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Montichiari, Spresiano e altro. Presidente, ci dica tutto…

10.09.2023
5 min
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Villa, nella sua disamina dei mondiali juniores, aveva preso spunto per ribadire come il nostro movimento su pista, nel suo cammino verso Parigi 2024, sconti il fatto di non avere un velodromo disponibile per organizzare gare internazionali. Montichiari grazie a una deroga è a disposizione per gli allenamenti della nazionale, ma questo non basta perché per gli azzurri mancano in questo modo occasioni di confronto.

Le parole del cittì azzurro hanno messo il dito su una piaga molto ampia: qual è la situazione degli impianti in Italia? Di Montichiari si è detto, ma da tempo si parla dei lavori di Spresiano, a un certo punto bloccati e oggetto di forti polemiche. Poi ci sono varie città che a parole si dichiarano disponibili per approntare impianti, ma qual è la realtà? Noi siamo voluti andare direttamente alla fonte per analizzare il problema, trovando disponibilità massima nel presidente della Fci Cordiano Dagnoni, chiamato a dare risposte reali, rifuggendo dal politichese.

L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
Presidente, partiamo da Montichiari e dalle parole di Villa…

La storia dell’impianto lombardo è nota a tutti, Montichiari paga vicissitudini lontane nel tempo che avevano portato anche al suo sequestro, mettendo in grave difficoltà tutto il settore. Ora è autorizzato il suo utilizzo solo per le varie nazionali, ma dobbiamo muoverci per risolvere la situazione e lo stiamo facendo.

Come?

La Regione Lombardia ha stabilito un importante contributo economico per procedere a lavori di messa a norma, esattamente come avviene per le case, quando bisogna adeguare impianti elettrici, idraulici e quant’altro. Nel nostro caso ci sono adempimenti da fare e si è cominciato con il rifacimento delle balaustre che è già in corso. Il programma di lavori prevede la messa a norma dell’impianto d’illuminazione, antincendio, antisismico, fra 15 giorni inizieranno anche lavori nei locali sottostanti che per fortuna non riguardano l’attività dei ragazzi sulla pista.

C’è una tempistica?

Quando i lavori sopra nominati saranno conclusi dovremo avere la certificazione di prevenzione incendi e con essa, penso che per l’inizio del 2024 potremo accogliere a Montichiari le scuole ciclismo e gli amatori. A seguire dovremmo avere l’autorizzazione alla presenza di pubblico e a quel punto potremo anche organizzare gare. Dico la verità, avrei voluto che tutto ciò fosse anticipato per poter allestire anche l’attività invernale a Montichiari, spero che almeno in conclusione della stagione si possa far qualcosa.

Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Pensa che comunque ci sarà possibilità di allestire qualche evento prima di Parigi 2024?

Io credo che almeno un paio di occasioni ci saranno, chiaramente trovando accordi anche con l’Uci e date compatibili nel calendario, ma io ci terrei anche che i prossimi campionati italiani si possano svolgere a Montichiari, su un impianto completamente a norma e con le caratteristiche utili per testare i ragazzi in vista dei Giochi. Gareggiare all’aperto, su piste in legno non è certo la stessa cosa. Ma c’è anche altro in ballo…

Ossia?

Tramite i fondi del PNRR, avremo a disposizione 3-4 milioni per costruire nelle adiacenze del velodromo una struttura con foresteria, mensa, studio medico. Potremo così avere il primo Centro di Preparazione Olimpica anche per il ciclismo e questo sarà un enorme passo in avanti.

Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Qual è la situazione di Spresiano?

Qui andiamo a toccare note dolenti. La situazione economica italiana non induce all’ottimismo. Venendo allo specifico, per completare i lavori servono almeno 15 milioni: il Comune di Spresiano con un enorme sforzo è pronto a garantirne 5, il resto dovrebbe metterlo il Governo. Noi abbiamo avuto rassicurazioni in merito, ma è davanti agli occhi di tutti come si sta procedendo con tagli in ogni campo e abbiamo timore che i tempi si allunghino ulteriormente e di molto.

Il vostro referente presso il Governo, per portare avanti le vostre istanze per un impianto che avrebbe un grande peso specifico, è il Ministro dello Sport Abodi?

Il ministro sa bene la situazione, ma non può fare molto essendo un dicastero senza portafoglio. Le “chiavi” della vicenda in questo caso le ha il Ministro dell’Economia Giorgetti, chiaramente Abodi si è fatto carico delle nostre aspettative ed esigenze, anche perché avere Spresiano sarebbe molto importante proprio nell’ottica di allestire eventi. Montichiari al massimo può ospitare 1.000 spettatori, a Spresiano potrebbero accoglierne già 2.500…

La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
Ci sono altri progetti in cantiere?

Da quando sono diventato presidente mi sono state proposte molte idee, alcune molto interessanti. Ma dove c’è l’area disponibile non ci sono i fondi, dove ci sono i soldi non c’è lo spazio, magari ci sono gli investitori ma non c’è un progetto adeguato… Con il presidente del Coni Malagò ne abbiamo parlato, l’importanza di avere impianti su pista sarebbe strategica anche per il discorso sicurezza.

Proprio a tal proposito, ok i velodromi, ma che cosa si può fare per fornire ai genitori impianti più a misura di bambino, come bike park di mtb o impianti per la bmx?

Su questo tema ho intenzione di muovermi soprattutto con i presidenti dei comitati regionali, in particolare con quelli al Sud, per trovare spazi e andare a colmare una lacuna, quella degli impianti di Bmx, ormai storica. Sono costruzioni che hanno costi molto contenuti, se si vuole allestire qualcosa per dare sicurezza ai bambini e soprattutto ai genitori, che così potrebbero portarli come si fa con le piscine. Mi viene sempre in mente l’esperienza di Radaelli, campione del mondo junior: si allena a Garlate, dove non c’era la rampa di partenza (che è la parte che costa di più). I responsabili della società hanno costruito una rampa artigianale con riporti di terra ed è stata più che sufficiente. Vediamo quel che si potrà fare, la strada per un ciclismo più sicuro passa anche da qui.

Mondiali in pista, scelte complicate per il cittì Villa

02.08.2023
5 min
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MONTICHIARI – «Mi auguravo di arrivare ai mondiali in pista con qualche certezza in più. Non sono giorni facili per fare le scelte giuste». Quando ieri Marco Villa ha chiuso la valigia per Glasgow ci ha messo dentro una bella dose di speranza. Parlando col cittì della pista il giorno prima della partenza per la Scozia (gli azzurri sono arrivati nella serata di ieri) abbiamo notato una comprensibile tensione per un intreccio di motivi.

La vigilia di questa rassegna iridata – che vale il pass olimpico per Parigi 2024 e tanto altro – appare più sentita delle altre. A Glasgow il quartetto italiano (che di fatto determinerà le convocazioni per le Olimpiadi poiché si potranno portare solo cinque atleti per le tre specialità in programma) vuole ritornare all’oro con gli uomini e confermarlo con le donne. Tenendo in considerazione tutte le altre discipline, normale quindi che si tenga a fare un gran mondiale. Tuttavia siamo certi che, conoscendo lo stesso Villa, come sempre troverà la soluzione più adeguata assieme al suo staff. E la chiacchierata con lui inizia mentre arriva la sua lista dei convocati. Consonni, Galli, Ganna, Lamon, Milan, Moro, Scartezzini e Viviani per gli uomini. Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni, Guazzini, Martina Fidanza, Paternoster e Zanardi per le donne

Villa con gli uomini ha tante combinazioni per le varie discipline. Col quartetto si punta a tornare in vetta al mondo
Villa con gli uomini ha tante combinazioni per le varie discipline. Col quartetto si punta a tornare in vetta al mondo
Marco com’è andato l’avvicinamento finale?

