Il Giro sul Mortirolo senza Recta Contador, ma la salita ci aspetta

16.05.2025
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Alla fine si è deciso di non farla. Il Giro d’Italia avrebbe dovuto scalare un Mortirolo inedito, quello che in Valtellina e fra gli organizzatori è stato ribattezzato come la “Recta Contador”. Era tutto pronto. Le autorità hanno lavorato nei tempi prestabiliti, sistemando il fondo stradale. Quando abbiamo parlato alla vigilia del Giro, Garzelli lo aveva appena provato, stupito per la sede stradale molto stretta, che avrebbe previsto il divieto al pubblico. Invece c’è stato appena il tempo di rientrare in Italia e Mauro Vegni ha deciso di non correre rischi. Nessuna squadra conosce quel tratto e il Giro d’Italia scalerà il Mortirolo senza deviazioni.

Gigi Negri è il motore del turismo in Valtellina: il cicloturismo è il cuore dell’estate
Gigi Negri è il motore del turismo in Valtellina: il cicloturismo è il cuore dell’estate

Un altro Mortirolo

Lo racconta Gigi Negri, riferimento del ciclismo in Valtellina, che ha aspettato il Giro nei giorni pugliesi ed ha avuto modo di confrontarsi sul tema con il patron della corsa. Nella sua voce c’è un po’ di rammarico, ma anche la soddisfazione perché nella prossima estate i cicloturisti potranno scalare il Mortirolo da un versante inedito. Soprattutto nei giorni di Enjoy Stelvio Valtellina in cui a rotazione i grandi passi di lassù saranno riservati alle bici. E questo stimola la curiosità e la competizione che anima i conquistatori delle grandi salite.

«Ho parlato con Mauro – spiega – e la conferma è che per quest’anno non si fa la Recta Contador. Bisogna dirlo chiaramente. I lavori sono stati ultimati a fine aprile, perché lì in alto c’era la neve. Il fatto che le squadre non abbiano potuto provare una salita molto impegnativa che cambierebbe la storia della tappa lo ha spinto a decidere per il no. Ha pensato che se poi ci fosse un problema, verrebbe fuori un putiferio. Avrebbe dovuto fare una riunione, oltre che con le squadre, anche con l’UCI e alla fine ha preferito non rischiare. In ogni caso, in quel tornante a destra, metteremo una gigantografia di Contador con tanto di indicazione per la variante».

Al bivio del Mortirolo, una gigantografia indicherà la Recta Contador
Al bivio del Mortirolo, una gigantografia indicherà la Recta Contador

Lo sbaglio di Alberto

Il Giro volterà a destra, Contador andò dritto. La storia è ghiotta da conoscere ed è proprio Negri a ricordarla. Il suo racconto ci aveva incuriosito già qualche tempo fa, ma lo avevamo tenuto in caldo aspettando il Giro.

«Era l’anno 2014 – racconta – e facevamo il Contador Day. Si scalavano Gavia e Mortirolo, che l’anno prima si era affrontato da Mazzo. Quell’anno, per dargli la giusta visibilità, si era deciso di salire dal lato della Valcamonica, quindi da Monno. Io sono un valtellinese convinto che i nostri passi uniscono e non dividono, per cui ogni anno si cercava di fare un versante diverso. Nel 2014 partimmo da Aprica e Alberto si mise in movimento con il gruppo alle spalle. Si scendeva verso Edolo, fino al bivio per Monno. Cominciò la salita. Solo che a un certo punto, appena usciti dall’abitato di Monno, dove c’è il mega tornante, lui cosa fa? Mette giù la testa e parte, ma non fa il tornante e va dritto in una stradina stretta».

Alberto Contador nel 2014 tracciò la linea della Recta Contador: quell’anno vinse la Vuelta
Alberto Contador nel 2014 tracciò la linea della Recta Contador: quell’anno vinse la Vuelta

La Recta Contador

Negri è alle spalle nell’auto con Angelo Zomegnan, che in quegli anni era il direttore del Giro d’Italia, dopo essere stato il vicedirettore della Gazzetta dello Sport. I due si accorgono dello sbaglio di percorso, ma non c’è modo di fermare lo spagnolo.

«Chiaramente in quel periodo Contador era ancora professionista – prosegue Negri – e faceva quel giro anche per allenamento. Quindi non fece il tornante e si infilò in questa strada che tagliava dritta. Saliva a testa bassa sull’asfalto che non era perfetto. E così, non potendo fare altro, decidemmo di andare in cima, salendo dal versante… ufficiale. Lo trovammo in cima al Mortirolo. Si era fermato al rifugio per cambiarsi e io gli dissi: “Ma Alberto, hai sbagliato!”. Invece lui era molto soddisfatto e disse: “Nessuno sbaglio, d’ora in poi questa sarà la Recta Contador”. Era soddisfatto di aver fatto una cosa inedita. E da lì quel tratto ha preso il suo nome».

Una sfida per l’estate

La Recta Contador probabilmente verrà inquadrata dalle telecamere nella 17ª tappa che il 28 maggio porterà il gruppo da San Michele all’Adige a Bormio. E in attesa che un domani anche i professionisti ne accettino la sfida, rimarrà terreno di conquista per i cicloturisti che dall’estate inizieranno a sfidare i giganti della Valtellina.

«E io – sottolinea Luigi Negri – devo ringraziare il sindaco di Monno e tutte le Istituzioni perché hanno speso veramente tanti soldi per metterla a posto. Sicuramente è un percorso nuovo per raggiungere il Mortirolo. Sono 2,9 chilometri che arricchiscono la nostra offerta turistica. Poi abbiamo saputo che Contador non sarebbe potuto venire per altri impegni con Eurosport, per cui ce ne siamo fatti una ragione. Soprattutto perché non sarebbe giusto giocare con la sicurezza dei corridori».

Il ragionamento è giustissimo. Gli stringiamo la mano chiedendoci come facessero negli anni in cui non esisteva VeloViewer e la pratica delle ricognizioni sui percorsi era sconosciuta o poco frequentata. E quando ai direttori sportivi, quelli più bravi, bastava una buona altimetria per guidare i corridori. Ma i tempi cambiano, giusto così. La Recta Contador noi l’abbiamo fatta casualmente in auto una volta che scalando il Mortirolo ci rendemmo conto che così avremmo guadagnato qualche chilometro. Ma in bicicletta state attenti: la pendenza è davvero degna del miglior Alberto Contador.

