volte sì (ride, ndr), quando lui va molto piano. E’ un privilegio. Quando esce a Murcia, di solito trova tanta gente che lo accompagna. Un gruppo abbastanza grande. Ma quando deve fare un allenamento importante o dei lavori, va da solo o con un gruppetto di gente selezionata. Io ho avuto la fortuna di seguirlo e spero di avere altre opportunità dopo che si sarà ritirato. Toglietevi dalla testa che smetta di andare in bici. Per lui è una passione, pedalerà anche più di adesso…

Valverde, i numeri di una vera leggenda

30.01.2022
4 min
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Durante il ritiro del Movistar Team ad Almeria, Alejandro Valverde ha confermato che il 2022 sarà davvero il suo ultimo anno in gruppo.

«Il mio ciclo sta per chiudersi – ha detto – non voglio sentirmi di troppo. Tutti questi anni trascorsi in bicicletta rimarranno per sempre scolpiti nella mia memoria».

Chissà se dopo la vittoria di ieri nel Trofeo d’Andratx (foto di apertura), dentro di sé abbia iniziato a ridiscutere la scelta. O se proseguirà con l’idea di godersi ogni giorno con la leggerezza che gli è tipica. Di sicuro, visto il successo e il suo essere ben competitivo, l’ultima stagione potrebbe permettergli di centrare qualche record

La sua popolarità in Spagna è ai massimi livelli
La sua popolarità in Spagna è ai massimi livelli

Valverde compirà 42 anni il 25 aprile ed è il corridore più anziano del gruppo WorldTour, dopo Jens Voigt che nel 2014 disputò il Tour de France a 42 anni. Professionista dal 2002, ha appena iniziato la 21ª stagione da pro’ (fra il 2010 e il 2011 è rimasto fermo per squalifica).

Corse e vittorie

Valverde ha partecipato a 33 classiche Monumento (ma non ha mai corso la Roubaix). Ha preso parte a 30 grandi Giri: 15 Vuelta España, 14 Tour de France, un Giro d’Italia.

Il totale parla di 1.335 giorni di corsa: come dire tre anni e mezzo in competizione. Ha partecipato 15 volte alla Liegi-Bastogne-Liegi, alla Freccia Vallone, alla Vuelta, al Gp Miguel Indurain.

Secondo i dati raccolti da L’Equipe, il Bala ha ottenuto il 73 per cento delle sue vittorie in Spagna, è il secondo fra i corridori in attività per numero di vittorie ed è fra i primi 20 atleti di tutti i tempi per palmares:

Mark Cavendish: 156 vittorie

Alejando Valverde: 132 vittorie

Peter Sagan: 119 vittorie

Elia Viviani: 85 vittorie

Arnaud Demare: 84 vittorie

Nel 2016 vinse la tappa di Andalo al Giro battendo Kruijswijk
Nel 2016 vinse la tappa di Andalo al Giro battendo Kruijswijk

Un po’ di numeri

Le sue vittorie sono state ottenute per il 57% in corse a tappe, il 25% in corse di un giorno, il 18% in classifiche generali.

Quanto al tipo di vittorie, il 22% le ha ottenute in sprint numerosi, il 20% in solitaria, il 18% in classifiche generali, il 12% nelle volate a due, il 6% a cronometro, il 22% in altri modi.

Valverde ha ottenuto il 14% delle sue vittorie nei grandi Giri. Ha vinto la Vuelta Espana del 2009 per un totale di 17 tappe: una al Giro d’Italia, 4 al Tour de France, 12 alla Vuelta.

Ha vinto un solo Monumento: la Liegi, per 4 volte.

Nel 2017 è arrivata la quarta Liegi. La dedicò a Scarponi, scomparso da poco
Nel 2017 è arrivata la quarta Liegi. La dedicò a Scarponi, scomparso da poco

I suoi record

E’ il detentore del record di vittorie alla Freccia Vallone: 5.

Ha sempre portato a termine la corsa sul Muro d’Huy, nel 67% delle partecipazioni è finito nei primi 10.

Nel 2006-2015-2017 ha centrato la doppietta Freccia-Liegi.

E’ anche il detentore del record dei podi al mondiale su strada: 7. Una vittoria, nel 2018. Due volte secondo: 2003-2005. Quattro volte terzo: 2006-2012-2013-2014.

