Tra bici e nazionale, è iniziato l’affollato 2025 di Valverde

15.04.2025
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Raggiungiamo Alejandro Valverde dopo una partita di calcio di suo figlio. Il campione di Murcia, che continua a vincere in gravel con la maglia Movistar (in apertura il successo per distacco alla Castellon Gravel Race, prova di UCI World Series) e che per soddisfare uno sponsor sarà presente alla Nove Colli, è diventato il tecnico della nazionale spagnola. Il passaggio non è stato proprio lineare, ma adesso che tutto si è posato sul fondo, siamo al suo cospetto per capire come gestirà la squadra e gli ultimi scampoli della sua carriera.

Perché il passaggio non è stato lineare? L’avvento di José Vicioso alla guida della spagnola RFEC (Real Federacion Española de Ciclismo) ha visto la chiusura del rapporto con Pascual Momparler e l’offerta del suo incarico a Oscar Freire. La ricostruzione fatta dal due volte iridato cantabro parla di una stretta di mano e della decisione di dare l’annuncio al suo ritorno dalle vacanze a Dubai. Solo che, rientrato in Spagna dopo una decina di giorni, Freire ha appreso dai media che il nuovo tecnico federale sarebbe stato Valverde e non ha gradito la sorpresa e le spiegazioni ricevute.

Valverde da tutto questo sta alla larga. E trovato l’accordo tra il Movistar Team e la RFEC, è arrivata anche la firma dell’ultimo spagnolo campione del mondo. Era il 2018, Alejandro diventò campione del mondo a Innsbruck.

Con questa foto il 19 marzo la Federazione spagnola ha annunciato l’incarico di Valverde (foto RFEC)
Con questa foto il 19 marzo la Federazione spagnola ha annunciato l’incarico di Valverde (foto RFEC)
Corridore, selezionatore della nazionale: com’è la tua vita in questa fase?

Continuo ad allenarmi praticamente ogni giorno. Fra due giorni sarò alla Vuelta a Ibiza di MTB e poi faccio anche strada e gravel. Un po’ di tutto. Nel frattempo seguo tutte le corse in televisione. La Volta a Cataluña, la Vuelta País Vasco, le Classiche. E quando saremo più vicini al campionato di Spagna, andrò a seguirlo. Non sarò in giro tutto l’anno.

Hai già iniziato a parlare con i corridori spagnoli?

Ho parlato con qualcuno, ma ancora non molto. La nazionale spagnola non corre nelle gare del calendario, partecipa solo a mondiale ed europeo. Non è come la vostra, che a volte partecipa alle corse. Per cui posso seguirli in televisione, ma sarò al Tour e alla Vuelta per vedere i corridori più da vicino.

Ti alleni ancora come prima?

No, meno. Continuo a farlo, ma non ho più le esigenze di un professionista. Mi piace ancora vincere, ma ogni volta è più difficile. Ogni volta costa più lavoro, perché per esempio il gravel si è professionalizzato molto. Anche per questo preferisco, le gare come The Traka. Solo che non scelgo le distanze estreme, vanno bene quelle da 200 chilometri, anche 150. I percorsi di 360 chilometri non fanno al caso mio. Non mi piacciono, sono troppo lente. Io preferisco fare 5 ore a tutta.

Valverde, classe 1980, è stato l’ultimo spagnolo a vincere un mondiale: accadde a Innsbruck 2018
Valverde, classe 1980, è stato l’ultimo spagnolo a vincere un mondiale: accadde a Innsbruck 2018
E continui anche a mangiare da corridore?

No, un pochino meno, anche se come corridore mangiavo cose che mi piacevano. Mi concedo qualche capriccio più di prima. Insomma, anche a me piace vivere.

Che cosa ti pare di queste classiche e dei campioni che stiamo vedendo?

Mi piace, è uno spettacolo seguirli. Ci sono rivalità molto belle e tra loro si motivano. Credo che per gli spettatori sia molto buono. Mi è piaciuto vedere Pogacar alla Roubaix. Io ho fatto una sola volta il Fiandre e ricordo che mi piacque molto. Per questo pensai che sarebbe stato bello fare una Roubaix, anche solo per l’esperienza, ma non erano anni in cui ci lasciavano rischiare. Tadej è andato forte, ma se anche fosse arrivato in volata con Van der Poel, penso che avrebbe perso lo stesso. 

Tadej è un fenomeno, ma forse per lui è stato più facile perché le bici di adesso hanno ruote che rendono il pavé meno doloroso?

Non voglio dire che siano come le gravel, però è certo che il tema degli pneumatici fa la grande differenza. Prima si correva con tubolari da 28, mentre ora con il tubeless si usano i 32 e con meno pressione. Qualche anno fa ti avrebbero preso per matto, invece adesso hanno scoperto che la prestazione non diminuisce, anzi. In più il tubolare più grande ha una migliore presa sul terreno e si rischiano meno cadute. Il rischio resta, ma la bici è più comoda e sicura.

Nel 2023, Valverde è stato quarto ai mondiali gravel vinti da Mohoric
Tornando alla nazionale, il percorso del mondiale in Rwanda è molto duro: cosa te ne pare?

L’ho guardato e confermo che è un percorso tremendamente duro. Sono 5.400 metri di dislivello e poi si corre per tutto il tempo tra 1.300 e 1.500 metri di altitudine. Non siamo a 1.800, ma a 1.500 il corpo soffre ugualmente. In più aggiungiamo che la salita più impegnativa è in pavé.

Quasi l’ideale per voi?

Con i corridori che abbiamo, un percorso esigente è sempre meglio di uno veloce. Abbiamo atleti che vanno molto bene in montagna e media montagna, come Ayuso. Il problema è che ci sono 5 o 6 rivali molto buoni.

E’ duro anche l’europeo, no?

Esatto, si corre a Drome-Ardeche, nel posto in cui Ayuso ha già vinto all’inizio dell’anno e lo conosce bene. In pratica mondiale ed europeo sono molto vicini, appena una settimana. Si torna da Kigali e si riparte per la Francia, per cui dovremo fare due squadre, non credo che tanti dal mondiale faranno l’europeo.

La prima sfida iridata di Valverde come cittì sarà quella di Kigali, poi verrà l’europeo in Francia (foto KT Press Rwanda)
La prima sfida iridata di Valverde come cittì sarà quella di Kigali, poi verrà l’europeo in Francia (foto KT Press Rwanda)
Ayuso può essere capitano?

Sì, può essere capitano. E’ un corridore che ha la mentalità di leader e di vincitore, almeno nelle corse di un giorno. Per il Giro d’Italia di quest’anno forse è ancora presto, c’è da capire. Ma è chiaro che in un futuro molto prossimo sarà un corridore capace di vincere anche i Grandi Giri.

Come prosegue la tua stagione?