Suzuki si conferma auto ufficiale del Tour of the Alps 2025

17.04.2025
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Dal 21 al 25 aprile prossimi, Suzuki sarà protagonista sulle strade del Tour of the Alps, affermandosi come auto ufficiale della celebre corsa a tappe euro-regionale. L’evento, valido per il calendario UCI Pro Series, attraverserà gli spettacolari paesaggi alpini di Tirolo, Alto Adige e Trentino, offrendo un palcoscenico unico dove sport, natura e innovazione si incontrano. 

Per accompagnare lo staff organizzativo lungo il percorso, Suzuki fornirà una flotta di veicoli completamente ibridi, composta dai modelli Swace Hybrid e S-Cross Hybrid. Il rinnovo di questa partnership con il Gruppo Sportivo Alto Garda, ente organizzatore della manifestazione, rappresenta dunque un importante connubio tra mobilità sostenibile e sport ad alte prestazioni.

Tra pochi giorni, il 21 aprile, inizierà il 48° Tour of the Alps
Tra pochi giorni, il 21 aprile, inizierà il 48° Tour of the Alps

Mobilità intelligente e un evento “green”

La flotta Suzuki sarà il cuore pulsante della logistica del Tour of the Alps, supportando le operazioni quotidiane e garantendo assistenza tempestiva durante tutte le fasi della gara. Le auto Suzuki saranno al fianco dei ciclisti, pronti a intervenire in caso di necessità tecnica o organizzativa.

Suzuki Swace Hybrid è una station wagon elegante e funzionale, pensata per chi desidera un’auto confortevole ma efficiente. Grazie alla tecnologia ibrida “full-hybrid”, Swace assicura consumi contenuti, emissioni ridotte e un’esperienza di guida fluida e intelligente. Suzuki S-Cross Hybrid, invece, è un SUV versatile e robusto, perfetto per affrontare ogni tipo di terreno grazie alla trazione integrale 4×4 ALLGRIP. La sua anima “green” si combina con un design moderno, connettività avanzata e una ricca dotazione di serie, ideale per chi cerca libertà, sicurezza e sostenibilità.

Con la propria presenza al Tour of the Alps, Suzuki conferma l’impegno concreto verso la mobilità sostenibile e la promozione di eventi sportivi di valore. L’adozione di tecnologie ibride al servizio della logistica e il supporto a una disciplina come il ciclismo – emblema di tenacia e rispetto per la natura – rafforzano il ruolo dell’azienda come punto di riferimento per chi cerca innovazione, ecologia e passione autentica.

Suzuki affiancherà il Tota con la sua gamma Hybrid
Suzuki affiancherà il Tota con la sua gamma Hybrid

Una passione condivisa

La scelta di Suzuki come partner ufficiale del Tour of the Alps non è casuale: riflette una visione comune fondata sui valori dello sport, del rispetto per l’ambiente e della determinazione nel superare i propri limiti.

Suzuki è già attiva nel mondo del ciclismo con il Suzuki Bike Day, un evento simbolo della mobilità dolce e sostenibile, che nel 2025 giunge alla sua quinta edizione. L’appuntamento è per il 14 giugno all’Autodromo Nazionale di Monza, dove appassionati e famiglie potranno vivere una giornata all’insegna del benessere, dello sport e del rispetto per l’ambiente.

«Dove passione, sport e natura si incontrano – ha dichiarato il presidente di Suzuki Italia Massimo Nalli – ci sentiamo a casa. Siamo orgogliosi che il Tour of the Alps abbia scelto la nostra gamma Hybrid per supportare un evento che rappresenta al meglio i valori in cui crediamo: competizione leale, resilienza, rispetto per l’ambiente e per l’avversario. Questi sono i principi che guidano Suzuki da oltre un secolo nella progettazione di auto, moto e motori fuoribordo affidabili e sostenibili. Sostenere il ciclismo significa per noi promuovere uno stile di vita sano, responsabile e appassionato».

Suzuki

Il Giro torna in Valtellina, Gavazzi ci fa da Cicerone

09.03.2025
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Il Giro d’Italia torna in Valtellina anche quest’anno con arrivo di tappa a Bormio e la partenza del giorno successivo da Morbegno. Due momenti chiave per la Corsa Rosa, che sarà da poco entrata nella sua terza e fatidica settimana di fatiche. Nella frazione numero diciassette il gruppo partirà da San Michele all’Alpe e arriverà appunto a Bormio dopo 154 chilometri e tre gran premi della montagna rispettivamente di seconda, prima e terza categoria. 

Dalla provincia di Trento a quella di Sondrio passando da Brescia. La prima difficoltà di giornata sarà il Passo del Tonale e dopo una lunga discesa le biciclette dei corridori torneranno a guardare il cielo per scalare il Passo del Mortirolo. L’ultima difficoltà di giornata sarà rappresentata dal GPM de Le Motte, poi un rapida discesa fino al traguardo. 

L’ultima volta che il Giro è arrivato a Bormio, Landa e Nibali si giocarono la vittoria di tappa in volata, la spuntò il siciliano
L’ultima volta che il Giro è arrivato a Bormio, Landa e Nibali si giocarono la vittoria di tappa in volata, la spuntò il siciliano

La Corsa Rosa torna a Bormio

La voce tecnica per guidarci all’interno delle tappe valtellinesi del Giro è un ex-corridore del calibro di Francesco Gavazzi. Sedici anni da atleta e poi due stagioni vissute accanto ai ragazzi della Polti VisitMalta (ex Eolo-Kometa con la quale ha chiuso la carriera). Valtellinese DOC, nato a Morbegno, che su queste strade ha corso e si è allenato per tanti anni

«Quella che porterà il gruppo a Bormio – racconta Gavazzi – non è una vera e propria tappa di montagna di quelle dure da far paura, ma raccoglie tante insidie. Il profilo è interessante ma l’ultimo GPM impegnativo, che è il Mortirolo, si trova a poco meno di 50 chilometri dal traguardo. Pensare di vedere l’azione decisiva su quelle rampe è difficile, però il fondo valle è complicato. Credo sia la classica tappa con due gare in una, la fuga che si gioca la vittoria e dietro gli uomini di classifica».