Onestamente devo dirvi che sono un po’ spiazzato. I mondiali li ho sempre sentiti e quello che inizia domani (il programma pista andrà fino al 9 agosto, ndr) non fa differenza perché credo sempre fortemente nel gruppo. Dico solo che avrei voluto avere più tempo per fare e vedere più allenamenti con i miei ragazzi. Quest’anno non ho mai avuto a disposizione tutti gli atleti prima degli eventi. Arrivavano tutti sfalsati e abbiamo dovuto fare di necessità virtù. Con gli uomini è andata meglio, ma ad oggi, ad esempio, non saprei chi scegliere per le varie discipline, soprattutto per le donne. Non sto piangendo sia chiaro, non l’ho mai fatto, ma dico che lavorare così è più complicato.

Colpa della sovrapposizione dei calendari?

Certo, non agevola averceli così pieni. Diventano un problema e questo ce l’ho avuto più con le ragazze. Col loro gruppo non si è ancora trovato il sistema giusto. Forse il WorldTour femminile ha disorientato tutto il movimento e di conseguenza anche le nostre atlete. Far combaciare pista e strada per noi è stato molto difficile. Talvolta mi è sembrato che se non fossi stato io a chiamarle, loro non sarebbero venute in pista. Ma le ragazze sanno che io ci sono sempre. Vorrei che quando hanno 4-5 giorni di riposo a casa, almeno uno lo facessero a Montichiari.

Col gruppo femminile Villa ha avuto poco tempo per togliersi i dubbi su chi schierare nel quartetto e nelle altre specialità
Col gruppo femminile Villa ha avuto poco tempo per togliersi i dubbi su chi schierare nel quartetto e nelle altre specialità
E’ una questione di metodo da assorbire?

Direi di sì. L’esempio degli uomini è lì, che insegna come si deve fare. Ripeto, forse con le donne c’è stato meno tempo per apprendere il sistema, ma siamo tutti professionisti. Non abbiamo bisogno di essere sollecitati. C’è un traguardo da raggiungere come l’Olimpiade e quello deve essere uno stimolo per tutti. Se a Glasgow andrà tutto bene, significa che quello sarà un punto di partenza per Parigi, altrimenti sarà un ulteriore stimolo a lavorare in maniera ancora più proficua.

Temi di poter restare fuori da Parigi con le ragazze?

Non sono preoccupato di non andare alle Olimpiadi con loro perché, ripeto, in questo gruppo ci credo. Credo in tutti, uomini e donne. Adesso il mio pensiero principale è quale quartetto femminile schierare perché non abbiamo fatto una prova vera e propria. Ho una mia idea in testa, come sempre, ma avrei preferito avere conferme. Purtroppo anche i campionati italiani in pista hanno avuto una partecipazione misera. Li hanno messi tra tricolori su strada e Giro Donne, molte ragazze non potevano esserci. Però ringrazio anche chi li ha organizzati, perché magari non ci sarebbero stati nemmeno quelli. In generale ci sono tanti problemi che stiamo cercando di risolvere.

Questione allora di quelle famose scelte? Col tuo lavoro in questi anni hai dimostrato di avere un credito di credibilità, se ci concedi il gioco di parole…

Ma io con il credito non ci voglio lavorare (sorride, ndr). Io lavoro sempre per prendere le migliori decisioni possibili con tutti. Staff e corridori. Stavolta la mancanza di tempo ci condiziona e mi fa sorgere qualche pensiero in più. L’unico lato positivo, se così possiamo dire, è che questi mondiali di agosto sono una prova generale per Parigi. Sappiamo quindi come dovremo organizzarci per l’anno prossimo.

Obiettivo oro. Jonathan Milan a Glasgow ha scelto la pista, correrà l’inseguimento individuale e a squadre
Obiettivo oro. Jonathan Milan a Glasgow ha scelto la pista, correrà l’inseguimento individuale e a squadre
Oltre al tuo staff anche gli atleti potrebbero aiutare il cittì Marco Villa a sceglierli o meno?

Il confronto fra noi c’è sempre stato, per me è la base. C’è sempre molta trasparenza e so di poter contare su loro. Solitamente sul tavolo metto i tempi e le mie sensazioni, loro invece mi confermano o meno queste impressioni. Stavolta c’è poco da mettere sul tavolo, sia da parte mia sia da parte loro. Ci baseremo su quello che abbiamo.

A Glasgow utilizzerete tutti i materiali nuovi?

Dobbiamo presentarli, ma soprattutto dovremo usarli per testarli in vista di Parigi. Abbiamo telaio, manubrio, ruote e altre materiali nuovi, ma non è detto che sommati tutti assieme ci facciano andare più forte. Vedremo però quali combinazioni adottare. Anche queste fanno parte di quelle scelte di cui stiamo parlando. Ed anche in questo caso ho le mie idee in testa. Speriamo vada tutto bene.

Il rientro di Balsamo. Tanta fatica e feeling da ritrovare

01.08.2023
4 min
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MONTICHIARI – Il suo è stato uno dei rientri più attesi. Il brutto infortunio occorso a fine maggio a Elisa Balsamo aveva condizionato in un colpo solo i pensieri iridati dei cittì delle nazionali strada e pista. Ora la cuneese è tornata a disposizione e ha tanta voglia di essere utile alla causa.

Si è data tanto da fare la 25enne della Lidl-Trek negli ultimi due mesi. Parte del suo recupero lo abbiamo trattato con Elisabetta Borgia pochi giorni fa. Balsamo ha ripreso al Tour Femmes. Una partecipazione senza alcuna velleità, non poteva essere altrimenti. Un bel quinto posto in volata al terzo giorno di gara comunque lo ha ottenuto, prima di abbandonare dopo la sesta tappa per non compromettere il cammino della seconda parte di stagione, che inizia con i mondiali di Glasgow. A Montichiari, Balsamo lavora sia nella palestrina del velodromo che in pista con esercizi specifici. Tra uno e l’altro, parte il nostro botta e risposta mentre sta mangiando una barretta.

Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Dopo il rientro al Tour, il programma di Balsamo prevede mondiali, un paio di gare a tappe e altre semi-classiche
Elisa, masticare ti dà ancora fastidio?

No, adesso riesco abbastanza bene. Solo i cibi estremamente duri e croccanti, come ad esempio una mandorla, ancora non riesco a morderli bene. Per il resto devo dire che ho sistemato quasi tutto. I denti non sono tutti a posto, ma quelli per la masticazione sono stati sistemati.

Com’è stato alimentarsi in gara dopo un incidente come il tuo?

Non è stato facile. Per fortuna ora ci sono tanti prodotti morbidi, tipo gel o gelatine, che sono più semplici da mangiare. Poi si usano tanto le maltodestrine nelle borracce, quindi anche quello aiuta a tenerti alimentato. I panini soffici o le rice cake riesco a mangiarli più fuori dalla bici, perché posso masticarli con calma. Per la verità al Tour nei momenti tranquilli della tappa ci ho provato e mi sono allenata anche su quel tipo di gesto.

A livello posturale invece come va?

L’osteopata ha dovuto lavorare parecchio. Con la mano non sono ancora a posto al cento per cento. Mi fa ancora un po’ male e la posizione in bici non è perfetta, con le relative conseguenze. Si sa che il corpo è tutto collegato. L’impatto che ho preso in faccia ha avuto ripercussioni nella parte posteriore del fisico, tra cervicale e schiena.