Dopo Ibiza, andrò alla Mallorca 312, poi The Traka e a seguire la Nove Colli. Sarà una festa della bicicletta e Gobik, che è nostro sponsor, lo è anche per la gara. Vedremo come correrò, ma lo sapete che sono competitivo, per cui se posso vincere, tanto meglio.

Javier Romo, l’asso nella manica della Movistar venuto dal triathlon

11.03.2025
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Javier Romo è una delle sorprese di questa prima parte del 2025. Lo spagnolo è letteralmente esploso con il Team Movistar. Un colpaccio di Eusebio Unzue che da tempo era sulle sue tracce. E anche il nuovo staff tecnico guidato da Iván Garcia Cortina ha rivisto alcuni metodi, anche nella ricerca degli atleti, come fanno altri team da anni che non pescano solo nel ciclismo giovanile. Pensiamo per esempio a Nordhagen, che la Visma-Lease a Bike ha letteralmente strappato allo sci di fondo.

La sua carriera infatti è iniziata nel triathlon, disciplina in cui ha gareggiato a livello nazionale in Spagna, paese noto per la forte tradizione in questo sport e ha vinto persino un titolo nazionale nelle categorie giovanili. La transizione al ciclismo su strada è avvenuto sotto il periodo del Covid, quando è passato dapprima in una piccola squadra under 23 spagnola, la Baqué Cycling Team, e da lì all’Astana.

Javier Romo è stato un esponente della nazionale spagnola di triathlon (foto Triathlonsp)
Javier Romo è stato un esponente della nazionale spagnola di triathlon (foto Triathlonsp)

Chi è Javier Romo

Nato a Villafranca de los Caballeros, nella provincia di Toledo, il 6 gennaio 1999, nel 2017 Romo ha conquistato la medaglia di bronzo ai campionati Spagnoli Junior di Triathlon, dimostrando fin da giovane le sue doti atletiche. La sua passione per il ciclismo è emersa come accennavamo durante la pandemia, periodo in cui ha intensificato gli allenamenti su strada.

La cosa incredibile è avvenuta proprio nel 2020. Alla prima vera esperienza da ciclista Romo ha vinto subito il campionato Spagnolo su Strada under 23. Quella era solo la sua terza gara. Fu anche settimo nella prova contro il tempo appena dietro Tercero e Pelayo Sanchez, oggi incredibilmente suo compagno di squadra.

Da lì all’Astana il passo è stato breve. E nel 2023 eccolo esordire alla Vuelta. Vuelta che Romo ha affrontato alla grande… almeno all’inizio. Ha mostrato il suo potenziale entrando in una fuga nella seconda tappa e posizionandosi temporaneamente al secondo posto in classifica generale. Tuttavia, una caduta nella nona tappa lo ha costretto al ritiro a causa di una frattura lombare.

Il particolare saluto di Romo a Uraidla in Australia, primo successo nel WT e primo da pro’
Il particolare saluto di Romo a Uraidla in Australia, primo successo nel WT e primo da pro’

Le parole di Sciandri

A dirci qualcosa di più è stato Max Sciandri, uno dei direttori sportivi della Movistar. Secondo Sciandri, l’inclusione di Romo nella squadra è stata una sorpresa positiva. Nonostante la sua limitata esperienza nel ciclismo su strada, dovuta a una carriera dilettantistica relativamente breve, Romo ha mostrato numeri impressionanti e un grande potenziale. «E’ chiaro che gli manca ancora una parte dell’esperienza che si acquisisce nelle categorie inferiori, ma ha evidenziato i suoi margini di miglioramento. E ormai si muove bene in gruppo».

Per come ha vinto in Australia verrebbe da dire che si tratta di un finisseur, ma Sciandri non è del tutto d’accordo. «Direi piuttosto che è un corridore completo: forte in salita, competitivo a cronometro e dotato di una buona velocità in gruppi ristretti. Inoltre la sua esperienza nel triathlon potrebbe arricchire ulteriormente le sue capacità nel ciclismo su strada, considerando la tendenza dei giovani atleti a essere multidisciplinari. Vediamo che ormai atleti di vertice fanno ciclocross o vengono dalla mtb».

Secondo Sciandri Romo ha grandi margini e sta migliorando anche tatticamente
Secondo Sciandri Romo ha grandi margini e sta migliorando anche tatticamente

Vuelta sì, Giro forse

Lo scorso gennaio, Javier Romo ha conquistando la sua prima vittoria da professionista nella terza tappa del Tour Down Under, dove ha attaccato nel finale imponendosi in solitaria. Questo successo gli ha permesso di indossare la maglia di leader della corsa, terminando poi al secondo posto nella classifica generale alle spalle di Narvaez. Ma poi una volta in Europa ha continuato a fare bene. «E infatti – confida Sciandri – mi sarebbe piaciuto moltissimo portarlo sia alla Strade Bianche che alla Tirreno-Adriatico, ma si è ammalato e tutto è saltato. Bisognava tutelarlo per le prossime gare, perché può fare davvero bene».

E quali sono queste gare? Dopo il Catalunya (24-30 marzo) Romo potrebbe fare alcune classiche del Nord e magari esordire sui muri e sulle pietre, vista la sua stazza (180 centimetri per 70 chili e spalle larghe come si nota nella foto di apertura).

«Javier – conclude Sciandri – vuol fare la Vuelta, però non vi nego che il Giro d’Italia potrebbe essere un’opzione. Un’opzione per la quale sto insistendo. Ne stiamo parlando. Vediamo un po’».

Valverde cittì spagnolo, ma continua a correre nel gravel

08.02.2025
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La scelta del cittì della nazionale spagnola ha lasciato strascichi polemici e amari. Dalle parole risentite di Freire, che dopo l’insolita sparizione dei giorni scorsi ha raccontato di essersi sentito trattato come un burattino, a quelle ben più grate e motivate di Alejandro Valverde (in apertura, alla presentazione della Vuelta 2025). “El imbatido”, ritirato alla fine del 2022, sarà il tecnico degli spagnoli per i prossimi quattro anni, rivestendo il ruolo che fu in Italia del suo rivale di sempre Paolo Bettini, che guidò gli azzurri dal 2010 al 2013.

Un accordo complicato

E come è stato in Italia tre anni fa per la nomina di Bennati, prima che il nome venisse tirato fuori dal cilindro è passato un sacco di tempo. Colleghi giornalisti spagnoli ci hanno confidato che la trattativa delicata non sarebbe stata quella di Valverde con la Federazione, bensì con la Movistar, per non mollare del tutto il suo ruolo di uomo immagine (ovviamente retribuito) e fare in modo che non interferisca con quello di selezionatore.