La squadra può giocare un ruolo fondamentale nel tratto di fondo valle che porterà il gruppo fino a Bormio
La squadra può giocare un ruolo fondamentale nel tratto di fondo valle che porterà il gruppo fino a Bormio
Pronti via e il gruppo sale verso il Tonale…

Penso sia difficile che una squadra provi a tenere chiusa la corsa gestendo il distacco sulla fuga. Servirebbero corridori molto forti e nonostante tutto si rischierebbe di arrivare corti in cima al Mortirolo, finita la discesa inizia un’altra corsa.

Mortirolo che il gruppo prenderà da Monno, che salita è?

Una signora salita, con gli ultimi tre chilometri davvero impegnativi. Però non nascondiamoci, non è il lato più duro. La prima parte, che misura 8 chilometri, è regolare. Poi spiana per un paio di chilometri e infine arriva il tratto duro. Comunque non penso scollineranno più di 15 corridori. Vedere azioni personali è difficile anche perché in quei 25 chilometri di fondo valle fino a Le Motte e poi i restanti 9 per arrivare Bormio non sono semplici. 

Il Giro affrontò il Mortirolo dal versante di Monno anche nel 2022, in rosa c’era Carapaz
Il Giro affrontò il Mortirolo dal versante di Monno anche nel 2022, in rosa c’era Carapaz
Quali scenari si aprono?

Innanzitutto la differenza vera la faranno le condizioni del vento appena si scende dal Mortirolo. Appena si torna sul fondo valle le situazioni sono due: il vento è favorevole oppure contrario. Di solito nelle mie zone, a Morbegno che si trova una cinquantina di chilometri indietro, il vento la mattina va verso sud mentre al pomeriggio gira e spinge a nord. 

I corridori però scenderanno a Grosio…

Trovandosi già in alta valle le condizioni del vento sono più imprevedibili, basta poco affinché il vento cambi direzione. L’ultimo dubbio le squadre se lo toglieranno alla partenza, da lì capiranno che tattiche potranno mettere in atto. 

Uno dei più attesi quest’anno è Piganzoli, corridore di casa qui scortato da Fabbro proprio sul Mortirolo
Uno dei più attesi quest’anno è Piganzoli, corridore di casa qui scortato da Fabbro proprio sul Mortirolo
Raccontaci di questi chilometri nel fondo valle, come sono?

Tosti. Prima di Bormio c’è uno strappo molto duro, anzi due. Fare velocità è difficile anche perché la strada sale costantemente. Se la fuga rimane numerosa può arrivare al traguardo. Dietro i capitani dovranno stare attenti, avere un uomo al loro fianco sarà importante per non stare al vento a tirare. Saremo solamente all’inizio della terza settimana, buttare via energie inutili non avrebbe senso. 

Sappiamo che stai facendo il corso per il patentino di terzo livello, facciamo un gioco: da tecnico cosa diresti?

Di non attaccare mai sul Mortirolo, ma di seguire le azioni e lo sviluppo della corsa. Il vero trampolino di lancio sarà lo strappo de Le Motte, che misura due chilometri ma è impegnativo. Penso che non essendoci corridori del calibro di Pogacar la classifica sarà corta, quindi ogni secondo conta. Una bella azione può portare a guadagnare parecchio. 

Da Morbegno il Giro partì anche nel 2020, era la diciannovesima tappa, Kelderman era in rosa
Da Morbegno il Giro partì anche nel 2020, era la diciannovesima tappa, Kelderman era in rosa
E’ una tappa dove se qualcuno non sta bene può pagare tanto?

Quei 25 chilometri di fondo valle non perdonano e rischiano di sembrare infiniti. C’è un tratto, nella zona de Le Prese, dove la strada si impenna per un chilometro con punte fino al 16 per cento. Ricordo che anche in allenamento sembrava infinito: la strada è larga, sale e ti sembra di essere fermo. Dopo sedici tappe a qualcuno potrebbe anche arrivare il conto da pagare

Il giorno dopo, per la tappa numero diciotto, si parte da casa tua: Morbegno. 

Quella è una frazione molto più semplice, ma allo stesso tempo impegnativa. Sulla carta potrebbe esserci un arrivo in volata. Però i velocisti dovranno reggere nella parte centrale che è molto mossa ed esigente. Il vero obiettivo sarà capire che ritmo potrà tenere il gruppo perché se la fuga prende margine poi si hanno pochi chilometri per ricucire. Dall’ultima salita al traguardo ci saranno solamente 50 chilometri. Arrivare in volata non sarà scontato. 

Enjoy Stelvio Valtellina: il 2024 è l’anno delle novità

30.03.2024
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La Valtellina guarda già alla prossima estate e alla stagione turistica che verrà. L’inizio è fissato per giugno 2024, più precisamente sabato 1 e domenica 2. L’evento di grande rilievo riguarderà, ancora una volta, un format che ormai è un’istituzione: la chiusura dei passi. Si parte con il Passo Forcola.

«Ripartiamo con la certezza che l’evento Enjoy Stelvio Valtellina è in grande crescita – dice Gigi Negri – il 2023 è stato un anno ricco di numeri ed eventi (in apertura foto Enjoy Stelvio Valtellina). La risposta cicloturistica in Valtellina è stata elevata, grazie all’arrivo di nuove forme di amanti della bici. Non ci sono solamente gli “appassionati storici”, ma è nato un discorso di turismo familiare. Sulle nostre strade, piste ciclabili e sentieri vediamo sempre più famiglie che si dedicano alle vacanze fatte in sella. I genitori vogliono abbandonare i motori e immergersi nella natura e nel farlo va alla ricerca di servizi di livello: come bike hotel che diano prodotti del territorio. Il fulcro non è solo la bici, ma la scoperta di tutto quello che una terra come la Valtellina può offrire».