In Francia com’è andata?

Sono andata al Tour per fare fatica. Ci voleva. Sono partita con sole tre settimane di allenamenti, non potevo aspettarmi altro. Ho fatto qualche giorno di recupero appena tornata dalla Francia. Spero che tutto il lavoro fatto finora venga fuori a breve.

Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Balsamo al Tour è rientrata con diversi obiettivi. Fare fatica e ritrovare feeling in gruppo e sulla bici
Ai mondiali sarai impegnata in pista e strada?

Sì, anche se stiamo aspettando ancora qualche conferma. Su strada ho parlato con Paolo (il cittì Sangalli, ndr) e in teoria dovrei essere in squadra. In pista invece dobbiamo capire con Marco (il cittì Villa, ndr) chi correrà e quali saranno le specialità, ma sapremo tutto in questi ultimi giorni prima dell’inizio del mondiale.

Sangalli ci aveva detto che il circuito era perfetto per te

Sicuramente non ci arrivo con la condizione che avrei voluto. Sappiamo che ad un mondiale devi essere al 110 per cento quindi arrivarci all’80 per cento potrebbe non bastare. Però alla fine secondo me sarà un mondiale molto particolare. Ci sono tante curve, quasi certamente potrebbe piovere e questi fattori potrebbero rimescolare le carte in gioco. Le corse di questo tipo possono diventare molto imprevedibili. Io cercherò di fare del mio meglio con la condizione che ho, anche perché non si può fare diversamente (sorride, ndr).

Come hai vissuto la convalescenza?

Ho sempre cercato di essere ottimista, fin dai primi giorni. La voglia di tornare era tanta. E’ quella che mi ha spinto ad avere un recupero veloce. Anche il chirurgo non credeva ai propri occhi quando dopo un mese riuscivo a muovere la bocca abbastanza bene. Non se lo aspettava proprio, ma io mi sono impegnata tanto nella fisioterapia. Non è stato semplice però l’obiettivo di rientrare al Tour mi ha aiutato sicuramente.

Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ulitmissime prove pre-mondiali a Montichiari per Balsamo (qui con Consonni) sotto le indicazioni del tecnico Masotti
Ti ha lasciato un po’ di paura questo infortunio?

In gruppo mi sono trovata abbastanza bene. Sicuramente in discesa o dove le velocità sono molto alte la sento ancora un po’, più che altro per la paura stessa di ricadere e farmi di nuovo male dopo la prima volta. Tuttavia uno degli obiettivi del Tour era quello di tornare per ritrovare un buon feeling in corsa. Per il momento penso di esserci riuscita abbastanza bene.

Qual è il programma di Elisa Balsamo dopo il mondiale?

Farò il Tour of Scandinavia ed il Simac Tour tra fine agosto ed inizio settembre. Potrei disputare anche Plouay ma valuteremo con la squadra. Poi correrò le gare in Italia e credo anche l’europeo. Per fortuna dopo Glasgow non finisce la stagione. Speriamo che arrivi ancora qualche bella soddisfazione.

Le critiche di Villa e una suggestione: «Torna la Sei Giorni»

16.02.2023
5 min
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Uno dei grandi pregi di Marco Villa, tale da renderlo uno dei più acclamati e vincenti tecnici azzurri omnisport, è il fatto che, analizzando un evento, vada al di là dai successi e delle medaglie per mettere l’accento su quel che non ha funzionato. L’Italia a Grenchen ha portato a casa 7 medaglie, di cui ben 5 provenienti dalle discipline olimpiche (più che nell’edizione precedente di Monaco 2022), ma il cittì azzurro ha tenuto a fine manifestazione a sottolineare quello che servirebbe all’Italia per salire ancora di livello.

Villa ha messo il dito sulla piaga degli impianti. Montichiari dal 2018 (e neanche per tutto il tempo a seguire) è stato utilizzabile per gli allenamenti, ma non è regolarizzato a norma di sicurezza per l’organizzazione di gare e questo rappresenta un grave handicap nella preparazione invernale.

«Durante l’inverno Nazioni come Gran Bretagna o Danimarca fanno un’attività regolare – afferma il tecnico azzurro – allestiscono anche i campionati nazionali e quindi sono arrivate agli europei molto più rodate. Noi abbiamo bisogno che i ragazzi e ancor di più le ragazze facciano attività d’inverno, perché gli allenamenti sono una cosa, ma certi meccanismi li acquisisci solo gareggiando».

Il velodromo di Montichiari non è ancora agibile per le gare. Lo sarà per il prossimo inverno?
Il velodromo di Montichiari non è ancora agibile per le gare. Lo sarà per il prossimo inverno?
C’è possibilità che il nodo Montichiari possa essere sciolto in tempo per il prossimo inverno, per impostare nella maniera migliore la preparazione olimpica?

Ne ho parlato con il presidente Dagnoni che mi ha garantito che farà tutto il possibile per rendere l’impianto pienamente operativo. Ma non solo: abbiamo anche parlato – ed è sua ferma intenzione – di allestire a Montichiari una prova in più giornate. L’obiettivo sarebbe una vera Sei Giorni, ma magari anche avere 3 o 4 giorni di gare sarebbe utilissimo. E magari portare a Montichiari nei mesi freddi anche i campionati nazionali darebbe un motivo in più per partecipare. Non parliamo solo di impianti, infatti, perché il problema è più profondo.

In che misura?

Guardate l’edizione dei tricolori dello scorso anno a San Francesco al Campo: vedere gare di omnium con 10 corridori, una madison con sole 5 coppie fa davvero male, non rispecchia le potenzialità del nostro movimento. Non ho visto in quell’occasione un solo team under 23 che abbia portato un ragazzo a gareggiare. Inutile girarci intorno: è ancora un problema di cultura, la pista viene da molti dirigenti vista come un fastidio e questo è profondamente sbagliato.

Consonni è stato il grande protagonista di Grenchen, con 2 ori e 2 argenti
Consonni è stato il grande protagonista di Grenchen, con 2 ori e 2 argenti
Molti lamentano di non avere l’attrezzatura…

E’ un falso problema. Per i campionati giovanili, che si svolgevano a Noto e quindi non proprio dietro casa, abbiamo portato in Sicilia due pullmini pieni di bici e i meccanici della nazionale. Bastava fare richiesta e si poteva gareggiare con le bici appropriate e il giusto seguito tecnico. Il problema non è certo quello. Io penso che se potessimo fare attività invernale, quindi lontano dalla stagione su strada, ci sarebbero molte più possibilità, oltretutto per gli atleti sarebbe una perfetta aggiunta alla preparazione. CI stiamo muovendo in tal senso.

Nelle analisi post evento hai sottolineato come nelle specialità tecniche siamo stati deficitari in alcuni aspetti…

C’è una mancanza di abitudine a certi tipi di sforzo: in finali come quelle di Grenchen devi sopportare fatiche oltre il limite, la gara ti abitua ad affrontare quei 10″-15” dove devi tenere duro per fare la differenza. Nella gara della madison femminile ad esempio ho visto tanti errori, cambi sbagliati nella fase centrale nei tempi e nei modi, l’ultima volata fallita perché è mancato il cambio finale quando si poteva anche agguantare l’argento. Tutto ciò è normale, se non provi in gara ripetutamente. Nell’avvicinamento alle Olimpiadi bisognerà affinare i sincronismi e migliorare la tecnica se vorremo competere per le medaglie. C’è poi un altro problema…

Per Guazzini e Balsamo un bel bronzo nella madison, ma per Villa c’è ancora molto da lavorare
Per Guazzini e Balsamo un bel bronzo nella madison, ma per Villa c’è ancora molto da lavorare
Quale?