«Sono molto felice – ha detto Valverde a firme fatte, incontrando la stampa a Fitur, la fiera del turismo di Madrid – di continuare come ambasciatore nella struttura Abarca Sport. Alla fine, è la mia famiglia, la squadra di tutta la mia vita e per me è un orgoglio continuare un’altra stagione. Parteciperò alle gare gravel con la squadra e collaborerò alle attivazioni che verranno presentate con gli sponsor».

Valverde sarà tecnico della nazionale, ma continuerà a gareggiare in gravel (immagine Movistar Team)
Valverde sarà tecnico della nazionale, ma continuerà a gareggiare in gravel (immagine Movistar Team)

La svolta federale

Il neopresidente federale Josè Vicioso si è insediato promettendo riforme e una precisa svolta tecnica: una rifondazione federale dopo un paio di anni non esattamente entusiasmanti.

«Devono esserci dei cambiamenti – ha detto – dobbiamo lavorare sodo e solo il tempo dirà se raggiungeremo gli obiettivi che ci siamo fissati. La presenza di Alejandro alla guida della nazionale sarà un’ispirazione per tutti. La sua esperienza è inestimabile e ha dimostrato entusiasmo per il ruolo. Il successo verrà se sapremo lavorare bene giorno dopo giorno. Dobbiamo migliorare l’immagine della federazione per ottenere sponsorizzazioni più consistenti, perché è difficile ottenerle senza atleti di successo o un’immagine positiva. Per ora dipendiamo dai fondi pubblici, ma dobbiamo trovare il modo per attrarre investitori privati. Questo sarà essenziale per la stabilità finanziaria».

Neanche lui era certo che Valverde avrebbe accettato e che riuscisse a mantenere l’equilibrio con i suoi impegni con Movistar. Ma a sentir parlare adesso il diretto interessato, si ha la sensazione che tutto sia stato incastrato nel migliore dei modi.

Josè Vicioso è il nuovo presidente della Reale Federazione Spagnola di Ciclismo (immagine RFEC)
Josè Vicioso è il nuovo presidente della Reale Federazione Spagnola di Ciclismo (immagine RFEC)
Caro Alejandro, ce ne avete messo di tempo…

Ci lavoravamo da tempo e finalmente lo abbiamo reso pubblico. Abbiamo quattro anni di lavoro davanti a noi, ci sono grandi corridori: arrivo in un buon momento. Abbiamo una bella generazione di giovani.

Perché continuare con la Movistar?

E’ la mia squadra, da Eusebio Unzue al resto del gruppo. Sono entusiasta di essere ancora per un po’ il loro ambassador e poi l’idea di gareggiare nel gravel mi attira molto e non interferisce minimamente sul mio nuovo lavoro. Selezionerò i migliori che riterrò adatti per ciascuna gara che dovremo fare e tutti avranno identiche possibilità.

Non hai paura delle critiche?

Le critiche ci saranno sempre, io farò del mio meglio. Questo non significa che ci saranno più corridori Movistar in nazionale, anche se ce ne sono sempre stati molti, perché è la sola WorldTour spagnola e solitamente offre il meglio. Però è un fatto che ci sono spagnoli fortissimi anche in altre squadre.

Innsbruck 2018, Valverde vince il mondiale dopo sei podi: è l’ultimo iridato spagnolo
Innsbruck 2018, Valverde vince il mondiale dopo sei podi: è l’ultimo iridato spagnolo
Hai accettato subito di buon grado oppure hai fatto delle valutazioni?

L’ho subito trovato entusiasmante e lo affronterò con responsabilità, come quando ero un corridore. Certo, questa è una responsabilità diversa. Da corridore, davanti al prossimo mondiale, mi sarei fregato le mani. Ma guardando i corridori che abbiamo, penso che sarebbe bello se lo vincessimo nuovamente noi. Che sia il Rwanda o anche Martigny, sarà un mondiale impegnativo. Dovremo prepararci bene.

Hai già in mente qualche nome?

Di certo Ayuso, che è già nei piani. Anche Mas, Carlos Rodríguez e LandaQuesti i nomi di adesso, ma la stagione è lunga. E anche se loro sono i più rappresentativi, per andare al mondiale e avere un ruolo importante, dovranno arrivarci bene.

E’ vero che hai chiesto di poterti valere della collaborazione di altri corridori?

Vorrei avere attorno una buona squadra. So che Samuel Sanchez è un amico e si è detto disponibile a darmi una mano, se glielo chiedessi. Essendo io il tecnico, starà a me decidere, ma ho amici molto esperti che potranno darmi il loro punto di vista.

Manlio Moro: l’Australia, la transenna, la spalla e il ritorno

06.02.2025
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Quasi una… luna di miele con la sua Rachele, la visita agli zii d’Australia, i giusti allenamenti e poi alla prima curva un po’ veloce del Villawood Men’s Classic, criterium che annunciava il Tour Down Under, l’avvio di stagione di Manlio Moro si è infranto a tutta velocità contro una transenna (in apertura con il meccanico Alessandro Gaia, tornando verso l’arrivo).

«In pratica siamo entrati a 195 chilometri all’ora in curva – sorride amaramente, ovviamente ricorrendo al paradosso – e a quello davanti a me è partita la ruota. Non ho potuto fare niente per evitarlo e gli sono andato addosso. Abbiamo urtato molto forte le transenne e mi è uscita la spalla. Ero immobilizzato, ho fatto due minuti per terra che non riuscivo più a muovere il braccio. Qualche anno fa avevo già rotto la clavicola e la sensazione era la stessa. Poi ho fatto un movimento un po’ più brusco, ho provato a forzare la rotazione, ho sentito “cloc” e la spalla è come ritornata dentro. Lì per lì, fra l’adrenalina e tutto il resto, la muovevo, facevo tutto, mi sentivo un eroe. Invece la sera mi sono raffreddato un po’ e ha ricominciato a fare male. La mattina dopo non riuscivo neanche a tirarmi su i pantaloni…».

Villawood Men’s Classic, la firma di Moro per la prima gara nella sua seconda stagione da professionista
Villawood Men’s Classic, la firma di Moro per la prima gara nella sua seconda stagione da professionista
E quindi?

Siamo andati subito a fare raggi e risonanza magnetica e hanno trovato una microfrattura alla testa dell’omero, con la cartilagine un po’ rovinata perché ovviamente nell’uscire e poi rientrare, si sono rovinati sia l’osso sia la cartilagine. Per cui è finito tutto lì. Quando si è capito che non sarei potuto partire per il Tour Down Under, mi hanno messo su un aereo e mi hanno rimandato a casa. Praticamente sono andato in Australia per farmi la vacanza. Sono stato là venti giorni. Mi sono allenato al caldo con la mia morosa. Sono andato a cena e a vedere qualche posticino, poi sono tornato qua.

Chi sono questi parenti d’Australia?