Quella del 2017 è stata la sua quinta Freccia Vallone, record imbattuto. Nel 2021 è stato terzo
Quella del 2017 è stata la sua quinta Freccia Vallone, record imbattuto. Nel 2021 è stato terzo

Primati nel mirino

In questa ultima stagione da professionista, Valverde potrebbe raggiungere Rebellin, Albasini e Zoetemelk a quota 16 partecipazioni alla Freccia Vallone e diventare, eventualmente, il vincitore più anziano. Il record appartiene ancora a Pino Cerami, che la vinse a 38 anni.

Potrebbe eguagliare il record di 5 vittorie alla Liegi, appartenente a Eddy Merckx.

Potrebbe diventare il 7° corridore della storia a vincere Amstel, Freccia e Liegi, dopo Merckx, Hinault, Gilbert, Rebellin, Bartoli e Di Luca.

Potrebbe partecipare alla 16ª Vuelta Espana, fermandosi a un’edizione da Inigo Cuesta che detiene il record.

L’inverno di Valverde: riposo, ambiente e… la solita fame

29.11.2021
5 min
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Meno di dieci parole per chiuderla definitivamente: «2022 va a ser mi último año, sí o sí». Il 2022 sarà il mio ultimo anno, accada quel che accada. C’è poco da fare però, quando Valverde parla di ritiro, c’è sempre chi dà di gomito. Un po’ come quando si parla di Rebellin, ma con dieci anni in meno. La Movistar ha chiuso il primo ritiro a Pamplona e questa volta il murciano ha tagliato corto con una serenità mai vista prima.

«Intendiamoci – ha detto Alejandro allo spagnolo Marca – il Lombardia è finito a quel modo perché Pogacar ha avuto l’intuizione di anticipare, ma io non mi sentivo inferiore a nessuno. Non smetto perché credo di non farcela più, ma perché ho 42 anni e ho vinto tutto. Fare il professionista è molto esigente, richiede tanti sacrifici. E probabilmente è arrivato il momento di prendermi cura di me stesso e del mio corpo».

Il 16 novembre, al progetto di piantumazione nell’area di Sanguesa. Qui Mas, Valverde, Martin e Oyarbide (foto Movistar Team)
Con Sara Martin al progetto di piantumazione di Sanguesa (foto Movistar Team)

Prima l’ambiente

I suoi tifosi hanno sorriso vedendolo con la zappa in mano, mentre piantava un leccio (foto di apertura). Nei primi giorni di novembre, infatti, la Movistar ha partecipato alla piantumazione di mille alberi nell’area spoglia di Sanguesa, coinvolgendo Unzué e alcuni dei corridori più rappresentativi: Valverde in testa, Mas, Lourdes Oyarbide e Sara Martin.

L’operazione si è svolta anche con il patrocinio di Volvo, che fornisce le ammiraglie al team. Le mille piante dovrebbero neutralizzare circa 200 tonnellate di anidride carbonica per i prossimi 40 anni. E questo consentirebbe a Movistar di compensare le 176 tonnellate di emissioni di carbonio prodotte nel 2019, grazie al calcolo effettuato proprio da Volvo e riconosciuto dal Ministero per la Transizione Ecologica.

Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»
Al Lombardia si è sentito al livello dei primi: «Pogacar ha vinto grazie a una grande mossa tattica»

Dal Belgio al Giro

Il programma già stilato è di tutto rispetto. Giro, Vuelta e niente Tour. Anche se con la consueta generosità dice che se la squadra lo chiedesse, potrebbe valutarlo: «Ma solo per aiutare. Normalmente non mi interessa farlo. Il Giro invece mi ha affascinato nel 2016, per l’affetto dei tifosi e per gli scenari. E la Vuelta… è la Vuelta. Ci sarà una tappa nei dintorni di Murcia e dicono che sarà disegnata come piace a me. Sarebbe un bel modo di salutare».

Passerà da queste parti già a marzo, per la Strade Bianche, dopo il debutto a Maiorca, poi Valencia, Murcia e Andalucia.

«Dopo questo primo blocco – spiega – riprenderò fiato e deciderò se fare Catalunya o Paesi Baschi preparando la Freccia Vallone e la Liegi. L’Amstel è da vedere. Sono corse difficili, dure e imprevedibili. Alla Liegi (vinta 4 volte, ndr), ad esempio, devi essere sempre concentrato perché da un certo punto in poi ogni azione può essere quella giusta. Alla Freccia Vallone (vinta 5 volte, ndr) non puoi sbagliarti di un solo metro, perché il Muro d’Huy non perdona…».