Due novità

Come sottolineato anche dallo stesso Gigi Negri, Enjoy Stelvio Valtellina è un evento che ha raccolto sempre più consensi. Basti pensare che nel 2023, gli appassionati che si sono cimentati nella scalata di uno dei passi presenti nell’iniziativa sono stati 23.000. I cicloturisti non hanno avuto modo di pedalare solamente su alcune delle salite mitiche di questo territorio come Stelvio, Gavia, Mortirolo e Cancano, ma di scoprirne di nuove. Negli anni, infatti si sono aggiunte: Passo Spluga, Passo San marco, Campo Moro e Passo Forcola di Livigno

Il 2024 si aprirà con una grande novità, con l’aggiunta in calendario di un’ulteriore data di chiusura della salita di Campo Moro. La seconda novità riguarda l’ingresso di una nuova sfida per gli amanti dei pedali. Infatti, i cicloturisti potranno mettersi alla prova sul versante del Mortirolo di Sernio. Questo tratto di strada, che percorre la dorsale della mitica salita legata indissolubilmente al mondo del ciclismo, è stata percorsa dal Giro d’Italia U23. Diventano così due i versanti del Mortirolo sui quali pedalare in sicurezza.

Le date

Si partirà con il fine settimana dell’1 e 2 giugno 2024 con la chiusura al traffico veicolare del Passo Forcola, dalla località Alpe Vago. Sempre nello stesso mese, dal 12 al 15, saranno chiusi, in ordine: Passo dello Stelvio, Laghi di Cancano, Passo Gavia e San Marco. Tutte queste strade rimarranno a disposizione dei soli ciclisti dalle 9 alle 13. A chiudere il mese di giugno ci penserà il Passo dello Spluga, nella giornata di domenica 30.

A luglio i giorni di chiusura saranno tre – sabato 6, venerdì 12 e sabato 13 – e vedranno interessate le salite di Campo Moro (da Franscia), Laghi di Cancano e Mortirolo (da Mazzo). Agosto replica con altre tre date: 29, 30 e 31. Questa volta il versante del Mortirolo chiuso al traffico veicolare sarà quello di Sernio, toccherà poi ancora ai Laghi di Cancano e al Passo dello Stelvio. 

L’edizione 2024 dell’Enjoy Stelvio Valtellina si concluderà in bellezza domenica 1 e domenica 8 settembre. Gli ultimi due appuntamenti riguarderanno il Passo Gavia e Campo Moro (da Lanzada).

Enjoy Stelvio Valtellina

Bormio: il turismo, i pro’ e le iniziative per i ciclisti

26.07.2023
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BORMIO – Arrivando dal fondo della Valtellina si nota che le strade intorno a Bormio fremono. Il turismo è attivo e porta tante persone nella cittadina ai piedi del Passo dello Stelvio. I bar e le piazze sono piene di gente e di turisti di ogni tipo: c’è chi ha ai piedi le scarpe da trekking, chi appoggia la bici al muro stanco per la pedalata. Non solo, le vie sono piene di famiglie e di bambini. Le attività a Bormio fremono e l’estate invoglia a perdersi in queste aree fresche, lontane dalla città roventi.

Ciclismo e turismo

Il ciclismo da queste parti vive di storia e di gesta eroiche. Basta alzare il naso verso i pendii asfaltati dello Stelvio per immaginare i corridori che si sono arrampicati fin lassù nel corso dei decenni. Ma non esiste solo la strada, la natura intorno a Bormio offre tanti spazi verdi da esplorare, e la cosa bella è che ciò si può fare in ogni modo. Mtb, gravel e le ultime arrivate: le-bike, apprezzate da tanti. L’avvento della pedalata assistita ha portato la fatica della bici vicina alle corde di tutti, aumentando il divertimento.

«Sicuramente il discorso del ciclismo – afferma Veronica Mazzola, direttore marketing del comprensorio di Bormio – nel nostro territorio è diventato molto importante negli ultimi anni. Ci ha aiutato ad avere un aumento dei turisti provenienti da tutta Europa, anzi direi da tutto il mondo. Abbiamo ormai persone che arrivano dall’Australia e dall’America per scalare le salite più famose della nostra Valtellina: Stelvio, Gavia e Mortirolo».

L’impresa di De Gendt sullo Stelvio nel 2012 ha portato negli anni tanti turisti provenienti dal Belgio
L’impresa di De Gendt sullo Stelvio nel 2012 ha portato negli anni tanti turisti provenienti dal Belgio

Non solo professionismo

La luce del professionismo può essere un promotore per il territorio, bisogna fare in modo, però, che questa luce non si spenga. Le iniziative devono fare in modo di tenere attivo il territorio anche lontani dai grandi eventi.

«Il Giro d’Italia – continua Mazzola – quando passa nelle nostre zone è un motore importante ed un’occasione per far conoscere la nostra realtà. Il nostro lavoro però non si ferma qui, dobbiamo essere poi bravi a far trovare le strutture adatte quando i turisti decidono di venire a trascorrere le loro vacanze da noi. Il mercato belga è un esempio di come il ciclismo professionistico sia uno sponsor importante. Vi basti pensare che dalla vittoria di De Gent, nel 2012, l’afflusso di turisti da questa Nazione è aumentato notevolmente. E’ importante per noi non concentrare il tutto solo negli eventi agonistici. Un altro tassello importante sono i ritiri come questo del team Eolo-Kometa. I corridori e lo staff stanno da noi per una decina di giorni, trovando tutto il necessario per fare un corretto allenamento». 

Enjoy Stelvio Valtellina è l’iniziativa che permette ai ciclisti di arrampicarsi sulle salite senza traffico
Enjoy Stelvio Valtellina è l’iniziativa che permette ai ciclisti di arrampicarsi sulle salite senza traffico

Le giornate dedicate

Uno dei modi per fare in modo che tutti possano godere della bellezza di queste strade è chiuderle al traffico. La passione per la bici è cresciuta molto negli ultimi tempi e questo ha portato a pensare a delle giornate dedicate. 