L’ultima volta li avevo visti l’anno scorso quando andai per correre il Tour Down Under per la prima volta. Si sono trasferiti giù da cinque anni e quindi li vedo sempre poco, per cui ho sfruttato la possibilità di anticipare il viaggio per allenarmi e ambientarmi. Ci hanno dato un alloggio, filava tutto alla perfezione. Ho fatto un’ora di gara a blocco con ottime sensazioni e poi dritto a casa. Però fino a quel momento era stato tutto perfetto.

E adesso come stai?

Bene, la spalla ormai è a posto. Sono tornato in bici, sto facendo fisioterapia tre, quattro volte a settimana. Mi stanno dando degli esercizi da fare a casa per rinforzare tutta la muscolatura e riprendere un po’ di mobilità. Per fortuna non ho avuto dolori se non i primi due-tre giorni in cui non riuscivo a muovere il braccio. Poi però ho ripreso la funzionalità, anche se certi movimenti erano più complicati. Adesso riesco a fare praticamente tutto. Sono ritornato in bici, non ho dolori neanche a prendere buche o fare qualche volata e dei rilanci. Per cui mi alleno bene, mentre all’inizio ho ripreso sui rulli per non fermarmi, tenendo le mani sul manubrio e facendo girare le gambe.

Moro racconta che le sensazioni nella prima ora di gara sono state buone, poi la caduta…
Moro racconta che le sensazioni nella prima ora di gara sono state buone, poi la caduta…
Quando si torna in gruppo?

Subito, al UAE Tour di fine febbraio. La prima corsa è stata da cancellare, però poi riprendo tutto come da programma. Per fortuna si riesce. Io ho sempre insistito di voler ripartire subito e loro me l’hanno concesso. Del resto, se sto bene, perché saltare?

Quindi, a parte questa botta di sfortuna, come si annuncia il 2025?

La squadra mi ha detto che vorrebbero darmi l’opportunità di provare a fare qualche volata. Magari nelle corse dove non ci sono Cimolai e Gaviria. Magari un po’ più avanti nella stagione in gare più piccole come Boucle de la Mayenne o altre simili. L’idea è di buttarmi in mezzo, ma senza pressione. Così comincio a capire come funziona. Però prima, fatto il UAE Tour, si comincia al Nord.

Quindi le classiche restano il piatto forte del menù?

Sì sì, le classiche del Nord rimangono. Mentre credo che per quest’anno nel calendario non ci saranno gare in pista. E’ da un bel po’ che non vado a girare, ma ho anche avuto questa sfortuna. Continuerò a frequentare Montichiari, però credo che per quest’anno non farò gare. Voglio concentrarmi al 100 per cento su strada.

Il Tour Down Under iniziava 3 giorni dopo la caduta: il test sui rulli ha fugato ogni dubbio e Moro è tornato a casa
Il Down Under iniziava 3 giorni dopo la caduta: il test sui rulli ha fugato ogni dubbio e Moro è tornato a casa
Torniamo per un attimo alla caduta, quando eri lì per terra, hai pensato che saresti rimasto fuori più a lungo? 

Sono stato fortunato, anche perché il dolore è passato quasi subito e ho potuto ricominciare presto a fare dei movimenti. All’inizio magari faticavo a prendere una bottiglia d’acqua, adesso sono tornato alla normalità. E faccio esercizi con i pesi, con gli elastici, faccio plank, per rinforzare tutta la muscolatura. Diciamo che sono partito con un handicap, ma penso di poterlo recuperare.

Pensi che quest’anno debutterai in un Grande Giro?

Non credo, ad ora nel mio programma non ce ne sono. Però non si sa mai, perché la stagione è lunga. Magari se vado al UAE Tour e vinco quattro tappe (ride, ndr), si cambiano i programmi.

Come è stato passare dai 35 gradi australiani all’inverno italiano?

Al momento sono in Friuli, visto che Rachele dopo il Tour Down Under si è fermata direttamente al UAE Tour Women che comincia oggi. E allora invece di andare a San Marino sono venuto a salutare i miei, che non vedevo da un bel pezzo. Al momento ci sono 12-13 gradi, non si sta neanche male, anche se il confronto con le temperature australiane è improponibile. Però c’è tutto quello che serve per ricominciare. Al momento non sto ancora facendo grandissime distanze, dato che non sono ancora al top. Faccio dei percorsi un po’ più tranquilli, fuori dai rischi. Ho davanti a me una decina di giorni prima di mettermi a posto per il UAE Tour, vedrete che ci arrivo bene.

La settimana tipo di Davide Formolo prima dell’esordio stagionale

22.01.2025
5 min
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Manca poco all’inizio della stagione di Davide Formolo. Il corridore della Movistar sarà al via della Ruta de la Cerámica e della Clàssica Comunitat Valenciana 1969, in programma questo fine settimana. Due giorni di pausa e poi altre quattro corse di un giorno di fila. Quasi una breve gara a tappe, a pensarci bene…. Dopo mesi di preparazione intensa, questa settimana rappresenta la fase finale di rifinitura, in cui l’obiettivo principale è arrivare alla prima gara con la migliore condizione possibile.

L’atleta veneto ci ha raccontato come ha strutturato la sua preparazione invernale, partendo da un primo blocco intenso a novembre, seguito da una fase di scarico durante le festività natalizie. Da gennaio, tre settimane di lavoro mirato hanno portato l’atleta a quest’ultima settimana, improntata sulla supercompensazione. Andiamo a scoprire nel dettaglio come si svolgono questi ultimi giorni prima dell’esordio stagionale (in apertura foto Instagram-Movistar).

Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Formolo partirà dalle corse spagnole. Era dal 2015 (qui sul podio della Tramuntana con Cummings e Valverde) che non partiva dalla Spagna
Davide, facci scoprire la struttura della tua settimana tipo in questo particolare momento della stagione, cioè l’approssimarsi delle gare. Partiamo dal lunedì?

Io partirei dalla domenica. La settimana che precede le gare è una settimana di scarico e prevede un avvicinamento graduale alle gare, pertanto la domenica è dedicata al completo recupero, mentre lunedì sono ripartito con un allenamento di 4 ore dietro moto, lavorando su intensità piuttosto elevate come Z4 e Z5. Questo tipo di lavoro viene svolto su percorsi vallonati, ideali per simulare cambi di ritmo e appunto d’intensità.

Fai anche salite dietro moto?

Sì, ma sono brevi, di 2-3 chilometri, quelle ideali per un certo tipo di sforzi. Alla fine quelle lunghe si fanno a ritmo Z2, endurance puro e ne ho già fatte molte.

Martedì?

Ieri è stata una giornata più tranquilla, con 3 ore di pedalata a bassa intensità Z1-Z2, per favorire il recupero attivo. Recupero è un po’ la parole d’ordine di questa settimana.

Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Formolo durante una delle sue sedute di core, esercizi come il plank li esegue quasi quotidianamente (quando fa scarico)
Mercoledì?