Per gareggiare nelle specialità serve che ragazzi e ragazze ottengano 250 punti Uci, ma durante la stagione su strada trovare il tempo per gareggiare su pista non è facile. Avere delle occasioni invernali risolverebbe la questione senza colpo ferire e darebbe la possibilità di affinare la pratica.

A proposito di errori, la finale del quartetto maschile a dispetto della vittoria ha mostra anche qualche errore. Che cosa hai detto ai ragazzi?

Quest’anno abbiamo con noi il Gruppo Performance che consente di rivedere ogni singola gara al video nel minimo dettaglio. L’abbiamo esaminata minuziosamente e ho mostrato loro quel che non è andato: con Lamon abbiamo deciso di cambiare qualcosa rispetto a Tokyo, ora fa due giri e mezzo di lancio invece di due, il che gli consente di spendere ancora qualcosa per lanciare il quartetto, ma chiaramente va a discapito della sua seconda parte di rilancio. Bisogna dargli il tempo per recuperare, ma a Grenchen non è stato fatto, perché Milan e Ganna non hanno cambiato nei tempi giusti. Bastava tirassero mezzo giro meno a testa e avrebbero dato a Francesco la possibilità di dare un secondo strattone prima di staccarsi. Sono cose che abbiamo rivisto con i ragazzi, per capire dove hanno sbagliato e che cosa fare le prossime volte.

Villa e il quartetto olimpionico: nella finale vinta non tutto è andato liscio
Villa e il quartetto olimpionico: nella finale vinta non tutto è andato liscio
Sei soddisfatto della trasferta elvetica?

Certamente, il bilancio è lusinghiero, soprattutto per i quartetti che servono per stabilire le quote di qualificazione per Parigi 2024. Io ribadisco: voglio andare in Francia con l’obiettivo di 6 medaglie, Consonni ha dimostrato che possiamo essere competitivi dappertutto. Ma dobbiamo lavorare tanto perché succeda.

Ora si riparte…

Domenica voliamo a Jakarta in Indonesia per la prima tappa di Nations Cup e per formare la nazionale ho avuto bei problemi. Basti pensare che per le ragazze avrò a disposizione solo Fidanza e Zanardi del gruppo di Grenchen, per il resto mi sono affidato alle under 23. In campo maschile toccherà a Lamon, Bertazzo, Scartezzini, Pinazzi e Boscaro correre il quartetto, anche Moro resta a casa per sfruttare la buona condizione su strada. Ma non andiamo certo per essere semplici comparse…

Dove vanno gli juniores? Parola al cittì Salvoldi

15.02.2023
8 min
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Salvoldi non ha mai staccato. Dopo il primo anno sull’ammiraglia azzurra degli juniores, già all’indomani dei mondiali di Wollongong, il tecnico bergamasco ha dato via a una serie di test fra Montichiari e Roma. E da metà dicembre, ha iniziato con raduni di due giorni a Montichiari, che andranno avanti sino alla fine della scuola.

Le sue valutazioni sul movimento italiano insistono su un doppio binario sin troppo evidente. Quello dei corridori più maturi che meritano esperienze di maggior consistenza. E quello degli altri che hanno il diritto di crescere per step meno impegnativi. Gli juniores sono materiale sensibile, per cui gli abbiamo rivolto mille domande per avere il suo punto di vista.

Dopo anni con la nazionale femminile, dallo scorso anno Salvoldi è alla guida degli juniores azzurri
Dopo anni con la nazionale femminile, dallo scorso anno Salvoldi è alla guida degli juniores azzurri
L’anno scorso di questi tempi eri un po’ nella nebbia, cosa hai capito di questo mondo?

Ho conosciuto di più le persone e anche i numeri della categoria. Rispetto allo scorso anno su pista abbiamo iniziato prima. Sto cercando di vedere più ragazzi, utilizzando Montichiari come sede di allenamento. E’ chiaro invece che correre su pista a livello internazionale non è per tutti, ma come mezzo di preparazione girare in velodromo è davvero utile.

Per capire: quanto di questo lavoro è funzionale all’attività di alto livello su pista e quanto invece all’allenamento in generale?

Diciamo che fra i tanti che stiamo facendo allenare, ci sono anche i ragazzi che poi probabilmente correranno nei grandi appuntamenti. C’erano già lo scorso anno, perché erano quasi tutti atleti del primo anno. Il discorso della pista è legato alla continuità nel frequentarla, oltre ad essere funzionale all’attività preponderante che è la strada. E’ importante iniziare un processo di adattamento anche per dare ricambio alla squadra superiore.

Ai recenti europei di Grenchen, Villa ha ravvisato problemi nelle specialità di gruppo.

In effetti anche a livello internazionale manca un buon calendario, necessario per affinare la tecnica. Parlo specificatamente della madison, anche se fra i primi anni ce ne sono alcuni con attitudini e più preparazione. Una struttura come Montichiari in questo momento della stagione diventa fondamentale. Le altre che abbiamo in Italia sono sì utili, però quando inizia la stagione su strada diventa difficile fare tutto.

Il quartetto iridato a Tel Aviv, da sinistra Raccagni (riserva), Giaimi, Delle Vedove, Fiorin e Favero (foto Uci)
Tre componenti del quartetto iridato a Tel Aviv, da sinistra Raccagni, Giaimi e Delle Vedove (foto Uci)
Lavori a contatto con Villa, oppure ci sarà un trapasso di dati a fine stagione? 

Invio sempre a Marco tutte le valutazioni che facciamo. E succede spesso che negli allenamenti sia presente anche lui, compatibilmente con i suoi programmi. Sul metodo invece, iniziamo a proporre il protocollo di allenamento che viene applicato dalla squadra superiore.

Torniamo ai tuoi ritiri: ci sono anche per gli stradisti?

Per loro abbiamo inserito dei mini raduni una volta al mese, che però servono per creare aggregazione e formare il gruppo. Un po’ meno per la preparazione, perché comunque la categoria è ben strutturata. I ragazzi sono seguiti da direttori sportivi e preparatori, per cui come nazionale cerchiamo di essere un supporto. Mentre la parte di formazione del gruppo è una cosa che mi piacerebbe portare avanti. Una squadra si forma con la quotidianità, anche al di fuori del momento della gara o dell’allenamento. E intanto passa il messaggio che anche in nazionale, come nei team di cui fanno parte e come inevitabilmente gli sarà richiesto nel prossimo futuro, il ciclismo su strada è uno sport di squadra.

Fate tutto a Montichiari?

C’è la logistica migliore. Oltre ad avere il magazzino vicino, ho pensato che andare molto lontano per due giorni non fosse funzionale. E poi perché in caso di maltempo, abbiamo la pista a disposizione. Quando invece è bello, arriviamo sul lago di Garda e si va alla grande. Ad aprile invece ci sarà una prova di Nations Cup a Siena e allora probabilmente il raduno lo faremo in Toscana.

Gualdi, Zordan, Belletta, Savino e Scalco, mondiali 2022: ad eccezione del primo, sono già tutti in team di sviluppo e continental
Gualdi, Zordan, Belletta, Savino e Scalco, mondiali 2022: ad eccezione del primo, sono tutti in team di sviluppo e continental
Hai la percezione di lavorare con atleti sulla porta del professionismo?