Cercasi erede

La Movistar intanto studia. Dopo la rivoluzione tecnica che ha visto l’allontanamento di Arrieta e la separazione da Miguel Angel Lopez, la squadra spagnola è in cerca di nuovi riferimenti. Il presente parla di Enric Mas e Ivan Sosa. Il primo arriva del secondo posto della Vuelta e il sesto del Tour. Il secondo arriva dal team Ineos Grenadiers dopo tre stagioni di su e giù. In attesa di capire se dalla nidiata dei giovani potrà farsi avanti qualcuno in grado di non far rimpiangere il vecchio murciano, saranno loro gli uomini su cui puntare.

«Enric Mas – dice Valverde, parlando quasi come un dirigente – sembra molto più esperto e fiducioso. Penso che stia facendo passi importanti a poco a poco. Farà sicuramente bene. Per quanto riguarda Sosa, abbiamo grandi aspettative su di lui. Ha molte qualità. Ha vinto due volte a Burgos e nel 2019 mi ha quasi impedito di vincere in Occitania. Farà bene. Sosa è pronto per guidare la squadra».

Se c’è la salute…

Alejandro, della cui squadra giovanile abbiamo raccontato da poco, chiude strizzando l’occhio a se stesso. Ammettendo di smettere per scelta e non perché non si senta più in grado di reggere il confronto.

«Non sto peggio delle altre stagioni – dice – sicuro meglio del 2020. Per tutto quello che è successo al mondo, quello è stato un anno strano e per me in modo particolare. Abbiamo finito con la Vuelta l’8 novembre e abbiamo ricominciato subito ad allenarci per il 2021. Anche l’ultima stagione di conseguenza è stata particolare, con segnali di un buon Valverde (per lui tre vittorie e sette podi, ndr), ma lontano dal migliore. Quest’inverno mi sono preso un mese di riposo e adesso ho ripreso regolare e senza voler forzare i tempi. Sono contento del modo in cui arrivo al debutto. Con allegria, ambizione e tranquillità. Se la salute mi assiste, sarà di sicuro un buon anno».

Dopo Sanchez, tocca a Valverde. Ecco il suo team

07.11.2021
6 min
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Dopo Samuel Sanchez e sempre seguendo il discorso di Stefano Garzelli, questa volta il telefono che squilla è quello di Alejandro Valverde, che si trova a Murcia alla vigilia della sua ultima stagione da professionista. Il tempo non è molto, par di capire, perché a breve El Embatido deve andare a riprendere i figli all’uscita di scuola, ma si comincia con un sorriso e si va avanti lo stesso. A dire il vero la prima domanda la fa lui e riguarda un compagno di squadra.

«Contenti in Italia – chiede – per Bennati tecnico della nazionale? Io lo sono molto. Daniele è un tipo che mi piace molto e soprattutto se lo merita…».

Gli ricordiamo quel giorno passato insieme sulle colline senesi alla vigilia della Strade Bianche e in due battute arriva la conferma dell’amicizia fra i due. Fu proprio Alejandro a volere il “Benna” alla Movistar e se non fosse stato per quella dannata caduta, chissà quante belle corse avrebbero messo su strada. Ma adesso si parla del suo Valverde Team-Terra Fecundis, secondo nome dedicato a un’agenzia interinale di Murcia.

Il team copre tutte le categoria, dai giovanissimi agli under 23
Il team copre tutte le categoria, dai giovanissimi agli under 23

Un debito da saldare

Anche Valverde parte dai bambini, ma a differenza di Sanchez arriva fino agli under 23 e da due stagioni ha iniziato anche con le ragazze, in un progetto che di fatto viene portato avanti da suo fratello Juan Francisco e dal suo manager Antonio Sanchez.

«Il ciclismo mi ha dato così tanto – dice Valverde – che a un certo punto ho pensato potesse essere una buona idea restituire qualcosa, offrendo ai ragazzi le stesse opportunità che ho avuto io. Quando posso, sto con loro anche io. La sede della squadra è vicino casa, perciò anche in questo periodo che si fa poco, cerco di partecipare alle loro attività».

Un selfie del Bala con Francisco Chipolini, argentino, nel 2022 al secondo anno da U23
Un selfie del Bala con Francisco Chipolini, argentino, nel 2022 al secondo anno da U23

Il progetto cresce

La struttura è imponente, i numeri sono alti e a sentirli snocciolare da Antonio Sanchez e pensando all’impegno del campione, ti assale un po’ di sana invidia. Sia pure in Spagna, per fortuna c’è la scuola di Garzelli...