«Dal periodo post Covid – conclude Mazzola – abbiamo avuto un notevole incremento di persone sulle nostre strade, complice anche il fatto che la bici è diventata un mezzo sempre più alla portata di tutti. Cerchiamo, quindi, di valorizzare le nostre salite non solo per i professionisti ma anche per gli amatori e le famiglie. Da questo punto di vista sono importanti le chiusure che vengono fatte al traffico veicolare con le iniziative di Enjoy Stelvio Valtellina. L’ultima, pochi giorni fa, ha riguardato il Passo Gavia. Questo permette di godersi la bellezza della salita senza l’assillo del traffico, avvicinando molto anche le famiglie ed i bambini, che possono pedalare in sicurezza».

L’azienda della famiglia Pedranzini, sponsor del team di Basso, è valtellinese, il legame tra pro’ e territorio è importante
L’azienda della famiglia Pedranzini, sponsor del team di Basso, è valtellinese, il legame tra pro’ e territorio è importante

Parla il sindaco

La presentazione del team Eolo-Kometa si è aperta poi con le parole del sindaco di Bormio: Silvia Cavazzi (in apertura in mezzo a Pedranzini e Ivan Basso).

«Quelle che sono un must per la vita di un ciclista professionista – ha detto Cavazzi – possono, anzi devono, diventare l’occasione per aprire il territorio a tutti gli appassionati di ciclismo. I numeri dei turisti legati al ciclismo ha eguagliato quello degli sciatori nel periodo invernale. Questo ha fatto in modo che Bormio sia sempre un paese vivo durante tutto l’anno. Legate al territorio ci sono anche le aziende, come Kometa, sponsor della squadra, queste unioni non possono che renderci orgogliosi. In più ci fanno capire come tutto sia collegato».

Valtellina, i primi quattro giganti a ruota di Gavazzi

15.06.2022
8 min
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Quando fai il ciclista professionista e nasci in Valtellina, probabilmente non potresti accettare di pedalare sotto un cielo diverso. Si ha questa sensazione parlando con Francesco Gavazzi, pro’ dal 2007 e oggi alla Eolo-Kometa. Così dopo aver descritto Enjoy Stelvio Valtellina, con il corridore di Morbegno iniziamo un’ideale lunga… uscita sulle salite più rappresentative del progetto. Come abbiamo già raccontato, in alcuni giorni dell’estate, esse saranno chiuse, lasciando strada aperta alle bici…

«Sono belle strade – dice – con meno traffico rispetto a Bergamo e Como. Riesci ad allenarti bene e in sicurezza. Ci sono salite storiche che è un piacere fare e il cicloturismo sta letteralmente esplodendo. Non abbiamo soltanto salite. Infatti, parallele alla statale, ci sono stradine secondarie in pianura, per cui ci sono percorsi per tutti».

Gavazzi è in Slovenia per la prima tappa della corsa che rivedrà in gruppo Tadej Pogacar. Con lui buona parte del team che ha corso il Giro: Fortunato e Albanese, Rosa, Ravasi e il giovane Fancellu uscito bene dalla Adriatica Ionica Race.

Francesco Gavazzi è nato nel 1984 ed è professionista dal 2007
Francesco Gavazzi è nato nel 1984 ed è professionista dal 2007

Campo Moro, occhi e cuore

Cominciamo da qui, il Passo Campo Moro, affrontato pochi giorni fa dal Giro U23. La salita vera e propria inizia da Lanzada e da lì si sale per 15,1 chilometri. Quota di partenza 977 metri, arrivo a 1.990, per un dislivello di 1.013 metri e pendenza media del 6,7 per cento (massima del 7,8). 

«In realtà la salita inizia prima di Lanzada – dice Gavazzi – perché per il primo tratto si risale la Valmalenco che è pedalabile. Non è una salita che faccio spesso, ma per i suoi scenari è una di quelle che più ti resta dentro. Ci starebbe davvero bene un arrivo del Giro.

«A Lanzada si comincia a salire veramente e in alto si trova una serie di gallerie, poi un laghetto e uno scenario davvero bellissimo. Mi è capitata di rifarla qualche mese fa, dopo un bel pezzo che non andavo, e sono arrivato in cima dicendomi che avevo fatto bene ad andare.

«In alto c’è un piazzale, ai piedi della diga che chiude la valle, punto di ritrovo per gli escursionisti che lasciano l’auto e iniziano a camminare. La strada finisce lì – chiude Gavazzi – probabilmente ci sono sentieri adatti per la mountain bike, ma la bici da corsa si ferma a quel piazzale. Non c’è niente, solo una fantastica natura».

SOLO PER LE BICI

La salita di Campo Moro è stata già chiusa in favore delle bici il primo giugno e lo sarà ancora il 6 luglio (ore 8-12) e il 7 settembre (stesso orario).

La strada che arriva a Campo Moro finisce ai piedi della diga: panorama bellissimo (foto Valtellina Turismo)
La strada che arriva a Campo Moro finisce ai piedi della diga: panorama bellissimo (foto Valtellina Turismo)

Passo Spluga, tornanti in serie

Il Passo dello Spluga è lungo 30,1 chilometri, parte da quota 329 metri e arriva a 2.114 per un dislivello di 1.795 metri e pendenza media del 7,95 per cento (massima del 10,7).

Sullo Spluga, dal versante svizzero, il Giro passò lo scorso anno nella 20ª tappa. La salita su cui Caruso ringraziò Pello Bilbao per il gran lavoro e poi prese il largo verso la vittoria all’Alpe Motta. Il versante italiano fu invece proposto dal Giro d’Italia U23 del 2020, quando i corridori arrivarono a Monte Spluga, un paio di chilometri prima dello scollinamento, con vittoria di Pidcock.

«Il versante italiano – spiega Gavazzi – è lunghissimo. Il vero Spluga inizia da Campodolcino. Di recente è stata costruita una variante con meno curve, ma la salita classica ha tanti tornantini in pochi chilometri. Una salita che ti permette di goderti il panorama. Non ha tratti impossibili, ma passi lungo il lago, poi il paesino con le case di pietra. Dalla Svizzera è più breve perché inizia a 1.200 metri. Però quando arrivi al laghetto, con tutte le montagne attorno, sembra davvero di essere in un quadro».