Vista con gli occhi dei nostri ragazzi, è proprio così. La loro aspettativa è quella di finire nel Devo Team di una WorldTour. Ormai sono 2-3 anni che quelle squadre hanno la squadra Under 19 e probabilmente questo diventerà sempre più diffuso. Cioè il fatto di andare a ricercare il talento sempre prima.

Abbiamo letto numeri e tue valutazioni sul raffronto fra i nostri juniores e quelli del resto d’Europa…

Mi hanno messo in bocca parole senza averne parlato direttamente con me. Ai campionati italiani di ciclocross lo avevo accennato anche a Lorenzon. Gli avevo detto che non è una ricerca pubblicabile, perché si riferisce a numeri troppo ristretti di atleti di vertice. Non è corretto trarre alcun tipo di conclusione, si può fare al massimo qualche riflessione. Ma in una categoria come la nostra, con numeri che gli altri non hanno e dove c’è una gran parte di attività con forte vocazione promozionale, certi modelli non sono estendibili. Chi era presente lo sa benissimo. Davvero non voglio leccare i piedi a nessuno, ma nella categoria ci sono veramente dei bravi direttori sportivi.

Che rapporto c’è fra te e i tecnici?

C’è una condivisione di opinioni su dove stia andando la categoria, in correlazione al passato e alla realtà internazionale. Trovo molta corrispondenza. In Italia abbiamo un calendario regionale e nazionale molto forte e un gruppo di atleti ancora molto numeroso. Per quanto riguarda il vertice, dobbiamo essere bravi, soprattutto come Federazione, nell’offrire qualche possibilità ai migliori e a chi è già pronto al confronto internazionale. Dobbiamo farlo in modo continuativo e non limitato. Questo, al netto di come la penso io e come la pensiate voi, perché il mondo va in questa direzione.

Quindi per i più forti si potrebbe immaginare un’attività più qualificata in maglia azzurra?

Secondo me sì. Invece fino a qualche tempo fa c’era un regolamento, che limitava i migliori e in un certo senso li obbligava al confronto verso il basso. L’attività regionale è perfetta per i grandi numeri e per aspettare tutti quelli che non siano ancora formati. Al contrario, quelli che potenzialmente possono sostenere un’attività di livello più alto, perché non devono avere prospettive superiori?

Il CPS Team la settimana prossima andrà a correre in Francia per due giorni. Le squadre iniziano a muoversi?

Ecco, prendiamo il loro esempio. Bardelli vuole andare a fare una due giorni, sabato e domenica. Il nostro regolamento gli impedisce di usare gli stessi corridori, per cui deve portarne via di più. E’ giusto costringere una squadra a queste spese? Abbiamo già modificato tanto, non so perché non si possano cambiare le cose in blocco. Magari però ci sono anche delle motivazioni opposte che per qualcuno hanno una logica.

Quando avrai la prima trasferta azzurra?

Alla Gand-Wevelgem, l’attività sarà come quella dell’anno scorso. Faremo tutte le Nations Cup in Europa. Poi mi piacerebbe fare un raduno di preparazione un po’ più lungo, prima dei mondiali che al momento è in stand by, ma credo che riusciremo a fare.

Il calendario delle trasferte 2023

La tabella che segue ci è stata fornita da Salvoldi e illustra il piano delle trasferte 2023 della nazionale juniores, fra strada e pista. Spicca il viaggio per i mondiali su pista a Cali, in Colombia. Al totale vanno aggiunti il ritiro che si svolgerà in Toscana prima dell’Eroica di aprile e quello di Montichiari prima della Coppa delle Nazioni di Sittard.

DataLocalitàGara
26 marzoGand (Bel)Gand-Wevelgem (UCI 1.1)
9 aprileParigi (Fra)Parigi-Roubaix (Nations Cup)
14-16 aprileGand (Bel)Gara internazionale pista
19 aprileSiena (Ita)Eroica (Nations Cup)
4-7 maggioTerezin (Cze)Corsa della Pace (Nations Cup)
20-21 maggioMorbihan (Fra)Trophée Morbihan (Nations Cup)
25-28 maggioLosanna (Swi)Tour de Vaud (Nations Cup)
27-29 maggioSingen-Dudenhofen (Ger)Gara internazionale pista
6 giugnoSaarland (Ger)LVM Sarland Trofeo (Nations Cup)
11-16 luglioAnadia (Por)Campionati europei pista
14-16 luglioBratislava (Svk)Nations Cup
28-30 luglioSittard (Ned)Watersley (Nations Cup)
5-11 agostoGlasgow (Gbr)Campionati del mondo strada
23-28 agostoCali (Col)Campionati del mondo pista
20-23 settembreDrenthe (Ned)Campionati europei strada
Non vinciamo un mondiale juniores su strada dal 2007 con Ulissi e nella crono dal 2019 con Tiberi. Invece in pista siamo freschi di diversi ori a Tel Aviv 2022. Come mai?

Non si può certo dire che su strada dipenda tutto dalla casualità, perché non è così. Però la variabile tattica nella categoria specifica degli juniores incide tanto. Poi c’è da valutare anche il ricambio generazionale, che magari in un biennio non è della stessa qualità e determina il risultato in base ai percorsi e agli atleti che hai a disposizione. C’è anche da dire che rispetto a un recente passato, il ciclismo è diventato anche molto più globale.

Resta da capire se il nostro obiettivo come nazionale sia fare risultato o formare i corridori di domani.

Entrambe le cose, una non è prioritaria rispetto all’altra. Gran parte dei percorsi delle Nations Cup, che sono quasi tutte gare a tappe, difficilmente coincidono con il percorso del campionato del mondo e sono collocate in periodi che non sono funzionali alla preparazione dei vari obiettivi. Quindi si corre per fare risultato. Sono gare in cui fare punti per avere più atleti ai campionati del mondo, così come per conoscere gli avversari, maturare esperienza e avere un confronto diretto con realtà diverse, che fa maturare. Credo che nessuno che faccia sport agonistico, in cui si misurano i progressi attraverso i risultati, non persegua il risultato. L’obiettivo che deve avere una squadra nazionale per elevare la qualità del movimento nazionale è il miglioramento dei singoli nel confronto con gli altri. E questo si ottiene anche attraverso i risultati.

E’ un fatto però che all’estero si vedano volumi di lavoro superiori ai nostri.

E’ difficile, non me la sento proprio di esprimere un giudizio a riguardo. Probabilmente dell’esasperazione c’è, perché anch’io sono sorpreso di certi volumi e certi allenamenti. A prescindere da una presa di coscienza della realtà, non sono d’accordo che il giorno dopo il mondiale quelli della Auto Eder facciano 230 chilometri. Sembra assurdo anche a me, però non mi permetto di giudicare se sia sbagliato o meno. Non credo però che sia stata un’improvvisazione.

La Auto Eder è la formazione Under 19 della Bora-Hansgrohe. Ha prodotto corridori come Uijtdebroeks e l’iridato Herzog
La Auto Eder è la formazione U19 della Bora-Hansgrohe. Ha prodotto corridori come Uijtdebroeks e l’iridato Herzog
Finora il solo ostacolo tecnico fra juniores e U23 erano i rapporti limitati. Ora che sono stati eliminati e che si accede al professionismo dagli juniores, non si potrebbe pensare che qualcuno voglia eliminare la categoria U23?