Oggi ho ripetuto la sessione del lunedì, con un allenamento quasi identico. E’ stato appena più corto: ma siamo lì.

E siamo al giovedì: 48 ore dal debutto…

Giovedì, invece, si riducono parecchio i volumi. Per questo faccio un paio d’ore. Si tratta di un’uscita molto easy. L’obiettivo è arrivare al fine settimana in condizioni ottimali per le gare di sabato e domenica.

E venerdì? Siamo alla vigilia ormai…

Quando posso cerco di fare riposo assoluto. Ormai dopo tanti anni di carriera ho appurato che mi piace e mi fa bene. Pensate che anche nei grandi Giri, quando posso cerco di non uscire per niente. O comunque faccio davvero, faccio pochissimo. Niente in pratica.

Passiamo alla parte nutrizionale: come gestisci l’alimentazione in questa fase?

L’alimentazione segue un principio di periodizzazione legato all’intensità degli allenamenti. Nei giorni meno intensi si riducono i carboidrati, mentre con l’avvicinarsi delle gare si aumenta l’apporto di energia per arrivare a piena capacità. Dal giovedì, ad esempio, incremento i carboidrati.

La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
La “carbonara (molto) rivisitata” del veneto
Cosa mangi? Facci un esempio…

Diciamo che mi sono internazionalizzato parecchio! E quindi opto per un piatto unico di carboidrati e proteine, tipo riso e uova strapazzate, una sorta di carbonara rivisitata. Dal giovedì la parte dei carbo, che sia appunto riso o pasta, aumenta. E poi sempre tante verdure.

Quali?

Tra le mie verdure preferite ci sono le carote, le zucchine, alimenti che consumo in abbondanza. Ma direi tutte le verdure, questo grazie anche all’influenza di mio padre, che faceva il trasportatore di frutta e verdura. Ne mangiavo a cassette sin da quando ero bambino.

Prima hai detto che dal giovedì, quindi a due giorni dalla gara aumentano i carboidrati: ma quanto? E sul fronte del computo totale delle calorie cambia qualcosa (pensando anche all’apporto proteico)?

Sul fronte calorico, l’approccio è cambiato: si mangia di più rispetto al passato, evitando di rimanere in deficit calorico. Dal 2020, dal Covid, abbiamo smesso di fare la fame! Oggi si mangia davvero di più. Ci si allena più forte e si mangia di più. I nutrizionisti hanno fatto passi da gigante. Detto ciò non saprei dire quante calorie mangio di più o di meno. Io mi affido alle tabelle elaborate dal nutrizionista del team, senza stare ad impazzire.

E riguardo alla vita quotidiana, cosa fai in questa settimana pre-gara?

Con l’avvicinarsi delle gare, gli allenamenti si accorciano e c’è più tempo per il recupero attivo. Le sessioni di stretching e core stability, che faccio sempre, diventano più corpose nei giorni con carico ridotto.

Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Questa settimana pre-gara, Formolo ha previsto anche fasi intense (foto Instagram)
Che tipo di esercizi fai?

Esercizi per dorsali, glutei e addominali, ma senza esagerare con la palestra, per evitare di appesantire le gambe. Non seguo una regola rigida per il momento in cui eseguire questi esercizi. Spesso li faccio sia prima di uscire in bici, che dopo.

Hai un rituale prima della gara? Qualcosa che fai sempre, una scaramanzia…

Come dicevo, il giorno prima della competizione cerco di riposare il più possibile. Un rituale? Non fare mai più di 10 chilometri in bici. Ma è una consuetudine che cerco di fare sempre, non solo per il debutto stagionale. Mentre con la scaramanzia ho chiuso: quella funziona quando funzionano le gambe! Per me, la chiave del recupero è ascoltare il corpo e capire quando è il momento di spingere o rallentare.

Davide, riguardo alla bici hai fatto qualche ritocco dell’ultimo minuto?

No, no… cambiare adesso sarebbe un guaio. Io dico sempre «Se sei storto, continua a pedalare storto!». In questa settimana quindi proprio non ho toccato nulla. Ad inizio stagione invece ho abbassato leggermente la sella, seguendo la tendenza del ciclismo moderno: più bassi e più corti. Il cambiamento mi è stato suggerito anche dal nostro biomeccanico per migliorare l’efficienza e il comfort in gara.

Il rapporto tra peso e recupero: a lezione da Piepoli

16.01.2025
5 min
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Dalla nostra recente intervista a Davide Formolo il veneto ci aveva detto di essere alla ricerca del giusto equilibrio tra fisico e mente. La ricerca esasperata di un peso sempre minore non porta sempre i frutti desiderati. Anzi, spesso ci si trova in difficoltà proprio perché manca un qualcosa per arrivare al massimo delle prestazioni. Formolo ha sottolineato anche che arrivare al giusto peso consente di trovare il giusto equilibrio tra performance e ciò che serve per stare bene.

Anche per recuperare al meglio tra una corsa e l’altra è meglio tenere sotto controllo il peso ma senza esagerare. Come si integrano tutti questi discorsi nella preparazione e all’interno di una stagione? Ne abbiamo parlato con Leonardo Piepoli, preparatore di Formolo al Team Movistar

«Ad oggi – dice Piepoli – ci sono varie teorie che dicono cose differenti. Più che sul peso negli ultimi anni ci si concentra sulla qualità dell’alimentazione. Per tanti anni nel ciclismo il peso veniva considerato come una cosa a sé, mentre ora è stato inserito in una discussione più ampia che riguarda l’alimentazione. Tempo fa si facevano delle cose quasi barbare per dimagrire, come un’alimentazione super controllata».

Leonardo Piepoli fa parte dello staff dei preparatori del team spagnolo (foto Movistar)
Leonardo Piepoli fa parte dello staff dei preparatori del team spagnolo (foto Movistar)

Alimentazione moderna

Grazie all’arrivo dei nutrizionisti l’alimentazione nello sport ha subito un’impennata positiva, non si guarda più all’estremo ma alla ricerca della giusta compensazione.

«Ora nelle diete dei corridori – continua Piepoli – si guarda all’apporto dei macronutrienti, che devono dare il giusto supporto all’attività sportiva e all’allenamento. Poi i ciclisti fanno sempre la loro parte, c’è a chi basta allenarsi con maggiore frequenza per tornare al giusto peso corporeo, mentre altri devono andare in deficit calorico. Anche se, la discussione principale è sui giovani. Sicuramente con il cambio di metodo che c’è stato negli ultimi anni sono abituati a un maggiore sacrificio. Sono più professionisti dei loro colleghi più grandi alla loro età. I ragazzi arrivano già con la mentalità di pesare il cibo».

Sulle salite secche un peso più contenuto fa la differenza, ma nell’arco di una gara si guarda all’endurance
Sulle salite secche un peso più contenuto fa la differenza, ma nell’arco di una gara si guarda all’endurance
Ora avviene prima il passo verso l’alimentazione o verso la preparazione?