SOLO PER LE BICI

Il Passo Spluga doveva essere riservato alle bici il prossimo 3 luglio, ma la manifestazione è stata annullata per cause di forza maggiore, lo sarà di nuovo il 4 settembre (ore 8-12).

Passo San Marco, la strada di casa

Il Passo San Marco parte proprio da Morbegno a quota 250 metri, è lungo 26,6 chilometri e scollina a 1.992 metri, per un dislivello di 1.742 metri. Pendenza media del 6,5 per cento, massima del 12.

«Il San Marco è la mia salita – Gavazzi si gasa – vivo praticamente ai suoi piedi, anche se sono originario di Talamona, e ne faccio un po’ ogni giorno.  E’ lunghissima e il Giro la fece una decina di anni fa, in una tappa che poi passava in provincia di Bergamo. E’ una salita vera. Inizialmente va su regolare, poi si stringe e per 3 chilometri va su al 10-12 per cento, poi si stabilizza. Io impiego un’ora 15′, per cui un amatore ci sta anche un’ora e mezza.

«La sua caratteristica è che quando arrivi ai 3 chilometri dalla cima, succede come sullo Stelvio: vedi la cima e non arrivi mai. Un calvario, per fortuna almeno è riparata dal vento. Da noi in bassa valle è la salita più importante, quella della conquista. E’ un po’ un vanto. E se sei forte e vuoi allungare, allora puoi fare il giro largo, scendendo verso Bergamo, poi Lecco e su lungo il lago».

SOLO PER LE BICI

Il Passo San Marco, la salita di casa di Gavazzi, sarà chiusa al traffico sabato prossimo (18 giugno, ore 8-11,30), quindi allo stesso orario il 17 settembre.

Mortirolo, inferno o paradiso?

Il Mortirolo , quota 1.852 metri sul livello del mare, l’abbiamo tenuto per ultimo, giusto per ingolosire gli amanti delle salite. Ha più versanti, ognuno fatto a modo suo e scopriremo a breve che i corridori stanno alla larga in allenamento dai più duri, che sono invece… costretti a fare in corsa.

I fronti più pedalati sono quello di Mazzo, poi Tovo, Monno, Grosio e la Dritta Contador. Altri versanti vengono scoperti periodicamente, poiché la base del valico è immersa fra vigneti e frutteti, solcati da stradine che confluiscono nei rami principali.

«Per fortuna – sorride Gavazzi, come avendo schivato un pericolo – da casa mia sono 70-80 chilometri, per cui è fuori portata. Però quando sei in ritiro a Livigno, finisci con lo scalarlo spesso, ma il versante di Mazzo l’ho fatto solo in corsa. Di solito vado da Grosio, che almeno non è impossibile. Non è che da Mazzo non ti alleni, però è troppo duro. E poi rispetto alle altre salite della zona, non hai grossi panorami intorno, perché è tutto nel bosco. Lo fai perché è storico, ma immagina di pedalare con questa rampa tipo garage davanti agli occhi».

Per conquista e per orgoglio

Qui viene fuori la differenza fra chi la sfida se la cerca per dimostrare qualcosa, a se stesso o agli altri, e chi va in bici per mestiere e da certe… provocazioni può stare alla larga.

«E’ sicuramente così – ammette Gavazzi – per fare il Mortirolo bisogna essere bene allenati, motivati e avere i giusti rapporti. Sulla bici che ho a casa, ho il 39×25 e il 27 su un’altra ruota. Così sono al limite, un amatore deve usare il 36 o il 34 davanti. E’ lungo, non si fa velocità. Ci sono ciclisti come puntini a pochi metri uno dall’altro, ma quei pochi metri sono secondi e anche minuti.

«Il versante di Grosio è il più battuto. E’ una salita vera, vedi la valle, passi un paesino con la chiesetta. Anche noi cerchiamo salite nuove, ma è vero che per il tipo di lavori che dobbiamo fare, non abbiamo mai il tempo di guardarti intorno. E quando capita, perché magari stai facendo una distanza senza lavori specifici, è una sorpresa. Vedi cose che non pensavi ci fossero e capisci anche i cicloturisti che salgono lassù sgranando gli occhi. Il Mortirolo lo fai perché vuoi andarci in cima. Per avere la foto col cartello o per vedere il monumento a Pantani. E’ un pellegrinaggio da eroi, pedali e non vedi l’ora di arrivare in cima».

SOLO PER LE BICI

Il Mortirolo, meta super ambita, sarà chiuso per 2 ore il 24 luglio con formula “Only for the bravest”, solo per i più coraggiosi, dalle 14 alle 16,30. Poi di nuovo il primo settembre, dalle 8,30 alle 12,30.

Il ciclismo è esploso, anche sul Mortirolo si vedono sempre più famiglie (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Il ciclismo è esploso, anche sul Mortirolo si vedono sempre più famiglie (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

E’ l’amore/odio fra il ciclista e la salita, il ciclista e la sua stessa bici. Quando la fatica è tanta, il primo istinto è di appenderla al chiodo o gettarla nel dirupo. Poi arrivi in cima, respiri, ti rendi conto di quello che hai fatto, ti senti importante, ti guardi intorno e si ripete il miracolo. In Valtellina accade in cima a ogni salita. Il paradiso per la bici non potrà mai diventare un inferno.

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Enjoy Stelvio Valtellina, è iniziata l’estate della bici

01.06.2022
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L’eco del Giro si è spenta da poco e sulle salite della Valtellina è tornato il rotolare di copertoncini sull’asfalto e il fiato grosso dei ciclisti che ogni giorno le sfidano rincorrendo la calma interiore, la scoperta, la forma fisica e la conquista.

La Valtellina, al pari di poche altre aree del mondo, strizza l’occhio al ciclista con la grandiosità delle sue montagne e dei suoi passi in quota. Meta per amatori e corridori che già da qualche giorno hanno iniziato a spostarsi a Livigno per recuperare dalla prima parte di stagione, ricaricarsi e gettare le basi per quel che segue.

Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)
Ai Laghi di Cancano si arriva da Bormio. La strada è bellissima. Qui al Giro 2020 vinse Hindley (foto Parco Nazionale dello Stelvio)

Enjoy Stelvio Valtellina: strade chiuse

Da oggi e fino al 17 settembre, in date prestabilite e descritte nell’apposito calendario, scatta il progetto Enjoy Stelvio Valtellina 2022: calendario di giorni in cui i valichi della Valtellina sono chiusi al traffico motorizzato, lasciando via libera agli sportivi che possono godere dei paesaggi in assoluta sicurezza.

Il programma coinvolge le salite più classiche (Stelvio, Gavia, Cancano, Mortirolo e Bormio 2000), cui si aggiungono il Passo Spluga, il San Marco e la salita a Campo Moro. Sedici giorni, per otto salite.

Così i valichi che già normalmente sono meta di migliaia di ciclisti, costretti in alcuni giorni a convivere con il rombo delle moto e le manovre delle auto nei tornanti, diventano rotte esclusive e silenziose. Un’occasione da non perdere.

Dalla Colombia allo Stelvio

Valtellina, paradiso dei ciclisti. Alcuni arrivano da molto lontano. Una nota influencer colombiana, nostra amica, che si chiama Caro Ferrer e vive di ciclismo e per il ciclismo, vi ha appena trascorso dei giorni nel quadro di un viaggio ben più lungo su tutto l’arco alpino.

«Impossibile descrivere qui cosa provo per questa montagna – ha scritto su Instagram ai suoi 291 mila follower a proposito dello Stelvio – è un amore assurdo, quasi malato. Le sorrido e le piango dall’inizio alla fine. Questo mio piccolo corpo non riesce a contenere tutta l’emozione. Voglio solo guardare ovunque, scattare 800mila foto, ballare, cantare e continuare a piangere per l’emozione.

«Lo Stelvio ha qualcosa che ipnotizza, che ti innamora, che ci fa sentire pieni anche quando stiamo soffrendo lungo ognuno dei suoi 36 tornanti».

Basso, ambasciatore di lusso

Ivan Basso di queste zone è testimonial d’eccezione. Abbiamo già raccontato delle origini valtellinesi di sua madre Nives e delle sue prime scalate allo Stelvio e al Mortirolo, ma ovviamente c’è di più.

«La Valtellina – dice – è una bomboniera in cui trovi tre salite mitiche come Stelvio, Gavia e Mortirolo, conosciute in tutto il mondo. Più ci sono gli altri luoghi, altrettanto iconici. Aprica. Livigno. Il Santa Cristina, appena fatto dal Giro. La Forcola. Il Foscagno. Chiunque vada lassù con la sua bicicletta, porterà a casa dei trofei indimenticabili, che non hanno niente da invidiare a salite altrettanto impegnative come l’Alpe d’Huez o il Tourmalet che negli anni sono diventati dei veri brand».

Dalla Colombia al Mortirolo

La montagna però è una cosa seria. Perciò, al netto della voglia di eroismo, bisogna andare lassù con le gambe pronte. Ugualmente leggendo dal diario online di Caro Ferrer, si capisce l’impatto di salite come il Mortirolo.

«Vi dico la verità – scrive – questa è una salita che ho sempre voluto togliere dal programma! Ma la sua conquista è così infinitamente soddisfacente che ti rimane per sempre nel cuore. Per molto tempo mi sono prefissata il compito di “terrorizzare” i ragazzi che sono venuti qui con me, affinché si convincessero che sarebbe stata un’impresa durissima e solo oggi mi hanno detto: “Caro, non pensavamo sarebbe stata così dura”. Potete immaginare la sorpresa quando hanno affrontato le 33 curve e hanno visto sui computer della bicicletta che nella maggior parte del percorso non si scendeva mai sotto l’11 per cento».

Allenamento ed esperienza

Basso conferma. Un po’ le pendenze e un po’ anche la quota potrebbero giocare brutti scherzi ed è per questo che la Valtellina offre anche… prelibatezze meno estreme, ai ciclisti con pedalata assistita e ai muscolari, mentre aspettano di acclimatarsi per sfidare i giganti.

«Servono preparazione e allenamento – dice – e i rapporti giusti, anche perché non tutti sono corridori e non tutti hanno l’esigenza di arrivare in cima a ritmo di record, anzi. E dato che le salite poi capita di farle anche al contrario, occhi aperti alle discese. L’alta montagna va affrontata con rispetto, soprattutto da parte di chi magari ha noleggiato una bici con la pedalata assistita, è riuscito ad arrivare in cima a salite molto dure e farà bene a prestare attenzione a discese comunque impegnative».

I piaceri della tavola

E a proposito di prelibatezze, mentre la bicicletta si avvicina nei numeri allo sci e va fatto notare come l’e-Bike abbia dato nuovo impulso a un certo modo di fare cicloturismo, anche l’enogastronomia di questo territorio merita un approfondimento. Un territorio che nelle cime è aspro e pungente, mentre in valle è morbido e verde.

«La Valtellina – conclude Basso – è sicuramente conosciuta per lo sport, ma anche per la cucina. Basta parlare di pizzoccheri, bresaola, formaggi, vino e amari e qualunque turista capisce esattamente a quale zona si stia facendo riferimento. E’ una valle che funziona sotto ogni aspetto, quello enogastronomico non è secondo agli altri».

Sedici date, per otto salite

Perciò basta sfogliare la locandina con i primi appuntamenti che da oggi inaugurano l’estate a pedali della Valtellina e individuare il giorno in cui potremo pensare di voler sfidare i giganti di lassù. Ci sono 16 date per 8 salite, da oggi al 17 settembre. Rispetto al programma iniziale sono state annullate le giornate del 5 giugno e del 3 luglio dedicate al passo dello Spluga.

Sarà un viaggio fra emozioni, sapori e grandi fatiche. Eppure, come ogni volta che scendiamo di sella e ci ripromettiamo sfiniti che non la prenderemo mai più in mano, basteranno poche ore per riaccendere il desiderio. Nel frattempo la tavola, lo shopping e il ritmo blando di un’estate fresca e silenziosa saranno gli ingredienti perfetti per lasciarci alle spalle per qualche giorno le nevrosi di quaggiù.