Che ci sia un’anticipazione è evidente e non so se si potrà intervenire attraverso delle regole. Su pista è un dato di fatto, nel senso che le distanze di gara o i tempi di riferimento sono comunque quelli. Nel ciclismo su strada, fa impressione pensare di poter passare da 18 anni in cui fai al massimo gare di quattro ore, a una gara a tappe di tre settimane o una Liegi-Bastogne-Liegi. Se così fosse (l’eliminazione della categoria U23, ndr), si dovrebbero tutelare di più gli juniores, magari allungando la categoria di un anno. Però, in effetti potrebbe sembrare proprio così.

A Montichiari gli ultimi ritocchi sulla strada di Grenchen

03.02.2023
5 min
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MONTICHIARI – «Se Giovanni è di buon umore, allora significa che sta girando tutto bene. E’ lui il nostro termometro». Ivan Quaranta ci accoglie a Montichiari con una battuta riferendosi a Carini, il meccanico azzurro, durante la nostra giornata in compagnia della nazionale della pista.

In effetti il morale che si respira nelle sale sotto al velodromo è buono. E’ un venerdì intenso quello che vivono il cittì Marco Villa assieme allo stesso Quaranta, Diego Bragato, Fabio Masotti ed il resto dello staff. E’ una giornata arricchita da altre figure tecniche. Sono gli ultimi giorni di lavoro prima della spedizione azzurra che partirà domenica pomeriggio per Grenchen, l’anello svizzero in cui si terranno gli europei (dall’8 al 12 febbraio) e teatro dell’Ora di Ganna.

Prove di partenza per il quartetto femminile nel velodromo di Montichiari, ormai a fine lavori
Prove di partenza per il quartetto femminile nel velodromo di Montichiari, ormai a fine lavori

Quartetto femminile

Alzini, Balsamo, Barbieri, Martina Fidanza e Paternoster iniziano la giornata riguardando le prove del giorno prima. Mancano Guazzini, presente ieri ma volata alla presentazione della sua Fdj-Suez, e Zanardi, impegnata in Spagna con la BePink. Loro due raggiungeranno le compagne nei prossimi giorni. Le cinque azzurre macinano giri di pista solidificando la loro intesa. Fanno dietro moto e simulano a più riprese partenza e trenate dell’inseguimento a squadre. C’è anche Confalonieri a fare ritmo dietro motore.

Giada Capobianchi, a Montichiari assieme a Miriam Vece, sarà impegnata nella velocità
Giada Capobianchi, a Montichiari assieme a Miriam Vece, sarà impegnata nella velocità

Velocità azzurra

La pattuglia di Quaranta si alterna in pista con le ragazze del quartetto e lavora sodo. Sono in sei, quattro uomini e due donne. Bianchi, Stefano Moro, Predomo, Tugnolo, Giada Capobianchi e Miriam Vece. Anche per loro c’è il turno al tavolo dello schermo per rivedere le prove delle proprie discipline. Sono sempre loro ad aver dato i primi feedback su alcuni nuovi materiali che useranno a Grenchen, fra tutti un manubrio speciale.

Bragato, Viviani e il cittì Villa discutono sulla trasferta degli europei
Bragato, Viviani e il cittì Villa discutono sulla trasferta degli europei

Uomini incompleti

Il gruppo maschile si formerà domani quasi per intero. A Ganna, Boscaro, Lamon, Pinazzi, Manlio Moro e Scartezzini, reduci dalla Vuelta a San Juan, sono stati concessi un paio di giorni di recupero dal viaggio intercontinentale. Solo Viviani, anch’egli di rientro dall’Argentina, ha preferito scendere in pista oggi fin dal mattino per sistemare un paio di accorgimenti, come il posizionamento. Nel pomeriggio poi il veronese della Ineos Grenadiers ha compiuto sessanta giri dietro moto in vista dell’omnium, mentre Bertazzo (pure lui in gara a San Juan) ha girato sia solo che assieme alle ragazze. A Grenchen si aggiungeranno anche Milan e Consonni, che arriveranno in dote dal Saudi Tour con ottime vittorie di tappa. Nel frattempo il cittì Villa avrà fatto le sue convocazioni.

Giornata collettiva

Diego Bragato, mentre ci offre un caffè, ci spiega l’importanza di una giornata in cui il gruppo può lavorare con altre figure tecniche fondamentali al raggiungimento delle prestazioni e dei risultati. Nel parterre di Montichiari l’ingegnere Luca Oggiano cura la parte della aerodinamica. Il centro BioMoove di Almese ha la sua postazione di biomeccanica. Fausto Fabioni e Mattia Michelusi lavorano sull’aspetto delle informazioni tecnologiche attraverso la telemetria. Poi c’è anche Salvato che consegna i body iridati ai quartetti.

«Di fatto è la prima volta – racconta il tecnico di Motta di Livenza – che ci troviamo tutti assieme, ma qualcosa di simile abbiamo già fatto in passato. L’idea è quella di farla ad inizio stagione o in altri casi eccezionali come potrebbero essere cadute gravi o eventi importanti. Curare così tanto i dettagli sta funzionando. Ai mondiali di agosto faremo le prove generali per le olimpiadi di Parigi perché saranno nello stesso periodo. Dovremo già sapere che materiali usare o cosa fare nel 2024. Questo europeo è importante per i punti che ci può dare in ottica qualificazione e per aprire un avvicinamento in ottica delle prove che stiamo facendo per ottimizzare i particolari».

Il briefing mattutino del quartetto femminile
Il briefing mattutino del quartetto femminile

Aspetto psicologico

Tra le varie figure c’è anche Elisabetta Borgia. Ormai ogni competizione si prepara prima di testa che di fisico.

«Sono giornate molte preziose – spiega la dottoressa piacentina – per oliare alcuni automatismi in vista dell’europeo sia in ottica individuale che di squadra. Testiamo non solo la preparazione fisica, ma anche l’approccio che si dovrà avere in gara. L’idea è quello di portare avanti un processo dando un significato a tutte le varie tappe da inizio stagione ai grandi eventi. Avvicinandoci all’europeo come in questo caso il lavoro diventa importante perché cresce il livello emotivo, perché cresce lo stress. Da una parte si lavora per massimizzare la prestazione, dall’altra per aiutare i ragazzi a rilassarsi. Ovviamente cambia fare questo lavoro a febbraio piuttosto che ad ottobre o agosto, come quest’anno quando ci saranno i mondiali. Le energie psicofisiche ad inizio stagione sono diverse che alla fine. Bisogna lavorare nel presente pensando nell’insieme alle fondamenta».

Savino, un altro italiano all’estero: «Vi spiego il perché»

11.10.2022
4 min
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La stagione agonistica è ai titoli di coda, le gare che mancano da qui alla pausa invernale si contano sulle dita d’una mano. E’ quindi il momento, seppur cautamente, di guardare agli impegni futuri e a quel che succederà. Il tema dei giovani con la valigia in mano è caldo, è proprio questo il periodo dell’anno dove si viene a scoprire chi e perché cambierà Paese. Uno dei ragazzi che andrà oltre confine, almeno a correre, è Federico Savino: neo promesso sposo della Soudal-QuickStep Devo Team (in apertura al Giro della Lunigiana, foto Scanferla). Parlando con il suo procuratore Massimiliano Mori sono emersi dei dettagli interessanti, così ci è sembrato giusto approfondire il tutto anche con lui. 

L’incontro tra Savino ed il suo procuratore Mori è avvenuto solamente ad agosto
L’incontro tra Savino ed il suo procuratore Mori è avvenuto solamente ad agosto
Che stagione è stata?