L’alimentazione è l’ultima cosa che si fa, non per importanza ma per un discorso di guadagno marginale. E’ più probabile che un atleta giovane non curi ancora l’aspetto nutrizionale ma che si alleni al meglio. Fino a quando questo permette di avere i risultati si può ancora evitare di perfezionare l’alimentazione. Lo si fa nel momento in cui se ne ha bisogno per fare il salto di qualità.

Formolo ha detto che il peso non sarà una sua ossessione nella prossima stagione, ma che lavorerà per stare bene e per recuperare al meglio.

Sono due aspetti che spesso coincidono ma non è detto che perseguendo l’uno che si ottiene l’altro. Il recupero si basa su fattori fisici che ci danno un valore dell’affaticamento, come può essere il battito cardiaco. Ad esempio: un corridore quando è riposato ha una frequenza cardiaca massima di 200 battiti. Quando è stanco questa si abbassa a 180 o 170 battiti. 

In un Grande Giro il corpo è destinato a stressarsi trattenendo liquidi e facendo aumentare il peso
In un Grande Giro il corpo è destinato a stressarsi trattenendo liquidi e facendo aumentare il peso
Come si mettono in relazione?

Bisogna fare le cose affinché non ci sia un crollo. Anche un corridore che mangia bene può avere una decrescita del peso, soprattutto se si parla di gare a tappe di tre settimane. Da tempo si è visto che uno sforzo prolungato e intenso causa infiammazione ai muscoli e una ritenzione idrica, che comporta un aumento del peso. Però questo stress arriva con le gare, non con gli allenamenti. E’ nel primo caso che si deve avere una maggiore attenzione. 

Una causa del ciclismo moderno?

Nessun mio collega mette più in relazione il peso alla prestazione, chiaramente nei limiti di un’alimentazione sana e di allenamenti ponderati. Però nel tempo si è visto come un atleta troppo magro non sia in grado di fare prestazioni ottime nell’endurance. Lo stesso atleta con qualche chilo in più ha prestazioni inferiori sulla salita secca, ma se consideriamo una tappa di montagna al Giro le sue prestazioni nel complesso saranno migliori. 

L’alimentazione negli ultimi anni è cambiata molto, ora è fondamentale reintegrare dopo ogni tappa
L’alimentazione negli ultimi anni è cambiata molto, ora è fondamentale reintegrare dopo ogni tappa
Si tratta di un lavoro condiviso tra preparatore e nutrizionista…

Le squadre hanno diviso totalmente questi aspetti, però la comunicazione e il lavoro vanno di pari passo. Il preparatore traccia una linea e dice: «L’atleta lavora al meglio con questo peso». Di conseguenza il nutrizionista farà in modo di dare una dieta bilanciata affinché il corridore mantenga il peso indicato. 

In che modo lo si fa?

Grazie alle piattaforme moderne di allenamento il preparatore può vedere dove il corridore è arrivato al massimo delle sue possibilità. Poi il peso oscilla durante tutto l’anno, a seconda del periodo e delle gare che l’atleta è chiamato a fare. 

Agli inizi della carriera Formolo era considerato un corridore da corse a tappe, questo lo portava a limare sul peso
Agli inizi della carriera Formolo era considerato un corridore da corse a tappe, questo lo portava a limare sul peso
Un esempio?

All’inizio della carriera Formolo nei Grandi Giri era partito come uomo di classifica, chiaro che in quel caso il rapporto tra peso e potenza contava molto di più. Non va dimenticato, come detto prima, che arrivava anche da una cultura differente. Ora che non corre il Giro da top, ma in appoggio, questo gli permette di gestirsi durante le tre settimane. 

Una cosa che riguarda tutti è la non estremizzazione del peso. 

Certo. A livello di prestazioni lo abbiamo detto, ma è anche una cosa che inficia il recupero. Se un corridore ha un peso e un’alimentazione proporzionati allo sforzo che deve fare i muscoli avranno il giusto apporto calorico e reintregreranno meglio la fatica. Così da non uscire dalle gare sfiniti ed essere pronti in breve tempo per altri sforzi. 

Milesi cerca spazio, ora è tempo di vincere fra i grandi

11.01.2025
4 min
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A metà del guado, fra il suo primo anno nella Movistar (dov’è arrivato sull’onda del titolo mondiale U23 a cronometro e una prima stagione nel WorldTur con il Team Dsm) e il secondo che, nei propositi suoi come del team e in generale di tutto il ciclismo italiano, deve essere quello della consacrazione. Lorenzo Milesi è pronto a giocarsi le sue carte e per questo sta lavorando duramente, giorno dopo giorno, mangiando pane e fatica come i ciclisti di una volta, perché sa che si gioca tanto.

Nel 2024, 70 giorni di gare con 4 top 10. Per il lombardo c’è la voglia di fare molto di più
Nel 2024, 70 giorni di gare con 4 top 10. Per il lombardo c’è la voglia di fare molto di più

Critiche al suo 2024? No, in fin dei conti 70 giorni di gara non sono pochi e qualche piazzamento c’è stato, ma è chiaro che le attese sono tante: «Ma non guardo a quel che pensano gli altri, sono io il primo a dire che non sono soddisfatto per i risultati. Attenzione però, perché non ci sono solo quelli e se devo giudicare sul piano del rendimento, allora posso dire che è stato un grande anno».

La sensazione è che è stato un anno utile soprattutto per prendere le misure…

Non è stato un anno facile, considerando che l’accordo con la Movistar è arrivato solo a dicembre e ha influito fortemente sulla mia preparazione invernale. E’ comunque vero che può essere considerato il mio primo anno reale nella massima serie dove ho anche potuto concludere il mio primo Grande Giro. Ci sono anche state un paio di cadute che hanno frenato la mia crescita e la mia rincorsa ai risultati. Alla fine posso considerarlo come una proiezione verso il futuro.

Sul podio dell’ultimo Memorial Pantani vinto da Hirschi, il suo miglior risultato nel 2024
Sul podio dell’ultimo Memorial Pantani vinto da Hirschi, il suo miglior risultato nel 2024
Il team è rimasto soddisfatto?

La pensano un po’ come me, avrebbero preferito qualche risultato in più ma sono già orientati verso il nuovo anno. Non mi mettono pressione, o almeno non più di quella che già mi metto io.

D’altronde quel titolo mondiale vinto a cronometro nel 2023 ti pone sotto una luce diversa…

E’ chiaro, ma io cerco di non pensarci e lo considero parte del passato. Preferisco guardare avanti, verso quello che posso fare, quello che potrò ottenere. Intanto il 2024 è servito anche a cambiare un po’ le mie caratteristiche, non mi sento solo il classico passista forte nelle corse contro il tempo. Voglio essere presente e partecipe anche su percorsi più vallonati, duri, gare non troppo piatte dove avere un ritmo alto e poi giocarmi le mie chance in volata.