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Hirt lava la beffa del 2019: questa volta Aprica si inchina

24.05.2022
7 min
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La prima volta che mise il naso in Italia, Jan Hirt aveva 19 anni. Un tale dalla Repubblica Ceca aveva chiamato Angelo Baldini, direttore sportivo all’epoca della MG K-Vis polacca. Era il 2010. La squadra era strapiena di polacchi forti, tra cui Gawronski, che a luglio avrebbe vinto il campionato europeo ad Ankara, e Wisniowski che corre alla Ef-Easy Post. Sono passati 12 anni da quando il ragazzino della Repubblica Ceca entrò nel ritiro di Marinella di Sarzana e oggi che ha vinto la tappa di Aprica del Giro, per certi versi la tappa regina, il suo italiano fluente è una sorpresa inattesa.

«Mi piace l’Italia – dice – quando ero dilettante ho corso per due anni in squadre italiane. Avevo 19 anni. Mi piacciono la cultura italiana, il cibo. La natura. Mi piace il Giro, che mi si addice anche molto. Mi piacciono i suoi percorsi, le Dolomiti e le Alpi».

Uccellino uscito dal nido

Angelo Baldini segue il Giro con RCS Sport e il finale della tappa l’ha visto dai 300 metri all’arrivo, prima di rimettersi in macchina verso Lavarone. Lui è quello che lo accolse e tutto sommato lo inorgoglisce che qualcuno se ne sia ricordato.

«Non sono uno che fa il tifo per i corridori – sorride – ma quando mi è passato accanto, ho fatto un urlo così forte che mi è andata via la voce. Ha fatto davvero una bella vittoria. Era un ragazzino interessante, si vide subito che aveva qualità. La sua sfortuna fu di ritrovarsi con quel gruppo di polacchi che escludevano gli altri. Veniva da un paesino in Repubblica Ceca, sembrava un uccellino uscito dal nido. Faticava a inserirsi, ma frequentava spesso casa mia, anche per quello parla così bene l’italiano. Il guaio però è che non andava d’accordo coi polacchi, per cui a fine stagione decise di andare via e non mi sentii di trattenerlo. Mi pare che passò alla Italifine. Oggi ho avuto davvero la pelle d’oca».

Battuto da Ciccone

Hirt non è più un ragazzino, ha compiuto 31 anni alla fine di gennaio. Forse non tutti ricordano che è l’atleta dell’Astana battuto da Ciccone quando nel 2019 conquistò il traguardo di Ponte di Legno. Ancora una volta dopo il Mortirolo, che oggi gli ha reso giustizia. E quando certe salite le conosci, impari a correrci sopra. Un’esperienza che Kamna e Arensman non avevano e hanno pagato cari gli scatti violenti sul Santa Cristina.

Il forcing dell’Astana sul Mortirolo ha infiammato i tifosi di Nibali, che ha provato, pur non essendo in giornata super
Il forcing dell’Astana sul Mortirolo ha infiammato i tifosi di Nibali, che ha provato, pur non essendo in giornata super

«Il Mortirolo mi piace – dice – è una salita della storia del Giro. L’ho fatto tante volte in corsa e mi ha motivato molto. Mi piace quando le salite sono più ripide del 10 per cento. Non fa niente se sei un po’ indietro, si può recuperare. 

«Non conoscevo invece il Santa Cristina – sorride – mai fatta. Sapevo però che era più ripida nella seconda parte. Con Valverde e Carthy all’inizio abbiamo collaborato. Poi quando ha attaccato anche Arensman mi sono ho detto che non potevo aspettare oltre e sono partito cercando di rientrare».

Una stagione inattesa

E così l’Intermarché-Wanty-Gobert porta a casa un’altra vittoria dal Giro d’Italia che si somma alle altre 8 di una stagione inattesa, ma non certo insperata.

Hindley, Carapaz e Landa, in fondo si vede Almeida, terzo in classifica
Hindley, Carapaz e Landa, in fondo si vede Almeida, terzo in classifica

«Abbiamo un’ottima atmosfera in squadra – spiega Hirt – potrei dire che siamo amici. E quando hai un gruppo di persone con cui ti piace anche passare il tempo, puoi arrivare a bei successi. Credo che questa sia la cosa più importante. Di sicuro è la più grande vittoria della vita. Prima ero un corridore al servizio di grandi leader sulle montagne (Hirt ha corso per due anni con l’Astana, lavorando per Lopez e Fuglsang, ndr). Al Giro ho sempre avuto una possibilità di andare in fuga e ho sempre cercato di sfruttarla. Quest’anno sono più libero, sono anche ben preparato. Ho vinto il Tour of Oman a inizio stagione e mi fa piacere per una volta pensare a me stesso».

Un mese in Colombia

Non ci sono segreti, insomma. Quanto alla preparazione, viene fuori alla fine di questa chiacchierata che Hirt ha trascorso quasi un mese prima del Giro in Colombia, a Boyaca: la regione di Quintana e Lopez.

«Nella seconda parte del Catalunya – dice – mi sono ammalato. Ho avuto la febbre a 40, sono rimasto a casa per una settimana e quando ho ricominciato, è stato come riprendere dopo la sosta invernale. Ero certo che in altura avrei ritrovato la forma e così è stato. Non credo di sapere come si vince. Sono solo ben allenato e ho perso un po’ di peso. Penso di avere una buona forma e ho voluto approfittarne. Il segreto in questi casi è non arrendersi e continuare a provarci. Più volte ci provi e più aumentano le chance di vincere.

«Quando ho iniziato a pensare pensare che la tappa fosse persa, ho detto a me stesso: “Pensa a pedalare. Non ti capita così tante volte di entrare nella fuga giusta, cerca di fare il tuo meglio!”. Non ho cambiato nulla, sono piuttosto conservatore. Cambio poche cose, non mi piacciono i grandi cambiamenti».

Per il suo Paese

Il finale è un pensiero per il suo Paese. La Repubblica Ceca non ha più tanti corridori in gruppo, tolti Barta, Stybar, Cerny e pochi altri.

«Non sono certo io – dice Hirt – il ciclista più famoso del mio Paese. Ma sono felice di aver potuto vincere anche per la mia gente. Da noi il ciclismo è molto popolare, spero che questa vittoria motivi i ragazzi e li spinga a correre in bicicletta».