Innanzitutto l’ho affrontata con la giusta mentalità, ovvero quella di voler far bene e divertirmi, senza l’assillo di dover trovare squadra. Ho corso con la mente libera tutta la prima metà dell’anno e buona parte della seconda, facevo il mio per andare alle corse e fare bene. Proprio per questo modo di fare sono arrivato nella parte finale di stagione con le squadre italiane abbastanza piene. Di conseguenza è emersa la necessità di trovare un procuratore

Come mai le squadre erano già piene?

Non è che fossero piene nel senso di non avere spazio. Dovete sapere che in Italia abbiamo un regolamento che non permette alle squadre under 23 o continental di prendere più di 3 corridori che hanno realizzato più di 35 punti. Io, purtroppo o per fortuna, ne ho fatti più di 35 e quindi mi sono trovato a non poter andare nelle squadre che avevo in mente.

Una regola un po’ strana questa dei 35 punti…

Non saprei, le squadre, in virtù di questa regola, scelgono quelli che secondo loro sono i tre migliori che possono prendere. In più possono accaparrarsi qualche straniero, per loro questa regola dei 35 punti non vale. Mi sono trovato a piedi, in realtà se avessi voluto una squadra l’avrei anche trovata, ma in cuor mio avevo un po’ di ambizione e mi sono trovato bloccato.

Da qui la necessità del procuratore?

Ho cercato la figura del procuratore quando ho capito che il mio futuro, ciclistico, non sarebbe stato in Italia. Il procuratore, Massimiliano Mori, l’ho trovato ad agosto. Lui mi aveva già contattato prima, ma io avevo la scuola da finire e poi ci sono state un po’ di complicazioni che hanno fatto slittare il tutto fino ad agosto. 

Che tipo di attività ti aspetti di fare?

Mi aspetto di crescere, un conto è correre solo in Italia con gente che conosci, un conto è andare all’estero dove le cose sono completamente diverse. Sono pronto a farlo e mettermi in gioco.

Tu hai fatto anche pista quest’anno, continuerai?

Fare attività su pista non è il mio obiettivo principale, mi trovo bene a correre su strada e penso che sia il mio habitat naturale. E’ anche una questione di passione, sono 12 anni che corro su strada, mentre la pista ho iniziato a farla solamente da quest’anno. 

Per il giovane pisano non è facile coordinare tutti gli impegni e probabilmente abbandonerà l’attività su pista
Per il giovane pisano non è facile coordinare tutti gli impegni e probabilmente abbandonerà l’attività su pista
Come è entrata nel tuo mondo?

Ho fatto un test a Montichiari, sono stato selezionato per formare la squadra. Sono andato un po’ di volte ad allenarmi ed ho partecipato all’europeo su pista, è stata un’esperienza davvero unica che rifarei volentieri. 

La pista può insegnare molto, sei sicuro di volerla accantonare?

Sicuramente potrebbe insegnarmi ancora tanto, ma la pista toglie tempo all’attività su strada, sia in ore di allenamento che psicologicamente. Io abito a Pisa e per andare al velodromo di Montichiari, l’unico al chiuso vicino a casa mia, ci metto 6 ore di macchina tra andata e ritorno. Se avessi una pista vicina non avrei abbandonato questa disciplina così a “cuor leggero”. Paradossalmente – dice ridendo Savino, anche se la cosa è preoccupante non tanto per lui ma per le condizioni del ciclismo italiano – ci metto meno ad andare e tornare in giornata dal Belgio piuttosto che andare a Montichiari.

Anche per questo non ti trasferirai definitivamente?

Ho parlato anche con i diesse della Quick Step, andrò su in Belgio per dei brevi periodi, soprattutto in prossimità delle corse. Trasferirsi da solo non è semplice, farlo gradualmente è la cosa più giusta da fare, ed anche loro sono d’accordo con questa scelta. Anche perché per il momento ho ancora la scuola da finire, ci sarà tempo per fare tutto.

Sarà un’Ora molto rock, parola di Scartezzini

07.10.2022
6 min
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Mercoledì a Montichiari hanno fatto le prove generali con due quartetti, poi gli azzurri hanno continuato ad allenarsi per i mondiali. Come anticipato da Marco Villa, la partenza dei ragazzi per la Francia avverrà domenica mattina, all’indomani dell’Ora di Ganna (in apertura immagine Instagram/Ineos). Scartezzini racconta queste settimane non troppo diverse dal solito, con Pippo diviso fra il record e l’inseguimento, eppure non eccessivamente in pensiero.

«E’ tutto normale sinceramente – dice il veronese – conosciamo bene Pippo. Lunedì ha fatto la sua prova e poi da martedì ha lavorato con noi, non si pensava neanche al record dell’Ora. Non è cambiato niente, sinceramente, non pensava a quello che deve fare. Io sono in camera con lui, ma non è che sia lì a farsi mille pensieri. Parliamo di tutt’altro, non mi dice che deve fare la posizione, la tecnica, la tattica, girare. No, è molto sereno su quel lato».

Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Ai mondiali del 2021, Scartezzini e Consonni presero l’argento nella madison
Niente di strano?

Insomma, niente di particolare. Tranne che gli arrivano 1.000 interviste da fare da parte di varie testate importanti, ma quello è un altro discorso. Come pressione non ha niente, diciamo.

Come sta il quartetto azzurro?

Ci arriviamo con tre corridori sicuramente forti. Pippo, Milan e Manlio Moro. E poi Lamon. Anche se prima magari si poteva discuterlo, mercoledì in prova ha tirato fuori la grinta. Non lo dico perché sono suo amico, ma proprio perché l’altro giorno mi è piaciuto. Quindi abbiamo quattro nomi buoni. Poi c’è il solito discorso di come ci si arriva.

Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Moro 2022
Manlio Moro è uno dei nuovi possibili innesti del quartetto dopo gli ottimi europei di Anadia
Cioè?

Prendiamo Milan, per esempio, arrivato dalla gara a tappe in Croazia. Ha fatto due giorni di recupero e quando ha provato a fare la prova gara, si lamentava perché non andava. Era normale che fosse così, non era il fatto che non andasse, ma doveva assimilare del tutto la gara su strada. Infatti poi in prova è andato forte.

Ci parli della reazione di Lamon?

Si continuava a criticarlo, perché magari non era più lo stesso di Tokyo. Invece mercoledì “Lemon” ha fatto una bella prova e forse s’è anche ripreso la fiducia che agli europei gli era mancata. Quindi secondo me, quest’anno c’è un bel quartetto.

La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
La prova sui 35′ si è svolta lunedì, poi Ganna ha ripreso il lavoro per i mondiali (foto Instagram/Ineos Grenadiers)
E Scartezzini dove lo mettiamo? 

Nella madison assieme a Consonni. L’altro giorno Pippo ha fatto la battuta a Villa, dicendogli: «Sta attento, quest’anno che la stiamo preparando, sarà l’anno che fanno il flop». Con Simone ci siamo allenati bene settimana scorsa, martedì abbiamo fatto un altro bell’allenamento intenso, domani (oggi, ndr) ne abbiamo un altro. Arriviamo al mondiale avendola preparata e dopo aver girato un bel po’ insieme. L’anno scorso invece non avevamo preparato niente, sono sincero. Il discorso è che lavoriamo molto di più sul quartetto e poi le gare di gruppo sono una conseguenza. Invece quest’anno, Consonni ed io stiamo facendo più cose mirate. La gara di gruppo è diversa.

Per cui, riepilogando?