La nuova maglia Movistar. Un cambiamento che per il bergamasco è di buon auspicio
La nuova maglia Movistar. Un cambiamento che per il bergamasco è di buon auspicio
Il tuo inverno è stato migliore del precedente?

Senza alcun dubbio. Nel 2023 posso dire di aver iniziato seriamente, soprattutto di testa, dopo che ho firmato il contratto, quindi con un certo ritardo. Nel 2024 invece ho finito la stagione a ottobre, ho potuto riposare e già a novembre ero in azione, quindi sto seguendo tutte le tappe. Non pretendo di essere al massimo della forma per l’inizio della stagione, sarebbe folle, ma credo di essere avanti rispetto allo scorso anno.

Dove inizierai?

Farò tutta la prima parte di stagione spagnola, con un paio di gare prima della tre giorni a Mallorca e della Valenciana. Questa è l’unica gara che conosco perché l’ho affrontata lo scorso anno e so che si adatta alle mie caratteristiche, come spero anche le altre. Vedremo poi in gara che cosa potrà venire fuori, io comunque vado per far bene e farmi vedere, sfruttare subito la mia freschezza.

Milesi in maglia iridata nel 2023. Il titolo a crono degli U23 ha catapultato grandi attenzioni su di lui
Milesi in maglia iridata nel 2023. Il titolo a crono degli U23 ha catapultato grandi attenzioni su di lui
Quella maglia iridata ha comunque un peso, tutti ti vedono come uno specialista delle crono. Rispetto allo scorso anno c’è qualche novità in questo senso?

No, ho fatto dei test nella galleria del vento e anche sulla posizione in bici, ma è rimasto tutto come prima. Spero comunque che ci siano occasioni per farmi valere anche nelle prove contro il tempo, che rimangono sempre un mio terreno di caccia privilegiato.

Ti sei posto un obiettivo particolare?

Se dovessi identificare una gara specifica no, diciamo che voglio continuare a crescere e trovare lungo la strada l’occasione giusta, ma so che dovrò essere io a costruirmela e questo può capitare in qualsiasi occasione.

Formolo guarda oltre e fa rotta verso il 2025

03.01.2025
5 min
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Il primo anno di Davide Formolo al Team Movistar era partito con tante speranze, arrivate inizialmente con le vittorie di fine 2023 e poi rinforzate dai risultati raccolti nei primi mesi del 2024. Il corridore veneto era tornato alla vittoria, quando ancora indossava la maglia del UAE Team Emirates. Nelle uscite in maglia Movistar dello scorso febbraio, Davide sembrava voler riannodare il filo e continuare sulla falsariga dell’anno precedente. Invece, dopo aver raccolto dei buoni piazzamenti prima all’AlUla Tour e poi alla Strade Bianche, qualcosa si è inceppato.

Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica
Formolo aveva iniziato il 2024 con la solita fame agonistica

Mancanza di equilibrio

Ora con alle spalle il suo secondo inverno dai sapori spagnoli è alle prese con i ritocchi della preparazione (in apertura con la nuova divisa per il 2025). Prima però c’è stato il tempo per andare a festeggiare l’inizio del nuovo anno nel suo Veneto, insieme ad amici e parenti. 

«Inizio il 2025 – racconta dalla macchina – con la voglia di fare che mi ha sempre contraddistinto, vedremo poi dove atterreremo. Il primo anno con la Movistar era partito bene, poi per diverse motivazioni non sono riuscito a recuperare nel migliore dei modi e tra la primavera e l’estate ho sofferto un po’. Nei mesi tra aprile e agosto cercavo di risollevarmi tra una gara e l’altra, invece ho scavato una fossa dalla quale sono uscito solamente a fine stagione. Mi sentivo stanco e non trovavo il modo di recuperare tra una corsa e l’altra. Al posto che migliorare e veder crescere la condizione peggioravo e basta».

Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Uno dei migliori risultati di stagione è arrivato alla Strade Bianche: settimo
Come ne sei uscito?

Al termine del Tour de France mi sono fermato un attimo e ho recuperato ben bene. Infatti poi negli ultimi mesi di gara sono tornato a sentirmi me stesso. I mesi centrali però sono stati abbastanza tosti da vivere.

Eppure eri arrivato alla Movistar dopo un ottimo finale di 2023 e anche l’inizio del 2024 faceva ben sperare. 

Anche io pensavo di poter continuare sullo stesso filone, sarebbe stato bellissimo. Anzi, per un certo senso le prime gare con la Movistar mi hanno un po’ ingannato

In che senso?

Solitamente sono uno che quando cambia squadra ci mette del tempo a ingranare. Sapevo che l’inizio dello scorso anno sarebbe potuto essere tosto, invece sono partito bene. Ogni volta che si cambia squadra comunque si va incontro a un periodo di adattamento, almeno per me è così. Vero che si va sempre in bici, ma cambiano tante cose: l’organizzazione dei viaggi, come si corre, l’approccio alle gare…

Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Le fatiche della primavera si sono fatte sentire e dopo il Tour de France è arrivato un periodo di riposo
Che hai trovato di diverso in Movistar rispetto alla UAE Emirates?

Per certi versi sono abbastanza simili, anche se con la Movistar ho maggiore libertà. Cosa alla quale non ero totalmente abituato. Ho capito che un carattere come il mio deve essere guidato bene. In UAE nulla era lasciato al caso, mentre qui il corridore è più libero. Tante piccole cose interne al team che però vanno capite e si deve imparare a gestire. D’altronde in questo sport non si smette mai di imparare.

Cosa intendi quando dici che un carattere come il tuo deve essere guidato?

Sono una persona molto emotiva, è un lato che ho sia in bici che nella vita di tutti i giorni. Nell’attività sportiva però questa mia indole deve essere un po’ frenata, al fine di rendere meglio. Magari a livello personale soffro un pochino di più, ma la resa in corsa è maggiore. Averlo capito è un bel passo in avanti. 

Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Nel 2025 Formolo vuole vivere tutto con maggiore serenità, questo vuol dire anche dare il giusto spazio alla famiglia
Spiegaci meglio…

Quando le cose vanno male tendo a frustrami e a cercare di uscire sbattendo la testa. Invece a volte serve fermarsi e prendere fiato. Come nel periodo tra la primavera e l’estate. Alla fine lo stop a fine luglio mi è servito per riordinare le idee e trovare nuovamente un equilibrio. Avrei potuto farlo prima, ma si impara dai propri errori, a qualsiasi età. 

In vista del 2025 cambierai qualcosa?