«Era nata come una scuola per bambini – spiega Sanchez – ma il progetto non ha mai smesso di crescere. Così mano a mano che diventavano grandi, abbiamo fatto la squadra per gli anni successivi. E adesso c’è sempre la scuola, poi ci sono gli allievi, gli juniores, gli under 23 e le donne. In tutto abbiamo intorno a 110 ragazzi. L’idea è offrire gli strumenti a quelli che vogliano praticare ciclismo. Ovviamente sarebbe motivo di orgoglio se qualcuno di loro passasse professionista, ma per noi prima di tutto viene il tipo di educazione che possono ricevere attraverso la bicicletta».

Un progetto per Murcia

Il campione è traino e stella polare. E la sua permanenza ai vertici del ciclismo è talmente prolungata, da aver fatto innamorare generazioni di corridori, in un passa parola praticamente infallibile.

«La sua fama è sempre maggiore – continua Sanchez – riceviamo in continuazione mail e messaggi di ragazzi e dei loro genitori che vorrebbero farli venire nelle nostre squadre. Abbiamo addirittura un ragazzo argentino, arrivato tramite la Movistar. Ma quando questo progetto è nato, ci siamo detti che sarebbe servito soprattutto per i ragazzi della regione di Murcia e così vogliamo che resti. Abbiamo allargato un po’ la forbice per le ragazze, per averne un numero tale da fare attività. Sono le ragazzine uscite dalla scuola che crescendo hanno voluto continuare. Anche la loro squadra è iniziata a piccoli passi e ogni anno fa un salto di qualità».

Sulle alture di Murcia, iniziando la preparazione invernale come una volta
Sulle alture di Murcia, iniziando la preparazione invernale come una volta

Prima uomini, poi atleti

Alejandro ha le idee chiare, forse perché ha vissuto varie fasi del ciclismo e in quello più recente fa fatica a raccapezzarsi, pur trovandolo sempre molto divertente.

«E’ cambiato tutto – sorride con una punta di rassegnazione – ormai anche agli juniores devi spiegare bene le regole dell’alimentazione e dell’allenamento. Però quello che voglio è che non crescano in modo troppo diverso da come crebbi io. Voglio che i più giovani si divertano, che assimilino valori dello sport come il lavoro e la capacità di accettare la sconfitta. Voglio che sappiano concentrarsi sull’impegno che si sono presi, che studino e che poi un giorno, se ne avranno la capacità arrivino al professionismo. Quando ci sono, parliamo spesso. Mi chiedono consiglio. E io ripeto fino alla noia che prima di sognare di essere campioni, devono accertarsi di essere degli uomini e delle donne con dei valori e con un’istruzione».

A fine stagione anche le ammiraglie Honda sono state riconsegnate: le nuove sono in arrivo
A fine stagione anche le ammiraglie Honda sono state riconsegnate: le nuove sono in arrivo

Obiettivo continental

Se te lo dice Valverde ci credi, però intanto gli under 23 si stanno facendo grandi e la tentazione, neanche troppo nascosta, sarebbe quella di accompagnarli un po’ più su.

«Ci sono parecchie imprese coinvolte – spiega Sanchez – ognuno contribuisce con quello che può. Si tratta di un progetto di Murcia, con imprese di Murcia e il patrocinio della Municipalità di Murcia. Il passo successivo potrebbe essere creare una continental. Non è un discorso semplice. Ci sono spese. Ci sono i materiali. Ci sono i viaggi. Ad ora abbiamo un budget intorno ai 500 mila euro. Fra coloro che ci aiutano c’è anche Abarca Sport, la società di Eusebio Unzue. Loro sono contenti che il nome Valverde e di riflesso il loro sia così popolare e sia sinonimo di educazione fra i ragazzi, vedremo cosa ci porterà il futuro».

Va avanti da anni il rapporto con Terra Fecundis: qui Alejandro con il direttore generale Ana Lopez
Va avanti da anni il rapporto con Terra Fecundis: qui Alejandro con il direttore generale Ana Lopez

L’ultima recita

Dodici ragazze. Quattordici allievi. Undici juniores. Quindici under 23. Gli organici sono quasi tutti definiti, ma il Valverde che ci saluta prima di uscire di casa ammette di non avere troppo chiara la composizione dei team.

«Sono in una fase abbastanza tranquilla – sorride – mi sto godendo la famiglia. Quello che dovevo fare nel ciclismo, ormai l’ho fatto. Mi sono goduto l’anno da campione del mondo, mi è piaciuto andare alle Olimpiadi. Mi aspetta l’ultimo anno. Farò il mio calendario con la solita motivazione e la stessa passione di sempre. E poi… E poi ci penseremo poi!».