Ho la madison e mi piacerebbe anche fare la corsa a punti. Però vediamo. La settimana scorsa ero alla Tre Giorni di Aigle e pensavo di andare forte, invece c’è stato una giornata proprio no. Non mi era mai successo, però il giorno dopo mi sentivo già molto meglio. Ho analizzato e capito cosa potrebbe essere mancato, quindi non mi sono neanche allarmato. Infatti questa settimana a Montichiari sentivo di andare forte. Quindi, come pensavo, sto arrivando molto in crescita.

Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Dopo averla corsa a Roubaix nel 2021, Scartezzini riproverebbe volentieri la corsa a punti
Come sarà sabato fare il tifo per Pippo? 

Io faccio molto il vago, anche perché non so realmente quali saranno i programmi. Lui mi ha chiesto più volte se ci sarò, ma non ho saputo ancora cosa rispondergli. Poi magari, quando ci vede tutti lì, secondo me lui si libera ed è più tranquillo. Ma la prova di lunedì dice tanto. Ha fatto 35 minuti e ci siamo accorti che più siamo ignoranti a bordo pista, più lui si gasa. Quindi mettevamo la musica che dicevamo noi, visto che a lui piace. Perciò, quando e se magari ci vedrà tutti lì, anche con il suo amico che mette la musica, il supporto sarà forte e a lui questo darà tanto.

Tu lo faresti mai un record dell’Ora? Ti ci vedi per un’ora in pista a girare?

Allora, l’altra sera eravamo lì che lo guardavamo e dicevo: «Cavoli, sembra anche facile per come sta girando». Poi ho pensato al rapporto che aveva e mi sono detto che a girarlo mi verrebbe un gran mal di gambe. Anche ad andare regolari e provarci a farlo da fresco, farei fatica a girarlo. Perciò portarlo a quel ritmo… Ci siamo guardati con Lamon e ho detto che io non credo proprio che mi metterei a farlo.

Che rapporto aveva?

Davanti non so perché continuavano a cambiare, dietro aveva il 14. Ma non è tanto il rapporto. Vedi la pedalata e sembra che sia normale, poi vedi il tempo e capisci che sta girando proprio forte. Quindi capisci che non è un rapportino, ma un rapportone. E un conto è girare a 40 all’ora, un altro farlo a 60. Eppure lo guardi e sembra che sia facile. Gli ho visto fare un centinaio di giri e ho pensato che deve essere proprio una rottura di scatole. Non so a cosa si possa pensare in quelle fasi, neanche provo a immaginarlo. 

Ha provato in assetto da record, quindi col body giusto e tutto il resto? 

Ha provato tutto come dovrebbe essere sabato. La bici e tutto il resto. Ed è giusto che sia così. Un mese prima puoi essere più rilassato, però a cinque giorni dal tentativo deve essere tutto perfetto e tutto uguale al giorno di gara. Neanche puoi pensare di cambiare qualcosa, perché ormai quelle sono le scelte. Aveva tutto lo staff Ineos, sia quelli dell’aerodinamica sia Cioni.

Eppure è tranquillo.

Tranquillissimo, voi non lo sapete com’è davvero Pippo.

Fidanza sicura: dai mondiali a Parigi il passo è breve

05.10.2022
4 min
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Chi la ricorda dai giorni di Tokyo, ha ancora negli occhi lo sguardo contrariato e mesto di Martina Fidanza quando apprese di essere volata in Giappone per fare la riserva. Tuttavia la gestì con stile e ne trasse la benzina per puntare su Parigi 2024 con le unghie affilate. La bergamasca è in ritiro a Montichiari con Villa e il gruppo azzurro. Quattro giorni la settimana scorsa, altri quattro in questa. Poi la spedizione azzurra volerà in Francia per i mondiali di Saint Quentin en Yvelines.

«Mi sento bene – dice la bergamasca che da quest’anno corre alla Ceratizit Wnt – ma non mi sbilancio. Non so ancora quale specialità farò, se sarò inserita nel quartetto. Probabilmente farò lo scratch».

Nell’inseguimento a squadre, del resto, lo scorso anno Martina aiutò a conquistare l’argento e poi nello scratch vinse l’oro.

Nuove dinamiche

Nel frattempo è cambiato tutto. Salvoldi non è più il tecnico delle donne ed è stato spostato agli juniores. Il suo ruolo è stato… spacchettato, con Sangalli per la strada e Marco Villa che ha fatto suo l’intero gruppo pista cercando le misure giuste.

«Rispetto al 2021 – riprende Fidanza – la differenza è il percorso con cui arriviamo ai mondiali. L’anno scorso era olimpico, quindi eravamo sempre insieme, ci conoscevamo benissimo. Con Marco invece abbiamo provato poco alcune dinamiche, quindi all’inizio qualche difficoltà c’è stata, mentre Dino ci conosceva benissimo e faceva più ritiri. Ora siamo più libere, facciamo i richiami di lavoro che ci servono e arriviamo pronte alle gare. Ad esempio questa settimana e la scorsa siamo andate e venute. Barbieri, Consonni e Alzini sono andate a correre alla Tre Giorni di Aigle. Altre fra cui la sottoscritta, Guazzini e Balsamo, hanno corso su strada fra l’Emilia e la Tre Valli Varesine. Sono le squadre che comandano avendo però concordato il tipo di preparazione. In modo che poi in pista si lavora su tecnica e ritmo».

Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)
Martina Fidanza è una delle ragazze, come Balsamo e Longo Borghini, che corrono con le Fiamme Oro (foto Instagram)

Una stagione da 7

Come sia andata finora la sua stagione su strada è un bel punto di domanda, cui forse neanche lei riesce a dare una risposta definitiva. La caduta alla Danilith Nokere Koerse di marzo e le conseguenti fratture alle vertebre hanno compromesso la primavera: Martina è tornata in bici ad aprile proprio a Montichiari per non rischiare ed è rientrata in gruppo alla fine di maggio. Dagli europei di Monaco è dovuta andar via prima perché non stava benissimo, ma per fortuna al Giro di Toscana è arrivata la vittoria.

«Una stagione da ponderare – sorride – forse bassa rispetto alle aspettative, ma per la quale finora mi do comunque un 7. Nella nuova squadra sto bene, sono tranquilli ed è un bell’ambiente in cui lavorare. Nel frattempo la schiena si è ripresa bene, tutto sommato ho recuperato abbastanza in fretta. Mi resta qualche fastidio, che però non compromette nulla. I mondiali chiuderanno la stagione e sono sia un obiettivo, sia un passaggio verso Parigi».

Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata
Agli europei di Monaco, ha partecipato allo scratch in maglia iridata

Il “gruppone” funziona

E qua il discorso entra nel vivo e si riallaccia al punto di partenza. Per il prossimo giro olimpico, Fidanza vuole guadagnarsi un posto da titolare.

«Ero riserva a Tokyo – ammettere – ho vissuto il clima dei Giochi, sono stata vicina al gruppo che ha corso, ma a Parigi vorrei scendere in pista anche io. Voglio guadagnarmi il posto e dimostrare di essere affidabile. Non scelgo una specialità sulle altre. Ho visto che nell’anno olimpico si lavora in modo maniacale sul quartetto, un po’ meno per madison e omnium. E anche se il modo di fare di Villa è diverso e ci lascia più libertà, non mi sento meno tesa. Sono sempre nella condizione di voler dimostrare qualcosa. Siamo un bel gruppo ed essere uniti ai ragazzi dà a tutto un senso diverso, perché loro sono capaci di darci leggerezza e noi gli insegniamo la disciplina (ride, ndr)».