Punterò più sulla prima parte di stagione, che culminerà con il Giro d’Italia. Dei tre Grandi Giri è quello dove mi sento sempre meglio, per un discorso di clima. Sono un corridore che soffre molto il caldo, quindi insieme al team abbiamo deciso di lavorare bene sulla primavera. In estate mi fermerò per recuperare al meglio e poi farò il finale di stagione. 

La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
La seconda stagione in maglia Movistar, per il veneto, inizierà con le corse in Spagna (foto Instagram)
Il calendario, quindi, lo conosci già?

Partirò in Spagna con il Gran Premio Castellon e poi la Clasica de la Comunitat Valenciana. Dopo queste due gare mi sposterò a Maiorca per correre altri due giorni. Da lì Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. Voglio arrivare in forma alle gare in Francia di febbraio. Quest’anno vorrei testarmi maggiormente sulle corse di un giorno, sono appuntamenti importanti per la squadra perché danno tanti punti. 

Insomma, l’obiettivo di questa stagione è fare i giusti passi?

Esatto. Non voglio esasperare fisico e mente. Anche dal punto di vista del peso sento di voler trovare il giusto equilibrio tra performance e ciò che serve per stare bene. 

La fame e la gioia ritrovata: Cimolai guarda al 2025 e punta al 2026

22.12.2024
5 min
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Davide Cimolai ha 35 anni, compiuti quattro mesi fa: il 13 agosto. Di stagioni da professionista ne ha messe alle spalle quindici e si appresta ad iniziare la sedicesima. Ha corso in tante squadre, quasi sempre ha militato in formazioni WorldTour, è riuscito a togliersi tante soddisfazioni nell’arco della sua lunga carriera. Eppure qualcosa, un anno fa, si stava per rompere. Poi è arrivata l’occasione di far vedere che c’è ancora, grazie al Team Movistar

Ieri (il 18 dicembre per chi legge) il team spagnolo ha presentato la squadra del 2025 in centro a Madrid. Una cerimonia in grande stile che ha voluto lanciare la prossima stagione sportiva. L’ambizione è di tornare tra i primi team al mondo, e per farlo avrà bisogno di tutti. 

Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid
Il Team Movistar ha ufficialmente presentato la squadra del 2025 il 18 dicembre a Madrid

Di nuovo insieme

Cimolai ci risponde mentre è in viaggio verso l’aeroporto, tra poche ore partirà un volo che lo riporterà a casa. Il primo ritiro è alle spalle e la testa già guarda ai prossimi impegni. 

«Siamo stati in un posto nuovo – ci dice – nella zona di Valencia. Un luogo un po’ più isolato del solito, siamo stati più tranquilli, in tutti i sensi. Non abbiamo spinto eccessivamente nelle prime uscite, ci siamo goduti il tempo insieme e questi dieci giorni di ritiro. I gruppi di lavoro erano già divisi in base al calendario e agli obiettivi. Ho ritrovato un bel gruppo, unito. Sia tra i compagni che con lo staff».

La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
La formazione spagnola cambierà anche il colore della divisa, passando al bianco (foto Instagram)
Che obiettivi avrai?

Sarò accanto a Gaviria. Partiremo da Mallorca e poi saremo al Tour of Oman e al UAE Tour. Poi vediamo come andrà la parte di stagione. Se parteciperò alla Tirreno-Adriatico e se andrò in Belgio. L’obiettivo stagionale è tornare al Giro d’Italia.

Che primo anno è stato insieme alla Movistar?

Positivo direi. Ho ritrovato la felicità nel correre in bici e questa era la cosa più importante per me. Ho dimostrato di avere ancora un buon livello e per questo sono contento. L’anno scorso avevo firmato per una sola stagione. Poi insieme alla squadra, ad agosto, abbiamo parlato e ho prolungato per un altro anno. 

Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cimolai (a destra) correrà ancora in supporto a Fernando Gaviria nel 2025
Cosa vi siete detti?

Loro erano contenti di come mi fossi inserito, sia a livello sportivo che di gruppo. Sono soddisfatti di quanto fatto anche al di fuori delle gare, avevano bisogno di una figura esperta che riuscisse a dialogare con i giovani. Direi che ci sono riuscito, e in vista del 2025 ne sono arrivati tanti altri interessanti. 

Che stagione ti aspetti per la squadra?

Di crescita ulteriore. L’azienda Movistar ha rinnovato la sponsorizzazione fino al 2029, questo vuol dire che i ragazzi arrivati quest’anno avranno tempo e spazio per maturare e crescere con questi colori. Sulla carta questi giovani hanno tanto motore.

Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Il ruolo di Cimolai è di collante anche con i più giovani, qui con Milesi al Giro d’Italia
Personalmente come ti senti?

Motivato. Nella passata stagione ho trovato un ambiente sereno rispetto al recente passato. Più familiare e unito. Ho sentito che in me era riposta tanta fiducia, cosa che mi era mancata. 

Tanto che avevi pensato di smettere, e invece…

Prima di arrivare in Movistar ero stanco mentalmente, non fisicamente. Ero arrivato a un limite. Sentivo di aver fatto la mia carriera ed ero quasi pronto a smettere. Dico quasi perché sentivo che fisicamente potevo ancora dare qualcosa. Quando è arrivata la proposta della Movistar ho capito di avere davanti una bella occasione. Voglio smettere perché sento di aver dato tutto

Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Alla Vuelta a Castilla y Leon ha riassaporato il sapore del podio, secondo dietro Ewan
Com’è stato correre accanto a Gaviria?

Non facile all’inizio. Il mio ruolo di ultimo uomo richiede che ci sia tanta fiducia tra me e lui. E’ una cosa da costruire nel tempo. Al Giro è mancato qualcosa e per questo voglio tornare, per riscattarci. 

Hai avuto anche i tuoi spazi.

Non sono mancati. Peccato perché nelle poche chance che ho avuto sono andato anche vicino alla vittoria. Alla Vuelta a Castilla y Leon sono arrivato secondo, mentre in Cina ho raccolto qualche buon piazzamento. 

Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Cimolai ha chiusa la sua stagione in Cina dopo 77 giorni di gara e con il sorriso ritrovato
Se guardi al 2025 cosa ti prospetti?

Vorrei migliorare in salita per restare al fianco dei miei compagni anche quando il gruppo si assottiglia. Ho già iniziato a lavorare con il preparatore in quest’ottica ma non sarà semplice. Per un velocista come me è importante non perdere il picco di potenza. 

Considerando che hai deciso di andare più forte in salita nell’epoca di Pogacar e Vingegaard…

Vero (ride ndr). Ma è una sfida, si può sempre provare e voglio farlo. Sto lavorando anche per migliorare sul peso, non perdere chili ma definirmi ulteriormente. 

Guardi oltre al 2025?

Certo. Se mi chiedete di guardare ancora più in là dico di no, ma vorrei arrivare a correre anche nel 2026. Come detto voglio smettere perché sento di aver dato tutto.